Resoconto integrale del dibattito dell'aula

Oggetto del Consiglio n. 57 del 26 luglio 1993 - Resoconto

OGGETTO N. 57/X - Danni alle coltivazioni agricole causati da cinghiali. (Interpellanza)

Interpellanza - Venuti a conoscenza che nel giugno di quest'anno è stata invia­ta all'Assessore all'agricoltura, forestazione risorse naturali una petizione inerente alla sempre maggior diffusione, nel terri­torio valdostano, del cinghiale.

Considerato che tale situazione sta causando notevoli danni alle coltivazioni agricole.

Preoccupati dalla continua e veloce crescita incontrollabile del fenomeno.

Ciò premesso, i sottoscritti consiglieri regionali

Interpellano

la Giunta regionale per conoscere

1) quali sono i suoi intendimenti in relazione a tale petizione;

2) in caso di condivisione della stessa, quali azioni verranno intraprese a breve termine.

F.to: Viérin Marco-Lanièce-Rini.

Presidente - La parola al Vicepresidente, Viérin Marco.

Viérin M. (DC) - Quest'anno sono state presentate delle petizioni all'Assessorato all'agricoltura, forestazione e risorse naturali inerenti la sempre maggiore diffusione nel territorio valdostano del cinghiale, firmate da circa duecento persone residenti nei Comuni di Arvier, Morgex, La Salle, Courmayeur, Saint-Oyen, Aymavilles, Pré-Saint-Didier, Saint-Nicolas, Fénis, Saint-Mar­cel, Saint-Cristophe, Quart, Verrayes. Ritengo quindi doveroso leggere ai colleghi consiglieri alcune parti del testo di tale peti­zioni che ritengo particolarmente importanti. "Nell'attuale momento di generale confusione in cui non si sa più bene se il dire, lo scrivere o il fare possa servire a qualche cosa o comun­que possa rendere partecipi tutti delle tante cose assurde che quotidianamente si sentono e si vedono, vorremmo affrontare un problema che riteniamo stia diventando particolarmente grave per le nostre colture e per il delicato e già a volte compro­messo equilibrio ambientale della nostra regione. L'argomento riguarda la sempre maggiore diffusione sul nostro territorio del cinghiale. Questo animale, apparso nel corso degli ultimi anni non si sa bene se per emigrazione da alcune regioni vicine - già invase da questi selvatici -, ma forse molto più adatte che la nostra Regione a sopportarne la presenza, o se importato da qualche sprovveduto, sta causando notevoli danni alle nostre coltivazioni. Esso infatti, contrariamente a quanto affermato dalle guardie forestali, è un grande devastatore dei campi e dei terreni in genere, divora molto meno di quello che sciupa, arre­cando gravi danni nei campi e nei pascoli dove cerca, scavando con le poderose zanne, tuberi, lumache, uova eccetera. Il cin­ghiale non ha mai abitato la nostra regione e, nonostante ci sia stata qualche sporadica apparizione anni addietro, questo ani­male non si era diffuso, poiché i pochi esemplari erano stati ab­battuti dai guardiacaccia delle riserve o erano stati trovati an­negati nei canali delle centrali idroelettriche. Attualmente il numero delle bestie presenti in Valle comincia ad essere notevole ma potrebbe essere ancora possibile bloccarne l'espansione con delle nuove norme. Riteniamo che il numero di capi che è con­sentito abbattere durante la stagione venatoria secondo il rego­lamento in vigore sia insufficiente rispetto al numero di cin­ghiali presenti. Ricordiamo altresì che il cinghiale è molto proli­fico - da quattro a sei cinghialetti per volta - e, se non si provve­de ad arrestarne la diffusione, tra qualche anno potrà arrecare dei seri danni al nostro territorio, come si è già verificato in al­tre regioni dove era stato dichiarato animale nocivo."

Premesse queste considerazioni, i sottoscritti firmatari della presente chiedono:

1° che i cinghiali siano dichiarati animali nocivi all'agricoltura e al territorio anche in Valle d'Aosta;

2° che la loro espansione sia limitata e regolamentata da norme più severe, atte a proteggere i fondi coltivati e più in generale il territorio;

3° che sia possibile sopprimere l'animale anche in periodi situa­ti al di fuori del calendario venatorio annuale e quando sia tro­vato su fondi coltivati, secondo modalità e regolamenti già in vigore in altre regioni o nazioni".

Oltre a questo discorso che è parte essenziale della petizione trasmessa, vorrei ricordare che il cinghiale arreca gravissimi danni non solo al patrimonio agricolo ma anche alla forestazio­ne e alla avifauna, infatti è un devastatore di covate di gallo forcello, di coturnici eccetera e disturba altresì molte altre spe­cie faunistiche nella nostra regione. Il Prof. Bren, studioso del comportamento di questo animale, afferma nei suoi scritti che "I cinghiali divorano molto meno di quello che sciupano, arre­cando così gravi danni. Tutti i movimenti del cinghiale, benché un po' goffi, sono rapidi ed impetuosi, si vedono con meraviglia attraversare macchie impenetrabili per altri animali, intra­prendono, isolati o a branchi, peregrinazioni lontane spinti dalla loro irrequietezza, dalla mancanza di cibo o dall'amore". Quindi si possono trasferire da una vallata all'altra nell'arco di una giornata. Si sa che i cinghiali non hanno mai fatto parte della fauna selvatica tipica della nostra regione, e questo penso che sia importante, quindi qualche esemplare è pervenuto in valle dalla vicina Francia o dal Piemonte ma è risaputo nel mondo venatorio che vari esemplari sono stati altresì introdotti illegalmente; lo conferma la loro enorme diffusione nella mag­gior parte del territorio valdostano in pochissimo tempo.

La femmina di tale specie partorisce dai 15 ai 20 piccoli ogni anno, se autoctona, e arriva a superare la quota 20, se ibrida, come pare sia nella maggior parte dei cinghiali presenti nel nostro territorio. I cinghiali sono inoltre grandi camminatori, soprattutto se spinti dalla fame. Quindi entro breve tempo la situazione potrebbe diventare di difficile soluzione, basti pen­sare ai dati degli ultimi due anni: nel 1992, le domande di in­dennizzo sono state 22, già liquidate per una spesa di circa 19 milioni, nel 1993, le domande di indennizzo in sei mesi sono già 97 per una spesa che si aggirerà sui 100 milioni e se si andrà avanti in questo modo saranno circa 200 verso la fine dell'anno. Mi sto domandando: se nel 1994 la percentuale sarà di questo tipo, a che importi potremmo giungere? Abbiamo quindi degli aumenti che raggiungono il 500 percento. Non si risolve per­tanto il problema con il semplice indennizzo dei danni recati all'agricoltura ma con provvedimenti precisi ed immediati, av­valendosi del Corpo forestale e, se necessario, anche degli agri­coltori e dei cacciatori per effettuare specifiche battute. Infatti, negli ultimi anni di calendario venatorio, gli abbattimenti sono stati limitatissimi, e precisamente 17 nel 1991 e 25 nel 1992, cioè pari alla proliferazione di un solo esemplare femmina di tale specie. Il prelievo è adesso pari alla proliferazione di una coppia, ed è per questo che arriviamo a questi aumenti del 500 percento. Da 22 domande di indennizzo con 19 milioni di spesa si è arrivati a 97 domande con 100 milioni circa di spesa nei primi 6 mesi di quest'anno; con questa proporzione dovremmo calcolare per il 1994 circa 200 domande di indennizzo per il 1993, con 200 milioni di spesa. Facendo una previsione arrive­remo ad oltre un miliardo di spesa se andiamo avanti di questo passo.

Chiederei quindi delle delucidazioni in maniera precisa sui punti cui accennavo prima, riservandomi di fare altre osserva­zioni.

Presidente - La parola all'Assessore all'agricoltura, forestazione e risorse naturali, Vallet.

Vallet (UV) - En effet dans les prémisses de la pétition que le Conseiller a lue est contenue une analyse ponctuelle de ce qui est l'état des choses. Il faut dire que le sanglier est une espèce qui n'est pas habituelle dans notre Région, une espèce qui a été importée et qui provoque - car la superficie de notre Région est réduite par rapport à celle d'autres régions -, une quantité énorme de dommages; s'il est vrai que la loi prévoit la possibilité d'indemniser ces dommages il est d'autant plus vrai que dans certaines zones la situation commence à devenir insoutenable.

Le problème se pose donc d'une façon réelle et concrète. Quoi faire pour réduire le nombre de sangliers présents dans notre Région? Le Conseiller l'a dit, le sanglier est une espèce qu'on peut chasser et maintenant, dans la normale période de chasse n'est pas prévue une limitation du nombre d'animaux abattus. Il est possible aussi d'intervenir par l'organisation de battues de chasse dans la période de novembre et décembre mais il faut constater que la chasse au sanglier est assez difficile et que les résultats produits dans l'année passée sont très limités car, en effet, seulement 25 sangliers ont été abattus. Quoi faire donc d'autre? On pourrait, comme quelqu'un a suggéré, utiliser des méthodes biologiques mais elles paraissent donner des résultats assez modestes et surtout peuvent être employées avec efficacité pour défendre des cultures spécialisées ou des portions de territoire très limitées. Nous sommes donc en train d'évaluer l'opportunité de mieux définir le calendrier de chasse de cette espèce. Mais pour faire ça il est évident qu'il faut arriver à une gestion scientifique de la chasse au sanglier et donc en ce moment nous sommes en train de faire un monitorage pour comprendre exactement quel est le nombre des sangliers présents dans notre Région: le Corps forestier aura des dispositions pour faire cela avec la collaboration du comité de la chasse. En même temps nous avons demandé un avis à l'Institut de la faune sauvage de Bologne pour avoir justement une réponse de caractère scientifique. Après avoir eu ces résultats on fera les évaluations nécessaires pour voir s'il est opportun de prolonger la période de chasse à cette espèce aussi dans les mois de janvier et de février.

Presidente - La parola al Vicepresidente, Viérin Marco.

Viérin M. (DC) - Innanzitutto ringrazio l'Assessore per aver ap­provato quanto sollevato dalla nostra interpellanza, però mi pare che ritorniamo al metodo di rimandare le cose. Questo perché, di fronte ad un problema di tale genere in cui affron­tiamo un animale non tipico della nostra Regione, dobbiamo combattere un animale che non solo crea danni finanziari alla nostra Regione ma anche a quelle che sono le nostre specie tipi­che dell'avifauna.

Detto questo, ribadisco il solito sistema della lentezza; infatti ho saputo che solo giovedì è stata fatta la ri­chiesta all'Istituto nazionale per la fauna selvatica di Bologna. Posso quindi dire che la nostra interpellanza è servita a qual­che cosa, visto che tale richiesta è stata fatta solo quattro giorni fa. Speriamo di non dover intervenire fra alcuni mesi per ri­spolverare il problema - e dico rispolverare - perché chiaramen­te lo terremo in dovuta considerazione ed evidenza. Comunque già oggi riteniamo che, se non dovesse arrivare in tempi brevi la risposta positiva dell'Istituto nazionale per la fauna selvati­ca, si debba provvedere con decreti prefettizi al prolungamento della caccia nelle zone ad alto rischio, come prima affermato dall'Assessore competente, non dico dappertutto, ma almeno nelle zone ad alto rischio, come già avviene negli altri Paesi, ti­po la Francia. E' quindi inutile che ci nascondiamo dietro un fuscello a decantare la nostra autonomia per alcune cose men­tre, quando abbiamo anche altri metodi a disposizione per ap­plicarla, non lo facciamo.

Va bene quindi la richiesta del parere dell'Istituto nazionale per la fauna, ma se esso non dovesse arrivare in tempi brevi, già oggi noi riteniamo che si debba provvedere tramite decreti prefettizi per le zone veramente colpite da questo fenomeno.