Oggetto del Consiglio n. 711 del 1° giugno 1994 - Resoconto
OGGETTO N. 711/X - Petizione per richiedere la ricostituzione del campeggio "Raggio verde" sito in località Epinel del comune di Cogne.
Petizione - Al Consiglio della Regione Autonoma della Valle d'Aosta
Con la presente i sottoscritti cittadini italiani, richiamando l'articolo 36 del Regolamento Interno per il funzionamento del Consiglio regionale,
chiedono
all'Amministrazione regionale di intervenire al più presto affinché ad Epinel (Comune di Cogne) venga nuovamente ricostituito il Campeggio "Raggio Verde", distrutto dall'alluvione abbattutasi in Valle d'Aosta il 24 settembre 1993.
Si richiede a codesto Consiglio tale impegno affinché coinvolga le forze interessate (Comune di Cogne, assessorati regionali competenti) per:
? inviare una commissione ispettiva che valuti i danni generali e le condizioni del territorio in questione;
? ricostruire l'impianto di arginatura che separa l'ex area?attrezzata e il torrente Grand Eyvia;
? autorizzare la ricostruzione del campeggio "Raggio Verde".
Si dà atto che, dalle ore 11,46, presiede il Presidente Stévenin.
Presidente - Millecentosettantanove cittadini italiani hanno firmato la petizione che è stata distribuita.
Il cittadino Mauro Caniggia, nato ad Aosta il 26 febbraio 1969 e ivi residente al n. 13, è il primo firmatario dell'iniziativa.
Con questa iniziativa i 1179 cittadini italiani chiedono all'amministrazione regionale di intervenire al più presto, affinché ad Epinel nel comune di Cogne venga nuovamente ricostituito il campeggio Raggio verde, distrutto dall'alluvione abbattutasi in Valle d'Aosta il 24 settembre '93. In questo senso hanno chiesto al Consiglio un impegno affinché vengano coinvolte le forze interessate, dal comune di Cogne agli assessorati regionali competenti. Quindi seguono le firme.
La parola all'assessore ai lavori pubblici Ferrero.
Ferrero (Ass.tec.) - L'istruttoria che è stata condotta dalla III commissione del Consiglio regionale ha comportato la richiesta di informazioni e di pareri fra gli altri all'assessorato all'ambiente, territorio e trasporti e all'assessorato lavori pubblici, quest'ultimo per quanto riguarda in particolare la questione delle sistemazioni idrauliche.
I consiglieri trovano nell'allegato all'oggetto riportato il parere dell'assessorato all'ambiente, da cui si ricava brevemente che viene richiamato l'articolo 1 della legge 14/78 in materia urbanistica, là dove si dice che l'edificazione è vietata fra l'altro su terreni sedi di alluvioni. Si precisa poi in questo parere che per edificazione qui va intesa l'edificazione nel senso più ampio di intervento, che implica l'insediamento di persone e quindi anche nella fattispecie un campeggio.
Nel caso del comune di Cogne il piano regolatore vigente individua la zona in questione come area adibita a campeggio, anche se il piano non è stato ancora integrato con la cartografia degli ambiti inedificabili di cui all'articolo 1 della legge 14. La conclusione è: sembra inconfutabile il fatto che l'ambito in questione sia stato interessato dall'alluvione di settembre, in maniera tale da doverlo considerare senza ombra di dubbio fra i terreni sui quali allo stato attuale delle cose qualsiasi edificazione deve essere vietata.
Per quanto riguarda gli aspetti di sistemazione idraulica e di interventi eventualmente da fare a protezione di quest'area, l'assessorato ai lavori pubblici ha provveduto a dare un incarico all'ing. Ravet per uno studio idraulico del tratto di torrente Grand Eyvia nella zona di Epinel, partendo dal fatto incontestabile che la zona si è dimostrata particolarmente vulnerabile ai fenomeni di straripamento del corso d'acqua, di esondazione, in caso quanto meno di eventi di piena eccezionali paragonabili a quella del settembre, che sono chiamati eventi di piena centenaria.
Sono stati ipotizzati attraverso questo studio tre possibili soluzioni di sistemazione idraulica. La prima soluzione comporterebbe, semplificando dal punto di vista tecnico le cose, la realizzazione di un argine spondale per tutta la lunghezza dell'area esondabile, circa 1200 metri, un argine con un'altezza dal fondo alveo che comporterebbe un'elevazione di circa due metri dell'argine attuale. Il costo presunto di un intervento di questo genere è sui tre miliardi e mezzo.
La seconda soluzione ipotizzata consiste, anche qui semplificando, nella sistemazione con una piccola protezione, massi inerbiti eccetera, dell'attuale gradino morfologico che sta alle spalle dell'area in senso stretto del campeggio con una spesa presunta di poche centinaia di milioni di lire, provvedendo periodicamente alla pulizia dell'alveo; diciamo un intervento molto leggero di sistemazione minima.
La terza soluzione comporta sempre come la prima un argine spondale per un tratto inferiore a tutta la lunghezza dell'area esondabile, quindi circa 700 metri, la metà pressappoco, e un tratto di argine golenale nell'area a monte del campeggio. Questo naturalmente comporta anche interventi di sistemazione del fondo alveo e costanti interventi di carattere manutentorio.
Il costo presunto di questa terza soluzione è sui due miliardi.
A conclusione di questo brevissimo quadro degli interventi possibili presi in esame, è del tutto evidente che opere di difesa del tipo di quelle come la prima e la terza risultano molto impattanti dal punto di vista paesaggistico, nel senso che l'altezza degli argini fuori terra varia tra un metro e mezzo e due metri.
Inoltre in questo studio è stata anche considerata la soluzione proposta dai proprietari del campeggio, che era di un arretramento delle difese con cessione di alcune aree al corso d'acqua. Queste però non comportano il ridimensionamento delle opere già previste che ho descritto prima.
Questo è quanto risulta dagli studi condotti dagli uffici. Però vale la pena di ricordare che determinazioni utili ai fini di una decisione riguardo ad un caso come quello di Epinel sono state assunte dall'autorità di bacino del Po, dal comitato istituzionale, subito dopo gli eventi alluvionali del settembre '93. Nella sostanza l'autorità di bacino del Po sottolinea come sia importante limitare il più possibile la sottrazione di zone di espansione necessarie per garantire la sicurezza dei sistemi di deflusso dell'acqua. A questo proposito occorre far presente che nella zona del comune di Cogne sono praticamente scomparse le aree naturali di espansione a causa dei numerosi interventi di regimazione rigida del corso d'acqua.
Inoltre è importante in questo caso ricordare, sempre rifacendosi ad orientamenti dell'autorità di bacino del Po, che interventi puntuali possono risolvere situazioni locali, ma provocare nello stesso tempo il peggioramento di altre condizioni più a valle, come potrebbe essere il caso.
Infine, concludo facendo presente al Consiglio che non è possibile annullare definitivamente il rischio legato all'esondazione di un corso d'acqua anche in questo caso, e sembra perciò più opportuno utilizzare le aree in funzione del grado di rischio stesso che esiste. Alla luce di queste considerazioni, l'opinione per una soluzione ottimale ritengo possa essere quella corrispondente alla realizzazione della soluzione due, che si riferisce ad un intervento limitato, in quanto così non si pregiudica la possibilità di utilizzo dell'area permettendo lo svolgimento tuttavia delle sole attività compatibili con il grado di rischio esistente, nel senso che questa area può essere comunque utilizzata certamente non per strutture fisse, ma per attività quali campi da tennis, parchi e così via.
Presidente - Ha chiesto la parola al Vicepresidente Marco Viérin.
Viérin M. (PpVA) - Il problema è stato affrontato anche in terza commissione, il sottoscritto ha partecipato ai lavori anche se non membro, perché l'argomento era interessante e tocca poi la "pelle" dei cittadini valdostani.
Il sottoscritto condivide in parte quanto detto dall'assessore, come già allora espresso in commissione, e condivide il fatto che una soluzione bisogna pur trovarla.
Chiaramente la soluzione prospettata dall'assessore, quella che appare al punto due della relazione dell'ing. Ravet, prevede l'eliminazione completa dell'attività di campeggio, perché si dovrebbe fare l'argine golenale fino in cima alla scarpata dei terreni che scendono verso il torrente.
Il sottoscritto, insieme anche ai consiglieri della minoranza, ha verificato che sarebbe più opportuno affrontare la soluzione tre, eventualmente collimando le due esigenze, cioè quelle che emergono dalla relazione di Ravet prospettando la soluzione tre, con quelle anche proposte dai proprietari, perché eventualmente i proprietari, da quello che si legge e si è sentito dall'assessore, hanno prospettato il fatto di allargare il letto del torrente e quindi di spostare l'arginatura verso l'interno del campeggio.
Oltretutto sotto il campeggio vi è anche un'area adibita, e in costruzione attualmente, ad un centro polivalente, quindi non è un intervento molto semplice.
Detto questo, l'assessore mi ha elencato varie spese per l'amministrazione regionale; è chiaro che scegliendo la soluzione due, prospettata dall'assessore, la spesa sarebbe di alcune centinaia di milioni. Ora, se attuare la soluzione tre costerà due miliardi all'amministrazione, non ho visto da parte di questa amministrazione una relazione inerente a costi-benefici. Cosa voglio dire? Se spendo alcune centinaia di milioni e poi come benefici ho solo dieci, e spendendo due miliardi ho trenta come benefici, è chiaro che devo fare un rapporto costi-benefici, perché se sparirà il campeggio avremo problemi di occupazione in sede locale e di occupazione anche per l'indotto che il lavoro di questo campeggio crea.
Noi non siamo contrari sicuramente ad un intervento di tipo ambientale, di difesa della incolumità pubblica, però ci vuole il buon senso in tutte le cose e qui pare che il buon senso si debba applicare scegliendo la soluzione due e quindi sradicando il problema alla radice.
Noi su questo non siamo d'accordo, quindi riteniamo che la soluzione migliore sia la tre, facendo un argine golenale all'inizio e provvedendo poi ad una arginatura lungo il campeggio ed eventualmente spostando la stessa lungo il campeggio verso l'interno di alcuni metri, che una relazione tecnica dovrà poi precisare per consentire il normale deflusso delle acque.
Anche nella relazione di Ravet si dice: "Questo intervento, ampliando la sezione idraulica del torrente, garantirebbe il deflusso della portata di piena in corrispondenza del campeggio", quindi isolerebbe il problema lì; chiaramente a monte siamo d'accordo di fare l'argine golenale, quindi secondo noi questa è una proposta sensata che tenderebbe a risolvere in maniera definitiva la cosa.
Ci riserviamo di presentare un'eventuale risoluzione al Consiglio in merito a questo problema che sintetizza quanto ho esposto.
Presidente - Ha chiesto la parola il Consigliere Chiarello.
Chiarello (RC) - Non vorrei passare per quello che non vuole campeggi in Valle d'Aosta, tutt'altro. Io vorrei campeggi sicuri e rispetto della natura e dell'ambiente.
Quello che avevamo chiesto in III commissione si era discusso tanto proprio perché il campeggio sta a cuore a tutti e a tutta l'industria del turismo in Valle d'Aosta, altrimenti ci parliamo sempre addosso e diciamo turismo e poi facciamo il contrario. Però questo non vuol dire che i campeggi devono essere tutti nel letto del torrente. Durante l'alluvione come III commissione abbiamo visitato - fra l'altro a piedi, quindi li abbiamo visti bene - i danni che sono stati procurati, e i danni maggiori sono venuti ai campeggi e a qualche albergo proprio perché erano in situazioni poco utili sul piano ecologico e territoriale.
In commissione avevamo detto di investire anche il sindaco di Cogne, di vedere se non era possibile ampliare questo campeggio a monte, proprio perché non è che si carica tutto sulla regione nel senso che o si fa il campeggio lì o non si fa più; sono convinto che si deve rispettare l'ambiente e fare anche il campeggio. Questo era stato detto, quindi non scaricare il problema solo sull'amministrazione regionale, sull'assessore e su noi consiglieri, dicendo: o si fa lì oppure il campeggio chiude, non si può più fare niente.
Sono convinto che dobbiamo cominciare a rispettare i torrenti e avremo meno danni, e possiamo lo stesso fare dei campeggi che funzionano e che sono molto più efficaci.
Presidente - Ha chiesto la parola il Consigliere Borre.
Borre (UV) - Quanto diceva Chiarello non è proprio quello che è stato detto, cioè che la commissione ha demandato alla Giunta la ricerca della migliore soluzione.
La migliore soluzione che già in commissione a maggioranza avevamo intravista era quella forse della fase tre, che permetteva sia al campeggio di rimanere, spostandolo un po' a monte, sia di non andare a deturpare il paesaggio. Inoltre bisogna ricordarsi che qui non si parla solo di un campeggio, ma si parla di una realtà, di una frazione che, privata da quel tipo di attività, non avrebbe più senso di essere, perché crollano gli alberghi, il negozio, oltre alle famiglie che vivono sul campeggio.
Ma quello che mi preoccupa non è solo il campeggio di Epinel; è che se questa presa di posizione va avanti, rischiamo di cancellare quasi ogni attività in Valle d'Aosta, perché ogni scelta che si dà ai tecnici per redigere un atto o un qualcosa, deve essere accompagnata dall'indicazione precisa e politica di quel che si vuol fare; anche Tzambarlet ad Aosta non avrebbe senso di essere perché se non fosse arginata la Dora questa alluvione avrebbe cancellato Tzambarlet, e non parliamo di Pollein, Brissogne. Quindi spostare più a monte il campeggio, magari poi crolla una parte di montagna e allora avremmo sbagliato perché l'abbiamo fatta sotto la montagna.
Sono andato lunedì ad Issogne in un luogo dove la mano dell'uomo non aveva inciso per niente, c'erano solo degli alberi, dei cespugli e mezza montagna sta crollando, perché forse è un ciclo storico: se le montagne si sono formate, si sono formati avvallamenti, sono cicli storici. Ci sono dei villaggi in Valle d'Aosta che sono spariti 200 anni fa e sono ritornati a nascere lì, perché altrimenti si spopolava la montagna, e tutti saremmo andati ad abitare in zone più sicure, forse dove non si sa perché in pianura padana quando ci sono delle grosse alluvioni oppure i cattivi valdostani incanalano i loro torrenti, vengono queste ondate ad allagare la pianura padana.
Quindi qui ci vuole un briciolo di scelte politiche che vadano incontro alle esigenze degli abitanti e delle attività che gli abitanti mantengono per rimanere in montagna, altrimenti la spopoleremo. Non è creando questi vincoli che tuteliamo il nostro paesaggio.
Il parere della III commissione era quello di chiedere alla Giunta che verificasse, chiaramente, Consigliere Chiarello, con il sindaco del comune una situazione che permettesse in quella zona a quelle attività di permanere. Teniamo conto che appena a valle già ci sono delle strutture che sono ben protette e che non hanno avuto dei problemi, perché fino a valle del campeggio erano state fatte delle arginature che hanno fatto sì che non venissero allagate queste strutture. A monte non c'era niente ed è stato allagato.
Fatevi un piccolo esame su quelle che sono tutte le altre strutture a rischio in Valle d'Aosta, quindi se andiamo a dire no a questo dobbiamo porci il problema di andare a cancellare anche tutte le altre strutture.
Presidente - Ha chiesto la parola il Consigliere Florio.
Florio (VA) - In III commissione questa petizione è stata occasione di una valutazione anche più ampia del problema, che è poi sottinteso nel testo della petizione stessa, e devo dire che i diversi rappresentanti che abbiamo sentito in commissione hanno tutti recitato una loro parte, che vedo rispuntare stamani in aula da parte dei diversi consiglieri che sono intervenuti.
Rifiuto la contraddizione che si tenta di sollevare fra rispetto del territorio ed attività dell'uomo. La rifiuto perché è una tesi strumentale, tendente nella generalità dei casi nel nostro paese, ma soprattutto nella nostra Valle a far sì che l'uomo possa fare tutto ciò che vuole là dove più gli pare e piace. Soprattutto in questa nostra regione, in cui tra l'altro poi danni derivanti da quelli che vengono chiamati eventi calamitosi eccezionali sono poi finanziati e risarciti di nuovo ancora una volta dall'ente regione.
Non dimentichiamoci che tutte queste strutture potranno ricevere, ed abbiamo votato la volta scorsa una legge di rifinanziamento di quel capitolo, un congruo risarcimento dei danni subiti da questo evento calamitoso.
Chiediamo soltanto che non ci si metta ancora una volta nelle condizioni di dover finanziare il recupero, la ristrutturazione, il riadattamento di questa struttura campeggio, per poi ritrovarci fra 10-15-20 anni a ripagare i danni subiti da questa struttura.
É vero, Borre, che si dovrà fare la scelta precisa nei confronti di alcune delle destinazioni e delle utilizzazioni del territorio in zone soggette ad esempio ad alluvioni, ma è bene allora parlarsi chiaramente e fare una scelta estremamente precisa di queste strutture. Si dovrà fare quel conto economico di cui parlava Viérin e decidere quali devono essere le strutture per le quali vale la spesa correre quel rischio.
Ma questo ragionamento non può essere fatto e generalizzato per ognuno dei casi che ci verranno presentati. Per intenderci e tanto per parlarci molto chiaro, visto che queste cose le ho dette anche davanti ai firmatari della petizione, non potremmo considerare nello stesso modo la zona di Stafal, la zona di Champorcher, la zona di Epinel, la zona di Lillaz, la zona di Valsavarenche eccetera, perché tutte quelle che ho citato sono zone soggette ad alluvioni molto consistenti, nelle quali si sono verificati danni altrettanto consistenti, nelle quali sono localizzate strutture imprenditoriali, ricettive, turistiche, comunque delle attività imprenditoriali relativamente consistenti e che ai sensi della legge regionale potranno chiedere il finanziamento per il risarcimento dei danni stessi.
É necessario mettere un punto fermo a questa continua procedura senza soluzione di continuità, che conduce sempre l'ente pubblico a dover pagare investimenti non oculati, scelte non appropriate, fatte nel più assoluto disprezzo di quella che è la realtà del nostro territorio.
Ad esempio, quando si parla di piena centenaria, anche se i tecnici usano questa dizione, ma è una dizione impropria nel senso che non dobbiamo valutare gli eventi che interessano l'ambiente fisico con la scala della nostra età umana, ma con la scala dell'evoluzione fisica dell'ambiente umano. Se la vita dell'uomo è mediamente di 70-80 anni, non può essere usata la ciclicità dei 100 anni come evento eccezionale.
Quello è l'evento naturale dell'ambiente naturale, è l'evento scontato dell'ambiente naturale, ed allora a maggior ragione bisogna stare attenti a localizzare strutture, come abbiamo visto ad esempio nella Valsavarenche, esattamente in mezzo alle zone esondabili, perché è una scelta che non è appropriata, che non è congrua, non è economica, ma lo è soltanto e lo diventa soltanto se a supporto di una scelta di questo tipo c'è la capacità e la volontà dell'ente pubblico di finanziare l'esecuzione dell'opera, il suo ripristino ogni qualvolta accadano dei danni. E noi questa logica non siamo disposti a seguirla.
Nel caso specifico poi entrano in gioco competenze che non sono solo proprie di questo Consiglio o degli assessori che più o meno possono essere richiamati a competenza specifica, ma sono dei comuni interessati alla gestione del loro territorio. Sono d'accordo che i comuni debbano diventare sempre più oggetto di autogoverno, ma lo devono essere in tutto, nel bene e nel male; lo devono essere allorquando possono dare delle risposte pienamente positive ai loro cittadini, ma lo devono essere a maggior ragione quando la loro presenza e la loro responsabilità richiedono la necessità di risposte negative. E allora è inutile che il sindaco di Cogne rinvii la decisione agli assessorati regionali, perché la legge 14 al primo comma dell'articolo 1 dice con chiarezza quali sono le superfici di terreno nelle quali non è consentita l'edificazione, e il comune di Cogne non ha ottemperato all'articolo 1 della legge 14, non ha fatto quelle planimetrie nelle quali doveva individuare le aree soggette ad esondazione e ad alluvione, che, uniche, potrebbero consentire al comune di avere quello strumento urbanistico che gli dice quali siano le aree nelle quali costruire, quali siano le aree nelle quali sia possibile investire correndo certi rischi piuttosto che altri. Questo non è stato fatto ed è una grave mancanza che poi non può essere sanata richiamandosi alle competenze della regione.
Per quanto riguarda infine il caso specifico, sono per la soluzione che anche l'assessore ha qui illustrato. Non è possibile andare a ricreare in quella zona un altro collo di bottiglia, dovendo realizzare poi una difesa spondale che sopravanzi rispetto alla quota di campagna di una altezza di argine di circa 3 metri, per scaricare a valle le conseguenze di ciò che siamo riusciti forse ad evitare a monte.
É una soluzione suicida, anche perché c'è la fondata possibilità dal punto di vista geografico di realizzare le strutture fisse, così come le ha chiamate l'assessore, in diretto rapporto fisico e geografico con quelle che ci sono oggi, in zona non così soggetta ad esondabilità come quella che già lo è stata nel settembre dell'anno scorso. Perché allora non seguire questa logica? Perché lo stesso comune non individua, in conseguenza delle planimetrie di cui ho detto prima, un'estensione dell'area da destinarsi a campeggio, una modificazione di quello che è il regime urbanistico di quella zona, strumento che poi sarebbe chiave per consentire ai proprietari del campeggio stesso di modificare, estendere, trasportare parte delle strutture fisse al servizio dell'area di campeggio stesso.
Là dove è possibile, l'elemento che è da rispettare è l'elemento naturale, che non è controllabile, soprattutto l'acqua; i vecchi che costruivano le frazioni nella nostra regione se n'erano da secoli resi conto. É inutile continuare caparbiamente a sfidare condizioni e situazioni che non sono sfidabili e che comportano per l'ente pubblico dispendi finanziari incredibili ed assurdi.
Assai meglio è adattare le proprie attività economiche, almeno là dove è possibile, e qui lo è, a quella che è l'esigenza dell'ambiente naturale, senza pretendere di prevaricarlo in continuazione per poi versare fiumi di lacrime ogni qualvolta succede un evento cosiddetto eccezionale e che eccezionale nella naturalità delle cose non è.
Presidente - Ha chiesto la parola il Consigliere Parisi.
Parisi (VAP) - Prima di entrare nel merito specifico del campeggio di Epinel, volevo fornire alcune informazioni al Consiglio per quanto riguarda questo problema, che ritengo sia un problema che va al di là del campeggio di Epinel.
Bisogna anzitutto che questo Consiglio si domandi se questo tipo di turismo per la Valle d'Aosta ha un suo significato, o se invece questo tipo di turismo, intendo del turismo all'aria aperta, non interessa la Valle d'Aosta. Perché questo è innanzitutto un nodo da sciogliere, è un nodo che si trascina da tantissimi anni.
Mi sono interessato per motivi istituzionali a questo problema e guarda caso questo tipo di turismo, che per altre regioni non soltanto italiane, ma anche europee ha un grosso significato in termini anche economici, per la Val d'Aosta è tabù, in modo particolare per molte forze politiche. Allora ritengo che sia opportuno dare alcuni dati. Innanzitutto i campeggi sono 54 in Valle d'Aosta, di cui 30 aperti tutto l'anno; sorgono per la gran parte lungo i fiumi perché la conformazione geografica della Valle d'Aosta è quella che è, i terreni a disposizione della Valle d'Aosta sono quelli che sono, sicuramente il privato che va ad aprire un campeggio fa anche un conto di carattere economico, perché non credo che andrebbe ad aprire un campeggio là dove non passa mai nessuno e là dove non avrebbe un ritorno in termini economici.
Per cui credo che facendo questo tipo di analisi i terreni che potevano essere interessanti, anche dal punto di vista economico sono stati sfruttati e attualmente non vi sono più terreni per eventuali altre aperture di campeggi.
Le presenze che si registrano in Valle d'Aosta per questo tipo di turismo si aggirano intorno alle 600mila unità l'anno. Le persone che sono impiegate in questo settore sono all'incirca 300. I dati mi sembrano eloquenti, e mi dispiace che non ci sia l'assessore al turismo perché questo tipo di problema interessa il suo settore, oltre ad avere i dati che fanno riferimento ai pericoli che possono sussistere per i campeggi, credo che tutti siamo interessati al problema della salvaguardia della incolumità, e non credo che il proprietario o il privato che va a costruire un parcheggio sia così criminale da creare una struttura là dove il giorno dopo può avvenire una catastrofe.
Credo che chiunque, nel momento in cui va ad investire dei soldi, tenga conto anche di questo dato che è importante e presente in tutti, non quindi solo in coloro che vogliono difendere il paesaggio.
Avrei piacere che ci fosse l'assessore al turismo perché oltre a quello che dicevo prima, è un problema che deve affrontare l'assessore, il quale deve dare anche delle risposte ai proprietari dei campeggi. Sono anni che si parla della modifica della legge 34/80, a distanza di 14 anni questa legge è anacronistica e ormai va al di là di quelle che sono le realtà storiche che riguardano questo settore. A livello di ufficio sono state fatte proposte in passato, però purtroppo non si è riusciti a presentare una proposta di modifica di legge che andasse nel senso di uniformare la normativa a quelle che sono le norme, non soltanto italiane ma europee, che riguardano questo settore.
Volevo poi far presente un'altra cosa. L'articolo 3 della legge 34/80, nata dopo la legge 14/78, vi fa specifico riferimento quindi non è vero che i campeggi sono sorti là dove nessuno sapeva se esistessero o meno i pericoli, perché l'articolo 3 di questa legge 34 fa riferimento alla legge 14, e al primo e al secondo capoverso dello stesso articolo, oltre alla richiesta di una serie di documentazioni che il titolare o l'eventuale interessato all'apertura del campeggio doveva presentare ai singoli comuni, si dice, cito testualmente: "1. Possono essere autorizzati i complessi ricettivi all'aria aperta esclusivamente nelle zone nelle quali gli strumenti urbanistici vigenti consentano tale destinazione del territorio. 2. Nei comuni in cui si applicano le disposizioni del capo II della legge regionale 15 giugno 78, n. 14 e successive modificazioni e integrazioni, il rilascio dell'autorizzazione è subordinato...", e qui fa una serie di richieste di documenti, tra i quali vi è anche quello dell'eventuale presenza di rischi di calamità naturali.
Una domanda mi sorge spontanea a questo punto: esistono campeggi nati oltre venti anni fa - tutti datano anteriormente al 1978 - è possibile che a distanza di 30 anni soltanto adesso ci si accorge che questi campeggi sono nati in località dove non dovevano nascere?
Altra domanda: nel momento in cui il titolare o il privato ha costruito un campeggio ha ricevuto tutte le autorizzazioni e i permessi previsti dalla legge, e vi ha investito dei capitali, e a questo punto gli si dice soltanto che ci siamo sbagliati e che il campeggio purtroppo non può essere più né ricostruito?
Mi sembra che questo tipo di atteggiamento sia di tipo semplicistico. Tenuto conto di quella che è la salvaguardia dell'incolumità della gente, credo che a questo punto si debba cercare qualcuno che sia responsabile di questa situazione, perché non è possibile venire adesso a dire, a distanza di tanti anni, che ci siamo sbagliati. Anche perché ritengo che ci siano tuttora molti comuni che neanche nei loro piani urbanistici hanno previsto la presenza del campeggio là dove era già presente prima, quindi nel momento in cui nel 1980 e in data successiva veniva legiferato in materia, queste cose dovevano emergere e soltanto allora dovevano essere eliminate quelle incongruenze che esistono attualmente.
Voglio far presente ancora un'altra cosa. Nel corso degli anni, mi riferisco al 1983, è avvenuta un'ulteriore esondazione in particolare nella zona di Cogne. Nello stesso anno la presidenza della Giunta aveva fatto una lettera circolare a tutti i sindaci e alla protezione civile per verificare il rispetto anzitutto dell'eventuale presenza di pericoli per tutti i campeggi situati in Valle d'Aosta, e nello stesso tempo con quella circolare si chiedeva anche il rispetto della legge Galasso, cioè la distanza dei dieci metri e tutto quello che era previsto in quella legge. Mi sembra che anche allora, se ci fossero stati dei problemi, dovevano essere sollevati, se i campeggi sono tuttora lì, vuol dire che erano a posto.
Un'ultima circolare datata giugno '86 è stata fatta a tutti i sindaci della Valle d'Aosta, nonché ai servizi forestali, per far presente che le autorizzazioni dei campeggi dovevano essere subordinate alla richiesta di una certificazione di mancanza di pericoli. Anche questo andava nel senso di evitare quello di cui stiamo parlando adesso.
Adesso volevo parlare del campeggio di Epinel, però mi sembra che sia un fatto incidentale quello accaduto. É chiaro che ho fatto tutte quelle considerazioni per dire che adesso non possiamo dire a questi signori che ci siamo sbagliati e che si devono arrangiare. D'altra parte bisogna tener conto di quelle che sono le eventuali presenze di pericoli, però bisognerebbe dare una risposta in termini globali perché non si può darla soltanto al campeggio di Epinel e poi lasciar fare a Lillaz dove sono state fatte le ristrutturazioni e in altre località della Valle d'Aosta dove chi non ha chiesto il permesso ha già ristrutturato ed ha già riportato la situazione al livello originario.
A questo punto dobbiamo tutti domandarci se dobbiamo penalizzare un cittadino che vuole essere ligio alle norme e va a chiedere il permesso, e permettere ad un altro che non chiede niente di fare tutto quel che vuole senza che né un organismo locale né un organismo centrale vada a verificare questo, perché se in altre località sono stati effettuati dei lavori di ripristino qualcuno questi lavori li avrà visti.
La soluzione che prospettava il Consigliere Viérin è a mio avviso quella che va a salvaguardare da una parte le esigenze dei proprietari, e dall'altra gli aspetti che riguardano una intera località. Vorrei far presente anche che in molte località della Valle d'Aosta la presenza di un campeggio significa come indotto anche dare vita ad una intera zona, quindi non solo al proprietario del parcheggio. Significa creare movimento non solo agli esercizi commerciali, ma anche agli esercizi alberghieri, crea un giro di affari che con il suo indotto comporta un volume di affari di parecchi miliardi.
Quindi anche questo aspetto bisogna che si tenga presente.
Per quanto riguarda il campeggio di Epinel ripeto che quella soluzione potrebbe essere la soluzione che va a salvaguardare le due esigenze, quella dell'incolumità delle persone, magari riducendo la perimetrazione, e quella della possibilità di riaprire questa struttura.
Mi auguro che l'assessore al turismo voglia farsi carico di questo problema, e che affronti la situazione nella maniera più concreta e propositiva possibile, in modo tale che almeno questi operatori possano in futuro operare senza avere sulla testa una spada di Damocle, senza avere sulla testa il fatto che si verifica spesso, per cui al cambiamento di un sindaco ci sono interventi diversi da quelli che erano previsti dal sindaco precedente. Bisogna normalizzare questo settore nella maniera più completa possibile, in modo tale che chi va ad investire, e oggi si tratta di investire dei miliardi per fare un campeggio, sappia esattamente a cosa va incontro. Però non è possibile oggi andare a dire che ci siamo sbagliati.
Tenete conto che la legge 33/73 prevede anche dei finanziamenti per quanto riguarda questo tipo di strutture; per avere i finanziamenti sono richiesti a monte una serie di documenti, tra i quali la concessione edilizia per le strutture che vengono create e per tutto quello che comporta la perimetrazione della zona. Quindi non vorrei che da una parte si dessero i finanziamenti per incentivare un settore e dall'altra si desse sulla testa ai privati la spada di Damocle per dire che non si fanno più operare. Mi sembra una contraddizione di fondo che mi auguro venga risolta nel più breve tempo possibile.
Si dà atto che, dalle ore 12,22, presiede il Vicepresidente Aloisi.
Presidente - Ha chiesto la parola il Consigliere Lanièce.
Lanièce (GA) - Non vorrei apparire come un replicante, ma alcuni consiglieri che mi hanno preceduto fra cui Borre, Viérin e Parisi, hanno già espresso un'opinione e delle considerazioni sulle quali sono pienamente d'accordo.
Anch'io sono d'accordo nel ritenere che la terza soluzione sia la migliore, perché se da una parte tutela l'impatto dell'ambiente, dall'altra parte permette la continuazione di un'attività economica, soprattutto tenendo conto della situazione attuale. Stiamo vivendo un periodo di grave crisi economica, quindi chiudere un'ulteriore attività economica vuol dire non essere consapevoli della gravità del momento, tenendo conto anche che i gestori avevano le autorizzazioni da parte del comune e avevano fatto degli investimenti per questo campeggio, per cui ritengo che sia opportuno considerare bene la situazione e cercare di tener conto la possibilità di far permanere il campeggio nel luogo in cui si trova, ovviamente con le opportune modifiche per evitare dei danni in futuro.
Inoltre, come ha detto giustamente il Consigliere Borre, bisogna tener conto che questo campeggio ha una funzione trainante per lo stesso paese di Epinel, che vive di rendita da questa attività proprio perché il bar e l'albergo che vi si trovano fanno riferimento alle persone che si recano in questo campeggio.
La mia opinione è quella di cercare di ottemperare sia alla problematica dell'ambiente, sia soprattutto alla problematica di mantenere un'attività economica e quindi indico come soluzione migliore la terza.
Presidente - Ha chiesto la parola il Vicepresidente Marco Viérin.
Viérin M. (PpVA) - Quasi tutte le forze politiche hanno parlato, dico quasi perché sarebbe interessante sentire anche chi non ha parlato, forse alcuni problemi sono un po' spinosi e allora qualcuno si nasconde dietro i banchi.
Nel mio secondo intervento vorrei riprendere quello che è stato detto da alcuni colleghi, iniziando dal penultimo intervento che è stato quello di Parisi. Mi sta tutto bene, Consigliere Parisi, ti ringrazio per aver dato un sostegno alla mia proposta; l'unica cosa è che secondo me la III commissione presieduta da te stesso aveva analizzato questo problema ed aveva dato mandato alla Giunta in questi termini: "Invita la Giunta ad esprimere le possibili vie per addivenire ad una soluzione tecnica atta a risolvere i problemi in senso positivo". Però quando mi domando cosa succede, vuol dire che questi problemi non si sono cercati.
É chiaro che poi hai ragione, i responsabili ci sono ed è chiaro che do ragione a chi è intervenuto, come Florio, su quell'aspetto perché alcune responsabilità da parte del comune ci sono state, e questo non possiamo nascondercelo. Però, come ho detto già nel primo intervento, siamo qui ad amministrare il bene comune e, visto il momento difficile per tutto il contesto valdostano ed italiano, dobbiamo applicare un pelo di buon senso. Forse è quello che manca attualmente molto agli amministratori e anche ad alcuni cittadini. Applicando il buon senso, come già prima ho anticipato, presenterò questa risoluzione che leggo, in modo da metterne a conoscenza tutti i consiglieri:
"Visto la relazione a firma dell'ing. Sergio Ravet; considerato che ad oggi non è stata redatta però una relazione che esamini il rapporto costo-benefici per eventuali soluzioni prospettate;" a questo riguardo ho già detto prima che i benefici sono di tipo diretto e indiretto: quelli di tipo indiretto sono ad esempio il discorso dell'indotto che questa attività può mantenere in quel piccolo villaggio, di indotto vi è anche la voglia che questo consiglio ha già più volte espresso di mantenere la cosiddetta montagna viva, cioè la gente direttamente sul territorio "considerato che l'eventuale completa sospensione dell'attività del campeggio Raggio Verde sito in proprietà Epinel nel comune Cogne creerebbe l'aggravarsi della situazione occupazionale locale sia direttamente che indirettamente per l'indotto che la stessa crea; impegna la giunta regionale a:" ed è l'impegno che era già stato rivolto da parte della III commissione, pertanto la Giunta regionale doveva arrivare con una proposta, ma non ho capito bene se la proposta della Giunta è quella dell'assessore Ferrero oppure sono altre. Invece vorrei capirlo perché se la commissione aveva dato un impegno alla Giunta, per i consiglieri sarebbe importante far capire qual è la posizione della stessa, e visto che manca il presidente della Giunta, non per sua volontà, e non vedo l'assessore al turismo, ho paura che questa volontà non sia stata espressa. Non è che voglia salvare la maggioranza o la giunta, però per un discorso di serietà si propone con questa risoluzione quanto segue: "di elaborare una proposta che riprenda la soluzione tre della cartografia D, prospettata nella relazione dell'ing. Sergio Ravet, integrandola con l'eventuale arretramento dell'argine attuale in corrispondenza del campeggio Raggio Verde, garantendo il deflusso della portata di piena".
Qui si chiede che la soluzione tre venga integrata dallo spostamento dell'argine, cosa che dagli atti risulta che anche l'amministrazione comunale e i proprietari siano d'accordo di fare, proprio per garantire maggiormente il pericolo di piena, assicurando il deflusso in questi casi. Continua la risoluzione: "Il tutto però integrato da una relazione" perché l'ente pubblico deve finalizzare un intervento se c'è un rapporto costi-benefici "che evidenzi completamente il rapporto costi-benefici". Secondo i firmatari della risoluzione queste cose andrebbero fatte, chiaramente in maniera urgente; si pensava che la Giunta le avesse già fatte, dall'intervento di oggi di alcuni esponenti della stessa e di alcuni consiglieri risulta invece che non sono ancora state fatte.
Ci dispiace enormemente, quindi presentiamo questa risoluzione nella speranza che il consiglio l'approvi. Siamo anche disponibili, proprio perché bisogna applicare un po' di buon senso nelle cose, a modificare qualcosa dell'articolato della risoluzione.
Presidente - Ha chiesto la parola l'Assessore ai lavori pubblici Ferrero.
Ferrero (Ass.tec.) - Penso che sia necessario fare una breve interruzione di seduta per riunire la maggioranza, in quanto intenderei presentare una risoluzione eventualmente da concordare, per quanto possibile, con il vicepresidente Viérin. Chiedo una sospensione della seduta.
Presidente - Va bene. Sarei del parere di sospendere i lavori del Consiglio, considerata la richiesta che ha fatto l'assessore Ferrero, distribuiamo la risoluzione presentata dal vicepresidente del Consiglio, dopo di che ci aggiorniamo alle ore 16 di oggi pomeriggio.
La seduta è tolta.
La seduta termina alle ore 12,40.