Resoconto integrale del dibattito dell'aula

Oggetto del Consiglio n. 1046 del 28 febbraio 1990 - Resoconto

OGGETTO N. 1046/IX - Iniziative per la lotta contro l’AIDS (Interrogazione).

Presidente - Do lettura dell’interrogazione presentata dai Consiglieri Mafrica e Bajocco:

INTERROGAZIONE

Poichè si stanno presentando con una certa frequenza presso alcune strutture sanitarie italiane fenomeni preoccupanti di rifiuto rispetto a pazienti affetti da AIDS (ed in alcuni casi di soggetti che risultano sieropositivi), con la vergognosa scusa di carenze di personale specializzato o reparti idonei;

i sottoscritti Consiglieri regionali del Gruppo comu-nista

interrogano

la Giunta regionale per conoscere:

1) con quali strutture, con quale personale e con quali metodologie vengono affrontati nella nostra regione i problemi posti da pazienti affetti da AIDS o sieropositivi;

2) quanti casi di AIDS e quanti di sieropositivi sono stati rilevati nella nostra regione;

3) quali interventi sono stati avviati per prevenire l’aumento dei casi di malattia o sieropositività;

4) quali iniziative sono state prese per favorire una diffusa solidarietà sociale nei confronti di persone che sopportano una malattia o vivono una condizione già di per sè molto pesante.

Presidente - Ha chiesto di parlare l’Assessore alla Sanità e Assistenza Sociale Lanièce, ne ha facoltà.

Lanièce (DC) - Sono a conoscenza anch’io, come i colleghi interroganti, delle polemiche suscitate in campo nazionale intorno ai problemi di assistenza alle persone affette da AIDS. Ne sono informato soprattutto attraverso quanto ne riportano gli organi di stampa. Non metto in discussione l’attendibilità di tali notizie, ma non dispongo di elementi di informazione tali da permettermi di formulare considerazioni che vadano oltre a quelle che sorgono in un qualunque cittadino preoccupato dei fatti denunciati.

Per quanto concerne la Valle d’Aosta, posso assicurare in modo assoluto che non si sono mai verificati, né penso si verificheranno in futuro (lo dico per la stima che ho del personale sanitario e parasanitario addetto al settore) casi di rifiuto di assistenza rispetto a pazienti affetti da AIDS.

Sul punto 1 della interrogazione preciso che tutte le nostre strutture sanitarie pubbliche operano nei confronti degli affetti da AIDS o sieropositivi. Ovviamente la divisione ospedaliera di malattie infettive è principalmente deputata al ricovero dei soggetti infetti.

Come è noto, si tratta di una unità operativa selettivamente nuova, che pertanto presenta molte delle caratteristiche richieste per il ricovero dei malati di AIDS. Alcuni interventi strutturali sono allo studio e potranno essere previsti, ma a giudizio dei sanitari non rivestono né carattere di urgenza né di essenzialità. Il personale medico con gli ultimi concorsi è ampiamente sufficiente.

Sotto il profilo laboratoristico specifico non esistono particolari problemi; il personale tecnico del centro trasfusionale, che segue le analisi specifiche, è in fase di potenziamento con l’assegnazione di un tecnico, il cui concorso si è svolto recentemente e con l’assegnazione di un tecnico laureato in fase di avanzata definizione. E’ anche in fase di studio, che si esaurirà entro sei mesi, la possibilità di acquisire strumentazione particolare per analisi che oggi si inviano presso la banca del sangue di Torino. Va comunque fatta rilevare la scarsa entità numerica delle analisi di tale tipo.

Sono inoltre in funzione sia ad Aosta sia presso il poliambulatorio di Donnaz ambulatori per le malattie infettive e per le affezioni dermoceltiche. Faccio tuttavia notare che a Donnaz per il momento non vi è stato nessun afflusso di utenza.

Esiste poi una convenzione fra l’USL e la casa circondariale di Brissogne per le visite specialistiche in loco.

Inoltre l’Amministrazione regionale ha chiesto la collaborazione delle cooperative di solidarietà sociale iscritte all’albo regionale, in vista di un possibile convenzionamento per la realizzazione di forme di assistenza alternative al ricovero di soggetti affetti da HIV. L’utenza prevista è al massimo di 6-10 unità per tutto il territorio regionale entro il prossimo triennio.

Sul punto 2 comunico che i casi di AIDS conclamati nella nostra Regione sono stati fino ad oggi cinque in totale: due persone sono decedute. Bisogna tener conto che le due persone decedute non erano soggetti statisticati direttamente dalla Regione, perchè erano provenienti una da altri stati, una da fuori regione. Infatti sulle statistiche pubblicate dall’ISIS si figura che abbiamo un solo caso di AIDS conclamato, mentre in realtà sono 5 perchè sono in carico a noi anche soggetti provenienti da altre regioni o addirittura da altre nazioni.

Sono poi seguiti dalla divisione malattie infettive dell’ospedale sessantotto soggetti affetti da ARC e da LAS, cioè da sindromi considerate pre-AIDS, venticinque soggetti al momento non presentano sintomi. I soggetti sieropositivi seguiti regolarmente dal nostro ospedale sono novantanove. Non essendovi l’obbligo di sottoporre i soggetti a controlli e terapie, ci deve essere il consenso da parte loro, pertanto qualche caso può sfuggire. Siccome non c’è obbligo di controllare, quelli che si sono presentati a fare delle analisi sono stati segnalati e individuati; può esserci una piccola percentuale che non è stata individuata dato che non possiamo costringere queste persone agli accertamenti del caso.

Circa l’attività di prevenzione, essendo la maggior parte dei casi (il 93 percento) relativi a tossicodipendenze, è ovvio che gli sforzi devono essere rivolti alla radice, ossia nella direzione della lotta contro la tossicodipendenza, nella quale siamo attivamente impegnati.

Esiste certamente anche il problema dei comportamenti sessuali cosiddetti a rischio. Qui evidentemente si entra in un campo delicato, dove il livello operativo non può andare oltre alla diffusione dell’informazione, che attualmente avviene in modo adeguato.

Le previsioni lasciano prevedere che si potranno avere nel 1992 anche più di venti casi di AIDS contemporaneamente da seguire; dopo il 1992 i casi di AIDS, secondo le previsioni degli esperti che seguono a livello nazionale ed internazionale la patologia, dovrebbero diminuire.

Tengo a disposizione la documentazione più specifica con i vari dati da consegnare agli interpellanti, se ne abbisognano.

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Si dà atto che alle ore 11,07 assume la Presidenza il Vicepresidente Beneforti.

?-

Presidente - Ha chiesto di parlare il Consigliere Mafrica, ne ha facoltà.

Mafrica (PCI) - Credo di poter ritenere adeguata la risposta per ciò che riguarda le informazioni tecniche, un po’ meno soddisfacente per ciò che riguarda la prevenzione e soprattutto la preparazione di una solidarietà sociale.

L’Assessore ha iniziato la sua risposta affermando di conoscere solo dai giornali questi casi di rifiuto di cui si parla; questo risponde a verità, però quando si legge che una sieropositiva deve partorire e sei infermiere si sono ammalate fra le 7-8 che la dovevano assistere, può sorgere il dubbio che, anche se difficile da dimostrare, forse ci sia qualche forma di rifiuto.

I dati che sono stati forniti, credo non debbano essere sottovalutati. Fra i casi di cui parla l’Assessore mi pare abbastanza elevato il numero di coloro che si trovano già in una fase precedente la malattia vera e propria. E’ da presumere che alcuni di questi si trasformeranno poi in ammalati, quindi non vale tanto questa schermatura che sembra di vedere ogni tanto quando si dice che i casi che abbiamo sono soprattutto di gente che viene da fuori. Fra questi sessantotto probabilmente la maggioranza sono cittadini della Valle d’Aosta, quindi dobbiamo attrezzarci anche psicologicamente a far fronte a questo tipo di malattia.

Mi rallegro per quanto è stato detto sulla organizzazione sanitaria del reparto: l’Assessore dice che abbiamo un reparto nuovo, che ha tutto il personale necessario, che ha tutte le attrezzature. Lo invito semmai ad approfondire ciò che è possibile fare per far crescere nella nostra popolazione un atteggiamento di solidarietà che diventerà necessario soprattutto con il passare del tempo, quando questi dati oggi forniti si trasformeranno in casi di ammalati.

In questi casi occorrerà che la popolazione valdostana, come è suo costume e come è nelle sue abitudini, sappia rispondere solidalmente e civilmente a persone che hanno bisogno di aiuto psicologico, medico e sociale.

Presidente - Ha chiesto di parlare l’Assessore alla Sanità ed Assistenza Sociale Lanièce, ne ha facoltà.

Lanièce (DC) - Solo per una precisazione: non è che ho cercato di schermare, ma il fatto è che i dati pubblicati ufficialmente dal Ministero sono inferiori a quelli che ho dato, mentre noi abbiamo dato quelli reali e che il Ministero non pubblica ancora. Quindi non abbiamo cercato di diminuire, ma abbiamo detto di avere cinque casi a fronte della statistica ministeriale che parla di uno solo. Siamo stati più realisti del re.

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