Resoconto integrale del dibattito dell'aula

Oggetto del Consiglio n. 358 del 14 dicembre 1993 - Resoconto

OGGETTO N. 358/X - Leggi di bilancio 1994 - Prosecuzione della discussione generale.

Président - Collègues conseillers, nous sommes en train de discuter les points n° 12 bis et n° 12 ter à l'ordre du jour. La discussion générale est ouverte et tous les conseillers qui veulent prendre la parole sont priés de le communiquer à la Présidence du Conseil...

Ha chiesto la parola il Consigliere Collé.

Collé (DC) - Il giudizio sul bilancio di previsione per l'anno 1994 e per il triennio 1994/1996 deve essere - in questa sede - un giudizio politico, perché anche le osservazioni fattibili su singole voci di entrata e di spesa sono riconducibili a scelte di governo e per­tanto valutabili come tali.

La prima constatazione - e la si trae da una sottolineatura dello stesso Assessore alle finanze - è che il bilancio "malgrado una disponibilità reale finanziaria inferiore di circa il 7 percento ri­spetto al 1993 - sulla quale ritorneremo - non è un bilancio di tagli, anche per l'esito delle trattative con il Governo Ciampi".

E' doveroso sottolineare la situazione che ha dovuto affrontare il Governo Ciampi e la necessità di uscirne con grandi sacrifici, più grandi per quelle comunità che hanno vissuto in condizioni migliori di altre e tuttora hanno possibilità intrinseche di chan­ces concrete per una ripresa.

Se nessuno ha compiuto queste doverose riflessioni, appare ve­ramente retorico e suona anche male il richiamo alla centralità dell'uomo (non nuovo, per la verità; tant'è che, se volessimo tornare indietro di qualche tempo, potremmo risalirne alla pa­ternità, ma non sarebbe di buon gusto).

L'uomo, infatti, si difende quando gli si assicurano città e paesi vivibili, servizi adeguati alle mutate esigenze, prospettive di lavoro per sé ed i propri figli, rapporti di convivenza civile all'interno della comunità e, per i settori cosiddetti a rischio o per i disabili, non soltanto i frutti di una politica assistenziale, peraltro carente sul territorio, ma quelli di una politica che tenda a rendere meno traumatico il distacco dagli altri, dal proprio universo di affetti e di interessi, perché l'handicap maggiore è proprio l'isolamento.

Vi è traccia di tutto questo in un bilancio tecnicamente ben con­fezionato, che vede la nostra Regione disporre ancora di risorse considerevoli?

Qualcosa trapela, ma non in modo sufficiente da rendere palesi le scelte politiche, che appaiono improntate al perdurare di un tradizionalismo di maniera e all'affiorare di un minimalismo, mentre alcune cifre danno segnali precisi: la crescita del pro­dotto lordo di quasi il 50 percento dal 1988 al 1993, la diminu­zione di occupati nel settore industriale del 2,1 percento, sem­pre nello stesso periodo; il contemporaneo aumento della spesa per dipendenti regionali di quasi il 27 percento.

Ci sembra che manchi l'individuazione precisa del modello di sviluppo che si vuole perseguire, perché non riteniamo che si lo possa configurare nei "grandi interventi sul territorio", corri­spondenti ad opere pubbliche, né tanto meno in un ulteriore in­cremento del personale regionale o nella dilatazione dell'appa­rato burocratico - vero male acuto di oggi - sul cui conto ci sa­remmo attesi perlomeno un abbozzo di diagnosi e di terapia, non parendoci assolutamente tale il "controllo di gestione", strumento puramente tecnico, che dovrebbe prendere avvio nel 1994.

Dovendo procedere per sintesi, anche per non occupare spazi sproporzionati - oltretutto sarà il confronto esatto con l'esercizio 1993 a fornirci elementi più attendibili sulla valutazione della previsione per il 1994 -, vorrei soffermarmi su due elementi:

- le entrate per dismissioni di beni immobili regionali;

- il progetto di convogliare il risparmio locale in investimenti in loco, attraverso l'emissione di titoli di credito specifici, che fre­nino quello che è stato il fenomeno penalizzante della destina­zione del risparmio valdostano fuori Valle.

Per ciò che concerne il primo punto, la previsione di entrata, stimata in 5 miliardi, è solo una cifra, che non può essere valu­tata in assenza di una dettagliata descrizione delle operazioni realizzabili, tra cui la cessione dei 4 o 5 alberghi di proprietà regionale, che ci auguriamo non abbiano riscontri nei costi per eventuali operazioni di compartecipazione societaria.

Per il secondo argomento, sicuramente la politica creditizio-fi­nanziaria della Regione va sottoposta a riesame critico, poiché, da un lato, le Casse rurali non possono superare limiti conna­turati alla loro essenza e struttura, mentre, dall'altro, la Banca Valdostana deve ripristinare una situazione di sofferenza che tutti conosciamo e recuperare credibilità.

V'è quindi da temere che gli Istituti bancari tradizionali, i quali continuano ad aprire sportelli in Valle, aumentino la loro inci­denza nello specifico campo, poiché il risparmio si convoglia (Credito Italiano) laddove esiste il presupposto della fiducia.

Eppure il tema dell'utilizzo del risparmio per gli investimenti in Valle è fondamentale per la programmazione di un vero sviluppo autonomo dalla presenza della Regione come partner di aziende private, che va completamente modificato come in­dirizzo di fondo di una politica che valorizzi le risorse tipiche, fra le quali cito l'energia, verso la quale il risparmio potrebbe indirizzarsi per tante ragioni, fra le quali la tradizione e l'or­goglio di affermare una caratteristica propria della Regione.

Dicevo in apertura che va chiarito quel 7 percento di minori entrate, perché la tabella 1/E - escludendo le partite di giro re­lative ad entrate per contabilità speciali - fissa in un meno 2,75 percento la percentuale di calo dei cespiti.

Altro appunto che mi corre l'obbligo di rivolgere è il grosso ri­tardo nel processo di informatizzazione del territorio (era stato presentato dall'ex Presidente Lanivi come punto di forza del suo programma di governo), per il quale, sotto voci diverse, so­no previsti nell'ordine 800 milioni, poi altri 900, mentre si pre­vedono 400 milioni per la costituzione di un'anagrafe regionale delle persone fisiche e giuridiche che dovrebbe essere materia dello stesso processo.

Tornando all'energia, la cui produzione, una volta chiariti i rapporti con l'ENEL, ritengo fondamentale, sono pochi (di in­dirizzo errato, questa è l'alternativa) 250 milioni per la sotto­scrizione di capitali di società o consorzi locali, anche se accom­pagnati da 500 milioni del Fondo di rotazione regionale per lo sviluppo idroelettrico.

In sostanza, a me pare che ci troviamo di fronte ad una stesura accurata, che cela tuttavia una normale amministrazione, mal­grado i ripetuti riferimenti ad un quadro nazionale preoccupan­te.

É vero, lo ha affermato l'Assessore Lévêque, sono state consul­tate le categorie socio-economiche della Regione, ma mi risulta che proprio dall'interno di tali forze si levino notevoli critiche su un'inerzia operativa che non è certo in sintonia con l'attuale momento che richiede coraggio ed iniziative.

Presidente - Ha chiesto la parola il Consigliere Parisi.

Parisi (VAP) - Il mio intervento non concerne in maniera specifica le voci e le cifre del bilancio e neppure riflessioni sui massimi sistemi; semmai, più avanti, svolgerò alcune considerazioni sui vari capitoli di spesa.

Secondo me, i bilanci preventivi si somigliano tutti, perché sono una mera dichiarazione d'intenti che va poi verificata nel corso dell'anno. Debbo però ammettere che questo bilancio, anche se segue la logica di quelli precedenti, si distingue per alcune scelte innovative.

La relazione dell'Assessore Lévêque è stata molto puntuale e precisa, perché ha evidenziato in maniera chiara le linee-guida e le scelte politiche di questo bilancio. Ci auguriamo che le stes­se possano essere concretamente dimostrate con la presenta­zione del bilancio consuntivo.

A nostro parere, le linee-guida possono essere sintetizzate nello sforzo per ridurre le spese correnti ed accrescere gli investi­menti, anche se crediamo che in una fase di estrema difficoltà economica e di tagli abbastanza consistenti al bilancio non sia possibile realizzare appieno tali obiettivi.

Altri punti importanti e qualificanti, che ci trovano concordi, sono le scelte politiche che la Giunta intende effettuare nel prossimo futuro. Ci riferiamo, innanzitutto, allo sforzo per:

a) reperire presso il risparmio privato le risorse finanziarie per grandi opere di interesse generale;

b) unificare il polo finanziario di emanazione regionale;

c) dismettere i beni non funzionali all'attività regionale;

d) costituire una consulta per le scelte in materia economica;

e) attuare misure per il sostegno ed il rilancio dell'occupazione.

Siamo perfettamente d'accordo su questi e su altri punti pre­senti nella relazione dell'Assessore, perché li riteniamo utili a far uscire la Valle dall'attuale crisi.

Crediamo di poter esprimere un giudizio sostanzialmente posi­tivo sul lavoro sin qui svolto dalla Giunta ed in particolare dall'Assessore alle Finanze, che, nonostante il sensibile calo delle entrate, è comunque riuscito a mantenere fede a tutti gli impegni assunti in precedenza.

Poiché è praticamente finito "il tempo delle vacche grasse", re­putiamo necessario impegnare con estrema oculatezza le risor­se a nostra disposizione. In questo senso, ci preme sottolineare che è stata dedicata particolare attenzione ai settori della sani­tà e dei servizi sociali, nonché a quelli dell'economia e dello sviluppo.

La Valle d'Aosta sta attraversando un periodo particolarmente difficile sotto tutti gli aspetti. Anche da noi si avverte un diffu­so malessere ed un grande disorientamento, soprattutto per la mancanza di precisi punti di riferimento. La crisi politica ha investito non soltanto i partiti tradizionali, ma anche i movi­menti locali.

É il sintomo della fine di un'epoca e dell'urgente necessità di qualcosa di nuovo che, secondo noi, nasce soprattutto dalla convinzione che ormai è indispensabile trovare gli strumenti necessari per evitare che le nostre risorse finanziarie, destinate a ridursi sempre più, continuino a dipendere quasi esclusiva­mente dallo Stato. Ci auguriamo che, in futuro, non si ripeta più quanto si è verificato durante nell'ultima trattativa con il Governo Ciampi per i tagli alla finanziaria, anche perché si tratta di un balletto che praticamente si ripete ogni anno.

Riteniamo comunque soddisfacente il risultato ottenuto, non fosse altro perché, a prescindere dall'aspetto finanziario, è stato ripristinato quel rapporto Stato-Regione che era stato dimenti­cato da molto tempo.

Dobbiamo inoltre dare atto alla Giunta di essersi mossa bene in questi primi mesi di attività, perché è riuscita ad attuare alcuni significativi, anche se pochi, punti del programma di maggio­ranza. Ci riferiamo in particolare alla conclusione della tratta­tiva per la gestione della Casa da gioco di Saint-Vincent. Ri­mangono ancora delle incognite a causa del ricorso della Fino­per, ma la sigla dell'accordo con la SITAV ha fatto tirare un so­spiro di sollievo a tutti e soprattutto ai circa 1200 dipendenti.

É in fase di soluzione anche la vertenza ILVA-Regione, altro punto spinoso e delicato che poneva e pone in forse 1500 posti di lavoro. Senza voler fare proclami trionfalistici, ritengo che anche questo caso possa essere affrontato, in futuro, con un certo ottimismo.

A nostro avviso, resta ancora molto da fare per uscire dalla crisi istituzionale ed economica, perché all'orizzonte ci sono grosse nuvole nere ed ogni giorno nascono nuovi problemi, so­prattutto nel mondo del lavoro, come nel caso della Conner. É quindi indispensabile diversificare gli interventi ed indirizzarli verso il terziario, in particolare verso il turismo, l'artigianato..., che offrono grandi possibilità occupazionali, senza con ciò tra­lasciare il settore dell'ambiente, che sarà certamente al centro dei programmi futuri di intervento.

É importante che la Giunta utilizzi nel miglior modo possibile le risorse a disposizione, per non far svanire le possibilità d'uscire dalla crisi. A tale scopo sarebbe indispensabile una profonda rilettura di tutte le leggi che prevedono contributi, per studiare la possibilità di apportarvi eventuali modifiche. Mi ri­ferisco, ad esempio, alla legge sui contributi ai tetti in lose. Oc­correrebbe poi ridurre i residui passivi, la cui maggiore inci­denza grava sugli interventi di carattere generale e sui trasfe­rimenti agli enti locali, nonché sugli stanziamenti dei fondi FRIO. Questo è importante, perché oggi la maggior parte di tali fondi è reperita con l'accensione di mutui, i cui interessi grava­no sulla parte corrente.

Pur riconoscendo il buon lavoro sin qui svolto, vorremmo sug­gerire al Presidente della Giunta di porre in atto tutti gli stru­menti più idonei per far funzionare al meglio l'apparato regio­nale, ricorrendo magari anche ad una generale revisione dell'organizzazione del lavoro, tenendo però sempre in debita attenzione i problemi della casa e dell'occupazione, che sono la principale causa delle situazioni più drammatiche che gravano sui cittadini.

Concludo, ribadendo il nostro giudizio positivo sull'attività della Giunta e dichiarando fin d'ora il voto favorevole del grup­po "Alleanza per il progresso" a questo bilancio.

Si dà atto che dalle ore 9,48 assume la Presidenza il Vicepresi­dente Aloisi.

Presidente - Ha chiesto la parola il Consigliere Tibaldi.

Tibaldi (LN) - La legge sul bilancio è certamente uno dei principali atti di in­dirizzo politico di un organo esecutivo. Dalla lettura delle di­sposizioni e dal confronto dei dati in essa contenuti, si com­prendono le scelte che il ceto politico dirigente intende compie­re, gli indirizzi programmatici e soprattutto il senso di respon­sabilità nella gestione delle risorse pubbliche, finalizzate al soddisfacimento dei servizi essenziali a favore dei cittadini.

Per questo, il documento finanziario dimostra, in sintesi, la ca­pacità di una Giunta di amministrare la cosa pubblica. Il ter­mine "amministrazione" deve essere inteso in senso lato: non solo come attività ordinaria, diretta a far funzionare un appa­rato già esistente, ma soprattutto come attività di governo, vale a dire come idoneità a porre in essere e coordinare tutti i fattori indispensabili al conseguimento di un determinato risultato socio-economico. In altre parole, sono le scelte politiche forti e - perché no? - coraggiose a dimostrare la personalità di una clas­se di governo, la sua capacità di essere l'elemento di riferimen­to e la vera guida di una collettività.

Mi sembra che sotto questo profilo il bilancio in discussione evidenzi la scarsa attitudine dell'attuale Giunta a guidare la comunità valdostana.

La netta prevalenza dell'attività di ordinaria amministrazione è percepita immediatamente dalla lettura delle spese correnti, il cui valore assoluto è quantificato in oltre 930 miliardi, men­tre il tasso percentuale si assesta sul 58 per cento.

Rispetto allo scorso anno si registra un notevole aumento pari a quasi il 4 per cento, che in valore effettivo equivale a circa 60 miliardi. Ciò significa che la parte più consistente delle nostre disponibilità finanziarie è destinata a coprire spese già autoriz­zate; per cui, fermo restando il tetto dei 1600 miliardi, si stanno progressivamente riducendo le disponibilità per gli interventi di sviluppo.

Il dato più preoccupante è che l'incremento della spesa corrente è direttamente proporzionale all'abnorme crescita dell'apparato regionale e di quello statale presente nella nostra Regione e del quale sopportiamo parzialmente gli oneri. Il funzionamento della macchina Valle d'Aosta è insomma sempre più complicato e costoso, tanto che, per metterla in moto e farla procedere, l'esercito dei pubblici dipendenti è ogni anno più in stato di cronica insufficienza.

Il fenomeno è stato messo in luce proprio da un documento dell'Union Valdôtaine, presentato nella primavera scorsa, du­rante un convegno a Pont-Saint-Martin. Da esso risulta che mediamente un Valdostano su quattro della forza lavoro è oc­cupato nel pubblico impiego, inteso ovviamente in senso lato (Regione, comuni, Stato, enti vari di natura pubblica...). La ri­cerca era stata commissionata dalla principale forza politica regionale e gliene diamo atto, ma - ahimè! - la stessa forza po­litica non tiene nella benché minima considerazione quei risul­tati quando si tratta di tradurli in pratica.

Tra gli obiettivi di codesta maggioranza c'era anche la maggio­re qualificazione della spesa regionale, con il contenimento delle spese correnti e quelle di funzionamento, per aumentare la quota destinata agli investimenti. Sacro principio che però, almeno per ora, continua a restare solo su quella carta pro­grammatica che il Presidente della Giunta ci ha illustrato nella prima adunanza della legislatura.

Ne risente senza dubbio tutta l'azione amministrativa, non fi­nalizzata affatto alla tanto auspicata "sburocratizzazione". Ne risentiranno ancor più i cittadini, che sono al servizio della bu­rocrazia e non viceversa. Speriamo che la macchinosità del si­stema non pregiudichi anche quei pochi servizi di cui riusciamo ancora a beneficiare in maniera piuttosto discreta.

La qualificazione dell'intervento regionale non si realizza solo creando nuovi uffici o nuove strutture ed assumendo nuovo personale, anche in forma straordinaria, come si evince dai capitoli n. 30615 e n. 30616 e seguenti, ma si realizza anche con l'introduzione della mobilità e col trasferimento delle risor­se umane da un settore all'altro, evitando in tal modo il sovraf­follamento nell'uno e la carenza nell'altro.

Minore è invece il segmento finanziario destinato agli investi­menti, alla trasformazione delle finanze in ricchezza reale, in valore aggiunto, in vera e propria occupazione stabile.

La maggior quota di denaro è indirizzata prevalentemente agli investimenti a forte ritorno sociale, mentre scarsa considera­zione ottengono gli investimenti con maggiore effetto moltipli­catore sull'economia regionale. La ripartizione amministrativa delle spese vede ancora una volta privilegiata l'agricoltura e piuttosto mortificate le invocate politiche promozionali per un concreto rilancio del turismo e degli indotti commerciali ed ar­tigianali, che ruotano intorno ad esso.

In Trentino-Alto Adige, una regione tipicamente alpina come la nostra, la quota di bilancio riservata al settore primario è co­munque elevata, ma mai in misura tale da risultare notevol­mente superiore alla produzione lorda. I dati sono abbastanza eloquenti, in quanto l'intervento pubblico nel settore primario equivale al 10 per cento del bilancio, mentre il valore aggiunto o il prodotto lordo dello stesso settore è pari a poco più del 2 per cento. Questo avviene in Valle, anche perché questo vuole la decisione politica.

Elevati sono, infatti, i contributi in conto capitale per i miglio­ramenti fondiari e per salvaguardare una popolazione bovina in sovrannumero rispetto al territorio disponibile. Maggiore attenzione meriterebbero, sempre nel settore agricolo, le in­centivazioni alle diverse forme associazionistiche o cooperati­vistiche che tendono a ridurre l'eccessiva frammentazione dei fondi ed il progressivo abbandono della montagna da parte dei giovani.

La funzione assistenziale, svolta dalla Regione in questi anni, non è smentita nemmeno nel documento finanziario che stiamo per approvare. Gli interventi sono pressoché sempre gli stessi e gli stanziamenti variano solo in misura impercettibile.

Quale impulso all'economia può venire da un ente pubblico che domina sempre più i settori produttivi? La presenza soffocante della Regione è degna di un paese ad economia pianificata di tipo socialista. Mentre in Italia stanno decollando le privatiz­zazioni, qui si cerca di penetrare il più possibile nel tessuto produttivo locale, innalzando le partecipazioni azionarie regio­nali e sostenendo le "défaillances" delle aziende più significati­ve con fantomatici contributi per la ricerca, per lo sviluppo... e così via, sobbarcandosi carrozzoni divenuti improduttivi per le ragioni più disparate.

Qui la mia nota dolente vuole ricordare ancora una volta i 13 miliardi spesi per l'acquisto delle aree autoportuali. Si è tratta­to di una vera e propria indennità di buonuscita ai soci vendi­tori.

Operazioni di questo genere vengono poi sistematicamente de­finite "strategiche", o meglio "strategiche" sono definite le aree sulle quali dovrebbe insediarsi, dopo una riconversione "soft", un avanzato polo produttivo. Denominazioni altisonanti per progetti indeterminati e ancora ricchi di incognite.

Per fronteggiare la forte crisi che stiamo attraversando, lo scor­so anno sono stati coniati due istituti: "Il progetto Valle d'Ao­sta-Sviluppo" ed il "Centro di monitoraggio socio-economico", che altro non sono che due carrozze in più attaccate alla motri­ce Regione. Sarei curioso di conoscere quali proposte sono state presentate da questa "arena di crescita della nuova cultura della progettazione di precise linee di intervento", come sono state definite nel documento programmatico dello scorso anno.

Quest'anno l'Assessore Lévêque propone, invece, un nuovo or­ganismo per la partecipazione delle forze sociali alle maggiori scelte in materia economica, che dovranno essere assunte dalla Regione. Così un nuovo tassello si unirà al mosaico della buro­crazia, della spesa pubblica e delle complicazioni amministra­tive, oppure un nuovo vagone si aggiungerà al già lungo treno che traina il carico regionale.

Alla base della nostra persistente deficienza economica stanno, a nostro avviso, due fattori che le amministrazioni regionali non hanno mai preso in seria considerazione o, meglio, hanno volutamente ignorato: il basso livello di scolarizzazione, riferito soprattutto agli studi universitari, e la scarsa propensione all'imprenditorialità, cioè all'esercizio di un'attività in proprio. Si tratta di due fenomeni che non devono rimanere in secondo piano o, peggio, passare inosservati.

Le ambizioni professionali e culturali delle giovani leve si ridu­cono progressivamente di fronte alla possibilità di ottenere una comoda collocazione nei pubblici uffici o, se più fortunati, di lanciare le palline ai tavoli verdi del Casinò.

La Regione deve essere il fertilizzante della nuova cultura locale dello sviluppo e le nostre risorse umane, seppur numericamente limitate, devo­no diventare il vero propulsore della nostra autonomia.

La relazione sul bilancio presentataci ieri dall'Assessore alle fi­nanze, è articolata, complessa e analitica. Penso che, prima d'ora, nessun assessore abbia allegato alla legge finanziaria un documento così completo. Non possiamo dunque esimerci dall'attribuire una nota di merito all'Assessore Lévêque.

É sul piano pratico però che si rilevano alcune incongruenze.

Ieri ci è stato detto che non è un bilancio di "tagli", ma di scelte, in cui il presupposto centrale è l'uomo, il rispetto della dignità della persona. Il grosso nodo da sciogliere è costituito dalle scelte, cioè dalle intenzioni che si limitano ad indicare generi­che linee di indirizzo o vie da percorrere, ma non consentono comunque di avviare quel radicale cambiamento di cui necessi­ta l'azione amministrativa.

Le cause di tutto ciò sono da riferire principalmente alla pleto­ra di leggi e leggine, queste ultime più dannose perché "ad per­sonam", che sono state varate nel tempo e che concernono molti aspetti sociali ed economici. Si tratta di vere e proprie briglie all'attività di governo, vere maglie attraverso le quali gli am­ministratori sono costretti a passare per erogare denaro o, spesso, per sovvenzionare iniziative futili o scoordinate.

Si pensi alle molteplici associazioni mantenute da "mamma Regione". Non dico di eliminarle "d'emblée", ma è certamente necessario programmare in modo più razionale la prolifera­zione legislativa, riducendola all'essenziale e specificando con precisione compiti, obiettivi, poteri, doveri e, soprattutto, re­sponsabilità. Si tratta di un "essenziale" che si contrapponga a "quell'accessorio" o a quel "superfluo" che spesso oggi siamo chiamati ad approvare.

Insomma, maglie legislative più larghe e, se vogliamo, anche più rigorose, ma che non siano di ostacolo nel cogliere le scelte di indirizzo. É ovvio che all'aumento incontrollato della produ­zione legislativa corrisponde una diminuzione della discrezio­nalità amministrativa, intesa non nel senso di potere politico per favorire una categoria di soggetti rispetto ad un'altra, ma come facoltà di compiere scelte evidenti e non insignificanti, che possono però essere considerate una vera svolta nel pano­rama dell'azione amministrativa.

Secondo noi, la prima e fondamentale scelta da compiere è la sistemazione dell'opulenta legislazione regionale, come quella che concerne alcuni contributi ancora previsti ed assegnati in maniera indiscriminata. Dall'attuazione di questo primo e am­bizioso progetto discendono inevitabilmente: una maggior ca­pacità d'azione dell'organo esecutivo, una più rapida ed effi­ciente risposta ai problemi contingenti ed un immediato ade­guamento della macchina amministrativa ai bisogni della col­lettività.

Le scelte contenute nel documento di bilancio sono poche e de­boli, perché la loro attuabilità è resa incerta dalla mancanza del riordino della produzione legislativa che ne costituisce il presupposto basilare.

Concludo con alcune considerazioni sull'autonomia.

La nostra è un'autonomia virtuale fortemente condizionata dalle finanze trasferiteci dallo Stato, un'autonomia che ogni anno si riduce regolarmente a livello di contenzioso sulla dota­zione finanziaria che deve essere erogata alla Valle d'Aosta. Questa divergenza con il Governo centralista - è doveroso ri­cordarlo - quest'anno è stata superata anche grazie al contribu­to dei Parlamentari della Lega Nord.

Non è comunque sulla finanza derivata che può fondarsi una moderna e forte autonomia regionale nel contesto di un auspi­cato disegno federale, ma è sul sapiente utilizzo delle nostre ri­sorse territoriali, umane, culturali ed economiche - mi riferisco soprattutto all'ambiente e all'acqua - che si potrà costruire una Valle d'Aosta realmente autonoma e responsabile, pronta ad integrarsi come soggetto protagonista nell'Europa unita.

É certamente un'impresa ardua capovolgere una "forma men­tis" radicata da anni, la quale, dietro la vana giustificazione della garanzia e della sicurezza che derivano dal pubblico, mira in realtà a patrimonializzare quanto più possibile. Però, non si può nemmeno permettere che concezioni economiche del passa­to stiano ancora oggi, alle soglie del terzo millennio, alla base del documento finanziario di una Regione che vuole essere or­gogliosa della sua diversità.

Secondo noi, in questo bilancio non ci sono variazioni sostan­ziali rispetto al passato. Si tratta di un bilancio all'insegna dell'ordinario, che non fornisce alcuna risposta a quella esigen­za di inversione di tendenza richiesta dall'elettorato con il voto del 30 maggio scorso.

In forza di queste motivazioni il nostro voto non sarà favorevo­le.

Presidente - Ha chiesto la parola il Consigliere Chiarello.

Chiarello (RC) - Voglio premettere che nel corso delle ultime settimane, tenuto conto delle mie capacità e dei problemi organizzativi cui siamo andati incontro, non abbiamo potuto esaminare a fondo questo bilancio.

Comunque, ho seguito la relazione e devo riconoscere che è ab­bastanza vero quello che avevo letto sugli organi di informazio­ne, cioè che si tratta di un bilancio di tipo aziendale, nel senso che è molto preciso.

Non sempre, però, al centro di un bilancio aziendale c'è l'uomo, anzi spesso l'uomo è messo da parte. Questa considerazione mi deriva da alcune scelte che ho notato nel bilancio.

Ho visto, ad esempio, che sono stati fatti dei tagli alle coopera­tive che operano nel campo sociale; quindi, c'è una diversa con­cezione del sociale. Diverse cooperative di Aosta saranno infatti costrette a ridurre i dipendenti e così si incide anche sul campo dell'occupazione.

Contesto poi alcune decisioni. Ad Excenex, ad esempio, è stata acquistata una baita - per farne non so bene che - e mi fa paura la parola che vorrei pronunciare. So che c'è stata addirittura un'asta, in cui il Comune di Aosta si è fermato ad un miliardo e cinquanta milioni, mentre la Regione è arrivata sino ad 1,3 mi­liardi. Speriamo che quella baita serva ad una cosa seria e non diventi quello che probabilmente auspica qualche professore ospedaliero.

Altra questione. In sede di Commissione permanente ho segui­to il problema del Museo minerario-siderurgico che sarebbe do­vuto nascere in Valle, grazie anche ai finanziamenti promessi dalle varie giunte che si sono susseguite, e ora vedo che in bi­lancio sono stanziati solo 60 milioni, mentre occorrerebbero al­meno due miliardi.

Non è questo che mi preoccupa, ma il fatto che in un altro capi­tolo sono stanziati ben due miliardi per il campo da golf di Fé­nis. Anche se abbiamo un bilancio un po' più consistente di quello di altre Regioni, siamo comunque in presenza di una crisi e quindi, prima di effettuare certe scelte, occorre anche valutarne l'importanza, non fosse altro perché qualcuno ci ha fatto notare che il turismo comincia ad essere più povero, per­ché molti, non avendo più tanto denaro da spendere per andare in albergo, vengono in Valle d'Aosta, vanno a sciare, si fermano il meno possibile e spendono il meno possibile.

Premesso tutto questo, mi sembra che la scelta del campo da golf vada in una direzione contraria rispetto a quanto è stato detto da certi amministratori. Io ritenevo che il Museo minera­rio potesse rientrare in un pacchetto predisposto dalla Regione ed offerto ad un gran numero di persone, a differenza invece del campo di golf di Fénis, la cui scelta si rivolge ad un numero di persone molto più ristretto.

Si dice che si vogliono privilegiare gli investimenti produttivi. Ricordo, però, che il funzionamento della macchina regionale è una delle spese più elevate tra quelle presenti nel bilancio.

Si continua a privilegiare l'agricoltura. Io non sono contrario all'agricoltura, ma credo che in questo settore vengano rego­larmente stanziati e distribuiti a pioggia troppi soldi, mentre risultano fortemente penalizzati il turismo, l'artigianato ed il commercio.

Come è già stato detto da qualcun altro, anche per me non ci sono validi strumenti per accrescere la scolarizzazione dei no­stri giovani. Questa osservazione è importante ed io l'avevo già fatta all'atto dell'insediamento di questo Consiglio, quando mi ero dichiarato molto preoccupato della bassissima scolarizza­zione presente in Valle d'Aosta, nonostante l'elevato reddito pro capite. Credo che bisognerebbe programmare o inventare qual­cosa per impedire che i nostri figli vadano a lavorare troppo presto, magari a 13 o 14 anni, perché attratti da un forte in­centivo, forse anche cospicuo, e incoraggiarli a proseguire negli studi.

Questi sono gli aspetti che mi vedono un po' critico nei confronti del bilancio.

Termino ricordando che continuiamo a dipendere dallo Stato, perché in tutti i bilanci regionali, specie in quelli precedenti, il rubinetto era aperto da Roma; però, quel rubinetto ci accomuna alle serve, perché ci costringe continuamente a chiedere. Forse anche il prossimo anno saremo ancora qui a parlare di ulteriori "tagli" che ci verranno fatti dal Governo. Io credo che dobbiamo iniziare a correre un po' di più con le nostre gambe e spero che questo bilancio ce lo permetta.

Noi siamo molto critici nei confronti del bilancio e per questo non voteremo a favore dello stesso.

Presidente - Ha chiesto la parola il Consigliere Borre.

Borre (UV) - Io ho vissuto l'esperienza di bilanci in altri enti e posso dire che quelli sì erano bilanci rituali, dove la minoranza era schierata da una parte e la maggioranza dall'altra, a difesa del bilancio. Riscon­tro, invece, con piacere, che questo non avviene nei confronti del presente bilancio. Non so se ciò è dovuto alla precisa e puntuale presentazione dell'Assessore Lévêque oppure, come penso io, anche al contenuto che la Giunta e la maggioranza hanno voluto inserire nel bilancio.

Resta il fatto che io considero questo bilancio di "transizione", perché si va verso un nuovo modo di impostare le cose. Infatti, da esso traspaiono tanto la nuova linea di decentramento, sia di risorse sia di volontà politica, in favore degli enti locali, quanto l'inversione di tendenza sugli acquisti, finora fatti dalla Regione, la quale invece, adesso, cede tutto quello che - pur non interessando direttamente l'Amministrazione - potrebbe inte­ressare l'attività economica dei privati. Questo non è poco.

Chiaramente, anche il metodo seguito per impostare il bilancio mi ha dato la possibilità di parlare e quindi di dialogare con gli assessori e capire la loro volontà, tant'è che ciò che forse non traspare da questo documento è invece chiaramente emerso dagli incontri con i vari assessori. Un esempio di ciò è la volon­tà di rivedere alcune leggi che oggi, anziché favorire l'attività economica e dare al cittadino la possibilità di comprendere e di agire, in realtà ne frenano le velleità. Ecco, quindi, che la revi­sione di alcune di queste leggi potrebbe tranquillamente favori­re una ripresa, anche di carattere economico.

Mi riferisco in particolar modo alle lose. É infatti assurdo che si continui a dare dei contributi alle lose, dal momento che le an­diamo a comperare fuori Valle, perché abbiamo bloccato le no­stre cave.

Altra cosa importante è quella di ricercare e finanziare quei progetti che producono ricchezza in Valle d'Aosta e non solo la­voro. In questo caso mi riferisco all'energia.

Altro discorso importante concerne la riorganizzazione, il mi­glior coordinamento e quindi il miglior utilizzo di tutti quegli organismi che lavorano per la Regione: BVA, Finaosta, Centro sviluppi, Agenzia del lavoro... Un loro miglior coordinamento faciliterà senz'altro il perseguimento delle finalità per cui erano già stati creati.

É in ragione di quanto detto che io condivido pienamente l'im­postazione del bilancio e sono convinto che la nuova strada che è stata intrapresa ci condurrà ad un nuovo modo di governare.

Presidente - Ha chiesto la parola il Consigliere Bich.

Bich (APA) - Signor Presidente, la ringrazio d'avermi dato la parola e le ga­rantisco che non affliggerò l'assemblea con un lungo intervento di vetrina, in cui sono raccolte tutte le considerazioni di tipo politico-amministrativo, che così sono spiattellate nell'Areo­pago, in modo che si possa dire: "Ha parlato anche quel gruppo politico... Ha parlato anche quella formazione politica".

Il mio intervento non è di quelli obbligati, ma vuole sottolineare con parole assolutamente semplici il favore verso l'imposta­zione che l'Assessore ha dato alla relazione del bilancio. Mi sembra che il documento abbia il notevole pregio dell'intendi­mento politico e della prospettiva di programma. In questo sen­so, non siamo dinanzi ad un bilancio ragionieristico, cioè ad una somma di cifre buttate lì ed ordinate in modo che si possa leggere solo l'aritmetica, perché nel documento di previsione si intravede una precisa volontà politica.

Il senso che l'Assessore al bilancio ha dato al documento più importante dell'Amministrazione segue senz'altro un'imposta­zione già avvenuta nel tempo, quella di dare una migliore qua­lificazione alla formulazione stessa del documento, ricorrendo anche a consulenze molto qualificate che in passato sono state coronate addirittura dal Censis e dal prof. De Rita, che ha dato delle valutazioni molto acute sullo stato dell'economia e dell'amministrazione pubblica in Valle d'Aosta e sulle prospet­tive che si definivano.

In questo documento cogliamo quindi il senso e la valenza eco­nomica del pragmatismo liberista. Si sente l'incertezza dell'economia, si sente la crisi nazionale che si dipana fino alla nostra Regione, dove i problemi sono tanti e li cogliamo ogni giorno, dove l'utilizzo delle risorse viene fatto con altra respon­sabilità e con senso di qualificazione, magari anche con una ge­rarchia di valori. Questo ci sembra un nuovo modo di ragionare che va senz'altro consolidato e sostenuto.

Purtroppo, il documento risente - né poteva essere altrimenti - del riordino della spesa, ma anche dell'aleatorietà dell'entrata. Aleggia infatti in tutto il dibattito - è stato rilevato anche un momento fa nell'intervento di qualche collega - la spada di Da­mocle dell'arrivo sulla scena politica nazionale, ma automati­camente anche in quella locale, del federalismo fiscale, cioè del giorno in cui anche noi dovremo reperire le nostre risorse.

Si sa che il federalismo fiscale è ormai alle porte, perché, stan­do a ciò che si riesce a cogliere dai vincoli di alleanza delle varie forze politiche in campo nazionale, si sa che una delle prime sponde a cui si approderà sarà proprio il federalismo fiscale. La riforma stessa dell'ordinamento regionale ci porta proprio ad un federalismo fiscale; anzi, forse proprio questo, sarà l'unico federalismo reale ad essere recepito nell'ordinamento pubblico nel nostro Paese.

Abbiamo detto che in questo bilancio si sente l'aleatorietà delle entrate. La si è sentita nell'atteggiamento del Governo verso la nostra Regione, che è stato molto spesso vessatorio. Quest'anno lo è stato in modo più ragionato, mentre in passato tagliava il nodo gordiano con un semplice colpo di spada, senza fare valu­tazioni di tipo politico. Quest'anno, invece, grazie anche agli interventi del Governo regionale, mi sembra che il Governo Ciampi abbia dovuto ragionare un po' di più e quindi c'è stato un mantenimento della spesa, in cambio dell'acquisizione di competenze. Mi sembra che questo criterio sia, tutto sommato, ragionevole, in un periodo di grande lesina delle finanze pub­bliche.

Resta però il problema della prospettiva, di come cioè si po­tranno reperire le risorse che dovranno coprire il bilancio della Regione in seguito.

Se le risorse ed il fabbisogno dovranno esse­re accumulati attraverso la nostra attività economica e ammi­nistrativa, va da sé che ci sarà uno stravolgimento astronomico del modo di ragionare, con la conseguente necessità per l'Am­ministrazione di capovolgere completamente il suo modo di agi­re e di interagire con gli altri poteri dello Stato, degli enti locali e nel suo stesso modo di porsi di fronte ai cittadini. Il fatto che l'imposizione fiscale possa essere concentrata a livello regionale comporterà una maggiore oculatezza, rispetto a quella che si manifesta oggi, anche nel reperimento finanziario.

Bisogna quindi essere preparati ("parati estote") a saper coglie­re in tempo questo cambiamento, che magari arriverà all'im­provviso con l'approvazione del nuovo ordinamento finanziario per le regioni. É un disegno di legge già pronto, che sta per es­sere gettonato dai senatori.

Anche se siamo in fase di sciogli­mento delle Camere, è un argomento che sarà senz'altro ai primi punti all'ordine del giorno delle future Camere. Anche qui il campanello d'allarme dà scossoni poderosi, per cui dob­biamo prepararci a questa nuova forma di concepire l'ammini­strazione pubblica.

Anche se encomiabilmente si è già tornati indietro rispetto al passato e quindi c'è una maggiore ponderatezza nella valuta­zione delle spese correnti, cioè delle spese fisse, va comunque rilevato un aumento di tali spese. Sappiamo benissimo che le spese in conto capitale poi si trascinano sempre in un aumento delle spese fisse.

Bisognerebbe spezzare questo vincolo perver­so: aumento degli investimenti, aumento delle spese fisse. Questo potrà avvenire solo attraverso la parola magica, ormai proferita dappertutto, "privatizzazione".

Io non penso che si tratti di una parola magica; penso, invece, che anch'essa debba essere presa con molta concretezza e con molto pragmatismo, perché anche la privatizzazione ha dei ri­svolti negativi, soprattutto laddove viene attuata con impeto selvaggio.

Abbiamo visto che in altri stati la "derégulation" sel­vaggia ha portato a tensioni sociali molto difficili da recuperare ed ha determinato anche un ulteriore aumento della spesa pubblica, cosa che contrasta con lo stesso fine ultimo della "derégulation".

É però possibile nella nostra Regione cominciare a compiere qualche significativo passo nella direzione delle privatizzazioni, cioè del ritorno al mercato di parte dell'economia e della finan­za, che attualmente è detenuta in mano pubblica.

In questo senso sono significativi tanto l'operazione Cogne, qu­anto alcuni interventi nel settore dei servizi e dei trasporti, nonché quelli in alcuni altri settori dell'Amministrazione regio­nale. Forse bisogna compiere qualche sforzo in più per sgancia­rci da partecipazioni azionarie in società che, tutto sommato, non sono strategiche e possono agire benissimo all'interno del mercato.

Devo dire che la continuità di questa filosofia nell'impostazione del bilancio risale a tempi un po' più lontani e forse è ingenero­so limitarla solo a qualche mese o a qualche anno fa, perché io credo che parta da più lontano. Forse è già stata fatta una ge­nerale riqualificazione delle finanze della Regione, solo che ora viene proseguita in modo encomiabile.

Di tutto ciò non possiamo che dare una valutazione positiva e la Federazione Autonomista, a nome della quale sono orgoglio­so di parlare in questa circostanza, dà appunto una valutazione positiva dell'intervento del Governo regionale, della prospettiva che si crea e del modo in cui bilancio pluriennale è stato pro­spettato.

Se mi è consentito risalire fino a qualche settimana fa, dobbia­mo dare una valutazione positiva anche alle soluzioni che sono state apportate ad alcuni problemi che, da molto tempo, sono sul tavolo delle trattative.

Tutto va bene e tutto va per il meglio. Sappiamo però che navi­ghiamo forzatamente a vista e che non possiamo programmare tutto, perché l'Amministrazione regionale non ha una macchi­na molto oliata e funzionante. Sappiamo infatti che all'interno dell'Amministrazione si sono accumulate contraddizioni, in­ghippi, nodi gordiani o nicchie di non funzionalità difficili da superare.

Ad esempio, gli apparati del personale, il modo di lavorare, di produrre leggi, atti amministrativi... non vanno forse rivisti in previsione della futura riforma dell'amministrazione pubblica? Quest'amministrazione pubblica non va forse connessa alla nuova funzionalità dell'area privata? Mi riferisco alla scuola e a tanti altri settori.

Chiaramente, non tutte le competenze stanno nelle nostre mani. Capisco benissimo che il programma massimo non può essere conseguito con delle spallate e che il metodo dei piccoli passi è quello più produttivo; del resto, è proprio quello che abbiamo intrapreso e che in qualche modo stiamo praticando. Tuttavia, c'è ancora molto da fare. É un lavoro collegiale che deve essere fatto con grande sensibilità, senso del dovere e spirito di servizio da parte dei gruppi consiliari e del Governo. Mi auguro che, in occasione delle future scadenze, ci si possa ritrovare per una verifica in una migliore condizione contrat­tuale rispetto alla crisi economica e sociale che in questo mo­mento sta attraversando anche la nostra regione.

Il mio intervento potrà essere sembrato un po' - come dire? - formale e generico, però ritengo che i primi problemi che devo­no essere risolti in questo momento abbiano una connotazione più spiccatamente politica. La polverizzazione dei partiti, l'as­senza di una politica di alleanze vere e proprie, la "Babele" nel linguaggio politico che non consente di capire bene dove si vo­glia andare a parare..., sono il bandolo di una matassa che do­vrebbe essere sciolta prima di passare la parola all'attività di tipo legislativo.

Sappiamo benissimo che i consigli non si possono fermare; de­vono andare avanti, perché è importante che producano. Però, oggi la prima parola è alla politica.

Nel frattempo siamo molto attenti a quanto si sta svolgendo fuori da quest'aula e che ineluttabilmente si riverserà, in tempi brevi, anche qui dentro.

Siamo attenti a cosa succede nei parti­ti, nei "nuovi" partiti e nelle "nuove" formazioni nella politica delle alleanze; siamo attenti ai rapporti con la società; siamo attenti a capire il senso di quel poco o tanto di riforme - io pen­so "tanto" - che è stato attuato fino ad ora...

Se volete, vi è in noi anche dello scoramento per il fatto che certe riforme sono state attuate prima dallo Stato e poi dalla Regione.

Noi che eravamo così agili e che potevamo attuarle prima, che potevamo essere un laboratorio o sede di una speri­mentazione - che forse poteva dare qualcosa di più originale al movimento riformista - siamo ora qui, in contemplazione di quello che invece è avvenuto nel resto del Paese attraverso "la grande riforma" degli enti locali, al modo in cui sono stati eletti i nuovi sindaci nelle ultime settimane, che ha dato anche un tocco molto caratteristico all'interazione fra forze politiche ed innovazione.

Non sempre quest'innovazione è positiva. Non sempre il nuovo che avanza è smagliante, anzi, qualche volta fa paura. Forse sarebbe stato meglio sopperire al "nuovo che avanza" con un "vecchio attinto" in momenti migliori, quando si potevano scio­rinare ed identificare certi valori.

Chiaramente noi siamo pronti a dibattere, ad intervenire ed a confrontarci su quanto avverrà. Senz'altro il futuro sarà pre­gnante di atti, fatti, proposte, decisioni e sarà un momento fon­damentale anche per quella che da più parti è ormai chiamata "la seconda autonomia".

Vedremo dove andrà e su cosa si fon­derà, mentre per ora è solo una frase retorica, colta da qualche parte sulla stampa o su alcuni libri. Noi ci auguriamo che la se­conda autonomia veda un netto miglioramento nei rapporti tra gli uomini, perché in questo momento mi sembrano molto sfi­lacciati tanto il rapporto fra cittadino e potere, quanto quello tra cittadino e cittadino.

É con questi sentimenti che annuncio al Governo regionale il voto favorevole della Federazione Autonomista al bilancio di previsione per il 1994 e per quello triennale 1994-1996.

Presidente - Ha chiesto la parola il Consigliere Florio.

Florio (VA) - É la prima volta che mi capita di discutere un bilancio regio­nale, ma provo una sensazione curiosa e un po' strana, perché sento dire da tutti, tanto dall'Assessore alle finanze quanto dai vari consiglieri, che viviamo un momento particolare, un mo­mento significativo della nostra storia, forse il più difficile degli ultimi vent'anni.

Fin da ragazzo, cioè fin da quando studiavo, io sono stato abi­tuato a pensare che in un simile momento una società civile e politica dovrebbe essere capace di esprimere il meglio di ciò che possiede e di ciò che è riuscita a coltivare, al proprio interno, negli anni in cui la storia le ha consentito di vivere in maniera più agiata. Invece, a sentire i consiglieri, si ha una netta sen­sazione di impotenza, di accettazione, quasi ci si adagia sulla constatazione che la situazione non offre soluzioni o prospettive politico-amministrative che consentano di superare positiva­mente la difficile realtà congiunturale nella quale ci si trova.

É vero, come diceva poco fa il Consigliere Bich, che prima viene la politica e poi l'amministrazione, ma la situazione che stiamo vivendo oggi è forse la dimostrazione che fino ad ora così non è stato. Probabilmente in questa regione, e anche qui dentro, la politica non è mai venuta prima; forse sono sempre venuti pri­ma la gestione, l'amministrazione, il "tirare a campare", il cer­care di condurre comunque in porto quell'enorme macchina amministrativa, il cui grandissimo serbatoio veniva riempito ogni anno e non v'era alcuna necessità di preoccuparsi più di tanto di riempire le prospettive amministrative di contenuti politici. Oggi, che per un verso o per l'altro quel serbatoio non è più riempito come prima o lo è con maggiore difficoltà, non ab­biamo quella carica e quella capacità di analisi politica che, for­se, sarebbero indispensabili a tutti per consentirci di avviare il processo di riforma di quel patto il quale, come in passato, an­che in futuro dovrà continuare a tenere insieme i Valdostani.

Noi Verdi, invece, pur nella difficoltà del momento e nella con­fusione delle prospettive, crediamo che sia possibile fin da subi­to, anche da oggi, dare indicazioni di governo più precise, più nette e più coerenti con l'obiettivo che si intende perseguire.

Prima di tutto, credo che nei confronti del bilancio di quest'anno si debba fare una sottolineatura importantissima, perché è costituita da una novità di questi ultimi dieci o dodici anni ed è il fatto che per la prima volta ci troviamo in presenza di un bilancio che sancisce una diminuzione delle entrate in termini reali. É vero che non si tratta di una grande diminu­zione, ma se la confrontiamo con la storia dal 1980 all'anno scorso, si tratta pur sempre dell'inversione di un trend che, proprio per questo, proprio perché si verifica alla fine di un de­cennio, acquista un significato tutto particolare.

Ricordo due dati numerici.

Se consideriamo il bilancio con il mutuo a pareggio, vediamo che dai 1664 miliardi di quest'anno esso passa ai 1619 miliardi del prossimo anno. Se escludiamo il mutuo a pareggio, i due importi passano dai 1412 miliardi di quest'anno ai 1392 dell'anno prossimo. In entrambi i casi, come si può vedere, si inverte abbastanza nettamente il trend di crescita.

Se poi consideriamo, rispetto a questi valori assoluti, anche l'ef­fetto dell'inflazione sui relativi importi, si può dire, quasi con certezza, che nel 1994 ci sono circa 100 miliardi di risorse fi­nanziarie in meno rispetto all'esercizio precedente.

Se alla diminuzione delle entrate aggiungiamo anche il fatto che ci troviamo in presenza di maggiori oneri dovuti ai trasfe­rimenti di nuove competenze dello Stato, che mi pare siano state calcolate dalla Giunta intorno ai 50 miliardi - ma è anche possibile che nella realtà siano anche di più - possiamo consta­tare che rispetto al 1993 abbiamo, in sostanza, una minore di­sponibilità finanziaria di circa 150 miliardi.

L'arida cifra può fare poca impressione, ma se pensiamo che è pari alla somma dei fondi globali del 1994 (150 miliardi), ci dà un segno tangibi­le della reale decurtazione apportata al bilancio regionale del 1994.

Noi sosteniamo che questo è un dato significativo di una forte inversione di tendenza, che verrà ulteriormente consolidata negli esercizi a venire, e che emerge al termine del decennio passato, definito di "espansione"; ma espansione non era, per­ché, a nostro avviso, era la crescita delle risorse che era deter­minata solo da un aumento delle entrate, favorito da un insie­me di leggi e di rapporti con lo Stato, stabilito una volta per tutte.

Tuttavia, nonostante l'avvio di questa diminuzione, pari a circa 150 miliardi in termini reali, il nostro bilancio rimane comun­que cospicuo in termini finanziari.

Il disegno di bilancio che ci troviamo ad approvare oggi, presen­ta, secondo noi, alcuni dati positivi estremamente significativi.

Nella situazione di minori risorse e maggiori competenze, che ho indicato poco fa, si sarebbe potuto scegliere di attingere ad un mutuo di importo maggiore; invece, per il 1994, si è scelto di comprimere quel mutuo, inserendone uno di 227 miliardi, pari a circa 28 miliardi in meno rispetto all'esercizio di quest'anno. Considerando l'inflazione, i miliardi in meno sono molti di più.

Il secondo dato positivo che sottolineiamo con forza, è che per la prima volta la legge finanziaria viene utilizzata per intervenire concretamente in modo strutturale, apportando correzioni an­che sostanziali, nella concretezza dei finanziamenti e delle per­centuali di finanziamento.

Infatti, molte leggi sono toccate di­rettamente da questo meccanismo legislativo, che in passato non era mai stato usato per riequilibrare i meccanismi di spesa.

C'è qui da affermare un fatto del quale solo ora ci stiamo ren­dendo conto: o si porrà mano - ci sembra che ieri l'abbia detto anche l'Assessore Lévêque - concretamente, ma anche rapida­mente, alla revisione di tutta una serie di leggi di spesa di set­tore, che nel bene o nel male sono state emanate in passato da questo Consiglio e che interessano i più diversi settori produt­tivi e non.

Oppure questo bilancio regionale e quelli a venire sa­ranno sempre più ingessati, sempre più obbligati a rispettare gli impegni, definiti una volta per tutte, rinunciando però a quella specifica funzione del bilancio, che è stata anche evi­denziata da alcuni consiglieri questa mattina, di regolatore e di volano dell'economia regionale in senso lato, senza cioè preten­dere che il bilancio sia direttamente inserito nei meccanismi produttivi.

Ebbene, alcune di queste leggi sono toccate dalla legge finan­ziaria. É una cosa che constatiamo con favore, anche se sarebbe stato certamente opportuno e possibile fare molto di più in questo senso.

Un altro dato positivo, è la presenza nei fondi globali di gran parte dei progetti che noi Verdi avevamo inserito nei nostri programmi ed indicato nel corso delle discussioni per la forma­zione di questa maggioranza e che poi sono stati indicati anche dal nostro Assessore Riccarand, in sede di discussione del bi­lancio.

Ne elenco alcuni per rimarcarne l'alto significato: l'ac­quisizione dell'Ospedale e la disponibilità del relativo finan­ziamento, nel caso si riesca - speriamo finalmente - a raggiun­gere un accordo con il Mauriziano; la Casa dello studente a To­rino; l'avvio della questione del Forte di Bard; il Piano energe­tico regionale; il Sistema metropolitana di fondovalle; l'istitu­zione e l'ampliamento delle aree naturali protette; la valoriz­zazione dei complessi termali...

Torno a ripetere che si tratta di obiettivi "alti" per il loro signi­ficato politico, programmatico, occupazionale, migliorativo e modernizzante di tutto il sistema Valle d'Aosta. Purtroppo, il loro importo è molto più contenuto rispetto al loro significato.

Vi sono poi alcune questioni per le quali riteniamo si debba fare di più e ne riferisco esclusivamente tre.

Ho già detto che il mutuo a copertura è stato ridotto rispetto agli esercizi precedenti, cosa che noi abbiamo valutato positi­vamente. Riteniamo però che il suo importo sia ancora eccessi­vo e che possa essere ulteriormente ridotto, soprattutto in pre­senza di finanziamenti d'altro tipo che comunque continuiamo ad avere.

Vi sono settori di spesa praticamente senza limiti o almeno ci sembra che tali limiti non siano definiti con sufficiente rigore o durezza. Sono ancora troppe le leggi che prevedono contributi che giungono fino al 90 per cento, nel merito delle quali questo bilancio non entra, né con la legge finanziaria, né con quella di accompagnamento.

Nei fondi globali vi sono infine evidenti limiti, il maggiore dei quali è che il loro importo complessivo non supera il 10 per cento del bilancio. Per il bilancio questa è una specie di inges­satura, tant'è che, nel merito, anche l'Assessore è stato molto chiaro nel corso della sua illustrazione.

Per onestà di verità, qui bisogna fare anche un'altra afferma­zione: cioè bisogna dire che, se tra i fondi globali avessimo in­serito importi maggiori, probabilmente tra circa dodici mesi do­vremmo constatare che gran parte di essi si troverebbero tra i residui, per l'incapacità progettuale di questa Regione e per la sua incapacità di guardare al futuro e di modernizzare le pro­prie strutture.

Questa è la conseguenza della pesantissima realtà degli anni passati e che ancora per molti anni costituirà una tremenda "palla al piede" rispetto alla necessità di cambiare il modo di governare questa Regione. Siamo in presenza di una macchina farraginosa, non determinata solo da una pletora di persone, ma anche dalla sostanziale assenza, in passato, di una qualche forma di capacità programmatoria, della capacità di saper guardare al futuro, di saper decidere per progetti e per obiettivi complessivi.

Questo è il risultato di un decennio di governo che non ha saputo governare nel concreto la realtà Valle d'Aosta, che ha sottoutilizzato, male utilizzato, circa 11.000 miliardi di lire, che non ha saputo indirizzarli concretamente verso la rea­lizzazione di una prospettiva produttiva, occupazionale, di sal­vaguardia del territorio, di utilizzo delle nostre risorse che po­tesse consentire di guardare con maggiore serenità al futuro.

Nel dettaglio, vorrei poi fare alcune osservazioni su specifici capitoli del bilancio che riguardano soprattutto l'Assessorato al turismo, sport e beni culturali.

Tre sono i settori sui quali si è appuntata la mia attenzione e quella della mia collega, ma anche quella di altri membri della III Commissione.

Mi riferisco ora ai capitoli 61100 ("Spese per pubblicità ed azioni promozionali turistiche") ed al capitolo 61120 ("Spese per l'organizzazione di manifestazioni ed iniziative atte a migliora­re l'offerta turistica"); nel primo, c'è un assestato 1993 di 7 mi­liardi, un residuo di 3,6 miliardi ed un preventivo 1994 di 5 miliardi, mentre, nel secondo, c'è un assestato 1993 di 1,5 mi­liardi, un residuo di 650 milioni e un preventivo di 700 milioni. Ebbene, di fronte a questi capitoli, che pure dovrebbero costi­tuire il nerbo dell'azione pubblicitaria regionale, io mi chiedo - e lo vorrei sapere - qual è il ritorno effettivo di un'azione o di una spesa di questo genere.

Mi chiedo, cioè, se è mai stata valutata concretamente e con precisi riscontri analitici la ricaduta o il ritorno turistico diretto o indiretto, nelle località o nelle regioni transalpine o extraeuropee nelle quali si è agito direttamente, volta per volta.

Questo lo dico perché sull'altro versante ho constatato la so­stanziale inadeguatezza dei capitoli relativi alla "Cura, gestio­ne e valorizzazione del patrimonio archeologico, storico e mo­numentale".

Io ritengo assolutamente ingiustificato che, dopo oltre dieci anni, anche nei fondi globali di questo bilancio man­chi ogni genere di finanziamento per l'utilizzo dell'area megali­tica di Saint-Martin-de-Corléans, la cui sistemazione, per una sua migliore fruibilità da parte dei cittadini valdostani, italiani ed europei - i quali, nonostante tutto, continuano ancora ad ar­rivare - probabilmente non costerebbe di più di un anno di spe­se pubblicitarie.

Una sistemazione di quell'area determine­rebbe, per noi, un ritorno d'immagine a livello europeo infini­tamente superiore a quello che ci è consentito con la spesa di quanto, appunto, previsto nei capitoli 64100 e 64120.

Sempre a proposito della vicenda di Saint-Martin, chiederei all'Assessore di togliere finalmente da lì davanti il nome dell'arch. Valletti e la riproduzione del suo deteriore progetto, che il Comune di Aosta non ha mai accetto, e di consentire a qualcun altro di avviare finalmente - decidiamo pure come - la sistemazione di quell'area, in modo che il quartiere di Saint-Martin possa disporre di un centro civico, che oggi non possie­de, degno di tal nome, e la Regione possa, a sua volta, disporre forse del più importante sito archeologico di tutta la Valle.

Tra l'altro, la cosa sta diventando urgente, perché, se andate a visitare quella località, noterete che il degrado avanza velocis­simo.

Consiglio poi a tutti di andare a vedere le cinque stele esposte a Courmayeur, di fronte alle quali io ho provato una grande vergogna, perché ho toccato con mano che la mia Valle, che pure si è dotata di tante strutture, è ancora incapace di proteggere quelle testimonianze storico-archeologiche di così grande importanza e suggestione.

C'è poi un'ultima considerazione, sempre su questo discorso della pubblicità e delle manifestazioni culturali d'interesse tu­ristico, che è relativa al capitolo 64140 ("Spese per manifesta­zioni culturali d'interesse turistico"), dove sono registrati un assestato 1993 di 1,3 miliardi ed un preventivo 1994 di 700 mi­lioni.

Signor Assessore, è possibile avere un rendiconto definitivo della mostra di Gauguin? Con questa richiesta non intendo af­fatto ipotizzare un qualche utile per la Regione, ma vorrei ave­re il rendiconto finanziario per sapere quanto è costato diret­tamente alla Regione, sotto ogni punto di vista, l'affidamento di questa mostra e quanto è tornato direttamente nelle sue ta­sche. Da questa semplice operazione di tipo matematico, forse riusciremo a ricavare delle indicazioni di tipo programmatico per il futuro. É però importante che si cominci da questo setto­re, da tutti ritenuto trainante, ad esigere chiarezza nei conte­nuti finanziari e contabili.

Si dà atto che alle ore 10,38 riassume la Presidenza il Presiden­te Stévenin.

Presidente - Ha chiesto la parola il Consigliere Ferraris.

Ferraris (GV-PDS-SV) - Come hanno già detto alcuni, anch'io credo che il bilancio sia il momento della verità rispetto alla realizzazione di un pro­gramma di legislatura. Va però detto che un programma di le­gislatura non può essere realizzato in un anno, in cui semmai si possono intravedere solo delle linee di tendenza.

Ebbene, io credo che le linee di tendenza che si intravedono nella proposta di bilancio preventivo presentata dall'Assessore Lévêque siano ampiamente condivisibili rispetto alle scelte strategiche che vengono individuate, rispetto ai metodi di go­verno che si intendono attuare col massimo coinvolgimento delle migliori energie della Regione, rispetto agli obiettivi che si individuano, nonché rispetto al fatto che si parla in modo aperto ed esplicito di problemi molto importanti per la Valle d'Aosta, come sono quelli dell'occupazione e della redistribu­zione delle risorse, facendo una scelta di campo ed individuan­do anche le necessità delle categorie più deboli.

Per questi motivi il mio gruppo voterà a favore del bilancio.

A mio parere dovrebbe essere apprezzato il lavoro svolto dalla Giunta e dall'Assessore. Per certi versi ieri non si sapeva più se si era ancora in Consiglio regionale o se ci si era trasferiti in un congresso economico; comunque, direi che lo sforzo è stato im­portante e positivo.

La situazione economica pesa in modo molto determinante sul nostro bilancio e sulla Regione Valle d'Aosta. La fragilità della struttura economica regionale è stata evidenziata nella rela­zione dell'Assessore Lévêque, che ha segnalato degli indicatori precisi, fra i quali soprattutto quello relativo alla disoccupa­zione, nel senso che l'incremento dell'indice di disoccupazione evidenzia la sofferenza presente nell'economia regionale e ne dimostra la sua fragilità.

In tale situazione ci vuole un bilancio di cambiamento. Già altri hanno detto che questa è la prima volta che si discute un bi­lancio di previsione con una riduzione del 7 per cento delle en­trate regionali.

É un primo dato con cui bisogna fare i conti, perché poteva portare alla riduzione delle spese e delle scelte di investimento, oppure all'individuazione di nuove strade, fra cui quella di puntare sulla capacità autonoma della Regione onde far fronte alle proprie necessità. Tale capacità, da una parte viene indicata in termini politici, ma dall'altra viene anche so­stanziata con la tendenza all'azzeramento del mutuo che la Regione contrae per coprire le proprie entrate.

Questo dato è molto significativo anche rispetto all'altro, an­ch'esso significativo, che concerne la spesa corrente, intesa co­me spesa regionale in senso stretto, che registra una diminu­zione, perché dal 47 per cento del 1993 scende al 46,6 per cento del 1994, ovviamente solo per le spese correnti della Regione, escluse cioè le quote che in altre situazioni sono a carico dello Stato.

Questo dato è indubbiamente significativo, specie se si tiene conto della riduzione delle risorse.

In relazione alla situazione nazionale che si sta modificando - ha ragione il Consigliere Bich - dovremo porci il problema del reperimento delle risorse. Poiché si tenderà ad un federalismo fiscale, il nostro compito dovrebbe anche essere quello di indi­care le eventuali strade del federalismo.

Non credo, infatti, che dobbiamo andare verso quelle forme di darwinismo federalista in cui i più forti decidono ed i più deboli - in questo caso le regioni autonome - accettano o subiscono. Credo invece che, anche nel caso di una riforma fiscale che va­da in senso federalista, si debba comunque riuscire a tenere insieme efficacia, efficienza e solidarietà.

Pertanto, occorre fare scelte rigorose, ma tenendo sempre nel debito conto le singole situazioni in cui si trovano le particolari realtà regionali.

Questo tema dovrà essere ulteriormente sviluppato.

Veniamo ora ad una proposta che, a mio parere, è stata tratta­ta piuttosto male nel corso del dibattito, pur essendo molto im­portante, perché il bilancio viene valutato dalle cifre indicate, ma soprattutto dagli strumenti che si vogliono mettere in atto. Io credo che la proposta di mettere delle risorse economiche al servizio della creazione di un organismo di partecipazione delle forze sociali (imprenditori, organizzazioni sindacali...) sia molto importante, ma credo anche che nel corso della discussione non sia stata sufficientemente valorizzata.

Se è vero che bisogna avere una Valle d'Aosta in grado di agire con le proprie risorse economiche, altrettanto vero è che tali ri­sorse economiche devono essere attivate. É certamente vero che una situazione di declino e di crisi può essere risolta solo se c'è la consapevolezza della comunità, ma io credo che questo stru­mento possa essere utile in tal senso, soprattutto se c'è un'ef­fettiva coesione della comunità per fronteggiare tale situazione.

Non sarà certamente l'unico, ma avrà almeno il merito che si cerchi in qualche modo di utilizzare il risparmio privato anche per investimenti di interesse pubblico, cosa possibile solo in presenza di strumenti capaci di far superare le incertezze e le diffidenze che, fino ad oggi, hanno impedito la ricerca di tali soluzioni.

É anche vero che, nonostante la difficile situazione economica, nel nostro bilancio di previsione, nel prossimo anno - si dice - verranno stanziati 674 miliardi per spese di investimento. Se pensiamo che il prodotto interno lordo della Regione non supe­ra di molto i 3.000 miliardi, un investimento di tal genere è certamente significativo e quindi dimostra che, da questo punto di vista, ci sono le possibilità per fronteggiare la difficile situa­zione che c'è all'interno della Regione.

Io credo siano importanti anche altri temi, che citerò breve­mente perché sono già stati ricordati da molti altri che mi han­no preceduto.

Le questioni dell'occupazione e della Cogne, il fatto di guardare avanti e di pensare alla necessità di investire nell'innovazione tecnologica, nella ricerca e nello sviluppo; la necessità di realiz­zare reti telematiche, quindi di andare verso una modernizza­zione della Valle d'Aosta..., sono tutti elementi positivi, come lo stesso tentativo di valorizzare risorse importanti come quelle energetiche. Si pensi alla potenzialità dell'energia idroelettrica in Valle d'Aosta.

Nonostante la necessità di rendere ogni inter­vento compatibile con l'ambiente, io credo che, in questo terre­no, in cui è possibile mobilitare anche il risparmio privato, ci siano enormi risorse da attivare.

C'è poi la necessità di meglio coordinare gli strumenti che la Regione ha a propria disposizione, a partire dalla BVA - e non credo sia il caso di elencarli tutti -, per offrire servizi reali alle imprese.

Ma in un quadro sostanzialmente positivo rimangono sicura­mente delle preoccupazioni, che derivano dalla situazione poli­tica nazionale. Rispetto al futuro della Valle d'Aosta, io credo che non saranno del tutto ininfluenti le scelte che verranno fatte a livello nazionale nelle prossime elezioni politiche, nel senso che lo scontro tra il polo conservatore ed il polo progres­sista non sarà ininfluente sul ruolo di una Regione come la no­stra, proprio a causa delle molteplici interdipendenze della sua economia con quella del resto del Paese, così come quello scon­tro non potrà essere ininfluente nemmeno rispetto al modello di federalismo, ovviamente qualora di tale modello si parlasse a livello nazionale.

Un altro elemento di preoccupazione è il funzionamento della macchina regionale. Il fatto che i residui passivi siano aumen­tati del 15 per cento dal 1993 al 1994 dimostra che la macchina regionale non è in grado di spendere le proprie risorse e questo è un limite.

Nel merito sono state fatte alcune proposte, e io ritengo debba­no essere valorizzate; una, innanzitutto, su cui dovrebbe lavo­rare fin da subito il Consiglio regionale, è quella di porre mano alla macchina regionale perché, in una situazione di cambia­mento e di modifica, il peso del funzionamento della macchina regionale nel sistema Valle d'Aosta è talmente rilevante che, se non si mette mano alla sua riorganizzazione, si perderebbero molti punti nel tentativo di risolvere i problemi che abbiamo davanti. Credo che dal punto di vista politico questo sia un problema assolutamente prioritario.

Sul piano gestionale, credo siano importanti anche altri stru­menti e penso al discorso che ci è stato fatto ed al plico che ci è stato distribuito questa mattina sulla possibilità di istituire, sia pure in via sperimentale, un forma di controllo di gestione.

Noi possiamo parlare di programmazione fin che vogliamo, ma se non abbiamo gli strumenti per conoscere le condizioni di fun­zionamento della macchina regionale, per capire dove si riesce a spendere e dove no e perché, non potremo fare la benché mi­nima programmazione, che, come tutti sappiamo, è un processo che si fonda sulla conoscenza dei risultati ottenuti.

Il controllo di gestione invece è di fatto un presupposto non solo per in­cominciare ad indicare gli obiettivi, ma anche per verificare se si è in grado di raggiungerli o, in caso contrario, se si è in grado di proporre gli opportuni correttivi.

Qui si è parlato anche di privatizzazioni. Io penso che esse deb­bano essere prese per quello che sono, senza esaltarle.

Oggi ve­do prevalere uno spirito un poco "laico" rispetto al problema delle privatizzazioni, ma non credo che dovremmo dividerci tra chi vuole privatizzare e chi vuole fare esattamente il contrario.

Da noi le privatizzazioni si sono fatte per un motivo molto semplice: poiché il Paese è in bancarotta, vanno reperite risorse in tutti i modi e quindi si vendono anche i gioielli di famiglia.

Per fortuna non credo che ci troviamo in questa situazione, perché siamo ancora nelle condizioni di scegliere che cosa pri­vatizzare. É comunque positiva l'indicazione che c'è nel bilancio e potrà anche essere rafforzata negli anni a venire, ma credo che noi possiamo scegliere solo in relazione alle effettive ne­cessità di questa Valle e alle scelte strategiche di quest'Ammin­istrazione.

Per concludere, direi quindi che è importante approvare oggi questo bilancio, in modo che già da domani mattina si possa mettere mano alle questioni importanti che abbiamo davanti, la più importante delle quali è appunto quella relativa al cor­retto funzionamento della macchina regionale. Infatti, tutti i discorsi sull'occupazione, sulla sicurezza sociale, sull'efficacia e l'efficienza dei servizi, sono anche una diretta conseguenza del grado di funzionamento di questa macchina e degli organismi ad essa collegati.

Termino qui, riconfermando il voto positivo del mio gruppo al bilancio di previsione del 1994. Grazie.

Presidente - Ha chiesto la parola il Consigliere Lanièce.

Lanièce (GA) - Ove non lo si voglia liquidare come un semplice adempimento rituale e ripetitivo, perché ricorrente una volta all'anno ed an­che perché certe argomentazioni non sono soggette a modifica­zioni di fondo, l'atto dell'approvazione di un bilancio preventivo è un'occasione importante, soprattutto in questo momento, per­ché siamo all'inizio della legislatura. Si tratta quindi di deli­neare il programma e il quadro delle disponibilità finanziarie e delle previsioni di spesa, che segneranno gran parte dell'at­tuale legislatura, tenuto conto che con la legge 68 del 1979 il bilancio di previsione ha assunto anche una dimensione trien­nale.

É l'occasione per un confronto sui grandi temi, tra chi conduce l'azione di governo e chi fa opposizione; è il momento nel quale ciascuno dei rappresentanti del popolo, quali noi siamo, ha modo di effettuare, prima di tutto nella propria coscienza, una verifica tra i propri propositi, le proposte e le promesse fatte all'elettore, e quanto si è potuto realizzare e/o ci si propone di realizzare nell'anno a venire.

Per me, questa è anche l'occasione per manifestare la mia po­sizione politica e perciò chiedo scusa al Consiglio se per un at­timo mi scosterò dai binari naturali della discussione.

Io, che sono stato eletto nelle liste della Democrazia Cristiana, non intendo di certo rinnegare i principi che formavano la base di questo partito, oggi sulla via di una poco gloriosa liquidazio­ne; principi che si richiamavano all'ideale cristiano da appli­carsi nell'azione sociale. Né ho voluto defilarmi in un momento di difficoltà, magari per conquistare nuove e più credibili pre­stazioni.

Se ho preso la decisione, per molti versi dolorosa, di costituirmi in Gruppo Autonomo, è perché della vecchia Democrazia Cri­stiana, rinnovata solo a parole, non condividevo più l'immobili­smo, il poco spazio dato all'impostazione politica, la mancanza di reazione di fronte ai gravi problemi con i quali dobbiamo, tutti, oggi, confrontarci. Per non dire di un certo modo di gesti­re la cosa pubblica. Un comportamento collettivo, quello della Democrazia Cristiana, che negli ultimi tempi è stato sempre più pesantemente sanzionato dalla disaffezione dell'elettorato.

Io ho pienamente coscienza della necessità di rinnovare in modo radicale il modo di fare politica, il sistema di gestire la cosa pubblica, di rispondere alle attese dei cittadini. Ecco i veri motivi della mia decisione. Se ho messo lo "stop" alla mia pas­sata appartenenza politica, non è stato per fermarmi, ma per andare avanti con lo spirito di servizio che mi ha sempre ani­mato, per poter mettere in pratica una politica intesa come mezzo al servizio della gente, per il bene della gente, e non in­tesa come una questione di potere.

La mia meditazione ed il mio travaglio devono determinare la mia posizione non solo sui principi astratti e sulle cose d'inte­resse generale del Paese, ma pure riguardo alla politica valdo­stana, alla gestione della "res pubblica" regionale. Ecco perché mi è sembrato giustificato, in questa sede, un cenno alla mia posizione politica.

Prima di addentrarmi nell'analisi del bilancio di previsione, vorrei fare un accenno alla situazione economica internazionale e nazionale.

Per l'intero 1993, nei Paesi industriali si è delineata una fles­sione, superiore alle attese, del ritmo di crescita dell'attività economica e del commercio estero.

La disoccupazione si è aggravata e l'inflazione ha continuato a diminuire. Il clima di fiducia in Europa e in Giappone si è mantenuto depresso: vi hanno contribuito le tensioni sui mer­cati valutari europei, culminate con la decisione dello scorso 2 agosto di ampliare al 15 per cento i margini di fluttuazione delle valute aderenti agli accordi europei di cambio.

Secondo il Fondo monetario internazionale, il 1993 dovrebbe chiudersi con un aumento del prodotto lordo delle economie in­dustriali pari appena all'1,1 per cento (contro l'1,7 per cento registrato lo scorso anno), riflettendo l'andamento recessivo in Europa e in Giappone e la moderata ripresa nell'area norda­mericana. Per la Comunità europea è prevista una caduta del prodotto dello 0,2 per cento - 2,2 per le regioni occidentali della Germania -; per il Giappone dello 0,1; negli Stati Uniti l'anno dovrebbe invece chiudersi con una crescita del 2,7 per cento.

Nel 1994, sempre secondo il FMI, il ritmo di sviluppo delle eco­nomie industriali dovrebbe salire al 2,2 per cento. La ripresa dovrebbe estendersi al Giappone ed alla Comunità europea, do­ve i tassi di crescita dovrebbero raggiungere, rispettivamente, il 2 e l'1,6 per cento; in particolare, quelli della Germania e della Francia sarebbero prossimi all'1 per cento, mentre quello dell'Italia al 2 per cento e quello del Regno Unito al 3 per cento. Negli Stati Uniti, l'incremento del prodotto dovrebbe mantene­rsi stabile al 2,6 per cento. É previsto che la ripresa tragga sti­molo fondamentalmente dalle componenti interne della do­manda, sia per consumi privati sia per investimenti.

Questi tassi di crescita sarebbero comunque insufficienti ad assicurare un assorbimento della disoccupazione che salirebbe marginalmente, nel complesso dei Paesi industriali, all'8,4 per cento nel 1994. Nella Comunità europea il tasso di disoccupa­zione raggiungerebbe il massimo storico del 12 per cento; sol­tanto negli Stati Uniti si avrebbe un lieve miglioramento, dal 6,8 al 6,5 per cento. L'occupazione complessiva, pressoché in­variata nel triennio 1991-1993, dovrebbe presentare una lieve ripresa (0,8 per cento, in conseguenza soprattutto dell'aumento negli Stati Uniti pari all'1,4 per cento); nella Comunità europea dovrebbe restare stazionaria.

Nella generalità dei paesi l'inflazione appare sotto controllo: prevalgono condizioni di moderazione salariale; i prezzi del pe­trolio e delle altre materie prime sono stabili od in calo; gli ag­gregati monetari crescono a tassi moderati. L'inflazione nei Paesi industriali, scesa nel 1993 al 3 per cento per i prezzi al consumo ed intorno all'1 per cento per i prezzi alla produzione, dovrebbe ulteriormente ridursi nel prossimo anno; in alcuni Paesi (Giappone, Canada e Francia) l'aumento dei prezzi al consumo non dovrebbe superare il 2 per cento. La ripresa dell'attività economica prevista per il 1994 non appare tale da ostacolare l'incidenza dei fattori di contenimento dei prezzi so­pra ricordati.

Le previsioni del FMI sono fondate sulle ipotesi di un'ulteriore discesa dei tassi d'interesse in Europa, di una rapida conclu­sione del negoziato GATT e soprattutto di un miglioramento del clima di fiducia in Europa ed in Giappone, tale da consenti­re l'avvio dell'inversione del ciclo in queste due aree agli inizi del 1994. L'evoluzione congiunturale dell'economia internazio­nale presenta però notevoli incertezze; in particolare, in Euro­pa ed in Giappone la ripresa potrebbe registrare ritardi rispetto alle previsioni.

La moderazione dei prezzi ha consentito alle politiche moneta­rie di orientarsi in misura crescente al sostegno dell'attività economica. In Giappone, dove il tasso ufficiale di sconto è stato portato in settembre al minimo storico dell'1,75 per cento, i tassi d'interesse di mercato a breve termine hanno continuato a scendere negli ultimi mesi sino a livelli di poco superiori al 2 per cento.

Negli Stati Uniti sono rimasti, ormai da più di un anno, su valori storicamente bassi, attorno al 3 per cento. In Germania, l'allentamento delle condizioni monetarie è gradua­le; esso rappresenta un necessario elemento per la ripresa dell'attività in Europa; consente agli altri Paesi una discesa dei tassi di interesse interni con minori pericoli di variazioni rile­vanti ed indesiderate dei tassi di cambio.

Affinché il contributo delle politiche monetarie alla ripresa dell'attività economica possa esplicarsi appieno e riflettersi in riduzioni significative dei tassi di interesse reali a lungo termi­ne, è necessario che il peggioramento dei bilanci pubblici regi­strato nell'anno in corso, in larga parte per lo sfavorevole an­damento ciclico, non si protragga nel tempo e si rinnovi invece un rigoroso impegno al risanamento dei conti pubblici nel me­dio-periodo.

L'entità di tale impegno dipende, peraltro, dalle specifiche situazioni dei diversi Paesi, segnatamente dai livelli del debito pubblico e dalla severità della recessione.

Il rafforzamento della ripresa negli Stati Uniti e l'uscita dalla recessione di Paesi come la Germania e l'Italia non possono fondarsi su un allentamento della politica di bilancio: ne segui­rebbero una perdita di credibilità delle autorità e possibili rialzi dei tassi d'interesse, che si diffonderebbero sui mercati mon­diali. All'estremo opposto, nei Paesi come il Giappone, in cui non vi sono gravi squilibri dei conti pubblici, sussistono mar­gini per utilizzare lo strumento fiscale a fini di sostegno con­giunturale dell'attività.

Secondo le previsioni del FMI, nell'insieme delle principali eco­nomie industriali, i disavanzi pubblici dovrebbero ridursi nel 1994 al 3,9 per cento del prodotto lordo (dal 4,7 dell'anno in corso); i saldi dovrebbero migliorare in tutti i Paesi, tranne in Giappone ed in Francia, dove resterebbero sostanzialmente in­variati.

Negli Stati Uniti, per l'esercizio 1994 l'Amministrazione preve­de una riduzione del disavanzo federale che ne porti l'incidenza sul prodotto dal 4,6 al 4 per cento. La futura evoluzione della finanza pubblica in questo Paese dipenderà in larga misura dall'assetto che verrà dato al sistema sanitario, per il quale l'Amministrazione ha appena presentato una riforma di ampia portata.

In Giappone, al programma di spesa pubblica di recente appro­vato, diretto al sostegno della domanda interna, si è aggiunta una proposta del governo di attuare una considerevole riduzio­ne delle imposte dirette dal gennaio prossimo, da cui potrà de­rivare uno stimolo all'attività superiore a quello previsto dal FMI.

In Germania, secondo le ultime previsioni del FMI, nel 1994 il disavanzo delle amministrazioni pubbliche dovrebbe ridursi dal 4,8 per cento del prodotto al 3,5. Le prospettive di medio-perio­do del bilancio tedesco rimangono incerte: le citate previsioni si fondano su un'ipotesi di crescita per il prossimo anno che appa­re ottimistica; più in generale, gli oneri connessi con l'unifica­zione appaiono superiori al previsto.

Nel Regno Unito, il bilancio presentato lo scorso mese di marzo contemplava una riduzione del disavanzo delle amministra­zioni pubbliche dall'8,6 al 7,4 per cento del prodotto; alla luce della fragilità della ripresa in corso, l'opportunità di dare piena attuazione alle misure di contenimento del disavanzo è, al mo­mento, in discussione.

Per la Francia il FMI prevedeva, a settembre, una sostanziale stabilità del disavanzo delle amministrazioni pubbliche attorno al 6 per cento del prodotto; la legge finanziaria presentata in ottobre contempla, tuttavia, alcune limitate misure espansive a sostegno della domanda interna.

La debolezza dell'attività economica nei Paesi industriali nel 1993 si è riflessa in un forte rallentamento del ritmo di crescita del commercio mondiale, che per l'anno in corso dovrebbe scen­dere, con notevole scarto rispetto alle previsioni, al 3 per cento (dal 4,6 del 1992). Per il 1994, il Fondo monetario prevede un aumento del commercio mondiale complessivo pari a circa il 5 per cento (2,8 per cento per le esportazioni dei Paesi industria­li). La conclusione positiva del negoziato GATT potrebbe essere di grande importanza: oltre a rafforzare il commercio mondiale negli anni a venire, produrrebbe effetti positivi immediati sulle aspettative di ripresa dell'attività produttiva.

La crisi che ha colpito il Sistema monetario europeo dall'estate 1992, sfociata nella decisione dello scorso agosto di allargare la banda di oscillazione tra le monete del sistema, ha riflesso le difficoltà di coordinamento delle politiche monetarie in presen­za di priorità differenziate fra le diverse economie. In particola­re, nei Paesi con inflazione più bassa che in Germania, il livello dei tassi di interesse contrastava con l'esigenza di favorire la ripresa dell'attività economica.

Con la decisione di agosto non è venuto meno l'impegno dei Paesi aderenti agli accordi europei di cambio a mantenere un'elevata stabilità nei rapporti di cambio reciproci, ma è stato solo effettuato con gradualità l'adeguamento dei tassi d'inte­resse al nuovo assetto dei cambi, utilizzando in piccola parte i più ampi margini di manovra consentiti dalla maggiore am­piezza della banda di oscillazione.

É tuttavia opinione prevalente fra le autorità dei Paesi ade­renti allo SME che, al momento, manchino le condizioni per un rapido ritorno al sistema preesistente e che non sia opportuno stabilire scadenze per assumere decisioni al riguardo. Si sotto­linea, piuttosto, l'esigenza di creare le condizioni economiche di fondo per una maggiore stabilità dei cambi nella Comunità.

Con il completamento del processo di ratifica del Trattato di Maastricht si conferma l'impegno a procedere, dal prossimo gennaio e secondo il calendario prefissato, alla seconda fase dell'Unione monetaria europea. Verrà costituito l'Istituto mo­netario europeo e sarà data attuazione alle norme previste dal Trattato per questa fase, volte a dare forza e credibilità al pro­cesso di convergenza: sarà vietato il finanziamento monetario dei disavanzi pubblici; non saranno ammesse norme nazionali che stabiliscano condizioni di favore per l'accesso del settore pubblico al credito delle istituzioni finanziarie; saranno raffor­zati i poteri della Commissione in materia di accertamento di disavanzi pubblici eccessivi degli Stati membri.

Il divieto di fi­nanziamento monetario dei disavanzi comporta, tra l'altro, che vengano aboliti gli scoperti in conto corrente presso le banche centrali, e che queste si astengano dall'intervenire sul mercato primario dei titoli di Stato.

Dopo le turbolenze valutarie dell'ultimo anno, la configurazione dei cambi, oggi prevalente fra le principali valute, appare maggiormente in grado di assicurare la stabilità nelle relazioni tra le maggiori economie. In particolare, l'apprezzamento dello yen dallo scorso anno (pari a circa il 30 per cento in termini ef­fettivi rispetto all'agosto del 1992) va nella direzione di favorire nel medio-periodo il riequilibrio delle partite correnti del Giap­pone. Nell'attuale fase ciclica negativa è tuttavia desiderabile per l'economia internazionale che la riduzione dell'attivo giap­ponese trovi origine soprattutto nella ripresa della domanda interna di quel Paese. I tempi lunghi con cui le variazioni dei tassi di cambio reale si riflettono sui flussi di merci e servizi non lasciano peraltro prevedere, secondo le valutazioni del FMI, una riduzione degli squilibri correnti tra le principali aree industriali entro il 1994.

L'economia italiana.

Nel 1993 si è approfondita, in Italia, la fase negativa del ciclo economico. Secondo il preconsuntivo, tracciato a settembre dal Governo nella relazione previsionale e programmatica, l'anno dovrebbe chiudersi con un lieve incremento del prodotto inter­no lordo rispetto alla media del 1992. Il forte deprezzamento della lira ha favorito un'ampia riallocazione degli impieghi del reddito dalla domanda interna a quella estera: si è così evitata una caduta grave dei livelli di attività produttiva - anche se non di quelli dell'occupazione - e si è reso possibile un eccezio­nale miglioramento del saldo corrente della bilancia dei paga­menti, che il citato documento governativo indica però come ancora negativo, per l'1 per cento del PIL nell'anno scorso. La brusca perdita di valore esterno della lira non ha impedito un'ulteriore riduzione del tasso d'inflazione.

Nello scenario programmatico per il 1994 delineato dal Gover­no, il PIL risalirebbe dell'1,6 per cento. Alla ripresa dell'attività contribuirebbe innanzitutto la domanda interna, tanto nella componente dei consumi privati, quanto in quella degli inve­stimenti fissi. Permarrebbe un impulso espansivo delle espor­tazioni nette, sostenute dal previsto ravvivarsi del commercio mondiale. La ripresa del reddito consentirebbe un lieve recupe­ro dell'occupazione. L'inflazione, moderata dal guadagno nella ragione di scambio e dalla contenuta dinamica salariale, rallen­terebbe di 1 punto percentuale nella media dell'anno. La bi­lancia di parte corrente raggiungerebbe l'equilibrio.

Questo scenario, mentre probabilmente sottostima il migliora­mento nei conti con l'estero - che potrebbe portare il saldo cor­rente in equilibrio già quest'anno e determinare un avanzo nel 1994 - presenta risultati, nel reddito, nell'occupazione e nella dinamica dei prezzi, che dipendono dal realizzarsi di precise condizioni. In particolare, la prosecuzione del processo di ridu­zione dell'inflazione è subordinata al consolidarsi di aspettative e di comportamenti improntati alla moderazione ed alla difesa delle quote della produzione nazionale sul mercato interno: di­verrebbero così permanenti rispetto a quelli del passato. Inol­tre, non è da escludere che la blanda ripresa del reddito previ­sta per il 1994, sulla base di prudenti assunzioni quanto ai tempi di ripristino della fiducia dei consumatori e degli investi­tori, sia accompagnata da un'ulteriore lieve caduta dell'occu­pazione, dopo quella molto forte che ci si avvia a registrare quest'anno.

L'azione del Governo è contraddistinta da un'accresciuta at­tenzione al progresso strutturale dell'apparato produttivo ed al funzionamento dei mercati. In quest'ambito si inscrive la ri­forma, appena avviata, dell'amministrazione pubblica: al di là dei risparmi di spesa cui potrà dar luogo nell'immediato, essa mira a promuovere l'efficienza dell'apparato pubblico, e per questa via la produttività dell'intera economia. A questo stesso fine è volto il processo di privatizzazione di larga parte delle imprese pubbliche: con la recente definizione delle procedure e dei tempi di attuazione si è soddisfatta un'importante precon­dizione di quel processo, che può ora procedere con speditezza e determinazione.

Seguendo le linee tracciate per il 1994 con il documento di pro­grammazione economico-finanziaria, la manovra di bilancio si pone l'obiettivo di mantenere l'avanzo primario del settore statale su di un livello analogo a quello che dovrebbe essere raggiunto nell'anno in corso (31.500 miliardi). In assenza di interventi, nel 1994 questo aggregato avrebbe subito un note­vo­le ridimensionamento, collocandosi sugli 800 miliardi, prin­cipalmente a causa della caduta della pressione fiscale (circa 1,5 punti percentuali), a sua volta attribuibile al venir meno degli effetti di alcuni provvedimenti di natura transitoria e di altri fattori che, nell'anno in corso, hanno sostenuto il livel­lo degli incassi. L'azione sul saldo primario dovrebbe inoltre com­portare risparmi di interessi pari a 7.500 miliardi, in rela­zione sia ai minori collocamenti di titoli, sia ai riflessi sui tassi d'inte­resse, il cui livello, al momento, risulta più favorevole ri­spetto a quello sottostante alle stime ufficiali.

L'azione sul saldo primario ed i suoi riflessi sulla spesa per in­teressi permetterebbero di proseguire, nel 1994, la riduzione del fabbisogno complessivo del settore statale che dovrebbe av­viarsi già dall'anno in corso. Tale aggregato scenderebbe dai 151.200 miliardi previsti per il 1993 a 144.200 nel 1994; in rapporto al PIL la flessione sarebbe più ampia: dal 9,7 all'8,7 per cento. Per conseguire questi risultati è stato posto in essere un insieme di interventi i cui effetti, sul saldo primario, in base alle valutazioni ufficiali, sono pari a 31.000 miliardi.

La manovra sulla spesa dovrebbe dar luogo a risparmi pari a 27.500 miliardi. Essa si basa fondamentalmente su un disegno di legge, collegato a quello della finanziaria, i cui effetti di ri­duzione delle erogazioni dello Stato sono indicati in circa 18.000 miliardi; gli interventi interessano principalmente la previdenza, la sanità, le spese di personale e l'organizzazione dell'amministrazione pubblica. I restanti risparmi di spesa, do­vrebbero essere assicurati dal disegno di legge finanziaria e dai tagli apportati agli stanziamenti in favore delle imprese e di altri enti del settore pubblico e dalla revisione della scansione temporale degli stanziamenti previsti dalle leggi pluriennali.

Gli aumenti netti delle entrate, che ammontano a 3.500 mi­liardi, modereranno la caduta della pressione fiscale indicata in precedenza. I provvedimenti di aumento delle entrate possono essere valutati in circa 11.000 miliardi; ad essi si contrappon­gono cospicue perdite di gettito in relazione soprattutto alla restituzione del drenaggio fiscale, all'attenuazione del prelievo sull'abitazione principale ed ai riflessi delle misure di conteni­mento della spesa pubblica. Per conseguire il risultato indicato, secondo i programmi del Governo, ai provvedimenti già definiti dovrebbero aggiungersi (entro la fine dell'anno) interventi, principalmente sulle imposte dirette, tali da fornire un gettito di 6.700 miliardi.

La manovra di bilancio per il 1994 ha il merito di concentrarsi sulla spesa e di avviare la riforma delle amministrazioni pub­bliche; essa mira non solamente a conseguire risparmi impor­tanti, ma anche ad acquisire maggiore efficienza nell'attività operativa dell'amministrazione e ad accrescere l'efficacia dell'azione pubblica. Il conseguimento degli obiettivi finanziari richiede fermezza e rigore nell'attuazione degli interventi cor­rettivi della spesa.

L'efficacia delle norme attinenti all'operare delle amministrazioni pubbliche dipende dalle modalità con cui verranno realizzati gli indirizzi definiti e dai comportamenti dei singoli amministratori. I tagli apportati agli stanziamenti in favore degli enti pubblici decentrati potrebbero non tradursi in riduzioni delle spese, ma in aumento dei debiti contratti con le istituzioni creditizie o con le imprese fornitrici. I risparmi programmati per la spesa farmaceutica sono strettamente le­gati alla riclassificazione dei medicinali prescrivibili (le norme che riguardano l'accesso al Servizio sanitario dovrebbero infatti comportare aumenti di spesa).

Nella relazione previsionale e programmatica l'invarianza, ri­spetto all'anno in corso, del saldo primario è collegata all'evo­luzione della congiuntura economica. Per consolidare la fiducia degli operatori nel risanamento dei conti pubblici e per benefi­ciare della ripresa prevista per l'economia internazionale, sono indispensabili la rapida approvazione della manovra ed il pieno rispetto degli obiettivi programmati; ne deriverebbero, altri­menti, pressioni sul livello dei tassi d'interesse, che compromet­terebbero il raggiungimento degli obiettivi definiti nel docu­mento di programmazione economico-finanziaria.

La crisi del Sistema monetario europeo non comporta muta­menti nell'orientamento di fondo della politica monetaria ita­liana; essa rimane indirizzata, in primo luogo, al controllo dell'inflazione, fino ad annullare il divario che ci separa dai Paesi europei, che godono di maggiore stabilità monetaria. Pur in assenza di un vincolo esplicito di cambio, disallineamenti sostanziali e prolungati rispetto ai valori di equilibrio possono, se non contrastati tempestivamente, alimentare nel medio-termine l'inflazione.

Come ha già affermato l'Assessore nella sua relazione, l'azione di Governo, che è basata sul bilancio preventivo, va condotta prima di tutto su concetti di chiarezza e di trasparenza, perché oggi l'elettore, come giusto, non è più disposto a dare deleghe in bianco ed a subire passivamente le cose. Ce l'hanno dimostrato ancora l'altro giorno, se ce ne fosse stato bisogno, gli studenti scesi sulle piazze di tutta l'Italia a gridare la loro volontà di es­sere protagonisti del loro destino. Bando quindi alle astuzie ed ai funambolismi, agli ermetismi, agli artifizi che tante volte hanno permesso di far dire ai bilanci tutto, ed il contrario di tutto. Con l'augurio sincero che i "problemi inerenti al supporto informatico" non siano una scusa in più per impedire a noi consiglieri, e soprattutto ai cittadini, di veder chiaro nel bilan­cio regionale.

Quale azione deve permettere il bilancio regionale a chi dovrà porlo in atto? Prendendo coscienza della difficile situazione fi­nanziaria generale, le disponibilità (che non sono certo poche) debbono essere prima di tutto messe a frutto. Con ciò, inten­diamo dire che non devono essere disperse nei tanti ruscelli, grandi e piccoli, delle "subventions" dell'assistenzialismo, né fatte ingoiare dalla sempre più mostruosa macchina burocrati­ca. Le disponibilità, invece, debbono essere messe a fruttare in incisive spese di investimento, devono costituire una leva per risollevare le sorti dell'economia regionale.

Non siamo certo soddisfatti del modo con cui vengono affrontati e condotti i problemi della nostra agricoltura, che deve tuttora uscire dalla "tenda ad ossigeno", per sfruttare in modo adegua­to le non certo rilevanti chances di cui si può disporre nel no­stro difficile ambiente di montagna.

Siamo molto preoccupati per la situazione industriale, settore la cui vitalità è indispensabile per una sana economia regiona­le. Il problema più grave è la Cogne, ma si tratta della punta di un iceberg. La sempre più diffusa situazione di crisi delle aziende, che pure avrebbero dovuto essere di punta, ci confer­ma che l'azione regionale non può certo sperare di essere vitto­riosa con il ricorso a soluzioni miracolistiche ed ai facili entu­siasmi, suggeriti dalle tecnologie cosiddette "di punta".

Si è molto puntato in passato sull'apporto del turismo. Anche in questo campo vi è stata una certa faciloneria, alla quale va po­sto rimedio. Per esempio, abbiamo fatto troppo spreco del terri­torio. Dobbiamo invece renderci conto che le risorse del nostro patrimonio naturale non sono infinite e che certe lacerazioni sono irreparabili. Diciamo pure "en passant", che non sono certo i convegni od i concorsi scolastici che potranno rimettere in sesto l'ambiente.

Certamente le risorse del turismo sono fondamentali, ma sono pure le prime che vengono a mancare in momenti di crisi politi­che internazionali (un esempio è stata la guerra del Golfo), di sfavorevoli congiunture economiche nazionali o internazionali o magari perché è carente la materia prima, la neve.

L'azione di promozione turistica va poi rivista e coordinata, perché, così com'è condotta attualmente, serve solo a fare aumentare l'af­flusso nei momenti del "trop plein" del ferragosto e delle feste di fine anno.

Una delle note più dolenti della nostra situazione è quella del settore della sanità: siamo sempre in attesa dell'adeguamento delle strutture ospedaliere e dobbiamo prendere atto, tutti, che non siamo ancora capaci di rispondere in modo adeguato alle necessità di chi soffre o è in stato di disagio.

Quanto è credibile l'inserimento nei fondi globali di 7,5 miliardi per l'acquisizione del presidio ospedaliero di Viale Ginevra?

Vi sono poi sul tappeto quelli che possono essere considerati i problemi maggiori, quelli che devono essere affrontati con la più grande decisione.

Sono i problemi che angosciano i giovani, le donne, le famiglie. I problemi dell'occupazione, della casa, della droga, degli anziani, dei portatori di handicap. Questi so­no i grossi nodi che devono fare ai loro fazzoletti i membri dell'esecutivo regionale.

Vorrei fare anche un accenno ad un problema, per così dire, geografico. É riferito agli effetti che l'azione dell'ente Regione ha sul territorio. Non vi è solo sperequazione tra le categorie sociali, per cui certi effetti delle disponibilità pubbliche conti­nuano ad essere, per intenderci, quelli classici del "piove sem­pre sul bagnato"; ma vi è pure il fenomeno "pelle di leopardo".

Mi spiego meglio: la conquista dell'autonomia, nell'idea dei suoi padri (come possiamo ricordare in quest'occasione del cinquan­tesimo anniversario della "Dichiarazione di Chivasso") si pro­poneva di porre rimedio alla situazione di disagio economico e sociale delle popolazioni delle vallate alpine.

É vero che oggi la nostra città-capoluogo, le agglomerazioni urbane della vallata centrale, sono alle prese con la grave crisi industriale, per cui è fondamentale che in questa direzione l'operatore pubblico re­g­ionale faccia il massimo sforzo.

É vero che in montagna le no­stre stazioni hanno bisogno di essere sostenute nella loro azio­ne per la conquista di nuovi e migliori bacini di utenza. Ma è altrettanto vero che esistono qua e là, nella Valle d'Aosta, sac­che di disagio: gente anziana, gente che vive nella solitudine, in una povertà che è sempre tale, anche se è dignitosa. Gente che non ha mai goduto dei benefici effetti del turismo. Gente che ha beneficiato ben poco dei vantaggi dell'autonomia, tanto da non essere per nulla ricompensata del suo attaccamento alla terra, alle tradizioni, al patrimonio morale e spirituale della Valle d'Aosta, oggi, purtroppo, offuscato dai tristemente noti episodi di malcostume politico che stanno negativamente omologandoci al resto della Penisola.

Il giudizio che si può dare della relazione dell'Assessore è di un compito diligentemente svolto da uno studente di economia, con un'altrettanto diligente applicazione di formule di analisi eco­nomica, che in qualche misura posso anche condividere, ma che rimane comunque utopistico, in quanto non tiene conto della reale situazione della nostra Regione. Basti pensare all'enorme impegno di spesa previsto per lo sviluppo ferroviario della linea Aosta - Pré-St-Didier (cap. 67970), pari a 4 miliardi, a fronte dei 400 milioni preventivati l'anno scorso. Il tutto, tenendo in debita considerazione sia il fatto che la linea sopraccitata viene da tempo considerata dalle Ferrovie dello Stato un ramo secco da eliminare, sia l'ultimazione del primo tratto della nuova autostrada Aosta - Monte Bianco. Questo è solo uno degli esempi lampanti di mancanza di valore reale di questo bilancio.

Per quanto riguarda le entrate, va anzitutto sottolineato che le entrate sono state in parte gonfiate e questo è un grave errore, perché, oltre ai riflessi negativi dovuti e collegati ad un bilancio gonfiato, comporterà sempre maggiori attenzioni ed invidie da parte del resto d'Italia, tenuto conto che già siamo considerati dai mass media come una delle Regioni più ricche, anche se a torto, secondo me, visto che non vengono sottolineate le mag­giori competenze che abbiamo.

Inoltre, questa gonfiatura toglie al bilancio quella credibilità, quella realtà più che mai indispensabile per poter impostare la vita amministrativa della nostra Regione.

Passando ad un'analisi più dettagliata, occorre far notare l'in­cremento del Titolo I, dove la maggiore variazione in aumento rispetto alle previsioni 1993 è rappresentata dalla voce (cap. 01200) riguardante la quota del gettito dell'IRPEF, che passa da 260 miliardi a 305 miliardi, in contrasto con la situazione reale di crisi economica, caratterizzata dal continuo chiudersi delle industrie, delle imprese artigiane, dalle restituzioni di molte licenze commerciali e dai licenziamenti, purtroppo pre­visti e molti già attuati. Sono tutti fattori che, comportando conseguentemente una diminuzione di reddito, fanno sì che sia poco credibile un aumento considerevole del gettito IRPEF.

Per quanto riguarda i 448 miliardi quale quota sostitutiva dell'IVA da importazione, occorre ricordarsi anche delle mag­giori competenze che ci sono state assegnate dal Governo ita­liano, competenze che comportano delle spese per circa 150 mi­liardi, per cui l'entrata effettiva è di 298 miliardi. Vi è inoltre il rischio che, in futuro, ci rimangano accollate le spese di queste nuove competenze, senza però avere come contropartita il rela­tivo importo della quota sostitutiva dell'IVA da importazione.

Procedendo nell'analisi, non si può non rilevare l'ennesima pre­senza nel bilancio di un mutuo che, come in passato, non è niente altro che un trucco contabile che serve a pareggiare il bilancio, ennesima dimostrazione di non rispondenza del bi­lancio alla realtà e secca smentita delle affermazioni dell'As­sessore, che definivano questo bilancio diverso da quelli del passato.

Per quanto concerne le spese, si nota un decremento notevole, rispetto al 1993, delle spese di investimento: ciò a dimostrazio­ne che non si è voluto tagliare sulle spese correnti. Analizzando poi il rapporto tra le spese spendibili a legislazione vigente ed i fondi globali, si può annotare che la maggior parte delle risorse disponibili è destinata alla copertura di spese già autorizzate, lasciando quindi poco spazio a nuovi interventi, con conseguen­te rigidità del bilancio.

Veniamo ora ai fondi globali, che rappresentano i cosiddetti so­gni nel cassetto, dove si può enunciare la programmazione di determinati interventi della Giunta regionale.

Qui siamo in presenza di un'ennesima dimostrazione di debo­lezza di questo bilancio, in quanto vi è una riduzione significa­tiva dell'importo dei fondi globali (158 miliardi rispetto a 195); inoltre sono previsti 39 miliardi per il finanziamento di spese correnti e solamente 119 per le spese di investimento, tra le quali non vi sono grandi interventi qualificanti, ma solo un'enunciazione di buoni propositi e nulla più; senza dimenti­care che, mentre sono stati previsti fondi per il campo da golf, non si sono tenute in alcun conto, ad esempio, le esigenze del Museo minerario regionale, che sicuramente ha funzioni e fi­nalità più importanti per la tradizione e per la storia valdosta­na. Positiva è invece la presenza di circa 30 miliardi da desti­nare alle opere di ripristino dei territori colpiti dall'alluvione del settembre scorso.

Sempre rimanendo in tema di fondi globali e facendo riferimen­to alle affermazioni dell'Assessore, che ha definito questo bi­lancio "a misura d'uomo", cioè con l'uomo al centro dell'atten­zione, è difficile capire perché, tra le varie linee di intervento previste nei fondi globali per la comunità e le persone, vi sia un solo ed unico intervento qualificante: la costruzione di un cen­tro di riabilitazione per persone affette da disturbi psichici. Ef­fettivamente è un po' troppo poco per giustificare la tesi - anche se sarebbe più corretto parlare di ipotesi - dell'Assessore della centralità dell'uomo.

Il disegno di Leonardo da Vinci, che simboleggia l'essere umano come "misura di tutte le cose", utilizzato nella presentazione di tutti gli atti concernenti il documento di bilancio e l'abbondante sottolineatura data nella premessa della relazione, alla "centralità dell'uomo" mi aveva fatto credere che, finalmente, l'uomo sarebbe stato posto al centro delle scelte strategiche e programmatiche di questa Giunta regionale; e di questo, lo con­fesso, mi ero compiaciuto.

Nell'analizzare più dettagliatamente il documento, come ho testé affermato, mi sono però accorto che, in linea di massima, i propositi espressi attraverso la simbologia leonardesca e le af­fermazioni nella premessa della relazione sono rimasti nelle intenzioni - può anche darsi che mi siano sfuggiti! - e che vero­similmente (vedi pagina 8) "l'esigenza di conciliare... del nostro territorio" è rinviata a tempi migliori!

La circostanza della "legislatura piena che ci è davanti", alla quale l'Assessore Lévêque ha fatto riferimento, autorizzava questo Consiglio ad identificare nel documento di bilancio "progettualità e pianificazione" assolutamente elevate. Inoltre, il tema del "cambiamento" sembrava dover trascinare le scelte di questa Giunta. Invece no, la "progettualità e la programma­zione" hanno il raggio d'azione della fionda, quando sarebbero necessari i missili interplanetari, e gli obiettivi del "cambiamento" sono molto simili a quelli del "cambiare con noi" che io ho già sperimentato in altra circostanza ed in altra sede.

"Bilancio di scelte e non di tagli" è stato definito; ma, senza im­putare colpe a nessuno, né fare troppo i difficili, riesce piuttosto difficile condividere tale affermazione. La disponibilità reale - è scritto a pagina 12 della relazione, ma se non fosse scritto lo si capirebbe ugualmente - è inferiore del 7 per cento alla previ­sione dello scorso anno! E se questo non è un taglio...! Poi si aggiunge: "Sarebbe potuta andare anche peggio, perché la pri­ma proposta del Governo Ciampi riduceva la disponibilità del 18 per cento"! Sì, possiamo anche rallegrarcene, ma è sempre un taglio!

In conclusione, devo ribadire che siamo di fronte ad un bilancio che non si differenzia da quelli passati e che, comunque, in al­cune parti si dimostra non aderente alla vita economica e socia­le della Valle d'Aosta e quindi non rispondente ai buoni pro­positi enunciati dall'Assessore. Per questi motivi voterò contro.

Président - Le Conseiller Joseph César Perrin a demandé la parole.

Perrin G.C. (UV) - Je crois que ceux qui siègent depuis longtemps dans ce Conseil se sont rendu compte que, d'un côté il y a la croyance dans les grands systèmes, de l'autre côté il y a la réalité qui doit être affrontée au jour le jour avec toutes ces difficultés. C'est à cette réalité que le Gouvernement régional, à travers la présentation du budget, doit regarder.

Ces mêmes conseillers savent aussi qu'au cours des années s'est créé un mythe du budget régional. Dans le sens qu'à ce budget est donnée la plus grande attention au cours de toute l'année, comme si les lois financières étaient les uniques moments de réflexion sur la politique valdôtaine. Nous voyons très souvent des lois de grand intérêt qui passent en cinq minutes; il faut parfois des journées entières de discussion pour le budget.

Je ne nie pas que ce soit un moment important mais je crois qu'il faut quand même faire une réflexion au moment où l'attention la plus grande du Conseil devrait être concentrée non sur le budget mais sur le bilan, sur le moment où l'on rend compte de l'activité parce qu'il ne faut pas oublier que le budget n'est qu'un moment de prévision.

C'est un moment important, sans doute, parce qu'à travers les prévisions on dévoile quelle est l'adresse qu'on veut donner à la politique et à l'administration valdôtaine; adresse qui peut être, pour un tas de raisons, modifiée au cours de l'année.

Il s'est créé un rite aussi avec la majorité qui dit: "C'est le meilleur des budgets" et avec l'opposition qui dit le contraire. Je crois que, honnêtement, il faut abandonner l'opposition extrémiste parce que la perfection est difficile à rejoindre et nous n'aurons jamais le budget parfait. Nous pouvons, cependant, avoir de bons budgets et je crois que celui-ci en est un parce qu'il donne des réponses aux objectifs que la majorité s'est posés au mois de juin, lors de sa constitution.

On peut entrevoir, dans ce qui était présenté, une première réponse a plusieurs de ces objectifs même si, évidemment, d'autres sont absents, parce qu'on ne peut pas résoudre tout dans un seul instant.

Les budgets ont toujours une partie de rêve et une partie de réalité. La réalité est donnée par le présent et par les difficultés d'ordre politique, d'ordre économique, d'ordre financier que le présent pose; le rêve est donné par la volonté d'innover dans cette réalité pour la dépasser.

Or, je crois voir dans le budget 1994, qui est présenté par le Gouvernement régional, cette réalité et ce rêve. La réalité parce qu'on affronte toute une série de problèmes et le rêve qui est, si nous voulons, caché dans l'annexe 8, celui des fonds globaux, qui contient, à mon avis, la possibilité de grosses innovations pour le futur.

Je dis, donc, qu'il s'agit d'un bon budget parce qu'il s'agit d'un budget de transition. Budget de transition parce que, par volonté de cette majorité, nous sommes à un tournant de la vie politique valdôtaine. Ce budget donne des orientations pour un changement. Orientations qui, évidemment, ne sont pas encore complètes, sont graduelles, parce que nous sommes encore pris par une chemise de force qui nous oblige à procéder par degrés. Il y a des contraintes qui nous sont données par une machine régionale qui doit être modifiée. Machine régionale qui est lente, qui crée des résidus, qui ne permet pas d'agir avec souplesse et on le voit dans plusieurs chapitres du budget même. Il y a des engagements précédents auxquels il faut donner une réponse puisque, malgré les changements, il y a et il faut qu'il y ait une continuité dans l'Administration régionale. Il y a toute une série de lois de secteur qui prennent une partie des ressources financières de façon obligatoire. Il y a même des moments contingents auxquels il faut répondre. Je pense, par exemple, aux dégâts provoqués par les inondations des 22, 23 et 24 septembre derniers qui ont modifié de façon substantielle la possibilité d'adresse du Gouvernement régional qui, face à ces dommages, a dû répondre en soustrayant une partie des ressources pour ce secteur.

Je crois, cependant, que ce bilan a été fait avec beaucoup de rigueur pour ce qui concerne la dépense; plusieurs l'ont souligné. Une contraction, la volonté de ne pas procéder pour amplifier le budget à de nouveaux emprunts et d'éliminer dans l'arc de quelques années ces emprunts mêmes. Il y a une volonté de contraction dans les dépenses courantes et cetera. Il y a des objectifs fondamentaux qui ont été fixés: une attention à la santé, à l'aide sociale, à la sûreté publique qui doivent, dans le futur, occuper une grande partie de l'attention de l'Administration régionale et de son activité.

Il y a une volonté nouvelle de soutenir l'économie en abandonnant une ligne qui était peut-être trop prononcée dans le passé, qui était celle de l'assistance à l'industrie, à l'artisanat ou à d'autres secteurs pour arriver, à travers toute une série d'actions, dont nous voyons par exemple certains organismes dans les fonds globaux, à stimuler cette industrie même, à la programmer d'une façon qui n'est pas possible dans l'arc de quelques mois ou d'une année mais qui a besoin d'un arc de temps qui sera beaucoup plus ample, afin de pouvoir faire marcher l'économie valdôtaine avec ses jambes et de créer une économie endogène qui puisse, à son tour, créer de la richesse pour la Vallée d'Aoste.

En effet, ce bilan doit d'un côté nous préoccuper: la diminution des entrées qui est peut-être vue par certaines forces présentes dans ce Conseil et même par certaines forces de la majorité comme un bien, n'est pas ainsi. C'est un mal pour la Vallée d'Aoste et la recherche de nouvelles ressources financières doit être l'effort principal de l'action gouvernementale. Action que l'on retrouve dans ce budget à travers la valorisation du patrimoine régional, à travers la valorisation du patrimoine naturel qui peut être une grande ressource pour la Vallée d'Aoste, à travers la rationalisation des différents secteurs de l'économie valdôtaine, à travers la recherche de ces moyens qui puissent créer de nouveaux bénéfices, à travers une Région qui ne soit plus omniprésente dans l'intervention financière, mais qui soit présente en guidant les différents secteurs, en guidant l'économie à travers une forte programmation.

Il y a une volonté d'une forte action culturelle parce que peut-être ce qui a fait que notre économie ne soit pas suffisamment solide c'est aussi un manque de culture dans notre région. Peut-être parce que cette économie était adressée unilatéralement dans certains secteurs au lieu d'être dispersée sur toute la population et sur plusieurs domaines.

Le fait de préparer les enseignants à travers la création de cet institut universitaire pour les futurs enseignants d'école maternelle et d'école primaire qui devront, dans le futur, posséder un diplôme de type universitaire, va dans cette direction. Nous devons peut-être reprendre une action que notre mouvement, l'Union Valdôtaine, modestement avait porté de l'avant au début des années '80, par la création de lycées techniques qui préparent les jeunes dans tous les secteurs de l'économie valdôtaine. Nous sommes, je crois, en Vallée d'Aoste, extrêmement faibles dans le secteur de l'artisanat qui a pourtant d'énormes ressources, d'énormes possibilités et qui voit, au contraire, un manque de préparation, un manque de volonté de la part de nos jeunes de s'y adresser. Nous pourrions, dans plusieurs secteurs de l'artisanat, être non plus des importateurs mais des exportateurs, non seulement dans les régions italiennes mais dans l'Europe. Mais pour cela il faut préparer les artisans et pour les préparer il faut une école de type différent, il faut une école beaucoup plus souple qui puisse se valoir aussi d'autres types d'enseignants que ceux que l'organigramme dans lequel nous sommes contraints impose.

Je disais donc qu'il s'agit d'un budget de transition aussi parce que, vraiment, par volonté de cette majorité et de ce Gouvernement, nous allons rapidement vers une grande décentralisation, vers les collectivités locales. Décentralisation qui sera accompagnée d'une simplification législative qui devra éliminer le carcan de toute une série de lois lourdes, de difficile interprétation qui s'entremêlent: législations nationales et régionales. Mais cela doit s'accompagner de cette volonté déjà amorcée de décentralisation vers les collectivités locales: communes et communautés de montagne qui verra forcément le transfert d'une partie considérable du budget régional vers ces mêmes collectivités.

Donc, dans le futur, on va assister à un budget qui sera complètement différent de celui actuel, de transfert de compétences et, donc, de transfert de personnel régional. Il faudra peut-être étudier la possibilité d'avoir, pour ce qui concerne le personnel actuel des collectivités locales, le même statut juridique du personnel régional de façon à faciliter le passage de l'Administration régionale aux collectivités locales parce que, autrement, il y aurait le danger de multiplier les dépenses courantes si on devait maintenir le nombre actuel de fonctionnaires dans l'Administration régionale et de créer, à travers le passage de nouvelles compétences aux collectivités locales, d'autres emplois encore.

C'est justement pour cette volonté manifestée par le Gouvernement régional, d'un côté de regarder à la réalité actuelle, de l'autre côté de se mouvoir vers cette décentralisation et donc vers une fonction différente de l'Administration régionale, que l'Union Valdôtaine, non uniquement pour le fait qu'elle est force da majorité relative de ce Conseil et de cette majorité, votera cette année bien volontiers ce budget 1994.

Si dà atto che alle ore 11,50 assume la Presidenza il Vicepresi­dente Viérin Marco.

Presidente - Ha chiesto la parola il Consigliere Rini.

Rini (GA) - Dopo aver esaminato a fondo il bilancio di previsione e sentito le esposizioni dei vari assessori, soprattutto in sede di II Commissione consiliare, credo di poter dire che questo bilancio sia, nel suo complesso, di buona qualità, perché tiene sicura­mente e giustamente conto delle condizioni economiche non positive del momento, nonché dei prevedibili minori introiti futuri.

Mi pare, inoltre, il bilancio manifesti in modo particolare la volontà di cambiare rotta e di indirizzare le spese soprattutto verso gli interventi di carattere sociale e quelli a supporto dell'attività produttiva e dell'occupazione, tenendo in particola­re considerazione le fasce più deboli della società.

Alcuni punti che io ritengo molto importanti sono i seguenti:

- la volontà di far sì che gli enti locali dispongano di mezzi fi­nanziari adeguati, dando loro la possibilità di decidere in modo più autonomo;

- l'intento di voler completare le iniziative in corso prima di avviarne di nuove, e l'impegno, per queste ultime, di tener conto fin dalla progettazione dei successivi oneri di gestione;

- la costituzione di un organismo che consenta la partecipazione delle forze sociali ed economiche della Valle d'Aosta alle più importanti scelte economiche;

- la volontà di dismettere gli immobili superflui, che tra l'altro determinano onerose spese di gestione, in modo da evitare che la Regione si trasformi in una società immobiliare;

- l'individuazione di progetti-guida a lungo termine;

- la formazione professionale.

Entrando poi nel dettaglio, per quanto riguarda l'archeologia, lo sport ed il turismo, vedo bene:

- la volontà di incentivare i restauri e chiudere gli scavi aperti prima di aprirne di nuovi;

- l'estensione ai comuni della possibilità di accedere al credito sportivo;

- l'aumento delle presenze nelle giornate espositive nazionali ed internazionali con l'allestimento e l'esposizione di più prodotti artigianali, agricoli o turistici;

- l'adeguamento tecnologico degli impianti a fune esistenti e la limitazione delle nuove strutture;

- la rielaborazione, nel settore dell'ambiente e dei trasporti, del piano territoriale paesaggistico con l'accoglimento dei suggeri­menti dei comuni e delle comunità montane;

- la volontà di accelerare l'iter di approvazione dei piani regola­tori e delle loro varianti;

- la maggior fruizione del Parco nazionale del Gran Paradiso, con l'istituzione di centri per visite;

- il rilancio del ruolo ferroviario e l'elaborazione del piano del traffico;

- il collegamento ferroviario Pila-Cogne.

Mi pare che nel settore dei lavori pubblici avrebbe potuto avere particolare importanza il completamento della strada dell'En­vers, da considerare come una strada di collegamento dei vari paesi e come alternativa alla Statale 26, nel caso di una sua non percorribilità.

Nel settore dell'agricoltura, mi sembra positiva l'idea di au­mentare i cantieri diretti dalla Regione, anche per favorire l'in­serimento dei disoccupati. Certamente sarebbe stato utile un maggiore investimento a sostegno del settore agricolo, che è tanto importante per l'economia ed ha una funzione trainante anche per il turismo.

Purtroppo, specie a causa degli impegni presi in anni passati senza adeguate coperture finanziarie, ora non c'è più molto da investire e si scontano gli errori pregressi.

Secondo me, gli obiettivi di questo bilancio sono chiari ed il do­cumento ha anche una funzione operativa, specie là dove cerca di migliorare con i mezzi a disposizione la qualità della vita, dove mette l'uomo al centro dell'attenzione e dove individua progetti-guida a lungo termine.

Gli intendimenti sono sicuramente validi, ma se si vogliono conseguire i risultati auspicati occorre periodicamente verifica­re che quanto programmato sia effettivamente realizzato.

Come è già osservato da alcuni colleghi, in questo bilancio ci sono sicuramente delle deficienze e delle lacune. Tutto è discu­tibile e tutto è perfettibile.

Questo non è sicuramente un bilan­cio perfetto, ma, come ho già detto, è di buona qualità ed io lo ritengo valido e al di sopra delle logiche dei partiti. Pertanto, come avevo già anticipato in sede di II Commissione, anche ora, pensando alle aspettative dei Valdostani ed al bene della Valle d'Aosta, ritengo di dover dare il mio voto favorevole.

Presidente - Ha chiesto la parola il Consigliere Lanivi.

Lanivi (PVA) - Vorrei fare alcune considerazioni, più per invitare a riflettere che non per motivare il voto pro o contro il presente bilancio. A tale scopo mi riaggancerò ad alcuni particolari aspetti che sono stati sottolineati dai consiglieri che mi hanno preceduto.

Il Consigliere Bich ha giustamente posto l'accento sull'impor­tanza dell'attuale momento politico, considerato criticamente come "momento di transizione" anche per questo Consiglio re­gionale.

Da alcuni miei rapidissimi conteggi risulta che una sola forza politica ha il 37 per cento degli attuali 35 consiglieri, mentre il restante 63 per cento è ripartito fra ben dieci gruppi consiliari. Ciò significa che, a fronte di un gruppo piuttosto consistente, c'è un'evidente frammentazione delle forze politiche, che fa de­nominare questa fase politica "in via di ristrutturazione", anche se non sappiamo ancora come sarà ristrutturata.

Indubbiamente, è necessaria una semplificazione o una ridefi­nizione delle rappresentanze politiche, che superi le differenze lasciate dal passato.

Un secondo tema importante è quello dell'autonomia.

Si parla di una "seconda autonomia", non tanto per distinguere la prima dalla seconda, ma per adeguare un valore di fondo della comunità valdostana, cioè la volontà di autogoverno, alle mutate condizioni politiche, economiche, sociali ed istituzionali. Pertanto, fermo restando il riferimento al valore dell'autogo­verno, il vero problema è quello di adeguare le condizioni di autogoverno di questa società alle nuove e mutate situazioni sociali, politiche ed economiche.

Questo bilancio, a mio parere, contiene un dato complessivo positivo, perché con grande senso di concretezza garantisce a questa comunità una visione chiara dei limiti in cui l'Ammini­strazione regionale deve muoversi, perché intravede modalità, strumenti ed obiettivi compatibili con la volontà della Valle d'Aosta di mantenere ben fermi i tratti essenziali della sua identità.

Il primo risultato positivo raggiunto, che non deve mai essere dimenticato, è l'autonomia finanziaria. Checché se ne dica, e nonostante alcune riduzioni nelle entrate, sono comunque ga­rantite alla Regione autonoma Valle d'Aosta risorse sufficienti che le consentono di poter raggiungere obiettivi positivi com­patibili con il proprio futuro, cioè la Valle ha la capacità di far fronte, con le proprie risorse, a disegni politici ed amministra­tivi compatibili con le esigenze della sua gente.

Questo risultato non è - come qualcuno può dare ad intendere - un regalo, una graziosa donazione del Governo centrale, ma è frutto di quella posizione che la Valle d'Aosta ha sempre man­tenuto nei confronti del Governo centrale e che si è rivelata de­cisamente utile nel momento in cui tale rapporto è stato più difficile. Mi riferisco, in modo particolare, ai due anni appena trascorsi, e di ciò, al di là dell'azione del Governo regionale che è stata decisamente utile e positiva, al di là delle unanimi espressioni del Consiglio regionale nel sostenere quelle posi­zioni, bisogna rendere merito all'attività dei due Parlamentari che, in questo come in altri frangenti, si sono dimostrati all'al­tezza del ruolo di rappresentanti degli interessi dell'intera co­munità valdostana e non solo di una parte politica.

Terza considerazione.

All'esterno di questo palazzo è scritta la seguente dichiarazione programmatica: "Voir clair, vouloir vivre", che da un lato pre­suppone la ferma volontà di guardare con chiarezza quello che capita e, dall'altro, ipotizza l'intento di continuare a vivere co­me comunità che ambisce a gestire il proprio destino. Mi pare importante ricordare ciò ogniqualvolta si discute il bilancio.

Che vuol dire: "Voir clair"? Innanzitutto significa capire che il centro nazionale del potere, cioè Roma, sta via via obbedendo sempre più ad un centro di potere superiore, quello europeo, che ne condiziona l'attività e le scelte. Molto acutamente, in­fatti, il prof. Lombardini nell'ultimo Forum dell'economia a Saint Vincent ha detto che gran parte delle decisioni assunte dal Governo italiano erano le stesse assunte in precedenza dal Fondo monetario internazionale e dalla Banca mondiale degli investimenti, che comunque impegnano gli Stati nazionali. A tali decisioni conseguono, all'interno dei vari Stati, l'accresci­mento di forme di centralizzazione o l'assunzione di decisioni politiche in campo monetario, economico o finanziario che pos­sono determinare squilibri occupazionali o spostare flussi di in­vestimenti, facendo pesare le conseguenze di tali scelte su questa o quella categoria di persone.

L'aver ottenuto un'autonomia finanziaria, anche se inferiore a quella degli anni precedenti, ma comunque sufficiente a poter attuare alcune scelte strategiche nella nostra regione, è da considerarsi un traguardo positivo e, nello stesso tempo, un positivo quadro di riferimento per un bilancio che, non scaden­do in scelte illusorie, con modestia ma con concretezza e coe­renza, si avvicina ad un contenimento-smagrimento delle sue finanze, ma nello stesso tempo anche ad una migliore messa a fuoco degli obiettivi che intende perseguire.

Che cosa è importante fare oggi?

Sicuramente nessuno di noi, né come singolo né complessiva­mente come Consiglio regionale, vede con chiarezza dove tende la ricerca di nuovi equilibri, non solo nazionali, ma anche in­ternazionali. Mi riferisco, in modo particolare, alle due tenden­ze in atto nello scenario internazionale: quella che mira a con­centrare i poteri e che è in grado di condizionare la vita dei po­poli, delle nazioni e delle comunità, e quella che tende a riasse­gnare a tutte le comunità, anche ai piccoli popoli, lo spazio suf­ficiente a consentire loro di gestire il proprio futuro e a conse­guire gli obiettivi possibili o effettivamente raggiungibili.

Mi spiego meglio. Oggi si vuol sapere se le decisioni che inte­ressano l'umanità saranno assunte da pochi centri in cui si gestirà il potere internazionale di tipo politico-militare o eco­nomico-finanziario, oppure se i popoli potranno continuare ad essere effettivamente artefici del proprio futuro.

La Valle d'Aosta ha un proprio destino, se non altro di testi­monianza, quello di affermare il diritto dei popoli, anche di quelli piccoli o piccolissimi come il nostro, a vedere garantita la possibilità di gestire il loro futuro.

Credo che la posizione della Valle e le sue condizioni siano an­cora tali da garantire spazi sufficienti, anche se più ridotti dal punto di vista finanziario, per consentirle di riconsiderare il proprio futuro.

Ora voglio indicare alcuni particolari valori della nostra co­munità che vanno mantenuti saldi e fermi nell'azione ammini­strativa, perché possono dare un senso politico ed amministra­tivo al nostro agire, specie di fronte al tentativo di omologazio­ne o al tentativo di rapportarci alle grandi dimensioni massifi­canti: la libertà individuale, la volontà di autogoverno, l'utilizzo della posizione geografica della nostra regione, la cultura, la lingua e la storia di questa comunità, le caratteristiche demo­grafiche e territoriali, nonché l'integrazione sociale, cioè la ca­pacità di vivere e di crescere senza chiuderci, ma integrando continuamente nella nostra storia le culture e le popolazioni che qui si sono insediate.

L'azione della Regione deve sempre riferirsi a questi valori per dare un senso positivo alla sua azione amministrativa.

Quali sono allora i punti fermi affinché questa comunità possa non solo sopravvivere, ma vivere?

1°) Sicuramente la scelta strategica sta nella valorizzazione delle risorse umane, non intesa come attenzione circoscritta al mondo della scuola o dell'istruzione, ma intesa come migliora­mento qualitativo dell'intera comunità, sia delle componenti educativo-formative, sia di quelle che tendono a migliorare le prestazioni imprenditoriali, personali e lavorative della nostra comunità.

2°) Al tema della libertà individuale si collega il grande pro­blema della democratizzazione del potere in Valle d'Aosta, quindi occorre riqualificare l'azione della Regione e avviare il decentramento e la dislocazione sul territorio di certe funzioni.

3°) In questo particolare momento occorre chiarezza - e mi pare che il bilancio tenda a soddisfare appieno questo aspetto - nella programmazione delle risorse, nella coerenza e nella scelta degli obiettivi da raggiungere.

A queste poche riflessioni aggiungo ancora alcune considera­zioni finali.

1°) Invito a prendere atto o a cominciare ad intensificare l'at­tenzione su tutte le iniziative assunte dalle autorità interna­zionali. Mi riferisco soprattutto a quelle assunte a livello euro­peo, che possono notevolmente incidere sulla nostra vita e sulla nostra azione quotidiana a livello regionale.

É vero che occorre una grande attenzione ai fatti politici ed economici nazionali che ci riguardano più da vicino, ma bisogna partire sempre dall'idea che su tali fatti peseranno, in maniera sempre più significativa, le decisioni che saranno assunte a li­vello superiore.

2°) Mantenere ferma la volontà di aderire alle caratteristiche della nostra comunità, senza fare analogie o confronti con si­tuazioni che solo apparentemente sono vicine alle nostre, men­tre in realtà sono piuttosto lontane.

Mi riferisco soprattutto - ed era una breve annotazione che avrei voluto fare all'intervento del Consigliere Tibaldi - all'analogia tra la Valle d'Aosta ed il Trentino-Alto Adige che, se viene fatta con criteri eccessiva­mente semplicistici, corre il rischio di porre a confronto due realtà le quali, pur avendo alcuni tratti comuni, presentano tuttavia anche molte differenze di carattere demografico, cultu­rale e territoriale.

Avere ben presenti e ferme le caratteristiche, le peculiarità, le specificità della Valle d'Aosta è un parametro certo per non assumere decisioni che potrebbero rivelarsi de­vastanti per la nostra Regione.

Mi pare che il Consigliere Florio abbia fatto alcune annotazioni degne di una certa attenzione.

Egli ha sostenuto che in un mo­mento difficile occorre esprimere il meglio, ma per esprimere il meglio bisogna riflettere molto. Questo significa che non è pos­sibile inventare nulla di nuovo.

Il presente bilancio ha appunto il merito di non proporre inter­venti spettacolari. Gli obiettivi sono chiari, coerenti e molto an­corati alla realtà. Questo è un dato positivo.

Ora siamo in una fase di riflessione, che ci è imposta dalla diffi­coltà che incontriamo ad osservare con chiarezza il futuro. É un dato di fatto che bisogna tenere ben presente.

Per dare un contributo alla riflessione, e non certo per voler emettere qualche giudizio, credo di poter dire che per valutare con obiettività e chiarezza gli anni '80 bisognerebbe riflettere su un periodo di tempo più lungo, che tocca tanto gli anni im­mediatamente precedenti il decennio in questione, quanto quelli seguenti in cui saremo o sarete responsabili del destino di questa Regione. Tutto ciò, non per rivalutare quel decennio ad arte, ma per indicare con obiettività i risultati positivi o ne­gativi effettivamente conseguiti.

Un'ultima considerazione, che comunque corrisponde ad una dichiarazione di voto, è relativa alla centralità dell'uomo citata nella relazione dell'Assessore alle finanze Lévêque. Qualche consigliere l'ha ricordata ed io non credo che tale sottolineatura debba essere intesa come astratta ripetizione di affermazioni fatte altrove. Essa riguarda, invece, la centralità della comuni­tà valdostana ed è quindi la concretizzazione della centralità del valore dell'uomo, che per realizzarsi appieno ha bisogno di una dimensione in cui ritrovarsi.

Pertanto, quando si afferma la centralità dell'uomo in questo bilancio, si afferma la centralità di una comunità che, se riesce ad attuare e diffondere al proprio interno la solidarietà, la li­bertà e la giustizia, crea quello spazio ideale in cui l'uomo della nostra comunità può realizzarsi al meglio.

La relazione dell'Assessore alle finanze termina con la speran­za che il binomio "fiducia-futuro" sostituisca quello "rancore-passato" Anche il nostro voto a favore del bilancio vuole essere di buon auspicio a tale speranza.

Si dà atto che alle ore 12,14 riassume la Presidenza il Presiden­te Stévenin, il quale dichiara chiusa la discussione generale.

Presidente - Termina qui la discussione generale. Ha chiesto la parola il Presidente della Giunta, Viérin Dino.

Viérin D. (UV) - Permettez-moi d'abord de remercier tous ceux qui sont intervenus au cours de ce débat concernant la présentation du budget pour 1994. Je crois qu'il est important de souligner cette participation, compte tenu de l'importance que ce document revêt quant aux choix, quant aux actions que la majorité et le Gouvernement envisagent de poursuivre au cours de l'année prochaine, afin de mettre en application le programme de majorité qui a été présenté le mois de juin dernier.

Il est vrai, parfois cette discussion, cet examen risquent de tomber dans une phase rituelle où, d'un côté, on met l'accent sur les aspects positifs et, de l'autre côté, on a la tendance à souligner surtout les aspects négatifs.

Je crois que ces deux attitudes font partie de la même réalité, parce que nécessairement un budget représente toujours un premier pas vers la réalisation de certains objectifs et, donc, à côté d'aspects qui comportent des retombées positives, il y en a d'autres qui représentent, par contre, une perspective, une ligne à suivre ou des objectifs à atteindre et qui nécessitent, de ce point de vue, un temps défini de réalisation.

C'est, par ailleurs, la même considération que nous pouvons faire quant à la présentation d'un programme qui est un programme de législature et une première vérification que l'on fait aujourd'hui, à quelques mois de la présentation de ce programme de législature, pour vérifier si nous gardons, de toute façon, le même chemin, si nous poursuivons les mêmes objectifs ou s'il y a des modifications ou des changements.

C'est un budget qui vient d'être soumis à votre attention, un budget qui, sous la responsabilité du Gouvernement, représente et constitue le programme de la majorité régionale et sur lequel nous somme appelés à donner, avant tout, un jugement d'ordre et de caractère politique.

C'est pour ces raisons que dans mon intervention je ne toucherai pas les problèmes spécifiques se rapportant aux différentes questions ou aux différents chapitres de ce budget, ayant la possibilité, par la suite, de répondre aux différentes sollicitations et aux différentes questions au cours de l'analyse que nous ferons tous ensemble de ces mêmes chapitres et des ces mêmes problèmes.

D'un point de vue général, et c'est une constatation que nous pouvons partager, qui a déjà été exprimée par plusieurs de ceux qui sont intervenus, nous vivons cette période que nous pouvons définir complexe, difficile, pour certains aspects même douloureuse, mais, en tout cas, de transition ou de transformation et de changement.

Nous assistons à une remise en question de certaines valeurs traditionnelles, nous assistons à une perte d'identité non seulement des personnes, des formations politiques, mais également de communautés tout entières. Dans un certain sens, nous subissons aussi une crise, qui est une crise d'ordre moral, d'ordre politique voire d'ordre économique.

Or, si nous sommes - et je crois quil faut prendere ses responsabilité est nécessaire - en partie responsables de cette situation, il est néanmoins de notre devoir de recueillir le défi actuel, et de donner aux Valdôtains, à notre communauté, des points de repère précis, stables, d'essayer de regagner leur confiance, de répondre donc à leurs espoirs et ceci en favorisant autant que possible une concertation, une plus ample participation et une solidarité nécessaires si nous voulons, tous ensemble, reconstruire ce que nous avions appelé au mois de juin dernier "le système Vallée d'Aoste".

C'est, en tout cas, ce que nous nous sommes proposé de faire au moment de la constitution du Gouvernement en axant son action sur l'amélioration de la qualité de la vie, sur la défense de l'emploi, sur la réforme de l'Administration régionale et des pouvoirs locaux. Et ceci, nous l'avions affirmé et nous voulons le souligner encore, tout en réaffirmant le réelle diversité de ce pays d'Aoste qui ne doit pas se limiter pas à un facteur strictement linguistique, mais qui doit aussi signifier - et c'était aussi toujours un engagement - une bonne administration, une rigueur morale, des services publics efficaces, une participation active des citoyens et de leurs associations.

Une diversité qui est, par ailleurs, fondée sur une identité précise où se fondent les différents aspects culturels et linguistiques, la nécessaire - et nous y reviendrons - maîtrise de notre économie, la formation des jeunes. C'est ce que nous avons fait dans ces quelques mois de Gouvernement en amorçant un travail d'analyse et de vérification au sujet des actions à entreprendre, mais surtout en nous engageant à fond, en travaillant pour la solution de nombreux problèmes; ce qui a déjà permis d'obtenir de premiers résultats que nous considérons significatifs.

C'est, en tout cas, cette volonté, cette détermination qui ressort de la présentation du budget pour l'année prochaine: un budget que nous avons défini rigoureux pour faire face aux difficultés actuelles et pour relancer surtout l'économie et l'emploi. Et là je veux remarquer qu'à ces secteurs sont affectés, en 1994, 32 pour cent des dépenses d'investissement et que, au cours des trois années 1994-1996, 108 milliards de fonds globaux sont également affectés à ces secteurs que nous considérons comme prioritaires.

Un budget qui a été dressé suite à une concertation avec les différentes forces sociales et économiques intéressées - la méthode est également importante - et qui prévoit, par la suite, une vérification avec la constitution de cet organe où les différentes forces économiques et sociales pourront vérifier, de concert, les effets, les actions qui donneront suite à la présentation de ce budget.

Un budget qui tient compte nécessairement du cadre économique actuel et du programme de législature présentés en juin dernier deux facteurs qui imposent à l'Administration régionale une modification des objectifs, des méthodes et des contenus de son action. C'est une nécessité, c'est un engagement que nous avons maintes fois souligné. C'est la volonté de la majorité actuelle d'opérer ce changement et - comme je le disais - au cours de ces quelques mois cette majorité et le Gouvernement qui la représente ont ensemble entrepris ce travail d'analyse des actions à mettre en oeuvre.

Quelques-unes de ces actions figurent déjà au budget 1994, d'autres constituent les bases du budget triennal 1994-1996. Je crois qu'il est important de souligner cet aspect. La plupart des interventions se sont arrêtées, à juste titre, à examiner le budget 1994, mais il faut considérer également le budget triennal pour voir quelles sont les tendances, pour voir quels sont les objectifs et les finalités qui ne peuvent nécessairement être appliqués ou réalisés au cours de l'année prochaine mais qui trouvent, dans ce document, un point de repère et qui traduisent l'orientation de l'action de la majorité et du Gouvernement.

Il s'agit là - comme je l'ai déjà souligné - de donner application à un programme de législature, de tenir compte d'une phase nécessaire de progressivité dans la définition, dans la réalisation de ce programme de législature et partant, d'insérer ce budget 1994 dans cette optique, dans cette logique de transition et de passage vers des perspectives nouvelles.

Le budget présenté au Conseil, de ce point de vue et compte tenu de cette remarque, est donc, et nous le réaffirmons avec force, un budget de choix qui nécessitera des vérifications ponctuelles dans sa phase d'application, mais qui se présente d'ores et déjà comme un véritable outil de programmation dans les limites des crédits qui ont été prévus. C'est là aussi un signe important à souligner, le fait de vouloir respecter ces crédits, le fait de faire du budget un instrument non seulement de planification et de programmation, mais aussi un instrument de contrôle, pour reconduire l'action administrative de l'Administration régionale dans des limites précises et pour éviter que les fonds d'un certain budget doivent encore être utilisés pour couvrir des dépenses des budgets précédents, dépenses qui avaient été autorisées sans ces limites nécessaires du point de vue de la couverture financière.

Je veux souligner cet aspect qui n'a peut-être pas une grande importance du point de vue politique, mais qui, du point de vue administratif et surtout du point de vue de la bonne administration, nous permettra - nous en sommes convaincus - de poser les bases pour réaliser effectivement les projets et les programmes dont nous avons convenu.

Le budget en tant qu'outil de programmation est un outil très important, malgré les contraintes auxquelles nous sommes soumis et qui concernent principalement - je veux le souligner encore - cette réduction des recettes, suite aux restrictions opérées par la loi de finances de l'Etat 1994.

Et là, aujourd'hui, encore je crois que nous pouvons finalement considérer le résultat obtenu lors de cette négociation que nous avons eue avec le Gouvernement Ciampi quant aux réductions qui nous avaient été imposées. Je crois que, tout d'abord, le résultat du point de vue des fonds disponibles est un résultat positif, un résultat qui n'a pas mis en question la loi de décembre 1992. Une loi indexée et qui prévoit même au cours des années suivantes, une augmentation de disponibilité des fonds qui sont transférés à l'Administration régionale, par rapport aux taux d'inflation programmés.

Il s'agit également d'un principe qui a été réaffirmé, à savoir celui de la parité entre Etat et Région, le fait d'avoir reconduit sur un plan institutionnel cette négociation, mais surtout la perspective qui a été donnée, à savoir la disponibilité à se charger de compétences supplémentaires permettant ainsi d'élargir les pouvoirs autonomistes de notre Région, mais aussi la nécessité de donner une certitude quant au montant des transferts de l'Etat, certitude qui pourra être réalisée avec les travaux de la Commission paritaire, parce que, avec la discussion au sein de la Commission paritaire, nous aurons la possibilité de donner au montant des transferts de l'Etat prévus pour la Vallée d'Aoste cette importance constitutionnelle et statutaire, qui nous permettra d'éviter ces descentes romaines qui ne vont pas dans la direction d'un renforcement d'une compétence et, surtout, d'un sentiment autonomiste.

Nous devons aussi considérer la compression des moyens financiers à notre disposition, découlant et des transferts moins importants de l'Etat et de la décentralisation de la fiscalité au profit des collectivités locales: les lois et les règlements en vigueur, les programmes et les actions trisannuelles en cours d'application, les héritages recueillis.

Les ressources disponibles, compte tenu des dépenses impératives, des obligations liées aux initiatives en cours, sont limitées. Je veux rappeler le secteur du bâtiment, les domaines de la santé, de l'école, de l'industrie, les ouvrages publics et routiers en cours d'achèvement, les fonds de roulement FRIO, les engagements précédemment pris; considérons les financements pour les emprunts à affecter aux habitations principales, au secteur hôtelier, à l'activité des consortiums, à la loi n° 33 sur les fonds de roulement, les actions dans le secteur de la zootechnie. C'est pourquoi - et là je ne partage pas les réserves et les critiques qui ont été exprimées à cet égard - nous avons usé de prudence dans la prévision des recettes et de rigueur dans la sélection et la définition des dépenses.

Le contrôle de gestion qui débutera - même si ce n'est qu'à titre expérimental - à partir de l'année prochaine, nous permettra de mettre en application cette rigueur et l'élimination au cours des trois prochaines années de l'emprunt, nous permettra d'équilibrer le budget et de donner application également à cette action. Compte tenu de ces contraintes, ces limites, cette limitation des ressources disponibles, les ressources ont néanmoins été destinées en priorité aux actions sociales: le secteur de la santé, le secteur de la sécurité, le secteur des services sociaux, et à l'aide et au développement des activités productives et de l'emploi. Production et emploi, lutte contre le chômage: voilà les principaux thèmes et problèmes qui, comme le rappelait l'Assesseur dans son rapport, dans les années 90 se présenteront sous un jour tout à fait nouveau par rapport au passé et qui nécessitent donc des projets précis et des actions ciblées.

La reprise des activités économiques et de l'emploi, une plus grande ouverture de l'économie valdôtaine, la croissance des entreprises et de leur marché de référence, la spécialisation et la qualification de l'offre locale, constituent les objectifs prioritaires du projet de cette majorité régionale qui vise à relancer et à renforcer l'économie valdôtaine, à l'intérieur de laquelle le rôle même - cela a été suffisamment souligné et mis en évidence - de l'Administration régionale devra progressivement changer pour promouvoir des actions d'encouragement, de planification et de gestion des processus de transformation et remplacer ainsi les actions entièrement à la charge de la Région par d'autres actions qui soient en mesure, qui soient à même d'aiguillonner tout le système économique valdôtain et notamment l'épargne privée, de façon à pouvoir disposer de moyens financiers supplémentaires qui ne réduisent pas simplement à une intervention directe ou indirecte de l'Administration régionale les actions de soutien et de relance du système économique valdôtain.

Nous nous rendons compte qu'il s'agit d'un choix graduel. Nous sommes là pour énoncer une perspective et nous recueillons volontiers, à cet égard, les différentes sollicitations qui ont été exprimées, qui vont dans la direction d'une réforme nécessaire de l'Administration régionale, qui vont également dans la direction d'une attention tout à fait spécifique quant aux différents procédés et quant aux systèmes des pouvoirs locaux au Val d'Aoste. Nous estimons que, même si le choix est un choix graduel, il s'agit d'un choix nécessaire si nous voulons surmonter et dépasser les faiblesses économiques actuelles. Du reste, les changements survenus dans le cadre financier imposeraient, en tout cas, la révision du rôle régional dans le système économique local.

Les choix fondamentaux dans ce budget tendent, avec cette progressivité et dans cette perspective, à reformuler le système économique dans son ensemble, à réduire les dépenses de fonctionnement compressibles. Et là j'inviterai à analyser les actions prévues par ce budget parce qu'en effet, si l'on considère les frais supplémentaires que nous avons pris à notre charge en négociant avec l'Etat le montant des transferts pour l'année prochaine, si nous considérons aussi les compétences qui ailleurs sont exercées par l'Etat lui-même ou par les provinces et qu'ici sont du ressort de la Région... Nous avons déjà eu l'occasion de chiffrer l'importance de ces compétences, plus de 40 pour cent du budget de l'Administration régionale. Si nous analysons ces dépenses de fo nctionnement et si nous considérons les dépenses qui sont du ressort direct de l'Administration régionale, là également nous pouvons voir une modification de tendance significative parce qu'il y a là une baisse de l'incidence de ces dépenses de fonctionnement et je crois qu'il est important aussi de le souligner.

Une réduction également des dépenses qui ont un très faible impact sur le taux de développement au profit d'actions produisant un effet de multiplication sur l'économie; la volonté ou le choix de mobiliser et de valoriser l'épargne privée qui est présente dans les circuits financiers régionaux, la volonté - et c'est un choix également important - de maintenir les niveaux de protection et de sécurité sociales existants et d'assurer aux collectivités locales les ressources financières adéquates pour mettre en oeuvre une politique de vente des biens et des propriétés immobilières de la Région susceptibles d'entraîner, à la fois, des recettes accrues et des dépenses moindres, je crois que c'est là autant d'exemples de ces choix que nous nous sommes efforcés de faire et qui devront produire leurs effets au cours des années à venir.

En effet, ces mesures devraient nous permettre de récupérer les retards qui, par notre faute aussi, se sont accumulés au fil des années et, également, - et c'est là l'enjeu de nature politique - de supprimer les limites du système autonomiste valdôtain. Grâce à cette autonomie, le Val d'Aoste et son peuple ont su grandir et s'épanouir. Aujourd'hui, avec l'autonomie, je crois que nous devons partir vers d'autres lieux, nous devons partir vers d'autres objectifs, vers d'autres finalités.

Nous devons viser à un essor économique basé sur nos propres ressources, essor qui devra être géré par les Valdôtains, par ceux qui croient en la Vallée d'Aoste, en ses traditions, en ses potentialités, ainsi que dans le rôle qu'elle pourra avoir dans l'Union Européenne.

C'est dans ce contexte que je situe l'importance de certaines remarques qui ont été exprimées et qui doivent nous obliger, tous, à réfléchir quant aux modifications de ce cadre d'ordre général, de ce cadre institutionnel et, donc, cette perspective de changement, cette perspective fédéraliste où le fédéralisme fiscal doit aussi être pris en compte, où, donc, le fait ou la nécessité de valoriser nos propres ressources aussi deviendra, de plus en plus, une priorité; que ce soit dans le domaine du territoire, que ce soit dans le domaine énergétique, de la fiscalité et des finances, c'est là un défi que nous devons recueillir, c'est là également des orientations que ce budget a commencé à fournir quant aux actions que nous voulons entreprendre pour assurer une véritable autonomie, même financière, à notre pays.

Je crois que pour ce faire ou pour atteindre cette finalité il faudra en tout cas opérer des choix, établir des priorités qui impliqueront aussi des sacrifices qui pourront être partagés s'ils s'insèrent dans ce projet global, si nous sommes à même de faire comprendre à toute la communauté leur finalité, le projet politique qui est à leur base. Nous devrons, en même temps, solliciter une plus grande participation et prise de responsabilité et reconstruire aussi une solidarité qui est nécessaire, une solidarité qui doit s'exprimer sur plusieurs plans: sur le plan social, sur le plan économique, mais aussi, je le crois, sur le plan politique.

C'est à ces conditions seulement que notre communauté parviendra à projeter un futur que nous voulons meilleur, fondé sur une justice sociale forte et sur la solidarité humaine. Mais surtout je veux souligner l'importance du volet politique de ce défi dans cette crise d'un système politique qui a fait son temps et d'un modèle d'Etat unitaire qui, malgré son organisation régionale, ne pourra plus répondre à nos expectatives. Dans cette évolution rapide et souvent confuse du cadre institutionnel italien...

Nous assistons tous les jours à de nouvelles propositions, tous les jours il y a de nouvelles perspectives. Dans ce contexte il faudra à tout prix sauvegarder nos spécificités, notre autonomie, nos possibilités d'action, nos capacités d'intervention que nous confrontons et nous vérifions aujourd'hui par la discussion du budget; le cas échéant, je crois que nous devons sauvegarder notre souveraineté politique, notre droit séculaire à l'autogouvernement et, surtout, le droit de décider nous-mêmes de notre avenir politique.

Pour ce faire, je crois que, en plus d'une proposition, d'un projet politique fort, autonomiste, fédéraliste, il ne faudra pas oublier les raisons d'être de cette autonomie, nos raisons d'être mais, au contraire, les valoriser davantage, les promouvoir avec cohérence dans tous les domaines de la vie sociale. Je crois que c'est une remarque nécessaire parce que, sans ces raisons d'être, nous ne pourrions plus être appelés comme nous le sommes aujourd'hui à discuter d'un budget de l'Administration régionale, à discuter de choix qui auront une importance capitale sur l'avenir de notre communauté.

Presidente - Colleghi consiglieri, poiché sono le 12,42 e non c'è più tempo per altri interventi, sospendo la seduta e vi invito a tornare puntuali alle ore 16,00 per la ripresa pomeridiana dei nostri la­vori.

La seduta è tolta.

La seduta termina alle ore 12,57.