Resoconto integrale del dibattito dell'aula

Oggetto del Consiglio n. 1040 del 28 febbraio 1990 - Resoconto

OGGETTO N. 1040/IX - Comunicazioni del Presidente del Consiglio.

Bich (Presidente del Consiglio) - Do lettura dell’attività degli organi del Consiglio dopo l’ultima adunanza del 14 febbraio:

Disegni di legge presentati:

Disegno di legge n. 154, presentato dalla Giunta regionale in data 15 febbraio 1990, concernente: "Ruolo regionale degli ispettori tecnici e norme in materia di reclutamento del personale direttivo, docente ed educativo delle istituzioni scolastiche regionali". (V Commissione).

Disegno di legge n. 155, presentato dalla Giunta regionale in data 22 febbraio 1990, concernente: "Aumento della spesa annua per l’applicazione della legge regionale 5 novembre 1976, n. 47, e successive modificazioni, concernente organi collegiali scolastici della Regione". (V e I Commissione).

Disegno di legge n. 156, presentato dalla Giunta regionale in data 22 febbraio 1990, concernente: "Reconduction jusqu’en 1992 de l’autorisation de dépense visée aux lois régionales n. 39 du 25 août 1980, n. 30 du 15 juillet 1982 et n. 27 du 15 avril 1987 et augmentation de la dépense annuelle, pour l’octroi de subventions au Comité de l’Alliance française et au Centre mondial d’information pour l’éducation bilingue". (I e V Commissione).

Disegno di legge n. 157, presentato dalla Giunta regionale in data 22 febbraio 1990, concernente: "Disposizioni concernenti il personale appartenente alle qualifiche dirigenziali e vicedirigenziali" (I Commissione).

Disegni di legge vistati:

Disegno di legge n. 139, concernente "Norme concernenti l’obbligo di costruzione del manto di copertura in lose di pietra e la disciplina dei relativi benefici economici - Abrogazione della legge regionale 12 dicembre 1986, n. 71 e successive modificazioni".

Deliberazioni vistate: 4

Si comunica che il Presidente della Commissione di Coordinamento, con lettera in data 19 febbraio 1990 ha richiesto chiarimenti in merito alla deliberazione del Consiglio regionale n. 1004/IX del 24.1.1990 concernente "Approvazione del piano di riparto dei finanziamenti da assegnare, per l’anno 1990, agli enti gestori di asili-nido, in applicazione della legge regionale 9 gennaio 1986, n.3".

Riunioni:

- Ufficio di Presidenza: 1

- I Commissione: 2

- II Commissione allargata ai Capigruppo: 1

- II e III Commissione congiunte: 1

- V Commissione: 1

- Commissione Speciale per le Riforme Istituzionali: 1

- Commissione Speciale per il Regolamento assunzione personale Casa da Gioco: 1

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L’Assessore regionale ai Lavori Pubblici, con lettera in data 19 febbraio 1990, ha invitato l’ANAS, in considerazione dell’elevata pericolosità del tratto di strada in corrispondenza del Ponte dell’Equilivaz, a provvedere, nel più breve tempo possibile, al miglioramento della segnaletica nel tratto in questione.

L’Assessore ha sollecitato inoltre, per una soluzione definitiva del problema, la predisposizione di un progetto di variante del tratto di strada comprendente il ponte, al fine di migliorare i raggi delle curve, attualmente piuttosto ridotti, e di intraprendere, con tempestività, i relativi lavori.

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Con lettera in data 16 febbraio 1990 il Presidente della Co.Re.Co. ha inviato a questa Presidenza una relazione sull’attività svolta dall’organo regionale di controllo nel corso dell’anno 1989.

Il documento è stato trasmesso in copia al Presidente della I Commissione consiliare permanente, al Presidente della Commissione Speciale per le riforme istituzionali e ai Capigruppo con-siliari.

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In relazione alla comunicazione in data 22 gennaio 1990 con la quale il Consigliere Riccarand ha comunicato il cambiamento della denominazione del Gruppo di appartenenza che da Nuova Sinistra della Valle d’Aosta assume la denominazione di Gruppo "Verde Alternativo", l’Ufficio di Presidenza, nella riunione del 19 febbraio 1990, ha preso atto dell’avvenuto cambiamento, in relazione alla volontà unanime del Gruppo, tenuto conto che si tratta della semplice modificazione della denominazione di un Gruppo già esistente e non della costituzione di un nuovo gruppo consiliare, che non sarebbe consentita dal Regolamento.

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Pregherei i colleghi di levarsi in piedi.

Prima di commemorare due illustri personaggi come l’Avv. Renato Chabod e il Presidente Sandro Pertini, scomparsi in età avanzata dopo aver dedicato la loro vita alla politica e alle istituzioni, ritengo opportuno portare all’attenzione del Consiglio un evento luttuoso occorso l’altro ieri in data 26 febbraio.

L’operaio Franco Vaudan, di anni cinquanta, residente a Saint-Nicolas, è tragicamente deceduto a seguito di un incidente sul lavoro verificatosi all’interno dell’acciaieria dello Stabilimento "Cogne".

Avvenimenti di questo tipo ripropongono all’attenzione dell’opinione pubblica l’attualità del problema della sicurezza sui luoghi di lavoro.

A questo proposito, si può solo auspicare che le imprese osservino rigorosamente le norme vigenti ed attuino tutte le misure idonee a garantire l’incolumità e la sicurezza sul posto di lavoro.

Alla famiglia così tragicamente toccata abbiamo inviato le condoglianze da parte di tutti.

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Con grande tristezza desidero commemorare la figura dell’Avvocato Renato Chabod, uomo di legge che seppe coniugare l’impegno politico con un’intensa attività culturale, nata dalla sua passione per la montagna e per la Valle d’Aosta.

Consigliere regionale dal 1954 al 1958, fu eletto Senatore per due legislature per divenire poi Vicepresidente del Senato nel suo secondo mandato.

Avvocato, nonchè magistrato, svolse sempre con senso del dovere, responsabilità e idealità la sua funzione di uomo politico servendo la causa dell’autonomia valdostana.

Fu Presidente Nazionale del Club Alpino Italiano e alpinista di grande perizia e abilità. Aprì numerose vie nuove sul gruppo del Monte Bianco e fu Presidente del prestigiosissimo Club Alpino Accademico Italiano, che ancora oggi raccoglie gli alpinisti più provetti.

Grande amico di un altro campione dell’alpinismo, Gervasutti, seppe dare un alone romantico e di grande valore nella tradizione alpina alle sue ascensioni più spericolate. Partigiano combattente, scrittore attento e asciutto dei grandi avvenimenti storici che presiedettero alla nascita della nuova Valle d’Aosta, di lui ricordiamo il libro: "Il partigiano Lazzaro", dedicato al fratello, il grande Federico Chabod; "La cima di Entrelor" illustrata con pregevoli dipinti fatti da lui stesso.

Ha chiuso la sua vita terrena serenamente in Ivrea sabato 24 febbraio, circondato dall’affetto della popolazione e della sua famiglia.

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Con grande cordoglio e profonda commozione intendo oggi ricordare la figura del Presidente Sandro Pertini, un uomo libero, un protagonista della Repubblica che per tutta la vita lottò sempre e con coraggio per l’affermazione della dignità dell’uomo, dei valori della libertà e della giustizia sociale.

Socialista, uomo della Resistenza, politico, divenne Presidente della Repubblica ma sempre mantenne fermo il proposito di non cambiare, di restare il cittadino Pertini.

Fu allora un simbolo per tutti gli italiani, perchè parlava al loro cuore; pronunciò parole sentite ed amate perchè chiare al sentire comune.

Eppure non fu un uomo comune. La sua vita è lì a testimoniarlo. E durante il suo settennato, per la Repubblica tempo di angosce e di tensioni, seppe svolgere un immane compito: critico e contestatore verso le istituzioni ma, nel contempo, incarnazione ed estremo difensore delle stesse.

Queste sue parole ne sono la testimonianza:

"Se io rivedo tutto il cammino che ho percorso, sono soddisfatto. Sento di aver fatto tutto il mio dovere di democratico, di uomo libero che si è battuto sempre per la libertà;

"Vorrei essere, dunque, ricordato come un uomo che, pur con qualche errore ha fatto tutto il suo dovere nell’interesse della Nazione".

Parole chiare nelle quali non si deve scorgere presunzione ma coscienza di aver svolto il proprio ruolo con serena responsabilità.

Non si può quindi che piangere la scomparsa di quest’uomo per la grave perdita che arreca al Paese potendo sicuramente affermare che senza di lui la Repubblica sarebbe stata diversa.

Come è stato detto: "Ci vorrebbe sempre un Pertini per ogni generazione".

Presidente - Ha chiesto di parlare il Consigliere Milanesio , ne ha facoltà.

Milanesio (PSI) - Mi associo alle parole del Presidente del Consiglio sulla figura del compianto Senatore Chabod e alle parole di richiamo ad una maggiore sicurezza sui luoghi di lavoro relativamente al tragico incidente che è costato la vita al lavoratore Vaudan.

E’ con umiltà e certamente con commozione che prendo oggi la parola in questo Consiglio per commemorare, a nome del Partito Socialista Italiano, la grande figura di Sandro Pertini.

E’ stato scritto ed è stato detto tutto in questi ultimi giorni su questo grande uomo libero, su questo grande laico, su questo indomito combattente della libertà. Non mi sono scritto niente e la mia rievocazione e commemorazione sarà fatta a braccio sull’onda dei sentimenti e di considerazioni personali che ho maturato sulla sua figura e sulla sua azione.

Credo che bisognerebbe parlare dell’uomo Pertini, poi del politico Pertini, e poi dell’uomo delle istituzioni, del Presidente della Camera prima e del Presidente della Repubblica poi.

Pertini nacque nell’altro secolo e fu e rimase in qualche misura un uomo dell’Ottocento. La sua formazione scolastica fu quella della legge e delle scienze politiche, e si avvicinò giovanissimo alla militanza antifascista e fin dalla sua prima attività politica si scontrò duramente con il regime che allora imperversava nel nostro paese. La dote precipua che possiamo ricordare di Pertini è e rimane senza dubbio il suo grande coraggio fisico, un coraggio morale, un coraggio intellettuale, un coraggio politico, ma soprattutto un grande coraggio fisico, perchè egli disdegnò sempre qualunque pericolo e testimoniò la sua fede e le sue idee a sprezzo della vita stessa.

Non voglio ricordare episodi che ormai fanno parte della nostra storia e che sono ben presenti nell’immaginario collettivo.

Quindi Pertini uomo intransigente, Pertini uomo coraggioso, Pertini capace di osare e di sacrificare se stesso prima che gli altri. Combattente nella prima guerra mondiale anche se tendenzialmente pacifista, fu costretto a lasciare il nostro paese dopo aver subito arresti e condanne; aiutò ad andare in esilio con una fuga rocambolesca un altro grande leader del socialismo italiano, Filippo Turati, e cercò di organizzare in Francia, attraverso una vita di stenti e lavori molto umili, una rete di resistenza al fascismo dall’estero. Successivamente ritornò in Italia, venne catturato, scontò il duro carcere fascista e in quegli anni evidentemente rinforzò le sue convinzioni acquisendo ulteriore prestigio e ulteriore forza morale che gli sarebbero servite successivamente per diventare un combattente nella lotta di resistenza e un democratico, sincero assertore della Repubblica e della democrazia.

Ebbene, se queste sono state le tappe del Pertini resistente, antifascista e socialista, devo ricordare che Pertini non fu in senso tradizionale un uomo politico, perchè non organizzò mai né un gruppo né una corrente che potesse fare riferimento a sue idee o a un suo orientamento di pensiero. Egli fu sempre, anche quando non andava di moda, fedele all’insegnamento del maestro Turati: egli fu sempre turatiano. Il suo fu un socialismo umanitario, forse un po’ deamicisiamo, forse un po’ ingenuo ed egli ebbe sempre un anelito unitario verso tutti i partiti della classe lavoratrice, anche se - ripeto - fu pervicacemente riformista anche quando non andava di moda.

Pertini non era un uomo di potere; avrebbe potuto mettere a frutto i meriti conquistati sul campo della sua lunga milizia, reclamando un qualche posto nel governo del CLN o un qualche posto di ministro o di sottosegretario. Non era fatto per queste esperienze, non era fatto per queste cose; egli era il testimone di ideali, di principi e su questi si può leggere in trasparenza la sua vita, non su altre cose.

Divenuto Presidente della Camera, seppe con grande imparzialità e grande correttezza dirigerne i lavori. Successivamente, in un momento buio della nostra Repubblica, quasi per caso - insisto - e per non compiacere le candidature che erano state avanzate da più parti politiche, la scelta cadde su Pertini quale Presidente della Repubblica.

Alcuni amici di Pertini arrivarono persino a votargli contro: faccio riferimento a Zucconi, attuale columnist del Giorno, che era deputato in quella circostanza e che riteneva che Pertini non avesse le doti di diplomazia per poter ricoprire questa alta carica.

Ebbene, anche se Pertini si portò dietro anche in quella carica un carattere rude e scontroso, però generoso, egli seppe con intelligenza e in modo creativo esercitare una funzione tra le più difficili nel nostro paese e su cui esistevano esempi di uomini illustri, illustrissimi che lo avevano preceduto; altri forse un po’ meno, ma comunque di uomini grigi che non avevano saputo comunicare con il popolo.

Pertini ha avuto il grande merito di saper saldare la massima istituzione repubblicana con il popolo. Egli fu, se mi consentite, regalmente Presidente della Repubblica. Aveva un tratto e un carisma che gli derivavano dalla sua vita. Pertini fu un mito vivente dell’antifascismo, del patriottismo non malinteso e del socialismo. Quindi, anche quando faceva delle dichiarazioni che potevano sembrare semplici o sempliciste, Pertini riuscì a comunicare alla gente quello che voleva dire perchè era credibile, perchè era lui stesso una parte della storia d’Italia.

Secondo me Pertini è l’ultimo personaggio mitologico della nostra storia politica che inizia con il Risorgimento, continua con il secondo Risorgimento e termina nella affermazione della Repubblica.

Pertini aveva un grande rispetto delle idee degli altri, era profondamente socialista, profondamente laico, ma nutriva una concezione religiosa della vita e dell’impegno. Ed il modo in cui se n’è andato, il modo in cui ci ha lasciato, è ancora una volta una testimonianza di misura, di equilibrio e di rispetto per le idee altrui, malgrado egli abbia affermato la sua ferma volontà di morire e di essere seppellito non cristianamente, non religiosamente. Ma questo senza voler imporre a nessuno funerali di stato, ostensioni di cadaveri, di bare, discorsi come purtroppo in qualche modo stiamo facendo anche noi oggi.

Quindi credo che la cosa migliore per ricordare Sandro Pertini sia quella di rievocare la sua grande umanità, il suo grande equilibrio, il suo senso della democrazia e la sua dedizione e disponibilità al sacrificio. Pertini non fu un uomo comune e se riuscì a parlare agli italiani, era solo perchè gli italiani videro in lui qualcosa che difficilmente riescono ad essere: un modello a cui ispirarsi, perchè egli fu diverso dalla gran parte degli uomini politici e diverso dalla gran parte dei suoi stessi connazionali.

Ebbene, possiamo solo ricordarlo come un grande esempio. Ripeto, credo che nell’immaginario collettivo di questa nostra Repubblica nata dal Risorgimento e dalla Resistenza rimarranno due figure fondamentali che non hanno un significato politico ma assurgono ad una dimensione mitologica: Giuseppe Garibaldi e Sandro Pertini.

Ed è con questo, cari Consiglieri, che vorrei terminare questa commemorazione, dicendo che con Pertini si chiude l’epopea degli eroi; oggi siamo chiamati a vivere da uomini la nostra Repubblica, la nostra storia e la crescita della nostra democrazia e della nostra civiltà.

Presidente - Ha chiesto di parlare il Vicepresidente Dolchi, ne ha facoltà.

Dolchi (PCI) - Signor Presidente, colleghi Consiglieri, esprimo a nome del Gruppo comunista il cordoglio e la partecipazione per i decessi delle personalità che sono state ricordate dal Presidente del Consiglio.

Ancora una volta lamentiamo una vittima sul lavoro, Franco Vaudan, di quarantanove anni, ucciso da una fiammata davanti ad un forno dell’acciaieria. Esprimendo la preoccupazione, che abbiamo anche già sottolineato in questo Consiglio, per gli incidenti sul lavoro, manifestiamo la solidarietà alla famiglia e sottolineamo come spontaneamente ieri i dipendenti dello stabilimento Cogne hanno offerto un’ora di lavoro per i familiari. Ecco un esempio concreto di partecipazione al lutto e alle necessità della famiglia.

Ricordo anche Renato Chabod, una figura che ha caratterizzato la vita della Valle d’Aosta e che ho particolarmente conosciuto. Abbiamo fatto assieme nel 1948 una battaglia elettorale particolarmente difficile e successivamente abbiamo lavorato nell’interesse dell’autonomia, della sinistra, lui uomo laico e dell’area socialista.

Ricordo con particolare soddisfazione che fu lui che con Severino Caveri, Piero Germano, Luciano Lilla costruì il Leone, quello schieramento che vide la vittoria nel 1958 mandando Renato Chabod al Senato e Severino Caveri alla Camera dei Deputati.

Credo che fra le tante cose che sono state dette di Chabod alpinista, scrittore, uomo politico, avvocato, vada sottolineata questa sua particolare coerenza quando nel ’48, dopo la sconfitta delle elezioni del 18 aprile, rimase sulla breccia; quando avrebbe potuto ritirarsi e fare l’avvocato, divenne Consigliere regionale con le sinistre in minoranza e continuò la battaglia che lo portò al Senato e alla Vicepresidenza del Senato in uno schieramento autonomista progressista di sinistra. Uno schieramento che viene sovente dimenticato, che personalmente ritengo bisognerebbe invece valorizzare, perchè fu un periodo di grandi conquiste, di grandi affermazioni, di grandi speranze per la Valle d’Aosta.

Ed infine, colleghi Consiglieri, Sandro Pertini.

Sandro Pertini ci lascia così, silenziosamente. Sandro Pertini antifascista, partigiano, socialista, amico della Valle d’Aosta, Presidente della Repubblica, di tutti.

Altri hanno rievocato sui giornali il suo passaggio ad Entrèves, i compagni socialisti valdostani potrebbero ricordare forse meglio di me un suo appassionato intervento ad Aosta, a sostegno della mozione congressuale autonomista, di cui era artefice, alla fine degli anni ’50.

Io mi limito a sottolineare il suo carattere forte, che lo portava a rifiutare ogni compromesso e che lo portava ad essere fraternamente unitario.

Si è detto il Presidente di tutti, senza discriminazioni, e con Pajetta direi che essere stato compagno di Gramsci nel carcere di Turi era per lui un merito che rivendicava e sentiva con commozione profonda.

E’ stato votato dai comunisti per il Quirinale nell’elezione quasi plebiscitaria. Fu sempre appoggiato nella sua attività affinchè la Repubblica si appropriasse delle antiche ma sempre valide parole: libertà, uguaglianza, fraternità. Quella fraternità generosa che lo portò a Padova l’8 giugno 1984 accanto a Enrico Berlinguer per ribadire, con il comune dolore, la coerenza delle sue posizioni in rappresentanza di quelle popolazioni, di quelle generose espressioni popolari che furono dolore e gioia, pace, giustizia, lavoro.

Mi sembra di poterlo accomunare a Berlinguer perchè, come dice Tatò, "sono state (permettetemi la citazione) due umanità diversissime, due tempre durissime, ma che si scontravano assai raramente, forse perchè identiche tanto nel disinteresse per gli onori, quanto nell’attaccamento all’onore personale e familiare, a quello del proprio partito e del proprio paese".

Presidente - Ha chiesto di parlare il Consigliere Lavoyer, ne ha facoltà.

Lavoyer (ADP) - Anche il nostro Gruppo si associa all’unanime cordoglio per la scomparsa di Sandro Pertini, un uomo che ha saputo dare a tutti noi un luminoso esempio di come deve essere vissuto l’impegno politico.

Di Sandro Pertini mi ha sempre colpito la trasparente sincerità dei suoi ideali vissuti con un entusiasmo che era rimasto fresco e giovanile anche ad età avanzata.

La sua audace franchezza unita alla sua grande semplicità sapeva infrangere tutte le regole dei protocolli per puntare diritto all’animo della gente più umile, che a lui era così cara e vicina.

Erano doti vissute da laico con la stessa forza spirituale che aveva Papa Giovanni XXIII, la stessa assenza di ogni calcolo, di ogni valutazione di opportunità, di ogni timore di dire la verità. Aveva dimostrato che nella pratica della giustizia e dell’onestà possono andare d’accordo anche persone di ispirazione diversa.

Sandro Pertini aveva innalzato il prestigio dell’Italia nel mondo, aveva conciliato i cittadini con lo Stato.

E’ stato un grande Presidente, ma sarà soprattutto ricordato per essere stato un grande uomo, capace di far sentire ai suoi concittadini l’orgoglio di appartenere ad una comunità libera e democratica.

E’ con altrettanto cordoglio che il nostro Gruppo ricorda la figura dello scomparso avvocato Renato Chabod.

Ci associamo inoltre al dolore dei familiari per la scomparsa del Prof. Franco Taliani, del quale vogliamo ricordare l’impegno nel campo professionale e nell’attività sindacale.

Presidente - Ha chiesto di parlare il Consigliere Aloisi, ne ha facoltà.

Aloisi (MSI) - A nome del Movimento Sociale Italiano esprimo il più profondo cordoglio per la morte dell’operaio Franco Vaudan, operaio della Nazionale Cogne, e per Renato Chabod.

Ci associamo anche noi al lutto per Sandro Pertini. Sandro Pertini - vorrei evidenziare questo aspetto - lo valutiamo sotto due punti di vista diversi: la prima parte della sua vita e la seconda parte, soprattutto dalla Presidenza della Repubblica.

Sandro Pertini nella prima parte della sua vita fu soprattutto un uomo di guerra civile. Combattente valoroso nella prima guerra mondiale non aveva poi condiviso la reazione di tanti reduci dalle trincee contro le provocazioni antinazionali, provocazioni antinazionali di un socialismo troppo becero per poter diventare effettivamente rivoluzionario. Pertini, dotato di cuore più che di cervello, aderì proprio a quel tipo di socialismo, a cui egli è rimasto sempre fedele, tanto da non riconoscersi nel socialismo rammodernato e scaltrito di Bettino Craxi.

Il travaglio di una generazione che nella prima metà del secolo conobbe due guerre mondiali e due rivoluzioni, quella bolscevica e quella fascista.....

Gremmo (UAP) (fuori microfono) - Ah, que-sta poi....

Aloisi (MSI) - ....lo aveva coinvolto, costringendolo a sperimentare fughe, percosse, confino, galera, e facendolo poi sbucare con il mitra in mano nelle tragiche giornate milanesi dell’aprile 1945.

Come esponente del Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia fu anche lui fra i responsabili morali degli eccidi commessi a guerra finita e fu anche lui fra i responsabili morali dell’assassinio di Benito Mussolini, non solo e non tanto a saldo di precedenti violenze, quanto piuttosto come anticipo di una rivoluzione socialcomunista che non è poi mai avvenuta. Quest’uomo fazioso fino alla rabbia riuscì peraltro a spogliarsi

Proteste del Consigliere Gremmo

Bich (Presidente del Consiglio) - Consigliere Gremmo, proprio la persona che stiamo commemorando ha reso possibile a Gruppi politici come quello rappresentato dal Consigliere Aloisi di parlare, quindi penso che il miglior modo per commemorarlo sia quello di restare nel diritto repubblicano della Costituzione.

Ha la parola il Consigliere Aloisi.

Gremmo (UAP) (fuori microfono) - Ma non è una commemorazione questa, il Consiglio si sente offeso...

Aloisi (MSI) - Colleghi Consiglieri, questo mio intervento elenca fatti concreti.

Egli riuscì peraltro a spogliarsi della divisa di parte non appena gli furono affidati incarichi istituzionali e come Presidente della Camera....

Presidente - Consigliere Aloisi, avendo i Consiglieri abbandonato la seduta, sospendo la seduta stessa.

La seduta è sospesa.

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I lavori sono sospesi dalle ore 10,19 alle ore 10,25.

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Bich (Presidente del Consiglio) - Do la parola al Consigliere Aloisi, pregandolo di restare nei termini del buon gusto e del clima che si è creato nella commemorazione di questi nostri morti.

Aloisi (MSI) - Signor Presidente, colleghi Consiglieri, non era certamente mia intenzione offendere col mio intervento la memoria di nessuno, né tanto meno offuscare la commemorazione di oggi. Rappresentando un partito che ha una sua posizione diversa rispetto alle altre forze politiche, ho voluto mettere in evidenza certi aspetti che forse in un luogo e in un momento non adatti.

Voglio concludere brevemente questo intervento dicendo che dobbiamo riconoscere anche noi soprattutto tre meriti a Sandro Pertini. Il primo è l’aver egli avuto nei nostri confronti, essendo stato partigiano, antifascista ecc., un civile rapporto di non discriminazione, soprattutto quando era Presidente della Camera, ed anche nel suo settenato come Presidente della Repubblica.

Il secondo merito che gli riconosciamo è l’aver offerto una immagine meno scontata e soprattutto meno banale della Presidenza della Repubblica, contribuendo con ciò a diffondere l’aspirazione ad una nuova repubblica presidenziale, con un Presidente eletto dal popolo.

Il terzo merito è quello di aver reso omaggio al nostro giovane martire, Paolo Dinella, con l’addolorato e reverente stupore di un vecchio combattente dell’antifascismo. Questo è un grande merito che ha avuto Sandro Pertini, al di là degli steccati e delle varie posizioni.

Quindi in questa ottica ci associamo al dolore per la scomparsa di questo grande uomo pur fra le divisioni di parte, ma che oggi la storia sicuramente avrà dimenticato, e penserà quest’uomo come colui che ha tentato in parte la riconciliazione nazionale.

Presidente - Ha chiesto di parlare il Consigliere Stévenin, ne ha facoltà.

Stévenin (UV) - Le Groupe de l’Union Valdotaine s’associe à la douleur de la famille de M.Franco Vaudan, qui est décédé à la suite d’un accident survenu à la Cogne.

Le Groupe de l’Union veut également rappeler en cette salle M. Franco Taliani, Professeur à l’institut technique Manzetti d’Aoste. Le monde de l’école, mais également toute la communauté valdôtaine, perd un de ses fils engagés pour le progrès de notre pays.

Je veux également m’associer aux paroles du Président du Conseil pour rappeler M. le Sénateur Renato Chabod. Beaucoup a été dit dans cette salle; nous voulons rappeler l’éminent pénaliste, l’alpiniste vaillant, le peintre habile, l’orateur brillant et spirituel.

J’ai eu le plaisir personnellement de l’entendre plusieurs fois, lors des différentes campagnes électorales et je peux dire également qu’il était très amusant dans ses interventions.

La Vallée d’Aoste perd avec lui un fils éminent qui a su et lucidement voulu rallier le passé au présent et à l’avenir.

Eloigné de nos idéaux politiques, convaincu de la nécessité d’une politique centrée sur l’Italie, il avait lentement évolué également par son amitié envers le regretté député Corrado Gex vers des idées plus proches des nôtres.

A sa famille et a toute la communauté valdôtaine nous présentons nos condoléances plus sincères.

Presidente - Ha chiesto di parlare il Consigliere Limonet, ne ha facoltà.

Limonet (DC) - Solo per dire che la Democrazia Cristiana si associa alla commemorazione fatta dal Presidente del Consiglio, in quanto ne condivide il contenuto, e ad altri precedenti qualificati interventi commemorativi del Presidente Sandro Pertini, del Sen. Chabod, del Prof. Taliani, alto dirigente del sindacato della scuola, e del lavoratore Vaudan. Esprime le più sentite condoglianze al PSI per Pertini e alle famiglie toccate dai lutti.

Presidente - Ha chiesto di parlare il Consigliere Rusci, ne ha facoltà.

Rusci (PRI) - Il Partito repubblicano si associa con commozione e dolore alle commemorazioni fatte dal Consiglio regionale.

Presidente - Ha chiesto di parlare il Consigliere Segretario Louvin, ne ha facoltà.

Louvin (UV) - Nous vous savons gré en tant que Groupe de l’Union Valdôtaine d’avoir voulu commémorer l’ancien Président de la République M.Pertini d’une façon extrêmement sobre, dans le style de l’homme que vous avez rappelé à la mémoire de ce Conseil.

Permettez-moi simplement d’ajouter dans cette circonstance un souvenir personnel et direct de cet homme extraordinaire, un souvenir qui remonte à la visite du Président de la République Sandro Pertini dans la Vallée d’Aoste pendant l’été 1980.

A ce moment le Mouvement de Jeunesse de l’Union Valdôtaine avait adressé au Président de la République un appel, a lui, au défenseur de la liberté, à l’ennemi acharné du fascisme d’hier et d’aujourd’hui, au garant de la constitution italienne, pour qu’il intervienne pour le respect des droits du peuple valdôtain, que l’Etat avait reconnus mais qui demeuraient inappliqués.

Je tiens simplement à rappeler dans cette salle la réponse qui était parvenue ponctuelle et personnelle de la part de M.Pertini au Mouvement de Jeunesse; je tiens à l’évoquer par la simplicité et la sincéreté qu’elle exprime:

"Considero un dono del cielo la fiducia che riponete in me. Continuate a chiamarmi semplicemente Sandro, così mi sentirò ringiovanito. Voi avete perfettamente ragione, avete il sacrosanto diritto di studiare nelle università francofone e vedere riconosciuto il titolo da voi conseguito. E questo a mio avviso deve valere per tutti i giovani della Comunità Europea".

M.Pertini ajoutait encore: "Potete contare su di me; ogni qualvolta troverete ostacoli sul vostro cammino sarò lieto di darvi una mano per rimuoverli".

Cette franchise, cette sincérité qui se dégageait naturellement de l’homme Sandro Pertini, a créé en nous un souvenir affectueux et a suscité une grande admiration pour l’homme politique passionné qu’il avait été dans sa jeunesse et qu’il a été aussi jusqu’à la fin de ses jours, pour l’homme des institutions qu’il avait su incarner et auquel il avait donné une si grande vitalité, mais aussi et surtout pour l’homme Sandro Pertini dans sa dimension la plus véritable et authentique.

Presidente - Ha chiesto di parlare il Consigliere Gremmo, ne ha facoltà.

Gremmo (UAP) - Presidente, non era mia intenzione intervenire, ma in questo dibattito - perchè si è trattato di un dibattito - qualcuno ha portato delle strumentalizzazioni che avrei preferito lei interrompesse subito, deprecasse dall’alto della sua carica, senza costringere noi ultimi Consiglieri ad uscire per dimostrare che certi discorsi non hanno cittadinanza in Valle d’Aosta.

Non ho molto da aggiungere rispetto a quello che colleghi più autorevoli e importanti di me hanno detto sulle figure importanti dal punto di vista politico e importanti dal punto di vista morale che sono scomparse in questi giorni.

Dico solo che se il senso di un discorso autonomista si trova nella ricerca della voglia di libertà, della voglia di autogoverno, avere avuto a livello istituzionale con Pertini degli interlocutori che capissero questa voglia, questa volontà, questo desiderio, è stato importante. Avessimo oggi ancora delle persone che si rifanno a questo messaggio!

Per fortuna il fatto di avere un Presidente come Cossiga che, sardo, profondamente attaccato alla Sardegna, quando è andato a Bolzano ha parlato in lingua tedesca, riconoscendo il diritto a quel popolo di esprimersi nella sua lingua, vuol dire che la repubblica così com’è, democratica, antifascista, fondata su valori di rispetto e di pluralismo, ci può ancora stare bene e possiamo ancora sentirla nostra.

Quello che in questo momento di dolore, perchè la scomparsa di uomini eminenti ci porta al dolore, mi sento di aggiungere è proprio questo: ci sono dei valori universali che stanno alla base di alcune vite e vedendo queste vite rafforziamo la convinzione che questi valori sono talmente profondi, talmente storicamente centrati, che non è più possibile metterli in discussione da parte di nessuno.

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