Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 2765 del 24 maggio 2017 - Resoconto

OGGETTO N. 2765/XIV - Prosecuzione della discussione generale congiunta del piano di ristrutturazione aziendale di Casino de la Vallée S.p.A., ai sensi della legge regionale 10 febbraio 2017, n. 2, e del D.L. n. 106 (Disposizioni urgenti per il finanziamento del piano di ristrutturazione aziendale di Casino de la Vallée S.p.A., in attuazione della legge regionale 10 febbraio 2017, n. 2).

Rosset (Presidente) - Con 30 Consiglieri presenti possiamo iniziare i lavori.

Ricordo che siamo ancora in discussione generale sui punti 19.01 e 19.02 dell'ordine del giorno. Qualcuno intende prendere la parola? Nessuno? Ha chiesto la parola il Consigliere Baccega; ne ha facoltà.

Baccega (EPAV) - Dopo parecchi anni torno a parlare della Casino de la Vallée S.p.A. Essendo uno degli ultimi arrivati, e avendo all'inizio di questo mio percorso affrontato la bagarre del Casinò e del Grand Hotel Billia che in qualche modo aveva già iniziato i suoi lavori di ristrutturazione, non mi arrogo il diritto di dare delle patenti a nessuno, non do giudizi sugli uni e sugli altri come è successo ieri. Cerco soprattutto di portare rispetto e ascoltare coloro che da più tempo sono qui e che sicuramente ne sanno di più; se poi in qualche modo mi rendo conto che mi raccontano delle "cucche", allora mi difendo e cerco di attaccare.

Ieri si è parlato tanto del passato della Casino de la Vallée S.p.A. Mi preme sottolineare alcuni passaggi che ho vissuto personalmente, anche per consentire di rispondere ad alcuni quesiti pervenuti dai banchi dell'opposizione, di chi era in maggioranza prima. Sono stati tanti i piani di sviluppo approvati nel tempo dai Consiglieri regionali che si sono succeduti. Dal 1995 ad oggi sono tante le Giunte e tanti i Consigli di amministrazione che hanno affrontato la questione riguardante lo sviluppo della Casa da gioco di Saint-Vincent. Si sono succeduti ben quattro Consigli di amministrazione in una sola legislatura e almeno quattro differenti Presidenti della Giunta hanno avuto modo di affrontare questa problematica dello sviluppo. Sono stati presentati diversi piani di sviluppo e in questi ultimi giorni ce li siamo ripassati tutti, ma non si sono visti; anzi, quei Cda fortemente litigiosi avevano generato una pesante e preoccupante situazione di stallo. Credo che fu proprio la consiliatura del 2008 a dare una svolta, concedendo ad un amministratore unico la facoltà di presentare un piano di sviluppo che ha immediatamente preso corpo e avviato quel processo che ha portato alla ristrutturazione del complesso. Nel frattempo - era il 2009 - la crisi si acuiva, la crisi economica e di sistema che aveva messo a dura prova tutta l'Europa, l'Italia e, a caduta, anche la Valle d'Aosta, accompagnata da provvedimenti governativi quali la possibilità di installare le slot machine in ogni ambito, la nascita delle sale Bingo, la nascita delle sale slot, delle poker room, l'incremento delle scommesse sportive e soprattutto il limite di utilizzo del contante, sono da considerarsi delle attenuanti di tutto rilievo.

Il piano di sviluppo approvato dal Consiglio regionale nel 2009 ha permesso che nel 2010 si procedesse all'accorpamento delle proprietà che determinava la conclusione del periodo da tutti richiamato ieri negli interventi come "accerchiamento delle proprietà intorno alla Casino S.p.A.". A questo punto si è potuto procedere agli interventi previsti dal piano di sviluppo e a quel piano di investimento che aveva come obiettivo la riapertura del Casinò (Capodanno 2013) con un parco hotel albergo a quattro stelle, il Grand Hotel Resort & Casino hotel cinque stelle lusso, che a suo tempo al suo interno doveva annoverare una S.p.A. prestigiosa e tutti i servizi per un comfort dedicato ad una clientela amante del lusso. Stiamo parlando del complesso alberghiero che il dottor Botta, nella sua audizione, ha definito "un albergo che è un gioiello stupendo", dottor Botta che torna in Italia dopo essere stato vent'anni all'estero. Poi si è proceduto ad un significativo restyling e ammodernamento della Casa da gioco che ha visto il completo rifacimento dello stesso e un intervento eccezionale completato che determina il Casinò come Casa da gioco prestigiosa - la cosiddetta "Ferrari" a detta del dottor Di Matteo - come nucleo centrale di un sistema di accoglienza turistica destinata ad una clientela, anche qui, di alto livello. Il tutto supportato dalla legge regionale 23 dicembre 2009, n. 49, che autorizza l'intervento della Regione al finanziamento degli investimenti previsti dal piano di sviluppo, oltre al piano di sviluppo della Casa da gioco approvato dal Consiglio regionale il 15 aprile 2009, integrato e completato dal piano di sviluppo del Grand Hotel Billia il 28 luglio 2010 (delibera del Consiglio regionale n. 1300). È vero, l'abbiamo detto, ci sono stati incrementi anche significativi di spesa dovuti ovviamente a tutta una serie di problematiche riscontrate facendo i lavori. Avevamo acquistato per 63 milioni il Grand Hotel Billia così com'era e la prima stima non evidenziava tutta una serie di problematiche che in corso d'opera si sono riscontrate. La stessa cosa successe per le sale da gioco. Poi ci fu quell'importante scelta di voler mantenere aperto il Casinò durante i lavori, che prevedeva del lavoro notturno non previsto al suo interno e che quindi generava un ulteriore costo. Non si era previsto di effettuare un collaudo in corso d'opera, si era determinato di effettuare una sola certificazione di regolare esecuzione, ma l'importanza e l'intensità dell'investimento avevano suggerito di intervenire in quel senso.

Importante è stata la "fase 2": la realizzazione dell'hotel a cinque stelle. In sede di stipula di contratto avevamo ritenuto possibile soprassedere e determinare scelte esecutive che poi invece si sono rese necessarie per il completamento dell'opera. Si è dovuto ricorrere, nel corso dei lavori, a quei rinforzi strutturali nell'ala storica che è risultata staticamente incoerente, come fu confermato da tre perizie redatte. Questo è in realtà l'importo suppletivo, 8,23 milioni di euro, che è solo di 1,877 milioni il maggiore costo rispetto a quanto previsto dalla base d'asta. Tutte queste cose vi erano state fornite, cari colleghi. Erano stati tanti gli accessi attraverso i "116" alle documentazioni; erano state molte le visite programmate dalla Commissione e non programmate che avevano dato quantomeno la certezza e spiegato come quei soldi erano stati spesi. Si sono succedute diverse maggioranze regionali, tanti Cda, molti litigiosi, molti improduttivi e poi sono arrivati tre amministratori: Frigerio, prima, che a Capodanno 2013 è riuscito ad aprire la Casa da gioco; Scordato e, infine, l'avvocato Sommo che prima era in partnership con Scordato, ma che ovviamente non poteva fare nulla, quindi secondo noi va sicuramente assolto. Tutti hanno vissuto il clima che si viveva in quest'aula: un clima di guerra politica in questa legislatura. Anche ieri ovviamente questa guerra, questa contrapposizione gli uni contro gli altri è venuta fuori. Un clima negativo fortemente alimentato da tutti noi, ma su questo magari torniamo dopo.

Bisogna prendere atto che il mercato del gioco è cambiato profondamente. I giocatori sono viziati, molto viziati: hanno pretese sempre più elevate, vogliono il gioco importante, il ristorante di livello, la bistecca buona e, se possibile, anche la patata giusta. Hanno piacere di vedere lo spettacolo di cabaret piuttosto che lo striptease e anche, perché no, la lap dance piuttosto che il balletto. Qualcuno dice che tutto questo è superato, ma non è assolutamente vero.

Come ho detto prima, il maggior concorrente del Casinò è stato proprio lo Stato con tutti i suoi provvedimenti. Con questo clima non posso non fare una riflessione, dopo ore ed ore passate sui documenti che ci avete fornito, sulle trascrizioni delle audizioni, ritornando anche alla giornata di ieri, che dal mio punto di vista è stata illuminante. Provo ad andare con ordine. Trovo abbastanza incredibile che il piano non citi per nessun motivo il parere pro veritate e che non utilizzi quello strumento straordinario e legittimo per risolvere questa querelle. Forse perché era il nostro progetto, Assessore? Trovo altrettanto incredibile che la legge n. 49/2009, che sostiene tutto l'impianto degli interventi finanziati - ecco perché sono partito da lì - fin qui effettuati non venga mai citata. Metterebbe forse in discussione le vostre alleanze, Assessore? La lettura del piano, a pagina 4, recita: "non vi è assicurazione che i valori determinati verranno raggiunti". E come si fa ad andare a leggere le altre ottantasei pagine, se da pagina 4 un'affermazione chiara e netta dice che non c'è nessuna assicurazione che i valori determinati verranno raggiunti? Le altre pagine vengono lette con una certa diffidenza, è inevitabile! Il piano di rilancio punta su clienti cinesi, russi, thailandesi. Assessore, si ricorda cosa mi disse lei, quando fu ventilata l'ipotesi di contattare un target cinese attraverso Macao, quella collaborazione? Si ricorda cosa mi disse? Lei non se lo ricorda, perché lei ce l'ha nel DNA quell'aggressione totale che fa ai suoi avversari politici. Almeno avesse avuto il buon senso di far correggere: inglesi, irlandesi e i giocatori dell'Istria, ci poteva stare...no, thailandesi e cinesi!

Il piano di rilancio punta sul turismo congressuale, l'ha detto anche ieri il collega Guichardaz. Il turismo congressuale è fallito, non funziona più. Le grandi aziende non operano più questo tipo di turismo, non fanno più questo tipo di convention. Le convention si fanno in una giornata e possibilmente in città metropolitane, città grandi. Sulla questione dei giochi on line e giochi virtuali credo che siamo decisamente in ritardo. Le entrate derivanti non sono poi così importanti, ma soprattutto il gioco on line deve essere considerato un'azione pubblicitaria - lo hanno detto, lo abbiamo detto e lo ribadiamo - è un percorso che, in qualche modo, toglie occupazione. Mi aspettavo da questo piano una maggiore determinazione per i giochi lavorati, dove si è sempre detto che i giochi lavorati sono il grande atout di questa Casa da gioco, ed è vero. Abbiamo capacità all'avanguardia in Italia e in Europa, professionisti seri e anche molto volenterosi, non "fancazzisti", come dice qualcuno.

Due parole sulle iniziative di marketing. Si parla di un'assenza di strategia di marketing di difficile sinergia tra albergo e Casinò, ma non ho letto una parola sull'esigenza di costruire e avere un'efficace azione di comunicazione che dica che l'albergo è bellissimo e che il Casinò è una Ferrari. Negli ultimi anni la Casa da gioco è andata sui giornali solo perché si parlava di conflitti all'interno del Consiglio, perché qualcuno qui dentro invocava altri palazzi, perché qualcuno minacciava denunce. Mai un headline positivo, un'idea guida che desse forza, rilancio e iniziativa. Mai una campagna di comunicazione di prossimità, che dicesse "venite al Casinò che c'è qualcosa che vi interessa". Mai una campagna anche locale nei periodi ferragostani, nei periodi di Natale, affinché i turisti già presenti in Valle potessero, anche solo in una serata, fare capolino nella sala da gioco.

Veniamo poi al piano finanziario: non lo condividiamo assolutamente. Noi avevamo proposto la tranche a saldo di 43 milioni, come magicamente sostenuto dal parere pro veritate e dalla legge n. 49, la restituzione del dovuto rispetto agli investimenti pagati dalla Casino senza ulteriore indebitamento, anche in più tranche. Voi proponete 8 più 6 e più 6, più 7,2 e 15 milioni di mutuo, quindi ulteriore indebitamento per la Casa da gioco per poi avere un piano che ci riporta agli incassi del 2015. Lei si ricorda, Assessore, cosa diceva di quegli incassi? Se lo ricorda bene? Se lo vada a rileggere. Assessore, la nostra preoccupazione si è sicuramente acuita quel mattino quando abbiamo audito il Collegio sindacale e guai se non l'avessimo fatto! Poi, rileggendo con attenzione la loro relazione: 3,447 milioni di liquidità, 1,8 milioni di debiti fornitori scaduti più i debiti maturati negli ultimi novanta giorni perché non sono ancora scaduti - quindi è molto più alto quel valore - 1,1 milioni all'INPS, 268 mila euro la rata Finaosta scaduta e altri fornitori, alla fine c'è una rimanenza di liquidità di 150 mila euro. Gli 8 milioni a cosa sarebbero serviti? Ai 7,2 milioni per la fideiussione della "Fornero" e poi non ci rimaneva più niente. Si tirava a campare ancora per un mese, ma poi voi ovviamente avete provveduto, dopo quell'audizione, a presentare un ulteriore emendamento.

Parliamo del personale che è il clou del piano. Tutti i piani di ristrutturazione che ho esaminato, almeno quattro negli ultimi anni, sottolineano l'esigenza di una drastica riduzione del costo del personale. La riorganizzazione interna delle risorse deve avere un suo percorso. Non c'è nulla sulle tempistiche per raggiungere gli accordi con i sindacati, non c'è una via alternativa all'oneroso "percorso Fornero". Il piano non quantifica i costi degli esuberi e non indica nemmeno i costi da sostenere per una serie di nuove figure professionali richiamate dai vari professionisti. Il piano si crogiola sul fatto che è stata avviata la procedura di licenziamento n. 223 per i dipendenti. Voi certamente direte "non è poi colpa nostra, l'ha fatto quell'altro" e lei, Assessore, e lei, Presidente, probabilmente avrete raggiunto il vostro obiettivo. Sono però certo che i lavoratori non ci cascano. Ieri qualcuno ha detto che la comunità che ci osserva non capirebbe. Io non ho capito bene se si riferisce al fatto che questi lavoratori della Casino una volta erano dei privilegiati, avevano stipendi di tutto rilievo, ma certo non è più così. I lavoratori in questi passaggi hanno fatto la loro parte. Sono ancora sicuro che alcuni stipendi vadano riequilibrati, e parlo di quelli più elevati. Ebbene, credo che la comunità - con qualcuno mi sono poi anche preso su Facebook - debba capire che molto probabilmente molte opere realizzate in questa regione, molti investimenti fatti, investimenti importanti, arrivano proprio dalle risorse del passato della Casino S.p.A. versate alla Regione. Erano anni d'oro, anni felici. All'epoca io ero un impiegato doganale, lavoravo all'Autoporto e anche lì, di botto, ad un certo punto si dovette abbandonare quel percorso perché l'Europa ci richiamava ad altri percorsi. Ricordo che la Casino e l'Autoporto erano risorse importanti per l'Amministrazione regionale.

Caro Assessore, in conclusione mi rivolgo a lei: lei ci ha massacrato per due anni e ora scopriamo che abbiamo una gran bella struttura che è considerata una Ferrari. Lei ha voluto fortemente una task force del Consiglio regionale, ma è fallita, e credo che lei ne abbia fatto parte. Adesso lei ha una task force di sette consulenti che non so quanto costa, mi auguro che ce lo dirà, che non sappiamo bene quando finirà i suoi lavori, ma che ha prodotto un documento che a noi non piace perché non ha nessun costrutto. Erano sufficienti uno o due professionisti per questa task force, le altre risorse avrebbero potuto essere recuperate all'interno della nostra Regione. Lei ci ha presentato un emendamento da 7,2 milioni: questo vuol dire con chiarezza che avete sbagliato i conti e, se non ce lo diceva il Collegio sindacale, eravamo ancora lì. Assessore, il piano finanziario non ci convince; il piano di marketing non esiste; la procedura da adottare era quella della restituzione di 43 milioni, anche a tranche, senza indebitare ulteriormente la società; il piano prevede una nuova serie di figure di management e di primo piano nell'hôtellerie e non sono indicati gli ulteriori costi per queste figure. Io sostengo che il piano non sia concreto. Noi sosteniamo che il piano non sia veritiero e non sia così trasparente come lei vuol dire. Credo sia opportuno fare due cose per ovviare a tutto questo: faccia subito la telefonata, interrompa la n. 223 o faccia la lettera per interrompere la n. 223.

Presidente - Ha chiesto la parola il Consigliere Gerandin; ne ha facoltà.

Gerandin (GM) - Ringrazio i colleghi intervenuti, li ho ascoltati con assoluta attenzione. Penso semplicemente che qualunque tipo di polemica politica non possa giovare alla "situazione disastrosa della Casino" (credo sia questa la definizione più corretta). Mi pare vi siano due schieramenti in cui il tifo è diviso: una parte che spera che questo piano sia concreto, attendibile, che porti a sviluppi atti a creare un futuro a questa società, e una parte - che mi pare sia molto ben delineata - che spera che questo piano fallisca. Qualcuno ha citato dei piani pregressi, e ne abbiamo letti tanti di piani. Il collega Guichardaz citava quello di 190 pagine, ma ne abbiamo letti tanti; ne abbiamo letto anche qualcuno in cui il piano di ristrutturazione aziendale era riportato in un foglio fronte/retro di un A3, per cui abbiamo avuto vari piani presentati.

Personalmente non ho mai tifato per far sì che qualcuno di questi piani fallisse, lo voglio dire in tutta sincerità; ho semplicemente preso atto che tanti di questi piani erano frutto di fantasie e di sogni di fatto irrealizzabili. Per tanti, troppi anni abbiamo parlato in quest'aula di cose non reali, di una situazione che non era reale sia dal punto di vista economico, sia dal punto di vista della trasparenza. Abbiamo parlato a volte anche della mania di grandeur sfociata nel 2010 di chi ha deciso - e non è ancora chiaro chi era il regista e chi l'ideatore - questo mega investimento. In questo momento è ancora seduto in quest'aula, per cui magari può darsi che ci aiuti a comprendere come mai c'è stata questa necessità di investire così pesantemente, però torno a dire (e lo ripeterò in alcuni passaggi): in assenza di quella trasparenza e di quella programmazione atte a far sì che quei piani fossero comunque concreti e attendibili. Ho ancora sott'occhio - e ogni tanto me la leggo - la tabellina che ci ha presentato il dottor Frigerio, la proiezione 2014/2018 che prevedeva 88,5 milioni di incassi per il 2016, 93 milioni per il 2017 e 95 milioni per il 2018. È una tabellina che è stata distribuita in Commissione e che per anni ci ha fatto sognare. L'ho detto prima: noi abbiamo per anni immaginato che ci fosse davvero la possibilità di svoltare in maniera definitiva con la vicenda Casinò.

A me dispiace che in quest'aula nessuno abbia ricordato che comunque la Casino è la terza società pubblica valdostana per quanto riguarda il fatturato. Noi abbiamo CVA che nel 2015 ha fatturato 666 milioni al netto delle partite di giro; abbiamo avuto il settore impianti a fune nel suo complesso che nella stagione 2015/2016 ha fatturato oltre 70 milioni con 950 persone dipendenti, di cui 350 a tempo indeterminato e 600 a tempo determinato e probabilmente la società impianti a fune nel suo complesso chiuderà nel 2016/2017 con 80 milioni. Nel 2016, però, la Casino, ancora nelle sue difficoltà oggettive, ha fatturato 65 milioni con circa 650 dipendenti. Mi dispiace, perché abbiamo due realtà: una che cresce e una che lentamente in questi anni è andata decrescendo ed è in grande difficoltà finanziaria. Per correttezza bisogna anche ricordare che questa società destina comunque il 10 percento degli incassi alla Valle d'Aosta. Questo qualcuno probabilmente si è dimenticato di dirlo, per cui questa società qualcosa ridà. È chiaro che ha avuto tanto dalla Valle d'Aosta e tanto dal pubblico.

La situazione Casinò. È una situazione dalla quale si parte con 120 milioni di interventi, 90 contabilizzati e 30 di investimenti spesati. Io ho sempre detto e continuo a sostenere che non esistono gli investimenti spesati. Esistono investimenti dimostrabili e contabilizzati, ma gli interventi spesati non hanno alcun senso nell'amministrazione pubblica, nella contabilità pubblica non esistono. Ci tengo a ricordare che a questa società nel 2014 sono stati versati 60 milioni di ricapitalizzazione e nel 2015 sono stati concessi 20 milioni di mutui in gestione speciale Finaosta, e che da quando c'è stato l'accordo riguardo al discorso "Fornero" c'è stata una riduzione degli stipendi per circa 5 milioni annui sui quali i lavoratori della Casino hanno comunque effettuato dei versamenti. Ci sono poi una serie di debiti che questa società ha con la Finaosta e con le banche. Nessuno lo ricorda, ma questa società, quando c'è stata questa scelta e questa mania di grandeur, nel 2011 aveva come liquidità aziendale 27 milioni. Io ritengo semplicemente che in questi anni, a fronte di questi piani più volte citati, anche da parte della minoranza, non c'è stato nessun riscontro positivo al di là della bontà del piano. Questi 60 milioni, i 20 di mutuo dati in gestione speciale Finaosta - continuo a dirlo, l'ho ripetuto e non ho cambiato idea - noi li abbiamo letteralmente dilapidati; sono stati dilapidati, perché non c'è stato nessun piano che abbia avuto il benché minimo riscontro o ritorno.

Torno alla prima proposta che si è discussa per mesi qua dentro: quella dei 48,6 milioni di "ristoro", prima, a cui poi si è cambiato nome chiamandola "spese autorizzate", quindi debito verso la società. Volevo un attimo far capire alla gente quali erano questi investimenti spesati che ci sono stati prospettati come dovuti: l'esternalizzazione dell'ospitalità e mensa, il costo del personale impegnato nei piani di sviluppo, gli oneri finanziari sostenuti per le attività di investimento. Lo dico per l'ennesima volta, perché voglio che rimanga agli atti: sono tutte spese già contabilizzate nei vari bilanci degli esercizi precedenti e alla base della ricapitalizzazione da 60 milioni nel 2014. Per quello che riguarda i 90 milioni contabilizzati, secondo me è giusto che si faccia chiarezza una volta per tutte e che i valdostani lo sappiano: erano legati a gare d'appalto, erano gare di aggiudicazione di lavori, gare di dialogo competitivo operando una prima selezione e poi dialogando con i primi tre concorrenti gli elementi essenziali della commessa. Capite che abbiamo speso 90 milioni con dialoghi competitivi? Ricordo che tutto ciò è stato fatto in una situazione che io dico di poca trasparenza della società Casino, del suo management, supportata anche dalla politica che per anni ha fatto orecchie da mercante. In quest'aula, quando si sottolineava il rischio di mascherare perdite di bilancio con imposte anticipate inesigibili e che prima o poi si sarebbe presentato il conto, avete retto questo triste teatrino fino a quando siete stati obbligati a rispondere ai "116", vale a dire a permettere l'accesso agli atti da parte della minoranza. Ecco la triste realtà del bilancio 2016: chiuderà presumibilmente - perché non è ancora chiuso - con un deficit di 40 milioni, di cui 22 di imposte anticipate inesigibili, come vi è stato più volte segnalato anche dalle società che certificavano il bilancio internazionale. Per essere ancora più chiari, in cinque esercizi, dal 2012 al 2016, la Casino ha perso 117 milioni di euro. Voi pensate che questa situazione sia sostenibile e giustificabile in una realtà valdostana che vede penalizzate le fasce più deboli, quelle che il lavoro lo perdono o non lo trovano affatto, in una Valle che è in recessione, perché - e lo sottolineo per l'ennesima volta - una Valle che perde in un anno 10 milioni di IRPEF non è altro che in recessione?

Per quello che riguarda il parere pro veritate - a cui non voglio sottrarmi, benché tanti l'abbiano citato - io l'ho letto attentamente. Vorrei a provare a fare un ragionamento e a condividerlo con voi, perché tanti l'hanno citato, ma sembra che questa maggioranza abbia timore di parlarne. Primo punto: questo parere pro veritate - come ha anticipato qualcuno - non conta se l'atto è illegittimo, ma io ritengo che vada comunque letto attentamente, perché dà sicuramente degli spunti sulle scelte. È chiaro che viene sempre scritto sulla base di come vengono poste e illustrate le problematiche. Lo leggo, perché l'ho letto con molto interesse. Dice: "il fulcro della disciplina è pertanto il piano di ristrutturazione aziendale". È un piano che noi abbiamo atteso, e anche per un lungo periodo, ma che da parte della maggioranza non c'è mai stato. Dice anche che "non sono ammissibili interventi tampone con dispendio di disponibilità finanziarie a fondo perduto erogate senza una programmazione industriale o una prospettiva che realizza l'economicità e l'efficienza della gestione nel medio-lungo periodo". È tutto corretto, tutto perfetto. Io penso che doveva essere questa la ratio nella predisposizione del piano. Dice anche - e questa è la prima cosa che a mio parere stride un po' - che la scelta che avevate proposto "si pone in piena continuità con il precedente modus operandi, infatti la realizzazione degli interventi di ristrutturazione testé citati furono autorizzati giusta legge n. 49/2009". Questa legge n. 49/2009, mi pare al comma 2 dell'articolo che si riferisce agli investimenti, dice che la Regione può eventualmente finanziare con la legge di bilancio annuale, ma dice ai sensi del comma 1, quello del piano di ristrutturazione. Il piano di ristrutturazione, signori miei, non è mai stato un piano da 120 milioni, è un piano da 81 milioni! Per cui voi, secondo me - è tutto giusto quello che viene scritto in questo parere pro veritate - dovevate però probabilmente dire a chi l'ha scritto che l'unico piano autorizzato dal Consiglio regionale è quello da 81 milioni e non da 120! È qua che stride il concetto tra cosa dice il parere pro veritate e l'attuabilità del piano. Questa è la legge n. 49! Se voi non dite - probabilmente l'avete omesso, non so come - che l'unico piano autorizzato era quello da 81 milioni, è chiaro che chi vi scrive il parere vi dice che è del tutto legittimo e che potete riconoscerlo. È questo il succo della questione, perché il comma 2 dice che si può eventualmente riconoscere quanto è stato approvato nel piano in Consiglio regionale. Leggetevi la n. 49, vi faccio qualche copia se per caso non ce l'avete, non c'è nessun problema.

Vado avanti. Si dice anche che "chiaramente la scelta dello strumento giuridico a cui ricorrere per ripianare la perdita non potrà in alcun modo comportare limitazioni, elusioni della responsabilità societaria e contabile derivante dalla gestione precedente". Qua nessuno si è mai posto nei vari anni la possibilità di vedere se c'erano delle responsabilità con queste voragini gestionali? Nessuno! Eppure c'era gente che aveva sottoscritto e attestato piani, aveva proposto chissà che tipi di crescita esponenziale, ma nessuno si è mai posto il problema di chiedere, perché la legge dice che rimangono le responsabilità societarie e contabili derivanti dalla gestione precedente. Il piano pro veritate, che secondo me è assolutamente un piano con aspetti positivi, dice poi: "... né potrebbe giungersi a diversa soluzione, perché solamente ad oggi, a lavori di ristrutturazione conclusi, la società Casino de la Vallée ha chiesto il ristoro delle spese sostenute". A me risulta che questi lavori siano finiti da molto tempo: la contabilità non è di sei mesi fa e ne prendete conoscenza adesso. Sempre il parere pro veritate - ed è assolutamente interessante - dice che "le somme di cui la società Casino de la Vallée chiede oggi il rimborso non sono state nascoste dai precedenti amministratori poiché risultano dai bilanci approvati, ma erano per la ristrutturazione e per il rilancio della Casa da gioco ai sensi dell'autorizzazione della legge n. 49". Lo stesso parere vi dice che questi costi erano stati contabilizzati nei bilanci, lo scrive, per cui tenetene conto, perché è così. Sto leggendo pari pari quello che c'è scritto, non potete cascare dalle nuvole e dire che sono costi che scopriamo ora perché ce li hanno presentati oggi. No, ve lo scrive il parere pro veritate: sono contabilizzati nella finanziaria. Non voglio andare troppo per le lunghe, ci sono tanti aspetti assolutamente positivi, ma in un passaggio che io ritengo molto interessante vi dice anche: "ai fini di un eventuale miglioramento del testo, atteso che il medesimo richiama un precedente già disposto, trasferimenti per 60 milioni a titolo di aumento di capitale, si propone di precisare che il trasferimento straordinario in conto capitale da 43,7 milioni - l'ultimo che avete proposto - è espressamente concesso quale contributo in conto capitale a rimborso della legge n. 49. Ciò per evitare possibili ambiguità applicative rispetto alla situazione di un secondo aumento di capitale, nell'ambito del quale potrebbero fondersi due tematiche". Già questo mi dice che probabilmente non avete da dormire sonni tanto tranquilli sul primo aumento di capitale da 60 milioni, ve lo scrive il parere pro veritate. Ripeto: il parere pro veritate va letto, è importante perché potrà servire al futuro di questa società.

Prima di arrivare al piano Casinò, volevo solo fare un breve cenno sul discorso di quanto è emerso nel Collegio sindacale. Io forse vado controcorrente con l'Assessore Chatrian, ma al di là delle difficoltà create - è indubbio, perché creare questo clima di allarmismo non ha facilitato il ricorso eventualmente al sistema creditizio - io sono invece molto contento di quello che il Collegio sindacale ha scritto; davvero, sono molto contento. Il fatto che entri punto per punto nelle tempistiche per raggiungere l'accordo con le organizzazioni sindacali, il riferimento alla prosecuzione del "percorso Fornero" nel quale si vuole entrare nei dettagli chiedendo quanti dipendenti verranno interessati, quali costi, i percorsi alternativi, gli strumenti giuridici che verranno utilizzati per la riduzione stabile del costo del lavoro, gli incentivi sostenibili eventualmente all'esodo, il piano rischi dell'azienda, i maggiori costi sostenuti per le figure professionali di cui se ne prevede l'inserimento, le proiezioni di introito relativo al gioco on line, il discorso della situazione dell'attività alberghiera, secondo me sono tutti elementi che saranno importantissimi per verificare l'attendibilità di questo piano.

Pur sapendo che il compito del rinnovo degli organi societari è, come tutte le altre nomine, del Presidente dell'Esecutivo, per cui la maggioranza non entra, sarei davvero dell'idea di continuare a nominare questi revisori dei conti così attendibili, ma ad una condizione: che ci facciano due righe spiegandoci come mai, quando al 30 settembre 2016 hanno fatto l'osservazione al Collegio sindacale - hanno detto che queste vanno segnalate come attività di monitoraggio - c'è la flessione degli ingressi, del giocato, degli introiti, la rigidità del costo del lavoro. Ci sono quattro righe su un piano che prevedeva già una liquidità di 6 milioni e una possibile chiusura a bilancio a meno 38, e sono gli stessi! Io chiedo, e sono per la conferma, che costoro ci mettano nero su bianco come mai al 30 settembre hanno scritto questo. Poi io li nomino a vita revisori perché hanno fatto il loro dovere, ma che ci scrivano come mai, quando la KPMG (che certificava il bilancio) diceva che non era il caso di iscrivere "imposte anticipate" perché non erano attendibili, come mai per anni hanno fatto finta di nulla o comunque non si sono espressi in merito.

Chiudo con il piano Casinò. La procedura n. 223, che si richiede a più voci di ritirare, è una procedura che, obtorto collo, ha ereditato chi ha preso in mano la situazione in questo momento. È una delle preoccupazioni che hanno comunque riguardato questa maggioranza e chi ha redatto questo piano. È molto semplice, e secondo me bisogna che la gente lo sappia e se ne parli: se ci sarà accordo sindacale, se ci sarà condivisione, nessuno rimarrà a casa. Rispetto alla precedente proposta nessuno rimarrà a casa. Per quello che riguarda il piano di ristrutturazione dei costi del personale, io, da profano che non si occupa di piani, in tutti questi anni non ho mai visto dati così precisi che fissano un termine così preciso: quello di arrivare all'incirca al 50 percento del costo del personale rispetto agli incassi. Negli anni passati noi vedevamo questi incassi che salivano e lievitavano senza poi concretizzarsi. Io dico che un piano aziendale è diviso in due parti: c'è la parte strutturale, che è quella della riduzione dei costi e sicuramente il discorso della ristrutturazione dei costi del personale è una misura strutturale perché è quantificabile e monitorabile, e c'è una seconda parte, che è una misura legata un po' all'andamento del mercato, agli incassi. Questa non è una misura misurabile, è una misura che tutti noi auspichiamo, tenuto conto che, per quello che riguarda gli incassi, non è una misura che cresce a dismisura come negli altri anni; probabilmente è un obiettivo attuabile, è una misura che dobbiamo tendere magari a migliorare rispetto alle previsioni. Mi dispiace che nessuno abbia detto che questa ristrutturazione dei costi del personale deriverà da 6,2 milioni nel 2016, da 7 milioni nel 2017 e da 7 milioni nel 2018 della "procedura Fornero", procedura che avete sottoscritto voi con i sindacati. È stata ereditata questa "procedura Fornero". Può anche avere ragione chi adesso dice che è una procedura carissima, ma è ereditata. È comunque una procedura che porterà alla fine del 2018 a meno 145 persone. Sono dipendenti che non saranno licenziati come prevedeva la n. 223, ma saranno accompagnati alla pensione, per cui io non lo vedo così penalizzante. Certo, ci sarà tutta una serie di passaggi che andranno rivisti e condivisi.

Qualcuno ha detto che è difficile intervenire perché i superminimi personali ognuno li ha discussi con l'azienda, che non si può intervenire in maniera unilaterale, ma ci sono anche i superminimi collettivi, e nessuno lo ha ricordato. Alla Casino ci sono più di 1 milione (1,2 milioni) di supercollettivi che possono essere messi in discussione. I superminimi collettivi sono competenza dell'accordo sindacale. La legge che citava il collega Marguerettaz, la 2103 del Codice civile... precisato che il Codice civile è modificato dal decreto legislativo n. 81 del 15 giugno 2015 ed è entrato in vigore il 25 giugno 2015 - prevede il potere/diritto del datore di lavoro di modificare unilateralmente la mansione senza il necessario consenso del lavoratore (prima c'era l'irrinunciabilità della retribuzione), che il lavoratore può essere adibito a mansioni per le quali era stato assunto, che in un processo di riorganizzazione si possono affidare mansioni appartenenti ad un livello contrattuale più basso, che la contrattazione collettiva potrà legittimare ulteriori ipotesi nelle quali il datore di lavoro sarà legittimato a demansionare. Non è poca cosa, perché probabilmente con questo si mettono in discussione tutte quelle progressioni di carriera che ci sono state, progressioni che hanno fatto molto comodo alla politica, a chi aveva una tessera, a chi comunque era un referente fidato, a chi invece di privilegiare le competenze o quant'altro faceva carriera. Sono le classiche mansioni che in questo momento danno noia a quel personale che in questo momento magari si è sentito escluso da qualunque tipo di legittimazione del lavoro o gratificazione per le proprie capacità. Là dentro, con la 2103, io mi auguro che i sindacati in primis, ma soprattutto la nuova governance, abbiano il coraggio di mettere fine a queste progressioni che avvenivano in periodi preelettorali o quant'altro. Questo è quello che si aspettano i lavoratori. Per cui la 2103 è un grande atout che si può giocare per andare a ridefinire le competenze e soprattutto le persone che in questo momento rivestono figure apicali all'interno dell'azienda.

Citavo il famoso comma 2 dell'articolo 1 del disegno di legge, le tre tranche. Lo dico in tutta sincerità: sono stato con l'Assessore e i suoi tecnici fino alle otto di sera per riscrivere questo comma, perché non è mia consuetudine firmare cambiali in bianco. Siccome sono stato critico sui passaggi che avete fatto voi quando avete dato e dilapidato risorse pubbliche, dandole senza nessun obiettivo finale, si è voluto mettere una serie di paletti in cui si possa verificare se le cose vanno. Questa è però l'ultima chiamata, ve lo dico sinceramente: se questa governance o se questo piano fallisse, per quello che mi riguarda a settembre non ci sarà una seconda via di fuga. Ognuno si dovrà mettere di fronte alle proprie responsabilità.

Per concludere, sono convinto che questa partita si vince o si perde assieme: se non si vota questo piano di rilancio, si portano i libri in tribunale. Io penso che neanche voi vogliate questo, proprio per i motivi che vi ho citato prima: qua c'è comunque chi questa ristrutturazione onerosa l'ha decisa, chi ha condiviso questo sistema di gestione che io dico poco trasparente, e continuo a dirlo negli anni. È comunque il momento di fare assunzione di responsabilità. Non si vogliono portare i libri in tribunale? In questo momento c'è questa possibilità, quindi dobbiamo monitorare. Io sono il primo, e ve lo dico in tutta sincerità, che non ha intenzione di firmare cambiali in bianco, per cui sono il primo che vorrà verificare l'attendibilità di questo piano. Se non succede, sono e sarò il primo che prenderà la parola in quest'aula e dirò che questo piano, come gli altri - mi auguro di no, perché faccio il tifo perché questo piano vada avanti - non ha portato alcun risultato. Badate, però, perché c'è una grande differenza. Se non c'era questo piano e questo passaggio, noi avremmo di nuovo versato in una prima fase 48 milioni, poi ridotti a 43, avendo di fronte il nulla. Questa è secondo me la cosa grave: avremmo di nuovo buttato, come abbiamo buttato i 60 milioni nel 2014 e come abbiamo votato i 60 milioni di mutuo Finaosta che abbiamo fatto nel 2015. Questi sono i dati. Forse sono dati crudeli, però è una realtà con la quale non possiamo far finta di non confrontarci. Non voglio dilungarmi oltre, penso che sia un momento di assunzione di responsabilità e lo faccio, non lo faccio mediante escamotage dicendo che riconosco dei percorsi alternativi a quello che la legge o il Codice civile prevede. A mio parere non esistono interventi di investimenti spesati. Si guardi in faccia la realtà, ognuno si prenda la sua responsabilità, ma questo piano è l'ultimo richiamo anche per il nuovo management, la politica in questo momento, ma anche per dipendenti e organizzazioni sindacali. Ad ognuno la propria responsabilità.

Presidente - Ha chiesto la parola il Consigliere Bianchi; ne ha facoltà.

Bianchi (UV) - Ho ascoltato gli interventi di tutti i Consiglieri, quello dell'Assessore, e con il mio spero di non andare a toccare la suscettibilità dell'avvocato Di Matteo, visto che abbiamo già avuto una bacchettata, noi Consiglieri di minoranza, in quanto non possiamo fare il nostro lavoro, lo dobbiamo lasciar lavorare. Allora io gli dico: lui però lasci lavorare noi.

Penso che tutti in quest'aula riconoscano che la società del Casinò ha un'importanza strategica per l'economia valdostana, un qualcosa in più che abbiamo rispetto ad altri territori. È una società - è comunque la terza, come ha già ricordato qualcuno - che fattura ancora 60 milioni benché abbia dei problemi. È quindi una società - detto da tutti - che deve essere salvata dall'Amministrazione regionale; infatti la legge votata a febbraio all'unanimità lo dimostra.

L'indirizzo politico era quello di intervenire, un finanziamento che tutti volevano, e lo dimostrano i fatti: prima con la vecchia Giunta, con il bilancio e poi con una legge ad hoc, benché sia con il bilancio che con la legge ad hoc avrebbe dovuto esserci un piano di ristrutturazione, e oggi la nuova Giunta, il nuovo Governo, la nuova maggioranza fa la stessa cosa.

Non entro nei particolari del finanziamento. Il collega Gerandin adesso ha voluto mettere il cappello sul fatto di dare questo finanziamento a tranche. Il finanziamento viene dato perché deve essere dato. Quindi la legge demandava il tutto ad un piano di ristrutturazione che doveva dare strategia; un piano (documento di 91 pagine) di cui non sto a ripetere i professionisti che l'hanno redatto, a reparti stagni, è stato assemblato, quanto ci è costato. Lo sapremo. È un documento - ed è palese - che tutti i Consiglieri di maggioranza e coloro che sono intervenuti hanno avuto grande difficoltà a difendere, Assessore. Il suo piano, e dico "il suo" perché a questo punto è il suo, Assessore Chatrian, durante le audizioni in Commissione è stato definito dalla sua Capogruppo Morelli - ripeto le parole esatte - "documento con molte criticità".

Non torno alla pagina 4, ormai penso che fin dall'inizio di questo piano i dati non siano attendibili, perché per chi legge il piano ci sono banalità e basta. Un dossier che lei, non la maggioranza, mi dispiace, lei da solo ha gestito con quella superiorità che ha, anzi, che crede di avere nei confronti di tutti. Lei non sa cosa sia il basso profilo e si è visto dal suo intervento. Anche il Presidente Marquis - oggi lo chiamo Presidente - ha cercato di metterci una pezza chiamando tutti ad essere responsabili, perché ha capito che non aveva agito bene. Poi sempre lei, Assessore, in calcio d'angolo, dopo le audizioni in Commissione dei sindacati, del Collegio sindacale e via dicendo, chiama di nuovo i sindacati in audizione per trovare una soluzione condivisa almeno sul piano. Assessore, non si lavora così se si vuole trovare condivisione con tutti; lei, che era il paladino della condivisione, della trasparenza, non è così. Vede, collega Chatrian, questo piano - lo dicevo prima - dice solo banalità, se lo si legge ci sono banalità. Ci sono 91 pagine che non dicono niente, mi creda, ma non lo dico io, lo dicono tutti, oppure dice cose che sapevamo già, ad eccezione di una cosa, evidenziata anche dal collega Gerandin in maniera chiara: è il taglio al personale, che da 54 milioni di costo passa a 36. Questo è chiarissimo, ma non dice niente di cosa si vuole fare e cosa non si vuole fare. Mi permetta solo un passaggio. Fiore all'occhiello del Casinò di Saint-Vincent, e glielo dico anche da dipendente, sono sempre stati i giochi lavorati, perché il Casino è ubicato in un territorio - lo dite anche voi - che non è così vicino a grandi città - cose anche discutibili - ma non possiamo pensare di rilanciare la Casa da gioco con il gioco on line o con il gioco live; sono i giochi lavorati, è quello il nostro atout, la differenza. Nelle prime pagine diciamo che ci sono 4.500 sale VLT di slot e poi noi cosa facciamo? Rilanciamo la Casa da gioco con le slot. Ma è chiaro che Milano e Torino diventano lontane! Certo, diventano lontane perché per giocare alle slot ci possono giocare sotto casa.

Lei, collega Chatrian, lo abbiamo potuto anche ascoltare dalle vostre riunioni, non perde occasione per parlare dei dipendenti. I dipendenti li dipinge persone poco volenterose, assenteiste. Faccia i nomi, lo diceva anche lei: faccia i nomi! Si parla di persone privilegiate; ebbene, io sono uno di quelli. Queste persone, però, hanno dimostrato già tempo fa, con un referendum, di essersi tagliate lo stipendio; non è come il caso Alitalia, loro lo hanno già fatto. Questi dipendenti hanno a cuore l'azienda, sennò non avrebbero fatto quello che hanno fatto. Lei, con il suo pool di professionisti, tira dritto in barba a qualsiasi condivisione.

Come ha già avuto modo di dire il collega Baccega, il ritiro della n. 223 era il modo per poter iniziare una discussione con le delegazioni sindacali in maniera tranquilla, trasparente. No, la si vuole mantenere, perché questa spada di Damocle deve rimanere sui dipendenti e sui sindacati come un ricatto, perché tale è: se non fate quello che dico io vi licenzio, pur sapendo che, licenziando 264 persone, la Casa da gioco non avrebbe personale per aprire e per fare fronte al servizio, tanto per capirci. È un'operazione meschina, dopo che lei, ma glielo dico perché altri non hanno fatto così, proprio in questa sala - e glielo hanno ricordato tutti - urlava, e dico "urlava": Presidente, ritiri, faccia la telefonata, ritiri la procedura n. 223! Lei è lì ormai da 70-80 giorni e non l'ha fatta, anzi, la manda avanti. Lei - e glielo ha già ricordato qualche mio collega - non sa cosa sia la coerenza, ma questo è un filo conduttore che vi lega, soprattutto voi, del gruppo ALPE (parlo degli Assessori maschi). Il collega Roscio attraverso l'ANSA continua a parlare di discarica piena e a dire che prima non hanno fatto niente. Lavorate, lavori, metta del suo, porti avanti, ma non dia le colpe agli altri!

Oggi l'incoerenza è il vostro cavallo di battaglia. Assessore, le ho detto che non voglio parlare del piano. La legge ha tre articoli. Io non entro nelle tempistiche, le ha già ben evidenziate la collega Morelli; penso che da parte nostra non ci sia stato nessun ostruzionismo, perché questo piano oggi doveva arrivare in Consiglio. Ci presenta però una legge di tre articoli e, nel giro di una settimana, ci fa cinque emendamenti: tre in Commissione e due in Consiglio; aggiunge poi alla cifra 7,2 milioni così, proprio perché le idee sono poche e anche molto confuse. Molto probabilmente se il Consiglio fosse stato la prossima settimana saremmo arrivati ai 48 milioni della prima fase. Mi permetta di dire che a questo punto abbiamo perso solo del tempo.

Volevo fare ancora una considerazione. Nel piano, quando parliamo di giochi elettronici, è molto importante il passaggio in cui si va a parlare del brand, del marchio del Casinò. Noi, nella discussione del Consiglio del Casinò di aprile, avevamo evidenziato alcune perplessità: il fatto di appoggiarsi a piattaforme per il gioco live e on line sicuramente può essere un atout, chiaramente molto piccolo, molto ristretto, ma lì il cerchio magico secondo me è un altro, e lo abbiamo già evidenziato in quell'adunanza consiliare: l'interesse è quello di vendere. Più che vendere secondo me sarà "regalare a qualcuno" - magari a qualche società milanese - il brand del Casinò di Saint-Vincent che viene riconosciuto da tutti proprio per i giochi lavorati. Vedremo, il tempo ci dirà se avevamo ragione.

Voglio fare ancora due riflessioni sulle dichiarazioni da parte di alcuni colleghi Consiglieri.

Collega Fosson, dottore "110 e lode", io sono un piccolo geometra, un "servo sciocco" come ci definisce lei fuori microfono... sì un servo sciocco, ci sento benissimo! Dico a lei, che non si è mai interessato di Casinò - e questo glielo dico da dipendente - che potrei farle i nomi e cognomi e sicuramente in futuro avremo modo di riparlarne.

Collega Padovani, parliamo in maniera molto tranquilla delle "mani nella marmellata". Da lei non me lo aspettavo. Non posso accettarlo da dipendente, e le dico perché. Lei ha dei parenti stretti che lavorano presso la Casa da gioco, che hanno anche ruoli importanti e che lavorano con professionalità. A mio avviso lei ha fatto queste dichiarazioni un po' fuori luogo.

Al collega Gerandin voglio solo dire una cosa - ma penso a nome di tutta la minoranza - non voglio che il piano fallisca, tutt'altro. Non vogliamo che fallisca, ed è proprio per questo che votiamo contro e siamo contrari, perché questo non è un piano e non dà nessun futuro. Oltre a questo, è un piano che caricherà tutti i lavori fatti fino ad oggi (parlo della vera ristrutturazione) sulle spalle dei dipendenti.

Presidente - Ha chiesto la parola il Consigliere Padovani; ne ha facoltà.

Padovani (GM) - Per fatto personale.

Collega Bianchi, non ho capito perché sono fuori luogo. Non è una mia dichiarazione, è una dichiarazione a verbale della seduta del 5 aprile e che adesso cito. Il suo collega Rollandin nella seduta del 5 aprile diceva: "non mi sembra siano mai stati fatti concorsi per assunzioni alla Casino, mai, quindi le dita nella marmellata le hanno messe tutti: chi più, chi meno". È a verbale della riunione del 5 aprile. Se poi gentilmente mi spiega perché faccio delle dichiarazioni fuori luogo...

Presidente - Ricordo che siamo in discussione generale. Non ci sono altri interventi? Ha chiesto la parola il Consigliere Marguerettaz; ne ha facoltà.

Marguerettaz (UV) - Come hanno avuto modo di dire anche i giornalisti, su questo provvedimento c'era da aspettarsi una discussione ampia, articolata e complessa. Credo che ognuno, con la propria sensibilità, con la propria competenza, chi fa il medico, chi fa il vigile del fuoco, chi fa il commercialista, ognuno cerca di mettere sul tavolo quelle che possono essere le sue valutazioni.

Penso che ognuno sia stato mosso dalla volontà di fare bene; per cui, se astrattamente volessimo, potremmo andare a prendere del buono da tanti interventi, ma dal suo, Consigliere Padovani, no, nel suo c'è solo stata invettiva. Lei ha fatto una relazione precompilata, ha letto un compitino assolutamente sterile e poi si è scagliato con violenza e con saccenteria nei confronti di tutto e tutti. Io non pretendo di darle nessuna lezione, ma faccia una cosa: vada su internet e si ascolti. Si ascolti e rifletta, perché in una discussione politica si può accettare di tutto, anche dei toni elevati, ma le affermazioni alla "Savonarola" - come ha detto molto bene il mio collega Isabellon - non le danno grande merito, creda a me.

Giustamente il Consigliere Nogara dice: "ho visto tanti esperti". È vero, ognuno cerca di documentarsi, però qua scopriremmo che Elso Gerandin ci ha tenuto nascosta l'abilitazione alla professione di commercialista piuttosto che quella alla professione di avvocato, perché si lancia in analisi approfondite anche del Codice civile. Non è "la 2103", il 2103 è un articolo del Codice civile. Ci ha letto quattro commi, ma le suggerirei di leggere anche il quinto comma di tale articolo, perché i primi dicono che si può demansionare, però il quinto prevede il mantenimento dell'inquadramento e dei livelli retributivi. Il demansionamento è finalizzato a far diminuire la spesa, ma se io al quinto comma dico che posso demansionare però poi devo mantenere il trattamento economico, Gerandin, le dico che probabilmente il motivo era quello di ridurre il costo del personale. Questa riduzione non è impossibile, si può raggiungere, ma con una trattazione individuale. Però capite che qui non possiamo immaginare di fare una dissertazione su quello che lei chiama "la n. 2103" o l'articolo 2103. È semplicemente per dire che questi strumenti sono complicati, complessi, che potranno dare dei risultati, ma forse dopo un percorso non così immediato. Pertanto le previsioni di taglio del costo del personale potrebbero non essere esatte, ma è fisiologico.

Collega Gerandin, devo dire che non abbiamo avuto grandi novità dal suo intervento, perché sono concetti nuovi, ma d'altra parte parliamo di questo argomento: lei continua a parlarci delle imposte anticipate. Le imposte anticipate, così come le sta rappresentando, sembrerebbero poste introdotte nel bilancio per nascondere, ma se lei va a vedere sono ampiamente descritte! Le imposte anticipate sono in tutti i bilanci appositamente spiegate nella relazione al bilancio. Uno può anche non concordare sulla relazione e lo può dire. Quando lei parla delle relazioni della KPMG e del Collegio sindacale, la invito di nuovo ad andare a rileggere. Non sia superficiale, collega! La KPMG e il Collegio sindacale dicono di non avere elementi per poter convenire sull'accantonamento; non dicono che sono contrari e non dicono che è illegittimo, semplicemente non si esprimono sulla previsione per mancanza di elementi.

Anche il collega Chatrian parla delle imposte anticipate e ci fa una previsione per poter recuperare quelle allocate in cinque anni. È un'interpretazione di Chatrian? Io torno a dire: sono un commercialista molto arrugginito, ma mi spiega perché ha messo cinque anni? Dal Codice civile e nemmeno dai principi internazionali e contabili io non ho visto alcun limite dei cinque anni. Le imposte anticipate, da mie informazioni, possono essere recuperate in un arco temporale anche superiore ai cinque anni. Quindi lei, per dare un dato ad effetto, dice che bisogna guadagnare, avere degli utili di 80 milioni in cinque anni. L'ha deciso lei in cinque anni? Ora le dico una cosa, gioco a carte scoperte: se nel vostro piano, lo dico qua, voi immaginate di andare in utile, sa quale sarà la barzelletta, collega Chatrian? Che voi le imposte anticipate le dovete rimettere! Ha capito? Lo dico qua, oggi, in una situazione dove il bilancio 2016 deve essere ancora approvato. Vi inviterei a grande prudenza, perché se è vero quello che dite voi, che la Casino dal 2019 in avanti farà degli utili, voi le imposte anticipate le rimetterete. Rispetto a questo nessuno tifa contro il Casinò, anzi.

Collega Gerandin, siamo perfettamente allineati: noi speriamo nel Casinò. Coloro che sono intervenuti si sono soffermati sul piano e sulle sue pagine non per cavillare.

Collega Chatrian, le do anch'io dei numeri ipotetici, perché purtroppo non abbiamo i dati, non sappiamo quanto costa questo benedetto piano. Io stimo un range da 250 mila a 300 mila euro. Se è così, sa quanto ci costa ogni pagina? Ci costa dai 3.300 euro ai 2.750 euro. In tante pagine hanno semplicemente compilato dei dati, quindi di cose scientifiche, di cose professionali zero. Ogni pagina è lo stipendio importante di una persona di livello per un mese; ogni pagina, quindi mi permetterete di soffermarmi pagina per pagina. Ieri ho cercato di farlo, ma diciamo che non è che si è esaurito.

Vorrei poi portarvi sulla pagina 66, perché c'è una cosa che ieri ho dimenticato. La pagina 66 ci fornisce indicazioni un po' particolari: da un lato si dice che dobbiamo mandare via, o comunque dobbiamo riqualificare una serie di persone. Poi, sempre nella stessa pagina, c'è una cosa che mi ha stupito: mancano figure professionali, quindi abbiamo un'azienda destrutturata. Faccio un inciso: è destrutturata perché ogni Consiglio c'era qualcuno che veniva qua e ci diceva di mandare via Tizio, Caio e Sempronio, ma non è nata così destrutturata questa azienda, lo è diventata perché un giorno mandiamo via il direttore generale, un giorno dobbiamo mandare via il direttore dell'albergo, l'anno prima dobbiamo mandare via il direttore amministrativo; sono tutte figure che ovviamente sono state allontanate, volontariamente o meno. Non voglio fare la strada che abbiamo percorso insieme, ma c'erano e devono essere messe. C'è però una cosa particolare a pagina 66: si dice che dobbiamo avere un direttore generale del Casinò (e siamo tutti d'accordo), che dobbiamo avere un direttore generale dell'albergo (e fin lì siamo d'accordo), ma la cosa nuova è che dobbiamo avere un direttore generale che coordina gli altri due direttori generali! Un giorno, se ha tempo, le racconto la barzelletta dei tre pappagalli, del presidente e degli altri due. Da questo punto di vista, noi abbiamo una situazione straordinaria in cui abbiamo il direttore generale dell'albergo, il direttore generale del Casinò e il direttore generale che coordina gli altri due direttori generali. Le faccio una domanda che non voglio dire imbarazzante: ma Di Matteo che cosa lo teniamo a fare? Abbiamo un direttore qua, un direttore là, un direttore sopra e Di Matteo cosa fa? Firma dei bandi, fa delle dichiarazioni politiche? Assume dei coordinatori o dei consulenti? È una domanda che tutti si fanno, tutti vogliono vedere come va a finire per sapere cosa fa Di Matteo. D'altra parte in Commissione ci ha detto molto tranquillamente che lui, nelle esperienze passate, di operativo non faceva niente. Ha detto: "avevo un compito di raccordo con le istituzioni". Probabilmente a Campione c'erano dei banchetti, dei gala, situazioni in cui si poteva andare a fare un po' delle PR istituzionali.

Mi sono dimenticato una cosa, Consigliere Gerandin: gli investimenti spesati. Qua non si tratta di fare filosofia, sono solo ragionamenti contabili, e tutti assolutamente chiari. Se io, per raggiungere un obiettivo che è stato riconosciuto da tutti, vale a dire fare una ristrutturazione con il Casinò aperto, devo sostenere delle spese aggiuntive, quelle spese devono essere riconosciute, perché sono io che ho dato l'indicazione di non chiudere. Per come le presenta lei, sembrerebbe che qua ci siano situazioni non chiare, ma sono tutte ampiamente spiegate. Poi lei potrà dire di non essere d'accordo e io non posso fare dei passaggi strani per convincerla.

Sempre rispetto a questo piano in cui le spese sono di 3.300 o 2.700 a pagina, a pagina 58 si dicono delle cose: dobbiamo incentivare, dobbiamo creare delle agevolazioni alla clientela. Si parla di dare delle gratuità sull'ingresso alle sale, degli omaggi, il parcheggio gratuito, di offrire delle consumazioni. Siamo d'accordo. Perché diciamo che in questo piano vengono scritte delle ovvietà? Perché è già così! Ma qualcuno ha detto a questi consulenti che si entra senza pagare, che il parcheggio non è pagato, che ci sono offerte di consumazioni gratis? Ci vengono descritte da voi, voi che adesso siete arrivati a fare un piano, come novità che novità non sono, Chatrian! Pagare 3 mila euro a pagina per scrivere cose che già oggi facciamo è veramente imbarazzante. Qualcuno mi dice che è realistico, ma è talmente realistico che è già fatto!

Pagina 53: ci dicono che i giocatori delle slot sono meritevoli. Lo ha detto in Commissione e noi concordiamo. Ci sono dei giocatori delle slot che spendono delle quantità di denaro importanti, e lì si dice che dobbiamo trattarli bene, dar loro dei benefit, che dobbiamo riconoscerli e gratificarli. Siamo d'accordo, e siamo talmente d'accordo che sono anni che lo fanno, perché il giocatore della slot, caro Chatrian, vada a vedere, è il cliente più profilato di tutti poiché gioca con dei supporti, e quindi tutti i giorni sanno esattamente dove gioca, quanto gioca e con che frequenza viene; pertanto, rispetto alla reputazione del giocatore, siamo nella serenità di dirvi che è una "carta platino", una "carta oro" o quello che è (e guardo il collega Bertschy, che queste cose le conosce molto bene). Siamo talmente d'accordo - e io mi sono informato - che il Casinò ha detto che queste attività le sta già facendo; anzi, ritengono di avere un sistema di monitoraggio del giocatore delle slot tra i migliori dei quattro Casinò. Sono gratificati in modo continuo e siamo sicuri di dare risposte positive. Se a pagina 53 noi scriviamo una novità, un'attività che già stiamo facendo da anni, io dico che abbiamo un po' perso tempo. Vede, io capisco la discussione politica e Nogara che mi dice che potremmo andare a vedere quando ho amministrato il Casinò dal 2003 al 2008, ma oggi all'ordine del giorno non c'è la votazione dell'attività di Marguerettaz dal 2003 al 2008, oggi c'è questo piano; dopodiché, se vogliamo fare una seduta un po' vintage su tutto quello che è accaduto negli ultimi 15-30 anni, la facciamo. Mi ricordo che nel periodo 2003/2008 avevo tre o quattro interpellanze a Consiglio sul Casinò. Si ricorderà bene il collega Nogara, che era presidente dell'associazione "18 Maggio" (e quindi oggi riconosciamo l'anniversario del nostro martire Chanoux), si ricorderà che probabilmente era in embrione già una UVP che stava gemmando e che qua sotto avevamo delle riunioni in cui si parlava di Casinò, e non solo lei con la "18 Maggio", perché potremmo parlare di "Alé Vallée", movimento all'interno del quale avevamo Milanesio e Giovannini che ci spiegavano come doveva essere gestito il Casinò. Potremmo fare una seduta e sarebbe divertente, credo che anche lì il Consigliere Padovani apprenderebbe magari qualcosa. Facciamola pure, però rimaniamo sull'argomento di oggi che è approvare questo piano.

Noi abbiamo fatto semplicemente un percorso per dire che questo piano dice poco, e anche in modo confuso. Non sto a fare il puntiglioso, perché purtroppo riconosco anch'io che nella seconda parte della vita prevale l'ascendente, sono ascendente Vergine e quindi particolarmente noioso. Se lei andasse a prendere le pagine troverebbe dei refusi, per esempio nei punti di forza e di debolezza vengono ripetute due volte le stesse frasi. Gliele passo, può succedere un refuso, ma è un refuso che ci costa caro, perché 3 mila euro a pagina non sono uno scherzo.

Ancora una cosa. Qualcuno mi dice che ci sono questi tempi obbligati e dobbiamo correre. Ora vi pongo una domanda: ma chi ve l'ha fatto fare? Dei problemi del Casinò se ne parla da ottobre/novembre e c'era un percorso, giusto o sbagliato che fosse. Voi avete scelto di fare un ribaltone, conoscevate esattamente la situazione, quindi volontariamente avete interrotto un percorso, avete bloccato dei provvedimenti e un iter legislativo prendendovi le vostre responsabilità. Io non accetto il fatto che oggi voi mi diciate che il tempo è quello che è. L'avete scelto voi. Collega Chatrian, ha fatto lei il beau geste, è lei che ha detto: io mi assumo le mie responsabilità nonostante una condanna sulla schiena, il mio movimento mi ha chiesto di immolarmi per la causa valdostana, quindi procedo. Non lamentatevi però dei tempi, siete voi che avete preso la responsabilità e ve la portate.

Marquis, con questo approccio doroteo non chiamate alla responsabilità. Se la prenda lei, se la prenda in capo e, rispetto a questo piano, noi abbiamo il diritto - Di Matteo permettendo - di fare le nostre osservazioni; dopodiché faremo di tutto perché il Casinò proceda. Io le dico: i tempi di queste trattative non sono scontati e non vorrei che per assolvere alla vostra missione politica questa azienda, che è la terza azienda della Valle d'Aosta, andasse incontro a seri, serissimi problemi.

Presidente - Ha chiesto la parola il Consigliere Guichardaz per il secondo intervento; ne ha facoltà.

Guichardaz (PD-SIN.VDA) - Solo per aggiungere un paio di riflessioni scaturite dal dibattito di ieri.

Colleghi, lo dico perché mi è stato fatto rilevare che noi richiamiamo spesso i piani precedenti in un'ottica di confronto con l'attuale: qui nessuno vuole salvare questi piani precedenti. Anzi, credo di aver detto a più riprese - ma evidentemente a questo punto penso di avere dei problemi proprio ad esprimere i concetti - che se erano poco fattibili quei piani, malgrado fossero corredati di dati e analisi precise e circostanziate, credo lo sia altrettanto, quantomeno altrettanto quest'ultimo, non tanto per la sua pochezza di contenuti e per l'evidente scoordinamento tra le varie proposte, scoordinamento che ci è stato peraltro ben rappresentato da Giovannini, e forse anche dall'ingegnere Marino quando hanno ribadito che loro sono dei tecnici e quindi non sanno null'altro di ciò che riguarda il loro ambito. A mio modesto parere, quel piano non è calato nel contesto perché scritto senza avere l'idea di cosa succede, non dico nel mondo o nel resto d'Italia, ma in Valle d'Aosta. Ieri qualcuno faceva giustamente notare che tutto lo squadrone - a parte forse Giovannini, che però mi risulta arrivi da una realtà di fuori Valle, quindi da un po' non pratica il Casinò della Valle d'Aosta -, tutto questo staff è stato reclutato da fuori, peraltro senza che fossero o siano noti i criteri di valutazione che hanno indotto la Giunta e lo stesso Di Matteo a procacciare questi esperti e farli venire qua da noi e per far poi loro redigere questo piano.

Faccio comunque un semplice esempio, giusto per chiarire. Il piano 2013, quello redatto da Frigerio, fa un'analisi estremamente dettagliata della concorrenza valdostana e nazionale all'Hotel Billia, tanto per citare uno dei tanti capitoli, con l'obiettivo di mettere a confronto realtà analoghe. Prende a riferimento molti hotel superlusso di tutto lo stivale (tutta l'Italia), e anche valdostani, in un'ottica di miglioramento dell'offerta di quel tipo di target, così da attrarre clienti normalmente abituati a frequentare hotel di lusso, anche al di là del binomio gioco-hotel, che si è fatta questa scelta. Noi non abbiamo mai negato e abbiamo sempre detto, sia quando eravamo all'opposizione, sia quando eravamo in maggioranza, che non è nella mission dell'ente pubblico né fare l'oste, né fare l'albergatore, ma oramai diciamo che la scelta è stata fatta e che abbiamo investito grandi risorse per ristrutturare e mettere in piedi un albergo di quel genere, quindi adesso lo dobbiamo gestire bene. Dicevo che il piano del 2013 metteva a confronto la clientela e le offerte di questi vari hotel, anche al di là del binomio gioco-hotel. Non necessariamente l'hotel di lusso a questo punto, per poter essere economicamente sostenibile, deve diventare semplicemente una dépendance del Casinò.

Faccio un altro esempio. Il piano del 2013, per citare un altro capitolo, fa un'analisi dettagliata del posizionamento competitivo del Casinò. È un capitolo che fornisce, oltre ai dati sulle presenze divise per target di clientela, addirittura per giorno della settimana, così da capire i dati di afflusso in vista di un'auspicabile riorganizzazione del personale nei giorni di maggior presenza, anche per tipo di gioco, quindi la clientela per giorno della settimana, per mese dell'anno sul tipo di gioco diverso (gioco lavorato e gioco elettronico), mettendo in relazione questi dati con la tipologia dei clienti divisi per tipo di tessera: club porteur, rewards, vecchi abbonati fidelizzati e via dicendo. Non voglio sicuramente lodare questo piano perché, come sappiamo, anch'esso ha fallito, almeno sulle previsioni economiche e di crescita del fatturato, tanto che ci esprimemmo contro. Non ho nessun problema a dire che noi facemmo una valutazione anche dura più che altro sugli effetti di quel piano, soprattutto sulle previsioni che effettivamente erano estremamente ottimistiche, considerato anche il trend e l'inesorabile disinteresse per questo tipo di gioco a favore di un target che oramai ricomprende quasi il 90 percento del gioco che è on line. Questo piano, però, si sforzava almeno di fare un'analisi di sistema che dava prospettive quantomeno verificabili e parametrabili. Soprattutto si sapeva l'artefice, il responsabile dell'eventuale fallimento che - sono andato a riguardarmi gli interventi di allora - il collega Chatrian più di ogni altro preconizzava e, visti i toni, direi auspicava. Si dice tanto che il dibattito adesso per qualcuno va quasi nella direzione di auspicare un fallimento; noi non lo auspicavamo allora che eravamo all'opposizione dura e pura all'inizio e non lo auspichiamo adesso. Continuiamo a dire che questo tema deve andare al di fuori del "tritacarne" politico.

Collega Padovani, ieri lei, credo in buona fede e anche ingenuamente, visto che è qua da pochi giorni, mi ha fatto una personale reprimenda sul fatto che al primo punto del nostro programma di legislatura del 2015 ci fosse la "testa" di Frigerio, facendo passare questa nostra conditio sine qua non per l'entrata in maggioranza del nostro gruppo quasi come una colpa, un'incoerenza di cui dovremmo vergognarci. Collega, non abbiamo mai rinnegato questa nostra richiesta. Frigerio rappresentava in quel momento non l'oggetto di una prova di forza da parte nostra, non la testa di qualcuno da mettere su un piatto per impressionare gli elettori e per far vedere quant'eravamo fighi in quel momento, ma il responsabile di un fallimento gestionale che, come dicevamo allora, doveva pagare per la sua incapacità di realizzare anche quel piano del 2013, che doveva essere un piano di rilancio e di ristrutturazione. All'epoca dicemmo chiaramente che la squadra che perde va a casa, tanto che ci fu anche una sorta di riorganizzazione della governance interna: andarono a casa non solo Frigerio, ma il responsabile del personale, che evidentemente aveva collaborato anche lui al fallimento del piano, e altri dirigenti di vertice.

Oggi mi chiedo chi andrà a casa per il fallimento non auspicabile, ma prevedibile, di questo piano. I responsabili, colleghi - è questo che ho tentato di dire ieri probabilmente senza farmi capire - devono essere chiaramente individuabili, anche perché non può esistere una gestione aziendale senza che ci sia un vertice che non faccia da parafulmine, ma quantomeno che sia quello che si assume la responsabilità poi dei risultati nel bene o nel male. Politicamente da sempre il Casinò è stata la palude nella quale sono affondate intere Giunte e l'ultima è quella di due mesi fa. Qualcuno nega che fu quello l'argomento sul quale è stata basata tutta la campagna di distruzione dell'azione della precedente maggioranza, ma è così. Non è mica la prima volta che sul Casinò si giocano i destini della politica; la politica paga, noi siamo andati all'opposizione perché siete riusciti a costruire intorno al Casinò la vostra credibilità politica e una nuova maggioranza, però poi devono pagare anche i vertici. E quando - e lo ripeto - l'avvocato Di Matteo, questo signore sconosciuto ai più, arriva qua e comincia a prendere le distanze dicendo che siamo una squadra e ognuno fa il suo, la cosa dovrebbe cominciare ad insospettire un po' anche voi, perché nel momento in cui bisognerà fare i conti di chi ha direzionato malamente il Casinò, una qualche presa di distanza sarebbe opportuno prenderla. Non si può prendere dal sistema in generale, dalla squadra che va e che viene e che non si sa nemmeno se verrà riconfermata.

Ora credo, colleghi, che il problema non sia il piano del 2013, forse neppure questo che ci avete presentato. Continuo a ritenere - da semplice ispettore di igiene vi ho sempre detto che non capisco nulla di gioco - che se fosse per il mio contributo economico al gioco chiuderebbe il Lotto, il Totocalcio e pure le tombole natalizie, figuriamoci il Casinò! Dicevo che il problema non è il piano 2013, e nemmeno questo del 2017, ma se vogliamo è il metodo a cui consegue la fattibilità delle cose scritte. Nessuno discute che occorra una razionalizzazione aziendale, una riorganizzazione del lavoro, se vogliamo una rimessa a regime anche dei contratti di lavoro del personale, ma rigorosamente in relazione ad un'idea, ad un obiettivo, ad una serie di parametri che dovrebbero comparire e trasparire dal piano. Se questi non ci sono, se l'unica proiezione è la riduzione del costo del personale ed è l'unica idea precisa - tant'è vero che lì è parametrato, si riporta al 50 percento il costo del personale - immaginate se facessero questo ragionamento magari in sanità. Nella normalità dei casi il costo del personale dovrebbe variare dal 35 al 50 percento, e credo che in sanità si attesti sul 65 percento. Ci sono attività in cui il personale ha una preponderanza in termini di costi rispetto a tutto il resto. Non è detto che qui necessariamente ci si debba rifare a parametri economicistici, magari di media, rispetto ad attività che manco sono analoghe. Vorrei vedere se negli altri Casinò il costo del personale è fissato al 50 percento. Il costo del personale è il costo che serve; dopo si facciano pure le revisioni del costo del lavoro, ma queste non possono essere fatte se non esiste una proiezione di crescita. Se tutto si riduce alla riduzione del costo del lavoro e ad un generico rilancio del gioco come intendono Di Matteo e i suoi soci, ridurre il personale e il costo del lavoro, a mio parere per rilanciare la Casa da gioco non siamo neanche alle fasi di partenza. Occorre avere un'idea precisa dei percorsi con l'affiancamento dei sindacati in rappresentanza dei lavoratori. Ricordo che il sindacato, soprattutto quello confederale, si occupa in modo trasversale di tutti i lavoratori, anche delle varie categorie di cittadini; i sindacati rappresentano i precari, i disoccupati, le categorie interne, i pensionati, i consumatori. Nella visione più complessiva, è solo con un'idea chiara che il sindacato può sedersi intorno ad un tavolo con l'obiettivo di dare risposta alle esigenze di riorganizzazione e anche di razionalizzazione in un'ottica di rilancio dell'economia generale della nostra regione in cui il Casinò è parte fondante, è parte fondamentale insieme alla CVA e ad altre aziende pubbliche, è stato abbondantemente detto. Non lo si può pensare né come una metastasi, come ho letto in alcuni commenti sui post, né come un problema a tutti i costi.

Il Casinò fino a qualche anno fa era la cassaforte della Valle d'Aosta, ha portato un sacco di soldi che sono stati reinvestiti nel sistema del welfare. Molte scuole sono state costruite e continuano ad essere oggi esistenti perché c'era la cassaforte regionale - devo dire che all'epoca rendeva molto di più - che portava dei gran soldi nelle casse della Regione. Oggi c'è una situazione diversa, c'è un'attività in crisi che costa in termini di debito, ma non la si può affrontare mettendole sopra una croce nera dicendo che quello è un luogo che va cancellato dalla faccia della Terra perché rappresenta un problema. Deve essere salvato, deve essere ricondotto tenendo conto che è una ricchezza anche in termini di offerta, sebbene integrata nell'offerta turistica, nell'offerta complessiva della nostra regione.

Ritirare la procedura di licenziamento non significa cedere ai sindacati, all'opposizione o ad alcuni cittadini che vorrebbero magari vedere chiuso il Casinò e tutti i lavoratori in cassa integrazione o, peggio, in disoccupazione o, peggio ancora, magari con degli assegni di sussistenza che peraltro anche quelli costano. Ritirare questa procedura significa porre le basi per un dialogo che per sua natura è biunivoco, è tra due parti, e non a senso unico come oggi lo si intende. Se i sindacati si siedono attorno a un tavolo con la cappa dei licenziamenti, con questo ricatto vergognoso, io, che ho fatto sindacato, vi posso dire che l'atteggiamento è del tutto diverso e non può essere propositivo: è un atteggiamento di salvezza, ma non pone le condizioni per un vero rilancio del Casinò. Ritirare la procedura è quindi un segnale nella direzione anche di responsabilità di dire: ci sediamo intorno ad un tavolo, poniamo le condizioni quali la riduzione del costo del lavoro, la riorganizzazione e la revisione della contrattualistica, il rilancio del Casinò, ma in un'ottica di pari dignità. Non si può chiedere al sindacato di sedersi intorno al tavolo e di fare "La scelta di Sophie", vale a dire scegliere tra i licenziamenti e magari la cancellazione dei contratti, perché altrimenti il sindacato, in un modo o nell'altro, viene messo alle corde e quindi è accusato di essere lui il responsabile. Credo che questo sia un auspicio. Se il signor Di Matteo non ritiene di poter contrattare la sostenibilità del costo del lavoro e se voi, nuova maggioranza, non siete in grado di sedervi intorno ad un tavolo negoziale senza l'arma del ricatto dei licenziamenti, forse non avete poi tutta questa autorevolezza che volete far credere ai cittadini valdostani.

Presidente - Ha chiesto la parola il Consigliere Contoz; ne ha facoltà.

Contoz (UV) - Il mio vuole essere un intervento molto più pacato, anche per allentare la tensione che in effetti c'è tra le due fazioni, lo ha detto chiaramente il collega Cognetta. Scusate, ma secondo me ci sono due minoranze: la nostra, che non ha i numeri, e la vostra, che sta attaccata grazie all'Attack, diciamo così, e che non so fino a quando starà attaccata. Questo è quello che vedo, e non è più l'Attack o la colla come decidete voi.

Vorrei comunque dire anch'io il mio punto di vista su un tema delicatissimo come quello del Casinò, tema che ho seguito molto bene da quando sono in Consiglio regionale, ma anche da prima, perché ho degli amici che vi lavorano e che sono coinvolti, purtroppo negativamente, sia dalla legge sugli esodati, sia da quella dei licenziamenti. Il movimento di cui faccio parte ha ricordato a più riprese che questo piano è molto simile a quello presentato dall'attuale minoranza e questo, secondo me, è stato anche il pretesto soprattutto per far cadere, ancor più che la vecchia maggioranza, l'ex Presidente Rollandin. Inoltre i miei colleghi di gruppo hanno insistito sul fatto che molto probabilmente non risolve il problema, ma lo posticipa solamente e io sono d'accordo con loro. Inoltre il parere pro veritate di cui ha parlato Rollandin secondo me rimetterebbe tante cose in gioco. Su tutto quello che riguarda le carenze e le debolezze del piano, mi sembra ne abbiano già parlato i miei colleghi a più riprese, e non solo quelli della minoranza, ma anche quelli della maggioranza, quindi di carenze ce ne sono. Preferisco non entrare sull'argomento che secondo me è già stato dibattuto fin troppo.

C'è però un problema innegabile, un problema di coscienza, che giustamente mi fa stare male al pensiero di lasciare a casa 264 persone, senza lavoro, e probabilmente con famiglie a carico. Per non parlare poi di quelli che chiamiamo "esodati", i quali sono a casa ormai da mesi e non hanno ancora percepito nulla; non sanno se rientreranno al lavoro, non sanno se e quando percepiranno i soldi di loro spettanza. Una situazione davvero grave, che mi ha fatto riflettere non poco prima di giungere ad una conclusione su cosa votare, ma alla fine bisogna decidere perché sono due giorni che ne parliamo.

Non sono bello caldo come è il Consigliere Padovani, quindi io, per non sbagliare, visto che sono solo due mesi che siedo in Consiglio regionale, penso che la soluzione migliore - poiché è molto delicata - sia quella di ascoltare i consigli di coloro che sono sicuramente più esperti e preparati di me. Pertanto, visto che appartengo ad un gruppo, mi allineo alle decisioni che saranno proposte dal gruppo di cui faccio parte, sicuro che chi mi siede a fianco abbia a cuore gli interessi dei lavoratori ben prima di logiche di potere.

Concludo dicendo che i battibecchi che ormai da due mesi sento in quest'aula di Consiglio su colpe vecchie e nuove, con sorrisini e battute fra la vecchia maggioranza e la nuova, non fanno sicuramente bene alla politica e alla Valle d'Aosta. Coloro che ci ascoltano e ci osservano da casa sono veramente stufi di questi teatrini. Io non mi ero messo a fare politica proprio per questo motivo, anzi. Di una cosa sono sicuro, al di là o meno dell'approvazione di questo piano: per il bene della Valle d'Aosta, dopo l'operazione Casinò - che secondo me bisogna decidere oggi - occorrerà mettere subito mano alla legge elettorale; o una fazione o l'altra dovrà governare, ma non in questa maniera. Secondo me è quello che vuole il popolo valdostano: andare a votare, perché così non si può andare avanti.

Presidente - Ha chiesto la parola il Consigliere Grosjean; ne ha facoltà.

Grosjean (UVP) - Dopo un pomeriggio e quasi una mattinata di battibecchi, di discussioni e approfondimenti su cosa non va di questi piani, bisognerà prima o poi arrivare anche a dire cosa invece va di questi piani.

Io ho notato una grande differenza tra il piano che viene proposto adesso e gli altri, non nel contenuto, perché quelli più o meno, cento pagine più, cento pagine meno, 100 mila euro in più o in meno li abbiamo pagati tutti, ma su un argomento ben preciso che deve essere la base e che è la base di ogni piano aziendale, di ogni azienda, di ogni persona che ha una partita IVA e che sa cosa vuol dire ad un certo momento riuscire o fallire: è l'applicazione che conta. Lo si diceva bene prima: ci sono degli step, ci saranno dei momenti di confronto e si andrà a valutare se questo piano porta risultati o meno, altrimenti possiamo fare tutti i piani che vogliamo, se poi ci accontentiamo di approvarne uno per poi dimenticarlo. La differenza secondo me è questa: tutti gli altri piani sono stati discussi in Consiglio, ad un certo momento votati e poi abbandonati. Siamo andati avanti due, tre, quattro anni per accorgerci adesso che il problema del personale era già scritto sul piano di Frigerio. Questo è allucinante! Quello che deve cambiare su questo modo di amministrare non è tanto il contenuto di un piano, che è importante, ma sarà l'applicazione del piano, altrimenti saranno dolori per tutti! Anche i sindacati devono rendersi conto che così non si può andare avanti. Ma per le altre aziende abbiamo fatto tutto questo cinema se c'era da licenziare qualcuno? Non vi ricordate il problema della Forestale? Tric-trac la legge lo diceva: tutti a casa! Le imprese fuori che sono senza lavoro, cosa fanno? Purtroppo anche loro devono licenziare e non hanno nessun piano. Il problema quindi non è il tipo di piano, ma è come verrà applicato e di come il Governo, il Consiglio regionale dovrà valutare il progresso di questo piano per arrivare ai risultati, altrimenti sicuramente il fallimento è garantito.

Ho voluto partecipare alla riunione della Commissione, l'altro giovedì, quando c'erano qui le RSU del Casinò e del Grand Hotel Billia. Signori, sentirsi dire dai dipendenti che lavorano in un'azienda destrutturata, io mi sono vergognato. Sentirsi dire dai responsabili dei lavoratori stessi che mancano delle figure... e questo non era scritto solo sul piano, non credo abbiano letto il piano, ma lo chiedono i dipendenti, i quali dicono: così non possiamo andare avanti, non c'è organizzazione di lavoro. Io mi chiedo: vogliamo provare a fare qualcosa? Per questa azienda, ma anche per tutte le altre, dobbiamo cominciare forse ad amministrare un po' più con l'idea probabilmente dell'azienda privata. Sentirsi dire da 600-650 dipendenti, non so quanti siano, che mancano gli apici, i vertici... ma un gestore di alpeggio, quando assume i suoi dipendenti, non prende quattro pastori; prenderà un casaro, un pastore, una cáula [attrezzo tipico dell'area lombarda usato negli alpeggi] in base a quello di cui ha bisogno nel suo alpeggio. Noi qui abbiamo assunto, messo dei dipendenti e riempito gli uffici, e adesso non sappiamo chi fa che cosa. Il programma del nuovo piano deve verificare questo, chi fa che cosa, e se uno non produce bisognerà trovare delle soluzioni. Io penso sia ora di piantarla lì, di non stare qui a discutere sulle fantasie dei vari piani, questo era meglio, quello era peggio, abbiamo fatto, non abbiamo fatto. Bisogna cominciare a fare qualcosa di concreto, perché la gente fuori credo che sia stufa di vederci qui seduti a raccontarci storie tra gli uni e gli altri.

Presidente - Ha chiesto la parola il Consigliere Fabbri; ne ha facoltà.

Fabbri (UVP) - Già ieri sera ho espresso la mia opinione su come deve essere affrontata questa situazione. Giustamente in quest'aula di opinioni ne sono state espresse molte; il piano è stato criticato in certi punti anche con la ragione di chi vede le cose sotto un certo punto di vista ed è stato invece sostenuto da chi vede le cose sotto un altro punto di vista.

Vorrei solo soffermarmi ancora un attimo sul costo del personale, che evidentemente è una cosa razionale ed è al di là di quello che può sostenere il fatturato di questa ditta. La strategia che viene applicata in questo piano sull'intervento del costo del personale - è stato detto ma lo voglio ribadire - non prevede la riduzione, il licenziamento del personale, ma prevede l'accompagnamento - è stato detto e torno a ripeterlo, lo voglio ribadire perché questo è un punto importantissimo - di alcune figure professionali alla pensione, soprattutto prevede la rivalutazione e la ricollocazione del personale rimanente in modo da mantenere non solo il suo posto di lavoro, bensì di motivarlo per rilanciare questa azienda. Mi sembra che la strategia applicata da questo piano sia vincente. Spero che questo sia un messaggio che passi chiaramente, mentre invece qui si tende a voler demonizzare questa riduzione del costo del lavoro solo ed esclusivamente mettendo in luce o paventando i licenziamenti. Non è assolutamente vero. Si accompagneranno delle persone - che già in parte hanno espresso la loro volontà di farlo - attraverso un procedimento che sappiamo essere costosissimo ma che riuscirà a non incidere sulla socialità del problema, mentre gli altri lavoratori, con delle governance che siano all'altezza, possono rilanciare, perché saranno loro stessi che rilanceranno questa nostra società, suggerendo magari anche dei percorsi proprio grazie alla loro professionalità. È importantissimo ribadire questo aspetto del piano.

Vorrei altrettanto ribadire l'importanza di questo piano rispetto a quanto era stato prospettato nella legge di bilancio, perché questo piano rispetta la legge: prevede il pareggio di bilancio, prevede degli step in cui anche i finanziamenti devono essere fatti al raggiungimento degli obiettivi, mentre con l'altro prima si finanziava e poi lo si rivedeva. Ricordo che il Presidente Rollandin ha detto che praticamente questa legge non ha fatto altro che rispettare quanto era stato previsto nella legge finanziaria, ed è vero. Semplicemente sono stati però spostati i termini: in quella legge prima si finanziava e poi si ristrutturava, mentre in questo piano prima si ristruttura e poi si finanzia.

Presidente - Ha chiesto la parola il Consigliere Perron per il secondo intervento; ne ha facoltà.

Perron (UV) - L'atteggiamento che il nostro gruppo ha cercato di avere su questo dossier - mi permetta, nel breve tempo concessoci, perché i tempi non li abbiamo dettati noi, ma li avete dettati voi dal processo del bilancio in poi, quando è stata scardinata la maggioranza ed è stato scardinato un certo percorso - è stato un approccio serio di chi studia un dossier, di chi guarda nei contenuti la proposta formulata e su questa proposta esprime delle opinioni.

Collega Nogara, nessuno di noi si è mai permesso di dire che qualcuno è un cretino (uso le sue parole di ieri), nessuno. Ci sia però concesso di dire che abbiamo un'opinione diversa e provo a spiegarmi.

A scanso di equivoci, collega Gerandin, vorrei che ci sia poi la possibilità di spiegare che l'Union Valdôtaine non auspica il fallimento né del piano, né dell'azienda, tutt'altro! Nessuno tifa, tantomeno noi che fino a ieri abbiamo anche avuto il coraggio di fare degli interventi assolutamente impopolari a favore di quell'azienda, nessuno di noi tifa perché una proposta vada a finire male, tutt'altro! Però ci sono - e ci permetta di averle - visioni diverse. Rivendichiamo in capo al nostro movimento e alla nostra maggioranza dell'epoca la volontà di avere investito su questa azienda e di averlo fatto non per manie di grandezza - come lei ha detto poc'anzi - ma constatando il fatto che dopo che si era venuti in possesso dell'hotel, dopo che si era rotto l'accerchiamento, su un bene diventato di proprietà dell'Amministrazione regionale - sul quale non si investiva da oltre trent'anni - forse era necessario, utile e opportuno fare una scelta, a mio modo di vedere giusta e anche coraggiosa, visti i tempi, perché si era in piena crisi, di investire su una struttura che - lo ricordo, e lo dico ad un tecnico del corpo dei pompieri - non aveva più nemmeno le autorizzazioni necessarie per rimanere aperta, se non si fosse intervenuti in tempi ragionevolmente brevi. Erano interventi che fino ad alcuni anni prima, soprattutto sulla Casa da gioco, faceva regolarmente la Regione. In quella fase si è scelta una modalità diversa, si è deciso di conferire i beni alla società e di far fare l'investimento alla società. Credo che qualcuno in quest'aula non abbia mai voluto accettare questa visione.

L'investimento che doveva essere fatto dalla proprietà, per una serie di motivazioni anche legate ai tempi e alla rapidità, venne fatto fare alla società. Sull'investimento si possono avere opinioni diverse, ma credo si fece un buon lavoro perché, nonostante le difficoltà, la struttura rimase aperta. Certo, i lavori portarono ad una perdita di clientela perché i disagi esistevano, ma si fece comunque la scelta di investire in tempi ragionevolmente brevi, di non pregiudicare nel complesso il funzionamento dell'hotel - ricordo le convenzioni che si fecero con gli hotel vicini durante i lavori di ristrutturazione - e di mantenere aperta e impregiudicata un'attività che comunque nei confronti della clientela potesse ancora dare dei riscontri di accoglienza.

Ci sia soprattutto permesso di dire che dissentiamo da alcune posizioni, non per spirito, né per gusto di polemica.

Collega Nogara, se da una parte riconosco che è legittimo da parte di chi coerentemente, sin dall'inizio di questa legislatura, ha avuto visioni e posizioni diverse anche sulle ricette, per certi aspetti sono un po' meno comprensibili questi richiami, queste puntualizzazioni da parte di chi, in tutta la legislatura, ha sempre avallato tutte le scelte e tutte le ricette portate a favore della Casa da gioco. Sono stato assente durante un Consiglio regionale, però qualcuno in questi anni mi sembra sia stato su Marte, è stato su Marte se io sono stato assente in un Consiglio, perché a me vengono fatte le morali sulla strategia del gioco quando per anni, all'interno del gruppo, della maggioranza, della Giunta e del Consiglio, si sono regolarmente condivise le scelte (e non guardo certamente il vostro gruppo). Lo dico a lei perché mi piace riprendere il suo filo logico, ma non parlo a lei, bensì a chi ha regolarmente sostenuto tutte le ricette portate a favore della Casa da gioco, anche e compreso il finanziamento dei 60 milioni di euro.

Collega Gerandin, non sono stati soldi buttati nel cesso, come lei ha detto in più di un'occasione. Quei soldi sono stati il riconoscimento di un percorso che, a nostro modo di vedere, doveva continuare con il bilancio: il riconoscimento che l'investimento era stato fatto dalla società e non dall'Amministrazione regionale. Quella era pertanto una tranche di riconoscimento di credito a favore della società, con la quale sono stati abbattuti dei debiti, sono stati pagati dei fornitori, si sono potute mantenere in piedi le referenze con il sistema bancario che altrimenti sarebbero state chiuse. Quei 60 milioni sono serviti a non chiudere la società, perché altrimenti sarebbe stata chiusa a fronte del crollo degli incassi drammatici che avremmo voluto evitare.

Paradossalmente - ma è solo una battuta - per certi aspetti sarebbe stato quasi forse più logico che il vecchio Amministratore unico (Frigerio) fosse stato mantenuto al suo posto. Se non ci fosse stata in tutti i Consigli regionali la lapidazione del vecchio amministratore unico, sarebbe stato paradossalmente interessante che costui fosse rimasto al suo posto e avesse risposto sulle previsioni di incassi così alti che lui stesso aveva formulato e messo nei piani di rilancio. Voi ricordate bene qual è stato in quest'aula l'atteggiamento su Frigerio; credo responsabilmente, anche per un gesto di condivisione all'interno di quest'aula, alla scadenza del mandato si è optato per una scelta diversa andando a cercare - forse sbagliando - figure nuove, figure che professionalmente ci sembrava potessero avere dei curricula buoni, adatti a gestire la Casa da gioco.

Se qualcuno ha sbagliato, noi ci assumiamo molto umilmente e serenamente le responsabilità. Vedete, fare "Tredici" il lunedì è sempre facile per tutti. Se avessimo saputo, in questo settore come in altri, che le scelte potevano essere sbagliate, magari avremmo fatto scelte diverse, con il senno del poi è tutto più facile. D'altronde l'analisi approfondita che abbiamo fatto sulla Casa da gioco per certi aspetti sarebbe interessante farla anche per altri settori. Penso ad esempio al settore della sanità, e guardo il collega Fosson che è di fronte a me. A fronte dell'abnorme massa di denaro trasferita alla sanità - e sottolineo "a fronte dell'abnorme massa di denaro trasferita alla sanità" - sarebbe anche interessante vedere se poi al suo interno si sono fatti tutti i processi di razionalizzazione e di oculatezza della spesa, di riorganizzazione dei reparti, di tutti quei processi necessari per un corretto e approfondito funzionamento della sanità nel suo complesso. È per dire che l'analisi approfondita fatta sul Casinò sarebbe utile e interessante forse portarla anche su altri piani. Credo che da un punto di vista della capacità di razionalizzazione della spesa e di un corretto rapporto spesa/beneficio avremmo cose interessanti da constatare.

Torno sul tema per dire che molto semplicemente a noi questo piano non ha convinto, permetteteci di poterlo dire, e non per partito preso.

Collega Morelli, noi avevamo una visione diversa, secondo noi occorreva un'impostazione diversa del piano. Così come è formulato, con i costi che correttamente ricordava molto bene e anche in modo simpatico il collega Marguerettaz, se sono occorsi 3 mila euro a pagina per sentirci scrivere dal consulente di Milano che è importante garantire una distribuzione razionale dei tavoli da gioco, evviva! Se è stato necessario avere dei consulenti da Milano che ci scrivono "tutto ciò che costituisce novità, se presentato nel modo giusto, attira clientela", evviva!

Presidente Marquis, guardo lei, e faccio riferimento alla sua intervista che ho letto con molta attenzione e che mi ha anche colpito quando è stato nominato Presidente. Se è questo il nuovo corso della sua Giunta sulle professionalità valdostane, sul Casinò, sulla necessità di dare un'inversione al sistema valdostano in crisi con la necessità di investire sulla Valle d'Aosta, di andare a rivitalizzare i settori a partire da quello dei professionisti - tema a lei sensibile, ci divise non poco la sua proposta di legge che poi, con il crollo della maggioranza, non riuscimmo a discutere -, se l'impostazione è questa, privilegiare sempre e in ogni occasione professionisti fuori dalla Valle d'Aosta, mi permetto di dire che dovrebbe tornare un po' sulle sue posizioni. C'è d'altronde un filo logico con questa impostazione: io imparo questa mattina che la nuova consulenza di CVA sul tema della campagna stampa è una società di Milano (Barabino & Partners). La nuova società che curerà tutta la comunicazione commerciale e stampa di una delle nostre società perno non è più un'azienda valdostana, perché ovviamente non ci sono più aziende valdostane in grado di fare comunicazione per un colosso valdostano, bisogna anche qui ricorrere a società di Milano. Non ho guardato l'indirizzo, forse sarebbe curioso, ma approfondiremo anche questo tema.

Collega Chatrian, il piano non ci ha convinto perché secondo noi ha delle criticità: ha criticità riferite alle misure sul personale e ha criticità sulla prospettiva della struttura aziendale. Il piano non è chiaro sulle tempistiche; non sono solo le tranche che verranno finanziariamente date, non è solo questo, la tempistica deve essere chiara nel realizzo del piano e qui non dice niente. Non sono chiare le modalità di raccordo con le organizzazioni sindacali, e per noi questo è importante perché credo che il tema dei lavoratori debba essere tenuto nelle giuste considerazioni. A noi non è poi chiaro cosa vuole fare il piano sulla riorganizzazione complessiva del personale, quali costi questo comporterà. Abbiamo provato a chiedere in Commissione a Di Matteo, ma non ci ha risposto e, nonostante le sollecitazioni, non sono neanche chiari quali saranno gli strumenti giuridici per farlo.

Stamattina si parlava di contrattazione, ma la contrattazione per il demansionamento è ad esempio una questione che viene fatta ad personam, non è collettiva. Ci veicolate quindi questa intenzione senza assolutamente averla approfondita. Non è chiaro quali costi l'azienda dovrà sostenere, non è nemmeno chiaro quali saranno quelli che l'azienda dovrà sostenere nei confronti del sistema creditizio. Noi abbiamo il timore che con questa impostazione - altri 15/20 milioni di euro con il sistema bancario graveranno nuovamente sulle casse della società, andando ancora e purtroppo a peggiorare i costi - questa soluzione non farà altro che aggravare ancora il peso finanziario che la società ha nei confronti degli istituti di credito. Il piano non ci dice cosa succederà sulle figure professionali, i loro costi. Dal punto di vista del gioco - lo abbiamo già detto ieri, ma lo ribadiamo - ci aspettavamo qualcosa in più, perché se è vero che sulle proiezioni del gioco on line si dovrebbe dare corso ad 1 milione di euro in più, evviva; dal punto di vista delle entrate, degli incassi e degli introiti non ci pare però che questa sia la soluzione che farà aumentare e decollare la Casa da gioco. Non è molto chiaro cosa succederà sull'hotel. È vero che è un piano prudenziale - e questo approccio per certi aspetti si può anche condividere - ma non viene detto in alcun caso cosa succederà se queste cifre non saranno rispettate. Visto che è un piano così strutturato e così approfondito, fatto da grandi esperti, cosa succede se le previsioni, pure basse e non assolutamente ottimistiche non hanno da verificarsi? Non ci convince l'impostazione data sull'apporto della liquidità. Questa modalità a tranche secondo noi non aiuta l'azienda, perché una prima fase verrà assorbita dalla "Fornero". Sulla modalità nel suo complesso, con l'emendamento che lei ci ha calato ieri, noi siamo molto critici.

Se il piano di prima meritava la caduta di una Giunta regionale, collega Grosjean, il piano di oggi poco fa di diverso che ricopiare l'impostazione di quello che si era dato fino a ieri. Ci sarà la verifica, per carità, ma secondo lei in questi anni non c'è stata la verifica di ciò che succedeva all'interno dell'azienda? Lei è veramente convinto di no? Guardi, se facessimo quella seduta vintage che ricordava il collega Marguerettaz, sarebbe interessante ripercorrere che cosa è successo in questi anni all'interno della Casa da gioco, mi creda.

A noi questo piano non convince. Noi crediamo, collega Chatrian - lo dico con molta serenità e senza quell'enfasi per la quale poi la collega Morelli mi tirerebbe le orecchie - che lei non abbia le idee chiare di cosa fare su questo tema. Prova ne è il fatto che ci cala in aula un emendamento all'ultimo minuto che vale 7 milioni di euro; scusate se è poco, un emendamento che vale 15 miliardi delle vecchie lire buttato lì, così. Nonostante lei ci abbia detto nell'illustrazione che l'emendamento dice "ove richiesto", lei sa meglio di me, perché lo sa, che la Regione dovrà intervenire e farsi garante, poiché altrimenti la fideiussione non viene garantita. Pertanto quell'impegno di 7 milioni di euro per la Regione c'è, è concreto, è tangibile, non è "ove sarà richiesto" e lei sa che è così.

Ci permetterete pertanto di avere una posizione non favorevole su questo piano, su questa impostazione e, al tempo stesso, ci permetterete di dire che l'Union Valdôtaine non ha certamente il timore di dire che occorreva e occorre fare di più, fare tutto il possibile per un'azienda che ha dato tanto alla collettività valdostana. Dal 1970 al 2015 il Casinò ha versato alle casse della Regione 1,87 miliardi di euro. A fronte del fatto che vive in questi anni una fase di difficoltà, noi crediamo sia giusto e doveroso fare tutto quello che si può per favorire e per aiutare questa azienda. Le ricapitalizzazioni finanziarie che sono state fatte, anche se impopolari, noi crediamo fossero un atto dovuto, giusto, a favore di una società che ha dato tanto in termini occupazionali, di ricadute e anche di immagine per la collettività valdostana.

Presidente - Ha chiesto la parola il Consigliere Rollandin; ne ha facoltà.

Rollandin (UV) - Credo che la discussione abbia messo l'accento su due o tre punti sostanziali: primo, come uscire da una impasse che ormai si trascina da mesi; secondo, che cosa è possibile fare e come farlo; terzo, con quali risultati.

Nel precedente intervento avevo voluto dare un certo rilievo al parere pro veritate, ma non perché non sappiamo che cos'è, il parere pro veritate ha fatto un esame attento e approfondito delle due proposte, come è stato detto, tenendo conto che la disamina è stata in qualche modo illuminante su una serie di prospetti, tant'è che nelle pagine si parla di "inquadramento e valutazione dei prospettati interventi di sostegno". Qui non parliamo di tifo. A me ha fatto un po' specie sentir dire qui da qualcuno che tifa per il successo, dopo che sono passati sei mesi in cui non solo non c'era il tifo per la Casino, ma anzi c'era il boicottaggio su tutto quello che veniva proposto, e parlo di "boicottaggio". Tant'è che su questi temi, quando da ottobre si era parlato dell'applicazione della legge n. 49, come qui viene puntualmente ripreso, si è cercato di fare di tutto per dire che non si dovevano più dare soldi al Casinò. E da lì è partita la propaganda nei paesi: vedete, vogliono dare soldi al Casinò invece di darli ai vari allevatori o ad altri, vedete come sono loro, come governano male! Primo atout. Secondo: sono soldi buttati perché, come qualcuno ha detto anche qui, sono 60 milioni buttati via!

Qui per fortuna si fa un po' di chiarezza [il Consigliere Rollandin legge un documento] con un ragionamento che tiene conto di quello che è successo e di come sono stati utilizzati questi fondi: "Appare quindi di solare evidenza che il prospettato intervento di sostegno non si configura in termini di una copertura di perdite di esercizio, ma come contributo diretto e specifico, dovuto peraltro, ai sensi e per gli effetti della previsione della legge n. 49 che, come già ricordato, incaricò della realizzazione di tale investimenti e impegnò la Regione del ristoro dei relativi oneri in relazione alle risorse finanziarie disponibili. Così descritta e formalmente configurata l'operazione - a parere di chi scrive - non incorre in alcun modo nel divieto di [...] giustificata di cui anche alla "Madia". Ai fini di un eventuale miglioramento del testo, atteso che il medesimo richiama un precedente già disposto dei 60 milioni a titolo di aumento di capitale, si propone di precisare che il trasferimento straordinario dei 43 milioni è espressamente concesso quale contributo in conto capitale al rimborso di spese specifiche della legge n. 49, ma anche per evitare di concepire l'intervento in termini di supporto assistenziale alla gestione, cosa che non è, e che non deve essere".

E poi continua, perché questo credo sia importante: "In tale previsione il ddl precisa inoltre che il contributo straordinario di euro 43 milioni è destinato per 20 milioni all'estinzione parziale del debito verso Finaosta". Qualcuno ha ricordato che in cassa, quando sono iniziati i lavori della Casino, c'erano 28 milioni (27,9 milioni), giustamente è stato ricordato, quindi quei 28 milioni sono della Casino. "Tale previsione vincola il precettore ad utilizzare parte della liquidità ricevuta a ridurre l'esposizione debitoria. Il provvedimento legislativo alternativo interviene con provvedimento ponte..." - e sarebbe la legge n. 2, non so se questo l'ha letto - "... nelle more dell'approvazione del piano di ristrutturazione", cosa che c'è nella ristrutturazione del piano di previsione e anche nella legge presentata a novembre. L'ho già riletto, non voglio rileggerlo un'altra volta, perché il punto 3 è copiato nella legge n. 2. "... finalizzato alla continuità aziendale mediante fideiussione per i nuovi affidamenti. Si ritiene che il primo provvedimento sia più esplicito, corretto e trasparente del secondo". Corretto, esplicito e trasparente: io vorrei che questo venisse letto da tutti, perché nessuno lo ha richiamato, guarda caso, forse dà un po' fastidio che ci siano questi aspetti. "Il primo presenta inoltre l'innegabile vantaggio - sempre quello della legge - di vincolare parte delle risorse all'indebitamento - i famosi 20 milioni - mentre il secondo tende ad espanderlo", cosa che è stata richiamata. Con l'attuale previsione si aumentano ancora i debiti. "Dal punto di vista della regolarità dell'imputazione delle pertinenti voci di spesa, la copertura finanziaria si presenta perfetta ed efficace".

Ho voluto rileggere questi passi perché riassumono un po' il contenuto di un provvedimento che sarebbe stato meglio mandare avanti, invece di essere boicottato; si è cercato addirittura di portare dei pareri scritti da non si sa chi per dire che non funziona, per cui abbiamo dovuto aspettare, non si poteva fare il parere di cui stiamo parlando, si è tenuto lì per un bel po'. Questo la dice lunga sul perché abbiamo speso sei mesi a fare nulla, e adesso siamo di corsa! Ripeto: ad oggi io non so chi onorerà questo, perché a tale copertura dei fondi, che sono dovuti, qualcuno dovrà pensarci. Perché non si prendono in considerazione i 28 milioni che erano nelle casse e si fa di nuovo indebitare la Casino? Questo per la parte finanziaria.

Quando parlate di tifo, perché allora non avete fatto un po' più di tifo o, se non tifo, non siete stati almeno un po' più prudenti e non avete dato un minimo di attenzione a quello che si proponeva? No, bisognava comunque togliere questo, perché non andava bene, non bisognava finanziare perché era una vergogna e oggi, dai 43 milioni previsti, siamo a 42,7. Permetteteci di dire che qualche perplessità sorge, ma non solo in noi, bensì un po' in tutti coloro che leggono questi documenti e si chiedono perché non è stato fatto. Altro che poi continuare la solfa sugli investimenti! L'ha già detto il collega: per fortuna che sono stati fatti degli investimenti, sennò oggi il Casinò sarebbe chiuso, non ne parleremmo, sarebbe chiuso!

Sul personale, che è la parte più delicata, se ci sono le intenzioni di rimodulare, credo non si capisca perché non si tolga la clausola obbligatoriamente posta dall'amministratore uscente non avendo potuto avere nella legge il finanziamento specifico. Questo ha obbligato l'amministratore a fare quel provvedimento della n. 223 e a fare la riduzione del capitale. Non dimentichiamo che quella riduzione di capitale era assolutamente inutile, non necessitava se mettevamo quei soldi. Oggi abbiamo fatto la riduzione del capitale quando il capitale della Casino non è di 61 milioni, ma di quasi 150. Su questo credo che bisognerebbe essere un po' onesti, fare chiarezza e dire le cose come sono. Se venivano dati questi soldi, metà della discussione fatta oggi a questo tavolo sarebbe stata largamente superata. Non occorreva fare la riduzione del capitale, né di invocare la n. 223. Oggi questo non viene tolto per mantenere un capestro nei confronti della trattativa sindacale, come è già stato detto molto bene. Ritengo che questo non vada nella logica di un accordo che in qualche modo prevede come deve essere. Qui concordo con quanti hanno detto che bisogna intervenire sul tema dell'organizzazione del lavoro, del miglioramento. Certo, non occorre moltiplicare le cariche o renderle ridondanti, ma non possiamo neanche dimenticare che il piano evocato del 2010 non è stato attuato perché sono cambiate le regole e in quel momento sono iniziati i lavori, sono stati fatti tutta una serie di interventi per cui quel collegamento non si è potuto portare avanti con la logica prevista a suo tempo.

Io penso che non si tratta di magnificare il piano di allora e di dire che questo non va bene per partito preso; questo non va bene perché non dice nulla che vada nella direzione che voi pensate, che possa risolvere i problemi della Casino. L'unica entrata possibile e prevedibile, ma che nessuno assicura, è quella del milione del on line. Il resto si gioca tutto sulla riduzione dei costi e del personale. Fine! Gli altri ricavi non ci sono! Questo è il difficile da far capire. Come si può dire che questo è un piano se nel piano dei ricavi una volta tutti dicevano che non si fa venire la gente al Casinò? Qual è il modello che si vuole proporre? Facciamo un po' più di spettacoli. Benissimo, però quando si parlava di fare gli spettacoli si diceva: ma prendiamo i soldi per fare gli spettacoli? Non servono, tutta una serie di cose non servono! Adesso invertiamo la rotta e si dice che serve, non solo, che è essenziale perché la gente torni. Poi giustamente si è fatto tutto un distinguo con molta correttezza: non chiamiamoli più porteur, chiamiamoli sostenitori; per carità, non offendiamo le persone, cerchiamo di dire che noi trattiamo la gente come si deve. Ma dove viviamo? Questi sono gli stessi che girano nei quattro Casinò: una volta li porta a Sanremo, un'altra volta a Saint-Vincent, un'altra volta li porta a Venezia, sono gli stessi! Il triste di questo dibattito è che oggi si è voluto insistere sul piano dicendo che la differenza sostanziale tra prima e adesso è che c'è il piano e che ci sarà il controllo. Anche prima c'era il controllo, ma forse non era codificato; codifica, controllo periodico, mi sta tutto bene, ma il controllo si faceva! Solo che nel tempo sono cambiate tutta una serie di proposte legislative che hanno indebolito i piani a suo tempo presentati, tant'è che se l'obiettivo finale è quello di tornare ai soldi del 2015 questo la dice lunga. Non diciamo: benissimo, avremo delle risposte fantasiose con questo piano, no, diciamo: speriamo di arrivare a come eravamo nel 2015. Questo è quanto.

Voi potete capire che ci riesce molto difficile giustificare che questo non solo sia un piano, ma lo sia con dei risultati e i risultati arrivano se ci sono delle novità, degli investimenti. Vanno benissimo gli stranieri, discorso che qualcuno ha voluto riprendere, certamente, poi però bisogna avere i soldi per pagare le vincite se queste sono di un certo tipo. Con i cinesi si erano avuti dei contatti, ma costoro vogliono giocare ventiquattro ore su ventiquattro. Si era fatto anche tutto uno studio per rendere possibile la presenza dei lavoratori con il gioco a ventiquattro ore. Il problema è sempre lo stesso: se questi vincono somme di un certo tipo come facciamo a pagarli? Questo per dirvi a che punto si era e della delicatezza di alcuni temi, che sembrano banali, ma che invece sono corretti e reali.

In sostanza noi certamente tifiamo perché il Casinò possa continuare, ma tifiamo soprattutto perché si tolga quella moratoria, quella volontà di incidere e di condizionare l'accordo sindacale con il fatto dei licenziamenti, e si vada ad un ragionamento che sicuramente noi reputiamo necessario. Per il resto, aspettiamo sempre che ci venga data risposta su come finanziare, su come dare i soldi che erano già della Casino, rispettando quanto la legge aveva previsto per quanto riguarda gli interventi fatti.

Presidente - Ha chiesto la parola il Consigliere Padovani per il secondo intervento; ne ha facoltà.

Padovani (GM) - Giusto per fare alcune precisazioni su alcune cose dette tra ieri e oggi. Tra ieri e oggi alcuni colleghi hanno detto che non si conoscono i compensi del pool di professionisti. Sono andato a rivedermi, ieri sera e anche questa mattina, il sito del Casino de la Vallée. Nella sezione "Amministrazione trasparente", alla voce "collaboratori", se non ricordo male, c'è la pagina di ogni figura professionale che ha lavorato al piano di ristrutturazione e per ogni figura c'è il compenso: alto, basso, questo lo vedremo poi, penso a risultati ottenuti. Vorrei anche ricordare gli amministratori precedenti: Frigerio, per esempio, ha guadagnato 320 mila euro l'anno per sette anni, per ottenere dei risultati che i numeri - non l'opinione di Andrea Padovani - dicono essere drasticamente più bassi di quelli da lui preventivati sul piano; Sommo, 50 mila euro l'anno; Scordato, 240 mila euro l'anno più 110 mila di buona uscita; Romeo, 140 mila più 40 mila di premio. I risultati sono sotto gli occhi di tutti, perché i numeri parlano chiaro. Questo mi permette di collegarmi ai risultati che si prevedono di raggiungere nella parte di rilancio del business sul piano; si è detto che sono bassi e si dice che non sono sicuri.

Ora, che io vi debba ricordare che viviamo in una società di mercato, in cui non è certificabile al 100 percento il raggiungimento di un risultato economico, mi sembra paradossale. Penso che i risultati previsti in questo piano siano realistici, non siano quel "libro dei sogni" che ha illuso dipendenti e valdostani di poter raggiungere risultati stratosferici che poi non sono stati assolutamente raggiunti.

Sempre sul piano, si è osservato che non si fa menzione del gioco lavorato. Qualche collega ha fatto un'analisi direi puntuale di alcune pagine, però forse ha letto una pagina sì e una pagina no, perché a pagina 50 (Linee guida del progetto), laddove si dice: "in particolare nell'area giochi è prevista..." al terzo punto c'è scritto "... l'ampliamento della gamma di offerta dei giochi lavorati". Sempre a pagina 54 del piano, laddove si cita la "Riorganizzazione sale da gioco, ampliamento gamma di offerta giochi", c'è scritto (leggo la prima frase, perché sennò poi divento troppo lungo): "la vasta gamma di giochi che viene offerta deve essere mantenuta, anzi, addirittura ampliata mediante l'introduzione di giochi completamente nuovi nella modalità di gioco e nella loro organizzazione, avendo presente la diversa affluenza nell'arco della medesima giornata e nei differenti giorni della settimana". Colleghi, non è quindi vero che non si dice niente sull'area giochi lavorati, anzi, si dice che l'offerta di giochi lavorati non solo deve essere mantenuta, ma ampliata. Secondo me è anche una cosa logica, perché sennò verrebbe meno il concetto di casa da gioco se non ci fossero anche i giochi lavorati.

Sempre sul piano, si dice che i milioni sono diventati 42 e che sono praticamente gli stessi che volevate dare voi, cash: 43. Non penso di dover essere io a dovervi spiegare che cos'è una garanzia per l'apertura di un affidamento e che cosa significa invece dare cash, sull'unghia, 43 milioni.

Oggi il piano finanziario prevede 20 milioni pubblici divisi in tre tranche: 8 milioni, 6 milioni e 6 milioni, tutti volti al raggiungimento di obiettivi verificabili periodicamente anche da voi, colleghi. Ad oggi è sicura la prima tranche di 8 milioni; la seconda e la terza di 6 milioni saranno date al raggiungimento degli obiettivi previsti. Quindi chi dice che i soldi dati sono 42 non dice il vero, perché sono 20 milioni pubblici divisi in tre tranche e 15 si chiedono alle banche.

Io penso che questo piano sia innovativo rispetto al passato, perché si dà un finanziamento ad obiettivi; si pensa di rilanciare il business con nuove idee, come si è detto più volte, del gioco live, del gioco on line e con l'ampliamento dei giochi lavorati. Si pensa certamente ad una riorganizzazione del personale che, come è oggi, non è più sostenibile. Qualcuno di voi ha detto che queste idee non sono nuove, che c'erano già. Però la domanda rimane sempre la stessa: perché non sono state attuate fino adesso? Con questo piano si vuole provare a portarle avanti, quindi permettetecelo.

Dalle ore 11:50 assume la presidenza il Vicepresidente Fosson.

Fosson (Presidente) - Ha chiesto la parola il Consigliere Nogara; ne ha facoltà.

Nogara (UVP) - Volevo innanzitutto scusarmi con il Consigliere Perron, non volevo mettergli in bocca nulla di particolare. Siccome avete descritto i professionisti che avevano predisposto il piano, questo l'ho detto io, quindi scusatemi per quello che ho detto.

In questi due giorni si è parlato dell'argomento Casa da gioco, soprattutto dei problemi imminenti che abbiamo, e ieri ho anche detto che non volevo fare della dietrologia parlando di cose che non c'entrano niente. Consigliere Marguerettaz, lei mi dice che qua si parla di cose che non c'entrano. Non per niente, ma il Consigliere Bianchi ha parlato di rifiuti, il Consigliere Guichardaz del nostro futuro politico, il Consigliere Contoz dei teatrini e della legge elettorale. Poi arriviamo a Marguerettaz, che ha parlato di ribaltoni, del "18 Mai" e di cuculi. Capisce Marguerettaz, lei parla dei cuculi ec on lei per i cuculi non c'è pericolo, perché, a memoria di Consigliere, i cuculi potrebbero morire di fame. Non c'è nulla da attribuirle e da appropriarsi circa le sue iniziative, perciò i cuculi stiano pure tranquilli.

Per tornare al punto, ieri vi ho ascoltati un po' tutti quando si parlava di professionisti del settore: ho ascoltato i tre Assessori che hanno avuto la responsabilità del Casinò e l'ex Presidente Rollandin che in tutti questi anni ha collaborato a tale gestione. Sono d'accordo. Come ho già detto ieri, non si vuole fare della dietrologia, però qua mi soffermo su alcune affermazioni. Gli "incassi fantasiosi" ci sono sempre stati nei piani che ci sono passati sotto il naso in questi anni. Non dico che sia colpa vostra, di Tizio o di Caio, tantomeno di cose che dovevano essere fatte o di controlli che bisognava fare.

Consigliere Perron, lei il 22 settembre ha fatto una dichiarazione che è stata letta ieri. È vero, lei diceva di andare avanti a leggere, ma se la si leggeva ancora compariva che comunque lei non sapeva che cosa sarebbe successo fra due mesi e che, se vi fossero stati dei problemi, avremmo presentato una proposta in sede di bilancio. Consigliere Perron, eravamo al 22 settembre, non eravamo all'inizio dell'anno! E poi a bilancio ci avete presentato la proposta dei 48 milioni, non di quattro lire!

Mi dispiace che adesso il Consigliere Rollandin sia uscito, lui che chiede dove viviamo e che dice di aver fatto tutto come si deve. Vorrei chiedergli a questo punto come mai il Procuratore regionale Roberto Rizzi stia ipotizzando un maxi danno erariale stimato in circa 100 milioni di euro in riferimento ai finanziamenti erogati negli ultimi anni - ricapitalizzazione compresa - dall'Amministrazione regionale alla società di gestione Saint-Vincent & Resort. Questo Procuratore Rizzi sta dicendo delle cose, invita a dedurre e poi non si ferma qui con queste dichiarazioni, perché penso che non siano cose inventate dai giornalisti, c'è l'elenco di tutti i Consiglieri che vengono citati e ricadono in questa richiesta. Io vorrei chiedere a voi: come mai sono stati fermati i 48 milioni? Come mai c'era qualche dubbio per delle ricapitalizzazioni fatte in questo modo?

Mi riporto di nuovo a quanto ha detto ieri il Consigliere Marguerettaz: "voi buttate 8 milioni di euro al buio". Noi ne buttavamo 48... 43, scusate se adesso perdo un po' i conti, e dichiaravate anche che li buttavamo al buio, perché lì si mettevano questi soldi ed eventualmente si faceva il piano. Diciamo che noi abbiamo fatto le cose come dovevano essere fatte: abbiamo fatto un piano sul quale ci sono i finanziamenti ed è per questo motivo che ci muoviamo in tal modo, queste sono le cose determinanti in situazioni del genere.

Qui ci sono due problematiche all'interno del Casinò: c'è il funzionamento del Casinò, che è quello che stiamo trattando oggi ed è la cosa più importante, perché come ho già detto ieri qui si parla di salvare l'azienda, e poi l'esigenza di salvare il personale. Vogliamo salvare questa azienda importantissima perché, come diceva il Consigliere Perron, ha portato un sacco di soldi nelle casse regionali, questo è vero. È un'azienda che incassa 60 milioni di euro e vogliamo portarla ad un equilibrio di bilancio. Non le sto però dicendo che con questo piano noi siamo sicuri al 100 percento, ovviamente dobbiamo lavorarci un po' tutti ed essere attenti.

È anche giusto e vero quello che diceva il Consigliere Guichardaz: se il piano non funziona bisogna definire le responsabilità, lo condivido. Però, finito questo lavoro, io direi che questo Consiglio regionale deve dare un'occhiata agli investimenti fatti, perché qui in questi mesi e in questi anni ne abbiamo sentite di tutti i colori sui lavori e su come sono stati investiti questi soldi. In Commissione abbiamo sentito Di Matteo che ci diceva che bisogna rifare tutto l'impianto elettrico - è da due anni e mezzo o tre che è stato finito il Casinò! -, che piove dappertutto, che devono mettere le bacinelle quando piove, che la piscina perde acqua, che al Billia entra acqua, anche se è bellissimo e magnifico. Ma su questi investimenti chi faceva il direttore dei lavori, chi ha preso questi lavori, chi ha pagato le fatture delle società, delle ditte intervenute per fare i lavori di manutenzione su quello che era stato appena finito? Mi risulta che ci siano 600 mila euro di fatture per lavori del genere! Ci rendiamo conto di questo? Sono d'accordo con chi ha detto che non è il tema di questa seduta, ma io propongo a questo Consiglio di vedere subito dopo come sono stati spesi questi soldi.

Vorrei poi riprendere l'intervento del mio collega Grosjean. L'ex Presidente Rollandin punta sempre sulle stesse cose, come quando c'è stato il problema degli operai forestali: noi dovevamo a tutti i costi licenziarli perché non si poteva tenerli, peccato che poi sia venuto fuori che non dovevamo farlo! Si sbattevano sul tavolo delle leggi: è così, non è così, e questi li abbiamo tutti mandati a casa!

I cinesi. Ce l'avete fatta a fette con questi cinesi, persino l'ex Presidente è andato in Cina, penso sempre per riuscire a portarli qua. Ma non sapevate che se i cinesi vincevano non potevamo pagarli? Eppure è stata fatta una grandissima pubblicità su questi cinesi. Forse avete perfettamente ragione per quanto riguarda il piano, questi thailandesi, avete ragione, per carità, forse dobbiamo prendere tutta la clientela che c'è intorno, magari anche buttare un occhio in Svizzera, quelli sì che sono clienti importanti! Dobbiamo buttare un occhio in Piemonte, in Lombardia, in Liguria, senz'altro.

Come vi ho detto ieri, io non sono un professionista di queste cose. Sono cose che magari si dicono al bar, in una cantina, in una riunione, ma io non so dove bisogna andare con il mercato. Sono preoccupato per come possono andare le cose, ma non per il piano. Ho il timore che magari non tutto vada per il verso giusto, ed è proprio questa la nostra funzione: continuare a monitorare e seguire questo piano, cosa che doveva essere fatta per tutti i piani. Non so se è stata fatta prima o no, ma a questo punto non mi interessa, perché non serve a niente dare delle colpe a Baccega, a Perron, a Marguerettaz o a Rollandin perché avevano seguito il tutto fino ad ora. Però, se partiamo da Marguerettaz, dal 2003 fino a ieri è stata seguita da voi e, se non sbaglio, negli ultimi cinque anni abbiamo registrato117 milioni di perdite. Diamo la colpa non so a chi, ai piani e tutto... chiudiamo, non serve a niente adesso dirvi "delinquenti, avete sbagliato voi". Adesso si dovrebbe tutti lavorare per un piano che non sarà il più grande del mondo eccezionale, ha quattro cose semplici. Vorrei ricordare che tutte le volte qui si parla in modo errato di licenziamenti; no, qui si parla di riduzione dei costi del personale, ed è su questa linea che noi vogliamo andare e proseguire.

Si è poi tanto parlato e si continua a parlare delle sinergie del Casinò con il territorio e i professionisti che vengono da fuori. Mi ha colpito prima quello che ha detto il Consigliere Perron, ma noi probabilmente abbiamo fatto morire tutte le nostre aziende di pubblicità presenti in Valle d'Aosta, perché anche quando c'erano si continuava a prendere e ad andare fuori Valle per affidare dei lavori. Anni fa c'erano diverse aziende che avevano una discreta organizzazione, ma ormai su certe cose o c'è qualcuno che si improvvisa o dobbiamo andare fuori Valle. Come per i professionisti: i professionisti che hanno sempre avuto grosse responsabilità qui al Casinò sono tutti venuti da fuori. Probabilmente si ha ragione quando si dice che sono sempre un po' gli stessi che girano nei quattro Casinò. C'è la speranza di prendere il professionista giusto che, se seguito, faccia un buon lavoro. Questa è la realtà delle cose, non ci si può inventare di colpo un qualcuno che sia un grande manager, un grande professionista.

Consigliere Contoz, questo non è un teatrino, per lei forse lo è, ma questa è politica, qui si parla dei problemi, di tante cose, di tutto. Lei dice di avere molti amici al Casinò e che parla con loro, ma dice anche di fare quello che il suo movimento le detta di fare. E allora? Lei è qua che continua a dirmi che discute con queste persone da anni, che le conosce, che le dicono certe cose, però poi fa quello che dice il suo movimento. Non è un teatrino questo? Non è indipendente lei?

Concludo il mio intervento. Vorrei solamente dire a tutti che qui l'unica volontà di questo Consiglio, almeno della maggioranza, è di riuscire in qualche modo a gestire questa importantissima azienda, come ho detto prima. Non si vogliono avere di nuovo da questa azienda grandi introiti, grandi guadagni, l'obiettivo di questa maggioranza è di portarla al limite ad un equilibrio di bilancio e, oltre all'equilibrio di bilancio, si vogliono salvare quelle professionalità e quei lavoratori che in questo momento operano in questa azienda.

Dalle ore 12:00 riassume la presidenza il Presidente Rosset.

Rosset (Presidente) - Ha chiesto la parola il Consigliere Contoz; ne ha facoltà.

Contoz (UV) - Mi sembra giusto rispondere. Non è un teatrino per me, è un teatrino per coloro che ci guardano in televisione, per la gente con cui io parlo tutti i giorni, perché con il mio lavoro ho a che fare con loro. Mi dicono: ma cosa fate voi lì, volete prendere le decisioni o vi punzecchiate l'un l'altro? Questa è la verità.

Sul fatto poi che io, questa volta, non dico sempre - visto che è da due mesi che sono qui dentro - lasci una decisione importante a gente che secondo me è da anni e anni che è lì - che poi a lei piaccia o meno questo è un altro discorso - non mi sembra ci sia niente di male. Non sono uno yesman, come dice il signor Marquis. Questa volta ho deciso di fare così ed è giusto che lei lo sappia. Forse mi sbaglio, ma non era il segretario particolare di Laurent Viérin quel signore che ha parlato adesso? Qualcosa dovrebbe sapere su quello che è successo qui, e chiudo qui la cosa.

Presidente - Ricordo che siamo in discussione generale. Ha chiesto la parola il Consigliere Gerandin; ne ha facoltà.

Gerandin (GM) - Volevo chiedere scusa ai colleghi, perché probabilmente con il mio intervento - certamente per colpa mia - non sono stato così chiaro. Mi pare che direttamente o indirettamente ci siano stati dei riferimenti anche al mio intervento. Chiedo scusa, provo a chiarire gli argomenti e comunque le idee che ho cercato di portare a questo dibattito.

Parto da quello che diceva prima il collega Perron. Io non ho mai detto che non sarebbe stato necessario investire in quell'azienda, tenuto conto che tutti eravamo più o meno a conoscenza dei problemi. Ho semplicemente detto che quando si è deciso - e non si è mai riusciti a capire bene chi ha deciso o come si è deciso - c'è stata una mania di grandeur. Io penso che intervenire, mettere in condizioni un'azienda di migliorarsi e avere un altro appeal per quanto riguarda l'offerta non sia solo legittimo, ma doveroso. Spendere 120 milioni è un'altra storia, e parlo di 120 milioni, ma collegandomi a quello che diceva prima il collega Perron sono 240 miliardi di vecchie lire, tenuto conto che ha fatto anche il paragone in miliardi.

Per quanto concerne i 60 milioni di ricapitalizzazione per non chiudere nel 2014, io ci aggiungo anche i 20 milioni del mutuo Finaosta del 2015. Indubbiamente sono serviti per non chiudere, non c'è ombra di dubbio, gliene do atto, solo che non sono serviti a risanare questa azienda. Immagino cosa sarebbe potuto succedere sul piano commerciale di messa in sicurezza, di ristrutturazione aziendale, di fronte a 60 milioni di ricapitalizzazione, di ricostituzione del capitale sociale, dopo un investimento così importante, 20 milioni di mutuo concessi da Finaosta: avremmo avuto la fila degli istituti di credito a chiederci di partecipare all'operazione. Il risultato di questa operazione, e lo ribadisco, è che i 60 milioni più i 5 milioni annui dei dipendenti che hanno contribuito a tale operazione sono stati buttati. Lei ha aggiunto anche dove, e io lo confermo. Sono stati buttati, collega Perron, perché il risultato di questa operazione è stato che il bilancio d'esercizio 2015 ha chiuso con una perdita d'esercizio di 18,5 milioni che, sommati alle perdite pregresse di 10,3 milioni, fanno un pregresso di 28,9 milioni; ci aggiungiamo poi i 38 milioni che sono stati presentati nel bilancio al 30 settembre, che con ogni probabilità saranno oltre 40. Su questa operazione, dopo che voi avrete fatto la sottoscrizione con tutte quelle responsabilità derivanti da un aumento di capitale senza avere un piano credibile - tengo a sottolineare che qualcuno cita la "Madia" come la salvatrice, se il Casinò viene inserito lì - probabilmente verrà detto che abbiamo meno responsabilità. Assolutamente no, perché le responsabilità sono le stesse. L'unica cosa che aggiunge la "Madia" è che nell'arco di tre anni bisogna avere un pareggio di bilancio, ma un piano di risanamento aziendale è alla base di qualunque tipo di ricapitalizzazione e doveva essere alla base anche della ricapitalizzazione del 2014, cosa non successa. Risultato: noi, a fine 2016, praticamente passeremo dai circa 120 milioni di capitale sociale a poco più di 60. Abbiamo dimezzato il capitale sociale, a meno di due anni dopo la ricapitalizzazione. Capisce che c'è qualcosa che non torna? E quando nel parere pro veritate si cita quel passaggio che dice "in continuità con l'azione precedente", quantomeno in quest'aula io dico chi ha un po' di sale in zucca drizza i capelli; io pochi, perché ne ho veramente pochi, ma chi ne ha tanti dovrebbe drizzarli, ve lo garantisco io. Questa è la parte riferita all'operazione.

Lei mi dice: "perché non abbiamo tenuto Frigerio al suo posto?". Certo, tenerlo poteva anche essere una soluzione, ma ad una condizione: noi avremmo dovuto condividere - me lo auguro, e siamo ancora in tempo - un'iniziativa trasversale che chiede un'azione di responsabilità, quella prevista dal Codice civile. Chiediamo tutti insieme un'azione di responsabilità su chi ha amministrato e ha creato questi buchi terribili, questi disavanzi di bilancio a fronte delle previsioni di bilancio che ci venivano sventolate in Commissione e in quest'aula.

Per quanto riguarda il discorso svolto da lei, collega Rollandin, legato al parere pro veritate, io non mi sono sollevato dal fatto di provare a chiarire i contenuti di questo parere. Questo parere - e torno al riferimento alla legge n. 49 - dice che sono dovuti. Lei parla di impegni, collega Rollandin. Siccome a mio parere la legge n. 49 va applicata e non interpretata, come tutte le leggi, io penso che gli impegni di cui lei parla siano stati verbali, perché la legge n. 49 è talmente chiara che dice che la Regione può intervenire per il finanziamento degli investimenti previsti al piano di cui al comma 1, la cui entità è determinata annualmente con legge regionale, ma dice anche che la Giunta regionale sottopone all'approvazione del Consiglio regionale un piano di interventi per lo sviluppo della Casa da gioco e del Grand Hotel Billia realizzati da Casino de la Vallée S.p.A.. Ora io mi sarei aspettato da lei, o sicuramente da chi è molto pratico in materia di contabilità - che può essere l'Assessore Perron o il commercialista Marguerettaz che l'ha preceduto - che qualcuno mi avesse detto, tenuto conto che io sono semplicemente un vigile del fuoco in pensione per cui devo con fatica accedere agli atti e provare a fare una ricostruzione, che mi era sfuggito un piano da 120 milioni, perché l'unico atto che vi legittima ad applicare la legge n. 49 è un piano approvato dal Consiglio. O avete fatto un Consiglio segreto probabilmente in qualche stanza segreta, non in quest'aula, e che non risulta agli atti, oppure l'unico piano è quello da 81 milioni. Pertanto non avete nessuna legittimazione. Su questo il parere pro veritate è chiaro, cita gli atti che avete trasmesso. Voi avete trasmesso la legge, ma se la legge dice che c'è un piano che prevede un intervento e può intervenire, chi dice che non può? È la legge che ve lo permette! Peccato che non ci sia nessun passaggio: non c'è un impegno scritto, non c'è un piano aziendale approvato, per cui quello che avete proposto, e lo confermo, è fuffa, non esiste! Portate in quest'aula il piano di investimenti da 120 milioni e io ve lo voto, portatelo se c'è, io la voto la vostra proposta!

Arrivo al discorso dei 42,7 milioni. Io penso che qua probabilmente ci giocate un po' e metto in mezzo anche la stampa, perché non si può legittimamente interpretare così. Lo dico in tutta sincerità: un discorso è dire che noi in questo piano impegniamo immediatamente 8 milioni di risorse proprie e, con altri due step, al raggiungimento degli obiettivi, altri 12, ma un altro discorso è dire che la società - non il Consiglio - è autorizzata eventualmente ad impegnarsi per 15, e che eventualmente se ci fossero difficoltà gli altri milioni per adempiere alla "Fornero" sarebbero 27, perché i 15 non li autorizziamo noi, io penso che facciano parte di un piano aziendale. Vede, io la penso esattamente così: l'unica differenza tra noi e voi è che le autorizzazioni per indebitarsi con le banche prima passavano con lettere firmate direttamente dal Presidente (lettere di patronage), mentre noi abbiamo voluto evitare questo, perché io penso che in un discorso di pubblica trasparenza è la società che deve eventualmente trattare con chi deve indebitarsi all'interno di un piano aziendale, non deve avere l'autorizzazione magari senza nessuna delibera di Giunta a firma di un Presidente della Giunta.

Termino, perché non voglio andare troppo per le lunghe. Volevo solo dire al collega Marguerettaz - lo dico proprio perché forse Berlusconi lo direbbe, tenuto conto della sua proverbiale simpatia - che io non sono un commercialista e so che comunque lei ha una clientela sicuramente all'altezza della sua fama e delle sue capacità, ma penso che ci sia stato qualche piccolo malinteso. Probabilmente le è sfuggito, collega Marguerettaz, ma ho citato l'articolo 2103 del Codice civile perché quell'articolo è stato sostituito con decreto legislativo n. 81 del 15 giugno 2015. Glielo leggo e poi le do anche la copia: "In caso di modifica degli assetti organizzativi aziendali che incide sulla posizione del lavoratore, lo stesso può essere assegnato a mansione appartenente a livello di inquadramento inferiore purché rientrante nella medesima categoria legale". Dice anche "il lavoratore ha diritto alla conservazione del livello di inquadramento e del trattamento retributivo in godimento, fatta eccezione per gli elementi retributivi collegati e particolari modalità di svolgimento della precedente prestazione lavorativa". Non volevo licenziare nessuno con il 2103, volevo solo dire che metteranno in discussione quei superminimi...no, quelli individuali! Come no? La legge lo permette, unilateralmente, ma come no? Vedete com'è la storia. Finirà la pacchia di qualcuno, che magari a fine mese si è trovato 3 mila euro di superminimi caduti dal cielo solo perché magari ha partecipato a qualche competizione elettorale o solo perché ha dato la disponibilità a candidarsi. È finita la pacchia, finito l'alibi, ma per tutti!

Presidente - Non vedo altri iscritti. Se non ci sono altre richieste, chiudo la discussione generale.

Mi dispiace, glielo chiedo per cortesia, lei ha già fatto due interventi. Ha chiesto la parola il Consigliere Perron per fatto personale; ne ha facoltà.

Perron (UV) - No, non per fatto personale.

Presidente - Ha già fatto due interventi, comunque prego.

Perron (UV) - Presidente, solo per chiedere di accordarci una breve sospensione del Consiglio per una riunione dei gruppi di minoranza prima di chiudere la discussione generale. È il motivo per cui mi ero già prenotato prima, poi si è prenotato il collega Gerandin e gli ho lasciato la parola.

Presidente - Sospensione concessa.

La seduta è sospesa alle ore 12:23 e riprende alle ore 12:37.

Rosset (Presidente) - Possiamo riprendere i lavori. Ci sono richieste di intervento? Volete motivare la sospensione? Se sono stati presentati gli ordini del giorno li aspettiamo, ci vuole del tempo per poterli consegnare, anche perché, qualora dovessimo attivare la replica, sarebbe opportuno averli sottomano.

Ha chiesto la parola il Consigliere Cognetta; ne ha facoltà.

Cognetta (M5S) - La sospensione ci è servita per poter presentare degli ordini del giorno. Siamo ancora in discussione generale e gli ordini del giorno sono stati presentati; adesso penso ci sarà la duplicazione e poi la distribuzione in aula.

Presidente - Ha chiesto la parola la Consigliera Morelli; ne ha facoltà.

Morelli (ALPE) - Tenuto conto della presentazione di alcuni ordini del giorno, a questo punto mi pare evidente che la seduta non potrà concludersi in mattinata, quindi magari sospendiamo e ci ritroviamo nel pomeriggio.

Presidente - Credo non ci siano ulteriori interventi, quindi chiudiamo la discussione generale. Sono le ore 12:39. Da parte del Governo c'è qualcuno che vuole fare ancora una replica? Comunque sarebbe opportuno almeno poter vedere gli ordini del giorno, se non li abbiamo dobbiamo aspettare un attimino.

Ha chiesto la parola la Consigliera Morelli; ne ha facoltà.

Morelli (ALPE) - Chiedo una breve sospensione per una riunione di maggioranza.

Presidente - Sospensione concessa.

La seduta è sospesa alle ore 12:38 e riprende alle ore 12:58.

Rosset (Presidente) - A seguito della riunione di maggioranza, vista l'ora e considerato che non ci sono i tempi per poter attivare la replica, i lavori vengono sospesi e ripresi alle ore 15:30.

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La seduta termina alle ore 12:58.