Resoconto integrale del dibattito dell'aula

Oggetto del Consiglio n. 3843 del 22 ottobre 1992 - Resoconto

OGGETTO N. 3843/IX Possibile demolizione della diga "Beauregard" di Valgrisenche. (Interpellanza)

Bich (Presidente) Do lettura dell'interpellanza presentata dai consiglieri Limonet e Ricco, iscritta al punto 19 dell'ordine del giorno.

Interpellanza Sentite le risposte di alcuni componenti della Giunta regionale all'interpellanza relativa allo smantellamento dell'elettrodotto chiamato Superphénix;

Preso atto della disponibilità e della sensibilità con cui hanno perorato la causa ambientale, nonché della manifestata volontà di portare il problema in sede ministeriale per una sua risoluzione positiva;

Considerata l'inutilità di avere uno sbarramento delle dimensioni della diga "Beauregard" di Valgrisenche, la quale è sottoutilizzata da più di una generazione e probabilmente non potrà mai, per ragioni di sicurezza, superare l'attuale indice di utilizzo;

Allo scopo di liberare Valgrisenche dall'incombente pericolo che potrebbe scaturire dalla tentazione di voler riutilizzare in pieno detta struttura e dal tremendo impatto che la stessa opera crea all'ambiente circostante con tutti i risvolti negativi che si possono immaginare per una comunità prevalentemente turistica come quella di Valgrisenche;

i sottoscritti consiglieri regionali della Democrazia Cristiana

interpellano

la Giunta regionale per conoscere:

- se intende prendere in considerazione l'idea della demolizione, almeno parziale, della diga "Beauregard" di Valgrisenche e quindi a portare il problema nelle sedi opportune.

Presidente Ha chiesto la parola il Consigliere Limonet; ne ha facoltà.

Limonet (DC)Questa interpellanza non vuole essere né demagogica né propagandistica. Sono stato sollecitato a presentarla dalla giuste risposte date al Consiglio dagli Assessori Rollandin e Nicco all'interpellanza sull'elettrodotto Superphénix.

L'Assessore Rollandin giustamente sostiene che i tempi sono cambiati, per cui certe opere che potevano essere tollerate allora, non lo sono più oggi.

L'Assessore Nicco dice che la Valle d'Aosta ha già pagato troppo in termini ambientali e ricorda la convenzione delle Alpi, che impone obblighi ben precisi in tema di tutela della natura e del paesaggio, e cita la diga di Beauregard tra le opere deturpanti. Lo stesso Assessore fa anche riferimento al piano energetico ed ai futuri rapporti con l'Enel e pone l'accento sull'eventualità che quella possa essere un'utile occasione per richieste d'una certa rilevanza.

Io vado abbastanza di frequente a Valgrisenche, una valle che mi piace parecchio, e sempre mi chiedo cosa stia ancora a fare una diga di quelle dimensioni, semivuota da almeno più di una generazione, e fino a quando la Valle d'Aosta se la dovrà tenere. Ho preso atto della disponibilità della Giunta a perorare la causa ambientale, nonché della manifesta volontà di sollevare il problema del Superphénix all'attenzione delle sedi ministeriali per una sua positiva risoluzione.

Considerata quindi l'inutilità di avere uno sbarramento delle dimensioni della diga di Beauregard, che è sottoutilizzata da tanti anni, ed allo scopo di liberare la Valgrisenche dall'incombente pericolo che qualcuno sia tentato di riutilizzare in tempi di crisi tale sbarramento e dal tremendo impatto che la stessa opera ha sull'ambiente circostante, con tutti i conseguenti risvolti negativi per la comunità di Valgrisenche dedita prevalentemente all'attività turistica, interpello la Giunta per sapere se intende prendere in considerazione l'idea della demolizione, almeno parziale, di quell'opera e se intende portare questo problema all'attenzione delle sedi più opportune.

Presidente Ha chiesto la parola l'Assessore all'ambiente, territorio e trasporti, Nicco; ne ha facoltà.

Nicco (Ass. tec.)Il problema è reale. Noi ce ne siamo occupati da tempo, tant'è che abbiamo già raccolto una serie di elementi per ricostruire questa complessa e lunga vicenda, che costituisce un serio problema che c'era, c'è e sicuramente continuerà ad esserci ancora per parecchio tempo.

Ripercorro brevemente alcune note storiche, per capire come siamo pervenuti alla situazione attuale. Si tratta di una vicenda molto lunga, che sicuramente i Consiglieri interpellanti conoscono, ma la voglio richiamare per sommi capi.

Si parte dal Decreto Reale del 20 agosto 1923. Allora si parlava di un invaso di 11.615.000 metri cubi, che poi sarebbe stato seguito, sempre sullo stesso torrente ma più a valle, in località Revers del comune di Arvier, da un secondo bacino giornaliero, della capacità di 115.000 metri cubi, dal quale si sarebbero derivate le acque per la produzione di energia idroelettrica.

C'è stata tutta una serie di progetti successivi:

- 17 agosto 1941: Decreto Ministeriale che consentiva lo sviluppo di questo bacino da 11 milioni a 30 milioni di metri cubi, da cui derivare direttamente - in questo secondo caso - un canale sulla sponda sinistra;

- 21 agosto 1946: da 30 milioni a 50 milioni di metri cubi;

- 28 luglio 1951: da 50 milioni a 70 milioni di metri cubi.

Quindi già nella evoluzione progettuale abbiamo avuto tutta una serie di passaggi o di stadi, da un invaso iniziale di un certo tipo ad un invaso finale di tipo completamento diverso.

E' sulla base del Decreto Ministeriale del 28 luglio 1951 che poi è stata realizzata la costruzione della nuova struttura che è entrata parzialmente in funzione il 16 marzo 1954. Si tratta di una diga ad arco gravità, con un ciglio di coronamento che si sviluppa per 394 metri ed una larghezza di 5 metri.

Le opere dell'impianto sono state collaudate provvisoriamente il 9 aprile 1954, mentre quelle di derivazione sono state collaudate il 29 marzo 1960. Si tratta sempre di collaudi provvisori. I collaudi definitivi sono stati eseguiti solo parecchi anni dopo.

Già in quella fase erano stati installati dei sistemi di misurazione e di controllo della stabilità dell'opera. Ricordo, in particolare: due pendoli, installati nel corpo stesso della diga, per la misurazione degli spostamenti monte-valle e sinistra-destra; quattro punti sul coronamento per la misurazione degli spostamenti planimetrici e sei punti, sempre sul coronamento, per la misurazione degli spostamenti altimetrici.

L'invaso è di notevole dimensione e portata. Se i Consiglieri interpellanti sono interessati, posso fornire loro anche ulteriori dati tecnici, relativi, ad esempio, alla portata media.

Qual è stata la storia successiva? Si distinguono tre fasi.

In un primo periodo di esercizio (1959-64) il serbatoio è stato utilizzato appieno, cioè fino alla quota massima di regolazione (1770 metri s.l.m.). E' in questo periodo che si sono registrati i movimenti dei capisaldi ubicati in sponda sinistra, nei quali si è verificato il problema principale.

Nel secondo periodo di esercizio (1964-68), proprio in seguito ai problemi verificatisi nel periodo precedente, il livello del serbatoio non ha mai superato la quota di 1730 metri. Si è visto qui che, in seguito all'abbassamento della quota di utilizzo, c'è stata una riduzione dell'entità degli spostamenti misurati sulla sponda sinistra.

Nel terzo periodo di esercizio (dal 1969 ad oggi), l'invaso non ha superato la quota di 1710 metri.

Com'è noto, poi ci sono stati anche problemi di altra natura, come quello della proprietà delle acque. La nostra Regione, sulla base degli articoli 7 ed 8 dello Statuto, ha giustamente posto tale all'attenzione del Governo tale questione, che è stata risolta col Decreto interministeriale 18 luglio 1962, che ha assegnato appunto alla Regione Valle d'Aosta la concessione di cui ho parlato prima (20 agosto 1923), che non era stata utilizzata alla data del 7 settembre 1945. Da qui discende la successiva subconcessione da parte della Regione all'Enel in via di sanatoria.

Qual è lo stato attuale della stabilità dell'opera?

A partire dal 1967 sono stati intensificati i controlli sulla sponda sinistra mediante la realizzazione di cinque pendoli, in grado di misurare gli spostamenti della massa rocciosa in superficie ed in profondità, e l'installazione di 17 capisaldi, posizionati proprio sulla sponda, per il controllo degli spostamenti in superficie, cioè per accertare l'effettiva esistenza della frane e le loro dimensioni.

Dal 1987 sono state installate altre strumentazioni, ancora più moderne, costituite da cinque estensimetri multibase per il controllo delle deformazioni della roccia di fondazione, da cinque piezometri per il controllo delle sottopressioni e da una rete di rilevamento di emissioni acustiche costituita da otto idrofoni distribuiti nel corpo della diga e nella sponda sinistra.

Ancora più recentemente, cioè nel 1990, è stato attivato un sistema elettronico per il controllo dei 17 capisaldi, cui ho fatto cenno, ubicati nella sponda sinistra, che serve appunto per rilevare e registrare in modo automatico e continuo ogni movimento della sponda.

Che fare in questa situazione? Evidentemente è opportuno, necessario e doveroso ragionare sul futuro di questa struttura, ma sulla base di precisi elementi di conoscenza.

Sappiamo che l'Enel ha già attivato delle commissioni di studio sia per valutare l'entità e l'estensione della zona franosa, sia per individuarne una prospettiva di medio e lungo periodo.

Noi pensiamo che sia opportuno portare la questione della diga di Beauregard all'attenzione delle sedi più opportune e, se sarà possibile, anche in occasione dell'incontro con il Ministro dell'ambiente, previsto per la fine del mese, per chiedergli la costituzione di una specifica commissione mista Stato-Regione, di natura tecnico-scientifica, che prenda in considerazione tutte le ipotesi e di ognuna valuti costi, tempi ed effettive possibilità di realizzazione.

Questa è la prospettiva nella quale intendiamo muoverci, assicurando ai Consiglieri interpellanti la nostra piena disponibilità a seguire attentamente la questione, come del resto tutte le questioni che concernono l'ambiente della nostra Regione.

Presidente Ha chiesto la parola il Consigliere Limonet; ne ha facoltà.

Limonet (DC)Ringrazio l'Assessore Nicco per le risposte molto tecniche e precise, delle quali mi ritengo soddisfatto.