Resoconto integrale del dibattito dell'aula

Oggetto del Consiglio n. 4017 del 9 dicembre 1992 - Resoconto

OGGETTO N. 4017/IX Problemi concernenti i programmi della Terza Rete Rai e intendimenti della Regione nei rapporti con la Rai. (Interpellanze)

Interpellanza Le nutrite polemiche sulla opportunità di mandare in onda TG Zero di Chiambretti negli spazi dedicati ai programmi della sede RAI di Aosta, al di là di una evidente propensione all'effimero dei nostri conterranei hanno, per altro verso, offerto una eloquente risposta alla pretesa del Responsabile della struttura programmi di rappresentare una entità mistico-ideologica del comune modo di sentire regionale.

Sappiamo che è compito arduo creare programmi che si pongono l'obiettivo conclamato di rappresentare la cultura della nostra Autonomia e del nostro Particolarismo senza correre il rischio di cadere in una sorta di Minculpop nostrano.

Né ci vogliamo rassegnare ad una alternativa troppo superficiale, cara a palati nazionalpopolari che tenderebbe a farci scegliere tra la comicità demenziale - ma rispettabile e attualissima - di Chiambretti e le oleografiche - e parimenti rispettabili anche se autoctone - trasmissioni sulle divise svizzere e i bottai del Vallese. Il giudizio del popolo televisivo rischierebbe di somigliare a quello del popolo di Israele: salverebbe ancora una volta Barabba-Chiambretti.

Il responsabile della struttura programmi reagisce da vestale offesa e chiede il pronunciamento della Redazione che, prontamente, insorge difendendo il ruolo insostituibile del servizio pubblico e la butta sul pesante tirando in ballo le nostre caratteristiche di autonomia e di bilinguismo che eccezionalmente ci consentono di poter trasmettere servizi regionali. Chiude ad effetto, non senza ricorrere alla fatidica e retorica domanda che dovrebbe pesare come un macigno e mettere la parola fine su tutta la vicenda: dobbiamo perdere questo spazio, oppure difenderlo, in vista di un potenziamento della funzione di "servizio pubblico" della Rai in Valle, come ha chiesto all'unanimità il Consiglio regionale? Chiambretti passa, lo spazio resta.

Se si va avanti di questo passo, Chiambretti certamente passerà, mentre l'agognato spazio resterà... ma senza spettatori, un altro buco nero dell'universo televisivo pubblico, un altro fallimento per la nostra autonomia fatta di presuntuosi e vacui proclami quanto di poveri risultati.

Tutto ciò premesso, il sottoscritto Consigliere regionale

interpella

il Presidente della Giunta regionale per sapere:

1) se è vero che nel corso del 1991 sono andati in onda dagli spazi regionali della sede RAI 88 programmi e che di questi ben 60 sono stati acquistati all'estero e, quanti programmi sono stati trasmessi, nel corso del 1992, precisando la relativa provenienza;

2) quali sono i dati AUDITEL sulle percentuali di ascolto realizzati dalle emissioni regionali (TG Regione, Gazzettini di informazione radiofonica, altri programmi radiofonici e televisivi);

3) se non sia il caso di approfittare della prossima entrata in vigore della nuova Convenzione RAI-Valle d'Aosta (che tra l'altro prevede una più nutrita redazione francofona) e consentire al Consiglio regionale di esprimersi, più incisivamente che nel passato, sugli obiettivi ed i contenuti degli spazi attribuiti alla nostra Regione;

4) se non sia, infine, il caso di tentare di offrire una interpretazione della parola cultura in cui la contemplazione del passato ("la memoria") sia meno consolatoria ed oleografica di quella fino ad oggi consentita, e più correlata al presente ("la vita") e ai problemi che quotidianamente la nostra comunità dovrebbe affrontare e risolvere con piglio più virile e propositivo.

Interpellanza A seguito delle recenti polemiche aventi per oggetto la collocazione oraria delle trasmissioni regionali RAI TV;

Vista l'avvenuta pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale del 28 ottobre 1992 del decreto del Presidente della Repubblica del 23 dicembre 1991, avente per oggetto "Approvazione ed esecuzione della convenzione tra la Presidenza del Consiglio dei Ministri e la RAI s.p.a., relativa alle trasmissioni radiofoniche e televisive in lingua francese della Valle d'Aosta";

Ravvisata la necessità che le istituzioni svolgano un ruolo attivo nella tutela del servizio pubblico radiotelevisivo che costituisce, nonostante le polemiche contingenti, patrimonio di indiscutibile valore che ha svolto e svolge una funzione fondamentale nella crescita civile e democratica della società italiana;

Dato atto che il decentramento dell'informazione e della programmazione radiotelevisiva pubblica ha rappresentato e rappresenta tuttora un dato positivo sulla strada di una sempre maggiore autonomia della nostra Regione;

Considerato che, da anni, i lavoratori della RAI di Aosta sollecitano, an-che con vertenze di lavoro, la realizzazione di una nuova sede regionale;

Atteso, a tale proposito, che la sede regionale RAI, con i suoi oltre 100 addetti, rappresenta per la Valle una realtà significativa anche dal punto di vista occupazionale;

Ritenuto che dotarla, in tempi ragionevoli, di una sede finalmente idonea, attivando gli opportuni strumenti finanziari e legislativi, significherebbe dare risposte concrete a problemi operativi non più rimandabili e, contemporaneamente, mettere il servizio radiotelevisivo pubblico in condizione di sviluppare la propria presenza in Valle, puntando a specializzazioni anche produttive bilingui anche in collaborazione con stazioni radio e TV di regioni vicine in una prospettiva di integrazione europea con significative ricadute sulla nostra Regione in termini di prestigio, ma anche di occupazione;

i sottoscritti consiglieri regionali

interpellano

la Giunta regionale per conoscere:

1) quali iniziative abbia avviato o intenda avviare affinché la succitata convenzione abbia una rapida e soddisfacente attuazione;

2) quali iniziative concrete abbia preso per la realizzazione di una nuova e più efficiente sede regionale della RAI, di cui si parla da tempo.

F.to: Milanesio-Lanièce-Ricco-Chiofalo-Bondaz-Limonet-Trione

Presidente Ha chiesto di parlare il Consigliere Milanesio.

Milanesio (PSI) Se qualcuno di noi fosse superstizioso l'abbinamento dei punti 13 e 17 dell'ordine del giorno porterebbe ad una congiuntura particolarmente nefasta sotto il profilo numerico, ma ci sforziamo di non essere superstiziosi.

Certamente lor Signori avranno potuto seguire, in questo ultimo periodo, le nutritissime polemiche che sono apparse sui quotidiani e sui settimanali locali sull'opportunità di mandare in onda il TG Zero di Chiambretti negli spazi dedicati ai programmi della sede Rai di Aosta.

Tutto ciò ha dimostrato al di là di una evidente propensione all'ef-fimero dei nostri concittadini, una eloquente risposta alla pretesa, soprattutto dal responsabile della struttura programmi della Rai di Aosta, di rappresentare una specie di entità mistico-ideologica del comune modo di sentire regionale, per cui qualunque critica, qualunque tentativo di discutere sulla bontà ed opportunità di questi programmi è sempre stato visto come un'offesa.

Noi sappiamo benissimo che è un compito molto arduo quello di creare dei programmi in sede regionale che si pongono l'obiettivo conclamato di rappresentare la cultura della nostra Regione, della nostra autonomia, del nostro particolarismo e sappiamo che tutto questo è molto difficile da fare senza correre il rischio di cadere in una specie di "Minculpop" nostrano.

Del resto noi non ci vogliamo rassegnare a quella alternativa un po' superficiale che è emersa dalla lettura dei quotidiani e dei settimanali, cara di più a palati, che qualcuno poteva definire nazionalpopolari, che tenderebbero a farci scegliere inevitabilmente tra la comicità demenziale, peraltro rispettabilissima perché attuale, di Chiambretti e invece una rispettabile anche se autoctona produzione di trasmissioni dedicate soprattutto alle divise svizzere, ai bottai del Vallese e alle cuffie della Tarentaise.

Se noi dovessimo sottoporre al popolo televisivo il giudizio, in questo caso il popolo televisivo della Valle d'Aosta farebbe come il popolo di Israele a suo tempo: salverebbe ancora una volta Barabba-Chiambretti per intenderci.

Il responsabile della struttura programmi reagisce come una vestale offesa e chiede il pronunciamento della redazione che naturalmente interviene immediatamente e la butta sul pesante perché nel difendere questo tipo di struttura programmi, tira in ballo cose molto importanti tra cui le nostre caratteristiche di autonomia e bilinguismo che eccezionalmente ci consentono di poter trasmettere servizi regionali e poi chiudono ad effetto ricorrendo ad una fatidica e retorica domanda che abbiamo l'impressione sia stata messa lì per pesare come un macigno su tutta questa questione per metterci la parola fine, per evitare che se ne discuta e vale a dire: "Dobbiamo perdere questo spazio o difenderlo in vista di un potenziamento della funzione di servizio pubblico della Rai in Valle come chiesto all'unanimità dal Consiglio regionale? Chiambretti passa, lo spazio resta".

Noi siamo convinti che Chiambretti certamente passerà, e che lo spazio resterà, ma questo spazio resterà ancora una volta senza spettatori, come qualcosa di noiosissimo che ti viene propinato do-po un telegiornale e rappresenterà o potrebbe rappresentare un altro buco nero nell'universo televisivo pubblico, un altro fallimen-to, se mi consentite, per la nostra autonomia fatta sovente di pre-suntuosi e vacui proclami quanto di poveri, poverissimi risultati.

Ora, fatta questa premessa, io interpello il Presidente della Giunta per conoscere:

1) se è vero che nel corso del 1991 sono andati in onda dagli spazi regionali della sede Rai 88 programmi e di questi, ben 60, sono stati acquistati all'estero, e quanti programmi sono stati trasmessi nel corso del 1992, precisandone la relativa provenienza;

2) quali sono i dati Auditel, ammesso che ci siano, sulle percentuali d'ascolto realizzate dalle emissioni regionali, Tg Regione, Gazzettini di informazione radiofonica e altri programmi radiofonici e televisivi;

3) questo punto è più un invito rivolto al Presidente della Giunta: se non sia il caso di approfittare della imminente entrata in vigore della nuova convenzione Rai-Valle d'Aosta, che tra l'altro prevede una più nutrita redazione francofona, e consentire così al Consiglio regionale di esprimersi più incisivamente di quanto abbia fatto nel passato sugli obiettivi ed i contenuti degli spazi attribuiti alla nostra Regione. E poi di fare oggetto eventualmente di un punto all'ordine del giorno di questo Consiglio per una discussione che ci possa consentire di dire qualcosa di più, visto che in questa convenzione interviene la Presidenza del Consiglio dei Ministri, attribuendo dei denari alla sede Rai di Aosta, ma anche la Valle d'Aosta sborsa dei quattrini regionali.

Non è poi tanto provocatoria l'ultima domanda: se non sia infine il caso di tentare di offrire una interpretazione della parola cultu-ra, in cui la contemplazione del passato, vale a dire la "memoria" sia meno consolatoria ed oleografica di quella fino ad oggi consentita e più correlata al presente, cioè alla "vita " e ai problemi che quotidianamente la nostra comunità dovrebbe affrontare e risolvere con piglio, secondo noi, più virile e propositivo.

Perché siamo convinti che al di là delle pur ottime ed oleografiche, ma sempre svizzere, trasmissioni sulle divise svizzere, bottai del Vallese e le cuffie della Tarentaise, in questo caso, fatto salvo il francese, ci siano dei problemi, delle situazioni su cui si possa e si debba intervenire, su cui si possa e si debba fare cultura in modo dinamico, aperto e legato ai problemi che attraversano la nostra Regione.

E' abbastanza discutibile, inaccettabile, che oggi dei problemi dell'attualità, o collegati in qualche modo con l'attualità, si debbano occupare solo le televisioni private, quando negli spazi di competenza regionale, potrebbero trovare spazio e luogo anche questi programmi.

Certamente questo comporta un lavoro maggiore, comporta un impegno maggiore della sede Rai, ma non mi sembra che alla sede Rai manchino capacità, talenti, forze. Sono mancati complessivamente un coordinamento, una volontà; forse è mancato anche a questo Consiglio la volontà di far sentire il suo peso e i suoi indirizzi, ripeto indirizzi, di carattere culturale e di carattere programmatico, non certo una tutela su quello che gli spazi Rai possono o devono diffondere, perché questo è ben lontano dalla pretese e dalla nostra presunzione. Ringrazio il Presidente se vorrà rispondermi.

Presidente Ha chiesto di parlare il Consigliere Lanièce.

Lanièce (DC) Molto brevemente, visto che le premesse sono già abbastanza lun-ghe, volevo solo giustificare la presentazione di questa inter-pellanza da parte del nostro Gruppo. Noi riteniamo che dotare in tempi ragionevoli la Rai regionale di una nuova sede, attivando gli opportuni strumenti, vorrebbe dire dare risposte concrete ai vari problemi e ottenere significative ricadute sulla nostra Regione in termini di prestigio, ma anche in termini occupazionali.

Pertanto chiediamo quali iniziative abbia avviato o intenda avviare la Giunta affinché la sopracitata convenzione abbia una rapida e soddisfacente attuazione e quali iniziative concrete abbia preso per la realizzazione di una nuova e più efficiente sede regionale della Rai di cui si parla da tempo.

Presidente Ha chiesto di parlare il Presidente della Giunta.

Lanivi (GM) Vorrei rispondere, sperando di essere sufficientemente esauriente, alle numerose richieste dell'interpellante Consigliere Bruno Milanesio.

Alla prima domanda se è vero che nel corso del 1991 sono andati in onda dalla sede Rai 88 programmi e di questi ben 60 sono stati acquistati all'estero, quanti sono stati trasmessi, precisandone la provenienza: la risposta è negativa, o almeno non nei termini in cui è formulata la domanda.

Se il Consigliere si riferisce agli spazi televisivi nel 1991, la Rai su 209 programmi ne ha comperati 26, nel 1992, mi riferisco fino a fine novembre, su 187 programmi ne sono stati comperati 49. Volendo essere più precisi la sede Rai di Aosta dispone di quattro spazi di 27 minuti circa la settimana, due in italiano e due in francese, per un totale di poco più di 200 spazi all'anno.

L'anno 1991 ha visto la disponibilità di 209 spazi, che sono stati coperti con 134 programmi prodotti dalla sede, 12 programmi di scambio con altre sedi regionali, 28 programmi di replica, 26 di acquisto. Degli spazi a disposizione, 7 sono stati coperti da manifestazioni sportive nazionali e 2 non sono stati coperti per sciopero del personale.

Sempre nel 1991, questi sono i dati del 1991, dei 26 programmi di acquisto, 17 sono stati comperati all'estero, 16 dalla televisione svizzera, 1 dalla televisione tedesca; dei 9 restanti, 1 è stato comperato dal Museo della Montagna e gli altri da produttori indipendenti.

Per il 1991, sempre per la televisione, sono stati compiuti i calcoli fino al 23 novembre 1992, gli spazi realizzati sono stati 187: 90 programmi di cui 7 in produzione esterna, 5 programmi di scambio con altre sedi, a cui si aggiungono 21 repliche e 49 programmi di acquisto, 1 spazio non è stato coperto per sciopero, 12 spazi sono stati coperti da trasmissioni sportive nazionali, dei 49 programmi d'acquisto, 26 vengono dalla Télévision Suisse Romande, 8 dalla televisione tedesca, 8 da due cineasti, Anne e Erich Lapyd e altri 7 da altri cineasti indipendenti. Questo per quanto riguarda le trasmissioni televisive.

Per quanto concerne invece la produzione radiofonica di programmi, la Rai di Aosta dispone di 39 minuti circa al giorno per 6 giorni alla settimana. La metà delle trasmissioni è effettuata in francese. I 39 minuti vengono a volte divisi in due spazi occupati da due programmi diversi, uno di 10 minuti circa e uno di 29 minuti circa.

In termini di minutaggio nel 1991 sono state trasmesse 111 ore e 24 minuti in italiano, 99 ore e 7 minuti in francese.

Per il 1991 la produzione interna è stata di 102 ore, contro 8 di acquisto da produttori locali per l'italiano e 94 ore prodotte e 4 ore e 38 primi acquistate da Renato Perret per la lingua francese.

Per il 1992, fino al 30 novembre, sono state prodotte 94 ore e 31 minuti in italiano, 77 ore e 3 primi in francese, a cui si aggiungono 18 ore e 34 minuti di acquisto italiano dalla Cooperativa Antica Zecca Progetto Giovani e 2 ore e 46 minuti in francese.

Gli acquisti per la radio avvengono nel quadro del mercato locale; questo per quanto concerne la prima domanda.

Per la seconda domanda che riguarda i dati Auditel: non ci sono dati Auditel relativi alla Valle d'Aosta, perché l'Auditel non effettua sondaggi regionali. La sede Rai di Aosta ha manifestato l'in-tenzione di effettuare un rilevamento nel corso del prossimo anno. Terza domanda: riguardo alla convenzione qui definita Rai-Valle d'Aosta, in effetti la convenzione non è tra la Rai e la Valle d'Aosta, ma è tra la Rai e la Presidenza del Consiglio. La convenzione non prevede una più nutrita redazione francofona, ma l'estensione degli spazi oggi trasmessi in francese al momento sostanzialmente confinati alla produzione dei programmi.

Riguardo alla possibilità del Consiglio regionale di esprimersi sugli obiettivi ed i contenuti degli spazi Rai, ho il dubbio che tale intenzione si iscriva in una prassi, che non so se é razionale e basata su un controllo che si può ritenere eccessivo nell'ambito pubblico sui mezzi di informazione.

Vorrei concludere esprimendo alcuni miei dubbi, infatti non riesco a capire se le considerazioni svolte dal Consigliere Milanesio siano da intendersi in qualche maniera in controcorrente rispetto ad una abitudine che si ha o che si è avuta a livello nazionale, cioè che la Rai progressivamente si è liberata da controlli, o più che controlli, che sono legittimi, da invadenze partitiche, questo mi trova completamente d'accordo, perché credo che questo sia una condizione per rispondere in maniera corretta alla quarta domanda.

In effetti il Consigliere Milanesio pone un problema che credo sia decisamente importante, e che credo non sia contenibile in una risposta ad un'interpellanza. Egli pone un interrogativo provocatorio in definitiva, tra due modi di intendere la cultura.

Rispetto alle considerazioni svolte né l'una, né l'altra delle due alternative presentate rispondono in maniera corretta, perché mi pare che la prima dà un'interpretazione al termine cultura come mera contemplazione del passato, e dato che vi è un modo di contemplare il passato per trarne lezione per il futuro e c'è un modo di contemplare il passato con una visione di tipo mitica e acritica, che non corrisponde a un modo corretto di intendere la cultura.Allo stesso modo, la semplice, e ne paghiamo tutti lo scotto, valanga di notizie, di cui in genere lo spettatore o l'ascoltatore radiofonico medio ha difficoltà ad interpretare le chiavi, i modi con cui le notizie vengono rovesciate nella testa di ognuno di noi, é anche questa una maniera di presentare il presente che corrisponde ad una visione parziale del termine cultura.

Che nel mio modo di vedere, ma è solo mio, probabilmente non sta né nell'una, né nell'altra delle due alternative.

Sicuramente se vi è un dato positivo in questa interpellanza sta nel sottolineare il valore di un mezzo di informazione, il quale deve essere più vicino e più aderente alle esigenze di questa comunità. Credo che questo tipo di sforzo vada compiuto dall'intera comunità, che deve pretendere un servizio proprio perché pubblico più vicino alle proprie esigenze.

Possiamo dire che sicuramente non possiamo appaltare anche ad un prestigioso Ente di Stato come la Rai, la gestione di questo discorso, ma sarebbe altrettanto errato pensare che questo Ente diventi in qualche maniera un braccio più o meno lungo di questo Consiglio regionale.

E' auspicabile che sia l'insieme della comunità ad esprimere delle esigenze di superamento della situazione attuale.

Credo che la quarta domanda, lo ha già preannunciato lo stesso Consigliere interpellante, meriterebbe un approfondimento più puntuale e nello stesso tempo più ragionato, che non il risolvere la risposta a questo tipo di domanda con una semplice battuta di risposta. Colgo in pieno il contenuto e l'intenzione che traspare dalla quarta domanda.

Per quanto riguarda la seconda interpellanza presentata dai consiglieri della Democrazia Cristiana, voglio dir loro che della sede Rai di Aosta se ne è parlato, ma io non ho trovato traccia né di impegni, né di atti ufficiali quando sono arrivato alla Presidenza della Giunta.

So che vi sono stati degli incontri, e credo che siano state fatte delle considerazioni intorno a questa esigenza. A metà luglio abbiamo incontrato alcuni funzionari Rai, dai quali abbiamo potuto avere notizie di incontri a livello decisamente informale. Abbiamo chiesto in quella sede di avere ufficialmente dalla Rai una proposta ufficiale che ci è giunta ai primi di agosto.

In questo primo scambio di informazioni, di richieste di informazioni per verificare se era possibile procedere su questo discorso, abbiamo domandato alla Rai di precisare le sue intenzioni.

Mi pare che a questo punto il discorso sia da seguire con una certa attenzione, nel senso che una nuova sede Rai di Aosta mi pare sia da intendersi come richiesta o esigenza importante, da guardare con molta attenzione.

Quindi vi è, anche se questo non è stato dichiarato, e quindi non lo posso dire in maniera ufficiale, una disponibilità della Regione ad affrontare questo problema e di metterlo in relazione con il riassetto urbanistico e produttivo di Aosta, o comunque nel rispetto delle regole del piano regolatore del Comune di Aosta. Noi speriamo di presentare all'azienda una serie di ipotesi di insediamento vista l'importanza che la Rai riveste in questa Regione.

Il secondo aspetto riguarda di più gli aspetti finanziari e qui, per fornire una risposta a questi tipi di richiesta, dobbiamo attendere e verificare le reali possibilità che la Regione stessa potrà avere nei prossimi anni. Qualcuno l'aveva affermato questa mattina, sappiamo che sono in corso, ma non sono ancora definiti, anche se ci auguriamo in termini positivi, i percorsi, un iter in Parlamento, che dovrà stabilire quali potranno essere le reali dimensioni delle disponibilità finanziarie nei prossimi anni.

Io ho l'impressione che quando si è parlato di questo problema e quando si sono fatte certe considerazioni, molto probabilmente, non si teneva conto delle disponibilità prevedibili della Regione nei prossimi anni. Questo lo dico per riassumere la nostra posizione: indubbiamente la sede Rai di Aosta ha bisogno di una nuova collocazione, anche perché attualmente il personale lavora in condizioni difficili.

Dobbiamo, per mirare gli interventi, tenere conto di ciò che avremo a disposizione per far fronte a questi problemi e soprattutto di avere un quadro preciso delle intenzioni della Rai, che in questo momento si sono tradotte ad oggi in queste richieste: circa 26.000 metri cubi da costruire, di cui 17.800 fuori terra e 9.000 entroterra per un investimento complessivo di circa 21 miliardi di lire. E' da tener conto che ai 21 miliardi di lire va aggiunto il valore che verrà attribuito al terreno.

Quindi le cose che dico con molta semplicità, ma anche con molta onestà stanno ad indicare la cornice completa del problema che dovremo affrontare.

Presidente Ha chiesto di parlare il Consigliere Milanesio.

Milanesio (PSI) Ringrazio il Presidente della Giunta per avermi dato delle risposte, che nell'ambito delle sue possibilità e per quanto a sua conoscenza sono esaurienti, serie e concrete.

L'interpellanza aveva uno scopo dichiarato ed era quello di provocare in qualche modo una discussione sull'avvenire della sede Rai di Aosta e sulla necessità che il Consiglio regionale in qualche modo divenga interlocutore della Rai non solo in sede locale, ma anche in sede nazionale, e diventi anche interlocutore della Commissione parlamentare di vigilanza sulla Rai, perché il fatto che oggi ci sia un valdostano che siede nella Commissione parlamentare di vigilanza non è che ci potrà consentire di risolvere tutti i problemi.

Egli siede lì in quanto Parlamentare, egli siede lì in quanto rappresentante di un gruppo politico, un gruppo misto che lo ha designato, ma non può e non credo debba arrogarsi il diritto di rappresentare la voce della Valle d'Aosta nella Commissione parlamentare di vigilanza.

La voce della Valle d'Aosta, fino a prova contraria, la deve rappre-sentare il legale rappresentante della Regione che è il Presidente della Giunta regionale. In questo senso è stata presentata questa interpellanza: suscitare in questo Consiglio un dibattito, non questa sera certamente, ma io mantengo la richiesta di affrontare la tematica del funzionamento della sede Rai e di come utilizzare gli spazi che sono stati concessi alla sede regionale per la sua programmazione bilingue, non già per voler fare dell'imperialismo di tipo politico nei confronti della Rai e della struttura programmi e della professionalità dei giornalisti e dei collaboratori che sono presenti in questa struttura, ma perché io credo che una presa di posizione, una voce debba levarsi da questo Consiglio.

E questo Consiglio, a mio avviso, dovrà cercare di affrontare in qualche modo, come massimo responsabile della comunità valdostana, come certi spazi possano essere utilizzati al meglio, senza entrare nel dettaglio, senza andare a dire cosa bisogna fare, ma quale deve essere, grosso modo, l'attitudine nei confronti di questi problemi. Noi non vogliamo sostituirci alla Rai, sarebbe sbagliato, sarebbe ingiusto, però dico che il fatto che ci sia un rappresentante della Valle d'Aosta nella Commissione parlamentare di vigilanza non significa che la Valle d'Aosta possa e debba parlare per bocca dell'Onorevole Caveri.

La Valle d'Aosta può e deve parlare per bocca del Presidente della Giunta e del suo Consiglio regionale; é in questo senso che mi sono permesso di fare questa interpellanza e ho preso atto, dai dati comunicati, che per un certo verso non mi tranquillizzano - perché si fa ricorso ad acquisti all'esterno di produzioni che sono francofone - e che non riguardano la nostra realtà valdostana.

Gradirei tanto che il Presidente della Giunta facesse un intervento per far sì che, se non l'Auditel, comunque un sistema di rilevazione dell'audience, possa essere instaurato anche nella nostra Regione.

E' vero che non dobbiamo poi farci guidare dalla audience come da un rilevatore ineccepibile di gradimento. Ci possono anche essere delle trasmissioni un po', scusatemi, "pallose", ma che sono propedeutiche ad altre cose. Però non credo nemmeno che una produzione Rai in sede locale debba essere completamente svincolata dall'audience e dal gradimento che alla fine riceve. Questo sarebbe una buona norma proprio per i produttori stessi, per la Rai stessa, perché divenga uno strumento sempre più connesso con questa realtà, sempre più intimamente fuso con questa realtà.

Io comunque ringrazio e mi dichiaro soddisfatto delle risposte date dal Presidente della Giunta regionale.

Presidente Ha chiesto di parlare il Consigliere Lanièce.

Lanièce (DC) Le risposte del Presidente riguardavano soprattutto il secondo punto.

Per quanto concerne il primo punto, presumo di dovermi collegare alla risposta data al collega Milanesio, vale a dire che la convenzione non è tra la Regione e la Rai, ma tra la Rai e la Presidenza del Consiglio dei Ministri: di questo ne prendo atto. In ogni caso noi vorremmo, dato che siamo interessati a questa convenzione perché riguarda la questione del bilinguismo in Valle d'Aosta, che la Giunta si faccia parte diligente affinché questa convenzione venga al più presto attuata, data che risale al 29 ottobre del corrente anno.

Per quanto riguarda il secondo punto, nella stessa premessa della nostra interpellanza c'era il proposito di attivarci affinché gli opportuni strumenti finanziari e legislativi fossero trovati.

Non è che vogliamo che la Regione costruisca la sede, auspichia-mo che si attivi per ottenere i finanziamenti per ottenere la co-struzione. Parlando di 21 miliardi per la costruzione dello stabile più i terreni la cifra è consistente. Non è neanche giusto che sia la Regione che debba tirar fuori questo denaro, ma possiamo farci parte attiva affinché chi di dovere provveda ai finanziamenti perché la Rai di Aosta sia dotata di una sede adeguata che permetta agli attuali operatori integrati da quante sono le unità tuttora mancanti, di dare un servizio valido per la nostra comunità.

Teniamo conto che è una comunità bilingue con al suo interno un'altra piccola minoranza, quindi è una Regione trilingue, di conseguenza abbiamo bisogno di strutture tali da permettere che tutti gli utenti della Valle d'Aosta possano usufruire di questo strumento importantissimo.