Compte rendu complet du débat du Conseil régional. Les documents ci-joints sont disponibles sur le lien "iter atto".

Objet du Conseil n. 1205 du 26 juin 2020 - Resoconto

OGGETTO N. 1205/XV - Continuazione della discussione generale sul D.L. n. 60: "Assestamento al bilancio di previsione della Regione autonoma Valle d'Aosta/Vallée d'Aoste per l'anno 2020 e misure urgenti per contrastare gli effetti dell'emergenza epidemiologica da COVID-19".

Rini (Presidente) - Alla presenza di 33 colleghi possiamo iniziare i lavori. Ricordo che siamo in discussione generale. Ci sono altre richieste di intervento? Ha chiesto la parola la collega Trione. Invito anche gli altri colleghi che intendono ancora prendere la parola a prenotarsi, anche perché sapete che il termine della discussione generale coincide anche con la scadenza per il deposito degli ordini del giorno. Quindi se ci sono ancora dei colleghi che intendono prendere la parola in discussione generale, li invito a prenotarsi, per cortesia. Prego, collega Trione.

Trione (SA) - Due parole per ricordare a me e a voi, colleghi, perché siamo qui e in che modo lo siamo. Non ho sicuramente intenzione di ergermi a maestra in quest'aula autorevole, in cui persone con un'esperienza politica, amministrativa, anche di formazione professionale, hanno molto più da dire di me, però sono entrata qui in un modo un po' particolare, per poi starci pochissimo, giusto il tempo per partecipare e assistere a un epilogo così poco elegante di una legislatura travagliata, brutta, che fa poco onore alla politica. Sono una, dicevo, che è qui quasi di passaggio, che non conosce tanti risvolti, ma forse proprio per questo riesco ancora a ricordarmi che fuori da qui c'è un mondo fatto di persone, di lavoratori, di gente che cerca di tenerselo un lavoro, di giovani, di bambini, di mamme, di papà, di anziani e potrei continuare. E allora forse può essere utile ricordarsi vicendevolmente perché siamo qui.

Siamo qui perché il mondo è stato colpito da una pandemia che i documenti storici non hanno mai registrato nella storia dell'umanità, che nel mondo ha causato a oggi 480.000 morti, in Europa quasi 200.000, in Italia quasi 35.000 e nella nostra regione 146. In questa aula è a questi 146 in particolare che rivolgo un pensiero. 146 persone, donne e uomini, perlopiù anziani, nostri concittadini che sono l'emblema finale, tragico e tristissimo di tutta questa storia, che di elementi tristi ne ha tanti. E insieme a queste persone che non ci sono più, non dobbiamo dimenticare l'altra gravissima conseguenza di questa pandemia che è la crisi economica che stiamo vivendo e che, ahimè, non è che all'inizio.

Non lo dico per falsa retorica, ma credo che sia importante per noi in questo momento non dimenticarci di questo fatto fondamentale e dello strumento che abbiamo in quanto membri di un Consiglio regionale per provare a migliorare almeno un po' questa situazione difficilissima. I presupposti non sono stati dei migliori, perché nemmeno in una situazione così tragica siamo riusciti a collaborare, a condividere un percorso non di certo fondato sull'unità di valori e di punti di vista, ma abbiamo perso ancora una volta, come classe politica tutta, l'occasione per fare insieme qualcosa di buono per il nostro territorio che tutti, in un modo o nell'altro e con nuances linguistiche e non solo linguistiche diverse, diciamo di amare. Abbiamo perso l'occasione di farlo insieme, mettendo ognuno il suo contributo, anche perché dal Governo non ci è stata data la possibilità di farlo. Si potrà dire che fa parte del gioco, che in una regione c'è chi governa e chi no, che ci sono dei ruoli, tutto vero. Penso che il processo con il quale siamo arrivati fin qui, che il ricchissimo lavoro fatto nelle Commissioni avrebbe potuto portare a frutti diversi. Penso che pur stando ognuno nel proprio ruolo, il processo avrebbe potuto essere diverso e il risultato sicuramente migliore.

Ricordiamoci perché siamo qui, dicevo. Ricordiamoci che, se il processo avrebbe potuto essere diverso, siamo qui adesso a partorire una legge che ha l'intenzione di dare una mano, sostenere i cittadini valdostani. Penso che dare una mano e sostenere non significhi sostituirsi alle imprese che devono svolgere il loro complesso ruolo attivo in un processo economico in cui il pubblico c'è, ma non può essere il motore, e questo lo dico con il sommo rispetto che ho per chi lavora nelle imprese private e cerca di farle funzionare; lo dico con la vicinanza di chi ha provato a farlo fino a qualche mese fa. A mio modo di vedere il pubblico deve contribuire insieme ad altri a creare le condizioni perché il tessuto produttivo di una regione si sviluppi, radichi, crei benessere non solo economico. Per fare questo è necessario pensare a misure strutturali, complesse, che creino valore aggiunto e che diano questo respiro. In questa legge non si è riusciti tanto a farlo. Penso poi che questo per la Valle d'Aosta sia proprio un problema culturale, cioè di come siamo "venuti su", per dirla un po' così in maniera agricola, a suon di contributi di "mamma Regione" quando c'erano tanti soldi ed era un sistema funzionale alla politica stessa. E non siamo proprio abituati culturalmente, fatte le dovute distinzioni, a fare impresa.

Questo è un disegno di legge che perde l'occasione per provare a ripartire dalla scuola e con lei dai nostri ragazzi, e non penso solo ovviamente ai luoghi in cui la frequenteranno, che comunque resta un problema immenso e da risolvere in brevissimo tempo; manca il modo in cui andranno a scuola. Non possiamo non dare in una regione come la nostra la centralità all'educazione, alla cultura, alla crescita personale, che poi è la crescita della comunità. Non possiamo farlo solo a parole, questo si fa con i fatti, in questo caso mettendo delle risorse e creando delle opportunità, favorite anche dalla nostra autonomia, per migliorarla la scuola. Occasione persa. Lo stesso vale per la sanità il cosiddetto "sociale", che poi significa ancora una volta attenzione alle persone, in questo caso ai più deboli e a chi non sta bene.

Pur nella condizione di prorogatio in cui ci troviamo e sulla quale tante parole sono già state spese, avremmo potuto fare meglio e di più, soprattutto imparando dagli errori che ci hanno travolto solo qualche mese fa, e non è detto che non possano ancora causare danni nel caso di un ritorno dell'epidemia. Dobbiamo in questa fase rinforzare e mantenere ciò che ha funzionato e tamponare le falde che abbiamo registrato per non farci più prendere alla sprovvista, non ce lo possiamo permettere. Siamo qui per approvare una legge da 160 milioni di euro. Anche questo dice tanto dell'eccezionalità del momento. E ci siamo poi un po' persi un'occasione, perché quello che possiamo fare adesso è provare a migliorare, portare degli aggiustamenti, ma l'impianto è dato. Noi del nostro gruppo della Stella Alpina con responsabilità siamo qui per provare a fare questo: provare a migliorare e gli emendamenti che abbiamo presentato e che illustreremo in questi giorni sono a dimostrarlo.

Dalle ore 9:17 assume la Presidenza il vicepresidente Distort.

Distort (Presidente) - Ha chiesto la parola la collega Nasso. Prego.

Nasso (M5S) - Ascoltando l'intervento di ieri pomeriggio del presidente Testolin all'apertura di questa seduta, devo ammettere che mi è quasi parso di ascoltare il presidente di un'altra regione. Vede Presidente, lei ha richiamato la condivisione, il confronto e tante altre belle e legittime cose positive, e solo oggi ammette che il Governo non ha i numeri per sostenere da solo questo disegno di legge. Mi verrebbe da dire, perdoni la battuta, "buongiorno principessa!". Che non ci sia una maggioranza è più che ovvio e lo sappiamo da tempo, forse non saremmo neanche in una condizione di Consiglio sciolto se ci fosse una maggioranza.

Noi, come Movimento 5 Stelle, abbiamo sempre, sempre fatto delle proposte anche durante le prime critiche e difficili settimane di questa emergenza, proprio in pieno spirito di collaborazione e di cooperazione - non solo noi, devo ammettere, ma anche altri colleghi di altre forze politiche - e rinfresco la memoria a tale proposito. Abbiamo proposto il reintegro della Giunta anche con delle figure tecniche, perché questo poteva davvero dare una mano per gestire meglio questa emergenza; e nulla! Abbiamo proposto un commissario e nulla. Abbiamo implorato condivisione, abbiamo chiesto che le Commissioni, le uniche due riattivate, la II e la V, avessero un ruolo centrale; per un momento l'hanno avuto, poi più nulla. Siamo sempre stati tenuti fuori da tutto nonostante fossimo, e lo siamo ancora anche se per poco, dei consiglieri regionali, membri di questa assise a tutti gli effetti. Abbiamo mandato mail senza risposta, però abbiamo visto la composizione, diciamo così, di una task force che quasi ha sostituito il ruolo politico delle Commissioni.

Ecco Presidente, va bene tutto, ma che lei arrivi ora in quest'aula a chiedere collaborazione, quando l'abbiamo sempre messa sul tavolo questa collaborazione, ci sembra davvero paradossale, perché erano decine i metodi per collaborare prima: commissioni, riunioni, scambio di mail... c'erano tutti i mezzi possibili. Però noi la collaborazione siamo comunque pronti a darla, siamo qui, siamo ancora consiglieri regionali e così faremo.

Qualche rapida riflessione perché già tante parole sono state spese, nel merito del provvedimento. Come tanti colleghi prima di me hanno detto, questa legge predisposta, bisogna dirlo, in autonomia da una Giunta senza maggioranza e dalle idee molto confuse, contiene dei provvedimenti e dei passaggi che poco o nulla hanno a che fare con l'emergenza Covid-19. Penso all'emergenza sanitaria, sociale ed economica su cui invece bisogna operare in modo puntuale: solo su quello. Sembra quasi che alcuni articoli siano volti a cercare consenso elettorale con soldi pubblici, visto che da una rapida analisi, anzi, neanche troppo rapida, ma comunque poco è stato il tempo per approfondirla, alcuni articoli non sono assolutamente di carattere indifferibile e urgente, che è quello su cui questo Consiglio e questa emergenza ci chiede di operare. Provvedimenti più ampi, di più largo respiro, più lungimiranti li farà il prossimo Consiglio regionale, non questo. Noi dobbiamo operare in emergenza: quattro punti fondamentali per dare respiro alla regione e affinché la regione riparta.

Vorrei spiegare brevemente il modo in cui abbiamo lavorato nel brevissimo tempo a disposizione, perché così è stato e bisogna anche dirselo, perché una legge di questa portata scaricata poco più di una settimana fa, con un testo differente rispetto a quello di metà maggio, abbiamo avuto tutti poco tempo per provare a migliorarla. I nostri emendamenti che approfondiremo poi più avanti nel corso dei prossimi giorni, oltre che a sopprimere spese che a nostro avviso nulla hanno a che fare con l'emergenza, tentano di rendere più equa la distribuzione degli aiuti e delle risorse e accentrare gli interventi sanitari sulla risposta al Covid; punto! Nello studio approfondito di questo provvedimento noi abbiamo operato in questo senso. Ci siamo chiesti: questo è utile per fronteggiare l'emergenza Covid? Sì o no? Questo era da fare e di conseguenza ovviamente abbiamo lavorato. Perché davvero i provvedimenti assolutamente non pertinenti all'emergenza, a nostro avviso, purtroppo sono tanti in questo disegno di legge.

Sembra quasi, lo hanno già detto altri colleghi, di non aver fatto le audizioni. Tanti valdostani forse si chiedono: "ma cosa hanno fatto questi consiglieri regionali in queste settimane di confinamento, eccetera, eccetera?". Abbiamo continuato a lavorare, abbiamo sentito io non so neanche più quanti! Giustamente li abbiamo sentiti, ci mancherebbe: portatori di interesse fra associazioni, sindacati, rappresentanti di categoria. Ci hanno dato degli spunti davvero importanti e interessanti. Sembra quasi che quel lavoro non sia stato fatto, leggendo il testo di legge.

Concludo con una rapidissima riflessione sulla scuola. La collega Russo ha già detto tutto quello che, secondo me, è importante e poi ci torneremo sicuramente nell'analisi dell'articolato. La scuola non può essere uno degli ultimi problemi della regione, e l'incertezza, le dichiarazioni confuse diramate in questi mesi non hanno di certo aiutato. Lo dico davvero con piena onestà intellettuale, perché è un tema che mi sta particolarmente a cuore e lo so che anche a livello ministeriale le indicazioni talvolta sono state un po' frastornate, diciamo così. La situazione eccezionale in cui il nostro Paese, la nostra regione, oserei dire il mondo si è trovato, è stata davvero difficile. Questo però non vuol dire che a livello regionale non si sarebbe potuto muoversi in maniera differente, magari con più precisione, però su questo torneremo, ci tenevo semplicemente a fare questo breve inciso.

Concludo ribadendo, perché davvero ci tengo, che il nostro approccio allo studio di questa legge è stato sempre, sempre nel merito dei contenuti, mai volto a un raggiungimento di qualche accordo politico o, peggio ancora, alla prossima campagna elettorale. Questa legge, e finisco perché già molto è stato detto, a nostro avviso deve piantare i semi affinché germogli una ripartenza per la Valle d'Aosta; basta, solo questo e non altro.

Dalle ore 9:25 assume la Presidenza il vicepresidente Farcoz.

Farcoz (Président) - La parole au collègue Gerandin.

Gerandin (MOUV') - Ieri penso sia stata comunque una giornata importante, perché ci ha visti finalmente partire con la discussione di questo assestamento, di questo disegno di legge che dovrebbe essere una risposta la più immediata possibile al bisogno, al grido di aiuto che in tutte queste giornate di audizione il mondo produttivo e non solo, tutti i portatori di interesse, ci hanno sottolineato. Alla fine, se c'era un messaggio comune a tutti era quello di dire: fate in fretta, perché non ne possiamo più, perché dobbiamo avere una visione politica e delle risorse per poter ripartire.

Per quello che riguarda il messaggio, io ho apprezzato il suo intervento di ieri, vicepresidente Testolin, facente funzioni di Presidente. L'ho apprezzato perché ho notato in lei un cambiamento di atteggiamento, nel senso che eravamo abituati al "supereroe", a quello che aveva tre assessorati e una presidenza della Giunta, le funzioni prefettizie e che, se devo farle un rimprovero, era quello di non avere molta intenzione, molta volontà di condividere e soprattutto di confrontarsi con quest'aula. Lei ieri ha finalmente dismesso questi abiti, è sceso in una realtà più concreta. Lei ha lanciato un messaggio molto importante, perché ha detto che il Governo non ha i numeri per sostenere questo disegno di legge e che non possiamo non condividere correzioni con altre forze politiche. Lei ha sparigliato le carte, ha lanciato un messaggio, però non basta buttare il sasso in uno stagno: o c'è la volontà veramente di dire quali sono e con chi - io penso con tutti - si vuole aprire un confronto, sennò io immagino che sia più che altro un alibi eventualmente per i numeri che rischia di non avere alla fine di questo percorso, o addirittura per mascherare magari accordi sottobanco che già ci sono. Per cui le dico in tutta sincerità che, se il suo era un appello sincero e leale al coinvolgimento di tutti, dia corso a questo suo appello e lo faccia piuttosto in fretta, prima che si continui a farsi male in questa aula, perché dopo ricomporre i cocci sarà molto più difficile.

Vengo nel concreto del contenuto di questo disegno di legge. Noi in questo periodo, dicevo prima, abbiamo sentito davvero la voce di tante persone, di categorie, di portatori di interessi, di persone in difficoltà, di associazioni e quant'altro. Sintetizzando, penso che ci fossero due gridi di allarme. Il primo, una serie di aiuti immediati a fondo perso, e penso che in parte questo disegno di legge vada in questa direzione, non è tutto da cestinare. C'era un altro grido d'allarme che è stato detto da più categorie, organizzazioni sindacali comprese, quello del rilancio del sistema produttivo occupazionale. Ora, io penso in tutta sincerità che questo disegno di legge manchi di tutta questa seconda parte o in larga parte di questa seconda parte. Lo dico perché, quando si fanno delle battaglie in solitaria come ha deciso lei, presidente Testolin - in solitaria, a volte a due, a volte a cinque, quello che rimaneva del Governo; non era neanche chiaro poi a tutti quella che era la condivisione all'interno di quello che rimaneva del suo Governo - lei in questo, l'ho detto prima, ha dato disponibilità nelle audizioni che le venivano chieste, ma l'impressione che si aveva era che i consigli fossero una noia anche solo nel rispondere e che lei avesse deciso un percorso che era quello di assumersi sicuramente delle responsabilità, perché comunque il suo ruolo lo premetteva, ma soprattutto di seguire le linee guida, i decreti del Governo, per cui più che altro erano delle prese d'atto, salvo poi magari non uscire mai oltre quel limite, mai rivendicare quella forma di caratterizzazione di autonomia o quant'altro.

Lo dico perché io sono uno tra coloro che hanno apprezzato le prese di responsabilità di altri governatori, per esempio, quello del Veneto, che a precise domande come quella che avevo fatto io all'Assessore e al Dottor Pescarmona il 12 di marzo, quando chiesi i tamponi alle micro, alle OSS, compresi gli anziani del territorio, la risposta è stata che le linee guida del Ministero non lo prevedevano; qualcuno si è preso altre responsabilità e ha avuto altre risposte dal territorio. Non sempre essere ligi, mandare avanti gli ordini impartiti dall'alto e non assumersi la responsabilità portano bene. Poi ci sono state alcune scivolate che non ho condiviso, come quella di invitare i turisti a venire in Valle d'Aosta quale regione indenne, oppure quella di vietare gli orti sotto casa; però in un percorso così difficile ci possono stare le scivolate. Quello che non ci sta è una gestione del tutto personalistica di un momento come questo.

Torno al motivo per cui, assieme con altri gruppi, abbiamo deciso di presentare un articolo sicuramente fondamentale per quella che è la nostra visione di prospettiva, vale a dire la modifica dell'articolo 17. L'abbiamo fatto perché assolutamente noi non abbiamo nulla contro i comuni e non pensiamo, almeno io personalmente non penso neanche che quelle siano eventualmente risorse destinate a finanziare delle campagne elettorali per i sindaci. Semplicemente noi abbiamo scelto una riallocazione di circa 16 milioni di euro di finanza locale, a seguito di quelle che sono state ore e ore di audizione di svariati portatori di interesse, ma anche sulla base di dati e richieste che ci venivano fatte in una visione di prospettiva e di crescita.

Leggo dei dati che non sono quelli di una minoranza cattiva o di una minoranza disfattista, sono i dati che la Banca d'Italia ha presentato il 24 di giugno, la quale dice: "le aziende a rischio di liquidità nei settori soggetti a chiusura rappresentano circa il 30 percento del totale, valore più elevato della media italiana. La sospensione di numerose attività economiche introdotte nel mese di marzo ha coinvolto oltre un terzo degli occupati, i lavoratori più esposti sono in particolare quelli con i contratti a termine, specie stagionali, quelli autonomi e in generale gli addetti al commercio, turismo, al tempo libero, la cui incidenza in Valle d'Aosta è maggiore della media nazionale. Il brusco calo della spesa di beni durevoli in particolare di autoveicoli e la significativa contrazione della compravendita delle case". Sono alcuni di quei settori che sono particolarmente colpiti. Finisce anche dicendo che: "tutti gli enti valdostani all'inizio del 2019 presentavano una situazione di avanzo di bilancio, con particolare riferimento ai comuni. Nostre spese suggeriscono che la perdita di gettito delle entrate tributarie ed extratributarie dovute agli effetti dell'epidemia e ai provvedimenti adottati per mitigare le conseguenze economiche è stata pari fino al mese di maggio a circa il 3 percento delle entrate correnti annue, valore inferiore alla media nazionale".

Dico questo perché non c'è nessuna macchinazione o tentativi di scardinare il sistema degli enti locali da parte di forze sovraniste e neanche da parte di persone che hanno una storia all'interno del sistema degli enti locali. Lo dico tranquillamente, perché mi sento sicuramente una di quelle persone che hanno fatto parte del sistema degli enti locali e - bontà loro, chi me l'ha detto - non penso di avere avuto una storia, ma sicuramente un ruolo all'interno di questi enti locali.

Entrerò più nello specifico di quello che più mi interessa, ma quello che mi dispiace è quando ci sono delle allusioni o delle indicazioni strumentalizzate. Si legge in una nota di qualcuno molto importante del Consiglio permanente degli enti locali: "Quello che mi dispiace di più è che qualcuno dei consiglieri si è premunito di scaricare - tra parentesi legittimamente - dai nostri siti i dati relativi all'avanzo di amministrazione, in modo da portare nel dibattito consiliare l'ipotetica disponibilità finanziaria dei nostri enti". Fino a qua ci sta, perché questi sono dati ufficiali, per cui cosa c'è di così grave? Ma voglio tranquillizzare dicendo che quella persona che ha chiesto questi dati è il sottoscritto, per cui non mi sono mai nascosto dietro le responsabilità; io quando prendo una decisione e penso che sia una decisione giusta, me le assumo sempre, sempre, anche con posizioni scomode. L'ho fatto perché nelle varie audizioni ho più volte chiesto al presidente Testolin di chiedere quali erano i riferimenti degli avanzi di amministrazione degli enti locali. L'ho fatto per quell'approccio che ho sempre dato, nel senso che l'ho fatto perché io pensavo che in un momento così difficile e delicato, tutto il sistema delle autonomie, degli enti locali, il sistema pubblico facesse sistema. Per cui, a fronte di una Regione Valle d'Aosta che mette in campo tutto il proprio avanzo di amministrazione... E chiederei al Presidente magari di rettificare quei dati più o meno farlocchi che vengono enunciati da qualche sindaco nell'assemblea del Consiglio permanente degli enti locali; quei dati che dicono che la Regione ha oltre 300 milioni di euro di avanzo. La Regione ha 360 milioni di avanzo, ma la disponibilità è di 176 milioni di euro! Se guardiamo l'avanzo dei comuni, io ho sempre esclusivamente guardato e fatto riferimento all'avanzo disponibile, non a quello impegnato, non agli altri, perché sennò l'avanzo dei comuni non è 45 milioni, è 100 milioni di euro. Bisogna dare i dati corretti. Ero convinto che in un momento di così grande difficoltà si facesse come nelle famiglie quando si è in difficoltà, si mettessero a disposizione tutte le risorse. Ma attenzione, non per togliere nemmeno un euro ai comuni! Noi non abbiamo mai pensato di togliere un euro ai comuni, non abbiamo mai messo in discussione l'avanzo!

Continuo nella nota di quella persona molto influente del Consiglio permanente degli enti locali, che dice: "adducendone quindi l'incapacità amministrativa di utilizzarla e di conseguenza di arrivare a dire che 22,2 milioni più i 16,5 milioni sono malriposti". Ora io dico che uno può liberamente avere opinioni diverse, quello che non può permettersi chi ricopre certe cariche è mettere in bocca a delle persone delle affermazioni mai fatte, perché io non ho mai detto e neanche mai pensato che le risorse allocate agli enti locali siano malriposte. Mai pensato, perché fa parte della mia storia e delle battaglie che ho fatto negli anni. Continua anche dicendo che "se tali argomentazioni fossero supportate da rappresentanti che ben conoscono la macchina amministrativa dei comuni e le loro difficoltà o da consiglieri che innumerevolmente volte hanno sempre evidenziato la centralità dei comuni, la loro autonomia operativa e finanziaria". Bene, io ribadisco quella che è l'autonomia operativa e finanziaria, la centralità dei comuni, perché questo non è un attacco alla centralità dei comuni, non è un attacco all'operatività finanziaria. Io neanche immagino che queste siano delle risorse che verranno utilizzate eventualmente per finanziarsi una campagna. Non è questo. Anzi, io colgo l'occasione per dire e ribadire l'ottimo lavoro svolto dai sindaci in questa grave crisi emergenziale.

Torno al ragionamento. Noi non togliamo un euro dalle disponibilità finanziarie a oggi dei comuni. Ricordo quali sono le disponibilità finanziarie dei comuni. Per l'anno corrente, per il 2020, le disponibilità finanziarie dei comuni, destinate a finanza locale da parte dell'amministrazione regionale, sono di 193 milioni e rotti. Noi non tocchiamo assolutamente i trasferimenti, non ci immaginiamo neanche lontanamente di toccare le disponibilità degli avanzi di amministrazione dei comuni. Noi, rispetto a quelli che erano all'incirca 45 milioni di euro che venivano destinati agli enti locali, abbiamo pensato che in un momento di così grande difficoltà una parte - una parte, perché ne diamo comunque una trentina in più rispetto a quella che è la finanza locale approvata - andasse a finanziare una serie di interventi che noi in questo momento crediamo e pensiamo siano necessari per far ripartire il sistema degli enti locali. Sono finanziamenti che finanziano una serie di interventi che io considero finanza locale, ma non solo, io considero che siano finalizzati al rilancio, agli investimenti di finanza locale.

Ne farò un'elencazione, perché poi nell'illustrazione probabilmente il tempo sarà molto minore. Una delle disponibilità finanziarie che pensavamo di allocare erano i 600 mila euro per quello che riguarda le una tantum sulle Unités des Communes, perché nel vostro disegno di legge io vi ricordo che sicuramente c'è il personale assunto, ma ci sono anche i somministrati nelle Unités; vi siete dimenticati voi che questi hanno fatto quello che hanno fatto e le disponibilità che hanno dato in un momento come quello dell'emergenza. Aumenta la disponibilità per coprire la gratuità degli ospiti delle micro, sennò questo graverà sui bilanci delle Unités. Mette risorse per un comune che è centrale comunque in questo momento nel sistema degli enti locali, perché se malauguratamente un comune come Courmayeur non riesce aprire per la stagione invernale, io non penso sia solo un problema di Courmayeur, sarà un problema dell'intera Valle. Li mette per l'istruzione, il diritto allo studio, la formazione professionale, per il rimborso della terza rata all'Università della Valle d'Aosta, rifinanzia nuovamente il fondo di rotazione dell'articolo 3 della legge regionale n. 5. Ora, lo dico in quest'aula, perché forse è passato sotto traccia, ma per la legge regionale n. 5 mi pare che il click day sia scattato circa una settimana fa, un lunedì: c'erano due milioni di disponibilità per un finanziamento di mutui di 25.000 euro; dalle informazioni che ho io, poi magari sono errate, in tre giorni le disponibilità erano finite. Ma perché? Per il semplice motivo che probabilmente quell'annunciata possibilità di accedere a finanziamenti da parte dello Stato, sulla base di garanzie dello Stato stesso, non hanno funzionato o non sono state sufficienti, per cui la gente ha visto come unico salvagente far ricorso ai mutui Finaosta, e questo significa null'altro che ci sono persone che hanno intenzione di riavviare l'attività e ripartire.

Ci sono poi contributi per alcuni eventi culturali, sportivi, società sportive, ma c'è un voucher che favorisce la ripresa delle attività turistico-ricettive perché, è vero, fortunatamente il sistema montagna ha risposto bene, ma ha risposto piuttosto bene per le seconde case, per gli appartamenti, mentre ci sono altri settori che sono davvero messi male; il settore alberghiero non è ripartito. Sappiamo tutti benissimo che il discorso delle seconde case e degli appartamenti difficilmente dà una risposta occupazionale: tante volte è gente che riempie il bagagliaio prima di partire dalle città e non fanno neanche la spesa in loco.

Finanzia una verifica per quelli che sono i conferimenti in alcune discariche, particolarmente... dove questa aula ha condiviso la necessità di approfondimenti, io non dico altro. Trasferisce risorse alle aziende agricole, perché penso e sono sicuro che se quel settore si rivolge alla politica, ai consiglieri, agli assessori, sicuramente si rivolgerà anche ai sindaci, e sanno che in questo momento c'è stato un grosso problema: la grande distribuzione è l'unica che ha avuto comunque il suo percorso, il resto ha avuto una battuta d'arresto che rischieremo di pagare in autunno, badate bene, pagheremo in autunno questo.

Ci sono i bonus, oltre 3 milioni di euro, per evitare i licenziamenti durante il Covid. Qualcuno ha ricordato che con ogni probabilità ad agosto avremo la fine, la cessazione della cassa integrazione a livello nazionale, e poi? E poi di questi che ne faremo? Diventeranno dei casi sociali? C'è anche, e torno a dire, importanti risorse per 3 milioni di euro per l'intervento sulla decontribuzione di quelli che assumeranno persone che cesseranno o il loro futuro lavorativo sarà messo in discussione per quello che riguarda l'emergenza Covid. Sono esattamente le richieste che ci sono state fatte a livello regionale da tutta una serie di categorie e di cui su questo disegno di legge non c'è traccia!

Poi mi risponderà, io dico che sulla decontribuzione... o comunque con risorse molto limitate, o almeno saranno aggiuntive, abbia pazienza! Io penso che la decontribuzione, se assommiamo i fondi europei, se li sommiamo alle disponibilità che emaniamo noi, si può assolutamente dare una risposta molto maggiore, perché se c'è una cosa che è stata detta in quest'aula - così almeno le rispondo - è che proprio quelle disponibilità di fondi europei erano assolutamente insufficienti per quel percorso. C'è poi tutta una serie di misure per quello che riguarda il sostegno delle famiglie in difficoltà. Questa non è finanza locale? Quando queste famiglie entreranno in un momento di difficoltà, busseranno alla porta dei sindaci.

Questo era per illustrare un attimo la maggior parte dei contenuti, ma voglio arrivare se possibile a dare una risposta o un chiarimento, per quello che riguarda il discorso di carattere politico, a tutta una serie di considerazioni che sono state fatte. Dicevo prima che nessuno vuole scardinare il sistema degli enti locali, nessuno in quest'aula. Nessuno pensa a un attacco all'istituzione del Comune, ci mancherebbe, perché io ricordo che nel breve periodo, se c'è qualcuno che ha portato avanti e che ha portato fino in aula il pensiero di riorganizzare il sistema degli enti locali con la rimodulazione della legge n. 6, è questa parte che in questo momento ha firmato questo emendamento, che poi è stato esclusivamente ritirato perché la maggioranza in quel momento ci ha chiesto se potevamo condividere, ma era un disegno di legge, una proposta che era esattamente quella che ci era stata trasmessa dagli enti locali.

Qualcuno dice che all'interno dei sindaci nessuno può permettersi di mettere in discussione 73 persone che hanno deciso una linea. Erano 73 persone più 1, più 5. Io ho sempre esclusivamente saputo che il Consiglio permanente degli enti locali si esprimesse su proposte fatte, ma che non fosse un organo legislativo, non fosse un organo che decideva come allocare le risorse finanziarie della Regione; questo con la massima stima che ho per il Consiglio permanente. C'è anche però, devo dire fortunatamente, chi ha avuto e ha ricordato una pagina poco virtuosa per quello che riguarda il percorso del Consiglio permanente degli enti locali. Ha ricordato una pagina poco virtuosa, quella in cui nel 2015 e nel 2016, e non eravamo in emergenza Covid, per cui non c'era quella necessità di avere risorse per rilanciare il sistema, ha votato a favore per farsi... io all'epoca parlavo di "rapina", ma ho usato il termine sbagliato, non è stata una "rapina con scasso", è stata una "rapina" perché i sindaci hanno consegnato le chiavi delle casseforti dei loro comuni, e le hanno consegnate con un parere favorevole; la data era il 12 di luglio del 2016. L'hanno fatto con 7 contrari, a cui va tutta la mia stima personale, l'ho detto all'epoca e lo ribadisco adesso, con 15 astenuti, di cui capisco anche il dubbio di votare contro in un momento in cui era molto difficile anche prendere delle posizioni, ma con 44 voti favorevoli e in quel momento davvero c'è stato un attacco a quella che era l'autonomia dei comuni. Queste 44 persone probabilmente sono tra quelle che erano le persone più adirate in questo momento in quell'assemblea, ma quello è stato un attacco non di forze sovraniste e neanche di qualcuno che ha una storia all'interno del CELVA, quello è stato un attacco organizzato, io dico, da gente che prendeva ordini in Avenue des Maquisards. Questo qualcuno deve ricordarselo! A onore del vero in quell'epoca, lo dico perché mi piace essere corretto su tutti i fronti, ci sono state delle forze politiche che hanno preso posizione, parlo di ALPE e UVP; io lo dico, perché non mi nascondo. Quella è stata una pagina davvero nera di quella che è stata l'autonomia, perché quella volta lì sono state portate via dalle risorse degli enti locali in due anni circa 50 milioni di euro di avanzi. L'unico caso in Italia, non c'è stato un altro caso in Italia, nessuno si è sognato di prendere gli avanzi dei comuni. In questo caso non si toccano gli avanzi, semplicemente si destina una parte di risorse, perché riteniamo che sia il momento di dare un segnale diverso anche di crescita. Collega Lavevaz, lei era uno dei 44! E se gli altri 43 che sono rimasti hanno deciso di fare un gesto eclatante, di rimettere la fascia, gli può dire da parte mia che lo fanno con quattro anni di ritardo, perché dovevano farlo quattro anni fa, se c'era un minimo di rispetto per gli enti locali? Semplicemente questo e non voglio polemizzare di più.

Concludo parlando all'aula e ai cittadini, perché a me quello che interessa è il messaggio che transiterà all'aula e ai cittadini, dicendo che io sono meravigliato che in un'assemblea del Consiglio permanente degli enti locali e negli interventi che ho sentito fino a oggi, nessuno si sia posto il problema di dire cosa ne sarà del futuro dei trasferimenti agli enti locali, perché quei 197 milioni di euro, glielo ricordo per essere chiarissimi, sono delle risorse che vengono trasferite dalla Regione perché quest'ultima trasferisce una parte delle entrate IVA, IRPEF, IRAP. Ma se non riparte il sistema - mi dispiace di non vedere in aula la collega Pulz; sicuramente lei nella prossima legislatura ci sarà, ma io glielo dico già in anteprima - sarà molto difficile garantire i 197 milioni di euro; lei lo sa Presidente! Per cui questo non è un attacco all'autonomia, questo è un attacco per dare la possibilità alle imprese di crescere, di assumere, di non avere disoccupati, di avere attività sul territorio, perché solo così noi riusciremo a garantire quelle entrate che permetteranno nel futuro ai comuni di avere quei trasferimenti. E a quei sindaci che come noi andranno probabilmente alle elezioni a settembre, io dico che il mondo non finisce con loro, i comuni continuano, non devono pensare al tesoretto di oggi, devono pensare al futuro dei comuni; questo è il messaggio che noi vogliamo dare con questo nostro intervento.

Concludo. In questo momento i comuni hanno possibilità di disporre dell'avanzo come vogliono, non hanno regole e impedimenti, eppure, malgrado questo, a oggi quando ci sono stati trasmessi i dati sugli avanzi, solo 22 comuni avevano approvato l'avanzo di amministrazione. Questo significa che, pur avendo un ipotetico avanzo di amministrazione, se non approvano i consuntivi non potranno neanche spenderlo.

Dalle ore 9:55 assume la Presidenza il vicepresidente Distort.

Distort (Presidente) - Ha chiesto la parola il collega Barocco. Prego.

Barocco (GM) - Prendo la parola cominciando con una precisazione che voglio fare alla consigliera Pulz. Vi chiedo scusa, ma aleggia sempre quando si parla di cultura: "più soldi agli allevamenti, meno soldi alla cultura". Ecco, queste cose qui a me non piacciono, perché sono degli stereotipi un po' stantii. Io quando andavo al Liceo c'era un professore notoriamente "rosso", a quei tempi si usava dire così, che ci diceva: "voi che venite dai comuni, dai paesi". Però nei paesi coloro che allevano le mucche studiano e hanno anche avuto dei risultati brillanti nella loro carriera. Ma a un certo punto parla anche dei cowboy e del west. Allora ieri sono andato a vedere un po' di storia (io, insieme all'amico Aggravi, ho questa passione) e il 25 giugno 1876, cioè ieri, i Lakota, i Cheyenne e gli Arapaho, comandati da Toro Seduto, Cavallo Pazzo, Fiele, Stella del Mattino - penso che sappiate a chi va la mia predilezione tra i comandanti di questi gruppi di nativi - diedero una sonora lezione al tenente colonnello Custer. Hollywood ci ha messo degli anni col Settimo cavalleggeri per rifarne l'immagine, ma sbagliò tutto: errori tattici, insomma ne ha combinate un po' di cotte e di crude e ha preso una sonora lezione. Quindi penso che oggi, quando si parla di autonomia, si debba anche ricordare questi gesti di queste popolazioni native.

Aggiungo che un risultato importante c'è stato ieri, sempre il 25 giugno: la legge sulla ripartenza della Provincia autonoma di Bolzano non è stata impugnata dal Governo, la n. 4 del 2020. Tutto questo perché io apprezzo l'introduzione del presidente Testolin, però Presidente, se posso - lo sa, gliel'ho già detto - io ritengo che la gestione di questa pandemia sia stata affrontata con poca, pochissima autonomia. Che noi valdostani si debba prendere come esempio una regione a statuto ordinario, che ha fatto delle cose egregie sia dal punto di vista scientifico che dal punto di vista politico, la dice lunga. Una volta su certe prese di posizione innovative c'eravamo noi, come il Südtirol. Poi aggiungiamo a questo, non era poi così difficile, perché forse si sono persi anche alcuni dati politici della composizione del Parlamento. Il gruppo delle Autonomie è sempre più determinante, quindi si capisce anche perché il Governo non impugni le leggi, perché sa far di conto. E allora l'autonomia conta. Allora a qualcuno che siede a Roma parlategli un po', perché magari si riesce a portare a casa qualche risultato.

Sui numeri, bella scoperta ieri: "non abbiamo i numeri", ma da mo'! Ma da mo' che non ci sono i numeri. Io non vorrei ricordare certi passi, dei fattacci che saranno poi giudicati, politicamente gli abbiamo già dato qualche giudizio, ma il ruolo di Fosson in tutto questo cinema, non dalla pandemia, non diamogli troppi meriti... ha ben fatto qualcosa, mandava messaggi dappertutto, "ci sono, vi do una mano", ma quello attiene alla sua attività di volontario. Ma mancarono i numeri e io devo dire che in II Commissione, prima che mancassero i numeri, nell'elaborazione del DEFR l'atteggiamento di qualcuno non fu così collaborativo. Vogliamo parlare del bilancio? Qui qualcuno è stato messo alla berlina, perché chiedeva poi in sintesi: "parliamoci un po' di più, vediamo se c'è qualcosa per andare d'accordo". E nei tentativi di rifare i numeri, di ricontare ci furono delle aperture, ma erano più degli stop and go che delle aperture; chiedete al Movimento 5 Stelle, chiedete a qualche esponente della Lega: c'erano delle aperture, se arrivava davanti a qualcuno e niet. Anche se devo dire che qualche pontiere c'era all'interno della Giunta, ha cercato di farlo. E siamo arrivati al "tutti a casa"! Forse perché il tutti a casa era determinato anche dal fatto che qualcuno l'aveva sempre detto e altri dicevano "ci siamo anche noi e vediamo un po' come va a finire"; giustamente, non è nulla di illegittimo. Qualcuno l'ha sempre detto, qualcuno ha detto: "magari ci va bene anche a noi". Io ero uno di quelli contro le elezioni, ma la maggioranza decise in un altro modo.

Poi si arrivò alla pandemia e lì cominciamo a fare qualche passaggio. Mancanza di autonomia. Ci furono all'interno della compagine della Giunta delle divergenze: vogliamo rimarcare la questione della richiesta del commissario straordinario? Qualcuno la chiedeva, qualcuno non era d'accordo. Poi tutto si è incriccato, perché qualcuno ha pensato che questi consiglieri andassero chissà a fare che cosa e volessero mettere in dubbio la capacità scientifica di qualcuno della sanità. Nessuno voleva fare quello. Si voleva dare un'impronta più organizzativa, più autonomista, più efficace alla gestione di questa pandemia. Anche lì, Presidente: faso tuto mi! Va bene, però perché siamo arrivati alla richiesta del commissario? Perché sennò qui sembra che tout va trés bien, Madame la Marquise. In quei terribili giorni, noi eravamo il "popolo di Zoom", eravamo tutti su Zoom. Il mio amico Carlo Marzi dice "zoom zoo" e sembravamo tanti panda, e ha ragione: ci vedevamo al mattino e si accende Zoom. Ma comunque, stando a casa, si guardavano i telegiornali, si parlava, la gente ci telefonava; eravamo in lockdown, ma eravamo connessi al mondo, poco ma ci chiedevano tante cose, tante informazioni. In un momento, siamo riusciti a creare un panico dal punto di vista comunicativo, tanto che in una settimana siamo riusciti a dire che mancavano le mascherine (mancavano in tutta Italia); la più bella è quella dei camici, non perché non mancassero, ma andare a dire in televisione "dateci una mano", poi qualche persona benevola ha messo a disposizione il suo fare, il suo sapere, ma bisognava dirgli come fare che ci volevano certe caratteristiche, dovevano essere approvati, dovevano avere certi marchi. Non è come fare il camice per il macellaio, è qualcosa di diverso. Poi siamo andati avanti e siamo riusciti a dire che ci mancavano i medicinali, siamo riusciti quasi a dire che mancavano anche i beni alimentari. Ragazzi, dal punto di vista comunicativo! E questa non è un'accusa agli uffici stampa. A proposito dei sindaci, i primi tempi c'era Manes: più visto dopo un po'; chissà perché! Avrà percepito che qualcosa non andava.

La necessità di avere un commissario era per mettere un po' d'ordine, non per dare giudizi sul soggetto attuatore, non per dare dei giudizi di merito sul comportamento della nostra sanità. Lo dico qui perché anch'io come tanti... si scrivevano le mail e... Apro una parentesi. Durante i lavori ho chiesto come funzionava la task force: si scrivevano le mail, si vede che lì si rispondevano, a noi no; chiudo parentesi.

Poi in questo frangente si attivano due Commissioni, la II e la V. C'è stato un momento in cui si pensava di attivare anche la IV, ma per dei motivi più che logici... io non ero tanto contento, ma poco importa. Tra parentesi continuavano a mancare i diciotto, non è che non mancassero i diciotto! Si attiva la II Commissione per fare una legge. Nel frattempo, ci sono dei partiti che dicono che ci vogliono i professori, ci vuole... forse sono quelli che poi sono entrati nella task force, ma dopo. Lasciatemi spezzare una lancia in favore della II Commissione, per la legge n. 5. Secondo me, forse eravamo un po' meno sfortunati perché abbiamo usato Skype e non Zoom. Skype funzionava meglio, non lo so, però noi eravamo su Skype, meno panda, e devo dire che siamo riusciti a dare un contributo secondo me positivo. Io Barocco ero già solo, però gli altri sentivo che parlavano con i loro colleghi e abbiamo dato un lavoro che poi il giorno dopo - l'ho già detto in Commissione, non uso gli stessi toni - "tutti professori"! Io voglio solo ricordare che nella II Commissione, con documenti alla mano, poi abbiamo il presidente, fino a un certo punto - sì, poi c'è stato qualche problemino, non sono qui a dire che non c'è stato - c'è stata una comunicazione dicendo: facciamo questo in questi tempi, con questo cronoprogramma, analizzeremo questo. Abbiamo chiesto ai coordinatori e, già allora, alle strutture informatiche di darci una mano.

Io non voglio fare come diceva un famoso politico: "a pensar male si fa peccato, ma ci si azzecca", comunque questa grossa collaborazione non l'abbiamo vista o almeno non è stata così puntuale. Guarda caso, il giorno dopo l'approvazione della legge, a 34 su 35, è venuto fuori di tutto. Quello che mi ha dato un po' fastidio è essere sempre... questa serietà che veniva...! Io lì comincio a vederci un errore politico di chi chiede la condivisione. Il risultato della II Commissione poteva essere un test per continuare. E sapete perché dico un errore politico? Perché in quel momento avremmo visto se le forze politiche che sedevano a quella Commissione erano o no in mala fede o in buona fede. Invece si è detto: "ah, ma l'assestamento c'est à moi, c'est à nous". Però qualche condivisione magari si poteva già cominciare a trovare; mancavano sempre i diciotto.

Piccolo problema che svelo qui. Tutta questa volontà di collaborazione all'interno della ex maggioranza! C'è stato un momento che un collega, visto che eravamo il "popolo dei panda", ma i panda volevano anche lavorare e portare il loro contributo, mise su carta un progetto di gruppi di lavoro per lavorare. Ho detto all'interno della maggioranza, chiedo scusa, ma dico della maggioranza, chiamiamola così. Ma comunque per cercare di... guarda caso anche lì: finito! E allora a quel punto lì poi effettivamente i 18 sono diventati 12, 16, 15, 13, 8, 3, 2, 1: insomma 35, la somma è sempre 35. Poi le audizioni, le contro audizioni, la task force... Poi questa la trovo veramente una trovata dei professori che erano nella task-force. A me va tutto bene, ci mancherebbe che la Giunta non attivi i suoi dirigenti per parlare con le associazioni, per scrivere la legge, non sono mica nato ieri! Si poteva fare benissimo senza fare una delibera. E questo professore ci dice che noi possiamo fare a meno degli impianti a fune. Forse c'è qualcuno che l'ha preso alla lettera, perché abbiamo cercato di spazzolare il capitolo degli impianti a fune: lo dice un professore e allora perché mettiamo i soldi? Ma la più bella di questo qui è che ha detto che potevamo essere dal punto di vista economico un esempio, perché le industrie che lavoravano nel settore del turismo, dell'abbigliamento e queste cose qui - penso alla Grivel - poteva fare i passamontagna con la mascherina incorporata. E sarebbe stata la nuova Coca Cola secondo lui? Non so. Ed era lì nella task force! Io sono un trentacinquesimo, ma fino a lì ci arrivo; non avevo così tanta fantasia.

Quindi questo è per dare un po' il senso politico di quello che abbiamo fatto. Poi le misure. Io riconosco il gran lavoro che è stato fatto sia al Governo che al gruppo degli undici che hanno studiato e hanno fatto degli approfondimenti. Penso che con questo atteggiamento laico si debba affrontare la cosa.

Sui comuni, consigliere Gerandin, quel giorno lì non sono proprio andate così le cose, comunque il diretto interessato, che non sono io, le risponderà. Sui comuni sarà senz'altro necessario ritornare a fare dei ragionamenti. Sulla riforma della legge n. 6, l'allora maggioranza fu mancante ed effettivamente dobbiamo riconoscere a "Elso & Co" il suo impegno a costruire qualcosa su cui ci siamo confrontati, ma poi non siamo riusciti a chiudere.

Questo è stato un excursus, un intervento molto più politico, per dare il senso di dove lavoriamo. Siamo usciti dal popolo di Zoom e siamo qui. Ecco, a me non piace che si debba sempre dire che, quando c'è una discussione per migliorare un provvedimento, si definisca questa discussione come caos. No, non è caos, è esercizio anche della democrazia. Cerchiamo di chiudere in fretta, ma cerchiamo anche di dare dignità a quello che facciamo. Perché se siamo i primi noi a dire che non siamo capaci a fare nulla! Questa legge è una sfida, ci sono degli emendamenti, sono 225. Leggiamola in positivo: c'è gente che ha delle idee. Io è lì che voglio confrontarmi e vedere se le mie idee, i nostri emendamenti possono trovare un'approvazione. Io ho fatto alcune cose sul volontariato, sulla mobilità, sul turismo, sull'economia. Io trovo che in questo disegno di legge complessivamente manchi una strategia di rete: ne parliamo sempre, ma siamo andati sul singolo, non sulle reti; il contributo a fondo perso al singolo, tutto al singolo. Cercare un effetto moltiplicatore è difficile, però devo dire che questa è una mancanza che io vedo, ma poi mi riservo di entrare nel dibattito.

Io volevo solo dire, signor Presidente, che è mai troppo tardi! Però se lo lasci dire: perché non ha ascoltato qualche pontiere? Perché non ha parlato con tutti noi? Perché ci ha fatto diventare il popolo di Zoom? Ma lei pensava che ci fosse stata la coda ad andare in Giunta? Addirittura: "lì no... ah... due, tre posti... no, il mio lo tengo io, già che faccio il Presidente faccio anche... no, niente". Io ne ho conosciuti di decisionisti, ma forse non ho conosciuto quello giusto. Comunque io apprezzo, come le dicevo, questo suo appello, perché come me lei ha cuore la Valle d'Aosta.

Dalle ore 10:19 assume la Presidenza il vicepresidente Farcoz.

Farcoz (Président) - La parole au vice-président Distort.

Distort (LEGA VDA) - Intervengo in questa discussione generale per esprimere il mio parere, chiaramente personale e ovviamente condiviso con l'ideologia, le linee e le idee del mio movimento di appartenenza. Per quanto riguarda la mia persona in particolare, mi è stato suggerito di non fare troppo ricorso alla filosofia, ma essere concreto e tranciante se necessario. Come sempre, tutti i consigli io li ascolto, poi faccio di testa mia. Sotto il profilo della filosofia intendo comunque muovermi, perché la base della filosofia è la verità e quindi non ho intenzione di dire nient'altro che riguardi la verità. E proprio partendo dalla verità, con tutti i suoi annessi e connessi e la sua durezza, tra l'altro ricordiamo tutti che un certo Giordano Bruno non è certo passato alla storia per essere il più ossequioso e mieloso nell'ambito della storia della filosofia e la fine che ha fatto lo rivela.

Intendo quindi con questo concetto di verità innanzitutto allontanarmi, prendere le distanze dal mea culpa generale che ho sentito da alcuni colleghi, dei quali rispetto le idee, ma io non mi sento minimamente di inserirmi nel solco del mea culpa, abbiamo tutti sbagliato, abbiamo fatto un lavoro... no! C'è qualcuno che l'ha fatto, qualcuno che ha la paternità di un lavoro fatto bene o fatto male, e lo si sta rivelando in questa seduta, così come si è già iniziato a rivelare nell'attività delle Commissioni, così come si è già evidenziato nel numero degli emendamenti. C'è qualcuno che ha la paternità e qualcuno no. C'è qualcuno che si prende la responsabilità di quanto è scritto, pregi e difetti. C'è qualcuno invece che non ha potuto mettere becco, non ha potuto esprimere, non ha potuto portare il proprio contributo, non ha potuto far valere la propria voce. Quindi i pronomi personali io intendo utilizzarli, "io" è "io", "noi" è "noi", "voi" non comprende né "io" né "noi", è "voi", quindi lo dico con chiarezza.

Questo disegno di legge è figlio naturale, biologico e spirituale di una Giunta che ha preso suggerimenti da sé stessa, da suggeritori buoni o cattivi che siano, grilli parlanti oppure lucignoli, questo lo si sta evidenziando. È emerso in tutti i modi, è emerso dall'attività dei giornalisti, dai commenti, è emerso dai commenti di questa sala, quindi io non intendo prendere la mia posizione all'interno del "potevamo fare di meglio": potevate fare di meglio! Sparare sull'ambulanza non mi piace, perché io sono un militare in congedo: mi piace molto di più lo scontro leale tra eserciti e più il nemico è forte più è dignitoso lo scontro. Per cui io mi chiudo qui, non intendo andare oltre nell'accusa. L'accusa si fa da sé, nell'esame di quanto è contenuto e soprattutto nell'esame di quanto manca, delle lacune.

Per quanto riguarda le lacune, voglio precisare: manca chiaramente una linea progettuale. Parlo con deformazione professionale, questo l'ho sempre detto, sono un architetto prestato alla politica, questo sarà il mio limite, questa sarà la mia virtù, lo decideranno, come diceva Manzoni: "Gli anni e gli amici mi diran chi sono"; lo diranno anche i nemici, perché così sarà il giudizio su di me. Non importa, io sono capace a fare questo e questo lo faccio nel migliore dei modi. Manca esattamente la progettualità. È una legge che suddivide le risorse e c'è un lavoro sicuramente interessante, sicuramente può avere degli aspetti positivi, perché sarebbe troppo facile dire "è tutto da prendere e stracciare", ma diversamente altra cosa è dire: "è un lavoro che può funzionare", perché anche un lavoro che può avere degli aspetti positivi, può non funzionare, può essere uno strumento assolutamente non idoneo. Se io uso un cacciavite a stella per svitare una vite a taglio non funziona, per quanto il cacciavite a stella di per sé può avere il suo valore.

Il discorso è questo: dov'è la prospettiva di questa legge oltre la timeline del 15 agosto, dopo lo sblocco dei licenziamenti il 15 o 17agosto? Dov'è? Perché la prova d'esame è esattamente questa: dov'è la prospettiva? Se io prendo delle risorse e le suddivido svolgo un intervento emergenziale, ma questo può succedere se siamo alla festa della pro loco e vediamo che non abbiamo abbastanza risorse, allora cerchiamo di contingentare. Ma il Consiglio regionale che si esprime su un disegno di legge prodotto dalla Giunta che sta governando l'intera regione, in una situazione assolutamente difficile, nessuno lo mette in dubbio, ma che sta governando la regione e produce una legge che è né più né meno di un razionamento e contingentamento di una somma, anche cospicua, 160 milioni di euro, ma senza prospettiva, questo è semplicemente un farmaco che permette di prolungare la vita di un moribondo, ma non lo guarisce, non risolve.

Permettetemi di dirlo, manca la progettualità, la visione. Noi stiamo a discutere sul fatto che si diano o non si diano certe somme ai comuni. Mi sembra che l'intervento del collega Gerandin sia stato molto chiaro e ha capito e definito perfettamente la situazione, per cui non intendo ritornare sull'argomento. Non si toglie finanza agli enti locali ma si tratta di ripensare la finanza, perché questo è il ruolo che deve fare un governo: ripensare alla finanza, ripensare a come impostare. Si tratta fondamentalmente di pensare al rilancio dell'economia attraverso quella leva fondamentale che è alla base, che è la sostanza di una società, che è l'attività imprenditoriale. Se non si parte da quello e non si lavora su quello, si fallisce, perché la risorsa di 160 milioni di euro è una risorsa limitata; la risorsa invece di tutto un meccanismo che si rimette in moto è una risorsa illimitata.

Quindi l'obiettivo è questo e passa attraverso linee che sono addirittura a costi bassissimi, per non dire costo zero: si tratta semplicemente di avere i costi del personale che va a svolgere gli approfondimenti, ma anche sotto il profilo delle normative, di ridefinire normative, leggi e regolamenti. Pensiamo ai protocolli. Quanto tempo ci hanno messo a venire fuori i protocolli! E tra l'altro i vari protocolli per le riaperture delle attività sono avvenuti esattamente a corollario dei protocolli dello Stato. Ora, è chiaro che in questa situazione di difficoltà e con tutte le responsabilità che competono viga il criterio della prudenza, ma una cosa è la prudenza dal punto di vista amministrativo, altra cosa è essere assolutamente succubi del potere centrale dello Stato italiano, soprattutto quando alla guida di questo Governo c'è una figura che appartiene al movimento storico per eccellenza dell'autonomia.

Collega Lavevaz, per quanto io apprezzi il suo modo di fare, apprezzi la sua persona, però mi permetta di rispedire al mittente le sue osservazioni sul fatto che noi come Lega esprimiamo lo spirito che ci porta a riconoscerci in un partito statale. Noi non siamo un partito statale, noi siamo un partito presente su tutto il territorio. Quindi con tutto il rispetto che ho per la sua persona, io rispedisco al mittente queste considerazioni, ponendo l'obiettivo, ponendo l'attenzione sul fatto che la guida della Regione è stata completamente reclinata sulle linee statali. Io mi ricordo, e questo lo dico sempre nella linea di quell'amore per la verità, quando in Commissione o quando in un incontro della Conferenza dei Capigruppo io avevo chiesto, avevo rivolto al presidente Testolin la domanda dicendo: ma per quanto riguarda i protocolli di riapertura delle attività, avete un dialogo con le altre regioni autonome e province autonome? Sinceramente, presidente Testolin, probabilmente lei ha sottovalutato la mia domanda, probabilmente aveva tante cose da pensare, la voglio mettere in questi termini, però la risposta è stata estremamente deludente, è stata un'assenza, come se il mio fosse un discorso avulso, come se avessi chiesto se le fragole nel suo orto sono già fiorite. Ecco, mi sembra che questo spirito non sia venuto fuori, così come non viene fuori una linea che sia in grado di tracciare un programma economico per la nostra regione.

Riallocare semplicemente delle risorse senza avere una progettualità è un po' come giocare al gioco delle tre carte. Noi sappiamo che il Covid, lo sappiamo benissimo, in prima istanza è un'emergenza sanitaria e quasi 150 morti per i quali mi piacerebbe chiedere un momento di silenzio, ma quando riterrà quest'aula, spiegano esattamente la drammaticità è la priorità dell'aspetto sanitario. Ma l'effetto di secondo ordine, quello più devastante, è l'effetto economico, quindi avere lungimiranza nell'ambito del tracciare le linee dell'economia è assolutamente fondamentale.

Parlavo di progettualità. La parola "progetto", la parola "progettazione", permettetemi di dire, è un po' come una particella di sodio in acqua Lete, è abbastanza in solitudine dentro tutto l'articolato di questo disegno di legge. La collega Pulz sottolineava che la grande assente era il mondo della scuola. È vero, ma c'è un a priori, c'è qualcosa che viene prima, è un concetto di progettazione: progettazione di società, progettazione di economia, la semplice progettazione. Noi abbiamo inserito negli emendamenti l'apertura alle progettazioni per quanto riguarda le attività per le aziende che saranno oggetto di riconoscimento di un contributo. Era assolutamente assente! Ma come si fa a pensare che sia assolutamente assente il concetto di progettazione? Nel momento in cui io devo creare degli spazi per aumentare, per adeguare dal punto di vista edilizio la struttura di cui sono proprietario, di cui sono gestore, io possessore di partita IVA, io imprenditore, ma qual è la prima operazione che faccio? Andare a comprare dei computer, andare a pensare a un piano di marketing, andare a pensare di comprare un nuovo programma, un software o pensare a un progetto? Ripeto, lo dico con deformazione professionale probabilmente, ma di questa deformazione professionale sono assolutamente fiero, perché è da qui che si capisce la visione e l'assenza di visione.

Concludo dicendo che distribuire poco a tanti genera scontenti, ricordiamo: genera scontenti. Perché in realtà non si sta dando poco a tutti, si sta dando poco a tanti. Vuol dire che c'è qualcuno che comunque rimarrà scontento, quindi non funziona questo approccio, anche perché il "poco a tanti" genera scontenti, ma il "poco a tanti" senza prospettiva genera fallimenti e sono i fallimenti di spero poche, spero nessuna, ma rischio forte di fallimento di tante attività imprenditoriali, ma nello stesso tempo il fallimento della capacità politica di questo governo.

Dalle ore 10:35 assume la Presidenza la presidente Rini.

Rini (Presidente) - Ha chiesto la parola il collega Sammaritani. Prego.

Sammaritani (LEGA VDA) - Con la questione dei fondi da erogare o da non erogare e in che misura ai comuni, si è tirata in ballo una questione più prettamente politica. In sostanza, per semplificare, chi vuole dare le somme previste nel disegno di legge ai comuni sarebbe pro autonomia degli enti locali, mentre chi ha ridotto tali somme per realizzare altre iniziative sarebbe contro i comuni e quindi una sorta di piccolo centralista egemone e avversario dei governi di prossimità. E qui non è parso vero alla collega Pulz per, ancora una volta, scagliarsi contro la Lega che, oltre che becera sovranista e neofascista, ora finalmente si sarebbe, secondo la sua semplicistica teoria, anche rivelata contro il decentramento amministrativo, contro le comunità e i comuni e fare così l'ennesimo spot non tanto a proprio favore, quanto contro l'avversario. Va beh, siamo abituati, mia nonna diceva che è meglio fare invidia che pietà e quindi va bene così. Ma su questa linea, con toni e modi diversi e sempre misurati che riconosco al collega, anche il consigliere Lavevaz nella sua veste di rappresentante di vertice dell'Union Valdôtaine ha parlato di sovranismo e ha affermato che occorre credere al sistema delle autonomie e quindi anche al decentramento e alla centralità dei comuni. Ha altresì affermato correttamente che il CPEL, il Consiglio permanente degli enti locali, l'organo di rappresentanza dell'amministrazione locale, non deve invadere il campo del legislatore. Condividiamo perfettamente questi concetti, ricordiamo però che al contrario questa invasione di campo è avvenuta nel tempo e più di una volta, soprattutto quando al governo c'eravamo noi o quando si trattavano leggi che qualcuno doveva e voleva far passare, anche se non erano opportune o risolutive di problemi che si trascinano da anni.

Tornando al tema politico, alcuni colleghi da questa parte della sala hanno già ricordato come i sindaci, in un passato non troppo lontano, siano stati troppo spesso appiattiti su posizioni filogovernative, anche quando determinate scelte andavano contro l'interesse delle comunità e a favore di un disegno estremamente centralista. È indubbio che basta poco per capire che il sistema amministrativo della nostra regione è Regione centrico; tutto dipende dalla Regione: la Regione non ha decentrato, ha centralizzato, ha preso e tenuto in mano i cordoni della borsa e ha gestito tutto. È curioso quindi che ora il partito che ha strutturato e rappresentato questo sistema, che l'ha creato e che esprime molti dei sindaci valdostani, ora ci venga a dire, proprio attraverso questi sindaci, che il Consiglio regionale trascura gli enti locali. E dove erano i sindaci quando le norme venivano scritte, quando il sistema veniva creato e perpetrato? Dove erano i sindaci quando la Regione si riprendeva le risorse di bilancio dei comuni? Silenti i sindaci quando la Regione si prendeva i soldi loro, quelli sì. E oggi invece chiassosi e minacciosi: "restituiremo le fusciacche", qualcuno ha paventato. Quando la Regione decide come collocare risorse non dei comuni, ma risorse in disponibilità della Regione e allocare come questo Consiglio deciderà. E ci sono modi diversi di allocare, soprattutto se certe risorse sono da impiegare per affrontare un'emergenza e quindi dovrebbero essere vincolate, ma nel disegno di legge le somme per i comuni non sono vincolate per opere precise. Il collega Lavevaz ha parlato delle esigenze dei comuni in ambito scolastico, ma nel disegno di legge non è scritto che quei soldi devono essere usati per quella finalità o per altre finalità direttamente e strettamente connesse all'emergenza sanitaria ed economica, e francamente pensare che queste risorse possano essere usate per asfaltare strade e piazzare lampioni della luce non mi fa pensare a strette correlazioni con l'emergenza sanitaria.

Quindi, per concludere, non tiriamo in ballo il sovranismo o le autonomie su un tema come questo. Si tratta di un atteggiamento, questo sì, populista e che banalizza il ragionamento. Vi ricordo che la Lega è l'unica forza che anche a livello nazionale non ha mai in tutta la sua storia abbandonato il tema del federalismo, dell'autonomia e della valorizzazione delle identità e delle comunità, tanto che su questo altare, non solo su questo ma anche su questo, ha sacrificato la posizione di governo. Ricordo a tutti una presa di posizione molto decisa e coerente proprio di questi giorni del governatore del Veneto, che ha dichiarato, in vista delle prossime elezioni regionali, che le alleanze non potranno prescindere dal tema fondamentale del sostegno al percorso dell'autonomia, che la sua regione come altre stanno percorrendo. Questa è coerenza e determinazione, a costo di perdere possibili alleati. Non è coerenza, al contrario, quella di chi spesso, troppo spesso secondo me, negli ultimi anni si è alleato con forze le più centraliste che ci siano in Italia e in regione, forze che hanno perseguito e perseguono politiche, anche con riforme costituzionali, in aperto conflitto con il concetto e i principi dell'autonomia e dei governi di prossimità.

E allora per concludere, non voglio essere polemico e far fin troppo facili allusioni a favori elettorali a livello comunale. Voglio invece affermare con forza che la costruzione dei nostri emendamenti ha la finalità di indirizzare, nei limiti di quella che è la nostra funzione e ruolo consiliare, le risorse disponibili per far fronte all'emergenza sanitaria ed economica che riguarda sì il pubblico, ma anche e soprattutto il privato, perché dobbiamo ricordare che è attraverso le risorse prodotte dai privati e le imposte pagate che la pubblica amministrazione trova le sostanze per operare in tutti i settori. Ma di questi temi parleremo poi meglio nel dettaglio, nell'esame del disegno di legge e dei suoi emendamenti.

Presidente - La parola al collega Peinetti.

Peinetti (UV) - Cercherò di essere rapido senza portare via spazio a eventuali colleghi e spero poi nella discussione dei vari emendamenti. Ho sentito interessanti discussioni in questi giorni su come sia andata o meno, bene o male, l'emergenza nella nostra regione. Ho sentito ieri fare paragoni sulla nostra realtà rispetto a regioni come la Lombardia che ha 10 milioni di abitanti, come il Piemonte che ne ha 4 milioni e mezzo, come l'Emilia-Romagna che ne ha quasi 5 milioni e così via. Ebbene, come altri colleghi, mi sono anch'io dilettato in questo periodo purtroppo nefasto per la nostra nazione e per la nostra regione, a cercare di seguire i dati che evolvevano di giorno in giorno. Oggi i dati dimostrano delle cose diverse da quelle che si sono dette in quest'aula.

Innanzitutto, io vorrei precisare che le persone che sono decedute sono 146, anche al vicepresidente Distort: non si dice "quasi 150", si dice "146", perché ogni persona che muore è una sconfitta per tutti noi, quindi lui soprattutto, che è una persona che si diletta ed è così bravo di filosofia, credo che quattro persone facciano tutta la differenza del mondo.

L'età media di queste persone è una delle più elevate del nostro paese. Questo non vuol dire che noi possiamo trascurare questo dato, assolutamente no. La media è di circa 82 anni, purtroppo molte di queste persone avevano molte patologie connesse, molte di queste persone sono decedute con il Covid, non di Covid, questo come è successo in molte regioni del Nord. L'altra cosa è che la nostra regione va paragonata con delle realtà simili alla nostra regione. Cioè, paragonare la Valle d'Aosta alla Lombardia è una cosa che non ha nessun senso dal punto di vista statistico. Allora noi andiamo a prendere nelle regioni del Nord quelle zone che sono assimilabili alla regione Valle d'Aosta, andiamo a vedere le valli della bergamasca, le valli del bresciano, andiamo a vedere Lodi, andiamo a vedere Cremona, popolazioni simili alla Valle d'Aosta, andiamo a vedere le province qua vicino a noi, la provincia di Biella dove ci sono stati 208 deceduti, la provincia di Vercelli dove ci sono stati 219 deceduti, la provincia di Alessandria dove ci sono stati 672 deceduti. Quindi i dati vanno resi omogenei.

È chiaro che noi abbiamo avuto un numero comunque eccessivo di deceduti, perché anche solo un paziente morto è una sconfitta, però bisogna essere onesti intellettualmente e non cercare di fare dei ragionamenti dove i numeri vengono tirati a seconda di come ci conviene. La percentuale di mortalità nelle regioni del Nord, ad eccezione del Veneto e del Friuli, è praticamente sovrapponibile, anche se andiamo a prendere i numeri piccoli della Valle d'Aosta; è praticamente sovrapponibile, a parte la Lombardia che è fuori scala.

Il problema delle residenze sanitarie, ma soprattutto delle micro. Io penso che tutti voi abbiate visto i dati o li abbiate studiati, molti li hanno anche in questi giorni ripetuti. Noi abbiamo avuto, anche qui, sempre probabilmente troppi pazienti che sono deceduti, nelle micro abbiamo avuto 29 morti accertati per Covid, di questi 14 sono in una sola struttura, penso che sappiate tutti qual è, e gli altri sono distribuiti tra altre sei strutture. Sono 22 su 29 che sono deceduti in strutture private e gli altri 7 in strutture pubbliche. A oggi sono presenti nelle micro 4 pazienti isolati. Ho sentito questi giorni numeri che, secondo me, non corrispondono alla realtà, però magari potrò sbagliarmi.

È chiaro che sono state fatte, come credo in tutto il Paese, delle valutazioni magari sbagliate in una prima fase e abbiamo avuto un'ondata, una spallata molto molto forte da parte dell'emergenza Covid, abbiamo avuto alcuni giorni che sono stati veramente molto duri, dai quali credo che siamo usciti con una discreta capacità organizzativa. La gestione ospedaliera ha visto triplicare i posti di terapia intensiva, che sono passati a più di 30 rispetto agli 11 che noi abbiamo normalmente, abbiamo avuto più di 180 pazienti ricoverati, quasi tutti pazienti subintensivi che sono stati trattati in reparti che normalmente non trattano questi pazienti, che sono stati trasformati nel giro di poco tempo in reparti subintensivi e, dato secondo me fondamentale, perché questo è un dato importantissimo, nessun paziente è stato trasferito, tutti i pazienti sono stati presi in carico dal sistema sanitario regionale.

Permettetemi, lo hanno già fatto altri, ma non è che se lo faccio io valga di più o valga di meno, un ringraziamento a tutto il personale sanitario che ha operato in questo periodo sia sul territorio che a livello ospedaliero, perché c'è stata una dedizione straordinaria nella nostra regione come in tutto il Paese. Io credo che non ci sarà modo di festeggiare come qualcuno ha detto in quest'aula se dovesse arrivare, come mi auguro, l'indennità Covid a questi operatori che hanno lavorato per questi 90 giorni e che stanno ancora lavorando, sia all'interno delle strutture ospedaliere, sia all'interno del territorio; non festeggeranno con questi contributi, con questo riconoscimento che la comunità valdostana tutta vuole dargli, non penso che avranno tempo di festeggiare, ma credo che sia un dovuto riconoscimento.

Questo era solo per dare alcuni dati. Penso che ci sarà modo poi di ragionare su questo, di valutare, eccetera. Il problema è cosa fare oggi. Ho sentito anche qui dei discorsi interessanti, che sono sicuramente emersi e stanno emergendo. Una parte delle risposte credo che verrà dal disegno di legge che dovremo votare in questi giorni, una parte delle risposte ce lo dà il decreto legge n. 34 nazionale, dove si sono fissate delle linee di comportamento che noi dovremo attuare e dovremmo già aver attuato, pur stiamo in questi giorni cercando di attuare. Sono linee di comportamento che purtroppo, devo dire purtroppo, vanno nella direzione opposta rispetto a quelle che lo Stato ci ha sempre dato in questi ultimi anni: ridurre i posti letto, ridurre gli investimenti, eccetera. Oggi improvvisamente ci accorgiamo che dobbiamo aumentare i posti letto, aumentare il numero di persone che lavorano dentro gli ospedali, ridare di nuovo finanziamenti alla sanità che sono stati tolti a livello nazionale e a livello regionale in tutti questi anni. Quindi bisognerà fare una rapida marcia indietro tutta e cercare di cominciare a ragionare in un altro modo. Tant'è che viene detto addirittura che si deve ripensare alla presenza delle persone negli ambiti sanitari e, a cascata, alle aree di accesso, alla concentrazione delle attività, al pieno utilizzo delle risorse; si rende necessario un incremento del numero di posti nelle scuole di specializzazione in anestesia e rianimazione, medicina d'urgenza, pneumologia, malattie infettive e loro specialità equipollenti. Tutte queste cose fino a ieri non venivano dette, vengono dette adesso e noi a queste ci dovremo attenere, dovremo cominciare a ragionare per fare rapidamente una marcia indietro.

Che cosa dovremo fare? Innanzitutto, alcuni provvedimenti mi pare che siano stati presi, che a mio giudizio probabilmente non sono sufficienti, utilizzando anche una parte dei finanziamenti che lo Stato ha messo a disposizione. Si parla di 3 milioni di euro per quanto riguarda la Valle d'Aosta, dove si dice che bisognerà riorganizzare soprattutto i flussi all'interno dei reparti, bisognerà organizzare i percorsi di pre-triage, bisognerà acquistare delle attrezzature che siano confacenti all'emergenza. Questo mi pare che sia stato detto in un recente documento del Collegio di direzione e condiviso con l'Azienda e credo con l'Assessorato. Io ho fatto delle considerazioni, anche a mezzo stampa, su alcune cose che io ritengo invece fondamentali per quanto è il mio modo di vedere, perché pensare oggi di investire per quanto attiene all'emergenza Covid, quindi per quello che il decreto legge n. 34 ci dice e ci impone, esclusivamente solo su quello che sarà il futuro ospedale e ampliamento, secondo me è un po' fuorviante. Quindi ho ribadito che bisognerà concentrarsi nei prossimi mesi per cercare delle soluzioni che ci mettano in linea col decreto legge n. 34. È chiaro che le due cose non devono andare una contro l'altra: una potrà avere il suo percorso e una deve averne un altro.

Io ritengo, come ho detto, che in questo momento sia fondamentale riuscire a utilizzare gli spazi che in questo momento abbiamo a disposizione, per far sì che ci sia la possibilità di allocare quelle strutture che possono permetterci innanzitutto di avere dei percorsi separati all'interno dell'ospedale per quanto attiene il pronto soccorso. Questo è fondamentale e ce lo dice il decreto legge n. 34: i pazienti che eventualmente dovessero ripresentarsi con un'infezione da Covid-19 o da altre emergenze analoghe, non dovranno più avere nessun tipo di commistione di percorso con i pazienti cosiddetti normali, chiamiamoli così, tanto per capirci. Ritengo che una delle soluzioni sia quella di riuscire a recuperare degli spazi all'interno dell'attuale struttura ospedaliera. L'unico spazio recuperabile è quello degli ambulatori della piastra. Ma questo dato, secondo me, è fondamentale per un altro aspetto che va nella direzione proprio del decreto legge n. 34, che è quello di ridurre gli accessi all'interno dell'ospedale, ridurre il numero di persone che accedono tutti i giorni dentro l'ospedale Parini, e per questo l'unico modo che abbiamo è togliere gli ambulatori da dentro l'ospedale Parini, che portano più di 100.000 accessi all'anno, che dovrebbero trovare un'altra strada, perché queste sono le persone che possono portare delle infezioni all'interno dell'ospedale. Questo era stato anche previsto da pareri che erano stati dati da strutture come la SID, eccetera, proposte che erano state fatte e che, secondo me, dovrebbero essere riprese e rivalutate.

È evidente che lo stesso ragionamento così importante va fatto sul territorio dove sarà indispensabile ed è indispensabile, credo che nel progetto di legge attuale è pensato anche questo dato, di potenziare le strutture, sia le RSA che le micro. E qui il dato della sanitarizzazione delle micro è fondamentale: sanitarizzare le micro vuol dire avere degli infermieri e dei medici all'interno delle micro, che sono in grado di evitare che i pazienti lievi si trasformino in pazienti gravi. Oggi la terapia per quanto riguarda il Covid-19 ci consente di evitare il peggioramento rispetto ai primi giorni della pandemia, perché oggi esistono dei protocolli terapeutici che riescono a bloccare, prima che la malattia diventi irreversibile, il peggioramento della malattia. Quindi questi pazienti potranno essere curati, dovranno essere curati, se possibile prima di arrivare in ospedale. Perché l'ospedale è stata la zona più rossa di tutta la regione. Noi abbiamo un ospedale, abbiamo una struttura e i dati che ho citato prima relativi alle altre regioni risentono anche di questo fatto, perché noi non potevamo mandare pazienti da altre parti, ma li dovevamo per forza di cose allocare tutti al Parini.

Vorrei solo fare una brevissima divagazione sul ruolo che ha avuto e che potrebbe avere la struttura di Saint-Pierre. La struttura di Saint-Pierre fa parte del sistema sanitario regionale, eroga prestazioni pubbliche ed è gestita da privati. In tutte le regioni d'Italia, in particolar modo nelle regioni del Nord, la Lombardia soprattutto, ma il Piemonte idem, la Liguria uguale, il Veneto uguale, le strutture sanitarie private accreditate sono state utilizzate, tutte sono state utilizzate, per poter partecipare alla gestione dei pazienti Covid, tutte, alcune sono state addirittura completamente trasformate in ospedali Covid. Senza andare tanto lontano, basta andare a vedere cosa è successo a Torino e lo saprete: la Pinna Pintor, il Gradenigo, eccetera. Questi sono dati che secondo me noi non possiamo rimuovere. Io credo che il coinvolgimento della clinica di Saint-Pierre sia stato utile, probabilmente è stato fatto in maniera precipitosa; mi auguro che, se ci sarà la possibilità di trovare un accordo, sia invece fatto in maniera congrua e che la struttura di Saint-Pierre funzioni e serva per dare un aiuto alla struttura pubblica, nel caso in cui questa non sia in grado di gestire un'eventuale seconda ondata.

È chiaro che ci sono stati probabilmente degli errori, forse delle sottovalutazioni, forse ci sono state delle situazioni che hanno funzionato meno bene di quelle che avrebbero dovuto funzionare, ma questo deve essere un motivo per farci migliorare nel caso in cui questa cosa si dovesse presentare nelle prossime settimane. Purtroppo, i dati oggi dimostrano che in Europa e anche in Italia, in Lombardia oggi, i dati sono di nuovo in aumento, in Europa in particolar modo, ma anche nel nostro Paese.

È evidente che bisognerà investire rapidamente, e qui mi rendo conto che un disegno più ampio sarebbe fondamentale, ma qui bisogna dare una risposta nei prossimi mesi. Il discorso dell'attrattività di figure specialistiche è fondamentale: è fondamentale riuscire a incentivare i nostri specialisti che stanno lavorando qui, per evitare che se ne vadano; è indispensabile riuscire a implementare le borse di studio, dando la possibilità ai nostri studenti di rimanere qui, soprattutto di frequentare quelle discipline che sono fondamentali e che l'articolo 34 ha declinato come discipline da incrementare per quanto attiene ai prossimi anni. Sarà fondamentale investire, come la legge prevede, nell'osservatorio epidemiologico regionale, nella struttura epidemiologica dell'azienda sanitaria locale. Ora tutto questo è assolutamente indispensabile e io credo che bisognerà fare in fretta, bisognerà fare rapidamente: ogni giorno che passa è un giorno che noi regaliamo alla prossima emergenza; on so se sarà Covid o sarà qualcos'altro, ma ogni giorno noi lo regaliamo. Quindi penso che sia molto importante cercare di ragionare anche sugli emendamenti che sono stati presentati un po' da tutti, per cercare di trovare una sintesi almeno sulla parte sanitaria e riuscire a elaborare un documento che possa essere veramente utile e che dia delle risposte nei tempi che questa emergenza oggi richiede.

Presidente - Ha chiesto la parola per il secondo intervento la collega Spelgatti. Prego.

Spelgatti (LEGA VDA) - Avrei voluto parlare alla fine di tutta la discussione generale, ma mi brucio il secondo intervento, perché non posso resistere a dare una risposta a lei, collega Peinetti. Come al solito lei ha cercato di minimizzare tutti i dati di tutte le statistiche che escono a livello nazionale sulla nostra sanità e che fanno riferimento non solo ai discorsi dell'emergenza Covid, ma al risultato della gestione della nostra sanità degli ultimi anni in tutti i campi, trovando sempre la stessa scusa: noi siamo solo una piccola comunità, i dati non sono paragonabili. Questa è la scusa che la Regione ha sempre portato di fronte a tutti i dati che sono stati presentati ogni volta. Ripeto, io li ho solo letti, ma sono i dati nazionali, i commenti nazionali sulla nostra sanità, frutto del lavoro della nostra sanità negli ultimi anni.

Io ricordo che la nostra sanità è sempre stata un fiore all'occhiello, un qualcosa che funzionava molto bene e di cui essere fieri, fino a quando è cambiato il vertice di chi tirava le fila della sanità. Gli operatori sanitari sono stati quelli, i medici, gli infermieri, le OSS, sotto non era cambiata la situazione rispetto al momento dell'eccellenza, è cambiata la testa. Chi c'era alla testa, collega Peinetti?! Forse bisogna preoccuparsi di quello che si è fatto. Ognuno si deve assumere appunto le proprie responsabilità per tutto quanto. Non ho altro da aggiungere.

Presidente - La parola al collega Marquis.

Marquis (SA) - Siamo stati colpiti dalla più grave pandemia di questo secolo, così come gli altri stati, l'Italia, anche la Valle d'Aosta; siamo stati messi a dura prova di fronte a una gravissima emergenza sanitaria e in secundis a una grave emergenza economica. Per quanto riguarda la questione sanitaria è stato sottolineato che questa situazione ha lasciato molto dolore nelle famiglie valdostane, ci sono stati 146 morti, altri che se la sono cavata, ma hanno visto tristezza e dolore di fronte ai propri occhi. Credo che sia stata una situazione difficile da gestire, una situazione però che ha messo in luce anche dei problemi di natura organizzativa e ha evidenziato delle criticità che facevano parte già del nostro sistema, ma che prima non erano agli occhi di tutti.

Cosa è stato fatto? Sicuramente ha influito molto la situazione di contesto anche politico. Ci troviamo in regime di prorogatio, con un governo privo di tre componenti, quindi poco più che dimezzato, senza una maggioranza che lo sostiene. In questo contesto politico si è dovuto affrontare una situazione gravissima di emergenza e credo che non vadano sottovalutati questi aspetti, perché avrebbero potuto e hanno condizionato il modo di gestione per poter dare delle risposte, le migliori possibili, compatibilmente coi mezzi a disposizione, per lenire la sofferenza e il disagio nella popolazione valdostana e per cercare di fare uscire tutti nel migliore dei modi da questa oggettiva difficoltà.

Come si è reagito a fronte di questa emergenza? Sotto il profilo sanitario, molti colleghi sono già intervenuti e hanno evidenziato che per quanto è stato possibile si è ristrutturato un modo di approccio, si è creata una struttura a questo dedicata.

Vorrei soffermarmi adesso su quello che ho detto sin dai primi giorni, che ho sostenuto in modo forte, però è caduto un pochettino nel vuoto, che c'era la necessità di creare un reparto Covid per l'economia della Valle d'Aosta. Questo cosa stava a significare? Stava a significare che occorreva creare all'interno della pubblica amministrazione un'equipe, un rafforzamento delle strutture finalizzato a dare delle risposte adeguate alla situazione che abbiamo di fronte.

Cosa è stato fatto? Il 25 marzo è arrivata in Consiglio una prima legge con delle misure urgenti per far fronte alla situazione di difficoltà delle imprese e delle famiglie. Sono state sospese le rate dei mutui e sono stati previsti dei trasferimenti ai confidi valdostani per garantire l'accesso al credito alle imprese. Da lì in avanti, la II Commissione, tenuto conto di questo contesto di mancanza di una maggioranza, di ricerca di una condivisione e di partecipazione su delle scelte, è stata incaricata di predisporre una proposta di legge. Voglio sottolineare che la proposta di legge è stata confezionata in diciotto giorni, e credo che per essere una legge partecipata questo possa essere un elemento da sottolineare, perché mai in questi anni avevo visto una legge partecipata riuscire ad arrivare all'approvazione in diciotto giorni. Una legge in cui sono state portate delle idee da tutti i consiglieri, è nata sul presupposto di 160 idee progettuali che sono state messe a disposizione e che sono arrivate a una sintesi. Questo provvedimento è arrivato alla massima condivisione in quest'aula.

Sin da subito avevamo capito che c'era una grande difficoltà, perché poi la legge doveva essere attuata. Abbiamo scritto in tutte le maniere, nero su bianco, che bisognava approcciare con una modalità innovativa, che le strutture della Regione, le strutture del Consiglio, la Giunta e il Consiglio dovevano parlarsi per arrivare a una sintesi, per dare delle risposte che arrivassero il prima possibile a tutti i valdostani. Avevamo chiesto di fare una piattaforma in contemporanea a che noi scrivevamo la legge. Abbiamo sentito la risposta poi in qualche conferenza stampa, che un approccio serio faceva sì che le piattaforme si creino dopo che si approvano le leggi. Questo ha fatto sì che ci sono stati quasi trenta giorni di ritardo per approcciare a questa tematica. Ma il dispetto non è stato fatto alla II Commissione, il danno è stato fatto ai valdostani che sono in attesa ancora oggi di avere le risorse a disposizione.

Mi ha fatto piacere sentire ieri il Presidente che ha evidenziato che stavolta non è così, che questa volta la piattaforma è già in fase di costruzione prima che il disegno di legge venga approvato. Ecco, credo che questo sia un atteggiamento di responsabilità, perché l'avevamo già evidenziato due mesi fa che si doveva procedere in questa maniera per arrivare a dare delle risposte, perché qui bisogna anche cambiare il modello di costruzione dei provvedimenti, se vogliamo dare delle risposte che siano innovative e che siano date nei tempi che la gente si aspetta. Dopodiché è stata approvata la seconda legge, è stato intrapreso l'iter con delle risorse molto più robuste, che portano alla definizione di questo disegno di legge, che è stato costruito dal Governo regionale con l'istituzione di un comitato tecnico per cercare di dare una mano, per cercare di contribuire a determinare questo articolato. Debbo dire che è stato un percorso che avrebbe potuto essere più partecipato, un percorso di cui forse c'era da prendere coscienza che avrebbe avuto poi il culmine ultimo dentro quest'aula e doveva essere messo a fattore comune per arrivare a una sintesi. Una sintesi che ieri correttamente il Presidente ha chiesto, ha evidenziato che non ci sono i numeri, quindi siamo tutti chiamati a un atteggiamento di responsabilità. Però responsabilità avrebbe voluto che quando non ci sono i numeri ci fosse un approccio responsabile anche di partecipazione e di condivisione, per arrivare alla soluzione del problema. Adesso cercheremo tutti, io immagino, almeno noi, e il nostro sarà uno spirito costruttivo. Abbiamo presentato tutta una serie di emendamenti che riteniamo che siano migliorativi rispetto al testo che è stato messo a disposizione e anche tanti altri colleghi si sono dati da fare con onestà intellettuale a predisporre delle proposte di miglioramento. Con questo spirito approcciamo per cercare di portare a termine questa operazione, per cercare a questo punto di salvare il salvabile e mettere a disposizione dei valdostani quello che sarà possibile nel migliore dei modi.

L'esperienza che abbiamo fatto in questo percorso. Abbiamo partecipato alle audizioni, è stato un momento importante, è stato un momento che ci ha consentito di confrontarci con le associazioni di categoria, con le parti sociali, con tutti coloro che rappresentano il tessuto produttivo della Valle d'Aosta. Abbiamo colto un grido di allarme, una richiesta di aiuto a fronte della situazione di estrema difficoltà a cui è stato sottoposto tutto il sistema produttivo valdostano. Ma debbo dire che è emersa anche una cosa nuova e questo ritengo che sia molto positivo, una crescita diffusa della consapevolezza che è superato il momento in cui si dà un pesce a un uomo per nutrirlo un giorno, ma bisogna insegnargli a pescare per poterlo nutrire nel tempo. Mai come in questa situazione, perché abbiamo già avuto modo di ascoltare le categorie quando partecipano alle audizioni in fase di bilancio, abbiamo colto questo messaggio positivo: una richiesta di progettualità, una richiesta di strategia per poter uscire da questa situazione oggettivamente difficile.

A questo riguardo devo dire che quello che abbiamo ascoltato nelle audizioni è confermato nella relazione della Banca d'Italia, che è stata prodotta in questi ultimi giorni. È stato evidenziato che la Valle d'Aosta vive una situazione duplice di difficoltà: all'inizio dell'anno siamo stati colpiti da un'emergenza sanitaria che si è innestata su una situazione di arresto di crescita del PIL, quindi su una situazione già di per sé di difficoltà a livello economico generale. Una situazione in cui è calata la produzione industriale per la diminuzione delle esportazioni, una situazione in cui il settore delle costruzioni non ha avuto nessun movimento rispetto al passato, vive ancora in una situazione di profonda crisi, ma l'epidemia non ha fatto altro che aggiungere una grave difficoltà a quello che è il nostro settore principale, il settore terziario, dove la parte prevalente la fa il turismo. Il turismo ha subito un forte contraccolpo nel mese di marzo e aprile e gli operatori guardano con preoccupazione all'imminente stagione estiva, perché nonostante il lockdown sia terminato ci sono delle serie preoccupazioni per quella che può essere la ripresa dell'attività in modo diffuso sul nostro territorio.

Questa situazione ha messo in evidenza tutta una serie di criticità della Valle d'Aosta, di cui in qualche modo se ne parlava già prima, però il Covid non ha fatto altro che evidenziare l'intensità della problematicità. Mi riferisco al problema della Valle d'Aosta cablata: basta digitare su internet "Valle d'Aosta cablata" e vi accorgerete che nel 2015 venivano fatti degli annunci che la Valle d'Aosta era cablata, in realtà era stata messa giù la rete principale, ma non c'erano ancora delle abitazioni collegate alla banda larga. Oggi, anche sotto questo profilo, abbiamo visto quali sono le difficoltà di infrastrutturazione sul territorio con lo smart working, con le esigenze delle imprese in una realtà di montagna di poter lavorare in remoto, sono state evidenziate delle situazioni che se non ci fosse stato il Covid magari ce ne accorgevamo tra qualche tempo.

Pertanto, alla luce della situazione di contesto, credo che la riflessione che vada fatta su questo disegno di legge è che ci sono, per carità, anche delle proposte di norme che possono avere qualche innovatività di approccio rispetto al passato. Mi riferisco, ad esempio, all'approccio che c'è stato sul cercare di mettere in correlazione la produzione agricola con quella commerciale e turistica; sono degli sforzi apprezzabili, però la sommatoria delle iniziative contenute non lascia delineare una strategia di approccio e non c'è una progettualità che emerge dalla lettura di questo articolato. Questo credo che possa essere un segno di un approccio ancora tradizionale rispetto alla situazione che si ha davanti, un'occasione un po' sprecata rispetto alle grandi disponibilità economiche che vengono messe a disposizione su questo disegno di legge, delle risorse che difficilmente nei prossimi mesi o nel prossimo periodo si avranno ancora a disposizione per cercare di dare rilancio all'economia valdostana. Questo è, secondo me, un limite che va evidenziato e su cui bisogna cercare, in qualche modo, laddove è possibile, di intervenire con dei fattori correttivi in questi due giorni, per cercare di dare un po' più di prospettiva rispetto a uno sguardo prettamente di immediatezza. Perché se è vero che i primi due disegni di legge erano delle misure urgenti che dovevano far fronte alla difficoltà delle famiglie in quanto persone fisiche per avere le disponibilità, per svolgere la propria vita nei mesi di massima emergenza del Covid, è anche vero che questo dovrebbe essere il disegno di legge del rilancio che dà le risposte alle imprese.

A questo riguardo debbo dire che su 160 milioni di euro è un po' poco il fatto che ci siano 50 milioni a disposizione delle imprese, perché quelli che vengono messi a disposizione delle imprese sono i soldi che il giorno dopo sono in circolo. I soldi che vengono messi in mano alla pubblica amministrazione sono dei soldi che nel migliore dei modi saranno messi in circolo fra sei mesi, e forse sarà un po' tardi. Io auspico che ci possa essere la possibilità di mettere in circolo prima possibile questi soldi, perché diversamente non sono più delle misure urgenti, ma che rischiano di arrivare quando forse non c'è più l'utilità per poterle gestire, perché la situazione diventa compromessa.

Il rapporto della Banca d'Italia ci dà anche dei dati preoccupanti, ci dice che il 30 percento delle imprese è a rischio di liquidità, quindi questo è un aspetto che deve fare riflettere. Quando prima parlavo di emergenza economica e di reparto Covid a livello economico, mi riferivo che una volta che i disegni di legge vengono trasformati in legge, vanno verificati sulla loro attuazione. Non possiamo dire il 25 marzo che abbiamo messo a disposizione dei confidi delle risorse per attivare un principio leva di 25 milioni di euro di accesso al credito e poi ci facciamo fare un rapporto dopo sei mesi per vedere questi soldi come sono stati messi a terra. Io ho fatto una piccola verifica: a oggi non ce n'è ancora uno di quei soldi messi a terra, di quei 25 milioni di euro! Quindi cosa vuol dire? Che il legislatore apparentemente nella sua testa ha affrontato il problema, il problema è risolto. Di fatto il problema non è risolto sull'accesso al credito. Credo che, così come quando nel reparto di rianimazione dell'ospedale prendono in carico un paziente, il bollettino medico viene fatto una volta al giorno, non viene fatto dopo sei mesi per verificare qual è il suo stato di salute, e questo significa che bisogna avere un approccio nuovo, che bisogna seguire tutto l'iter della pratica per capire come va a finire, se la misura arriva a destinazione, se l'effetto della misura proposta arriva a buon fine.

Ricordo anche che ai tempi dalla legge n. 5 il dibattito era forte se mettere ancora dei soldi ai confidi o sennò attivare l'altra misura su Finaosta. La misura su Finaosta è stata attivata, è stata trovata una mediazione, quella misura ha avuto un immediato effetto positivo rispetto alla richiesta delle imprese: ci sono 150, mi sembra, richieste che sono arrivate nell'arco di qualche ora, e adesso mancano le risorse. Questo per dire che bisogna fare degli sforzi anche organizzativi per cercare di dare delle risposte che possano garantire il risultato, perché diversamente purtroppo chi vive il territorio non riesce a trovare soddisfazione e via d'uscita alle difficoltà che incontra tutti i giorni.

Alcuni esempi veloci per capire e anche per fare qualche riflessione sul disegno di legge. Ho letto con piacere il fatto che si approcciava al problema della semplificazione e questo devo dire che è un fatto positivo. In parte però sono rimasto deluso, perché sono state scritte sette otto pagine di proposte di semplificazione con una piccola dicitura: "Gli uffici possono avvalersi di questi articoli di legge semplificativi". Faccio un esempio per potersi capire meglio. È come se nel Codice della strada ci fosse scritto: "Gli agenti possono erogare la sanzione a chi va a 180 all'ora in autostrada". Se il legislatore avesse approcciato in questo modo, credo che non sarebbe riuscito a ottenere dei benefici sotto il profilo del miglioramento della sicurezza lungo le strade. Io credo che è arrivato il momento di dire che se si semplifica si deve semplificare, perché diversamente rimangono parole gettate nel vento e articoli ulteriori che vengono scritti senza produrre poi nessun effetto. Abbiamo proposto un emendamento sul rilascio delle concessioni edilizie. Devo dirvi, lo dico a malincuore, che chiediamo di riscrivere la procedura, affinché in una regione autonoma titolata di potestà legislativa primaria sull'argomento si possano rilasciare le concessioni edilizie nei termini in cui vengono rilasciate in Lombardia e in Emilia-Romagna, dove viene scritto che per tutte le città con popolazione inferiore a centomila abitanti le concessioni edilizie devono essere rilasciate in 75 giorni. Ora, noi in un contesto dove abbiamo l'edilizia bloccata, abbiamo delle situazioni in cui la gente ci chiede risposte celeri, credo che dobbiamo fare uno sforzo aggiuntivo per dare le risposte nei tempi corretti che i nostri cittadini si aspettano.

Altro esempio, mutui casa. Abbiamo fatto una battaglia nella finanziaria, abbiamo portato alla luce che c'erano 800 domande per circa 70/80 milioni di euro non corrisposti ai cittadini valdostani, abbiamo scritto un articolo di legge che è stato approvato nell'aula che istituiva un doppio binario: il binario Finaosta e il binario per poter accedere alle banche; siamo al mese di giugno, abbiamo dovuto produrre un emendamento per autorizzare la Giunta a stipulare la convenzione con le banche. Ora io mi chiedo: la Giunta non ci poteva dire il 25 marzo di scrivere nella legge n. 4 quell'emendamento che scriviamo oggi, di autorizzazione per stipulare la convenzione con le banche, così che avremmo risparmiato tre mesi? Tre mesi per noi che prendiamo lo stipendio sono niente, sono pochi; tre mesi per gente che aspetta di fare una casa o di intraprendere un'attività sono lunghissimi. Ecco, io mi chiedo queste cose, queste sono cose che noi possiamo fare e che sono nella nostra disponibilità. Cerchiamo perlomeno di dare delle risposte laddove è semplice, laddove si può facilitare l'approccio a fare impresa, a valorizzare le attività imprenditoriali, perché la Valle d'Aosta è da troppo tempo che è troppo centrata sulla parte pubblica, bisogna riuscire a facilitare le partite IVA, a facilitare le imprese, tutto il mondo produttivo a cercare di uscire da questa situazione. La gente ci chiede anche semplicità, non solo soldi. Non è con 4000 euro di un fondo perso che risolviamo i problemi, questo è un aiuto che in questo momento serve, però non è di sicuro l'aiuto e il sostegno che fa ripartire delle attività, che fa riposizionare delle imprese nel mercato. Ecco, io credo che ci vada un approccio nuovo improntato alla responsabilità.

Adesso voglio solo leggere le ultime righe di un documento che è stato messo a disposizione da una categoria che è stata audita. Ci dice, rivolgendosi a tutti i consiglieri: "Abbiate il coraggio di sostenere le vostre posizioni, abbiate la lungimiranza e la forza necessaria per raggiungere i vostri e nostri obiettivi per una Valle d'Aosta migliore, ma attenzione, perché saremo giudicati dalle generazioni future non per quello che abbiamo fatto oggi in questa aula, ma per ciò che avremmo dovuto fare". E io credo che Stella Alpina, cioè il nostro gruppo, io personalmente, ci poniamo con un approccio costruttivo e improntato alla responsabilità nell'analisi di questo documento. Sicuramente guarderemo con attenzione a tutti gli emendamenti che sono stati prodotti, guarderemo e speriamo in un'attitudine ricettiva anche da parte del Governo rispetto alle iniziative che sono state da noi rappresentate, perché riteniamo che vadano nell'interesse della comunità intera. Abbiamo presentato delle proposte puntuali che possono essere migliorative. Abbiamo chiesto l'inserimento, ad esempio, dei liberi professionisti nella misura a fondo perso, una categoria completamente dimenticata nel disegno di legge che era presente nella bozza iniziale, poi sparita nel testo definitivo; abbiamo cercato di introdurla, so che ci sono anche altre sensibilità in aula sotto questo profilo. Cerchiamo tutti di dare un contributo per riuscire a portare ai valdostani una proposta politica legislativa che possa corrispondere alle loro esigenze, ma soprattutto io auspico che poi venga attuata questa proposta, che si cambi marcia sotto il profilo gestionale, perché senza una riforma di attuazione i valdostani penso che prima dell'estate o fino a fine estate sarà difficile che possano avere qualche risorsa nelle tasche. Questo sarebbe veramente drammatico come segno, quindi da parte nostra ci mettiamo tutta la collaborazione possibile e immaginabile. Qualora ci sia la disponibilità di ascoltare, noi il nostro contributo lo daremo con la massima onestà intellettuale possibile.

Presidente - Ha chiesto la parola il collega Vesan. Prego.

Vesan (M5S) - Intervengo questa seconda volta per precisare alcuni punti che nel discorso da me precedentemente fatto temo non siano stati sufficientemente capiti, infatti ho sentito delle interpretazioni da parte dei colleghi che meritano di essere un pochino precisate.

Il primo punto è relativo all'articolo 17 e quindi ai finanziamenti nei confronti degli enti locali. Qualcuno ha messo in dubbio in quest'aula la sensibilità del Movimento 5 Stelle nei confronti degli enti locali, dell'autonomia degli enti locali e addirittura anche questa scarsa sensibilità, questo scarso senso di gratitudine da parte nostra nei confronti degli operatori sanitari e quindi mi permetto di fare qualche piccola precisazione. Relativamente ai fondi per i comuni, il CELVA si è espresso dopo che la Giunta ha fatto una trionfalistica conferenza stampa annunciando 40 milioni di euro a disposizione dei comuni. A quel punto il CELVA con entusiasmo ha detto: che bello, siamo tutti contenti. Sulla scorta di questo è stato approvato questo articolo, i soldi sono un po' calati, sono stati diversamente motivati, ma nel merito alla fine è venuta fuori una quota, sostanzialmente "figlia" di un ordine del giorno presentato dalla collega Pulz, relativo al sovragettito IMU e un'altra quota che a questo punto invece è destinata all'emergenza in cui vengono assegnati dei fondi uguali per tutti i comuni e per attività di investimento, ma discrezionali e indipendenti dall'emergenza sanitaria.

In prima battuta su questo punto il Movimento 5 Stelle ha presentato un primo emendamento finalizzato esclusivamente, mantenendo gli stessi importi, all'inserimento di un vincolo di destinazione che legasse queste spese non a dare i soldi alle imprese, come ha detto un mio collega parlando di questo, ma a dare i soldi alle imprese perché realizzino opere nell'ambito delle strutture pubbliche finalizzate alla soluzione dell'emergenza. Perché è su questo che stiamo legiferando in questo momento.

Mi piacerebbe sapere da questi miei colleghi che così tanto hanno criticato, sostenendo invece l'importanza del valore della votazione a larghissima maggioranza da parte del CELVA, se nell'analisi di questo provvedimento è stato preso in considerazione, visto che si parla di interventi sulle scuole, che non tutti i comuni valdostani hanno delle scuole medie e quindi su questo devono poter intervenire, non tutti i comuni valdostani hanno degli asili nido e su questi è importante intervenire. Non solo, ma l'intervento nelle scuole è particolarmente diversificato fra le scuole di paese, che hanno istituti con una certa dimensione e un minimo numero di studenti, rispetto agli studenti del fondovalle, per non parlare del capoluogo. Ma la proposta che è stata portata avanti, che è arrivata in aula fino a oggi e che ancora qualcuno sta difendendo, è di dare gli stessi identici soldi uguali a tutti, senza nemmeno imporre, se non come un vago suggerimento, l'utilizzo degli stessi per le scuole.

Arrivati di fronte a questa scarsa disponibilità al confronto, confrontandoci con altre forze politiche che volevano intervenire su questo articolo, abbiamo potuto inserire la possibilità di questo vincolo di destinazione ed è vero che questo comporta un taglio significativo, ma mirato e giustificato. L'articolo 17, così come proposto dalla maggioranza, invece non trova nessuna giustificazione della quale abbiate voluto metterci a parte, perché in nessuna maniera, in nessun documento sulle esigenze dei comuni, né prodotto dal CELVA né prodotto dalla Giunta, sono riuscito a capire come potessero coincidere le necessità con 300.000 euro in ognuno dei comuni valdostani. Da qui il sospetto, secondo noi piuttosto fondato, che invece l'esigenza fosse legata all'imminenza delle elezioni comunali. Sarei felice di essere smentito, però con dati, non con dichiarazioni.

Su un altro punto avrei ancora delle perplessità, perché qualcuno che, grazie alle indagini sulla 'ndrangheta si è visto strappare le braccia dalla medicina ed è venuto invece in questa aula, ha citato i dati relativi alle altre regioni del Nord Italia. Non interverrò sui dati dei contagi, perché questi effettivamente dipendono anche dall'effettuazione dei tamponi, ma sui dati dei decessi che sono stati dichiarati, fatto salvo il Veneto e il Friuli-Venezia Giulia, come sovrapponibili ai dati valdostani. Ecco, io confido che il collega in questione usi il bisturi molto meglio del pallottoliere, perché facendo un confronto con una provincia che è più o meno nelle stesse nostre condizioni, cioè una provincia sostanzialmente turistica e di montagna del Nord Italia come quella di Bolzano, in Valle d'Aosta ogni 100.000 abitanti ne sono morti 116, nella provincia di Bolzano ogni 100.000 abitanti ne sono morti 54, ben meno della metà. Possiamo giustificare questa cosa come vogliamo, ma dire che è solamente una dichiarazione allarmistica no, non me la sento di farlo, questi sono numeri e sono dati.

Sempre da parte dello stesso collega ci è stata evidenziata, ed è l'ultimo punto che affronterò, la nostra insensibilità, la nostra scarsa gratitudine nei confronti degli operatori sanitari. Nella nostra proposta, nei nostri emendamenti non c'è nessun taglio nei confronti di questa proposta, però sì, abbiamo evidenziato il fatto che dovendo investire risorse per la risoluzione di un'emergenza sanitaria, la tempistica e le modalità con cui le stesse dovranno essere investite sono diverse. Siamo fermamente convinti che abbiano lavorato ben oltre i loro doveri e che abbiano con la loro dedizione salvato tanti valdostani, pur nelle condizioni in cui sono stati messi, cioè con mascherine inadeguate, con continui tagli fatti da maggioranze sovrapponibili all'attuale, che hanno fatto tagli alla sanità negli anni passati, con un monitoraggio della situazione sanitaria all'interno delle strutture per gli anziani quasi nullo a inizio dell'emergenza sanitaria. Ebbene, queste persone hanno lavorato e salvato tantissime vite nonostante il lavoro da parte di questa maggioranza e meritano la gratitudine di tutti, ma meritano questa gratitudine in un modo un po' diverso da quello che viene formulato, e quindi quello che è stato detto da me ieri era che questo riconoscimento doveva avvenire alla fine dell'emergenza sanitaria e possibilmente non all'inizio della campagna elettorale. Perché probabilmente gli operatori sanitari che così tanto si sono impegnati non hanno richiesto questi soldi. Io nell'audizione non ricordo questa cosa da parte veramente di nessuno, però più volte ci hanno chiesto il riconoscimento della loro dignità, ci hanno chiesto il rispetto del loro lavoro.

Concluderò con la lettura di un articolo di giornale online relativo a un'iniziativa fatta dai medici che lavorano nei reparti Covid del Parini. "Il gruppo dei medici che lavorano nel reparto Covid del Parini si autotassa e destina una parte del proprio stipendio proprio al fondo emergenza Coronavirus Valle d'Aosta, nato per il sostegno alle iniziative volte a mitigare gli effetti collaterali prodotti dall'emergenza Covid-19. I medici dei reparti Covid, quindi in primissima linea nell'affrontare l'emergenza sanitaria, scrivono in una comunicazione ai colleghi e all'Azienda che hanno deciso di devolvere il 5 percento del proprio stipendio di aprile e maggio a favore del fondo emergenza. L'iniziativa - si legge nella comunicazione - è scaturita dal confronto tra colleghi anche in risposta all'immobilismo della classe politica di fronte a questo momento di profonda crisi socioeconomica. 'Durante questa emergenza - scrivono infatti i medici Covid - noi operatori siamo stati definiti "eroi" perché abbiamo e stiamo dedicando molte ore, energie fisiche, sforzi intellettuali e partecipazione emotiva all'assistenza dei malati colpiti da Coronavirus, ma siamo consapevoli di essere anche oggi - e stiamo parlando dei giorni in cui l'epidemia picchiava più forte sulla Valle d'Aosta - privilegiati perché possiamo fare il nostro lavoro ricevendo regolare compenso'".

Ecco, queste sono le motivazioni di qualche sospetto che non ci fosse in questo atto, come dichiarato dalla collega, gratitudine dei valdostani per tutti gli operatori che hanno gestito l'emergenza Covid. No, in questo atto, fatto in questo modo e fatto in questo momento, c'è tristemente sicuramente dell'altro. Grazie a tutti e confidiamo di riuscire comunque col nostro lavoro ad approvare una legge che porti la Valle d'Aosta fuori da questa emergenza.

Presidente - La parola al collega Restano.

Restano (VdA Ensemble) - Inizio anche io con i ringraziamenti alla Giunta, permettetemi, un po' ironicamente, per essere presenti, perché quando noi abbiamo chiesto di fare le audizioni della Commissione in presenza, non avevamo intenzione di guardarci negli occhi tra noi consiglieri, volevamo confrontarci direttamente con i componenti della Giunta, mentre voi vi siete ben guardati di scendere fin qua sotto a confrontarvi con noi; singolarmente ovviamente lo chiedevamo, non con tutti i dirigenti e la Giunta al completo. Ma questo non era da parte nostra un atto di presunzione o di prepotenza nei vostri confronti, perché poi per invocare la condivisione capite che diventa un po' difficile, collega Lavevaz, affermare che questa sia una legge condivisa, perché o lei è estremamente ingenuo o fa finta di esserlo. La legge n. 5 è stata condivisa, questa non lo è stata per niente. E se la Giunta per motivi evidenti non poteva scendere fino a qua, la condivisione poteva e doveva essere svolta tra consiglieri, che si vedevano, ma l'iniziativa è in capo ai consiglieri di maggioranza, ai capigruppo di maggioranza, e questo non è avvenuto. Quindi questa, da parte nostra, non è una legge condivisa; forse è ancora in tempo a diventarla, ma sino a questo momento di condivisione non vi è stato nulla. I giochetti di arrivare in Commissione con la legge preconfezionata e dire "la condividiamo" in un certo momento, sono giochetti vecchi che abbiamo già tutti vissuto à tour de rôle stando in maggioranza o in minoranza, e dopo qualche annetto si impara che non ci si deve cascare dal punto di vista politico.

Da parte nostra, comunque, accettiamo l'appello del Presidente alla condivisione. Se la condivisione è, come ha detto qualche mio collega, la disponibilità ad arrivare a una sintesi, sicuramente, se è una condivisione di facciata che avviene dopo un accordo già raggiunto sui diciotto, lo staremo a vedere, se no la invito Presidente con una mozione d'ordine a chiedere la sospensione o a utilizzare la pausa pasto per convocare la Conferenza dei Capigruppo e vedere se riusciamo a trovare una vera condivisione. Così vedremo cosa è possibile fare: da parte nostra e da parte di tutto il Consiglio, lo ha dimostrato la legge regionale n. 5, chi mi ha preceduto lo ha ben illustrato, la condivisione c'è sempre stata e adesso è inutile dire che questa è una legge condivisa, perché non corrisponde a verità.

Venendo al percorso del disegno di legge, come già detto da tanti colleghi che mi hanno preceduto, bisogna un po' risalire al periodo ante Covid e alla situazione del Consiglio decaduto, che ha reso molto difficoltoso comunque in ogni caso costruire le tre leggi. Soprattutto mi preme sottolineare come questa legge molto corposa l'avrei vista in maniera diversa: avrei diviso la parte sanitaria dalla parte più degli aiuti, dei ristori, dei contributi alle aziende e di altre iniziative diciamo prettamente finanziarie. Questo l'ho sempre affermato, perché le questioni sanitarie vanno discusse giustamente nella Commissione preposta, la V, e invece, vuoi per la questione delle videoconferenze, vuoi perché era associata a una norma finanziaria, molte volte abbiamo confuso i ruoli delle Commissioni e le audizioni dell'Assessore alla sanità sono avvenute anche in II Commissione, addirittura nella Conferenza dei Capigruppo, quindi è diventato un po' difficile raccogliere il materiale e anche confrontarsi serenamente su tutti gli argomenti; già non si era in presenza e quindi si sono ulteriormente complicate le cose.

Parte dell'argomento della sanità, con il disegno di legge n.43, era già stato accennato nel novembre del 2019 e questo fa riflettere sull'urgenza e l'emergenza di determinate iniziative. Forse sono diventate un pochino più urgenti adesso visto il Covid, ma dovevano già essere poste in essere prima, avanzate prima. Siamo da sempre critici, non è un segreto, rispetto a quella che è stata la gestione della parte sanitaria. Il collega Peinetti è intervenuto con una difesa d'ufficio, mi permetta collega, non necessaria, perché la sanità valdostana, i dipendenti della sanità, e all'elenco che ha fatto lei dei sanitari aggiungo i tecnici ma anche gli amministrativi, che si sono tutti adoperati e meritano l'inchino da parte nostra e tanti ringraziamenti, ma noi ci dobbiamo interrogare su altre cose. Noi dobbiamo fare il confronto politico e confrontarci con altre realtà territoriali. L'omogeneità dei dati e altri lavori di sintesi sui dati lo dovrebbe fare l'osservatorio che non abbiamo, lo dovrebbero fare i medici. Ma noi dobbiamo interrogarci su cosa ha fatto la politica, se ha agito correttamente, se abbiamo anticipato i tempi, perché era importante anticipare i tempi in questo caso, e vediamo cosa hanno fatto altre regioni non speciali e molto più grandi della nostra. Incide tantissimo, a mio modesto parere, anche la morfologia territoriale, perché le valli bergamasche non sono la Valle d'Aosta. Noi potevamo, a nostro modo di vedere, essere un caso di studio, un gioiellino, ma dovevamo avere la lungimiranza che forse, qua sì che bisogna fare il confronto, altri governi regionali hanno avuto, la capacità, essendo autonomi potevamo farlo, di decidere.

Il 31 gennaio eravamo qua in Consiglio, ma raccogliendo un po' di dati era già nota la situazione, erano già arrivate comunicazioni in assessorato riguardo all'epidemia o pandemia, come la si voleva chiamare all'epoca. Noi eravamo impegnati in Consiglio, avevamo la Fiera di Sant'Orso, poi abbiamo avuto la Coppa del mondo di Sci. Mentre noi facevamo questo la Regione Veneto è uscita, mi sembra un po' oltre la metà di febbraio, con una commissione che studiava l'urgenza e l'emergenza e già aveva previsto la collaborazione con l'ospedale di Padova, e avevano fatto delle scelte.

Potrà sembrare adesso molto facile dire cosa avremmo fatto noi se fossimo stati al governo. Alcune cose sono i temi che ritornano sempre. Sicuramente noi avremmo avuto un direttore generale della USL, sicuramente avremmo avuto un piano sociosanitario approvato, perché guardando tra i banchi della Giunta mi viene da fare alcune considerazioni. L'Assessore alla sanità e il Presidente, dal 2013 a oggi sono le persone che sono state più tempo in Giunta e hanno partecipato a tante scelte che hanno determinato il destino della sanità: i tagli famosi - giustificati, eh - e dovuti alla crisi. Mi ricordo nel 2016 il rimettere 20 milioni di euro alla sanità, a seguito del rimpasto di Giunta; la nostra spesa si attestava all'epoca sui 265 milioni euro - vado a spanne, non riprendetemi - poi c'erano stati i tagli di circa 30 milioni di euro, poi si è risaliti con quei 20 milioni di euro, e mi permetto sommessamente di correggervi. È vero, in parte sono stati rimessi i soldi sulla sanità, li rilanciamo. Il bilancio triennale 2019-2021, all'epoca ero in Giunta, prevedeva 263 milioni di euro alla sanità, ed era stato un forte segnale di ripresa. Successivamente il 2020-2022, Assessore mi corregga se sbaglio, prevede 291 milioni di euro e usufruisce dei fondi che il Governo che vi aveva preceduti era andato a recuperare a Roma... non io. Quindi non è tutto merito di questo Governo, come non era tutto merito del Governo che vi aveva preceduti. Se vogliamo in questo caso c'è stata una continuità amministrativa che è doverosa, però non è corretto dire: "Abbiamo rilanciato e stiamo rilanciando noi del Governo". Avete, è vero, la tendenza a fare un pochino da soli, soprattutto in questo ultimo periodo, l'ho evidenziato prima sulla condivisione, però è bene dire le cose come stanno e dare i meriti o parte dei meriti a chi è giusto che li abbia.

Ritorniamo a quello che avremmo fatto o non avremmo fatto. La politica a nostro modo di vedere doveva imporsi e acquistare l'estrattore, senza perdere le famose tre settimane come emerge un pochino dagli atti che ho potuto recuperare, questo per non doverlo comprare di seconda mano o in promozione. E forse prima ancora - Assessore, me lo deve confermare - io le chiesi: "Ma abbiamo una strategia?" e lei mi rispose: "Certo che ce l'abbiamo", ma non ce l'ha mai illustrata. Il Presidente del Veneto è andato in televisione a illustrare la strategia; si può concordare o meno, ma era la strategia politica che indicava una direzione, che è quella sulla quale noi avremmo avuto piacere di confrontarci.

Non abbiamo perso le opportunità di dire che noi avremmo fatto molti più tamponi, perché il dato di oggi che ci dice che abbiamo tanti tamponi è un dato che va preso per quello che; a nostro modo di vedere sono i tamponi nell'unità di tempo, in un certo periodo, con i test sierologici, che ci poteva permettere, allora sì, in presenza di tamponi e di dati significativi di dire: "Venite in Valle d'Aosta" o "Non venite in Valle d'Aosta". Poi poteva capitare e nessuno viene criminalizzato per questo, ma bisogna vedere qual è il dato alla base che ci permette di fare l'affermazione ed è anche tutto da provare se le nostre contaminazioni o meno siano dovute all'afflusso dei turisti di quel famoso weekend. Noi non l'avremmo fatto, perché non avevamo la strategia e i dati. Perlomeno, la strategia forse ce l'avevate, ma non ce l'avevate detta; adesso non mi ricordo la data della richiesta. Il 6 di marzo in una riunione della Conferenza dei Capigruppo dissi che bisognava intervenire sull'ospedale e sulle microcomunità (è tutto registrato), perché altrimenti saremmo diventati gli incubatori del virus. Prima di intervenire sulle microcomunità sono passati oltre 20 giorni: procedure, mi sembra il 26 di marzo, poi potrei sbagliarmi.

La politica, non è per dare delle responsabilità, ma doveva agire su queste cose. La politica deve fidarsi dei medici, perché han fatto benissimo il loro lavoro, in ospedale hanno lavorato benissimo, ma doveva mettere... e lo chiesi anche al direttore dell'unità di crisi: "Ma vi abbiamo messo in condizioni di lavorare?" e lui disse di sì. In realtà, per me, così non è stato, perché noi non abbiamo avuto in mano la strategia, non l'abbiamo comunicata alla popolazione, hanno dovuto intervenire i sindaci sulle micro, non abbiamo diviso i flussi, che è un elemento importantissimo in questo momento, sul territorio siamo stati assenti. Poi i medici sono stati bravi, abbiamo dovuto triplicare, come ha detto bene il collega Peinetti, i posti in terapia intensiva, è avvenuto anche in altre regioni, ma questo confronto continuo con le regioni molto più grosse, che hanno molte difficoltà, che hanno tante aziende sanitarie, ma questo già ci mette in difficoltà, perché noi eravamo più avanti. Adesso dobbiamo dire: "No, no, ma siamo stati bravi come quella regione... più bravi della Lombardia, più bravi... ", ma noi avevamo un'altra sanità, avevamo un'altra capacità di agire.

Forse i famosi tagli ci hanno portato un pochino verso il basso, ma la necessità è quella di reagire. E politicamente reagire, permettetemi, non lo possiamo fare con questa legge, perché non è questa la legge giusta, non è il momento, non abbiamo la piena operatività né della Giunta né del Consiglio. È per questo motivo che alcuni dei provvedimenti inseriti nella norma, a mio modo di vedere, non sono propriamente corretti. Vengo anche a citarli. Quando andiamo a creare o a ricostruire l'articolo 5 della legge del 2000, lo dice uno che - questo me lo dovete concedere - sono anni che faccio questa battaglia, sono andato un po' indietro negli anni per vedere tutti gli interventi e per ricordarmi quanto tempo fosse che chiedevo la riapertura dell'osservatorio. Ma per l'osservatorio è solo da dare l'incarico e riaprirlo! Non c'è bisogno di cambiare l'articolato, non è sostanziale. Abbiamo aggiunto quattro punti, ma forse lo potrebbe fare il coordinatore o la Giunta. Quindi un dubbio sull'articolo 74, un forte dubbio sull'articolo 74, ce l'abbiamo.

Per quanto riguarda la sorveglianza epidemiologica dell'azienda USL, l'articolo 78, non si può che condividere, noi ci siamo permessi di presentare un emendamento, poi lo illustrerò, sostanzialmente non cambia molto le cose, ma ci sono degli aspetti formali che, a nostro modo di vedere, vanno corretti - questo sì che è urgente, è urgentissimo, lo era già tre anni fa Assessore - questi aspetti formali vanno corretti perché l'assessore Chatrian a volte ci insegna che anche la forma è sostanza, e poi le spiegherò cosa intendiamo in questo caso riferito al servizio di epidemiologia.

Alcune altre cose che riguardano la sanità ci vedono intervenire con degli emendamenti che poi avremo la possibilità di spiegare quando si parlerà degli articoli specifici. Invece, permettetemi, il grande assente di questa norma è il turismo, tanto che non lo abbiamo neppure citato, non abbiamo neppure dedicato un capo al turismo. Abbiamo anche in questo caso prodotto un emendamento. A dire il vero avete inserito - permettetemi una battuta - una serie di articoli a mo' di copia e incolla, che riguardano gli aiuti alle imprese del settore. Perché ho detto: a mo' di copia e incolla? Perché riguardano gli acquisti dei DPI, sostanzialmente, gli investimenti sulla digitalizzazione e le consulenze per il marketing, che sono cose condivisibili. Nelle audizioni, se mi ricordo bene, le associazioni di categoria, la Camera di Commercio, hanno sempre continuato a insistere sul famoso "marchio ombrello", che qui non viene recepito e posso ben capire il perché. Ma ho richiamato la questione del marchio ombrello perché è un pochino, tutto questo settore, in contraddizione con le iniziative di investimenti e di consulenze marketing per le singole imprese. Chi vive il territorio, alcuni sindaci lo possono anche testimoniare, si trova a gestire questo problema, che ogni singola azienda e ogni singolo comune vuole fare il proprio percorso di consulenza e il timore è che, andando a investire dei soldi in questo senso, ci scappi ulteriormente la corda della cosa e - ahimè - il marchio ombrello si allontani ancora di più e con esso tutte quelle strategia di marketing che ci vengono consigliate da chi si occupa prevalentemente di questo settore.

Dicevo che il capo sul turismo manca. Tutti hanno citato il rapporto di Banca d'Italia, abbiamo appreso con grande dispiacere che il settore turistico è in ginocchio e che ha necessità di essere rilanciato. Servono risorse e qualcuno prima di me, forse proprio il collega Lavevaz, ha detto: "non vedo idee illuminate"; beh, in questo settore, permettetemi di dire, non ce ne sono proprio su questa legge. Con una serie di emendamenti, quattro idee abbiamo cercato di metterle, ma recependo quello che ci hanno invitato a inserire gli operatori del settore e anche in questo caso avremo modo di illustrarli caso per caso. Abbiamo ripreso il progetto "Valle d'Aosta picnic", abbiamo ripreso insieme, soprattutto altri colleghi, il voucher per il turismo. Sono iniziative che tendono a portare risorse nei comuni, a portare gente nei comuni e quindi dare la possibilità, non solo a chi si occupa di edilizia pubblica, di lavorare, perché sono queste aziende, queste persone che danno lavoro ad altre persone e fanno ripartire l'edilizia privata. Abbiamo due tipi di edilizia: quella pubblica gestita dalla regione e dalle amministrazioni comunali, ma una risorsa altrettanto importante è quella dell'edilizia privata. E qui si inserisce anche l'opportunità di fare avere i mutui, questo per giustificare la proposta che è stata fatta sull'articolo 17, che non è di sottrarre, è di dare direttamente alla popolazione nei comuni. A tale proposito poi vi accennerò anche un ordine del giorno che abbiamo appena presentato.

Così facendo si danno soldi direttamente alla popolazione, ma come dice sempre il presidente dell'ADAVA, diamo l'opportunità agli albergatori, se riusciranno a ripartire, anche attraverso gli investimenti di consulenza e marketing che avete proposto voi, ma anche attraverso le nostre proposte, riusciranno a far rimettere quelle famose gru accanto alle loro strutture. Ma se non diamo l'opportunità di ricevere i mutui non aprono le gru nei nostri comuni, non riescono a montare le gru. E per questo, non per mancanza di fiducia, non perché si vuole dare contro ai comuni che abbiamo utilizzato quei fondi in più, che erano stati proposti attraverso un accordo quasi privato segreto tra i due presidenti ai comuni, e abbiamo proposto di utilizzarli per i comuni, per la popolazione della Valle d'Aosta in maniera diversa.

A tale proposito mi permetto di dire che un ordine del giorno verterà proprio su questo, così come sollecitato, mi sembra, dal presidente della Chambre, così come abbiamo potuto ascoltare in quest'aula, anche in virtù dell'invito del Presidente della Regione. È un ordine del giorno dirà: sentito il dibattito sull'articolo 17, visto che abbiamo delle risorse che mi sembra siano ancora disponibili o siano appena giunte, valutiamo insieme la quarta proposta di legge nei prossimi giorni, valutiamo di dare, se è il caso, a seconda dei progetti, ulteriori fondi ai comuni, valutiamo se dare dei soldi alle scuole e alle insegnanti per gli organici. Ieri sera c'è stata un'interessante riunione nel salone Maria Ida Viglino dove abbiamo appreso tante - ahimè - notizie non felici e se c'è la possibilità di intervenire in questo settore perché non farlo? Vediamo di farlo. Qualche dubbio l'ho già detto ieri, avendo fatto il sindaco ho potuto valutare quelli che sono gli interventi possibili da eseguire all'interno di una scuola nel periodo di sosta estiva: non molti! Non molti interventi strutturali. Ho dei dubbi in più che queste risorse possano andare al di là di quattro pareti in cartongesso, in assenza di una progettazione già iniziata da tempo, quindi dei soldi - giustamente ci ricordava il collega ieri - già a disposizione possono andare a incidere su queste iniziative, perché l'amministrazione pubblica non è in grado di farlo. Si potrà agire con dei piccoli tacconi, però noi quello che proporremo è proprio questo, un quarto intervento legislativo, come chiesto dal presidente della Chambre, come è emerso ieri dal dibattito e raccogliendo l'invito del presidente, permettere di aprire a quella condivisione forse tardiva, ma che noi siamo sempre stati disponibili a dare e quindi sempre disponibili al confronto.

Termino ritornando sulla sanità dicendo che noi altre cose avremmo voluto vedere, voluto fare, e su questo sì bisogna guardare le altre regioni. Mi sembra che ci sia una regione del Nord che abbia già previsto l'esaurimento delle liste d'attesa per il mese di settembre, noi dobbiamo ancora riaprire i consultori. Anche su questo ci sarà un ordine del giorno. Vengano riaperti immediatamente e le scuse "non c'è il personale" non sono sufficienti. Anche gli annunci televisivi: "sapete che del personale amministrativo dell'USL è stato spostato con una comunicazione telefonica dalla sera al mattino". Personale dell'USL, a cui è giusto dare il premio, che sta ancora aspettando gli straordinari, l'indennità di turno, l'indennità festiva. Prima lavorava mezza giornata, si è resa disponibile a far di tutto e questo personale è disponibile ad andare nei consultori per le prenotazioni. Riapriamo i punti di prelievo, riapriamo le visite, così decongestioniamo l'ospedale come richiesto dal collega Peinetti, ma se dormiamo non possiamo prendere pesci.

Presidente - La parola alla collega Pulz.

Pulz (ADU VDA) - Sento anche io l'esigenza di approfondire, seppure velocemente, la nostra visione di insieme di questo provvedimento di legge per come ci è giunto e prima che esca dalle forche caudine di questa maratona consiliare. Parto dalla considerazione che quello che stiamo vivendo è un momento davvero difficile per tante ragioni. Occorre senz'altro contemperare la tutela della salute, perché il virus non è sparito per niente, come ha spiegato prima il collega Peinetti, e occorre contemperare le esigenze di sostegno e rilancio dell'economia, del lavoro e delle importantissime relazioni sociali. E bisogna farlo, lo abbiamo fatto, abbiamo cercato di farlo con due organi, la Giunta e il Consiglio, entrambi con poteri limitati proprio in piena emergenza. Questa è stata una sfortuna incredibile.

Io che sono un'umile operaia della filosofia, mi sono molto stupita della definizione di "parossismo consiliare" di un noto professore locale di diritto, che parla addirittura del rovesciamento di un assetto che secondo lui in emergenza dovrebbe essere a prevalente trazione governativa. Ma mi sono chiesta: quali sono i fondamenti normativi di questa riflessione, di fatto molto più politica che tecnica? Io non ne ho trovato mezzo e quindi mi sono ancora stupita di più. Ogni decisione indifferibile e urgente connessa all'emergenza e non chiaramente ascritta alle competenze dell'esecutivo deve comunque passare dall'organo da cui promana la legittimazione stessa dell'esecutivo; o no?! Il Consiglio, nel bene e nel male, ha poi rappresentato il cuore del sistema istituzionale valdostano, per chi ha un po' di memoria storica, e questo in base al nostro Statuto speciale. È stato un simbolo di confronto e di dialogo nella storia di questa regione e ci auguriamo fortemente che la sua vita continui in quella direzione.

Quello che so con assoluta certezza è che Giunta e Consiglio sono due organi che negli ultimi mesi hanno sprecato molte energie preziose in una guerra alla delegittimazione reciproca che si doveva, non solo si poteva, ma si doveva evitare. Il risultato di questa contrapposizione, cui non si sono purtroppo sottratte nemmeno le più alte cariche istituzionali della Regione Valle d'Aosta, è stato quello di rendere tutti meno credibili davanti alle richieste della popolazione. Un'altra pessima prova della politica insomma. Se poi guardiamo ai provvedimenti che siamo riusciti ad approvare durante l'emergenza, è proprio evidente che finora non è stato fatto abbastanza. Ci sono state delle impuntature istituzionali, come nel mancato e, secondo noi, grave reintegro degli assessori. Ci sono stati molti errori di valutazione, lungaggini applicative di cui dobbiamo assumerci la responsabilità, anche, io credo, chiedendo scusa alla popolazione; come ho già detto il primo giorno, lunedì, ogni tanto bisogna saperlo fare umilmente.

Ora comunque con questo disegno di legge si cerca un po' di rimediare. È tardi, questa è la prima cosa da dire, è tardi! Siamo quasi a luglio, doveva essere pronto a maggio. Ma, per noi almeno, non è questo il tempo delle battaglie strumentali sulla pelle delle persone. Lavoratori, imprese, famiglie, giovani, tutti quanti in questo momento ci chiedono una cosa sola: massima serietà e un alto senso di responsabilità, quello che forse in due anni non siamo stati capaci di dimostrare. Per questo noi non possiamo associarci alle polemiche della destra valdostana che si aggira come un gipeto... scusate, come un avvoltoio tra le macerie, alla caccia di un voto in più per le prossime regionali. Ma non possiamo nemmeno associarci a quei pezzi di ex maggioranza che ci sembrano del tutto privi di prospettive etiche e ideali, e dimentichi pure dei disastri prodotti in tanti anni di mal governo, che cercano ora di piantare un po' disperatamente le loro bandierine, per recuperare quel terreno perduto.

Noi siamo sinceramente stanchi di questo teatrino che è piuttosto squallido e ci chiamiamo del tutto fuori da questo modo di intendere la politica, fuori da questa politica. Tenendoci lontani da queste logiche abbiamo cercato di concentrarci con tutta l'energia che abbiamo sul testo che è arrivato in Consiglio e lo abbiamo valutato senza preconcetti e cercando di fare delle proposte di senso per migliorarlo. Però una cosa ci è sembrata subito chiara: dietro questo disegno di legge non c'è alcuna visione di futuro. Qualcuno può facilmente controbattere: "Questo non è il tempo delle visioni. Siamo in emergenza, quindi ci vogliono delle logiche emergenziali". Sarebbe facile anche aggiungere che la prorogatio non consente nessuna programmazione. È tutto vero, è sacrosanto, è così. Eppure, questo è un alibi che lascia scoperte e rende imbarazzanti le fragilità strutturali di questa regione, che portano una firma politica chiara e che il virus e il lockdown hanno semplicemente messo in maggiore evidenza, purtroppo tutte insieme. Per utilizzare il gergo della medicina, senza voler rubare le professioni altrui, mancavano gli anticorpi, perché nessuno ha pensato che andassero costruiti e rinforzati. E ora purtroppo il risultato si vede ed è molto, molto preoccupante.

Lo sviluppo di questa regione è infatti stato affidato al caso, se no non sarebbe crollato tutto in pochi mesi. Cucchiaiate di vitamine distribuite a prescindere dalle vere necessità: "prenditi queste". Chi ne aveva maggior bisogno è rimasto però indietro. Chi non necessitava di quelle vitamine cosa ha fatto? Le ha gettate nel cestino. Cosi quando il tessuto socioeconomico della nostra regione è stato colpito, gli effetti sono sfuggiti di mano, abbiamo perso il controllo e non abbiamo ancora visto tutto; ne avremo probabilmente una conferma, speriamo non troppo drammatica, nei prossimi mesi. Ad aggravare la situazione c'è il fatto che dopo le vitamine, anche gli antibiotici in piena emergenza sono stati distribuiti a caso e continuiamo a distribuirli a caso, con il rischio di sprecare risorse che dovrebbero essere concentrate nella cura di chi è davvero malato. Tale è la logica di questo provvedimento. Ci dispiace, ma questo è quanto abbiamo letto.

Tutto ciò è grave, ma siamo consapevoli che per cambiare le cose ci vogliono i numeri. Io conto per uno e, insomma, per cambiare le cose ci vorrà necessariamente un'altra consiliatura. Oggi noi che cosa possiamo fare? Molto umilmente possiamo solo cercare, come abbiamo fatto in tutti questi mesi, di dare un piccolo contributo onesto per correggere il tiro, quando ormai gran parte delle scelte sono state fatte assolutamente senza di noi. Per questo abbiamo cercato di mettere l'accento sulle priorità. Ieri ho parlato solo di scuola, praticamente, di scuola e cultura, perché la scuola è la vera priorità, e insisto ancora una volta, perché mi pare che non ne siamo coscienti. Sulla scuola abbiamo moltissimi dubbi, moltissime preoccupazioni che ho evidenziato nel dettaglio, e ci torneremo con gli ordini del giorno che abbiamo dedicato solo alla scuola e con i vari emendamenti. Si tratta di una voragine che sta per aprirsi senza che questo Consiglio ne sia cosciente davvero. E poi speriamo ancora che si facciano scelte sensate con il voto agli emendamenti, sulle risorse per quei settori che hanno rischiato fortemente di essere dimenticati, a partire proprio da quello della cultura.

Noi non possiamo dire, prima che inizi tutta la discussione sul provvedimento, di essere soddisfatti. Gli aiuti a pioggia rimangono e pensando al futuro prossimo il prossimo Consiglio si troverà a dover ricostruire tanto e speriamo vivamente che nasca meglio e più fortunato dell'attuale.

Presidente - Per secondo intervento, la parola al collega Aggravi.

Aggravi (LEGA VDA) - Volevo fare anch'io alcune brevissime considerazioni rispetto a quello che è emerso nel dibattito, senza portare via troppo tempo, perché credo che sia comunque importante fare delle puntualizzazioni su quello che è stato detto. Prima di tutto volevo soltanto ricordare, riguardo al percorso che c'è stato sulla legge n. 6, che ieri il collega Lavevaz appunto citava che c'era stato da parte del CPEL, da parte dei sindaci, una proposta, a differenza di quello che io avevo detto, ovvero che il sistema degli enti locali in più di un'occasione non ha dimostrato, io lo dico impropriamente, di sapere quale sarebbe stata la via verso la quale si doveva andare. In realtà, forse perché lui è arrivato poi successivamente, ma ricordiamo che già un piccolo incidente diplomatico c'era stato con il Consiglio permanente degli enti locali, purtroppo, con un tentativo a mio giudizio un po' maldestro di cercare di impedire che quest'aula potesse discutere proprio quella proposta che noi avevamo definito "martire" di legge n. 6, che per decorrenza dei termini arrivava in aula, perché nulla all'epoca fu fatto.

Con una serie di lettere, io direi anche che è un po' come la requisizione degli avanzi che ha dato forse scalpore nella storia degli enti locali, si chiedeva sostanzialmente alle principali figure del Consiglio e della Giunta dell'epoca di non dar corso alla discussione di quella legge; a mio giudizio qualcosa che non faceva bene ai rapporti tra Consiglio e CPEL. All'epoca effettivamente, ripeto, la cosa poi in qualche maniera si risolse, ma non si andò avanti e purtroppo siamo un po' tutti colpevoli, ma dico tutti non soltanto limitandoci a noi trentacinque, rispetto poi a un qualcosa che effettivamente per colpa appunto della fine della legislatura, la famosa commissione che poi si riuscì a costituire, non portò avanti. E la commissione aveva proprio l'obiettivo di andare poi anche a definire una forma di concertazione, contrattazione con gli stessi enti locali, cosa che non c'era stata prima e sicuramente io all'epoca non c'ero, ma il percorso della legge n. 6 era stato ben diverso e anche lì, come ho ricordato ieri e non ci torno, fu data appunto una scure sui comuni.

Per quanto riguarda, in parte l'ha detto qualche altro collega, le necessità degli enti locali riguardo a scuole, riguardo alla ripartenza soprattutto dei plessi scolastici, ne siamo tutti consapevoli e sono contento che il collega abbia appunto detto che c'è questa necessità, perché quindi il subemendamento che abbiamo firmato con altri colleghi, che vincola comunque l'utilizzo di quelle risorse a determinate necessità date dall'emergenza, avrà pieni voti, perché io mi chiedo se queste sono le necessità, perché già a priori non è stato definito un vincolo nella destinazione di quelle risorse, ma assomigliano così tanto a un argent de poche che è reso in disponibilità. Medesima cosa, voglio ricordarlo, la stessa clausola di ritorno alla Regione in caso di non utilizzo di quelle risorse, rispetto alla bozza del 15 di maggio, è sparita; un motivo ci sarà, non ci è stata data piena contezza, perché molto probabilmente la preoccupazione è che quelle risorse non verranno effettivamente spese e quindi si è preferito non definire questo meccanismo.

Per quanto riguarda poi la legge n. 48 non ci sono voluto tornare sopra, ma sicuramente la deroga della legge n. 48, io lo dissi di ricordo nel primo incontro che da neo Assessore alle finanze ebbi con la presidente Spelgatti e il consiglio di amministrazione del CPEL, appunto non eravamo stati comunque noi a inventare questa deroga, era un qualcosa che proseguiva e quindi forse questo ci fa capire che c'è un problema complessivo di riforma degli enti locali, anche per quelle che sono appunto le modalità di gestione della finanza derivata, perché fino a prova contraria un sistema di autonomia e di federalismo ha dei livelli e quindi giustamente quella che poi è spesso tradotta come "politica dei rubinetti", che non abbiamo assolutamente inventato noi, qui abbiamo anche una politica dei rubinetti intermedi, perché sulla legge n. 48 sappiamo che alcuni comuni sono in serie A, alcuni in serie B e qualcuno ancora in interregionale, seppure contribuisca moltissimo all'economia e soprattutto al gettito della Regione.

Per quanto riguarda le passage sur le terrible sovranismo, c'est très facile de citer le collègue Manfrin, dont les positions on les connaît. Mais pour ce qui me regarde, pour ce qui nous regarde, je pense que l'action politique que j'ai conduit et que je voudrais encore chercher de produire c'est celle de réaliser la souveraineté politique du Val d'Aoste par les voix démocratiques, je le souligne car c'est très important dans cette période de le dire, car quelqu'un a un peu des idées complexes pour ce qui est de l'indépendance, la démocratie, l'autonomisme, donc c'est bien de souligner que les voix démocratiques sont encore, à mon avis, encore très importantes. "Afin de seconder l'aspiration du peuple valdôtain à l'autogouvernement, dans le cadre d'une Europe des peuples". Je pense que cette petite phrase va vous rappeler quelque chose et vous démontrer qu'on est, oui, probablement, on a un souverainisme qu'on peut l'appeler comme on veut, mais pour ce qu'il est de l'intérêt et du but du peuple valdôtain, pas d'autre. Hier je l'ai dit et je le rappelle, je le souligne et je ne le dis pas seulement à nous les trente-cinq, mais à tous les valdôtains qui sont, disons, en dehors du Palais.

Per quanto riguarda invece altri due temi, concordo con quanto detto dal presidente della II Commissione e in parte ieri avevo già fatto questo passaggio. È vero, è inutile dare a un uomo un pesce oggi senza insegnargli a pescare, è anche vero che insegnare a pescare a un uomo senza i dovuti strumenti è difficile. Noi qui possiamo dire - dobbiamo fare un po' un mea culpa, anche se voglio ringraziare comunque le persone dell'amministrazione che si impegnano e che si sono impegnate nel portare avanti la macchina, anche in un momento di difficoltà come questa - che qualcosa forse non ha funzionato, perché possiamo parlare di libera impresa, di enti locali, di sistema, di tutto quanto, però poi se il lavoro agile o smart working non funziona a dovere, e non lo dico solo in caso di pandemia, forse abbiamo scoperto che una falla nel sistema anche grossa c'è e giustamente non è questa legislatura, perché sostanzialmente è morta, che dovrà definire una riforma della pubblica amministrazione, ma insieme a una riforma istituzionale di cui abbiamo eminenti ideologhi e guru, io direi, anche se poi sono alla fine gli architetti che ci hanno portato a questo sistema di instabilità, è anche bene ricordarlo, perché qualcuno magari in primo piano, qualcuno magari nelle segrete stanze delle biblioteche polverose, hanno sostanzialmente contribuito per eliminare politicamente una persona che non è più presente in questi banchi e non ce l'hanno fatta, perché è un po' come dice sempre Tremonti, ci sono questi mostri nei videogiochi che riappaiono, allora ci hanno provato tutte le volte, ma alla fine se non ci arrivava la Magistratura, quel mostro da videogame continuava a emergere. Ebbene, oggi ci dicono che questo sistema non va bene, che bisogna cambiare gli equilibri del sistema, il Consiglio ha troppi poteri, "bla, bla, bla, bla". Io ricordo grandi discorsi che si fecero per cambiare delle leggi elettorali sbagliate, ma sostanzialmente possiamo dire oggi con tutta certezza che quelle parole forse non ci hanno portato a una stabilità politica degli ultimi anni.

Un ultimo pensiero lo voglio dedicare alla collega Pulz che gioca sempre a stare al di sopra di tutti e al di sopra delle parti. Lei sicuramente conosce Bertolt Brecht molto meglio di me, ma sa che c'è una delle sue opere che è La linea di condotta, che parla di quei quattro agitatori che cercavano appunto di agitare le acque di una società per scatenare una rivoluzione, una sommossa, e poi ne apparve un altro che poi alla fine dovettero eliminare, perché stava rovinando i piani. E al di sopra di tutto, perché costui e perché il collegio giudicante disse che questi quattro avevano fatto bene a eliminare questo giovane agitatore? Perché quel giovane agitatore si lasciava andare un po' alla pietà, ai sentimenti, non andava bene alla propaganda e non andava bene al partito. Sa, spesso e volentieri, è vero, ci sono avvoltoi, gipeti che girano su varie macerie, ma c'è anche questo agitatore che poi prima o poi viene eliminato dai suoi stessi compagni. Io non voglio che questo sia un augurio, ma penso che quando si fanno certi tipi di accuse bisogna tener conto che poi, alla fine, uno guarda spesso gli altri ma è bene che guardi le proprie spalle, perché anche grandi consigli che vengono dati non sono sempre funzionali alla vita di questo quinto agitatore che voleva cambiare le cose, ma che poi finì male e che fu cambiato dai suoi compagni direttamente.

Presidente - Ha chiesto la parola la collega Favre.

Favre (AV) - Solo un breve commento anche da parte mia su questo importante disegno di legge che ci apprestiamo a esaminare e a votare, mi auguro positivamente. Sarò breve, perché seppur rispettosa e fortemente convinta della fondamentale importanza della dialettica politica, condivido la posizione della collega Trione che ha rimarcato il quadro surreale nel quale noi consiglieri novelli ci siamo ritrovati in quest'aula, e preferisco pertanto non ripetere concetti che sono già stati espressi e ripresi da colleghi che possono certamente vantare maggiore esperienza politica della sottoscritta. Mi preme tuttavia sottolineare la surrealità della situazione in cui ci troviamo a lavorare, prorogati per un'infausta crisi sanitaria che ci ha obbligato a rinviare elezioni già fissate, che avrebbero certamente ridato, se si fossero svolte nel mese di aprile, un nuovo assetto a quest'aula. Quanto sarà di nuovo, perché tutti per esperienza sappiamo che non sempre dietro al nuovo si celano reali ammiratori e sostenitori dei cambiamenti, lo vedremo comunque solo dopo le elezioni, che speriamo possano svolgersi in fretta, insieme al rinnovo dei consigli comunali della Valle d'Aosta.

Ci è stato richiesto, lo avete detto tutti colleghi, da parte delle categorie della comunità, attraverso i diversi portavoce che abbiamo avuto modo di ascoltare, al fine di recepire le specifiche esigenze, uno sforzo maggiore nel trovare una sintesi capace di portare all'approvazione di questa legge necessaria per finanziare misure di aiuto e sostegno a categorie, imprese, lavoratori e famiglie della nostra comunità. È evidente che questo è stato fatto dalla Giunta e dai consiglieri, dai gruppi consiliari in momenti distinti e secondo modalità diverse da quanto fatto per il precedente disegno di legge di aiuti Covid portato in aula ad aprile, come già ricordato da alcuni colleghi. Proprio sul lavoro dei colleghi rivendico, anche in risposta a certe domande da parte di colleghi che si stupivano della presenza di emendamenti da parte dei gruppi di Alliance Valdôtaine e Union Valdôtaine, la voglia e il diritto di contribuire in maniera trasparente anche da parte nostra, senza il timore di partecipare attivamente su un documento elaborato dalla Giunta che sosteniamo, e lo abbiamo fatto su specifici settori che animano la discussione all'interno dei nostri gruppi, quali il mondo culturale, le produzioni agricole, la scuola, la sanità.

Questo disegno era certamente perfettibile, lo era in un'ottica di collaborazione da parte di tutti, ma soprattutto della volontà, che è mancata evidentemente, di produrre uno strumento capace di fare sintesi. Tale sintesi, va detto però, non è mancata per forzature o per testardaggine da parte di qualcuno, ma è mancata purtroppo per visioni lontane sull'utilizzo e la destinazione di una parte delle risorse. Non scendo nel dettaglio che è ben noto a tutti e di cui parleremo e abbiamo parlato finora e ritorneremo nel corso dell'esame dell'articolato. Al di là di queste visioni differenti legittime, vanno però giustamente rimarcati gli aspetti che servono invece a questa aula per fare sintesi, ed è questo il dato su cui dovranno ragionare anche in futuro coloro che ancora avranno voglia di prestare la propria disponibilità per il Consiglio regionale. Quindi ecco gli elementi che ho visto e che tengo a sottolineare: da un lato la responsabilità di alcuni colleghi, cito Stella Alpina, Barocco, Rete Civica, ADU, Rini, le cui proposte sono state presentate in chiave visibilmente propositiva; dall'altro l'interessante lavoro svolto dalla Lega nel proporre soluzioni economiche diverse, ma concrete. Su altri ammetto, per mia evidente incapacità, fatico a comprendere il continuo oscillare di chi, politico di lungo corso, si caratterizza per posizioni variabili su tematiche che potremmo quasi definire identitarie in termini di personale formazione politica, oppure la costantemente ferma posizione di quei gruppi che tendono a ergersi in cattedra per la paura di essere rischiosamente governativi e dimostrano oggi nuovamente di avere idee molto confuse sul concetto di federalismo e di valorizzazione delle collettività locali. Ma in fondo non si deve capire proprio tutto.

Presidente - La parola al collega Bertin.

Bertin (RC-AC) - Sarò breve anche vista l'ora, ormai siamo in chiusura. La pandemia ha messo in evidenza tutte le criticità e le debolezze di questo sistema. Il sistema politico, l'apparato amministrativo e burocratico, con molte difficoltà hanno reagito a questa epidemia alla quale nessuno era pronto. Ma sono limiti che già conoscevamo, che sono stati messi maggiormente in evidenza. Una situazione che deve essere ovviamente affrontata, perché a questo punto non si può più far finta che non ci sia qualcosa che non funziona in questa macchina e in questo sistema.

Il fatto di essere in prorogatio con un Consiglio sciolto, evidentemente ha ancor più aggravato le difficoltà di questo sistema. Purtroppo però anche in questa situazione si sarebbe dovuto cercare in qualche modo qualche soluzione, non ricadendo nei vecchi schemi, ma cercando di rispondere a questa terribile situazione di pandemia che ha impedito di svolgere le elezioni, come diceva in precedenza la collega Favre. Si sarebbe dovuto cercare di gestire in modo migliore questa fase estremamente difficile. Si è fatta molta discussione, ma poi alla fine si è sempre un po' ricaduti negli stessi meccanismi.

Ad esempio, sin dall'inizio si è parlato dell'opportunità di nominare un commissario straordinario al Covid, una figura che avrebbe dovuto essere di raccordo, di tecnica organizzativa per dare delle risposte e punti di riferimento per tutti, per coordinare questa attività. Abbiamo visto fra i vari soggetti che si sono occupati dell'emergenza, dalla Protezione civile all'aspetto sanitario, l'USL, eccetera; abbiamo visto anche in Commissione che è mancato un coordinamento, si chiedevano delle informazioni: "mah, non so, forse bisogna chiedere all'USL, forse bisogna chiedere alla Protezione civile". È mancata assolutamente una figura che avesse in qualche modo rappresentato una sintesi, ci si è persi in discussioni se questo doveva essere o no un medico e alla fine non si è nominato, e secondo me si è fatto un errore. Come dicevo, si è evidenziata poi in Commissione questa mancata coordinazione tra i vari soggetti, con addirittura i Vigili del fuoco che sono venuti in Commissione a lamentarsi del fatto di non essere stati utilizzati. Paradosso, di solito i dipendenti pubblici si lamentano che lavorano troppo, succede raramente il contrario, e questo fa onore ai Vigili del fuoco, ma ha evidenziato evidentemente un problema all'interno di questa macchina, che forse una figura esterna avrebbe potuto meglio coordinare e togliere anche un po' un protagonismo inutile da parte di alcuni e anche della politica.

Perché non si è fatto? Perché no! Come la canzone di Jannacci: non l'abbiamo capito! Un Consiglio sciolto e una Giunta dimezzata non hanno aiutato, lo ripeto, a gestire la situazione, ma si sarebbe dovuti intervenire, ad esempio, per la questione della Giunta dimezzata. C'era bisogno di un governo in una fase così delicata e difficile, di una presenza di un governo non soltanto alle conferenze stampa, ma in generale, che desse la concretezza di esserci, soprattutto nella fase iniziale di questa crisi, perché sapevamo che fino a ottobre non si sarebbe potuto votare. Ed era necessario reintegrare una Giunta dimezzata e che rischiava di sgangherarsi. Addirittura, ventuno consiglieri, in modo trasversale, hanno sollecitato questa scelta e hanno evidenziato un problema. E un problema c'era: dare solidità a un governo che avrebbe potuto anche permettere una navigazione migliore, coinvolgendo altre persone e altre sensibilità, aprendosi alla partecipazione di tutti, proprio in ragione di una eccezionalità della situazione di questa pandemia.

Per quanto mi riguarda, l'ho detto all'epoca, a mio avviso doveva essere un intervento minimo di due persone, di due tecnici, di due servitori dello Stato: per alcuni mesi davano il loro contributo, rendendo più solida la situazione, sgravando certi oneri amministrativi in carico a una sola persona, diventando un riferimento anche per altri, rendendo anche più facile la navigazione politica di questa situazione che oggi si riflette in questa aula ancora di più, ma anche in ragione di certe scelte fatte, perché si potevano fare altre scelte. In questo caso è stato piuttosto evidente perché non si è fatto, non c'è stato l'interesse.

Da una parte ci sono stati addirittura ventuno consiglieri che hanno scritto una lettera ai Presidenti del Consiglio e della Giunta, ma gli stessi due si sono mostrati disinteressati. Da una parte la Presidente del Consiglio che ha evidenziato bizantinismi giuridici che non esistevano in questa possibilità di scelta, tutto perché forse i piani che aveva in testa non coincidevano con questa necessità di reintegrare la Giunta e di dare solidità a un'azione amministrativa in una fase tragica come quella della pandemia. Pertanto, da una parte vi è stato questo atteggiamento di dire che non si può, che ci sono problemi giuridici che in realtà non c'erano e l'abbiamo tranquillamente visto. Dall'altra, c'è stato chi si è nascosto dietro "il mio compito è soltanto quello di portare la regione alle elezioni". Peccato che da lì alle elezioni, in mezzo c'era un terremoto, una pandemia che stava cambiando il mondo, e che le elezioni si sarebbero svolte sei mesi dopo. Anche questa è una responsabilità.

Forse si è perso tempo, non si è voluto. Si è indebolito ancora di più non soltanto l'esecutivo, ma in generale la politica, anche rispetto all'azione esterna e alla gestione di questa difficile fase. Anche in questo caso, perché non si è fatto? Perché no! Proprio non l'abbiamo capito. Si è preferito mantenere le posizioni e andare avanti così, indebolendo sempre di più un quadro già debole di per sé in una situazione difficile, travolti da una pandemia. Una debolezza generalizzata dell'esecutivo e della politica che certamente è stata negativa, anche rispetto alla nostra autonomia in questa fase, che certo non si è rafforzata, al contrario.

Da veterofederalista alcune considerazioni le voglio fare su questo aspetto, sull'autonomia e sul federalismo. Il sistema regionale, lo stato regionale ha rischiato, c'erano tutte le condizioni che venisse travolto. Un'opinione pubblica orientata negativamente nei confronti delle Regioni, giornali che alimentavano l'idea di dover cancellare tutte le differenze, con opinion leader che si esprimevano in questo senso. Poteri eccezionali del Governo che avrebbero potuto travolgere le regioni e cancellare quel poco di autonomia che hanno, che vede uno Stato comunque poco decentralizzato e certamente lontano da un autentico federalismo. Ma quel poco ha rischiato di essere travolto, anche questo, dalla pandemia e dai poteri eccezionali che ovviamente il Governo centrale in questa fase si è assunto.

Grazie al protagonismo dei governatori regionali, bisogna dirlo, questo non è avvenuto. Un protagonismo politico, a volte anche discutibile, non sempre così condivisibile, ma è stato l'unico freno in questa fase, anche rispetto all'opinione pubblica e a un governo centrale che poteva fare tutto ciò che voleva. In particolar modo il presidente di turno della Conferenza Stato-Regioni Bonaccini e Zaia, che ha gestito benissimo in questa fase la sua regione, sono stati il contraltare pubblico allo Stato centrale, che altrimenti avrebbe travolto tutto. Questo bisogna riconoscerlo a Zaia, non a Fontana, suo collega di partito, che invece da questo punto di vista non ha retto la situazione; quel Fontana che, tra l'altro, è venuto spesso in Valle d'Aosta in pellegrinaggio elettorale durante le ultime elezioni regionali. E doveva venire qui a spiegarci cosa fare. Grazie a Dio a sbagliare siamo capaci da soli e non abbiamo seguito i consigli di Fontana. Immagino che la prossima campagna elettorale non vedremo il governatore Fontana in pellegrinaggio elettorale in Valle d'Aosta, ne arriveranno altri. Come dicevo, c'erano tutte le condizioni negative. Anche il ministro Boccia, un nome e un programma, che da questo punto di vista certo non era un elemento per il rafforzamento del sistema regionale. Fortunatamente questo protagonismo di alcuni governatori di altre regioni ha impedito che tutto venisse spianato, diciamo così. Certo, però qualche strascico rimarrà sul sistema regionale che andrà di nuovo in qualche modo affrontato, anche alla luce di questa situazione di crisi.

Da questo punto di vista la nostra Regione non ha brillato, siamo stati la Regione che più tardi è intervenuta con delle ordinanze in materia di Coronavirus; ordinanze anche un po' contraddittorie e inutili. Prima si invitano i turisti, un po' da tour operator: "Venite in Valle d'Aosta a passare le vostre vacanze che tutto va bene", risultato poi quel famoso tragico weekend. Poi l'ordinanza nella quale si invitano: "Tornatevene a casa", con effetti non propriamente positivi. Tra l'altro il problema non era "tornatevene a casa", era avere almeno il quadro della situazione nella quale ci trovavamo, sapere quanti non residenti vi erano in questa regione, per poter organizzare di conseguenza un'azione sanitaria da questo punto di vista. Certamente le ordinanze sono state perlopiù applicative di quelle statali e, anche per la debolezza, ripeto, generale nella quale ci si è mossi, un po' si è voluto rimanere in questa debolezza, certamente non si è brillato da questo punto di vista e la nostra autonomia non ne esce rafforzata, come tutta la questione Protezione civile, ente attuatore, eccetera. Questo per rimanere alla parte della questione dell'emergenza, che ha visto poi tutti fare il possibile, questo non bisogna nasconderlo, ognuno ha fatto tutto quel che poteva, ma alla fine qualcosa poteva andare meglio e non ha funzionato.

Brevemente su questo provvedimento, che rispecchia un Consiglio regionale che guarda al passato. Stiamo rispondendo con dei contributi a danni che si sono verificati a marzo e ad aprile e i soldi arriveranno se va bene ad agosto. Non c'è una seconda fase che vada oltre questa situazione. Oggi il problema è la domanda, far sì che negozi, ristoranti, fabbriche aperte abbiano gente, possano produrre e trovare clienti, alzare la saracinesca e sapere che qualcuno entrerà in negozio. Il lockdown è passato, la giusta restituzione, chiamiamola come vogliamo, del danno subito arriverà tardi, purtroppo. È bene che arrivi, perché può essere utile, ma certamente, fase 1, fase 2 o fase 3, il nostro Consiglio è fuori fase in termini generali: siamo fuori fase, questo è sicuro.

Non ho partecipato in questi giorni, diversamente da altri di Rete Civica, a riunioni che si sono svolte. Non credo che le domande vadano fatte dopo, eventualmente bisogna farle prima per dare un indirizzo politico a un provvedimento. L'indirizzo politico in questo provvedimento non c'è inevitabilmente. Forse è proprio il Consiglio che non è in grado di avere un indirizzo politico, lo abbiamo visto. Dopo si può intervenire, si può negoziare, salvare il salvabile quando è possibile, ma certamente questo non è edificante, come non lo è il fatto che a votare questo provvedimento di emergenza saranno, indipendentemente da chi lo farà, di qua, di là, da questa parte o dall'altra, una parte soltanto di questa Assemblea. Il che già rende l'idea che un provvedimento emergenziale come questo poi finisce in qualcosa di diverso, proprio per incapacità della politica e di questo Consiglio di affrontare questa situazione in modo un po' diverso, uscendo da logiche elettorali. Purtroppo, siamo in campagna elettorale, ma tant'è, questo è un altro elemento di debolezza e certamente non è edificante il fatto che un provvedimento emergenziale, che dovrebbe affrontare una questione così delicata, poi alla fine rischia di essere sostenuto soltanto da una parte. Un provvedimento che in termini generali non mi piace, come non mi piacciono anche gli emendamenti che sono stati portati come correttivi e che mi pare non cambino la sostanza di questo provvedimento. Purtroppo, rispecchia la situazione di questo Consiglio regionale che si chiude lasciando in eredità una situazione debole, sia dal punto di vista istituzionale che politico, un quadro di cui tutti ci rendiamo conto qual è, un'economia in difficoltà, il rischio di una bomba sociale che può esplodere riguardo a quanto è avvenuto in questi mesi. Che altro potrei aggiungere? Che ha dei problemi di legalità e la cronaca di questi giorni non fa altro che evidenziarlo. Un Consiglio regionale che si chiude lasciando gravi eredità al prossimo, che dovrà intervenire per rivedere questo sistema. Questo sarà un compito difficile, e speriamo che la prossima legislatura possa affrontarlo. Speriamo che lo faccia, è un dovere che ci provi la prossima legislatura, la sedicesima legislatura, non questa.

Presidente - Prima di chiudere mi consenta solo una puntualizzazione, perché ha parlato di una presa di posizione, peraltro ormai datata di qualche mese, supportata da tutti gli approfondimenti giuridici. Noi in realtà ci siamo un po' abituati alle sue lectio magistralis, molto spesso ex post - molto post! - dopo i fatti accaduti. Oggi scopriamo anche che lei è fine giurista, esperto giurista, noi ne siamo contenti. Non vorrei che però questa influenza venisse proprio da alcuni opinion leader che lei cita rispetto ad altri colleghi e che magari invece fanno parte dei suoi esperti di cui giustamente si avvale.

Ci tengo a dirle che tutte le prese di posizione che sono portate avanti e sono state portate avanti in quella delicatissima fase per la nostra regione - perché lei cita anche la campagna elettorale e mi fa molto piacere che abbia inaugurato anche la sua oggi -sono state sempre prese di posizione terze, portate avanti con strumenti giuridici alla base, non certo miei, perché tra i tanti difetti credo di avere almeno il pregio di riconoscere i miei limiti, non tutti ce l'hanno, e abbiamo sempre chiesto dei pareri giuridici, dei pareri di esperti; i nostri uffici si sono dati tanto da fare in quel periodo molto delicato, per supportare questa delicata fase.

Quindi la ringrazio per le sue considerazioni, ma rimando dritto dritto al mittente le sue considerazioni personali, quando sostiene che io o il Presidente della Giunta, che ovviamente risponde per lui, ma penso di poterlo dire con molta tranquillità, portassimo avanti dei piani personali. E visto che cita i piani personali, le dico che l'unico piano personale che avevo e che ho ancora è quello di ridare il prima possibile la voce agli elettori e ai valdostani. Questo era l'unico piano personale. Per quanto riguarda la pandemia, la gestione e la ricomposizione di Giunta ci siamo semplicemente attenuti a quelle che erano le norme e le normative vigenti, soprattutto in presenza di una vacatio legis come quella a cui ci troviamo di fronte. Né più né meno, quindi respingo al mittente ogni tipo di accusa che ci ha riservato.

Chiede la parola per fatto personale? Credo di avere risposto a una sua considerazione sulla Presidenza, non ho citato lei né le sue considerazioni. Se vuole puntualizzare, prego, ma non deve essere un "botta e risposta" tra me e lei, che credo che poco interessi.

Bertin (RC-AC) - È lei che ha inaugurato questo "botta e risposta", non sono certo io. Io ho fatto delle considerazioni politiche.

Presidente - Eh no, non le ha fatte politiche, le ha fatte personali, sui piani personali che portiamo avanti attraverso la Presidenza.

Bertin (RC-AC) - Sul suo agire politico. E tra l'altro, voglio dire, se vediamo nelle questioni più tecniche è stato...

Presidente - Espliciti il fatto personale, per cortesia. Risponda a quello che lei ha considerato un attacco personale, per cortesia.

Bertin (RC-AC) - È stato fornito anche un parere giuridico sulla vicenda, peraltro noi come Conferenza dei Capigruppo siamo...

Presidente - Le chiedo di esplicitare il fatto personale, collega Bertin, per cortesia!

Bertin (RC-AC) - Siamo stati per quindici giorni ad aspettare una sua fantomatica consulenza giuridica che non è mai arrivata, nessuno l'ha vista.

Presidente - Abbiamo citato la Conferenza dei presidenti, le ho dato le fonti. Espliciti il fatto personale e non allarghi lo spettro delle considerazioni.

Bertin (RC-AC) - Mi ha dato del "fine giurista", che non sono insomma, peraltro, ma lei in questi mesi ha gestito assolutamente in modo, un po' sui generis questo periodo.

Presidente - Grazie collega, possiamo chiudere il fatto personale. Concluda.

Bertin (RC-AC) - Ritorno sul fatto personale. Io resto in attesa del suo parere giuridico della Conferenza dei parlamenti regionali, la quale penso sia avvenuta in una comunicazione telefonica, ma non...

Presidente - No, è avvenuta tramite il classico canale di comunicazione che c'è con la Conferenza, dovrebbe conoscerlo meglio di me, quindi attraverso l'Università della LUISS che è il consulente diretto della Conferenza. Possiamo chiudere qui?

Bertin (RC-AC) - Ce lo fornisca scritto, però.

Presidente - Le ripeto, è una richiesta che è stata fatta alla Conferenza dell'assemblea, non c'è nessun parere scritto, come già le ho confermato in più di un'occasione in seno alla Conferenza. Ma lo abbiamo riportato, tutto verbalizzato, sarà mia premura farle avere tutti i verbali.

Bene, dopo questo possiamo chiudere. Colleghi, vi ricordo che avevamo deciso di riaprire alle ore 15:00 e non alle ore 15:30, va bene? Ci aggiorniamo alle ore 15:00. Buon pranzo.

La seduta termina alle ore 13:03.