Oggetto del Consiglio n. 859 del 27 luglio 1994 - Resoconto
OGGETTO N. 859/X - Illustrazione e discussione delle leggi relative all'assestamento del bilancio e al finanziamento di spesa.
Presidente - Ha chiesto la parola il relatore del disegno di legge n. 76, Consigliere Lanivi.
Lanivi (PVA) - Due piccole proposte all'inizio della presentazione della relazione di accompagnamento al disegno di legge n. 76. Credo sia opportuno che il punto 13 venga votato prima del punto 12, quindi la proposta è di votare prima il disegno di legge n. 80 e successivamente il n. 79.
Rispetto al disegno di legge n. 76, la relazione che ho presentato deve subire una modifica al 2° comma, 5° rigo: la cifra 240 milioni deve leggersi 240 miliardi.
Il conto consuntivo per l'esercizio 1993 presenta un disavanzo, fatto relativamente nuovo, pari a 254 milioni, a cui però devono essere aggiunte le economie tecniche, cioè le assegnazioni statali contabilizzate in entrate non impegnate entro la fine dall'esercizio, da cui deriva un disavanzo effettivo di lire 17,397 miliardi.
Si deve però considerare che nel 1993 non è stato contratto il mutuo di 15 miliardi, previsto ed autorizzato con legge 2 marzo 1992, n. 3, concernente interventi per la riqualificazione di Aosta quale moderno capoluogo - somma regolarmente contabilizzata nella spesa - e neppure il mutuo di lire 240 miliardi, autorizzato dalla legge di bilancio a copertura del previsto disavanzo del bilancio di previsione per il 1993.
Occorre rilevare che, dalle risultanze finali, si evince una buona capacità di intervento, pari al 93,61 percento impegnato sustanziato, soprattutto nel settore della finanza locale, pari al 98,33 percento, della sicurezza sociale, pari al 98,54 percento.
Per quanto riguarda la capacità di spesa, si denota una certa difficoltà in quanto l'Amministrazione riesce a spendere solo circa il 50 percento delle somme a disposizione, sia di competenza che residua; in particolare, se si fa riferimento alle spese di investimento, i cui tempi di utilizzo delle risorse accantonate contribuiscono ad alimentare la massa dei residui perenti.
Illustrerò anche i punti seguenti: assestamento del bilancio di previsione per l'anno 1994, applicazione del disavanzo finanziario dell'esercizio 1993, misure per assicurare l'equilibrio del bilancio ai sensi degli articoli 43 e 72 della legge regionale 27 dicembre 1989, n. 90.
Il provvedimento dell'assestamento di bilancio è la logica conseguenza del risultato di gestione del 1993, in quanto dispone l'aggiornamento del bilancio in base a tali risultanze.
Contrariamente agli anni passati, quando l'assestamento si applicava all'avanzo di gestione dell'esercizio precedente, quest'anno ci si trova di fronte ad un disavanzo finanziario, come evidenziato nella relazione riguardante il conto consuntivo, al quale viene data copertura per lire 17 miliardi mediante l'autorizzazione alla contrazione di un mutuo, e per la parte restante utilizzando le disponibilità già iscritte ai capitoli relativi alle quote di ammortamento dei mutui da contrarre, quote previste per i mutui richiamati nella relazione al conto consuntivo, e non contratti.
Il provvedimento prevede inoltre la correzione dei residui attivi e passivi in base alle risultanze della chiusura dell'esercizio finanziario 1993, l'iscrizione di fondi relativi a trasferimenti statali già previsti nel bilancio per l'esercizio finanziario 1993 e non impegnati, gli stessi che hanno portato il disavanzo effettivo a lire 17,397 miliardi e, infine, l'adeguamento agli stanziamenti di cassa dovuti alla correzione dei residui attivi e passivi.
Andando in ordine logico, passo a relazionare sul disegno di legge n. 80. Con la finanziaria bis si è cercato di dare una visione più chiara delle modifiche ed integrazioni che si intendono apportare con un successivo provvedimento di variazione alla vigente legislazione regionale di spesa, secondo le necessità accertate nella gestione in corso.
Si è inoltre previsto in un'ottica di decentramento, viste le difficoltà da parte della Regione di rispettare i tempi di attuazione dei programmi di intervento FRIO e fondi per speciali programmi di investimento, previsti dalla legge regionale 26 maggio 1993 n. 46, la possibilità da parte delle amministrazioni che ne facciano richiesta di realizzare direttamente le opere previste da tale programma. Per amministrazione si intendono gli enti locali.
Nel settore scolastico con l'erogazione e il contributo agli istituti privati si è voluto dare, come nel passato, una continuità al loro intervento, considerandoli una valida integrazione alla istruzione pubblica. Particolare interesse riveste il finanziamento da parte della Regione, al fine di permettere l'attuazione di programmi e di progetti oggetto di contributo da parte della CEE e dello Stato nei settori dello sviluppo economico e dell'agricoltura di montagna.
Passando al disegno di legge n. 79, con il provvedimento di variazione si sono apportate le modifiche agli stanziamenti dei capitoli in relazione alla determinazione del provvedimento di legge finanziaria ed anche agli stanziamenti dei capitoli che riguardano la gestione ordinaria, le spese obbligatorie e le spese continuative ricorrenti. Ecco il motivo della inversione degli oggetti all'ordine del giorno. L'onere della variazione ammonta a lire 94.339.000.000, cui si è fatto fronte mediante maggiori entrate per lire 12.248.000.000, riduzioni di stanziamenti di capitoli di bilancio per i quali era stata fatta una previsione superiore alle effettive necessità per lire 37.799.000.000 e utilizzando gli accantonamenti previsti nei fondi globali per lire 44.292.000.000, a discapito del programma che la Giunta aveva presentato in fase di bilancio di previsione. Le maggiori entrate riportate analiticamente nell'allegato A sono soprattutto determinate dal recupero di spese sostenute dalla Regione per passività sanitarie relative al 1992; le variazioni delle spese sono riportate specificatamente negli allegati B e C, riguardanti quasi tutti i settori dell'Amministrazione regionale.
É evidente, come rilevato anche nella relazione tecnica allegata, che la variazione è stata fortemente condizionata dall'applicazione della legge regionale 21 dicembre 1993, n. 88, che, scaduta la gestione della Casa da gioco, ha istituito la gestione straordinaria, per cui l'Amministrazione regionale si è trovata a dover regolarizzare gli impegni esistenti nei confronti della SITAV, e sue controllate, per un importo complessivo di lire 39.800.000.000, di cui lire 27 miliardi quale rimborso delle spese relative agli anni 1991-1992-1993 e primo semestre 1994 per il personale, a norma dell'articolo 13 della convenzione 16 febbraio 1978, n. 5099 di repertorio, lire 8 miliardi per l'acquisto delle attrezzature e degli arredi, e lire 4.800.000.000 per il fondo rischi 1993, primo semestre 1994 e manifestazioni.
Si rileva inoltre un cospicuo aumento del fondo di riserva per le spese impreviste pari a lire 11.800.000.000, dovuto quasi tutto (Lire 11.300.000.000) all'accantonamento per far fronte agli oneri a carico della Regione, in applicazione dell'articolo 4, comma 2, della legge 8 agosto 1991, n. 274, per la regolarizzazione contributiva alla CPDEL degli operai idraulici forestali iscritti allo SCAU e degli operai dei cantieri di lavoro iscritti all'INPS per il periodo 1° ottobre 1991 - 31 maggio 1994, le cui pratiche sono in via di definizione.
Presidente - Ha chiesto la parola l'Assessore al bilancio e alle finanze, Lévêque.
Lévêque (Ass.tec.) - Per comunicare all'Ufficio di Presidenza una piccola imperfezione sull'oggetto 11: nella descrizione dell'articolo 4, le variazioni di bilancio, eccetera, sono impegnate nell'anno 1993 e non nell'anno 1994. É un errore di battitura.
Presento un emendamento al disegno di legge n. 80, l'inserimento all'articolo 3, dopo il primo comma, di una ridenominazione di un capitolo per consentire una gestione più agevole della legge n. 27 per i danni post-alluvione.
Presidente - Dichiaro aperta la discussione generale. Ha chiesto la parola il Consigliere Linty.
Linty (LN) - Il 20 luglio, nella scorsa seduta del Consiglio regionale, sono stato nominato revisore del rendiconto generale insieme ai colleghi Florio e Perron.
Dopo neanche una settimana, esattamente sabato scorso, al mattino, viene recapitato all'Ufficio gruppi il rendiconto generale dell'anno finanziario 1993 nonché la relazione al disegno di legge n. 76.
Lunedì mi si chiede di firmare la relazione dei revisori, cosa che non ho fatto e non intendo fare per un motivo molto semplice. Credo che per poter analizzare in modo obiettivo una tale mole di documenti, tre giorni (fra cui un sabato e una domenica) siano insufficienti, visto che ai revisori del rendiconto non viene chiesto solo di controllare il conto consuntivo, ma è loro affidato anche il compito di indicare, di proporre alcuni metodi, alcuni cambi di gestione e poi l'Amministrazione farà quello che meglio crede. Ritengo che sul rendiconto generale del 1993 sia impensabile potersi esprimere in un arco di tempo così breve.
Non solo. In questa relazione che i revisori dovevano sottoscrivere per proporre al Consiglio regionale l'approvazione del rendiconto è scritto che i revisori esaminano il conto del tesoriere, corredato dalle reversali di incasso e mandati di pagamento con relative documentazioni, constatano che gli ordinativi di incasso riscossi corrispondano al totale delle riscossioni, che i pagamenti corrispondano all'ammontare dei mandati, vedono l'elenco analitico dei residui attivi con l'indicazione dei nominativi dei debitori dell'oggetto e dell'ammontare dei loro debiti, nonché l'ammontare delle residue somme risultanti a credito della Regione in base ai provvedimenti, agli atti dei quali risultano accertati residui crediti.
Credo che non avendo potuto consultare, per mancanza di tempo, questa documentazione, in coscienza non mi sento di dover sottoscrivere questa relazione. Anche perché ricordiamo che prima dell'entrata in vigore della legge n. 142/90 per gli enti locali, ai consiglieri comunali che venivano incaricati della revisione del conto, estranei ovviamente alla Giunta, veniva dato un margine di tempo di 30 giorni per legge per poter esaminare questa documentazione. Quindi, in questa sede, credo di poter fare un appello alla Commissione per il regolamento (o chi per essa) perché ponga dei limiti di tempo accettabili per coloro che svolgono le funzioni di revisori del conto consuntivo, in modo che abbiano il tempo necessario per poter controllare tutta la documentazione.
La motivazione della mancata sottoscrizione però non è solo questa. Con preoccupazione vedo per la prima volta un disavanzo di amministrazione e al di là delle motivazioni - che sia il fatto relativamente nuovo non significa nulla -, al di là dei mutui non contratti, è comunque un dato, un disavanzo di amministrazione, che fa pensare. Ricordiamo che per gli enti locali un disavanzo di amministrazione significa: Corte dei conti. Ci sono comuni che per 800mila lire di disavanzo di amministrazione si sono sentiti chiedere dalla Corte dei conti tutta la documentazione, con poi controlli a tappeto. Quindi non credo che presentare un rendiconto generale con un disavanzo apparente di 254 milioni, ma reale per circa 17,397 miliardi, premettendo il fatto che non siano stati impegnati questi fondi statali, non è da imputare alla Giunta regionale per il semplice fatto che probabilmente non ci sono stati i tempi per poterlo fare.
Quanto detto prima, cioè nelle funzioni che coinvolgono i revisori dei conti, vale a dire il controllo e le proposte, in questo poco tempo che ho avuto a disposizione sono riuscito a formulare due rilievi sostanziali: uno per quanto riguarda l'entrata, e uno per quanto riguarda la spesa; questi sono due casi che mi sembravano i più simbolici. Premetto però che nel corso dell'esame del conto consuntivo porrò le domande necessarie a chi di competenza. Chiedo scusa se non ho potuto fare di più, ma con il tempo che avevo sono riuscito a far solo questo.
I rilievi sono esattamente questi. Al capitolo 8700, titolo III, categoria 9, sono stati incassati dividendi sulle azioni di società per la quota di partecipazione regionale per solo 1,463 miliardi; questo è un dato che deve far riflettere perché se sommiamo gli stanziamenti che vengono fatti in un anno dall'Amministrazione regionale per la sottoscrizione di azioni presso società e ci troviamo poi con 1,460 miliardi di dividendi incassati, credo che sia una scelta questa antieconomica per la Regione.
C'è poi invece un aspetto relativo alla spesa; al capitolo 26005 nel settore della politica del lavoro c'è da constatare che nel 1993 la Regione ha speso lire 1.012.000.000 per il funzionamento dell'Agenzia del lavoro, più lire 1.260.000.000 ai capitoli 26020, 26030, 26040, per monitoraggi, indagini, studi, orientamento e iniziative professionali. Se sommiamo queste due cifre, arriviamo ad una somma di lire 2.330.000.000 circa, tenendo però in considerazione il fatto che da questa cifra sono esclusi i corsi di formazione professionale finanziati dalla CEE.
Ora, sarebbe interessante sapere, a monte di questa spesa di 2,330 miliardi, nel 1993 quanti posti di lavoro e quanto personale ha collocato l'Agenzia del lavoro con questa cifra; a questi vanno poi aggiunti gli stipendi del personale (che non ho preso in considerazione) ma è comunque un dato che deve far riflettere.
Questo è quanto ci tenevo a comunicare a questo Consiglio; mi riservo eventuali ulteriori interventi nel corso dell'esame analitico del conto.
Presidente - Ha chiesto la parola il Consigliere Marguerettaz.
Marguerettaz (PpVA) - Brevemente, per fare alcune sottolineature.
Tanto per cominciare, credo che non si possa non riprendere un concetto che ha già espresso Linty per quanto concerne la questione dei revisori del conto.
Credo che la decisione che ha preso Linty di non firmare gli atti che devono firmare i revisori dei conti sia una decisione da ammirare, in un certo senso. A fronte di questa decisione permane un interrogativo, che credo sia lecito, sugli altri due revisori dei conti, i quali o dimostrano una dedizione e un impegno fuori dal comune, o invece dimostrano di fare come un gesto di fiducia nei confronti di questo conto consuntivo. Sono queste le due ipotesi, altre non ve ne sono.
Certo che se le incombenze dei revisori dei conti sono tutte quelle che citava Linty nel suo intervento, un minimo di dubbio permettete che me lo tenga. Ma a parte questo vorrei fare alcune osservazioni in merito a questi atti.
Un conto consuntivo è sicuramente il momento in cui si fanno i conti, come suol dirsi, con l'Amministrazione, con una capacità di un'amministrazione; è sicuramente il momento più significativo di un anno di gestione amministrativa.
A fronte delle cifre, tutte quelle considerazioni che senza il conforto delle cifre possono spesso assumere le dimensioni delle strumentalizzazioni, delle demagogie, dei giochi di parte, vengono a cadere a fronte dei numeri.
E allora andando ad analizzare questi documenti, un dato appare subito chiarissimo. Però, prima di dire questo, è bene fare una considerazione. Andiamo a fare una valutazione dell'Amministrazione del 1993, che vede coinvolta solo parzialmente questa Giunta, ma non possiamo, al tempo stesso, dimenticare che questa Giunta, questa maggioranza, al momento del suo insediamento, ha messo come primo punto politico della motivazione del suo costituirsi la parola continuità; quindi, andando a giudicare politicamente la gestione 1993, non andiamo a fare un attacco o delle considerazioni più o meno eleganti su delle persone, ma andiamo a fare delle considerazioni politiche che in questo senso possono investire l'intero anno.
A fronte dei dati che emergono da questi documenti, tralascio, proprio perché è già stato affrontato in maniera abbastanza approfondita dal collega Linty il discorso sul disavanzo, per sottolineare due questioni. Si dice che nel 1993 le due amministrazioni hanno avuto delle buone capacità di intervento, perché una grossa percentuale delle competenze sono risultate impegnate. Sì, questo è vero, ma pur partendo dalla considerazione che il settore degli impegni è positivo nel senso che il 93 percento delle cifre a disposizione sono state impegnate, è comunque importante andare a notare come i cosiddetti avanzi coinvolgono in maniera principale due settori, cioè i settori che hanno visto il maggiore disavanzo rispetto agli altri sono il settore dei lavori pubblici e il settore dell'industria. Questa è una considerazione di carattere anche politico, che ritengo vada fatta.
Ma questa capacità di impegno (nel senso di impegnare le cifre) fa decisamente a pugni con un'altra questione alla quale il Consigliere Lanivi ha accennato e che credo vada invece approfondita decisamente. É la questione della capacità di spesa.
La capacità di spesa dell'Amministrazione del 1993 è decisamente bassa, ricordava il Consigliere Lanivi, si aggira intorno al 50 percento degli impegni. Anche qui credo sia necessario andare a vedere, settore per settore, dove questa capacità di spesa è più forte e dove è meno. E guarda caso scopriamo che i settori dove è meno forte la capacità di spesa sono i lavori pubblici e l'industria. L'industria addirittura assume delle percentuali decisamente preoccupanti: l'Assessorato all'industria nel 1993 ha avuto una capacità di spesa pari al 15 percento; è una percentuale mostruosamente bassa.
Tutta questa situazione porta ad un aumento deciso, ancora una volta, dei residui; i residui, che alla fine del 1992 erano circa 760 miliardi, passano, alla fine del 1993, a circa 970 miliardi. Credo che questo trend sia estremamente preoccupante, anche perché se siamo intorno ai 1000 miliardi di residui per un'amministrazione, non sono espertissimo di questi temi, ma immagino che questo comporti un ingolfamento progressivo della macchina amministrativa.
Queste sono alcune sottolineature che volevo fare per dire che tutto questo ha una conseguenza, che trova una sua continuità nelle variazioni di bilancio per andare a reperire quei 94 miliardi cui faceva riferimento il Consigliere Lanivi e che, secondo la linea e le considerazioni che ho poc'anzi fatto, vedono (come si dice in linguaggio poco tecnico ma chiaramente efficace) "quando si va a raspare i barili" che i barili più raspati sono ancora una volta quello dell'industria e quello dei lavori pubblici.
Questi sono alcuni spunti sui quali tutti noi siamo chiamati a riflettere, soprattutto in un momento in cui questi due settori sono fra i più, se non i più delicati in questa Amministrazione.
Presidente - Ha chiesto la parola il Consigliere Lanièce.
Lanièce (GA) - Non mi dilungherò anche perché i colleghi che mi hanno preceduto hanno evidenziato dei problemi molto importanti, a partire da quello dei revisori dei conti, in cui giustamente il Consigliere Linty ha fatto notare che bisognerebbe dare maggior tempo agli stessi per poter meglio approfondire e verificare la congruità e l'esattezza del conto consuntivo e quindi la richiesta del Consigliere Linty mi trova d'accordo.
Questo conto consultivo è particolare perché, forse per la prima volta, finisce con un disavanzo, e questa è già una cosa sintomatica, che deve far riflettere, perché dimostra che forse non si è operato bene o che magari non si è potuto operare bene, anche perché sappiamo tutti che la pubblica amministrazione deve tendere sempre al pareggio, e il fatto stesso che ci sia un disavanzo vuol dire che quanto era stato promesso non è stato mantenuto, o comunque che non sono state fatte le opportune scelte.
Il consuntivo è una dimostrazione numerica e valutativa dei risultati ottenuti dall'Amministrazione durante l'esercizio; se andiamo a verificare, abbiamo un disavanzo di circa 254 milioni che, con l'aggiunta dell'altro valore, raggiunge un valore approssimativo di 17 miliardi, quindi un disavanzo abbastanza pesante.
Per quanto riguarda le singole parti in cui si può suddividere, vorrei fare una riflessione generale sulle entrate e sulle spese. A fronte di una previsione di entrate pari a 1.832 miliardi, abbiamo un accertamento di entrate pari a 2.268 miliardi, quindi si tratta di una differenza di 435 miliardi che deve far riflettere, perché dimostra che fra il bilancio di previsione e il consuntivo c'è stata una grossa differenziazione, dovuta ovviamente a delle previsioni errate.
Se si va a vedere le spese, più o meno la situazione è analoga; anche qui abbiamo una previsione iniziale di circa 1.832 miliardi, a fronte dei quali abbiamo degli impegni finali pari a 2.419 miliardi, con una differenza di 587 miliardi. Anche questo dimostra che il consuntivo può dirsi non abbastanza veritiero rispetto a quelle che erano le previsioni, per cui c'è una difformità fra quanto era stato previsto e quanto effettivamente oggi andiamo a verificare circa le effettive spese e le effettive entrate. Questa differenziazione ci deve far riflettere, e ovviamente l'Assessore ce ne spiegherà i motivi.
Per quanto riguarda i successivi provvedimenti, ci saranno altre precisazioni da fare perché, se si vanno a verificare le variazioni di bilancio previste per il 1994, e poi si va a verificare lo stesso bilancio di previsione, che è stato votato a dicembre in quest'aula, e che è stato presentato dall'Assessore, si può subito notare che effettivamente tutti quei sogni nel cassetto che fanno parte dei cosiddetti fondi globali, i quali rappresentano l'elemento qualificante di un bilancio di previsione ed indicano le linee direttrici in cui si vuole muovere la Giunta regionale che approva il bilancio di previsione, la maggior parte di questi sogni nel cassetto - se così si possono definire - sono stati eliminati per far fronte alle necessità di spesa. Però verificando poi uno per uno i vari punti dei fondi globali che sono stati o eliminati o diminuiti, ovviamente ci si chiede cosa si farà di tutti questi "sogni nel cassetto", anche perché alcuni riguardano dei settori o degli interventi più che mai necessari. Poi mi riserverò di chiedere man mano all'Assessore eventuali motivazioni delle scelte operate.
Vorrei concludere sottolineando quello che aveva detto giustamente il Consigliere Marguerettaz, cioè che se si va a verificare nei vari capitoli, si vede che le maggiori differenziazioni riguardano il settore dell'industria e dei lavori pubblici, e questo può anche essere un elemento a carattere politico. Di questo, come forza di minoranza, chiediamo delle giustificazioni, aspettandoci delle risposte concrete da parte dell'Assessore.
Presidente - Altri che chiedono la parola? Se nessun altro chiede la parola, chiudo la discussione generale.
Ha chiesto la parola l'Assessore al bilancio e finanze Lévêque.
Lévêque (Ass.tec.) - Prima un breve riepilogo della situazione che i quattro provvedimenti presentano.
Rendiconto 1993: come è stato detto sinteticamente, ci troviamo di fronte ad un disavanzo di amministrazione di 270 milioni e ad un disavanzo finanziario di circa 17 miliardi; questi ultimi, dovuti sostanzialmente al fatto che sono entrati dei Fondi Stato (Fondi sociali europei o Fondo sviluppo regionale), che abbiamo introitato, e ai quali daremo corso nel 1994 e non sono stati invece impegnati nel 1993.
Direi che un disavanzo di amministrazione di 270 milioni è vicino a quello che si dovrebbe considerare un buon risultato di amministrazione; l'amministrazione pubblica non è un'amministrazione come quella privata che più risparmia e più ha ben gestito. L'amministrazione pubblica deve cercare il più possibile di spendere e di intervenire in base a quelle che sono le risorse di cui dispone, per cui sotto questo profilo credo che non si possa mostrare preoccupazione rispetto ad una cifra di questo genere, estremamente limitata, e devo dire che è limitata anche se inglobiamo in questo lo scorrimento dei 17 miliardi dei Fondi Stato, perché nella sostanza sono comunque spese che sono state coperte dai Fondi Stato per altre voci, ma che ci troviamo poi a dover affrontare nel 1994.
Rispetto al quesito di Lanièce, cioè i motivi dello scostamento dei risultati rispetto alle previsioni, lo inviterei a fare due considerazioni. La prima, un confronto fra le previsioni iniziali e le previsioni definitive, che questo Consiglio aveva esaminato nel primo assestamento, mostra un avvicinarsi, soprattutto per quanto riguarda alcune parti cospicue di entrata e alcune parti di spesa, a quello che è il consuntivo finale. Dov'è la grossa differenza? La grossa differenza è relativa a quelli che erano i 275 miliardi di mutui. Ora io credo che non possa essere considerato un dato negativo il fatto che oggi questa Amministrazione, invece che trovarsi indebitata per 275 miliardi, si trovi indebitata per 17.
Credo che lo sforzo che questo Consiglio, questa Giunta, hanno fatto nel produrre decisioni ed atti amministrativi nella seconda parte del 1993, ma anche nel corso di tutto l'esercizio 1993, è stato quello di non andare ad una velocità superiore a quelle che sono le sue disponibilità. Questo è un tema che era già un tema del bilancio di previsione 1994 che abbiamo presentato. Abbiamo detto, in quella sede, che esistevano delle velocità diverse fra quello che è il rallentamento delle disponibilità finanziarie che la Regione ha e l'adeguamento che la macchina (intesa come insieme di provvedimenti, di leggi, di decisioni, di opere in corso, di pregressi) ha. Questo ha comportato che noi, presentando un triennale, abbiamo dovuto, per il 1994, prevedere un'ipotesi di mutuo a pareggio ancora rilevante, che ci auguriamo e stiamo lavorando perché si verifichi così come nel 1993 un suo di fatto non utilizzo. E poi, nel resto del triennio, abbiamo previsto un rallentamento della velocità inerziale della spesa proprio per non trovarci a fare dei programmi, che non hanno copertura in entrata se non proprio a fronte di mutui.
Il secondo provvedimento non fa altro che recepire le risultanze del rendiconto e quindi spesare questi 17 miliardi di disavanzo finanziario sul previsionale 1994. Anche qui vorrei fare una considerazione. Questi 17 miliardi 300 milioni sono finanziati per 17 miliardi con l'autorizzazione all'accensione di un mutuo; autorizzazione che potrà non avvenire se non sarà necessario, ma che comunque consente di rendicontare 17 a fronte di quella che invece era una ipotesi decisamente maggiore, con un impatto non solo sul livello patrimoniale, cioè sull'indebitamento, ma con un impatto che c'era sui capitoli di ammortamento dei mutui, perché aver acceso un mutuo a 240 miliardi prevede, in ragione d'anno, degli oneri vicini a 24-25 miliardi solo come oneri del debito. Mentre invece trovarsi in una situazione in cui potenzialmente potremmo essere nella necessità di accendere un mutuo per 17, direi che il costo di questo debito può gravare al massimo per 1,5 o 1,2 miliardi. Questo significa che si sono liberate, con la necessità di non dover accendere un mutuo di quelle dimensioni, le risorse finanziarie già previste nel bilancio 1994 per gli oneri finanziari del mutuo grosso, per coprire invece un rendiconto che è decisamente molto più asciutto.
Quindi l'assestamento di bilancio non comporta dei significativi oneri aggiuntivi, malgrado ci si trovi davanti a questo disavanzo finanziario di 17 miliardi.
Il terzo provvedimento è una vera e propria finanziaria bis, anche se di ridotte dimensioni, e prevede insieme ad alcuni interventi di adeguamento relativamente ad iniziative di spesa regolate da leggi - richiamo brevemente gli interventi sul settore scolastico, gli interventi sul settore turismo e sport, gli interventi su storia e comunicazioni, l'attuazione della legge "giovani" che con il lavoro fatto può essere ripresa già nell'arco del 1994 -, ma ha un suo elemento qualificante nella parte che consente l'attuazione diretta da parte degli enti locali dei programmi FRIO, sia di quelli presentati ai sensi della legge n. 46, sia di quelli presentati ai sensi della legge n. 51 e non ancora andati avanti.
Questo è un fatto che va nella direzione di consentire un miglior funzionamento complessivo dei provvedimenti in essere e dovrebbe consentire, in una fase difficile per l'Amministrazione regionale, di mandare avanti, con la compartecipazione degli enti locali, una serie di progetti finanziati dalla Regione, che potranno essere realizzati direttamente da essi.
Il costo complessivo di questa finanziaria bis è di circa 5,6 miliardi e come dicevo prima viene coperto con gli oneri che erano previsti relativamente agli oneri finanziari nel bilancio di previsione 1994, che non saranno sostenuti proprio in ragione del fatto che il mutuo a pareggio allora previsto fortunatamente non dovrà essere acceso.
Infine due parole sulla prima variazione di bilancio come inquadramento. É una manovra da circa 94 miliardi, che si finanzia per circa 12 da maggiori entrate accertate, da 37 miliardi come riduzione da capitoli del bilancio di previsione e per 44 miliardi da stanziamenti iscritti a fondo globale.
I grandi fabbisogni di questa manovra sono i seguenti: circa 40 miliardi per la questione "Saint-Vincent", circa il 42 percento della manovra di variazione; 14 miliardi per oneri del personale (ma in questi ce ne sono più di 11 legati alla regolarizzazione della posizione contributiva del personale agricolo dei lavori pubblici che a seguito della legge del 1991 deve essere regolarizzato); 12 miliardi previsti per l'acquisto dell'ospedale che si è concluso con il disegno di legge che sarà discusso successivamente da questo Consiglio. Sostanzialmente solo queste tre voci, che ammontano a circa 66 miliardi, coprono il 70 percento della variazione di bilancio.
Volevo dire due parole rispetto a quelle che sono le riduzioni, e le riduzioni dei capitoli e le riduzioni degli stanziamenti iscritti a fondo globale. Per quanto riguarda le riduzioni dei capitoli, gli uffici e i diversi assessorati si sono prodigati nel fare un'attenta valutazione di quello che poteva essere il fabbisogno minimo di funzionamento per la restante parte dell'anno e, in base a questo, è stato messo a disposizione l'eventuale esubero che poteva essere derivante da programmi che, qualora non ridotti, avrebbero potuto comportare comunque una sovrabbondanza nel corso dell'esercizio.
Rispetto ai fondi globali mi sento di dire che le dichiarazioni di Lanièce, che parlava di "sogni nel cassetto", non sono da condividersi per due ragioni: 1) perché i fondi globali previsti erano circa 160 miliardi, ne sono stati utilizzati 104, ne sono ancora disponibili circa 11, dalla variazione ne sono stati presi 44, quindi ad oggi, a chiusura del primo semestre, i 2/3 dei fondi globali previsti sono stati utilizzati e c'è stata una coerenza elevata fra l'utilizzo dei fondi globali e i programmi per cui erano stati messi sul bilancio, e questo è un fatto importante; 2) i fondi globali che vengono utilizzati non devono far pensare automaticamente che non si attuano quei programmi o che si rinuncia ai programmi che erano stati indicati nei fondi globali, ma significa semplicemente in alcuni casi aver fatto una valutazione in base allo stato a cui si è nell'attuazione di quei programmi e all'effettivo bisogno entro il 31 dicembre 1994 di quei soldi che erano previsti. Voglio dire, non significa non attuare il tale programma l'aver prelevato da quella voce i miliardi che lì erano previsti, ma significa essere ancora ad un iter della predisposizione del disegno di legge, necessario per prelevare i soldi dai fondi globali, e delle attuazioni successive che fanno ritenere che non sia necessaria la disponibilità entro novembre di quei fondi. Per cui non è un rinvio di sogni che rimangono nel cassetto, ma è solo una valutazione realistica della fase a cui ci si può trovare in questo momento rispetto a quelle volontà programmatiche, e rispetto quindi al fabbisogno finanziario conseguente.
Alcune considerazioni brevi rispetto a quanto detto da Linty. Rispetto al problema dei revisori dei conti, il Consiglio ha nominato la settimana scorsa i revisori, evidentemente la necessaria approvazione dei provvedimenti finanziari ha dato loro un esiguo margine di tempo, si può condividere questo. Richiamo il fatto che il compito dei revisori è prevalentemente orientato alla verifica dei requisiti formali, non di merito, che sono invece squisitamente politici.
Vorrei invece richiamare la valutazione più politica che Linty ha fatto sul disavanzo; l'ho già detto prima, si tratta secondo me di una situazione che non ha nessun tipo di preoccupazione da generare, se non la consapevolezza che c'è un rallentamento del tasso di crescita delle disponibilità finanziarie della Regione, già segnalato ampiamente in sede di bilancio di previsione, a cui bisognerà far fronte con una selezione, con una migliore efficacia di quella che è la dinamica della spesa.
Rispetto ai due casi specifici che Linty ha citato, intanto sui dividendi ci sono due discorsi da fare. Il primo, di carattere generale, è che le participazioni dell'Amministrazione regionale non sono partecipazioni con l'ottica di una finanziaria, cioè non sono partecipazioni dalle quali ci si deve aspettare degli indici di ritorno finanziario che sono da investimenti. Hanno finalità diverse spesso, che sono di carattere non strettamente economico ma territoriale, di supporto, eccetera. Il secondo è che esiste tutta una serie di società in cui la Regione ha una partecipazione maggioritaria, i cui utili non vengono distribuiti perché non è funzione dell'Amministrazione quella di distribuire dei dividendi. L'esempio che vale per tutti è Finaosta, una finanziaria che nel corso dei 10-12 anni di attività è passata da quelli che erano i 20 miliardi iniziali ai 90 miliardi di capitale sociale, in buona parte per la messa a riserva degli utili che poi sono stati capitalizzati.
Infine, la previsione di entrata così come era stata ipotizzata era sostanzialmente non lontana da quello che poi si è verificato, per cui questo non costituisce neanche una particolare sorpresa. Se il Consigliere Linty ritiene che gli indici di performance finanziari della Regione siano bassi, credo che vada considerata la natura dell'ente Regione e delle partecipazioni che l'ente Regione assume; non sono partecipazioni di portafoglio e di speculazione, ma hanno delle ragioni in genere diverse.
Riguardo alla spesa per la politica del lavoro, volevo solo richiamare che gli stipendi sono compresi nel costo di funzionamento dell'Agenzia, perché l'80 percento del personale dell'Agenzia del lavoro non è dipendente dell'Amministrazione, quindi grava su quella voce di un miliardo per il funzionamento, per cui in effetti fra il costo di funzionamento e le attività di monitoraggio, studio e ricerca, con 2,3 miliardi l'attività complessiva viene ad esaurirsi con l'aggiunta dei finanziamenti per i corsi di formazione, che in buona parte sono nazionali o comunitari. Una valutazione attenta costi-benefici di quest'attività potrà essere fatta in un'altra occasione con più dati alla mano e con una valutazione anche di quello che è l'impatto effettivo sul tessuto economico ed occupazionale della Valle.
Rispetto al discorso di Marguerettaz, bisogna essere corretti nel fare le affermazioni, soprattutto quelle che tendono a mettere il dito su eventuali piaghe. Come si fa a dire che è inspiegabile o attribuibile ad inefficienza il fatto che il liquidato che viene riferito all'industria rispetto all'impegnato sia così basso? Nel 1993 sono state impegnate decine di miliardi per l'acquisto delle aree delle centrali Cogne, sappiamo che nel mese di dicembre sono stati firmati i protocolli d'intesa che hanno chiuso la trattativa, per cui hanno dato una cornice alle modalità con cui operare; era evidente che non potevano essere liquidati quegli impegni di spesa che comunque sono stati determinanti per dare una cornice alla trattativa. É evidente che a questo punto ci saranno stati cento miliardi impegnati e trenta spesi, ma la differenza è conseguente alla trattativa che attualmente è conclusa nella sua cornice, però non ancora perfezionata, perché allo stato attuale non sono ancora state materialmente liquidate, dal momento che non sono ancora stati stipulati i contratti di compravendita. Questo è un punto da chiarire.
Sul discorso lavori pubblici vorrei fare due considerazioni; intanto, è una caratteristica specifica dei centri di spesa su investimenti e opere il fatto di avere una percentuale di liquidato rispetto all'impegnato diversa dai centri di spese correnti, per cui soprattutto nei lavori pubblici quello che è impegnato è generalmente superiore a quello che è liquidato, anche solo perché tutti gli impegni che si riferiscono all'ultimo quadrimestre generalmente, essendo relativi ad opere, non possono essere oggetto di liquidazioni conseguenti.
In aggiunta voglio dire che bisogna tener conto che questo è un problema che nel corso degli anni ha un suo controbilanciamento, nel senso che viene liquidato solo il 50 percento dell'impegnato del 1993, ma c'è poi quello che era stato impegnato prima e non liquidato, che proprio in questo esercizio viene a verificarsi. Infatti, se vediamo secondo gli assessorati a pagina 22, Lavori pubblici, notiamo che già la percentuale diventa diversa, perché su previsioni iniziali di 88, cui seguono previsioni definitive di 100, c'è stata una liquidazione di 74 per i Lavori pubblici, per cui si compone l'effetto del pagamento relativo agli impegni dell'esercizio, a cui si deve sommare il pagamento degli impegni degli esercizi precedenti che scorrono nell'anno. Pertanto, la natura delle attività svolte ai Lavori pubblici induce a comprendere perché lì più che altrove si verifichino questi scompensi fra impegnato e liquidato.
Credo di non avere altre osservazioni di carattere generale; se ci sono poi delle ulteriori richieste di specificazione, sono a disposizione.