Resoconto integrale del dibattito dell'aula

Oggetto del Consiglio n. 356 del 13 dicembre 1993 - Resoconto

OGGETTO N. 356/X - Illustrazione delle leggi di bilancio per il 1994.

Presidente - Propongo che i disegni di legge n. 25 e 26, iscritti rispettiva­mente ai punti 12 bis e 12 ter dell'ordine del giorno, siano di­scussi congiuntamente.

Ha chiesto la parola il Consigliere relatore Lavoyer.

Lavoyer (ADP-PRI-Ind) - Premessa: il bilancio di previ­sione della Regione per l'anno finanziario 1994 e per il triennio 1994-1996, redatto in conformità alla vigente legislazione con­tabile regionale (legge regionale 27 dicembre 1989, n. 90 e suc­cessive modificazioni), viene presentato e proposto per settori di intervento (ripartizione funzionale) che, indipendentemente dal settore amministrativo deputato all'esecuzione degli interventi, offre una visione delle previsioni di spesa riferite al programma politico-amministrativo della Giunta regionale.

I residui

La valutazione dei residui indicati in bilancio è stata effettuata tenendo presente sia l'andamento della spesa sui vari capitoli di bilancio sia dei tempi di realizzazione della stessa risultante dai precedenti esercizi finanziari.

Si tratta pertanto di un dato contabile frutto di stima, che non può essere considerato quale indice della capacità operativa degli uffici dell'Amministrazione, tuttavia indispensabile ai fini della dimostrazione del saldo finanziario (avanzo o disavanzo di amministrazione) da applicare al bilancio di previsione 1994 (allegato n. 10 del bilancio).

I residui attivi

I residui attivi previsti al 1° gennaio 1994 fanno registrare un incremento del 29,43 percento rispetto a quelli accertati al 1° gennaio 1993.

Quanto ai residui riferiti al Titolo I, la quasi totalità dell'im­porto è relativa a quote dei tributi erariali, devolute alla Regio­ne ai sensi della legge n. 690/1981, per le quali non è possibile procedere alla riscossione entro il termine dell'esercizio (lire 328.235 milioni).

I residui passivi

Il dato generale espone un aumento di oltre il 15 percento dei residui presunti al 1° gennaio 1994 rispetto ai residui accertati al 1° gennaio 1993, con una previsione di residui passivi per lire 881.704 milioni, a fronte di lire 765.232 milioni accertati alla chiusura dell'esercizio 1992.

Le entrate di competenza

Le entrate di competenza per l'esercizio 1994 sono state previ­ste sulla base della legislazione vigente, statale e regionale, considerando anche il gettito previsto per le medesime fonti di entrata nell'esercizio finanziario 1993.

Nelle previsioni relative all'anno 1994 non è stato considerato alcun avanzo di amministrazione derivante dall'esercizio pre­cedente in quanto l'andamento della spesa dell'esercizio 1993, in larga misura condizionata dalla necessità di utilizzare le ri­sorse finanziarie disponibili anche per far fronte ai danni cau­sati dall'alluvione dello scorso mese di settembre, non consente, in questa fase, di tenerne conto per la copertura di spese futu­re.

Titolo I - Entrate derivanti da tributi propri della Regione, dal gettito di tributi erariali o di quote di esso devolute alla Regione.

Le previsioni delle entrate del Titolo I fanno registrare un au­mento del 3,11 percento rispetto a quelle dell'anno precedente.

Tale incremento è determinato dalla normale progressione di alcuni tributi (IRPEF-IRPEG), nonché dall'incremento in misu­ra pari al tasso di inflazione programmato per l'anno 1994 (3,5 percento) dell'assegnazione statale disposta a favore della Re­gione Valle d'Aosta ai sensi del 4° comma dell'articolo 8 della legge 23 dicembre 1992, n. 498.

Le previsioni per l'anno 1994 delle entrate derivanti dalla ge­stione appaltata della Casa da gioco di Saint-Vincent, inver­tendo una tendenza costante degli anni passati, fanno registra­re, a causa della sfavorevole congiuntura economica italiana e della situazione di attuale incertezza circa il rinnovo della con­cessione, un decremento rispetto alle previsioni dell'anno 1993, sebbene un lieve incremento rispetto alla stima di chiusura per l'anno in corso.

Titolo II - Entrate derivanti da contributi ed assegnazioni dello Stato ed in genere da trasferimenti di fondi dal bilancio dello Stato.

Le entrate derivanti da trasferimenti ed assegnazioni dello Stato, a causa dei "tagli" di fondi disposti a decorrere dall'anno 1990 dal decreto legge 28 dicembre 1989, n. 415, nonché dalla soppressione dei trasferimenti statali a favore degli Enti locali della Valle d'Aosta, che a seguito degli accordi intercorsi fra la Regione ed il Governo in sede di predisposizione della legge fi­nanziaria per l'anno 1994, vengono assunti a carico della Re­gione, fanno registrare un decremento del 17,32 percento ri­spetto alle previsioni iscritte nel bilancio per l'esercizio finan­ziario 1993.

Altre entrate

Rilievo minimo rispetto al totale complessivo delle entrate hanno le entrate derivanti da rendite patrimoniali, mentre quelle derivanti da alienazioni di beni patrimoniali fanno regi­strare un notevole incremento, in quanto la Regione, in un'ot­tica di razionalizzazione gestionale e patrimoniale, intende pro­cedere alla cessione a partire dall'anno 1994, di quella parte del proprio patrimonio immobiliare non utilizzato a fini istitu­zionali né oggetto di specifici e determinati programmi di re­impiego.

Al fine di consentire il pareggio del bilancio, è stata prevista, per la copertura di spese di investimento ai sensi dell'articolo 11 della legge 26 novembre 1981 n. 690, l'assunzione di mutui passivi o l'emissione di obbligazioni per complessive lire 216 miliardi, in aggiunta agli 11 miliardi di lire derivanti da mutui già autorizzati con le leggi regionali n. 18/92 - n. 3/92 - n. 56/91.

Le spese di competenza

La spesa prevista dalla Regione per l'esercizio 1994 ammonta a complessive lire 2.241.300 milioni, comprese le somme iscritte nelle contabilità speciali (lire 622.203 milioni) che trovano pa­rallelo riscontro nell'entrata, e la quota capitale per rimborso di prestiti (lire 14.244 milioni). Ne consegue un saldo netto di lire 1.604.853 milioni che rappresenta l'effettiva disponibilità fi­nanziaria destinabile alle necessità di bilancio per il 1994.

Un primo aspetto da prendere in considerazione si riferisce al rapporto tra le risorse destinate alla spesa corrente e quelle destinate alle spese di investimento.

Dalla disaggregazione dei dati di cui sopra si ricava che la spe­sa corrente di natura strettamente "regionale" ammonta a lire 588.814 milioni, pari al 46,63 percento delle rimanenti risorse disponibili, confermando sostanzialmente il rapporto esistente fra i due settori nei bilanci di previsione dei precedenti esercizi, come risulta dalla tabella 1/S allegata alla relazione tecnica.

Per quanto riguarda l'andamento generale delle spese effettive (escluse quindi le sole contabilità speciali), esso viene eviden­ziato nelle tabelle 2/S e 3/S (allegate alla relazione tecnica), a cui sono ricondotti anche i fondi globali al fine di una diretta e precisa valutazione degli indirizzi programmatici, in raffronto con le previsioni degli anni 1993 e 1992.

Per quanto concerne la tabella 2/S si ritiene opportuno mettere in evidenza che, venuti ormai meno i trasferimenti di fondi da parte dello Stato, il dato relativo alla finanza locale è oggi costi­tuito dai sottoelencati grandi aggregati:

a) Trasferimenti regionali agli enti locali per effetto della spe­cifica legge regionale 26 maggio 1993 n. 46, sulla finanza loca­le, per lire 102.200 milioni, con finalità integrative e perequati­ve rispetto ai proventi dell'Imposta comunale sugli immobili (ICI), il cui gettito è valutato in complessivi 52 miliardi di lire, che dal prossimo anno affluiranno direttamente alle casse delle amministrazioni comunali;

b) Trasferimenti agli enti locali per effetto di leggi di settore per lire 78.421 milioni;

c) Fondo regionale investimenti e occupazione per lire 68.456 milioni.

Il raffronto del dato con quello del precedente bilancio dimostra come una parte sempre più consistente delle risorse disponibili debba essere destinato alla copertura di spese già autorizzate e che lo spazio e le risorse per nuovi interventi risulta sempre più esiguo.

1994 1993

Risorse disponibili a:

Legislazione vigente 89,78 percento 88,30 percento

Fondi globali 10,22 percento 11,70 percento

Tuttavia, mentre le spese iscritte in bilancio in base alla "legislazione vigente" sono destinate per il 61,50 percento alla copertura di spese correnti e per il 38,50 percento alla copertu­ra di spese di investimento, le risorse iscritte nei fondi globali sono destinate prevalentemente a finanziare programmi di in­vestimento (75,30 percento) rispetto agli interventi di spesa corrente (24,70 percento), come risulta dalla seguente tabella:

1994 Spese correnti Investimenti

Legislazione vigente 61,50 percento 38,50 per­cento

Fondi globali 24,70 percento 75,30 per­cento

Una ulteriore significativa disaggregazione di dati è quella ri­guardante il personale regionale, il cui onere incide per il 14,67 percento sul totale della spesa corrente.

Un'ultima considerazione risulta opportuna riguardo alla ri­gidità del bilancio regionale, in quanto una sempre più rag­guardevole quantità di risorse è sottratta alle scelte program­matiche dell'Amministrazione, poiché deve essere destinata alla copertura di spese "obbligatorie" ed "incomprimibili".

Se si considera che l'ammontare degli oneri per il pagamento degli stipendi del personale regionale (limitatamente alle spese per stipendi ed oneri riflessi) ammonta a lire 121.225 milioni (comprensivo dell'onere per il personale del Consiglio regionale, previsto in bilancio nel "Fondo per il funzionamento del Con­siglio regionale"), che la spesa per gli stipendi del personale di­rettivo e docente della scuola ammonta a lire 108.704 milioni e che gli oneri concernenti le autorizzazioni di spesa disposte negli anni precedenti per il concorso regionale nel pagamento di interessi su mutui contratti nei diversi settori (limiti di im­pegno - rate consolidate) ammontano a lire 20.416 milioni, si ottiene un importo di lire 250.345 milioni, corrispondente ad oltre il 15 percento dell'intera spesa regionale.

Le previsioni di cassa

In ottemperanza alle disposizioni di cui all'articolo 23 della leg­ge regionale 27 dicembre 1989 n. 90, il bilancio di previsione della Regione viene formulato anche in termini di cassa.

Il pareggio di cassa è raggiunto nell'ammontare complessivo di lire 2.495.000 milioni con l'iscrizione di un fondo cassa iniziale di presunte lire 30.000 milioni ed una disponibilità, quale fondo di riserva di cassa, di lire 120.000 milioni.

Il bilancio pluriennale

In relazione a quanto dispone la legge regionale 27 dicembre 1989 n. 90 (Norme in materia di bilancio e di contabilità), le previsioni per il 1994 sono accompagnate dal bilancio plurien­nale 1994-1996.

A norma dell'articolo 5 della legge regionale sopra richiamata, il bilancio pluriennale rappresenta il quadro delle risorse che la Regione prevede di acquisire e di impiegare durante il periodo considerato, sia in base alla legislazione statale e regionale vi­gente, sia in base ai nuovi interventi legislativi previsti nel pe­riodo medesimo; costituisce inoltre la sede per il riscontro della copertura finanziaria di nuove o maggiori spese stabilite da leggi regionali a carico di esercizi futuri.

Presidente - Ha chiesto la parola l'Assessore del bilancio e delle finanze, Lévêque.

Lévêque (Ass.tec.) - Oggi viene portato all'esame del Consiglio il primo bilancio di previsione annuale e triennale di questa legislatura e di questo Governo regionale. Si tratta di un appuntamento importante per le sue implicazioni di natura politica e di carattere econo­mico, in quanto, con il presente documento economico-finan­ziario, si intendono porre le basi concrete per l'impostazione a medio termine e per le prime attuazioni nel corso del 1994 dei contenuti programmatici enunciati da questa maggioranza politica e dal Governo da essa espresso.

Prima di entrare nel vivo delle argomentazioni relative ai con­tenuti di carattere generale e specifico di questo bilancio, mi sia consentito svolgere alcune considerazioni che io ritengo impor­tanti per inquadrare nel suo complesso gli orientamenti e le azioni previste.

Coerentemente con quanto sottolineato nel programma di legi­slatura presentato nel giugno scorso, alla questione del metodo è attribuita un'importanza particolare anche in questa circo­stanza.

In primo luogo, si vuole affermare la duplice funzione del bi­lancio come strumento di programmazione strategica ed opera­tiva: funzione strategica, in quanto con esso si definiscono le modalità e le forme di utilizzo delle risorse, finanziarie e non, disponibili nella nostra Regione; funzione di programmazione operativa, in quanto il bilancio contiene gli elementi di deter­minazione delle diverse attività da realizzarsi nel tempo dei soggetti chiamati a rispondere.

Affinché tali presupposti trovino un effettivo riscontro in un documento economico-finanziario di previsione, come il bilancio regionale, sono necessari:

- chiarezza negli obiettivi programmatici;

- coerenza tra le singole linee di intervento e tra esse ed il pro­gramma di legislatura;

- rigore nell'attuazione dei programmi previsti.

Ritengo che tali elementi siano integralmente ricompresi nella proposta di bilancio in esame.

Gli obiettivi sono enunciati con chiarezza e verranno puntual­mente evidenziati nel prosieguo di questa mia relazione. Essi sono coerenti tra di loro e soprattutto sono pienamente rispon­denti alle linee-guida indicate dal programma di legislatura a partire, come già detto, dai richiami all'importanza del metodo.

Per quanto concerne il rigore nell'attuazione di quanto previsto per il 1994 e per il triennio 1994-1996, fin da oggi il mio impe­gno, in qualità di Assessore al bilancio, e quello dell'intero Go­verno regionale saranno precisi - fatti salvi eventi effettiva­mente non prevedibili - nel dare attuazione con serietà e de­terminazione a quanto previsto, introducendo forme di control­lo di gestione, progressivamente sempre più efficaci, e sottopo­nendo a periodica verifica la qualità degli interventi ed il loro impatto sulle realtà a cui sono rivolti.

Due sono le notazioni da fare in ordine al coinvolgimento re­sponsabile dei soggetti economici ed istituzionali della Valle nelle fasi di individuazione delle priorità, di definizione delle linee di intervento, di attuazione dei programmi e di valutazio­ne della loro efficacia.

La prima, per ricordare che, in occasione della predisposizione di questo bilancio, il mese di settembre - anche se il Governo regionale si era insediato da poco tempo - è stato dedicato ad incontri con organizzazioni sindacali, associazioni di categoria, istituti finanziari e di credito, enti locali..., dai quali, oltre alle rispettive valutazioni sulla situazione della Valle e sulle sue prospettive, sono emersi utili suggerimenti, in buona parte re­cepiti da questo bilancio di previsione.

La seconda, per mettere in evidenza che tra i fondi globali del bilancio si prevede la costituzione di un organismo per la par­tecipazione delle forze sociali alle scelte in materia economica, cioè una sorta di "consulta regionale per l'economia", che nel 1994 dovrà essere determinata e definita, di concerto con le parti coinvolte, con una specifica legge regionale.

Così come a livello di dichiarazioni programmatiche, anche in relazione alla presentazione del bilancio, questa maggioranza politica e questo Governo regionale vogliono porre l'accento sulla volontà di interpretare quelle necessità di cambiamento nei metodi e nei contenuti che ormai sono richiesti dalla co­munità con sempre maggior chiarezza ed insistenza.

Quel nuovo modo di intendere il momento di pianificazione dell'uso delle risorse finanziarie, la sobrietà nella spesa regio­nale, quel metodo prudente, riflessivo e partecipativo, inaugu­rati con la Giunta Lanivi circa diciotto mesi or sono, devono es­sere riaffermati e portati avanti con sempre maggior rigore, so­prattutto nelle attuali circostanze, in cui la legislatura "piena" che ci è davanti consente di progettare e pianificare le iniziati­ve, come non era possibile fare col precedente Governo regiona­le.

Il cambiamento, benché rispondente ad una precisa volontà politica, presente all'interno di tutte le forze che sostengono questo Governo regionale, è imposto comunque dalle profonde trasformazioni in essere in campo istituzionale, politico ed eco­nomico a livello europeo, nazionale e regionale. I contenuti debbono essere orientati nelle direzioni richieste dai cittadini, dagli operatori economici, dalle organizzazioni dei lavoratori, dagli amministratori degli enti locali, da un'Amministrazione regionale interprete delle istanze di autonomia e dei bisogni della gente della Valle, pur senza rinunciare a quell'insosti­tuibile ruolo di coordinamento e pianificazione delle decisioni e delle azioni di interesse generale, che superano i bisogni dei singoli e guardano oltre.

Tuttavia - lo diciamo con realismo e non senza un minimo rammarico - la volontà di dar corso al "nuovo" ed ai cambia­menti deve necessariamente tenere conto delle gradualità nel reale interesse di tutto, deve operare per essere saggi, prudenti e soprattutto efficaci nel voler perseguire l'obiettivo di cambia­re. Nel costruire un nuovo bilancio, sarebbe del tutto irrespon­sabile non tenere conto del fatto che esso non costituisce un momento a sé stante, ma che, al contrario, esso rappresenta una fase di un processo in atto e, contemporaneamente, una premessa di fasi che seguiranno nel tempo. Sono infatti in vigo­re leggi e regolamenti che non possono essere cancellati con velleitari colpi di spugna; sono in corso programmi pluriennali già decisi che, seppur con le modalità allora previste, debbono essere comunque portati a compimento. Vi sono impegni già as­sunti da altri in altri momenti, che hanno generato comporta­menti e aspettative nella gente e negli operatori, che oggi non possono essere disattesi con brusche ed unilaterali iniziative.

Voglio però evidenziare in questa sede che, malgrado questa consapevolezza, nei pochi mesi sinora a disposizione di questa Giunta, è stato intrapreso un duro e serio lavoro di analisi e di verifica degli interventi in atto e dei possibili correttivi per il futuro.

Alcuni sono già contenuti nella finanziaria e nella legge di bilancio che ci apprestiamo a discutere; altri, costituiscono il presupposto necessario per l'effettiva attuazione di quanto previsto nel bilancio triennale 1994-1996 e dovranno trovare puntuale riscontro nell'azione legislativa ed amministrativa che il Consiglio regionale e la Giunta dovranno condurre, nei prossimi anni, per attuare quelle riforme - e in alcuni ambiti "quelle rivoluzioni" - ormai imposte dai quadri di riferimento regionale, nazionale ed europeo ed a cui è nostra ferma inten­zione dar corso con puntualità, precisione ed impegno.

Per restare ancora per qualche istante sulle premesse, mi pre­me sottolineare quella che, a mio modo di vedere, dev'essere - e nella fattispecie "è" - uno dei presupposti centrali dell'azione amministrativa di un buon governo e soprattutto di un governo con un approccio moderno, responsabile e realmente democrati­co.

Al centro dell'azione delle scelte dell'azione amministrativa de­ve essere posto l'uomo, il cittadino membro di questa comunità. Noi non siamo altro che l'espressione di tutti loro, e saremo tanto più capaci di rispettare tale principio quanto più sapremo coniugare, nel rispetto di ogni singola persona, famiglia, orga­nizzazione di questa comunità, le istanze rispettabili dei singoli con l'interesse collettivo di questa Valle, che deve compiere si­gnificativi salti di qualità sul piano economico, socio-culturale e forse anche politico-istituzionale, se vuole mantenere in futuro una reale possibilità di esistere e di essere nella sostanza rico­nosciuta come soggetto particolare, autonomo, con valori propri e peculiari da affermare nell'ampio scenario europeo, che ormai è senza confini.

Il rispetto della dignità della persona, in tutti gli ambiti di oc­cupazione, deve costituire il valore di fondo da cui deve trarre ispirazione la sempre più difficile azione amministrativa, della quale siamo chiamati a rispondere.

Con questa consapevolezza, che va al di là dei momenti in cui le dichiarazioni pubbliche possono avere un loro valore e che co­stituisce uno dei "Credo" di fondo, in base a cui ho dato la mia personale disponibilità a ricoprire la carica che oggi mi porta a dire queste cose, è stato impostato questo primo bilancio, in cui benessere, cultura, salute e qualità della vita della nostra gente sono i punti fermi attorno ai quali è stato costruito il documen­to di programmazione economico-finanziaria, mantenendo co­me centrali i princìpi ed i vincoli di un'indispensabile esigenza di conciliare in positivo interessi individuali e collettivi, svilup­po e tutela dei deboli, libero mercato e sicurezza sociale, mo­dernizzazione e difesa della cultura e delle tradizioni locali, in­frastrutturazione della Valle e rispetto delle caratteristiche e delle vocazioni del nostro territorio.

L'approccio seguito nel costruire questo bilancio tiene conto di una serie di elementi che ritengo utile evidenziare.

Le previsioni in merito alle entrate sono state effettuate sulla base di criteri ispirati alla prudenza e tenendo conto di quegli elementi, in nostro possesso, in grado di lasciare intravedere le grandi linee di orientamento e le variabili dei prossimi anni.

Pertanto, il trend delle entrate derivanti dalle compartecipa­zioni ai tributi erariali, da un lato, tiene conto degli obiettivi programmati di inflazione e, dall'altro, dell'orientamento, ormai da tutti condiviso, secondo cui si dovrà assistere ad una riduzione in termini relativi della pressione fiscale a livello erariale, per lasciare spazio a formule di autonomia impositiva a favore degli enti locali.

Per le entrate derivanti da tributi propri, la voce principale, quella della Casa da gioco di Saint-Vincent, allo stato, non con­sente di poter responsabilmente ipotizzare significativi trend di crescita per il 1994. L'auspicio è che questa doverosa previsione di natura prudenziale possa essere oggetto di revisione verso l'altro, in seguito alla verifica dell'andamento della gestione della Casa da gioco, a partire dal prossimo gennaio.

Vi sono infine i trasferimenti dello Stato, per i quali, tenuto conto della dichiarata disponibilità della Regione a concordare modalità e forme per il trasferimento di competenze e funzioni e considerata altresì la drammatica situazione in cui versa il bilancio dello Stato, non possono essere previste nuove e signi­ficative voci di entrata.

In futuro, sarà invece indispensabile rendere intoccabile dal Governo e dal Parlamento, senza un as­senso della Regione, il trasferimento sostitutivo dell'IVA da importazione ottenuto nel dicembre 1992, che, costituendo di fatto parte integrante dell'ordinamento finanziario regionale, garantisce l'autonomia gestionale e finanziaria a questa Regio­ne, troppo spesso attaccata in modo superficiale su questo pia­no da poco competenti, quanto tendenziosi, analisti di finanza regionale comparata.

Il dossier, presentato nello scorso mese di dicembre al Presi­dente del Consiglio Ciampi e contenente i dati sulla reale si­tuazione economico-finanziaria della Valle, evidenzia che una quota, ormai superiore al 40 per cento delle risorse regionali di­sponibili, è impiegata in modo non discrezionale a sostenere oneri che, altrove, sono di competenza dello Stato. Con tutta probabilità tale aliquota sarà destinata a crescere ulteriormen­te nel tempo. Ci si può anche dichiarare disponibili a ciò, ma a condizione che le risorse necessarie a farvi fronte non vengano sistematicamente messe in discussione ad ogni Finanziaria da parte del Governo nazionale.

Un secondo elemento da evidenziare è il rigore seguito nella selezione e nella quantificazione della spesa.

Torneremo in seguito su questo argomento, ma sin d'ora si vuole affermare come sia stata passata al setaccio ogni voce di spesa, che è stata tarata tenendo conto dei criteri di efficacia, di efficienza e della necessità di sanare impegni e programmi pre­gressi. Si è deciso di non far pagare alla gente le eredità del passato più o meno recente.

Un terzo presupposto che ha guidato l'impostazione di questo bilancio è la volontà di contenere, sino alla sua eliminazione nell'arco del triennio, l'ammontare del "mutuo a pareggio". Por­re d'abitudine come condizione un mutuo a pareggio di rilevan­te ammontare non fa che lasciare intendere di poter disporre di risorse che, di fatto, non sono disponibili, se non a caro prezzo.

Credo che il bilancio dello Stato italiano possa costituire una valida testimonianza dei rischi connessi all'ingresso nella spira­le del debito pubblico, dalla quale neppure l'attuale Governo di tecnici guidato da Ciampi sembra intravedere una via d'uscita. Il nostro attuale assetto finanziario regionale ci consente, inve­ce, l'utilizzo del debito solo a fronte di particolari momenti ed iniziative.

A tal fine, il bilancio triennale 1994-1996 prevede un progressi­vo rientro di tale ipotesi di copertura della spesa, imponendo però all'Amministrazione una manovra di contenimento, sia pure non drammatica, della propria spesa nel corso degli anni. Si è così scelto di impostare una responsabile programmazione economico-finanziaria regionale, che forse preferisce chiedere a noi qualche rinuncia o sacrificio, piuttosto che prospettarci l'ipotesi di scaricare sui nostri figli e nipoti gli oneri di padri e nonni irresponsabilmente determinati a spendere più di quanto disponevano.

Una quarta evidenziazione richiama una scelta ideologica di fondo. Le risorse da destinare, da una parte, agli interventi so­ciali (salute, sicurezza sociale...) e, dall'altra, allo sviluppo delle attività produttive e all'occupazione, non possono e non devono subire penalizzazioni. Altri possono essere gli ambiti oggetto di ridimensionamento, ma il sociale e lo sviluppo, opportuna­mente coniugati, restano dei pilastri prioritari fuori da ogni di­scussione.

In sostanza, va affermato che questo bilancio, malgrado una di­sponibilità reale di circa il 7 per cento inferiore a quella previ­sta dodici mesi fa per il 1993, anche per le modalità con cui si è conclusa la trattativa con il Governo Ciampi - e va ricordato che se restava ferma l'ipotesi iniziale, la riduzione delle risorse reali sarebbe stata superiore al 18 per cento -, non può essere considerato un bilancio di "tagli" e men che meno di "tagli ge­neralizzati", ma, al contrario, esso rappresenta, pur con i limiti già indicati e che verranno meglio evidenziati in seguito. Il bi­lancio viene sottoposto alla vostra approvazione ripartito in li­nee di intervento, proprio per rendere ben visibili le scelte di fondo adottate.

Nel corso del 1994, proprio sulla base di un documento a ciò fi­nalizzato, verrà avviato un sistema di controllo di gestione con caratteristiche iniziali necessariamente sperimentali, in cui vengono evidenziati i centri di spesa, con riferimento alle diver­se ripartizioni amministrative, assessorati ed unità dirigenzia­li, con l'impegno che, una volta superata la fase sperimentale, si possa prevedere un sistema di controllo amministrativo e funzionale della gestione della spesa, che a partire dal 1995 possa, seppur con i doverosi distinguo, rendere l'apparato re­gionale ed i suoi meccanismi di funzionamento sempre più con­frontabili con quelli delle imprese e sempre meno con quelli della veteroburocrazia, da tutti ormai considerati insufficienti ed inadeguati.

Dopo il decennio appena trascorso, in cui un'inattesa quanto prolungata fase di boom ha generato euforie e ottimismi a livel­lo internazionale, nel quinquennio 1983-1988, ed in cui le voci neoliberiste si sono levate più forti a favore della difesa del mercato e della "derégulation", ci si trova, oggi, in uno scenario purtroppo assai meno favorevole a dover ripensare quegli as­sunti, dati allora come incontrovertibili e quasi dimostrati dalla storia. Recessione economica, aumento della disoccupazione e crisi della finanza pubblica, sono oggi il vero problema dei Paesi industrializzati.

Negli anni '80 la divisione internazionale del lavoro ha assunto fisionomie del tutto nuove rispetto al passato. Si pensi allo sviluppo dei nuovi Paesi industrializzati dell'area asiatica, tutti cresciuti con tassi annui di sviluppo almeno tripli rispetto a quelli dei Paesi industrializzati dell'occidente.

In quegli anni, le produzioni materiali dei beni sono state dislocate al di fuori dei Paesi considerati tradizionalmente industrializzati, lasciando in capo ad essi, in misura sempre più preponderante, lo svilup­po di marcati processi di "terziarizzazione" e di "finanziarizzazione".

Quelli sono stati, inoltre, gli anni della "globalizzazione" dei mercati, grazie anche al ruolo assunto dalle comunicazioni e dalle tecnologie per produrre, trattare e distribuire le informazioni.

Sono stati gli anni della fine della logica dei due blocchi, in cui la caduta del muro di Berlino ha rappresentato il momento for­se più spettacolare, ma dove il processo in questione ha prodot­to implicazioni di carattere politico, economico e sociale di gravi entità e conseguenze, che l'Europa è chiamata ad affrontare sotto profili del tutto nuovi. Il costo dell'unificazione tedesca, intuita da Gorbaciov come tassello essenziale per la disartico­lazione del vecchio regime dei Paesi dell'Est, grava sull'Europa, sulla CEE e sui suoi Paesi-membri più deboli. Alti tassi di inte­resse, rallentamento della crescita, forte contrazione delle im­portazioni...: questi fattori, che hanno caratterizzato l'economia tedesca negli ultimi tre o quattro anni, hanno concorso a pro­durre quella situazione di diffusa crisi nei Paesi europei, con ef­fetti fortemente negativi anche nel nostro Paese.

L'Italia, infatti, ha un'economia con elementi di debolezza tali che la rendono particolarmente vulnerabile a situazioni come quelle venutesi a creare all'inizio degli anni '90 a livello inter­nazionale. Ricordiamo la struttura industriale più debole ri­spetto ai partner europei, la dipendenza dalle esportazioni - e quindi dalla domanda estera di quel tessuto economico e pro­duttivo che va sotto la denominazione di "made in Italy" - la debolezza valutaria culminata con la svalutazione del 1992, determinata tra l'altro dalla disastrosa evoluzione assunta dal debito e dal deficit pubblico, che sono andati progressivamente peggiorando sino all'autunno del 1992. Se a tutto ciò aggiun­giamo fattori esclusivamente interni, che aggravano e rendono più incerta la situazione, quali il quadro politico incerto, il qua­dro istituzionale in fase di ridefinizione..., è di tutta evidenza che l'attuale momento è difficilissimo per il nostro Paese.

In questo quadro, il vero nodo politico ed economico da affron­tare nei prossimi anni, non solo in Italia, sarà la disoccupa­zione. Essa è la miccia più pericolosa che può far saltare una democrazia. Il problema è politico, ma anche di grande rilevan­za economica.

Siro Lombardini dice: "Se il licenziamento è possibile a livello di impresa, la situazione è ben diversa a livello macro. Lo Stato, cioè il Paese, non ha infatti questa possibilità. Per essere precisi, un tempo lo Stato poteva licenziare, mandando all'estero i lavo­ratori che non trovavano occupazione produttiva in patria. Og­gi, fortunatamente, questa possibilità non sussiste più per l'Ita­lia, verso la quale, anzi, emigrano lavoratori che non possono trovare occupazione nei loro Paesi. Quindi, per aumentare l'effi­cienza del sistema economico, si pone il problema di evitare che la mera applicazione della pur necessaria logica di mercato porti la disoccupazione a livelli tali da produrre effetti disastro­si sulla domanda interna e da non poter più essere gestibili po­liticamente. Purtroppo, c'è da attendersi che, quanto più marca­ta sarà la ripresa economica e quanto più le nostre imprese sa­ranno in grado di agganciarvisi, tanto più il problema occupa­zionale sarà pressante nell'immediato, in quanto, per ragioni di concorrenza internazionale, le imprese dovranno affrontare nuove e pesanti ristrutturazioni che, con tutta probabilità, coin­volgeranno in misura preponderante staff di tecnici e dirigenti, generando fasce di crisi dalle caratteristiche, dalle capacità professionali e dalle aspettative del tutto nuove, verso le quali dovranno essere individuate soluzioni mai considerate in passa­to".

Il contesto di riferimento entro cui la Valle d'Aosta si trova è quindi particolarmente complesso e difficoltoso. Inoltre, proprio per le profonde differenziazioni di carattere territoriali esi­stenti, appare difficile ipotizzare che interventi attuati a livello nazionale possano essere ugualmente efficaci su tutto il terri­torio, senza una loro reinterpretazione a livello regionale, capa­ce di rapportarli alle specifiche realtà di riferimento.

Il declino industriale, registrato negli ultimi anni nelle impor­tanti iniziative della Cogne e dell'Autoporto, oggi non solo può essere arrestato, ma nel medio-termine ne può essere intravi­sta un'inversione di tendenza.

La crisi edilizia, altro elemento di debolezza del sistema, non ha fatto altro che mettere a fuoco con maggiore evidenza l'at­tuale condizione del settore secondario. Interventi per il rilan­cio, la riconversione o la ristrutturazione dell'industria mani­fatturiera e del comparto edile sono quindi azioni imprescin­dibili per il rafforzamento del sistema economico valdostano nel suo complesso.

La struttura regionale dell'offerta si caratterizza per una di­mensione aziendale mediamente piccola. Oltre il 90 per cento delle imprese ha un organico inferiore ai 10 addetti, mentre le imprese con oltre 50 occupati non sono neppure l'1 per cento. Si tratta di una situazione comune a tutti i settori, che è partico­larmente accentuata nei comparti delle costruzioni e dei servizi destinati alla vendita. Il solo settore industriale in senso stretto presenta qualche dato significativo per classi dimensionali su­periori.

Questa tendenza al "piccolo" della struttura produttiva regiona­le sembra essersi accentuata nel corso dell'ultimo decennio. Analizzando le variazioni del rapporto addetti per unità locale, si riscontra che tale indicatore è ancora diminuito nel decennio 1981-1991, quasi dimezzandosi nei comparti dell'industria e dell'agricoltura.

Il settore terziario concentra su di sé le più ampie quote di for­za-lavoro e le maggiori capacità di generare ricchezza in Valle d'Aosta. Sono però il terziario pubblico ed i servizi legati alle attività turistiche e commerciali a prevalere, piuttosto che i servizi connessi all'attività di produzione, il cosiddetto "terziario avanzato o quaternario". Sia la dimensione del ter­ziario pubblico, sia l'ancora poco rilevante presenza di un si­stema di offerta di servizi reali avanzati, costituiscono fattori di debolezza, tanto intrinseca quanto in relazione alla funzione che tali settori potrebbero assumere verso gli altri comparti.

A partire dal 1991 il contesto regionale si è caratterizzato per una fase economica sfavorevole, a causa di una crisi congiuntu­rale dell'economia nazionale ed internazionale e di una sostan­ziale fragilità e di uno squilibrio della struttura regionale.

La fase congiunturale sfavorevole può essere ravvisata, ad esempio, attraverso i tassi di sviluppo delle imprese valdostane, che, dopo essere stati positivi per sei anni, sono diventati ne­gativi, a partire dal 1991, in tutti i settori ed in specie nel ter­ziario.

Se oltre ai tassi di crescita prendiamo in considerazione anche quelli di natalità e mortalità delle imprese, le tendenze descrit­te in precedenza si confermano. Si evidenzia, in particolare, un elevato tournover delle imprese in pressoché tutti i settori, in quanto si registrano alti tassi, sia di mortalità che di natalità. Mediamente, nell'ultimo decennio, il ricambio delle unità locali è avvenuto in misura maggiore nel comparto delle costruzioni ed in quello dei servizi.

Parallelamente, segnali di tensione si ricavano dai dati relativi ai protesti, il cui ammontare complessivo fra il 1991 ed il 1992, pur modificandosi nella composizione, è aumentato di circa il 7 per cento.

L'andamento della consistenza degli impieghi degli istituti di credito nel 1992 si è attestato costantemente al di sotto dei va­lori dell'anno precedente. Nel 1993 il rapporto impieghi-de­po­siti, che mostra un valore modesto comunque inferiore a quello del 1991, e l'improvvisa crescita del rapporto fra le sofferenze e gli impieghi, passato dall'1,9 al 4,2 per cento, sono ulteriori dati che confermano lo stato di difficoltà dell'economia valdostana.

Relativamente al primo semestre del 1993, i dati sull'anda­mento congiunturale in Valle d'Aosta confermano la situazione di debolezza, in particolare del settore industriale, con una sensibile diminuzione degli ordinativi ed una flessione della domanda interna.

In un raffronto annuo, sia la produzione sia il fatturato delle aziende evidenziano una sostanziale flessione. Simile è anche il dato degli ordinativi e di particolare preoccu­pazione è la contrazione della produzione industriale (-11,2 per cento) delle imprese al di sotto dei 20 addetti, considerata l'im­portanza di queste ultime sull'insieme delle imprese locali.

Un ulteriore indicatore, che può essere preso in esame per va­lutare lo stato di salute del sistema produttivo valdostano, è il consumo di energia elettrica.

Relativamente al confronto tra il primo bimestre 1993 con lo stesso periodo del 1992, si osserva che i consumi di energia elettrica a fini produttivi si sono ri­dotti complessivamente di circa il 18 per cento. Settorialmente, le percentuali più elevate di contrazione si rilevano nel compar­to delle costruzioni (-45 per cento) e nell'industria (-24 per cento).

Dai dati relativi all'occupazione e alla disoccupazione, l'indica­zione per il 1993 è di difficile valutazione, in quanto il mercato del lavoro regionale è caratterizzato da forti elementi di stagio­nalità. In ogni caso, sia pure con le opportune cautele, è co­munque possibile mettere in evidenza alcune tendenze in atto.

Confrontando le ore complessive di cassa integrazione nel pe­riodo settembre 1992-agosto 1993 con quelle del corrispondente periodo dell'anno precedente, si registra una leggera diminu­zione delle ore di cassa integrazione utilizzate.

Occorre però rilevare che, nel periodo considerato, la composi­zione per tipologia della cassa integrazione si è sensibilmente modificata, in quanto è cresciuto il peso di quella edile e di quella ordinaria, mentre si è ridotto quello della gestione straordinaria.

Inalterato risulta, invece, il dato relativo alla composizione per figure professionali, che indica come la stragrande maggioran­za delle ore utilizzate riguarda ancora le figure operaie.

Stante la stagionalità del mercato del lavoro valdostano, è dif­ficile valutare l'andamento dei tempi di attesa per l'avvio al la­voro. L'impressione è però che il dato si confermi sui valori del 1992.

Maggiori sono invece le possibilità di confronto tra le altre va­riabili (iscritti, avviati e licenziati...), se ci si limita a confronta­re il loro andamento nei primi sette mesi dell'anno. Mediamen­te gli iscritti di flusso sono superiori rispetto ai dati dei primi sette mesi dell'ultimo quinquennio e anche il dato medio degli iscritti di stock risulta significativamente in aumento.

Infatti, dopo una flessione registrata nel 1992, nei primi sette mesi del 1993 la consistenza media delle persone in cerca di occupazione risulta essere pari ad oltre 4.500 unità, con un incremento del 24 per cento rispetto all'analogo periodo dell'anno precedente.

Va ancora osservato che per tutti i mesi del 1993 la consistenza media degli iscritti non è mai scesa al di sotto delle 4.000 unità, toccando il massimo nel mese di febbraio, con oltre 4.900 iscritti, oltre il 55 per cento dei quali costituito da donne.

La lettura dell'insieme di questi dati lascia prevedere una pro­secuzione della fase recessiva per tutto il 1993 e per la prima parte del 1994, con un conseguente rallentamento delle attività produttive, che si tradurrà in minori avviamenti, quando non in riduzione di organici.

In questo quadro si inserisce l'ente Regione, con la sua capacità di spesa e la sua azione legislativa ed amministrativa.

É pensabile che, alla luce dell'insieme dei cambiamenti e delle trasformazioni che ho cercato sia pur schematicamente di evi­denziare, il ruolo dell'Amministrazione regionale nei confronti del sistema economico locale possa restare lo stesso? La mia opinione è che ciò non sia possibile. Del resto, esaminando l'arco degli ultimi due decenni, si assiste ad un diverso ruolo giocato nel tempo dal bilancio regionale.

Nel corso degli anni '70 il ruolo del bilancio può essere visto come strettamente istituzionale, cioè come complemento ad un sistema economico locale con consolidate presenze soprattutto nel settore industriale, che, benché con momenti di minori o maggiori difficoltà, rappresentavano una significativa compo­nente dell'economia. Inoltre, in quegli anni vi era una presenza finanziaria dello Stato, che interveniva, seppur con modalità non automatiche, su alcuni settori verticali: sanità, trasporti e agricoltura.

Con l'inizio degli anni '80 e con l'approvazione della legge n. 690, per i legami esistenti tra le entrate erariali e la crescita del reddito, per il progressivo aumento della pressione fiscale fatto registrare nel Paese, per la dinamica crescente delle im­poste connesse con l'aumento del traffico internazionale, il bi­lancio regionale viene ad acquisire un ruolo qualitativamente e quantitativamente centrale nel sistema economico locale.

Pro­gressivamente, l'impegno finanziario dello Stato, attraverso trasferimenti di settore, viene invece riducendosi e la Regione è chiamata a coprire anche detti oneri.

Dal 1981 al 1990 le disponibilità finanziarie regionali, rappor­tate al prodotto interno lordo regionale, passano dal 17 al 53 per cento e la loro composizione vede il peso dei trasferimenti dello Stato scendere dal 44 al 17 per cento.

Nel corso degli anni '80 il bilancio regionale svolge peraltro al­meno tre importanti funzioni:

a) - sostegno ai settori economico-produttivi e all'occupazione in un periodo segnato da gravi crisi industriali, che hanno inte­ressato comparti in difficoltà a livello nazionale ed europeo;

b) - interventi diretti per la realizzazione di grandi progetti sul territorio: dalle sistemazioni idrauliche alla viabilità, alle opere pubbliche, alla reinfrastrutturazione;

c) - sostituzione dell'intervento finanziario dello Stato, che si riduce in misura sostanziale nei settori della finanza locale e della sanità e che, praticamente, scompare in tutti gli altri ambiti, restando in piedi solo per i progetti cofinanziati dalla CEE, a valere sul Fondo sociale europeo e sul Fondo europeo di sviluppo regionale.

Per il decennio in corso è realistico ipotizzare un rallentamento del tasso di crescita delle disponibilità finanziarie effettive e, conseguentemente, un'ulteriore riduzione dell'incidenza quanti-tativa della spesa regionale sul sistema economico locale.

Ciò sarà possibile, in primo luogo, in quanto ci sarà un pro­gressivo esaurimento delle risorse trasferite alla Valle dallo Stato; in secondo luogo, perché si andrà verso un processo di decentramento della fiscalità ed in terzo luogo perché aumente­rà il valore degli oneri a carico della Regione, connessi all'am­pliamento delle sue competenze.

Pertanto, il mutato quadro finanziario imporrà la ridefinizione del ruolo dell'Amministrazione regionale e delle sue risorse all'interno del sistema economico locale. Il ruolo che il bilancio della Regione dovrà assumere sarà pertanto prevalentemente:

a) di stimolo allo sviluppo qualitativo e quantitativo del sistema locale, sempre di più attraverso una politica dell'offerta e sem­pre di meno mediante la domanda pubblica;

b) di regolazione del sistema, attraverso una razionale produ­zione legislativa, purché snella, agile e finalizzata;

c) di programmazione nell'impiego delle risorse strategiche della Valle;

d) di redistribuzione perequativa delle risorse finanziarie di­sponibili, al fine di garantire la tutela delle aree e delle fasce più deboli della comunità locale.

In quest'ottica il bilancio regionale dedicherà particolare at­tenzione a progetti ed interventi che tendono ad affrontare in modo nuovo il problema dell'occupazione, che negli anni '90 - come già detto - potrebbe configurarsi in modo del tutto diverso dal passato.

Il documento di programmazione economico-finanziaria e quello triennale, che ci accingiamo a discutere, costituiscono un bilancio rigoroso e responsabile per far fronte alle difficoltà congiunturali e per rilanciare l'economia e l'occupazione. Si tratta di un bilancio di passaggio tra il vecchio, lasciato alle spalle col giugno 1992, ed il nuovo. É un bilancio che avvia un programma di legislatura impegnativo, di svolta, serio, senza scadimenti in azioni spettacolari, velleitarie o gridate.

Le linee-guida sono poche, ma chiare:

- massima attenzione al momento congiunturale;

- valorizzazione degli interventi atti a favorire il rilancio ed il consolidamento del sistema economico locale nelle sue compo­nenti strutturali;

- concentrazione delle scelte da effettuare, tenuto conto del vin­colo delle risorse effettivamente suscettibili di scelte discrezio­nali.

In questo quadro le scelte di fondo possono essere così sintetiz­zate:

- riqualificazione del sistema economico nel suo insieme, piut­tosto che di questo o di quel settore;

- adozione di misure ad impatto diffuso e multisettoriale;

- riduzione delle spese correnti comprimibili;

- contenimento delle spese a basso impatto sul tasso di crescita;

- individuazione di alcuni progetti-guida, capaci di incidere positivamente sul futuro della Valle;

- mobilitazione e valorizzazione del risparmio privato presente nei circuiti finanziari regionali, in via sostitutiva di quello pubblico, su grandi progetti di interesse regionale;

- metodo della programmazione concertata sulle grandi scelte di rilevanza economica;

- mantenimento dei livelli di protezione e di sicurezza sociale in essere;

- garanzia per gli enti locali di adeguati livelli di disponibilità finanziaria, in modo da rendere senza contraccolpi il passaggio da un modello di finanza derivata ad uno in cui le risorse deri­vanti dall'esercizio di forme di autonomia impositiva possano giocare un ruolo sempre maggiore.

Le entrate, al netto delle partite di giro, hanno mostrato un andamento crescente nel corso degli ultimi dieci anni, sia in termini nominali che reali. Dal 1984 al 1992 sono cresciute del 78 per cento, pari ad un tasso medio annuo composto del 7,5 per cento all'anno, che, depurato degli effetti dell'inflazione, misura una crescita pari a circa il 3 per cento medio annuo.

Questa dinamica, protrattasi per tutto il decennio scorso e per i primi anni di quello in corso, tenderà a subire un rallentamen­to, una riduzione della crescita negli anni a venire, per le ra­gioni già richiamate in precedenza. Per il triennio 1994-1996, le disponibilità finanziarie mostrano una lieve ma costante tendenza alla contrazione.

Fatte salve nuove ed aggiuntive fonti di entrata, su cui già oggi siamo al lavoro per analizzarne le caratteristiche, gli impatti e la fattibilità, le disponibilità regionali rispetto al 1993 dovreb­bero mostrare una flessione globale del 6 per cento circa a va­lori correnti, tenuto conto del tasso di inflazione previsto per il triennio prossimo del 16-17 per cento in termini reali.

Considerato che le entrate totali includono ipotesi di copertura delle spese mediante ricorso all'indebitamento, i cui oneri inci­dono progressivamente sulle spese degli esercizi successivi, e sottolineato che il presente bilancio triennale mira all'elimina­zione progressiva di tale posta, l'ammontare delle risorse da considerare effettivamente disponibili per il triennio 1994-1996 è previsto in complessivi 4.392 miliardi, ripartiti nei tre esercizi in 1.392 per il 1994, 1.463 per il 1995 e 1.537 per il 1996, con i seguenti tassi di variazione rispetto all'anno precedente: -5,2 per il 1994, +1,6 per il 1995 e +1,5 per il 1996, confermando così quella tendenza ad un significativo rallentamento della crescita, che sta alla base dell'impianto logico e politico su cui si è lavorato per costruire e definire questo bilancio.

In questo quadro di riferimento appare pertanto necessario:

- assumere comportamenti prudenti, ma non acriticamente pessimistici o drammatizzanti (si è in presenza di uno stop alla crescita, ma non davanti a drastici ridimensionamenti delle ri­sorse finanziarie regionali);

- operare con impegno per concretizzare iniziative atte a favori­re nuove e aggiuntive forme di entrate per il bilancio regionale, che però non poggino su ipotesi di ulteriore fiscalità;

- sostituire le modalità di intervento regionale sinora adottate, che hanno previsto la copertura delle iniziative, direttamente e per intero, da parte del bilancio regionale, con altre formule in­novative capaci di attivare un "effetto-leva" sul risparmio pri­vato, sinora poco valorizzato, quando non addirittura utilizzato per finanziare impieghi al di fuori della nostra Regione;

- procedere, ove possibile ed opportuno, ad una saggia politica di dismissioni, che - pensando alle porzioni di patrimonio im­mobiliare regionale allo stato non utilizzate o senza progetti di utilizzo - genererebbero contestualmente incrementi nelle en­trate e riduzioni nelle spese.

Rispetto alle previsioni dell'anno scorso, nel 1994 si prevedono quindi entrate totali inferiori del 2,8 per cento (1.619 miliardi, contro 1.665). Sono previsti:

- un lieve aumento delle entrate erariali derivante da tributi propri o compartecipazioni;

- una riduzione del 17 per cento dei contributi e delle assegna­zioni dello Stato;

- un lieve aumento delle rendite patrimoniali;

- dismissioni per circa 5 miliardi di lire non riscontrabili nel precedente esercizio;

- la riduzione di circa 11 punti percentuali del mutuo a pareg­gio.

In sostanza, la copertura delle previsioni di spesa per il 1994 è garantita:

- per il 9 per cento circa dai proventi della Casa da gioco;

- per il 67 per cento circa dal riparto fiscale (40 per cento dal ri­parto di imposte e tasse e 27 per cento dal trasferimento sosti­tutivo dell'IVA);

- per il 7 per cento da contributi e assegnazioni statali;

- per il 2 per cento circa da altre entrate;

- per il 15 per cento circa da finanziamenti esterni (mutui o obbligazioni).

Come già detto in precedenza, non tutte le disponibilità finan­ziarie previste per il 1994 erano suscettibili di scelte discrezio­nali. Infatti, dobbiamo tenere conto che tra i 1.619 miliardi di­sponibili vi erano:

- circa 60 miliardi per impegni già assunti dall'Amministra­zione regionale nel corso di precedenti esercizi, ma non coperti da adeguate disponibilità di bilancio;

- 30 miliardi circa a titolo di interessi o compartecipazione agli interessi su ratei consolidati di mutui;

- 230 miliardi circa per spese di funzionamento istituzionale dell'Amministrazione, assolutamente non comprimibili;

- 460 miliardi circa per altri oneri incomprimibili, quali: trasfe­rimenti correnti e in conto capitale agli enti locali, funziona­mento dell'USL, concorso nelle spese correnti nelle strutture socio-assistenziali...;

- 120 miliardi circa per opere da realizzare in un arco di tempo pluriennale, già iniziate ma da portare a compimento (programmi FRIO, opere stradali e pubbliche in genere, edilizia industriale, edilizia scolastica, sanitaria...).

Tutto questo ammonta a circa 900 miliardi di lire, pari al 55 per cento del totale delle entrate ed al 68 per cento delle spese correnti.

La quota di risorse definibile come "area delle scelte" si riduce pertanto al 45 per cento del bilancio e non va dimenticato che comunque anche all'interno di tale area molte poste contabili sono da riferire a leggi in vigore, non modificabili o non sop­primibili senza un processo di analisi dell'impatto possibile e senza una concertazione con le categorie dei beneficiari interes­sati, che sulla base di esse hanno assunto impegni, avviato pro­grammi e nutrono delle aspettative.

Il necessario processo di revisione della struttura della spesa - ripeto: "necessario" - richiede impegno e determinazione, ma anche gradualità e buon senso nell'assunzione delle decisioni e con questa logica si è operato nei pochi mesi a disposizione per la predisposizione di questo bilancio.

Nel complesso le spese correnti rappresentano il 58 per cento della spesa totale, contro il 54 dello scorso bilancio di previsio­ne, e sono passate dagli 892 miliardi del 1992 ai 928 (+36) del 1994.

Il maggior aggravio è del tutto attribuibile agli oneri correnti posti a carico della Regione dalla finanziaria, quantificati in questo bilancio in 40 miliardi al capitolo 69145 e riferiti alle pensioni di invalidità civili, ai servizi antincendio, alle spese per la manutenzione delle strade statali di Cogne, Valtournen­che, Val d'Ayas e Valle di Gressoney, ed in ulteriori 10 miliardi attribuibili alle rate di mutuo a favore dei comuni. Se, infatti, dal totale delle spese correnti vengono detratti gli oneri desti­nati a sostituire quello che altrove è intervento statale, l'inci­denza delle spese correnti si riduce sensibilmente, passando al 46,6 per cento, contro il 47 dell'esercizio passato.

In valore assoluto le voci di spesa corrente più significative so­no rappresentate dagli stipendi per il personale regionale, per il personale docente, per l'USL (180 miliardi), per le spese cor­renti degli enti locali, per il funzionamento delle microcomunità e per l'esercizio del trasporto pubblico.

Particolare attenzione è stata riposta nel contenimento delle spese correnti connesse all'attività di funzionamento dell'Am­ministrazione, proseguendo così quell'azione, ispirata a sobrie­tà e rigore, già intrapresa col precedente bilancio di previsione.

Per incarichi speciali, consulenze, convegni, trasferte, mostre..., nel 1994 si prevedono spese per circa 17 miliardi di lire, contro gli oltre 22 dell'assestato del 1993 ed i quasi 33 del 1992.

Il se­gno di un'attenta e rigorosa politica di spesa, soprattutto per quelle tipologie di spese non direttamente produttive, si vede anche a partire da questi piccoli - ma significativi - esempi.

Il bilancio 1994 destina circa 674 miliardi alle spese di investi­mento, 120 dei quali per interventi in nuove iniziative previste all'interno dei fondi globali. La parte più consistente di tali in­terventi è indirizzata verso iniziative a sostegno del sistema economico (218 miliardi, pari a circa un terzo).

Tra gli inter­venti già regolamentati dalla legislazione vigente si evidenzia­no quelli per la creazione e lo sviluppo di aree e strutture in­dustriali ed artigiane (47 miliardi), tra cui si ricordano, soprat­tutto, la quota di impegno annuo relativa all'acquisizione di aree e centrali dal gruppo ILVA, quella per il settore turistico e quella a favore della creazione di impianti e strutture per lo sviluppo dell'associazionismo in agricoltura.

Un'altra significativa quota destinata agli investimenti è quella a beneficio degli enti locali. Tra trasferimenti in conto capitale a comuni e comunità montane (62 miliardi), interventi sul Fon­do (ex FRIO) per speciali programmi di investimento (68 mi­liardi) e la dotazione finanziaria relativa ad alcune leggi di settore (circa 40 miliardi), è pari a 170 miliardi l'ammontare destinato dal bilancio agli enti locali per interventi di investi­mento. Tale quota è, nell'insieme, superiore del 12 per cento circa a quella prevista lo scorso anno.

Infine, una terza e significativa area di indirizzo è quella delle spese per interventi sul territorio (132 miliardi), tra i quali si evidenziano gli investimenti connessi all'edilizia abitativa e al ripristino dei villaggi rurali (20 miliardi), le spese stradali (25 miliardi, di cui 10 per le strade statali a seguito della finanzia­ria) e quelle per la difesa del suolo (12 miliardi).

Nell'individuazione degli interventi sono stati seguiti priorita­riamente i seguenti criteri:

- rinvio del nuovo, ove necessario portare a termine opere in corso di esecuzione;

- razionalizzazione degli interventi diretti a beneficio degli enti locali, tenendo conto del complesso dei trasferimenti (legge n. 46 FRIO e leggi di settore);

- selezione di nuovi interventi da avviare, compatibilmente con le disponibilità di bilancio, tenendo anche conto dei successivi oneri connessi alla gestione;

- gli oneri derivanti dalle future nuove competenze sulle statali;

- infine, la necessità di provvedere prioritariamente ai ripristini conseguenti all'alluvione del mese di settembre.

La parte più qualificante del bilancio, quella che evidenzia gli elementi ed i contenuti progettuali dell'azione regionale, è co­stituita dai Fondi globali, come del resto avviene in ogni eser­cizio.

Nel triennio 1994-1996 sono previsti 458 miliardi di lire per nuovi interventi, in gran parte destinati ad investimenti. I 159 miliardi previsti per il 1994 rappresentano circa il 10 per cento del totale della spesa e, tenuto conto delle disponibilità e degli oneri complessivi a carico, rappresentano una quota che deve essere considerata soddisfacente ed ancora ragguardevole.

É vero che l'anno precedente i Fondi globali sfioravano i 194 miliardi di lire (circa il 12 per cento della spesa), ma va anche sottolineato che al loro interno c'erano i 60 miliardi previsti dal disegno di legge, allora in approvazione, sull'acquisto delle aree e delle centrali del gruppo IRI-ILVA.

I Fondi globali individuano due priorità:

- il sostegno, con opportune iniziative, alla ripresa dell'econo­mia e dell'occupazione, per cui sono stanziati 108 miliardi per iniziative nel triennio 1994-1996;

- l'attuazione degli interventi di ripristino e di risarcimento danni, a seguito dell'alluvione dello scorso mese di settembre, per cui ci sono 85 miliardi nel triennio.

Nonostante ciò, dall'esame della destinazione delle risorse po­ste ai Fondi globali emerge un sostanziale equilibrio nelle grandi linee di intervento. Infatti, nel triennio, per il rilancio dell'economia e dell'occupazione è destinato il 20 per cento delle risorse, il 23 è finalizzato ad interventi per l'ammodernamento del "sistema Valle d'Aosta", il 40 per interventi di riqualifica­zione e valorizzazione del territorio e dell'ambiente, il 17 per la valorizzazione della persona (salute, istruzione e cultura).

Oltre il 75 per cento degli interventi è costituito da spese di in­vestimento e la quota preponderante della parte corrente è rappresentata dai 30 miliardi previsti per il ripiano del disa­vanzo dell'USL per il 1993. Mi sia infine consentito richiamare alcuni interventi ritenuti particolarmente qualificanti nell'ambito dei Fondi globali.

In campo istituzionale, si segnala la volontà di addivenire alla costituzione di un organismo per la partecipazione delle forze sociali alle maggiori scelte che, in futuro, la Regione dovrà as­sumere in materia economica.

La volontà è tesa a rispettare precisi impegni programmatici volti a realizzare quei profondi cambiamenti di metodo, finalizzati alla pratica di concrete for­me di partecipazione alle decisioni da parte della comunità lo­cale.

In campo istituzionale si segnala, altresì, la creazione di un istituto universitario per la formazione degli insegnanti, al fine di accrescere, sotto il profilo metodologico e dei contenuti, il patrimonio di conoscenze di coloro che sono chiamati ad istruire le future generazioni. Riteniamo che questo investimento sia molto, non fosse altro perché i frutti di ritorno nel medio e lun­go termine potrebbero determinare una Valle d'Aosta meno fragile e più adeguata ad affrontare il futuro.

In materia economica, dovranno proseguire, regolati da oppor­tune leggi, gli interventi per la riconversione ed il rilancio dell'Autoporto, area strategica acquisita dalla Regione nello scorso ottobre tramite la Finaosta, in modo che il progetto in essere, ove realizzato, possa riassegnare a quell'area, grazie alle nuove attività che vi si insedieranno, l'importanza econo­mica ed occupazionale che essa aveva prima del traumatico 1° gennaio 1993.

Contestualmente, ed in parallelo, dovrà proseguire l'iter, già avviato nell'ultimo biennio, per la creazione di una moderna e qualificata zona franca d'imprese, le cui ipotesi di fattibilità so­no state studiate ed esplorate in tutte le possibili configura­zioni, ed alla quale, anche approfittando dei lavori previsti dalla Commissione paritetica, bisognerà iniziare a dare concre­tezza fin dal prossimo anno.

In campo economico e finanziario, merita un cenno particolare la volontà di mettere a punto, a partire dall'anno venturo, mo­dalità e strumenti per attivare in forma nuova il risparmio pri­vato esistente in Valle d'Aosta. Gli effetti positivi di tale nuova impostazione sono molteplici.

Tra gli altri, voglio accennare alla minor pressione che si verificherebbe sulle disponibilità del bi­lancio regionale, alla valorizzazione del risparmio generatosi in Valle sulla base di progetti da realizzare "in Valle" e non fuori, alla necessità di selezionare con queste forme solo o principal­mente progetti con prevedibili ritorni, derivanti dalla successi­va gestione.

Infine, sempre in campo economico, per perseguire i dichiarati obiettivi di sostegno ai settori produttivi principalmente dal lato dell'offerta, si segnalano gli interventi previsti a sostegno della ricerca, dello sviluppo e della qualità del settore indu­striale, per i quali nei Fondi globali sono previsti 12 miliardi nel triennio.

Voglio segnalare due interventi nell'ambito delle azioni per l'ammodernamento infrastrutturale della Valle:

- lo sviluppo della rete e soprattutto dei servizi telematici;

- la realizzazione di un sistema metropolitano tra Pont-Saint-Martin e Courmayeur finalizzato alla razionalizzazione dei flussi di traffico esistenti sul nostro territorio.

Per un'azione di valorizzazione del territorio sono previsti altri interventi:

- in materia di impianti, per i rifiuti nelle loro diverse e specifi­che configurazioni, le cui realizzazioni dovranno essere avviate sin dal prossimo anno;

- in materia energetica, per giungere, con la definizione del Piano energetico regionale, ad una reale e concreta valorizza­zione di una delle principali risorse naturali della Valle: l'ac­qua. In questo senso, l'acquisizione delle centrali idroelettriche dell'ILVA potrà rappresentare il nucleo operativo centrale at­torno a cui costituire un'offerta locale di energia, fonte di reale ricchezza futura per le imprese operanti in Valle e per i Valdo­stani;

- per il rilancio dei complessi termali, ad integrazione di un'of­ferta turistica che dovrà in futuro essere diversificata, specia­lizzata, qualificata e coerente con le diverse vocazioni delle va­rie zone della Valle;

- su questa linea, anche gli interventi per la manutenzione con­servativa del complesso monumentale di Bard (3 miliardi nel triennio) rispondono alle necessità di recuperare e valorizzare, anche al fine di una sua corretta fruizione, il patrimonio stori­co, artistico e culturale della Valle.

Veniamo infine agli interventi per la comunità, tra i quali si segnalano:

- nel settore dell'istruzione, le iniziative per la creazione di una residenza universitaria a Torino, per l'istituzione di una scuola professionale e agraria, e per la realizzazione della nuova sede dell'Istituto d'arte;

- in campo culturale, l'istituzione di sedi museali ed espositive regionali;

- in campo sanitario, la realizzazione di un centro di riabilita­zione per persone affette da disturbi psichici.

Madame et messieurs les conseillers, nous vivons actuellement, il est indéniable, l'une des périodes les plus difficiles de ces vingt dernières années, du fait de la masse de problèmes qui exigent une solution et surtout des rapides changements en cours qui ne permettent pas d'affronter ces problèmes par des moyens et dans des cadres stables et consolidés. De plus, nous avons l'impression que, dans ce climat, le couple rancoeur-passé l'emporte sur le couple confiance-avenir.

Il s'agit là, très probablement, d'éléments typiques des phases de passage des vieux aux nouveaux modèles de gestion, d'administration, de rapport entre le public et le privé, entre la politique et la société civile, entre le général et le particulier. C'est justement pour cela qu'un effort convaincu et généralisé s'avère nécessaire dans le but de définir un parcours, de penser à un nouveau décor au centre desquels se retrouvent les intérêts généraux de la Vallée d'Aoste et de son peuple et qui évoque, pour notre communauté, un avenir pour que le couple confiance-avenir soit plus fort que le couple rancoeur-passé. Pour cela, une contribution responsable de la part de tous est indispensable.

D'abord, de ceux qui doivent répondre de la chose publique et, ensuite, de tous ceux qui dans différents domaines d'activité et d'engagement vivent en Vallée d'Aoste et en constituent le véritable patrimoine. Il n'est pas facile de gouverner le changement et il est encore plus difficile de gouverner lorsque le changement est en cours. L'incertitude, la peur de la nouveauté, la résistance du vieux système: voilà autant d'éléments qui ne permettent pas toujours d'oeuvrer avec linéarité et continuité aussi bien dans les choix importants que dans les choix moins importants.

Toutefois, il existe aussi, et il faut les souligner, les facteurs positifs qui encouragent le changement et qui permettent de faire face et de compenser les difficultés. Ils représentent les bases nécessaires pour aller plus loin. Les défis du nouveau, les projets, les expériences doivent pousser notre communauté d'une manière responsable et collective à recomposer les intérêts des particuliers dans les intérêts généraux, à surmonter les difficultés actuelles et à penser à l'avenir avec cette confiance et sérénité, que, aujourd'hui, objectivement, il n'est pas facile à montrer.

Notre autonomie ne sera pas touchée et sa valeur s'accroîtra uniquement si notre communauté, dans son ensemble, est en mesure d'envisager à temps sa place dans le nouveau système qui se définit, petit à petit, à l'échelon européen et national et qu'elle oeuvre avec cohérence. Il n'est pas impossible d'en trouver la voie: la concertation et la participation du peuple au choix sont un passage fondamental. La connaissance de la consistance réelle des problèmes, le souci de soumettre à une vérification constante les décisions prises, le sens de responsabilité de la part de tout le monde, voilà les moyens pour y aboutir.

Le présent budget est l'occasion pour mettre en oeuvre ces orientations, pour réaffirmer la volonté du Gouvernement régional actuel et de cette majorité de maîtriser "le changement dans le changement", en soutenant ce processus qui voit dans la coexistence de la concurrence et de la coopération, dans le passage de la politique de l'assistance à la solidarité, de l'extranéité à la participation, dans la forte demande de managers provenant du social, qui voit, dans tout ça, les instances les plus importantes formulées aussi par notre communauté. Merci.

Président - Merci, monsieur l'Assesseur.

Si dà atto che alle ore 17,27 assume la Presidenza il Vicepresi­dente Aloisi, che dalle ore 18,07 l'assume il Vicepresidente Vié­rin e che dalle ore 18,10 la riassume il Presidente Francesco Stévenin.