Oggetto del Consiglio n. 110 del 29 settembre 1993 - Resoconto
OGGETTO N. 110/X - Piani di ristrutturazione proposti per lo stabilimento Cogne di Aosta - Situazione e prospettive dell'Ilva Cogne (Interpellanze).
Interpellanza - Preso atto degli articoli comparsi in questi ultimi giorni sulla stampa locale riguardanti i piani di ristrutturazione proposti dalle aziende indicate all'Ilva per l'ingresso in Cogne;
Rilevato che dagli articoli dei giornali emerge uno spaccato drammatico per i futuri livelli occupazionali della Cogne, e la più assoluta confusione delle strategie, del ruolo e dell'assetto produttivo dell'azienda e della Regione;
i sottoscritti consiglieri regionali
interpellano
l'Assessore competente per conoscere:
1) quale è l'attuale strategia della Giunta regionale per la Cogne;
2) le proposte dettagliate delle aziende private per la ristrutturazione dello stabilimento
3) se l'Assessore non ritiene opportuno informare la IV Commissione consiliare sullo stato della trattativa.
F.to: Aloisi-Bich-Lavoyer-Piccolo.
Interpellanza - Ricordato che la Ilva?Cogne è importantissima nell'economia di Aosta e della Regione;
Visto le notizie apparse sugli organi di informazione;
Recepite le preoccupazioni dei lavoratori e di tutti coloro che gravitano nell'indotto dell'Ilva?Cogne;
Ricordati gli ingenti stanziamenti della Regione nei confronti della suddetta società;
il sottoscritto Consigliere regionale
interpella
l'assessore competente per sapere:
1) quale è effettivamente la situazione societaria dell'Ilva?Cogne;
2) quali sono le reali prospettive occupazionali emerse dai vari incontri con le società che intendono acquisire l'Ilva?Cogne;
3) se vi è un impegno di richiedere non solo alle organizzazioni sindacali, ma anche al Consiglio di fabbrica un parere vincolante su eventuali accordi riguardanti il futuro dell'azienda;
4) quali sono gli intendimenti della Giunta che, al riguardo, dovrebbe impegnarsi a tenere costantemente aggiornato il Consiglio.
F.to: Chiarello.
Presidente - Ha chiesto la parola il Consigliere Chiarello.
Chiarello (RC) - Forse questo è uno dei punti più dolenti che toccano la regione.
É passata un po' d'acqua sotto i ponti (in tutti i sensi) da quando ho fatto questa interpellanza, che mi sembra sia ancora più attuale, perché ci sono stati diversi incontri, si sono sentite diverse voci. Sta di fatto che qualsiasi soluzione di cui siamo a conoscenza, propone il dimezzamento del personale di questo stabilimento, nel futuro.
Spero che la situazione che verrà a delinearsi sarà una situazione chiara, univoca; non siamo dei santi, non possiamo fare dei miracoli, penso che nel periodo in cui viviamo non possiamo neanche fare delle scommesse sulla siderurgia in special modo. Però almeno che la situazione sia chiara per un periodo accettabile.
Come sa l'assessore, ho avuto il dubbio che la Giunta fosse troppo soggetta alle decisioni dell'Ilva Cogne. L'Ilva Cogne ha portato questo stabilimento - sempre nell'ambito della crisi europea e mondiale - alla situazione in cui si trova; non mi sembra che abbia fatto una buona gestione del patrimonio che aveva, perché mi sembra che sia a livello di fallimento, di liquidazione. Non voglio sostenere che una azienda sia migliore dell'altra, anche perché non ne ho le conoscenze, però volevo invitare questa Giunta a valutare in maniera approfondita tutte le richieste che erano pervenute in merito all'acquisizione dell'azienda.
Ho vissuto in fabbrica e so che certe cose passano sempre sulla testa degli operai e quando gli operai le sentono è solo perché sono messi in cassa integrazione: si tratta di quei famosi ammortizzatori sociali tanto sbandierati, ma poi non tanto efficienti, per cui la mia richiesta era questa.
Sì le organizzazioni sindacali, sì l'Ilva Cogne, però anche il consiglio di fabbrica deve essere sentito su queste soluzioni. Nelle ultime riunioni è stato investito e di questo ne do atto all'assessore. Bisogna che anche i dipendenti in prima persona siano investiti di queste soluzioni.
Presidente - Ha chiesto la parola il Consigliere Bich.
Bich (APA) - Questa è un'interpellanza in parte superata, perché gli avvenimenti si stanno avvicendando in un modo pulsante ed anche tragico. Per cui tradurlo solo in termini di interpellanza questo argomento si finisce per svilirlo, mentre l'azione di tutte le forze non solo politiche, ma anche economiche deve convergere per una valutazione di questi fatti. Quindi è riduttivo pensare allo strumento dell'interpellanza.
Però quando fu formulata il 9 settembre forse c'erano dei termini un po' diversi.
Lascio all'assessore l'illustrazione degli aspetti vari, dopo di che trarremo delle conclusioni.
Presidente - Ha chiesto la parola l'Assessore all'industria, commercio e artigianato, Mafrica.
Mafrica (GV-PDS-SV) - Ricordava il Consigliere Chiarello che trattiamo di una azienda che per noi è importante, che però opera in un settore economico in disastro quale è quello della siderurgia, ed anche l'azienda ha conti economici piuttosto pesanti. Nel 1991 la perdita era stata di 50 miliardi ed era stata coperta attraverso la cessione di una parte dei terreni ad una società del gruppo IRI. Nel 1992 le perdite dell'azienda sono state di 84 miliardi per la gestione, a cui si sono sommati 70 miliardi di altre minusvalenze nella creazione di due società.
La Cogne è stata suddivisa in due, rimane la Cogne S.p.a. che ha il grosso dei lavoratori, ha attualmente 777 lavoratori attivi ed altri 250 in cassa integrazione, e la Cogne Acciai Speciali con 565 dipendenti. Il grosso degli impianti è passato alla Cogne Acciai Speciali, mentre sono rimaste nella vecchia società le perdite e il grosso dei debiti.
Il tentativo nella suddivisione in due era quello di avere una azienda più sana, che potesse continuare, e una azienda da mandare in liquidazione con il ripianamento delle perdite nei piani Ilva.
La crisi della siderurgia è sempre pesante. L'IRI, che è azionista dell'Ilva, ha debiti e perdite per conto suo, l'Ilva che è l'azionista della Cogne è una azienda in liquidazione che al 31 ottobre darà origine a due nuove società, una per gli acciai comuni a Taranto e una per gli acciai laminati inossidabili a Terni, e terrà nell'Ilva in liquidazione il personale eccedente le perdite e i debiti.
Credo che i programmi che prevedono tagli occupazionali pesanti e che mettono in discussione anche la maggior parte delle aziende che fanno parte dell'Ilva, abbiano un riflesso anche sulla situazione nostra, a cui facciamo fronte con la volontà e le possibilità che sono consentite dalle nostre competenze e dal nostro bilancio, ma che non possiamo governare se non contribuire - se possiamo - a risolvere in senso positivo.
L'interpellanza del consigliere Bich chiede qual'è la strategia della Giunta. La strategia è quella che è stata delineata più volte in Consiglio regionale e tiene insieme tre elementi:
- Tendere a mantenere una continuità produttiva nel settore siderurgico. Abbiamo tutti ben chiaro che è un settore in difficoltà, però abbiamo all'interno della Cogne 1600 persone che ancora o in cassa integrazione o attive sono legate a questa azienda, abbiamo circa 200 persone che lavorano in attività indotte; 1800 persone su 5-6000 che è il numero di occupati nell'industria in senso stretto, è circa un terzo.
Quindi è un problema che per la nostra regione, se si giungesse ad una chiusura, sarebbe drammatico; l'avere un nucleo che salvaguardi metà dell'occupazione può consentire, anche se con difficoltà, di cercare di affrontare il problema con più tempo e con maggiori possibilità di successo. Quindi il primo elemento è cercare fino in fondo una continuità produttiva, anche se ridotta rispetto ai numeri attuali.
- Acquisire le aree. Questo non per volontà immobiliare, ma con tre finalità: perché l'acquisizione delle aree può contribuire a facilitare la ricerca di un imprenditore privato che subentri all'Ilva, perché l'avere a disposizione un milione di mq può consentire di destinarne una buona parte (pensiamo a circa la metà) a nuove attività produttive e industriali, perché la proprietà delle aree consente in rapporto con il comune di Aosta, in un piano urbanistico complessivo, di avere una prospettiva strategica per il futuro della città e del territorio valdostano.
- Acquisizione delle centrali. Anche qui, l'acquisizione delle centrali può favorire il mantenimento rispetto agli imprenditori privati di un'attività siderurgica, in secondo luogo può servire a favorire la reindustrializzazione su parte dell'area, in terzo luogo può servire comunque nel governo dell'energia complessivo a livello regionale.
Il quarto elemento che è venuto fuori dai fatti, rispetto alle impostazioni che stiamo seguendo, è quello di rimanere nell'ambito dell'autorizzazione di spesa di 150 miliardi, disposto con legge 4/91. Questo perché si tratta di una cifra importante ed anche perché le condizioni attuali di bilancio, i tagli da parte del governo, i fatti drammatici quali quelli verificatisi per il maltempo nella scorsa settimana, sono un oggettivo limite alle possibilità di intervento della regione.
Cosa è stato fatto in questi mesi? Sono stati tenuti rapporti con gli interlocutori più diversi che fanno parte di questa complessa partita, da Ilva, Iri, imprenditori privati, CEE, organizzazioni sindacali, gruppi di lavoro, e una breve cronistoria può dare idea di come ci si è mossi.
Si era richiesto al termine del lavoro di questo Consiglio un incontro con il presidente dell'IRI, Prodi, e questo incontro avvenuto a Roma il 28 luglio ha sostanzialmente avviato un serrato confronto per l'approfondimento delle questioni fra regione, Ilva e imprenditori privati.
Il 4 agosto c'è stato il primo incontro con l'Ilva, che ha dichiarato una sua preferenza per il programma presentato da Rodacciai, e in quella occasione la regione ha richiesto di avere elementi anche sugli altri programmi presentati dalle altre due società che sono interessate all'acquisto: la Ori Martin e il gruppo Marzorati.
Il 5 agosto è pervenuta una sintesi dei piani presentati da Ori Martin e Ferriere di Stavio, mentre solo il 27 agosto è pervenuto alla regione il piano completo presentato da Rodacciai. Avevamo chiesto di avere un piano completo, perché all'inizio era stato presentato un piano schematico da cui non si avevano elementi sufficienti a capire i livelli produttivi, della occupazione e gli investimenti.
Il 30 agosto abbiamo avuto un incontro con l'Ilva, dove abbiamo cominciato a valutare la fattibilità del piano presentato da Rodacciai, che in quella fase era sostenuto molto apertamente da parte di Ilva, come imprenditore che avrebbe potuto dal punto di vista industriale garantire meglio la continuità produttiva.
Il 2 settembre abbiamo scritto al presidente dell'Iri, Prodi, per ribadire la nostra disponibilità ad intervenire e per richiedere ulteriori elementi, vale a dire un incontro con un imprenditore da loro proposto, per chiarire in profondità gli elementi del piano.
Questo incontro è avvenuto il 6 settembre, e nel corso dell'incontro sono emersi elementi che potevano rendere difficile la percorribilità del suo piano, soprattutto rispetto a possibilità di conflitto con le normative CEE.
Su questi elementi il 15 settembre abbiamo incontrato nuovamente l'Ilva, alla quale abbiamo fatto presente queste difficoltà, ed abbiamo chiesto che assieme si potessero esaminare anche gli altri programmi.
Il 20 settembre abbiamo richiesto un urgente incontro nuovamente al presidente dell'Iri, con una lettera con la quale esprimevamo la preoccupazione per l'ipotizzata liquidazione della Cogne S.p.a. e con la quale chiedevamo che si tenesse conto nei piani Ilva delle necessità di copertura sociale per i lavoratori della Cogne.
Il 23 settembre abbiamo chiesto al gruppo Marzorati e a Ori Martin di avere i piani industriali; questi piani e notizie sugli investimenti da loro proposti e sulla loro disponibilità a discutere sulla utilizzazione dell'area sono pervenuti il 24 e il 25 settembre. Abbiamo in programma per la prossima settimana incontri di approfondimento, per verificare se tra la disponibilità espressa in incontri informali che c'erano stati e la disponibilità concreta, continuano a permanere elementi di possibile prosecuzione nella trattativa.
Il 25 settembre abbiamo scritto all'on. Borghini, che fa parte del gruppo di lavoro di intervento nelle località di crisi, chiedendo un incontro per verificare assieme la salvaguardia dell'occupazione nella realtà valdostana.
Il 27 settembre la delegazione valdostana ha incontrato il prof. Prodi, al quale è stato richiesto un rinvio della decisione di procedere alla liquidazione di Cogne S.p.a.. Ho detto prima che esistono due aziende: una che si prevedeva andasse in liquidazione, però secondo l'impostazione regionale una volta che fosse definita la privatizzazione della parte che doveva continuare, Cogne Acciai Speciali. Abbiamo richiesto con una certa intensità per un tempo anche prolungato che si procedesse a questo rinvio; ci è stato detto che la liquidazione di Cogne S.p.a. è un fatto dovuto, perché il capitale di 10 miliardi di Cogne S.p.a. è stato eroso nei primi due mesi di attività della Cogne stessa, e che quindi era necessario per rispetto del codice civile procedere in questo modo, ma che si trattava di un fatto giuridico-tecnico che non avrebbe interferito con le trattative in corso per la privatizzazione della Cogne Acciai Speciali e che avrebbero garantito comunque le coperture sociali previste per tutto il gruppo Ilva anche per i lavoratori di Cogne S.p.a..
Ci è stato detto che non era possibile rinviare per la realtà di Cogne S.p.a., altrimenti si poteva avere un precedente per l'intera Ilva, che il 31 andrà in liquidazione, e si è addivenuti a tenere aperta l'assemblea di liquidazione fino al 2 ottobre, in modo da permettere prima a Ilva di chiarire questi aspetti della liquidazione alle Organizzazioni Sindacali, al consiglio di fabbrica, ai lavoratori della Cogne.
La situazione è grave e questa nostra preoccupazione è stata espressa al presidente dell'Iri; la situazione è pesante ed esistono difficoltà per arrivare ad una soluzione positiva. Esistono però condizioni che la rendono ancora possibile.
Quali sono le difficoltà principali? Le difficoltà principali, che verranno approfondite ancora ulteriormente in incontri con i privati, con Iri, con Ilva, con il governo, sono le seguenti. Esistono delle richieste da parte dei privati che possono risultare non percorribili per la regione. Abbiamo dichiarato che le richieste fatte alla regione devono essere tutte in linea con le normative Cee; la regione non può prendere impegni su finanziamenti che non siano previsti dalle normative Cee, vale a dire che non siano destinate o alla ricerca o all'ambiente o al trasferimento di impianti, ma non può finanziare nuovi investimenti che migliorino la capacità produttiva.
Esistono difficoltà perché permangono ancora divergenze nelle valutazioni tra Ilva e regione sui valori delle centrali e delle aree.
Abbiamo fatto presente in modo chiaro quali sono le possibilità effettive della regione, pensiamo che su questo punto la posizione della regione sia stata esplicita e motivata e ci auguriamo che non si continui a pensare di poter ottenere dalla regione fondi che non ci sono e che non possono essere ulteriormente inventati.
Esistono - ed è questo il punto più complesso - interessi diversi che bisogna necessariamente comporre. Ilva nelle sue intenzioni tende ad avere il massimo da questo tipo di privatizzazione, sia da parte regionale che da parte dei privati. I privati tendono a dare il minimo a Ilva e a chiedere il massimo alla regione. La regione ha limiti oggettivi nella sua possibilità di intervento, e sia rispetto ad Ilva sia rispetto ai privati intende verificare ogni cosa, ma percorre solo strade che non portino fra sei mesi o un anno a difficoltà con la Cee o ad un esito negativo della attività produttiva.
Il punto di forza della regione credo sia nella chiarezza dei suoi intenti e nella serietà con cui si è disposta nei confronti di tutti gli interlocutori. I finanziamenti disponibili sono stati stanziati con legge, a tutti sono state manifeste nelle diverse discussioni le intenzioni rispetto alla utilizzazione dell'area, si è sottolineato sempre l'interesse prevalentemente occupazionale e sociale della regione rispetto a tutto questo discorso, ed io credo che questo sia il punto di forza della regione: avere avuto posizioni chiare unificando il discorso delle aree, delle centrali e della continuità dell'attività produttiva.
Su questi fatti si è cercato di mantenere costantemente informato l'insieme dei soggetti che sono interessati: dal comitato siderurgico, cui partecipano le forze sociali, i gruppi politici, gli enti locali interessati, alle Organizzazioni Sindacali, al consiglio di fabbrica; si è inviata tutta la documentazione disponibile alla IV commissione consiliare, e nuovi elementi potranno essere inviati.
Credo che pur essendoci queste difficoltà che dicevo prima, della siderurgia e dei diversi interessi, sia possibile continuare con chiarezza e con serietà nel perseguire l'obiettivo di una continuità produttiva anche se limitata a 7-800 addetti (perché le tre proposte si orientano intorno a questo limite), e si possa chiarire a tutti i livelli: all'Ilva, all'Iri, al governo, che nessuna regione ha dedicato impegno e risorse equivalenti per mantenere in piedi un'attività produttiva.
Che per la Valle d'Aosta una chiusura della Cogne sarebbe un dramma inaccettabile dal punto di vista sociale; che non può essere la regione a pagare tutti i costi di errori di gestione industriale del passato. La disponibilità della regione è stata manifestata nei fatti e continuerà ad esserci per trattative ed incontri, però occorre che governo, Iri e Ilva valutino con realismo e con senso di responsabilità la situazione prima di ogni definitiva decisione. Possiamo capire che nella fase delle trattative ognuno tenda ad ottenere il massimo possibile, però il punto conclusivo deve avere questo tipo di atteggiamento.
Si dà atto che dalle ore 12,42 assume la Presidenza il Vicepresidente Aloisi.
Presidente - Ha chiesto la parola il Consigliere Bich.
Bich (APA) - Purtroppo l'ora non ci è favorevole.
Ho apprezzato l'esposizione fatta dall'assessore, puntuale e completa.
Per quanto riguarda il problema occupazionale non vorrei entrare nel merito; sappiamo che questo problema è il punto centrale delle preoccupazioni del Consiglio regionale, dell'amministrazione regionale, dell'amministrazione pubblica in generale. Questa è una acquisizione di principio che va sottolineata, quindi il problema occupazionale è al centro del confronto.
Sugli aspetti di politica industriale ho qualche piccola riserva, non tanto sulle indicazioni dell'assessore che sono state precise, là dove ha enumerato i punti che intende conseguire la giunta: continuità produttiva, acquisto delle aree, acquisto delle centrali, utilizzo della legge che conferiva la possibilità di utilizzare 150 miliardi, e poi una trattativa che si delinea incerta e complessa perché è una trattativa trilaterale, dove ci sono l'Ilva, altri gruppi privati, la regione (che non dovrebbe essere parte, ma dato l'impatto sociale, alla fine viene coinvolta).
Qui evidenzierei alla Giunta e all'assessore alcuni aspetti. In arte militare sappiamo che alla manovra generale di dislocamento delle truppe sullo scacchiere, poi se ne associa anche un'altra, che è una manovra di arroccamento. Allora se parliamo di politica industriale, non possiamo dire sempre acciaio, perché se la crisi dell'acciaio è una crisi strutturale di cui non si prevede una fine, non si prevede comunque un rilancio dell'acciaio almeno nel continente europeo, se non in termini di superspecializzazione di acciai di una certa tipologia, mi chiedo, se il piano Roda-Ilva-regione non sta sul mercato e siamo indotti a dover recedere da questo piano, se non sia opportuno impostare un piano alternativo. Un piano diversificato su produzioni industriali che siano diverse, competitive, con certe qualità che abbiamo sempre detto. Il cosiddetto piano di arroccamento ci deve essere, altrimenti andiamo alla trattativa con dei poteri contrattuali che sono molto limitati.
Si è detto chiarezza nella trattativa; questo va bene, però la chiarezza non è un potere contrattuale. Il potere contrattuale sta nella disponibilità di fondi, quelli sono purtroppo quelli che sono, ce ne rammarichiamo, e poi nella disponibilità di strumenti. Noi abbiamo gli strumenti anche coercitivi per poter spingere in una certa direzione.
Quindi l'impostazione anche di una manovra alternativa di politica di sviluppo industriale secondo me va fatta; fra l'altro c'è la disponibilità di un'area consistente che va bonificata, quindi ci sono anche dei tempi lunghi per la reale disponibilità, ma su quell'area lì possiamo già immaginare adesso cosa andiamo a mettere. Già adesso vanno impostati questi termini, per poter avere delle arginature qualora la trattativa non vada a buon fine, perché mi sembra che le posizioni anche economiche siano abbastanza distanti. Giustamente l'assessore si preoccupa di dire che la regione non accetterà a qualsiasi condizione la chiusura della trattativa.
Invito a riflettere su questo punto, potrà sembrare ingenuo, ma è un punto che va colto nella sua capacità.
Un secondo aspetto è il seguente. Nel rapporto con Rodacciai, Ilva e regione non è mica detto che debba esistere solo l'"ut des"; se è vero che il piano è valido, visto che Rodacciai è un privato e visto che l'azienda privata deve produrre utili, altrimenti mancano i presupposti delle condizioni di sviluppo e di mantenimento del mercato stesso, perché la regione non chiede a garanzia dei fondi che stanzia, sempre in ottemperanza alle direttive CEE, una sua entrata nel capitale sociale della società stessa? Perché non chiede a garanzia che nello statuto della nuova società non ci siano delle condizioni per cui le operazioni strategiche (aumento di capitale, diversificazione della produzione e via dicendo) non vengono assunte con le condizioni indispensabili per cui il capitale sociale conferito dalla regione possa essere determinante? Questo ci dà la facoltà di tenere il timone nelle nostre mani e quindi di poter guidare questo processo di privatizzazione della società Ilva.
Privatizzazione: tutti ci riempiamo la bocca di questa parola magica, perché nella privatizzazione stanno gli utili, sta la ripresa, sta quel briciolo di thatcherismo che ci era necessario per riprendere il mercato; però dietro la privatizzazione, sopratutto se guidata da mani pubbliche, da traghettatori come può essere la regione Valle d'Aosta, che in questo caso compie dei sacrifici consistenti, perché non farci mettere anche noi sulla plancia di comando per poter avere le garanzie che questo processo avvenga nei modi e nei termini che vengono richiesti? La garanzia l'abbiamo da un lato, perché se Roda è un privato, non può che produrre utili. D'altro canto non possiamo dare e non ottenere niente, non ottenere nessuna garanzia reale in cambio.
Presidente - Ha chiesto la parola il Consigliere Chiarello.
Chiarello (RC) - Ringrazio l'assessore che è stato abbastanza chiaro nella sua risposta.
Ringrazio il consigliere Bich, che ha parlato della privatizzazione con i soldi della regione; noi ne parliamo da sempre, vedo che adesso qualcuno comincia già a dire: sì, facciamo le privatizzazioni però stiamo attenti a come investiamo i soldi pubblici.
Tutto bene quel che dice l'assessore; vedo che la Giunta, non lo dubitavo, sta valutando tutte le proposte.
Una cosa vorrei chiedere all'assessore, anche perché nelle varie riunioni ho sentito che ne va della funzionalità della Cogne Acciai Speciali. Si è parlato di liquidazione della Cogne S.p.a., i sindacati ci hanno detto che se la Cogne S.p.a. va in liquidazione si rischia di inceppare la macchina Cogne Acciai Speciali, perché i dipendenti Cogne S.p.a. lavorano nella Cogne Acciai Speciali. Vorrei capire se l'assessore ne sa qualcosa di più, perché rischiamo ai primi di ottobre di avere tutta l'azienda bloccata.
Degli investimenti nell'area Cogne, di eventuali nuovi presidi industriali, penso che sia una delle prerogative della giunta di vedere eventuali insediamenti industriali, che potranno anche non essere in area Cogne. Abbiamo tanti di quei capannoni in disuso: penso alla Nuova Rock, ad altre fabbriche in disuso. Una delle prerogative della giunta penso sia quella di sondare eventuali insediamenti, questo lo davo per scontato.
Presidente - Ha chiesto la parola l'Assessore all'industria, commercio e artigianato, Mafrica.
Mafrica (GV-PDS-SV) - É una richiesta precisa: se è possibile continuare ad operare. Dal punto di vista della legge è possibile continuare ad operare attraverso un'azienda in liquidazione in un'altra società con lo strumento del cosiddetto prestito della mano d'opera.
Da un punto di vista sostanziale abbiamo chiesto ripetutamente a Prodi e all'Ilva che anche la società in liquidazione avesse le disponibilità di materie prime e di fondi necessarie a continuare sul serio l'attività produttiva. Su questo punto hanno dato assicurazione che bisognerà verificare e quello è un punto sostanziale.
Presidente - La seduta è tolta.
La seduta termina alle ore 13,02.