Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 1558 del 4 novembre 2015 - Resoconto

OGGETTO N. 1558/XIV - Proposta di legge: "Misure di inclusione attiva e di sostegno al reddito".

Presidente - Prima di procedere all'esame, si ricorda che si lavora sul nuovo testo delle Commissioni con il nuovo titolo: "Misure di inclusione attiva e di sostegno al reddito". Voglio altresì segnalare che su questo nuovo titolo hanno ritirato la loro firma i Consiglieri Morelli, Chatrian, Certan, Roscio, Bertin, Gerandin, Rosset, Fabbri, Bertschy, Viérin Laurent, Grosjean, Nogara, Ferrero e Cognetta. Vi è anche un emendamento della Consigliera Fontana che è stato distribuito.

Possiamo aprire la discussione sul punto. La parola alla Consigliera Fontana.

Fontana (PD-SIN.VDA) - Grazie Presidente.

In questi ultimi anni, segnati pesantemente dalla crisi economica, le famiglie valdostane vivono un momento di particolare difficoltà. Nel 2104 infatti l'incidenza della povertà riferita alle famiglie della nostra regione è aumentata in modo preoccupante e anche il dato della disoccupazione, soprattutto di quella giovanile, è allarmante.

La presente proposta di legge si propone di introdurre nella nostra regione misure di inclusione attiva e di sostegno al reddito, in linea con numerose raccomandazioni e risoluzioni dell'Unione europea, non ultima la risoluzione 2010-2038 nella quale si sottolineava: "la necessità di misure concrete che sradichino la povertà e l'esclusione sociale, esplorando strategie di ritorno all'occupazione, favorendo un'equa ridistribuzione del reddito e della ricchezza, garantendo regimi di reddito minimo". Tali misure costituiscono uno strumento volto a rafforzare le politiche finalizzate al sostegno economico e a favorire l'inserimento sociale dei soggetti maggiormente esposti al rischio di marginalità nella società e nel mercato del lavoro, consentendo loro di vivere in modo dignitoso.

La Commissione europea ha inoltre lanciato delle iniziative per il 2020: una di queste ha per oggetto la "crescita inclusiva", il cui l'obiettivo è la lotta contro la povertà e l'esclusione sociale attraverso il sostegno economico alle persone, nonché aiuti per favorire l'integrazione nelle comunità e la ricerca di un lavoro. È importante sottolineare che tra i Paesi dell'Unione europea soltanto in Italia, in Grecia e in Ungheria manca la previsione di misure di sostegno al reddito. In Parlamento sono infatti state presentate diverse proposte che mirano ad istituire il "reddito minimo garantito", o "reddito di cittadinanza", o "sostegno per l'inclusione sociale", che non hanno tuttavia ancora trovato la loro forma definitiva. In un simile contesto cosa possiamo fare? A mio avviso, si possono aprire almeno tre scenari: possiamo fare finta di niente e continuare a parlare di numeri e di bilanci, lasciando che la gente diventi sempre più povera ed arrabbiata; possiamo far finta di fare qualcosa, proponendo tanti bla-bla, e lo ripeto, inventando cavilli o distinguo anche laddove non avrebbero senso allo scopo di lasciare tutto così com'è; oppure possiamo provare a fare davvero qualcosa come quello che viene proposto con questa legge, che non sarà una misura perfetta, ma potrà essere migliorata, non potrà accontentare tutti, ma intanto mette un primo punto fermo e dimostra come volendo anche la politica può dimostrare di vivere vicino alla gente, capirla e cercare di aiutarla.

La verità è che affrontare questi argomenti non è facile, ma alla fine qualcosa bisogna fare. Per riprendere le parole del Presidente nazionale delle associazioni cristiane dei lavoratori italiani: "la povertà assoluta è in aumento, dall'inizio della crisi è più che raddoppiata. In Italia nel 2007 i poveri rappresentavano il 3,1 percento della popolazione, nel 2014 sono saliti al 6,8 percento, cioè più di quattro milioni di persone e il Paese non si può permettere di abbassare la guardia davanti ad un fenomeno che assume dimensioni sempre più drammatiche. Dobbiamo agire per evitare che continuino a crescere le sperequazioni tra le aree forti e quelle deboli del Paese". Chi è povero è spesso escluso dalla società, da una vita piena, produttiva e serena, non ha cibo sufficiente per nutrire e vestire una famiglia, si trova nella difficoltà di mandare i figli a scuola o anche soltanto di comprarsi delle medicine, non ha accesso al credito. Tutto ciò si traduce in insicurezza, impotenza ed esclusione, situazioni di fragilità che favoriscono poi la violenza e l'illegalità: ecco perché oggi la lotta alla povertà è un obiettivo fondamentale anche per la pacifica convivenza.

Le misure di inclusione attiva e di sostegno al reddito che proponiamo non rappresentano un intervento economico generalizzato, ma una misura specifica che si cala nella nostra realtà regionale, un piccolo intervento che tiene conto di chi ne ha effettivamente bisogno, basandosi su criteri ben precisi e chiari. È sbagliato pensare che si vada ad aiutare certe categorie di persone piuttosto che altre: tutti coloro che risultano in possesso dei requisiti previsi dalla legge vi potranno accedere. Tali misure sostengono nell'immediato il reddito dei cittadini, permettendo loro di superare la soglia di povertà, in particolare la presente proposta di legge persegue uno degli obiettivi previsti dalla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, che all'articolo 34 riconosce il diritto di accesso alle prestazioni di sicurezza sociale in vari casi, come la maternità, la malattia, gli infortuni sul lavoro, la dipendenza o la vecchiaia, oltre che in quello di perdita del posto di lavoro.

I soggetti che vogliono usufruire delle misure previste dalla proposta in esame devono dichiarare di essere disponibili a trovare un'occupazione, ma anche a partecipare a progetti di formazione e di volontariato sociale promossi da enti pubblici e privati, pena la decadenza dal beneficio. Le misure di inclusione attiva a sostegno al reddito consentono non solo di perseguire l'obiettivo dell'inclusione sociale, ma anche di dare effettività al diritto al lavoro e alla formazione, diritti fondamentali della persona, tutelati dalla nostra Costituzione. Per la prima volta peraltro tali misure vengono estese anche ai lavoratori autonomi in difficoltà.

Prima di entrare nel merito dell'articolato, desidero ringraziare le commissioni competenti e in particolare il gruppo di lavoro che ha seguito il percorso della presente proposta sia per la sensibilità manifestata verso il tema in questione, sia per le proposte avanzate per migliorare il testo, che sono state accolte con favore, e tutti i soggetti che sono intervenuti in Commissione e che hanno portato il loro fattivo e soprattutto utile contributo.

Esaminando nel dettaglio, l'articolo 1 definisce quale oggetto della presente proposta di legge l'istituzione di misure di inclusione attiva e di sostegno al reddito, al fine di rafforzare le politiche di sostegno del reddito e l'inclusione sociale dei soggetti più deboli sul mercato del lavoro, tra i quali sono compresi anche i lavoratori autonomi in difficoltà economica.

L'articolo 2 definisce la nozione di misure di inclusione attiva e di sostegno al reddito come meccanismo sociale di ultima istanza, attivabile soltanto una volta esauriti tutti gli altri ammortizzatori sociali. Tali misure si sostanziano in un intervento economico limitato nel tempo, per un ammontare fino a 4.400 euro lordi per il periodo massimo di erogazione previsto e condizionato alla disponibilità di accettare offerte di lavoro o di partecipazione a programmi di formazione finalizzati al reinserimento nel mercato del lavoro.

L'articolo 3 elenca i requisiti per poter beneficiare delle misure a sostegno al reddito, quali, tra gli altri, la residenza nel territorio regionale da almeno 36 mesi e un'attestazione ISEE ordinario o corrente non superiore a 6.000 euro.

L'articolo 4 disciplina la modalità per la presentazione delle domande di accesso alle misure di inclusione attiva e di sostegno al reddito.

Gli articoli 5 e 6 disciplinano la durata della concessione, pari a cinque mesi eventualmente prorogabili e il patto di inclusione, stipulato tra il beneficiario e il centro per l'impiego o lo sportello sociale competente, patto che comprende obiettivi di inclusione sociale, di formazione e di inserimento lavorativo e anche obblighi cui il beneficiario deve attenersi.

L'articolo 7 riporta le cause di decadenza dal beneficio.

L'articolo 8 istituisce il comitato tecnico di coordinamento per le misure di inclusione attiva e di sostegno al reddito presso la struttura regionale competente in materia di politiche del lavoro e dell'impiego, cui spetta il compito di valutare ed approvare le domande di accesso al beneficio.

Con l'articolo 9 viene istituito un fondo per il finanziamento delle misure di inclusione attiva e di sostegno al reddito presso l'Assessorato regionale competente in materia di politiche del lavoro e dell'impiego, mentre con l'articolo 10 viene definito il periodo di applicazione delle misure previste: fino al 31 dicembre 2018.

Gli articoli 11 e 12 rinviano ad una delibera della Giunta regionale, approvata entro 60 giorni dall'entrata in vigore della presente legge, ogni ulteriore aspetto relativo all'applicazione della presente legge e stabiliscono l'onere complessivo derivante dall'applicazione della stessa.

L'articolo 13 reca la dichiarazione d'urgenza. Grazie.

Si dà atto che dalle ore 18,28 assume la presidenza il Vicepresidente Follien.

Follien (Presidente) - Grazie per l'illustrazione. Apriamo la discussione generale, la parola alla Consigliera Morelli.

Morelli (ALPE) - Merci Monsieur le Président.

Il percorso di questa proposta di legge è stato piuttosto lungo e tortuoso e merita, dal nostro punto di vista, un'illustrazione e una spiegazione articolata. Di reddito minimo garantito, come ha ricordato anche la relatrice Fontana, si sente parlare da anni e da più parti. Tutti i Paesi europei, tranne l'Italia e la Grecia, buone ultime, hanno adottato da tempo forme di reddito minimo garantito, strumento pensato per alleviare la condizione di insicurezza dovuta alla perdita del lavoro dopo che è scaduta l'indennità di disoccupazione. Negli ultimi anni la tendenza generalizzata, e giustificata dal nostro punto di vista, è stata quella di razionalizzare i vari sistemi cercando di legare il sostegno a misure per rafforzare il mercato del lavoro in modo da creare occupazione, come avviene per un modello che è sempre citato, ad esempio, quale il modello danese, dove i beneficiari che non hanno inabilità al lavoro e una residenza lì addirittura di sette anni sono obbligati a cercare attivamente un'occupazione e ad accettare offerte pena la sospensione del diritto, che in quel caso è di 1.300 euro.

Quando la collega Fontana e i colleghi del PD, ormai più di un anno fa, ci chiesero di condividere la proposta di legge, noi abbiamo accettato apprezzando lo sforzo propositivo e consideravamo che più che una misura assistenziale si sarebbe dovuto trattare di un contributo temporaneo destinato a sostenere i disoccupati e gli inoccupati aiutandoli a ripartire lavorativamente. La mia prima riflessione alla collega Fontana fu di proporre una verifica dei contributi assistenziali esistenti in Valle d'Aosta, perché io credo che sia giusto riconoscere che la nostra Regione non è mai stata insensibile a questo genere di problemi e si è sempre cercato nel corso delle varie legislature di dare risposte al disagio e alla povertà. Visto che prima si parlava di dati che, insomma, sembrava che il nostro gruppo non conoscesse, nella nostra regione l'indice di povertà è del 7 percento circa; rispetto alla media nazionale, non è un indice fra i più alti, ma è il più alto delle Regioni del nord-ovest. Dicevo che la mia prima riflessione fu di proporre una verifica dei contributi assistenziali per favorire un'armonizzazione dei provvedimenti, per evitare eventuali sovrapposizioni, ridondanze, ma anche per evitare dei buchi neri, ossia le situazioni che, pur essendo gravi, poi non rientrano in nessuna casistica.

L'altra riflessione che feci fu di informarci bene sulle altre esperienze italiane, in particolare sull'esperienza di Trento, che bene o male funziona dal 2009, perché sperimentare partendo da zero quando si può beneficiare dell'esperienza efficace di altre situazioni e adattandola alla nostra situazione?

In realtà in quella fase non si approfondì più di tanto e la proposta di legge, come tutti sappiamo, fu presentata nel novembre 2014, sottoscritta da tutta la minoranza, con la consapevolezza, per quanto riguarda il gruppo ALPE, che il testo fosse lungi dall'essere perfetto, ma che avrebbe dovuto servire, come spesso succede per le proposte di legge, per aprire un dibattito su una situazione generale estremamente preoccupante che vedeva e vede tuttora aumentare nella nostra regione disoccupazione e povertà. In realtà, rinvio dopo rinvio, il tempo è passato e la proposta è rimasta quasi dormiente fino a dopo le elezioni comunali di quest'anno, quando improvvisamente e quasi magicamente - permettetemi un po' di ironia - viene risvegliata dal sonno e assegnata alla II Commissione, che inizia la fase delle audizioni. In quella sede la proposta, pur generalmente apprezzata da tutti i soggetti auditi dai sindacati, dal terzo settore, ha mostrato i suoi limiti, dobbiamo riconoscerlo, essendosi rivelata, come già un po' tutti temevamo dall'inizio, una proposta di legge che, per citare una delle organizzazioni sindacali audite, sta in mezzo tra una misura di natura lavoristica e una di contrasto alla povertà, un po' un "ibrido", cioè proprio quello che noi avremmo voluto evitare ed è stata proprio la necessità di chiarire bene quale dovesse essere lo spirito della legge, quali le finalità, quali i potenziali beneficiari e soprattutto di quanti soldi ci fosse bisogno per dare risposte reali e non creare false aspettative - occuparsi di bilanci e di dati, collega Fontana, non significa far finta di niente, è fondamentale - e a quel punto, come gruppo ALPE, ci siamo opposti all'intenzione di licenziare la legge prima della pausa estiva. Questo è stato lo scrupolo che ci siamo posti, che ci ha indotti a rinviare la discussione all'autunno, non certo per volontà di rallentare una legge di sostegno sociale in un momento grave, di difficoltà del quale tutti siamo coscienti, tant'è che ci siamo fatti promotori in Commissione dell'istituzione di un gruppo di lavoro costituito da un commissario per ogni gruppo politico rappresentato all'interno delle commissioni, dal momento che era stata manifestata la volontà trasversale, condivisa, di dare corso alla proposta di legge. Abbiamo anche richiesto di coinvolgere il Dipartimento delle politiche del lavoro, in quanto, parallelamente all'attivazione del beneficio, ritenevamo e riteniamo necessario che vengano messe in atto azioni formative nuove, in particolare nel settore turistico - ha fatto un passaggio su quest'aspetto proprio poche ore fa l'Assessore Donzel -, settore turistico che consideriamo essere un settore in cui vi è ancora spazio per creare posti di lavoro, ciò che indurrebbe i soggetti aventi diritto al contributo a cercare un'occupazione lavorativa in tale ambito, debitamente formati, dando loro qualche chance in più. Siamo coscienti che non è facile mettere in piedi politiche attive, ma riteniamo che il solo assistenzialismo sia da superare e alla fine anche la Consigliera Fontana ha riconosciuto che la prima versione della legge presentava dei grossi limiti, mi pare che l'avesse anche più volte definita scherzando un macello.

Cosa n'è stato del gruppo di lavoro trasversale? Beh, intanto bisogna riconoscere che alla fine di trasversale non c'era molto, perché è parso chiaro da subito che i compagni di maggioranza della relatrice Fontana, l'Union Valdôtaine e la Stella Alpina, avrebbero adottato un atteggiamento defilato, non molto incisivo, quasi come se in qualche modo fossero forzati a partecipare, ma senza implicarsi troppo. Chose extrêmement regrettable dal nostro punto di vista, perché con un po' più di convinzione e mettendo a frutto certe competenze che all'interno del gruppo di lavoro c'erano, e guardo il collega Marquis che faceva parte del gruppo di lavoro e che ha dato prova di avere delle competenze, di avere anche avuto modo di approfondire l'argomento nelle sue passate funzioni di Assessore...ma evidentemente la motivazione politica forse non era così trasversale, così condivisa, così unanime. Alla fine il risultato è stato un ibrido, Presidente Rollandin, tra molto assistenzialismo e poche politiche attive, sull'informazione locale si è arrivati a definirlo un ennesimo esempio di bigottismo camuffato da progressismo, non l'abbiamo detto noi.

Visto il risultato, è legittimo chiedersi se era veramente necessario questo provvedimento o se non bastava la legge n. 23 del 2010, che all'articolo 13, non sto a leggervelo perché buona parte dei colleghi presenti l'ha votata nella scorsa legislatura, è stata una legge che abbiamo votato all'unanimità, che è stata discussa e che parla all'articolo 13 di contributi per l'inclusione sociale, che oltretutto sono contributi permanenti, non a termine, sono contributi che sostengono gli individui e le famiglie finché la situazione di bisogno permane.

La riflessione quindi è per andare a replicare sostanzialmente una norma che già esisteva forse bastava assegnare un budget più consistente a quella legge. Senza contare che, nonostante le nostre reiterate richieste, continuiamo ad ignorare quanti potranno essere i beneficiari, con quali criteri di ammissione, perché è evidente che i 1.400.000 euro previsti non saranno sufficienti. Ricordiamo - e ne avevamo parlato all'interno del gruppo di lavoro -che la simulazione, fatta sulla base delle risorse impiegate dalla Provincia di Trento per il reddito di garanzia, prevedeva per la nostra Regione almeno 4 milioni di euro ed erano simulazioni, tra l'altro, fatte alcuni anni fa, quindi in una situazione di povertà inferiore. Queste sono le ragioni per le quali, dopo esserci confrontati tra di noi e con gli altri gruppi di opposizione, abbiamo deciso di ritirare la nostra firma ad un testo che non risponde pienamente agli obiettivi che ci eravamo prefissati, cioè di provare a dare una prospettiva dignitosa a chi ha perso il lavoro e ha esaurito tutti gli altri ammortizzatori sociali. Evidentemente - e ci rincresce constatarlo - a politiche di più ampio respiro si è preferito far prevalere logiche più partitiche. È una politica del tutto illusoria che è fatta anche a spese dei cittadini.

Noi siamo consci della grave situazione di difficoltà in cui si dibattono tante famiglie valdostane e quindi non sarà ALPE a mettere i bastoni tra le ruote nell'approvazione di questa legge, ma non si può non sottolineare come il ruolo legislativo del Consiglio regionale sia stato ancora una volta mortificato e svenduto nelle compravendite politiche. Colleghi di maggioranza, collega Fontana, riconoscendole un impegno sicuramente e una tenacità fuori dal comune, comprendiamo bene che...abbiate il buon gusto di tenere un profilo basso e non cerchiate di spacciare per innovativa una legge che di nuovo ha proprio poco. È un provvedimento che è risaputo che è stato messo sulla bilancia delle trattative, d'altra parte neanche tanto velatamente ci ha lasciato intendere la collega Fontana. Un provvedimento di cui in realtà interessa relativamente la coerenza e l'efficacia del contenuto, ma di cui interessa molto la valenza in termini di tenuta della nuova maggioranza e per qualcuno anche in termini di immagine, ma ci sta, la politica è fatta anche di questo. Riteniamo che non debba essere questo lo spirito con cui il Consiglio regionale deve farsi carico della sua funzione legislativa. Non si tratta di piantare bandierine o di segnare il territorio: si tratta di dare le risposte legislative le più efficaci possibili alla comunità con metodi, tempi, risorse certi e possibilmente di lunga durata, con uno sguardo d'insieme e non limitati alla singola norma, al singolo settore, senza creare illusioni o false speranze, ciò che temiamo questa legge abbia già cominciato a fare. Grazie.

Presidente - Grazie. La parola al Consigliere Fabbri.

Fabbri (UVP) - Sì, grazie Presidente.

Nell'annunciare il ritiro delle firme dalla legge da parte del nostro gruppo non possiamo che confermare ciò che è stato detto in un modo così ampio ed esaustivo dalla nostra collega. È una legge che ha avuto un iter travagliato, che è nata con delle grosse speranze, con delle speranze di poter incidere sulla povertà, sulle difficoltà, ma dando delle speranze di inclusione veramente più grosse di quelle che in realtà questa legge prospetta. Comunque quello che ci ha convinto a sospendere il giudizio su questa legge e quindi a ritirare la nostra firma è appunto quest'iter, che ha avuto un'accelerazione così rapida in questi ultimi tempi e che ha in parte snaturato quella che è...era la nostra volontà di incidere, come dicevo, con degli strumenti più efficaci sulle politiche di inclusione attiva e non solo sul sostegno del reddito. Come diceva giustamente la collega, fortunatamente a livello regionale abbiamo già numerose leggi, numerose possibilità per dare il sostegno al reddito ai nostri cittadini che si trovano in difficoltà, mentre invece, se avessimo avuto il tempo di discutere su nuovi modelli di inclusione attiva al lavoro, avremmo potuto magari trovare un qualcosa di effettivamente più efficace e che avesse potuto dare una speranza di reinserimento effettivo a quelli che vivono questo dramma della disoccupazione.

Una delle cose che più ci ha anche colpito durante queste ultime audizioni, giustamente la collega aveva detto che sono stati coinvolti anche i dirigenti delle politiche attive del lavoro, è anche questa forma di impotenza da parte di questi dirigenti nel dichiarare la loro...non dico incapacità ma difficoltà di proporre delle effettive azioni nel senso dell'inserimento o meno...delle proposte di inserimento nel mondo del lavoro da parte dei beneficiari della legge, che così facendo si dimostra una legge solo ed esclusivamente, a nostro avviso, che va a sostenere il reddito di questi cittadini. Nella relazione della Consigliera Fontana, cui anche noi riconosciamo entusiasmo, passione, e costanza nell'avere portato avanti questa legge, dispiace però che quel "far finta di far qualcosa, proponendo tanti bla-bla e inventando cavilli e distinguo anche laddove non avrebbero senso allo scopo di lasciare tutto così com'è...", non è vero, non è assolutamente vero questo, anzi mi pare che la commissione sia stata sostenuta soprattutto dalla presenza e dalle attività dell'opposizione, per cui la troviamo un po' riduttiva questa presentazione.

Come ripeto, avremmo voluto avere una legge più incisiva, una legge più moderna, una legge che andasse veramente ad incidere su questo grave capitolo della mancanza del lavoro. Personalmente ma credo che anche i miei colleghi dell'UVP pensino che ormai sia superato il modo di dare il contributo dando direttamente del denaro in mano a coloro che sono i beneficiari della legge. Secondo noi, sarebbe molto più opportuno poter dare dei nuovi strumenti, tipo voucher o qualcosa di questo genere, con cui queste persone possono spenderli veramente nel mondo del lavoro e avere poi la possibilità di essere reinseriti e la possibilità di farsi conoscere da nuove ditte, da nuovi soggetti, che poi a loro volta possono in qualche modo far continuare il lavoro a queste persone stesse. Ecco, queste sono in linea di massima quelle che sono state le motivazioni che ci hanno imposto, diciamo così, il ritiro della firma del nostro gruppo e, nonostante il ritiro della firma, voteremo questa legge con l'astensione proprio per riconoscere anche che in parte, o almeno in un momento di bisogno della persona riesce ad inserirsi e a dare un aiuto, anche se è un aiuto, come si diceva, che cade un po' nel vuoto e che si esaurisce semplicemente con un sostegno economico e basta. Grazie.

Presidente - La parola al Consigliere La Torre.

La Torre (UV) - Grazie Presidente.

In questo clima così pacifico il mio sarà un intervento a titolo personale, però un intervento che reputo necessario non tanto per ostacolare la legge, che credo che in qualche modo sia una legge giusta, sono state ben definite le motivazioni, una legge che vuole aiutare persone in difficoltà e noi sappiamo in questo momento quante sono le famiglie valdostane in difficoltà. La mia quindi sarà una riflessione piuttosto sulla possibilità che questa legge raggiunga proprio quest'obiettivo, perché ripetiamoci che l'obiettivo dovrebbe essere proprio quello di uscire con pochi soldi ad aiutare il maggior numero di famiglie valdostane e da qui nasce un po' la mia riflessione, che parte da una domanda: chi vogliamo aiutare? Come vogliamo aiutarli? La prima cosa che mi viene da dire è che, purtroppo, non possiamo aiutare nell'ambito del sociale, non possiamo aiutare gli anziani, non possiamo aiutare i disabili in condizioni di non autosufficienza a rischio di esclusione sociale: non lo possiamo fare perché abbiamo scelto di non farlo e io ho condiviso questa scelta. Abbiamo fatto una scelta diversa: abbiamo scelto, visto che non potevamo aiutare tutti, perché i soldi erano pochi, di concentrarci sul lavoro, però anche qui onestamente, sebbene questa sia una scelta condivisa e quindi il testo della legge rimane questo, anche qui ci sono pareri...non tutti, diciamo, sono d'accordo, io ho sentito...ho raccolto un po' anche di interventi che sono stati fatti, in questo caso voglio citare - e forse è già stato citato - un autorevole personaggio pensante dell'area della sinistra: Romano Dell'Aquila, che dice - leggo il suo virgolettato -: "si è parlato in Valle negli ultimi giorni di un disegno di legge, un'ipotesi di reddito di cittadinanza. Da quanto ho potuto capire, per la presenza di alcuni aspetti interessanti, ci si muove ancora in una logica che sa di vecchio e di stantio. A mio avviso, la formazione non può essere solo uno strumento che legittima attraverso un semplice attestato la percezione di un'indennità, la formazione va retribuita solo se porta all'occupazione di un reale posto di lavoro, altrimenti si riduce a mero assistenzialismo ed è proprio questa la logica da cui si vuole uscire e si rischia di trovarsi ancora di fronte ad un ennesimo esempio di bigottismo camuffato da progressismo, ma è proprio quello di cui non abbiamo bisogno per affrontare seriamente una crisi che ha portato il tasso di disoccupazione in Valle d'Aosta al 9 percento, uno dei più alti del nord-ovest". Non l'ho detto io, non è un problema mio, questo lo dice Romano Dell'Aquila e evidentemente, anche a sentire interventi di questo calibro, qualche riflessione va fatta, però non credo che il problema sia ancora questo, perché io stesso ho detto che ho condiviso comunque la legge.

Torno al discorso di chi vogliamo aiutare, mi sembra prima di aver definito con chiarezza chi vogliamo aiutare: il maggior numero di famiglie valdostane. A questo punto, visto che abbiamo già declinato chi non possiamo aiutare, cioè gli anziani e i disabili, vorremmo anche dire, declinare chi non dovremmo aiutare, io lo dico con estrema chiarezza: noi forse dovremmo cominciare a ragionare su quella che è una situazione, che qualcuno può dire populistica, ma che in realtà populistica non è, perché è un problema che viene toccato tutti i giorni nella nostra regione, in tutta Italia: è quello del rapporto con gli extracomunitari. Non è un rapporto facile è facile essere subito accusati di razzismo e di altre cose, ma nascondersi dietro un dito non serve, perché nascondersi dietro un dito vuol dire semplicemente evitare di parlare di quello di cui tutti parlano. È forse fare populismo? Allora sono un populista, ma non credo...visto che noi siamo eletti in quest'aula per rappresentare le persone che ci eleggono, che sono il popolo, quindi a fare del populismo probabilmente si fa il nostro dovere in qualche caso. In questo caso allora è evidente che questa legge - è la riflessione che voglio fare - corre un notevole rischio: quello di non raggiungere gli obiettivi, perché abbiamo delle esperienze che sono state citate con estrema pacatezza: quella del Trentino, dove il Presidente stesso del Trentino dice: "sì, una legge valida, una legge utile, ma dobbiamo prendere atto che due terzi delle risorse che noi abbiamo stanziato per quella legge sono finite agli extracomunitari". Qualcuno mi dirà: "eh, ma ci sono le leggi", certamente, ci sono le leggi, la legge io l'ho presa e me la sono letta con estrema attenzione. La legge, quando si fa riferimento agli extracomunitari con permesso di soggiorno in corso di validità, dice...anzi vi leggo la legge, perché sennò poi sembra che uno magari dice delle cose non giuste: "permesso di soggiorno...", c'è per soggiorno di lungo periodo, quello che noi abbiamo introdotto nella nostra...nell'articolo 3, dove diciamo che hanno diritto a questi benefici anche i permessi di soggiorno di lungo periodo. La legge dice: "lo straniero in possesso, da almeno cinque anni... - nella legge diciamo tre, già qui io se permettete...non voglio fare nessun emendamento, la legge la voto, mi asterrò solo su quest'articolo, la legge dice cinque e noi mettiamo tre, però va benissimo... - di un permesso di soggiorno in corso di validità, che dimostra la disponibilità di un reddito non inferiore all'importo annuo dell'assegno sociale e, nel caso di richiesta relativa ai familiari, di un reddito sufficiente secondo i parametri indicati nell'articolo 29, comma 3, lettera b, e di un alloggio idoneo che rientri nei parametri minimi previsti dalla legge regionale...", e via così.

La legge quindi è una legge anche chiara, ma è una legge che fissa anche dei requisiti per gli extracomunitari, perché non è che si può passare sempre su tutte...come dire? le norme, in funzione solo di un obiettivo di carattere generale di "vogliamoci bene e aiutiamo tutti", tenendo conto che le risorse sono poche e tenendo conto che noi abbiamo già scelto di non aiutare i nostri anziani e di non aiutare i nostri disabili e pensare che una parte di questi soldi vada a finire agli extracomunitari, che sono già in maniera molto...come dire? corposa sostenuti ed aiutati...non voglio citare l'edilizia popolare, e non voglio citare il sociale, non voglio citare gli asili, non voglio citare la sanità. Io non sono contro a questa cosa però sono contro ad una sperequazione, a quella che a me all'interno di questa legge sembra una sperequazione. Qualcuno mi dice: "ma bisogna applicare la legge", ma certo che la legge va applicata, ma bisogna anche avere il coraggio di dare qualche segnale; d'altronde, Presidente, lei stesso qualche mese fa diede un segnale quando dovevano arrivare in Valle d'Aosta i profughi e disse che la Valle d'Aosta non li avrebbe accettati. Io sono sicuro che lei sapeva perfettamente che non potevamo farlo, perché la legge ci impone di prenderli, però io credo che lei abbia voluto dare un segnale, andando su tutte le televisioni e i giornali nazionali ha voluto dare un segnale: la Valle d'Aosta difende la sua autonomia e difende i suoi cittadini, pur sapendo che la legge ci avrebbe obbligato a prenderli, tant'è vero che oggi le condizioni stanno ancora mutando, perché non solo di profughi ne sono arrivati, ma altri ne arriveranno, addirittura con una percentuale che andrà da 1 a 250 abitanti, perché, se avremo 500 profughi in Valle d'Aosta, ci sarà la proporzione di 1 ogni 250 abitanti.

Facendo quest'intervento di carattere personale, io credo quindi di dire esattamente quello che penso: penso che questa legge sia una legge giusta, perché la legge va ad aiutare persone e famiglie che hanno bisogno in un momento come questo; che, avendo pochi denari, abbiamo fatto una scelta difficile, cioè quella di non aiutare gli anziani e gli autosufficienti, ma credo che questa legge non raggiungerà il suo obiettivo, che è quello di aiutare il maggior numero di famiglie valdostane, perché drammaticamente in questo sistema, che è articolato, in cui molti sono vittime volontarie e altri fanno finta di niente, noi lasciamo che una marea di queste poche risorse che abbiamo vadano a finire in qualche modo a chi? Tra l'altro, non paga neanche le tasse qui, non ha contribuito a costruire questa Regione e in qualche modo...non dico che abbia meno diritti, ma sicuramente non ha gli stessi diritti che hanno le famiglie valdostane: ecco perché io ho voluto fare quest'intervento per distinguermi e per dare anche un segnale che non tutti la pensano nello stesso modo e non mi va neanche di lasciare questo terreno libero ad altri movimenti, partiti e politici che sono fuori e poi magari se lo strumentalizzano come vogliono.

Io credo che si possano dire le cose in modo pacifico, che si possano affrontare gli argomenti senza paura di affrontarli, che si possa parlare di tutto con onestà intellettuale se la si vuole mettere...e io penso quindi di avere il diritto di esprimere il mio pensiero. Tra l'altro - e concludo -, un pensiero, per quello che sento, per quello che vedo fuori, per quello che mi dice la gente, che è estremamente diffuso nella popolazione valdostana, che è estremamente discusso nei bar, che è estremamente affrontato in diverse sedi di vario genere. Far finta quindi che questo problema non c'è: quello degli aiuti agli extracomunitari in maniera sproporzionata rispetto ai diritti dei valdostani...lo potete eludere se volete, ma il problema resta, ecco perché io voterò la legge: perché ritengo che la legge sia giusta e mi asterrò sull'articolo 3.

Presidente - Grazie. Siamo sempre in discussione generale. Ci sono altri interventi? La parola al Consigliere Cognetta.

Cognetta (M5S) - Grazie Presidente.

Ho partecipato assiduamente agli incontri del gruppo di lavoro così come in Commissione rispetto a questo progetto di legge, che è variato da quando è stato presentato da tutta la minoranza rispetto a ciò che è diventato oggi, potremmo cominciare dal titolo, era: "Disposizioni in materia di istituzione del reddito minimo garantito" ed è diventato: "Misure di inclusione attiva e di sostegno al reddito". Ci sono decine e decine di cose che potremmo dire per le quali non siamo d'accordo rispetto al testo finale che stiamo dibattendo. Alcune le ha anticipate il collega La Torre, su determinate cose sicuramente anche noi abbiamo una posizione molto simile e cioè su che cosa? Non ci sono abbastanza soldi - e questo è chiarissimo -, non si aiutano le persone che andrebbero aiutate - e questo è altrettanto chiaro - e non si ha la misura di quante persone verranno aiutate. Mi permetta solo una piccola precisazione collega La Torre: io ricordo, ma il collega Marquis può intervenire e correggermi, che è la metà delle persone che prendevano come extracomunitari in Trentino, non due terzi, però può essere anche due terzi, non ricordo. Ripeto: il collega Marquis può...

(interruzione di un Consigliere, fuori microfono)

...lo so, ma è solo per essere precisi, siccome qui ogni virgola viene corretta, mi permettevo di dire che è il 50 percento, non due terzi, che è un po' di più...però non importa. Il punto qual è? È che se decidiamo di fare una legge e partiamo dall'istituzione di un reddito minimo, ci siamo andati a guardare che cos'è il reddito minimo. È stato preso ad esempio il Trentino perché? Perché sono quelli partiti prima e sono quelli che hanno fatto il lavoro migliore, addirittura sono partiti da uno studio universitario, noi l'università ce l'abbiamo, però questi studi non riesce a farli. Dicevo lo studio universitario che hanno fatto loro ha creato un sistema, un modello flessibile e al tempo stesso in grado di rispondere in tempi brevissimi alle esigenze che si vengono a creare, perché l'obiettivo doveva essere anche quello, cioè io oggi resto senza lavoro e da domani, essendo, per esempio, un autonomo, non ho nessun tipo di garanzia, non ho nessun tipo...come dire? di aiuto, perché vorrei ricordare che i dipendenti hanno certe tutele e hanno certi sostegni, mentre i lavoratori autonomi non li hanno e quindi, per esempio, in Trentino hanno fatto una scelta che rispondeva anche a questo.

L'altra cosa che è cambiata sostanzialmente è la fascia di età: nella nostra proposta era 18 anni, invece in questa è 30, anche lì, se ti sei sposato a 27 anni e hai messo su famiglia, ahimè, sei fuori. Ci è stato risposto dagli uffici: "va beh, abbiamo Garanzia giovani" e che cosa c'entra non lo so, però ci è stato detto: "beh, quelli fino a 29 anni hanno Garanzia giovani, allora non c'è problema". I dati di Garanzia giovani li abbiamo, non danno risposte in maniera diffusa, è chiaramente uno strumento che dovrebbe favorire l'occupazione, ma che non risponde completamente ai problemi che ci sono, altrimenti la disoccupazione giovanile non sarebbe così alta in Valle d'Aosta. In aggiunta a questo poi cos'è successo? È successo che, rispetto all'esperienza del Trentino, è emersa l'enorme difficoltà da parte di alcuni uffici nel ricevere un'eventuale grande mole di domande e ci è stato detto: "non siamo attrezzati". Allora, non abbiamo i soldi, abbiamo dovuto restringere le fasce per cercare di dare una risposta più o meno a qualcuno. Eventualmente non riusciamo a ricevere le domande...cioè scusatemi, ma forse il sistema è tutto sbagliato, perché alla fine con questo 1 milione e 4, che sinceramente, rispetto a quanto abbiamo messo fino ad oggi nel welfare, è davvero poco, perché normalmente viaggiamo sui 30 milioni di euro tra una misura e l'altra, qui aggiungiamo un milione e 4, che poi non si capisce perché viene dalla gestione sociale, ma lì poi c'è tutto un altro discorso che non vorrei fare...devo dire che tutto l'impianto ha qualcosina che, secondo noi, non funziona molto. Quando lei si è riferito al bla-bla, io ho pensato sinceramente che si riferisse ai suoi colleghi di maggioranza, perché bene o male, per quanto mi riguarda, io non mi sento minimamente toccato. Abbiamo avuto discussioni continue e approfonditissime su tutto quello che...e ci siamo confrontati molto, perché noi abbiamo un'idea completamente diversa, ma qualunque misura se ha un senso ed è corretta, secondo noi, va supportata e soprattutto non va ostacolata, infatti noi non la ostacoleremo assolutamente, però non è quello che volevamo fare noi, non è quello che dice il Movimento Cinque Stelle rispetto a ciò che è il reddito minimo, non rientra assolutamente neanche dal titolo in quello che noi proponiamo a livello nazionale e avremmo proposto a livello locale, quindi sinceramente non è una cosa che riguarda ciò che pensiamo noi.

Al di là di ciò che ha detto quella persona sui giornali, io penso che questa proposta di legge sostanzialmente sia un po'...come dire? non vorrei usare il termine sbagliato, ma diciamo così: un premio, un regalo, diciamo così, alla sua tenacia fattole dal Presidente Rollandin e se lo merita, secondo me, perché, Consigliera Fontana, lei ci ha tenuto davvero tanto e probabilmente ci crede anche, però, da un certo punto di vista, è stata anche un po' strumentalizzata questa cosa, sui giornali ha visto i vari passaggi? Ed è stata strumentalizzata in maniera direi anche piuttosto brutta, ha creato delle speranze che non saranno soddisfatte e questo è un altro problema ancora più grande, perché abbiamo detto chissà cosa avremmo risolto e alla fine poi purtroppo risolveremo ben poco. Allora, si è marciato un po' su questa cosa ed è capitata purtroppo in coincidenza con il vostro passaggio dall'altra parte e questo chiaramente ha fallato tutto un ragionamento che andava fatto in maniera corretta e approfondita, perché noi cerchiamo di risolvere dei problemi.

Noi abbiamo dei grossi problemi da un punto di vista economico fuori da questa stanza e con questo progetto di legge non li risolviamo. Lei capisce che è vero che noi parliamo di numeri e parliamo di legge, parliamo di questo, però, insomma, io qualche domanda me la sono fatta. Alla fine se non è neanche obbligatorio fare un corso...questa qui è una mancia, cioè, detto fra di noi, non è neanche obbligatorio fare un corso, anche perché organizzare i corsi sappiamo benissimo che ha dei costi, sappiamo benissimo che vanno organizzati secondo certe regole, sappiamo benissimo tutta una serie di cose. In passato, oltre a Garanzia giovani, è stata fatta anche una cosa che si chiama Welfare to work sempre da quest'Amministrazione, dove sono stati presi degli ultra cinquantenni, se non sbaglio, ed è stato dato un aiuto economico per cercare di reinserirli nel mondo del lavoro. La spesa è stata più o meno la stessa, se non sbaglio, un milione e 6.

Alla fine quindi, vede, si potevano fare mille altri interventi, ma non facciamo il reddito minimo, non facciamo assolutamente nulla. Prendiamo un milione e 6 e li spendiamo in un altro modo, li ammantiamo di una soluzione di problemi e la soluzione non c'è. Allora, lei capisce che noi a questo giochino non ci stiamo, perché, ahimè, siamo fatti un po' strani, noi vi diamo sempre il bicchiere mezzo vuoto, è brutto da dire, anche perché questo qui non è pieno neanche per metà e neanche per un terzo, questo bicchiere praticamente è vuoto. Noi quindi sinceramente abbiamo tolto la firma e soprattutto non lo sosterremo nella maniera più assoluta, perché non ci riguarda, non ci appartiene, non è ciò che avremmo voluto, non è ciò che...come dire? è quello che risolve i problemi fuori di qua.

Proprio per entrare nel tecnico, vedere i diversi passaggi dove in alcuni articoli c'è sicuramente...e non soltanto quello che diceva il collega La Torre, ce ne sono qui di cose che, secondo me, non funzionerebbero, ma dovrei presentare degli emendamenti, avrei dovuto presentare degli emendamenti e avrei dovuto comunque dire alla fine che non mi piace, ma faccio più in fretta a dire così, sennò diventa un discorso lunghissimo e lì forse ostacolerei sicuramente il vostro percorso, tutto questo per dire alla fine che cosa? Che in quest'aula ancora una volta facciamo dei provvedimenti che non hanno nulla di concreto, mi dispiace ammetterlo, ancora una volta mi dispiace soprattutto per i cittadini fuori che aspettano invece delle risposte, però ancora una volta siamo qua.

Alla fine che cosa succederà? Succederà che qualcuno si sentirà con la coscienza sollevata perché dirà: "vabbè, io quello che potevo fare l'ho fatto, meglio di così non si poteva". Su questo non sono d'accordo, meglio di così si poteva, eccome! La realtà, vede, che ho capito all'interno del gruppo di lavoro, ma, parlando con diversi esponenti della maggioranza, è che soprattutto nella maggioranza, anche in parte nell'opposizione, non si è capito qual è il vero problema che c'è fuori, non si capisce e, siccome non si capisce qual è il vero problema, questa roba qui gli fa un po' schifo, l'hanno più ingoiata che votata, poi la voteranno perché, per spirito di partito, votano qualunque cosa, ma, fosse per loro, non lo farebbero. L'esempio di La Torre è lampante: "io la voto per disciplina di partito, ma, fosse stato per me, insomma...", e non è l'unico a pensarla così: è l'unico che ha il coraggio di dirlo, che è una cosa importante, perché vede, secondo me, ci vuole anche coraggio nelle proprie azioni, soprattutto su questioni come questa. Io avrei potuto fare il populista, davvero: "provvedimento meraviglioso, ci abbiamo pensato noi dei Cinque Stelle a farlo così" e me lo vendevo...non sono fatto così, non siamo fatti così: noi lo diciamo chiaramente cosa ci piace e cosa non ci piace, ma nella realtà dei fatti. Sarebbe molto bello quindi che qualcuno che non è d'accordo con questo provvedimento votasse contro o si astenesse, non so...così farebbe più bella figura, anche verso l'esterno, non dicesse: "mi ha obbligato - è un esempio, Presidente - il Presidente Rollandin a votare e quindi mi tocca votarlo", però voglio dire: qui non è che cade il Governo se non si vota, o cade? Penso di no, non è mica il bilancio! Dicesse: "non sono d'accordo", guardi, Consigliera Fontana: "bella cosa, però non mi piace e non la voto" e pensi che bello, è la libertà, così si chiama questa cosa qua, cosa che noi abbiamo perso...voi avete perso, noi no, per fortuna. Beh, si chiama anche coraggio...cos'è non vieni ricandidato la prossima volta se non voti questo? Non so, parliamone, se per così poco si viene buttati fuori da un partito, che è ragazzi? E poi dite a noi.

Consiglio quindi a tutti i Consiglieri di maggioranza che voteranno questa cosa di pensarci bene, perché è bello quando si fanno i discorsi in commissione o nei gruppi di lavoro, si è molto solidali e molto chiari nel dire: "non mi piace questo", "non piace quello"," non mi piace quell'altro", però è qui che si decide, è qui che si schiaccia il pulsante, per una volta fate un atto di coraggio e schiacciate un pulsante diverso. Grazie.

Presidente - Grazie. La parola al Consigliere Ferrero.

Ferrero (M5S) - Grazie Presidente.

Su un tema del genere non potevo che dire due parole, fare due considerazioni anch'io, anche perché ho visto che questo tema fa uscire le perversioni più incredibili, abbiamo sentito parlare il collega La Torre quasi come un leghista e la collega Fontana quasi come una rappresentante del Movimento Cinque Stelle evocando il fatto che l'Italia assieme alla Grecia è l'unico Paese che non ha un reddito di cittadinanza, cosa che ha detto il Movimento Cinque Stelle dal momento in cui è entrato in Parlamento e cosa che il suo partito, da quando è entrato in Parlamento, ha puntualmente ignorato, quindi anche qui non riusciamo bene a capire il gioco delle parti, ma probabilmente dal gruppo PD-Sinistra VdA si è passati al gruppo "PD-Sinistra vai di là", quindi questo smottamento ha comportato tutta una serie di...diciamo confusioni. È logico che questo per carità, i valdostani devono capirlo, non è reddito di cittadinanza, io se dovessi dare un titolo a questo progetto di legge, potrebbe essere: "lotteria una tantum di sostegno al reddito", perché intanto non si sa chi effettivamente riuscirà a prenderla.

Andando ai punti particolari, ma solo quelli principali, senza soffermarsi tanto, requisito dei beneficiari: "avere compiuto il trentesimo anno di età ", perché? Io questo sinceramente non lo capisco, anche perché non vorrei che qualcuno mi spacciasse quel famoso progetto chiamato Garanzia giovani come un qualcosa che funziona. Io ho ricevuto adesso un messaggio di una persona che aveva presentato la domanda circa 9-10 mesi fa, quasi all'inizio, con questo progetto Garanzia giovani...insomma, ed è ancora lì che gira. La mandano da un ufficio all'altro, adesso alla fine, dopo cinquanta pellegrinaggi, è arrivata in uno studio, presso il quale le hanno detto: "lì puoi fare il tirocinio", ma sembrerebbe che presso questo studio...diciamo che il titolare si è interessato a prendere un'altra persona e non lei e quindi sta aspettando e sta un po' lì nicchiando in attesa che lei cambi idea. Per dirvi quindi che già quest'esclusione, "avere compiuto il trentesimo anno di età ", non si capisce da che cosa deriva.

Si tratta poi - bisogna dirlo - di 4.400 euro lordi per il periodo massimo di erogazione previsto e quindi questo è un contributo a fondo perso una tantum. Non bisogna chiamarlo così...contributo fondo perso una tantum di sostegno...a chi? Di sostegno lo vedremo...a scalare...beh, sì, non pensate di prendere 4.400 euro lordi, eh, perché poi lì c'è il famoso ISEE che colpisce, quindi bisognerà poi vedere quanto vi resta effettivamente in tasca, forse una mancetta.

"Essere residenti nel territorio per 36 mesi" lo abbiamo visto, questo potrebbe anche starci, potrebbe anche andar bene.

Secondo me, poi è bellissimo, da non perdere, il procedimento: "il centro per l'impiego o lo sportello sociale ricevono la domanda e, in collaborazione con i servizi sociali del territorio -invisi alla gran parte della popolazione, magari anche forse eccessivamente - e con le strutture regionali competenti in materia di politiche sociali e di assistenza economica, ne verificano la completezza e la sussistenza...redigono una proposta di patto di inclusione e la trasmettono al comitato tecnico di coordinamento di cui all'articolo 8 per i successivi adempimenti". Ma cavolo, io qui alla fine della procedura sono morto, eh, cioè questi li trovate con la muffa! O gli date qualcosa, un acconto...ma come si fa a fare una legge del genere con una procedura burocratica che spianerebbe anche un diciottenne! Il diciottenne, quando arriva alla fine, ha trent'anni...ecco, me lo ha suggerito il collega Nogara, ha ragione ha trent'anni, io non l'avevo capito. La procedura burocratica consente di ottenere poi l'età per arrivare a prendere il contributo...porca miseria, siete acuti, mi era sfuggito...

"Le misure di cui all'articolo 2 sono concesse per cinque mesi - cinque mesi? - eventualmente prorogabili di ulteriori tre mesi...", poi c'è il suicidio di massa...tre mesi, cinque mesi e poi dopo il reddito basta: "vi abbiamo dato il contributino", facciamo entrare in vigore la legge magari a quattro mesi dalle elezioni...sul modello renziano degli 80 euro. Secondo me...ecco, da dove avete preso...piano piano le ispirazioni vengono a galla una ad una.

"Le modalità di funzionamento del comitato sono stabilite con deliberazione della Giunta regionale. La partecipazione ai lavori del comitato non comporta oneri aggiuntivi per l'Amministrazione regionale", e questa è l'unica cosa intelligente che è stata messa, ma capite che c'è una procedura che è una procedura infernale.

"Le misure di inclusione attiva...", eccetera, sono fatte sulla base di specifiche graduatorie, quindi ci saranno ancora delle graduatorie, va beh, ulteriore passo.

"Gli interventi regionali per l'accesso alle misure di cui all'articolo 2 sono erogati fino al 31 dicembre 2018". In pratica quindi una volta ogni tre anni, se mi va tutto bene, io mi posso prendere questo benedetto contributo. Guardando poi alle misure finanziarie, si vede però che 1.400.000 euro sono stati previsti per l'anno 2015 e per i successivi anni non c'è nessuna indicazione.

Allora, i miei colleghi sono stati come al solito più cortesi di me, ma bisogna dire effettivamente che cos'è questa roba qua, cioè non è un progetto di legge. L'entrata del PD in maggioranza è stata premiata con la testa impagliata di Frigerio nella sede della Segreteria del partito e con questa specie di progetto di legge, che è il simulacro di una legge sul reddito di cittadinanza, ma in effetti è un contributo a fondo perso. Scopriremo poi magari qual è l'altra testa impagliata che è stata data in cambio per giustificare l'entrata in maggioranza del vostro partito. Sinceramente quindi non chiamate...nessuno chiami reddito di cittadinanza, reddito garantito, ma neanche la dicitura: "Misure di inclusione attiva e di sostegno al reddito", perché queste non sono misure di inclusione: questo è il peggiore tipo di assistenzialismo a fondo perso senza nessuna prospettiva, senza far fare qualcosa nel periodo in cui le persone ricevono comunque qualcosa dalla Regione! Noi siamo stufi di vedere persone che si prendono dei soldi senza fare niente: se qualcuno prende qualcosa, che sia nero, bianco o giallo, deve fare qualcosa, deve fare un lavoro socialmente utile, deve dare qualcosa in cambio alla comunità; deve finire questa storia del contributo dato così, questo è l'assistenzialismo ma di 30-40 anni fa, forse ancora peggiore, ma adesso non è più neanche ammissibile! Io non so veramente con che faccia riuscite a presentare un provvedimento del genere!

Io vi invito, ma veramente a rimettersi assieme per discutere di una cosa che abbia un capo e una coda, rimettiamoci ad un tavolo tutti quanti, ma non fate passare questa cosa, non fate passare questa mancetta: questa veramente è una cosa insostenibile, di cui vi prendete, per carità, tutte le responsabilità voi. Vedrete che poi anche nell'effettivo procedimento amministrativo, per com'è declinato qui, avrete dei problemi che saranno grandissimi, perché chi "mastica" solo un minimo di amministrazione vede che questa cosa è una specie di castello di burocrati che alla fine decideranno non si sa che cosa e non si sa quando.

Presidente - La parola al Consigliere Marquis.

Marquis (SA) - Grazie Presidente.

Prima di addentrarmi in considerazioni puntuali, intendo fare una premessa di inquadramento al problema. Io credo che il cambio di modello economico che abbiamo avuto in questi anni, unitamente alla grave crisi recessiva che ha coinvolto la Valle d'Aosta, l'Italia, ma anche l'Europa, abbia aumentato le distanze tra chi vive nel benessere e chi vive di stenti. Non solo ha aumentato le distanze, ma ha anche accresciuto il numero delle persone che sono scivolate nell'area della povertà e di quella a rischio di esclusione sociale. Credo quindi che a tutti i livelli si sia acceso il dibattito e il confronto politico sul se e come intervenire per sostenere le famiglie che versano in una condizione di fragilità, che nella maggior parte dei casi è generata da mancanza di occupazione o da occupazione precaria. Chiaramente gli approcci a questo tema hanno spesso un retroterra ideologico condizionante. A livello nazionale le discussioni sono state ampie, ci sono tuttora, su come approcciare a questo problema, si è parlato di reddito di cittadinanza, di reddito minimo garantito, che sono due misure estremamente diverse: il reddito di cittadinanza è un reddito che ha la caratteristica dell'universalità, il che vuol dire che è disponibile per tutti a prescindere dal proprio status reddituale o patrimoniale, quindi per la sola ragione di essere dei soggetti che vivono in una realtà; per quanto invece riguarda il reddito minimo garantito, questa è una misura selettiva e universale, ma che non è legata allo status del soggetto, che cioè prescinde dalla sua condizione lavorativa, che sia un lavoratore occupato, disoccupato o precario, ma dipende dallo status reddituale e patrimoniale, quindi dal suo valore ISEE. In Italia ci sono già delle esperienze che sono state varate: l'esperienza del Trentino, che ha messo in atto il reddito minimo garantito, è un'esperienza che è attuata dal 2009, hanno affrontato chiaramente le difficoltà che questo settore impone, perché è un settore difficile, da poter valutare nella sua complessità, perché occorre fare una valutazione complessiva sullo stato di salute di una società e come aiutare i più deboli. Per quanto riguarda invece il Friuli Venezia Giulia, questa misura l'ha approvata quest'anno, ma non l'ha ancora avviata, credo che verrà avviata nei prossimi mesi.

Noi abbiamo messo in piedi la proposta di legge n. 42, che era stata presentata...che rivestiva un carattere di originalità rispetto a quelle che erano le iniziative che hanno messo in essere altre Regioni. Si parlava di reddito minimo garantito, ma non era universale, in quanto era rivolto a chi era disoccupato o inoccupato, quindi si riferiva allo status lavorativo, in più era rivolta al singolo cittadino e non al nucleo familiare. Chiaramente durante il percorso ci si è confrontati sia in commissione, sia nel gruppo di lavoro ed è stato un confronto serrato e un confronto in cui l'iniziativa è stata riposizionata e ha preso forma con la dizione: "Misure di inclusione attiva e di sostegno al reddito". È una misura, com'è stato detto dai colleghi che sono intervenuti in precedenza, di carattere temporaneo. A quale target di popolazione si rivolge? Si rivolge ai disoccupati che non percepiscono più ammortizzatori sociali e che abbiano almeno prestato 365 giorni di attività lavorativa nell'ultimo quinquennio, quindi si trattava di un aiuto per il reinserimento nel mondo del lavoro.

Nell'ambito del gruppo di lavoro noi, come Stella Alpina, attraverso la mia persona, abbiamo avanzato una proposta di allargare la platea dei beneficiari non solo andando a considerare coloro che si devono inserire nel mondo del lavoro, ma anche coloro che si devono inserire per la prima volta, perché ritenevamo questo un problema che tocca molto la società valdostana di oggi, perché non solo ha difficoltà chi ha un posto di lavoro...in famiglia...ma esiste anche la povertà che si sta diffondendo per mancanza di disponibilità reddituali, sostanzialmente il reddito non è confacente a quelle che sono le esigenze del proprio nucleo familiare. Con questa proposta che è stata approvata, che è stata accettata dalla commissione - e per questo ringrazio la collega Fontana in primis, che è la proponente del progetto di legge -, pertanto sarà possibile anche per il coniuge di un soggetto che ha un'occupazione e che cerca di inserirsi nel mondo del lavoro, in quanto reddito familiare derivante da un'unica fonte insufficiente a sostenere la famiglia...ecco, si potranno soddisfare anche queste esigenze.

Di significativo credo che ci sia stato anche l'inserimento e la possibilità di erogare l'iniziativa, il sussidio ai lavoratori autonomi, che sono dei lavoratori che spesso e volentieri non hanno nessuna rete di protezione: questo credo sia da sottolineare perché va nella giusta direzione.

È stata descritta da tutti come una misura tampone, io mi auspico che questa possa essere anche una misura strutturante, ma, per essere strutturante, dipenderà dalla misura in cui saremo capaci, la Giunta riuscirà ad affiancare questo sussidio ad una serie di possibilità di percorsi, di formazione che possano migliorare l'occupabilità dei disoccupati attraverso una loro riqualificazione, quindi riqualificando le competenze del capitale umano.

Per quanto riguarda l'iter, alcune considerazioni. A noi di Stella Alpina sta particolarmente a cuore la sburocratizzazione, la legge prevede che venga predisposto un regolamento che andrà a disciplinare la sua applicazione. Ecco, noi, sotto questo profilo, vogliamo invitare la Giunta a semplificare il più possibile la gestione di quest'iniziativa, perché è un'iniziativa che si rivolge a delle persone in difficoltà, è un'iniziativa che, entro 30 giorni, a nostro avviso, deve essere in grado di trasferire i benefici finanziari a coloro che ne avranno titolo, che ne avranno diritto. Così com'è stata positiva l'esperienza del bon de chauffage, attraverso anche l'utilizzo del sistema online, che ha consentito di velocizzare le procedure, crediamo che si possa anche in questa legge adoperare sostanzialmente queste modalità per dare la giusta soddisfazione alle esigenze di chi sta aspettando.

Una cosa - lo dico un po' sottovoce - che ci spaventa un pochettino nel percorso gestionale è quella di mettere in piedi un'equivalenza: mancanza di lavoro uguale caso sociale, cioè sostanzialmente il patto di inclusione, a nostro avviso, fa considerare tutti i beneficiari dei casi che vanno analizzati sotto il profilo sociale, ecco, questo rischia di appesantire un pochettino l'iniziativa, perché è un po' come fare la risonanza magnetica quando magari basta fare degli esami del sangue ad un paziente. Sotto questo profilo, quindi, a nostro avviso, bisognerà fare attenzione che questo non vada a complicare troppo la fase gestionale.

Un'ultima considerazione riguardo all'attenzione al radicamento nel territorio: ho sentito degli interventi che sono stati interessanti sotto questo profilo, che non posso da valdostano che condividere e credo che possano essere condivisi anche da tutti i colleghi dell'aula, occorre però anche ricordare in questa sede che ci sono dei regolamenti europei ai quali non ci si può sottrarre, che impongono delle regole che sostanzialmente sono finalizzate a favorire l'integrazione delle persone e che prescinde un po' dalla loro origine e dalla loro provenienza. Bisogna quindi che anche noi ci adeguiamo a queste situazioni, io che sono nuovo, cioè voglio dire che non avevo delle esperienze in Consiglio regionale, ho voluto andare un po' a vedere come ci si è comportati nel gestire tutte le altre situazioni che sono state affrontate in questi anni, ma ho potuto vedere, ad esempio, guardando l'approccio alla legge n. 23 del 2010, che è quella che regola tutti gli interventi economici a sostegno e alla promozione del sociale...già allora c'erano questi problemi, le sensibilità che ho sentito oggi credo che c'erano già state anche in quel momento, però anche lì non si è potuto far niente, tant'è che è stato sufficiente avere un giorno di residenza per poter beneficiare di tutte queste provvidenze, che non sono un milione di euro, ma sono circa 30-40 milioni di euro nel nostro bilancio regionale.

Pur condividendo le sensibilità del collega che è intervenuto, alle quali mi associo anch'io, credo che però dobbiamo dirci che non ci possono essere delle soluzioni pratiche a questo problema. Credo pertanto che posso concludere l'intervento dichiarando il voto favorevole da parte di Stella Alpina a questo progetto di legge, non sarà una legge sicuramente perfetta, perché si poteva probabilmente fare meglio magari con un approccio organico a tutto il settore del welfare, che io mi auguro che nel prosieguo dell'attività della legislatura possa essere considerato anche alla luce delle ristrettezze economiche che ci troviamo a dover gestire, ma nel frattempo credo che la positività di quest'iniziativa sia nel "riscontrare" immediatamente alle difficoltà di una platea di persone, di famiglie che sicuramente vivono in una situazione estremamente difficile. Grazie.

Presidente - Grazie. Siamo sempre in discussione generale, la parola al Consigliere Guichardaz.

Guichardaz (PD-SIN.VDA) - Grazie Presidente.

Il dibattito oggi conclude un percorso lunghissimo durato un anno, il testo di legge fu presentato a novembre del 2014, era una proposta di legge formulata dalla minoranza, sulla quale c'era stata comunque una lunga discussione e un lungo ragionamento, non era la proposta del PD in senso stretto: era una proposta sulla quale il PD-Sinistra VdA aveva originato una sensibilità e successivamente poi la proposta fu accolta anche dai colleghi della minoranza.

Io vorrei far notare alcune cose: intanto il testo originario della proposta di legge n. 42, rispetto al testo oggi in discussione, era una proposta di legge che andava e incideva molto di più sull'aspetto sociale, più che sull'aspetto inclusivo di politiche attive. Se voi leggete la proposta a margine del testo ultimo, cioè quello in discussione oggi...diciamo l'idea dei proponenti era un'idea forse molto più spinta verso l'aspetto del sussidio puro e semplice che non di una misura invece finalizzata, per quanto possibile, poi ovviamente non è che si possa pensare che questa possa diventare una misura che crea chissà quale novità nel panorama lavorativo, ma quanto meno si sforza di farlo. Diciamo era una misura che cercava di compensare in qualche maniera dei deficit reddituali, senza richiedere in cambio particolari impegni o particolari situazioni da parte di chi ne avrebbe usufruito. La discussione successiva, la discussione nei gruppi di lavoro e in commissione ha portato ad un radicale cambiamento. Il collega Cognetta ha ragione, non parliamo più di reddito minimo garantito, ma il fatto di non parlar più di reddito minimo garantito è stato proprio determinato da un ragionamento e da uno sforzo di mirare e di indirizzare questa misura più verso l'idea di politica attiva, di politica del lavoro.

Le modifiche che sono state fatte in quest'anno di discussione, in questo periodo sono modifiche che peraltro hanno anche attinto...perché non bisogna neanche vergognarsi di dire che, quando ci sono delle esperienze consolidate o delle esperienze in altre Regioni, non sia opportuno in qualche maniera andare non dico a copiare, ma ad attingere. Abbiamo attinto ad alcune esperienze, discutendone in commissione, è intervenuta questa legge regionale del Friuli Venezia Giulia, che è una legge proprio mirata all'inclusione più che al sostegno fine a sé stesso, o appunto al sussidio assistenzialistico e, sulla base anche di ragionamenti fatti tutti insieme in commissione, abbiamo originato questo testo, che è un testo che per alcuni potrà non essere perfetto, per qualcuno potrà essere un testo incompleto, per altri addirittura ridicolo, perché, insomma, gli interventi sono stati di vari tenori, per cui alla fine ognuno ha un po' la sua idea o ha cambiato idea nel frattempo, questo è assolutamente legittimo. Il testo finale è un testo che va nella direzione proprio di trovare un completamento, una volta terminate tutte le misure sostitutive, le misure di sostegno al reddito, la disoccupazione, la CIG, eccetera, va nella direzione di individuare dei sussidi, ma che non siano sussidi fini a sé stessi, cioè sono sussidi finalizzati al reinserimento lavorativo e all'effettuazione...possibilmente, questo poi si vedrà nel prosieguo, se effettivamente abbiamo visto giusto e, diciamo, se la legge è lo strumento adatto per andare in questa direzione...va nella direzione di creare dei percorsi di reinserimento.

Noi abbiamo, tra l'altro, aggiunto nel testo, che è quello che trovate oggi, anche, per esempio, delle forme...oltre alla formazione, ai tirocini, alla possibilità cioè di intraprendere dei percorsi...percorsi che sono inseriti dentro questo patto di inclusione, un patto di inclusione non è, colleghi, un patto di solidarietà, o un patto di sostegno, o chissà che cosa: l'abbiamo chiamato proprio "patto di inclusione" perché l'obiettivo è quello di riportare all'interno della vita produttiva persone che per varie ragioni, compresi appunto i detentori di partita IVA, quindi questa categoria generalmente bistrattata, in un periodo di crisi come questo, purtroppo, cade in queste condizioni.

È chiaro che noi abbiamo dovuto fare i conti con le risorse, le risorse sono effettivamente risorse limitate, come tutte le risorse, in un momento di contrazione come quello attuale non sono infinite. Abbiamo individuato, dopo ampia discussione, dopo anche ragionamenti sulla sostenibilità, una cifra: 1.400.000 euro intanto per il 2015, che, raffrontata, per esempio, alle cifre stanziate per il sostegno della legge del Friuli Venezia Giulia, è di un buon 50 percento in più. Il Friuli Venezia Giulia ha stanziato 10 milioni l'anno, per un triennio, se voi considerate che il Friuli Venezia Giulia ha dieci voglie gli abitanti della Valle d'Aosta, "noi abbiamo stanziato una cifra che sarà insufficiente"...io non voglio discutere sulla sufficienza di questa cifra, ma che è una cifra decisamente superiore in proporzione al numero di abitanti di quella stanziata, ad esempio, dal Friuli Venezia Giulia. Abbiamo quindi dovuto fare i conti con delle risorse, poi ovviamente abbiamo dovuto indicare anche dei requisiti. I requisiti possono essere opinabili, io sono d'accordo, sarebbe bello se una misura come questa fosse effettivamente efficace come il reddito di cittadinanza, cioè tutti avessero un range garantito di reddito che permettesse una dignitosa capacità di partecipare anche alla vita sociale, di essere all'interno di una società...tant'è che il reddito di cittadinanza significa proprio questo, cioè il dare quello status di dignità alla persona. È evidente che con le cifre disponibili si dovevano fare delle scelte, quindi si sono fatte delle scelte escludenti, che anche in commissione sono state ragionate in maniera magari non condivisibile da alcuni colleghi, ma delle scelte sono state fatte. Il fatto che si sia messo come limite il trentesimo anno di età è perché fino ai 30 anni esiste poi questo vituperato piano e questa Garanzia giovani ed altre opportunità di accesso al mondo del lavoro...probabilmente, avessimo avuto più soldi, avremmo abbassato il "termine", avremmo anche ricompreso probabilmente i pensionati con le pensioni minime. I pensionati in ogni caso percepiscono, anche se minimamente, comunque delle forme di reddito che...redditi sociali o altri redditi che sono minimamente garantiti. Qua noi parliamo proprio di categorie che hanno terminato qualsiasi tipo di sussidio, qualsiasi tipo di aiuto, per persone che non percepiscono più la disoccupazione, la cassa integrazione in deroga, che non percepiscono nessun tipo di sussidio, tant'è vero che lo abbiamo scritto nei soggetti beneficiari, abbiamo posto questi limiti. Poi - ripeto - sono limiti opinabili, si poteva allargare, si poteva mettere 25 anni, si potevano fare dei ragionamenti di varia origine, la politica ad un certo momento deve porre dei cancelli, dei termini dentro i quali si deve ragionare.

Riguardo ai requisiti, il requisito per il beneficiario, il fatto che noi abbiamo indicato 36 mesi, peraltro contro i 24 della Regione Friuli Venezia Giulia, di residenza presso il territorio, 365 giorni di lavoro negli ultimi cinque anni, il possesso di un permesso di lungo soggiorno, che, come ha detto il collega La Torre, è un permesso che si consegue dopo almeno cinque anni di permesso di soggiorno ordinario...quindi significa che il beneficiario che è in possesso di un permesso di soggiorno è comunque persona che risiede all'interno del territorio da almeno cinque anni. Il collega La Torre peraltro ha citato la norma, se lei si va a guardare la norma, è una norma molto rigida in quanto al mantenimento del requisito, qualsiasi tipo di violazione, per esempio, delle norme di pubblica sicurezza, o altro, fanno decadere il diritto dal possesso di questo requisito. I nostri requisiti quindi sono andati anche quelli...a seguito di un ragionamento, sono stati mediati e negoziati con tutte le parti presenti nella commissione e l'idea è non tanto di premiare i valdostani, ma quanto di riconoscere che chi è presente sul territorio ha partecipato alla vita del territorio, ha dato qualcosa anche al territorio in termini di presenza, anche di comportamento nelle regole, queste persone hanno diritto di avere che cosa? Hanno diritto di avere ciò che si può dare. La disoccupazione, l'assegno di disoccupazione non è che viene dato a vita, colleghi: l'assegno di disoccupazione viene dato con determinate regole, entro determinate range, anche lì temporali, per poter prendere l'assegno di disoccupazione, bisogna aver lavorato un certo numero di mesi, lo si può dare per un certo numero di mesi fino ad esaurimento dei termini temporali. Anche questa misura è una misura che sarebbe bello dare per l'eternità, ma proprio dandola per l'eternità, come potrebbe essere, per esempio, un reddito limite, a mio parere, si sarebbe incorsi in una politica di tipo assistenzialistico, cioè una politica che scoraggiava sicuramente le persone a reimpiegarsi, a trovare magari delle attività, quindi così come l'assegno di disoccupazione, anche questa, che è una forma di prolungamento di istituti ad integrazione del reddito, è una forma limitata, che dovrebbe, peraltro, dare delle possibilità di reinserimento all'interno del mondo produttivo e del lavoro. Il fatto di mettere, per esempio, delle forme di volontariato sociale tra le varie forme è un po' la formula del prestito d'onore, la legge sul prestito d'onore noi l'abbiamo votata ed è una legge che prevede la corresponsione, mi sembra, di 3.000 euro...o 2.000 euro il prestito d'onore e 3.000 forse il microcredito...di 2.000 euro a fronte di attività di tipo sociale, eh, attività che le persone fanno nell'ambito del proprio contesto sociale, magari al servizio di un Comune, al servizio di una cooperativa, al servizio di un ente che si mette a disposizione, che crea i presupposti. Questo quindi per dire che a me sinceramente spiace che, rispetto a questa misura, si sia aperto...si sia creata l'idea che questa è una misura che il PD-Sinistra VdA ha messo sul tavolo come merce di scambio; io penso che le merci di scambio - scusate se mi permetto - potrebbero essere ben altre, cioè magari qualche posto da qualche parte, o qualche legge che possa beneficiare anche delle lobby o delle persone vicine, qua noi parliamo di una misura di corresponsione. Peraltro, 4.400 euro a regime sono pochi per noi che ne guadagniamo una certa cifra, magari 4.400 euro per persone che vivono in condizioni di miseria e che non hanno, peraltro, nessun reddito, nessun tipo di integrazione al reddito...non faranno arricchire nessuno, ma sono pur sempre una misura che, a mio parere, non è così da buttar via e così indifferente.

Ripeto: non è questo un patto politico, la collega Fontana non si sarebbe spesa allo spasimo. Io sinceramente devo dire che avete riconosciuto la tenacia della collega, io ce l'ho nel gruppo e posso confermare che la collega è tenace, è una rompiscatole immatricolata quando ha delle idee. Il fatto di cercare di convincere i proponenti, quindi la minoranza a mantenere una linea, che è quella della proposta di legge, inglobando fino alla fine, perché sono stati fatti degli estenuanti dibattiti rispetto a questa misura, i colleghi che avevano firmato la legge, secondo me, è un segnale che la collega Fontana non aveva l'intenzione di fare, di proporre un testo politico che potesse in qualche maniera far parte di chissà quale accordo o di chissà quale trama politica di maggioranza: era un testo che è stato presentato a novembre dell'anno scorso, che è stato modificato col contributo di tutti, accogliendo, ripeto, le sensibilità di tutti.

Non siamo noi poi che abbiamo alla fine deciso di convertire la proposta di legge in disegno di legge, facendolo firmare alla maggioranza o facendo un testo di chissà che genere. Questo è un testo che continua a rimanere, purtroppo, una proposta di legge con soli tre proponenti a questo punto mi pare di aver capito, perché le firme dei colleghi sono state ritirate...ma che non ha nessuna, ripeto, valenza politica. Lo spirito di questa misura cioè è quello di cercare di alleviare, per quanto possibile, le condizioni di certe categorie di persone, che oggi si trovano in situazione anche di marginalità, di impossibilità magari di poter intraprendere un percorso diverso.

Collega Morelli, io sono il primo ad essere d'accordo sul fatto che bisognerebbe accorpare le misure per cercare di capire quali sono le misure nel loro complesso, forse bisognava fare uno studio articolato o bisognerà forse in futuro - il collega Marquis lo ha anticipato - non so se un testo unico o un qualcosa che tenda ad uniformare, a mettere e ad armonizzare tutte le misure, perché si diventa matti ad andare a cercare le misure, perché ci sono dai sussidi al minimo vitale, agli aiuti per i disabili, agli aiuti per i ciechi, per gli ipoacustici, cioè c'è di tutto e di più ed effettivamente, oggi come oggi, è una giungla, che, tra l'altro, intercetta Assessorati diversi e competenze diverse, quindi quelli sono effettivamente - quelli della legge n. 23 - sono dei sussidi di carattere economico e anche di carattere sociale.

Voglio aggiungere solo una cosa rispetto al patto di inclusione. Il patto di inclusione è un patto che, come leggete nella norma, va nella direzione di contenere obiettivi di inclusione sociale, di formazione, di occupabilità e di inserimento lavorativo, nonché di riduzione dei rischi di marginalità connessi all'intero nucleo familiare; perché abbiamo ampliato al nucleo familiare? E perché, malgrado questa misura continui...sia una misura che si sia comunque spostata progressivamente verso una misura di politica attiva, abbiamo mantenuto questo patto di inclusione? Perché attraverso un monitoraggio effettuato sulle persone a rischio di marginalità si può anche capire qual è il contesto familiare, si può capire se all'interno della famiglia ci sono, per esempio, delle necessità di intervento. Allora, conoscendo il contesto in cui agisce la famiglia, se è possibile intervenire magari con delle misure di carattere sociale sui familiari, con delle misure magari...che ne so? in alcuni casi anche di alfabetizzazione di un certo tipo anche lavorativa, per esempio. Questo che noi abbiamo mantenuto dentro questa commissione, che è una commissione formata non più all'interno delle politiche sociali, ma in cui c'è un elemento delle politiche...un dirigente, un funzionario proveniente da quell'Assessorato...abbiamo mantenuto questo tipo di valutazione, questo tipo di monitoraggio proprio per venire incontro alle considerazioni spesso fatte dai colleghi sulla mancanza comunque di un monitoraggio complessivo, di una caratterizzazione del fenomeno della povertà nella nostra regione, dovuta forse anche a quest'eccessiva frammentazione delle misure di sostegno.

Personalmente, ripeto, io non ho nessun astio nei confronti di nessuno, io penso che questa sia comunque la legge di tutti, indipendentemente da chi la vota, io sono convinto che sia una legge perfettibile come tutte le leggi. Tutte le leggi hanno dei lati, diciamo, oscuri e dei lati critici, penso però che la Valle d'Aosta debba forse adesso, al di là del dibattito, passato il dibattito politico, in qualche modo essere forse...tra virgolette si può dire: "orgogliosa" di aver creato comunque uno strumento anche originale da un certo punto di vista: il fatto che comunque si sia aperto - ed è il primo caso in Italia - anche ai possessori di partita IVA, quindi a quel segmento generalmente trascurato. Come sappiamo, purtroppo, le misure di sostegno al reddito, generalmente le casse integrazioni o gli assegni di disoccupazione vanno sempre a beneficiare, se si può dire: beneficiare, lavoratori dipendenti; in questo caso noi invece abbiamo creato uno strumento originale, che io spero davvero potrà poi un domani, una volta che le questioni politiche in qualche maniera verranno meno, effettivamente servire ad alleviare qualche situazione di sofferenza. Grazie.

Si dà atto che dalle ore 19,46 assume la presidenza dal Vicepresidente Rosset.

Rosset (Presidente) - Grazie. Chiede la parola il Consigliere Viérin, ne ha la facoltà.

Viérin L. (UVP) - Merci Monsieur le Président.

Quest'interessante dibattito ci dà la possibilità, un po' com'è avvenuto in commissione, di esprimerci su quest'argomento, che poi si traduce in un disegno di legge. Intanto, due considerazioni: abbiamo già ringraziato la collega Fontana in commissione e abbiamo già - altri colleghi lo hanno fatto - spiegato qual è stato l'iter...al di là dell'iter politico, i contenuti di questa proposta. Già l'anno scorso, quando aderimmo all'idea di andare ad intervenire sull'inclusione sociale, chiamiamola così, perché poi le sfumature, il reddito minimo, piuttosto che...cioè di andare a pensare a delle misure in un momento di crisi che potessero dare un aiuto alla comunità e soprattutto alle fasce più deboli, aderimmo su una proposta che faceva parte di una coalizione di forze di opposizione che poi avrebbe dovuto, e così è stato, discutere con la maggioranza, non avendo i numeri per farla approvare, quella che era un'idea. Avevamo anche detto e sottolineato, altri colleghi lo hanno detto un po' in modo trasversale che il rischio che si correva già all'epoca di non inserire questa misura in un quadro generale, con una visione al futuro della nostra Regione, rischiava effettivamente di essere magari interpretata anche con la miglior applicazione, anche con tutti i correttivi, che sono stati benissimo espressi un po' da tutti, con difetti o pregi...avrebbero rischiato di non essere capiti nella comunità, per semplificare: si mette una cifra di un milione su un'interessante iniziativa e si tolgono magari su altre iniziative, vedasi gli asili nido, dove si creano 30-40 posti di lavoro in meno, che poi vengono utilizzati matematicamente per un'iniziativa che va a dare un sostegno a chi non ha un lavoro. Il rischio che si correva l'anno scorso, come lo avevamo cercato di enunciare come forze di opposizione discutendo tra di noi - e che oggi si ritrova in una certa parte di dibattito -, è che se un'iniziativa di questo genere non veniva inserita attraverso e assieme ad altre misure...penso ad un'iniziativa che noi avevamo avanzato durante lo scorso bilancio e che ha portato all'astensione del gruppo dell'UVP durante lo scorso bilancio, che era quella del rilancio economico, che era quella del rilancio del settore edilizio e dello sviluppo economico. Allora, una cosa non esclude l'altra, quindi se una misura che va a sostenere le fasce più deboli è accompagnata anche a misure che vanno a rilanciare l'economia, come lo hanno ricordato bene altri colleghi, allora queste misure nella loro completezza hanno forse un senso...hanno sicuramente un senso più compiuto nel far percepire alla comunità in che direzione si sta andando e su questo credo che tutti siamo stati d'accordo.

La prima considerazione nel ringraziare la collega Fontana per questo lavoro quindi è stata che chiaramente il lavoro di mediazione, al di là delle forze di opposizione - poi anche con le forze di maggioranza, abbiamo sentito l'intervento del collega La Torre -, non è stato semplice, perché abbiamo capito...perché noi capiamo le difficoltà. Abbiamo anche capito che scontrarsi con delle visioni diverse in un dialogo che è legittimo porta a delle sintesi e a delle sfumature che sono espressione di libertà, ma che chiaramente non possono magari portare avanti l'idea migliore che uno ha per portare avanti un disegno di legge. Prima considerazione quindi per dire che, come abbiamo aderito all'inizio all'idea di andare a sostenere le fasce deboli, ancora oggi siamo d'accordo di andare a sostenere le fasce deboli e lo sappiamo perché lo avete anche detto voi in commissione, che chiaramente da soli non è che potete anche rilanciare tutto il settore economico, perché questo si può fare con il bilancio. Noi vedremo nel bilancio le misure, i primi dati stanno arrivando, ma sicuramente la questione del rilancio edilizio e dello sviluppo economico, per quanto ci riguarda, è fondamentale, perché ci vanno delle misure che creano sviluppo, assieme a quelle di sostegno per chi non ha gli strumenti per essere nel mercato del lavoro, magari anche non volutamente da parte dell'Amministrazione. Ci sono degli interessanti esempi in Svizzera - e ne parlavamo oggi con i colleghi, confrontandoci con degli amici del Vallese e del Vaud - che, applicati a certi settori, magari non prettamente quelli dell'inclusione tout court, ma applicati a certi settori interessanti...scambiano lavoro, andando a supplire in certi settori a ciò che magari l'Amministrazione non ha più la possibilità di sostenere in termini economici, questo riprendendo certe cose che sono state dette... Sicuramente sono misure interessanti, ma quelle misure sono inserite in un quadro generale di sviluppo del futuro della comunità...altrimenti rischiamo, come lo diciamo spesso, in un momento di crisi di mettere un settore contro l'altro, di banalizzare, di fare populismo, perché alla fine abbiamo chiesto in commissione...è chiaro che quest'aiuto, compatibilmente con le risorse finanziarie che ci sono, è un aiuto che arriverà più o meno a 500 famiglie...500 persone, abbiamo visto. Chiaramente è una goccia d'acqua nell'oceano, è un buon inizio, è sicuramente qualcosa che noi avevamo intenzione di fare, anche però chiedendo di capire bene che destinazione avrebbero avuto, ma non al di là delle categorie sociali o, meglio, al di là dell'estrazione...dell'appartenenza razziale, diciamola così, al di là del colore, volevamo capire con delle simulazioni statistiche, anche se questo non è sempre facile da fare, dove questi aiuti sarebbero arrivati. Si possono mettere le regole migliori, ci sono sempre i crismi in tutti i risvolti delle leggi che esistono in Valle d'Aosta...che citava il collega Guichardaz, arrivano fino alla cancelleria, voglio dire, si parte da aiuti alla casa e si arriva fino alla cancelleria, che fanno parte di una razionalizzazione che è già iniziata qualche anno fa, per evitare la sovrapposizione, i rivoli, i furbi, cioè questo esiste in ogni comunità, non è che avviene perché esiste questa legge.

La considerazione quindi è che avremmo preferito...ma non per far perdere tempo, perché ad un certo punto sembrava - e questo noi lo vogliamo dire qui - che qualcuno volesse far perdere tempo, perché la questione era diventata politica e noi qui vogliamo sgomberare il campo, il gruppo di lavoro, che, tra l'altro, la collega ha ringraziato, ha cercato di portare le migliori proposte che sono migliorative a detta di tutti. Per qualcuno non è perfetta, per altri è migliorata, il collega Marquis ha fatto tutto lui...beh, siamo felici che lei abbia portato tutto...no, ma banalizzo per dire che ognuno di noi ha portato la propria sensibilità. Ecco, lei lo poteva fare già da Assessore e sarebbe forse stato anche un po' più visibile, ma siamo già felici che ha portato all'interno della discussione una sensibilità, che è molto diversa rispetto a delle sensibilità progressiste, come abbiamo noi, ma che fanno parte di una sintesi che poi si codifica in una legge. Allora, questa è la prima considerazione.

La seconda considerazione è politica. Collega Guichardaz, non siamo noi che abbiamo parlato di merce di scambio, di questa legge, al di là dei colleghi che l'hanno detto qui in aula, ma il dibattito è avvenuto in commissione! Ci sono anche state delle sospensioni per questo, perché le firme c'erano, le firme sono state ritirate quando qualcuno ha detto: "eh, io non sono d'accordo! Qui è uno scambio per l'ingresso in maggioranza del PD!". Allora noi abbiamo detto - attenzione, questo è tutto agli atti -: noi continuiamo ad essere d'accordo sul principio, ma noi non facciamo parte di un accordo politico, ci sentiamo esclusi nel ridurre una legge, che invece ha una dignità, alla semplicità di un accordo politico. Ecco, questo per spiegare perché poi magari nel dibattito esce: "ma è merce di scambio". Eh beh, lo avete detto voi: "voi" non inteso come voi del...è stato detto in commissione, sono state fatte anche delle dichiarazioni, ci sono state delle sospensioni di maggioranza, noi timidamente abbiamo fatto la nostra sospensione...quelle solite che ci fanno aspettare fuori un attimino per capire quando poi l'acqua si adagia di nuovo un po', dopodiché siamo rientrati e abbiamo spiegato, ma anche per rispetto alla collega Fontana, che il nostro ritiro era in parte - e lo ha detto bene la collega Morelli - per tutta un'evoluzione che poi non ci è piaciuta, non per colpa della collega Fontana, ma anche per una brutalizzazione politica per una legge che invece aveva una sua dignità. Allora, immagino anch'io che non sia la merce di scambio, ognuno porta una propria sensibilità, spera che sia ascoltata, tanto meglio cerca di portarla avanti nel migliore dei modi possibili e questo io ci tenevo a dirlo in aula, perché in questo periodo si è anche un po' banalizzato, cercando di sobillare gli uni contro gli altri con dei giochi politici che non ci appartengono. Noi siamo molto schietti, magari a volte anche troppo, e ce ne scusiamo, e siamo molto di pancia nelle nostre considerazioni. È chiaro che rimangono delle preoccupazioni per il modo con cui, attraverso delle mediazioni, la collega ha dovuto portare avanti questa legge.

Siamo anche noi contrari al fatto dei sussidi così, ma penso che siamo tutti contrari al fatto di dire: "diamo sussidi a tutti". Siamo tornati ai tempi dei Presidenti degli anni '70, che avevano il cassetto, abbiamo ancora qualche invalido che ci incontra per strada e dice: "ma non avete più lì il cassetto dove si tirava fuori..." e si andava giù col buono, si ritirava dagli usceri, era un aiuto eh...negli anni '70 era così, oggi non è così. Allora, bisogna semplicemente spiegare alla comunità...ecco, le nostre perplessità perché si toglie da una parte e si mette dall'altra, cercando di evitare - e arrivo al mio ragionamento - di mettere un settore contro l'altro, perché, quando c'è crisi, non c'è di peggio che dire: "ecco, avete tolto a noi, non avete tolto agli altri". Allora, il fatto di dire: "capiamo bene a chi va" è un ragionamento per rendere più forte una proposta e dire: "no, noi abbiamo fatto nel migliore dei modi", poi, come qualcuno ha detto, si poteva far meglio, si poteva far peggio. La nostra astensione quindi ha una doppia valenza: la prima che ho ricordato, ma soprattutto ha una valenza politica. È chiaro che tutti in questo momento cercano di fare del loro meglio e la difficoltà sarà aspettare il bilancio, capire come si evolve e integrare questa legge assieme a tutto il resto, perché se poi non si fa niente lì, non va bene, se si fa e si coordina, noi saremo i primi a dire: "benissimo, quest'aiuto va nell'ottica e nella direzione giusta", perché va ad aiutare le fasce deboli, con le migliorie rispetto alla prima versione, che condivido, perché non è più un aiuto tout court, è in parte un aiuto, ma in parte ci sono quei correttivi, quei crismi che effettivamente rendono un qualcosa di diverso. Altri colleghi lo hanno detto...tante Regioni...poi a noi non interessa chi è il primo, se a Roma è partito prima uno, prima l'altro, per noi l'importante è arrivare, ecco, poi, quando si parte, evviva, però effettivamente, come diceva il collega Ferrero, cambiando il nome non è che...cambiando il nome a volte si cerca magari di ampliare quella che è l'offerta, ma poi invece i contenuti sono un po' svuotati rispetto al nome che si dà, questo però è un dettaglio.

Noi vorremmo porre l'attenzione su due tre richieste che adesso codifichiamo, cioè il nostro voto di astensione è sicuramente un voto di astensione con fiducia nel lavoro fatto e questo ci tenevamo a dirlo. È un voto di astensione aspettando di vedere le carte, inteso come bilancio, perché noi ci auspichiamo che nel bilancio ci siano le cose che noi chiediamo da tempo, almeno dal bilancio scorso e che, comunque, dall'inizio della legislatura, come forze di opposizione si chiedono...cioè il settore produttivo, il rilancio di almeno nel passare dalla fine del fondo perso in certi settori, pensiamo al settore agricolo...almeno far vedere che è cambiato qualcosa, ma l'aiuto c'è in modo diverso, il sostegno ad un settore non è abbandonato, per far capire alla comunità qual è il futuro che ci attende, perché solo così si può far capire alla gente in che modo investire, come far studiare i propri figli, come cercare di investire le proprie risorse in una comunità che non si vuole abbandonare. Ci fa male, Assessore Fosson, quando leggiamo che certi infermieri se ne vanno in Svizzera, poi non se ne andranno semplicemente perché qui non funziona, magari anche perché lì si guadagna di più, però ci fa comunque male. Noi quello che vorremmo evitare è che ci sia il sostegno che è solo propedeutico ad evitare che la gente se ne vada dalla Valle, perché siamo stati emigranti in altre epoche e se l'emigrazione è un'emigrazione per andare a formarsi e poi tornare, siamo i primi ad esserne molto lieti. Questo sicuramente dà la possibilità di tamponare, lo sappiamo, l'abbiamo detto in commissione, non è l'assoluzione a tutto ciò che ad oggi esiste in termini di difficoltà economiche delle persone, appunto, deboli, ma sicuramente questo è un buon inizio e può essere solo inserito in altre misure, quindi aspettiamo di vedere le carte.

Un'ultima considerazione: ci dispiace per certi interventi anche trasversali. Non usiamo più la parola "maggioranza" in generale...che quasi ci si senta obbligati a votare una legge in cui non si crede, ecco, piuttosto si abbia una volta il coraggio di dire: "questa legge non va", adesso non c'è più...i colleghi si sono dissipati, ma ci rivolgiamo anche un po' ai colleghi della Stella Alpina, al collega Marquis, ma non in senso polemico...ma per dire di avere una volta il coraggio di dire: "questa cosa non ci convince". Veniamo in aula, evitiamo fuori di fare altre robe che non hanno nessun senso, si viene qui e si dice: "noi non siamo convinti". Noi lo facciamo e lo spieghiamo, perché poi di certi interventi alla fine non riusciamo neanche a codificare quello che è stato detto, in termini politici diventa qualcosa di difficile, lo diciamo in termini propositivi affinché anche in politica ci sia la schiettezza che tante volte noi non ritroviamo nella vita quotidiana.

Abbiamo detto - e concludo - che i passaggi politici sono una cosa, i rapporti personali sono un'altra cosa e in questa legislatura, che è iniziata in un certo modo per responsabilità di tanti, di tutti...noi ci mettiamo: con un muro contro muro, anche un po', diciamo, con astio...si è trasformato in fasi politiche, in dialoghi, in dibattiti anche aspri, perché abbiamo...tutti i colleghi qui, e continuiamo ad intervenire in termini aspri, ma sappiamo separare quelli che sono i rapporti personali, intesi come possibilità di parlarci anche con visioni diverse, da quello che invece è un dibattito su temi, è quello che noi vorremmo riportare in quest'aula: un po' di politica, rimanere un po' su temi alti, come oggi è stato un dibattito molto interessante, io non sapevo neanche se sarei intervenuto, ma mi sono piaciuti molto gli interventi che ci sono stati, con visioni opposte, però di sostanza.

Ci dispiace quindi per chi è obbligato a votare, per chi poi alla fine magari non sta neanche bene a dover digerire certe cose, ma fa parte della politica, fa parte del dibattito, forse un po' più di sano dibattito qui eviterebbe poi tante incomprensioni. Grazie.

Presidente - Grazie collega Viérin Laurent. Chiederei all'Assemblea chi ha ancora intenzione di intervenire di iscriversi, in modo da capire quanti ancora sono intenzionati ad intervenire. Ricordo che siamo in discussione generale. Nell'eventualità chiederemmo una riunione dei Capigruppo di cinque minuti. Chi intende ancora parlare? Vorrei sapere quanti sono in modo che si possa eventualmente organizzare i lavori. Possiamo quindi proseguire e non chiedere la sospensione? Ha chiesto la parola il collega Gerandin, ne ha facoltà.

Gerandin (UVP) - Merci Président.

Per quello che riguarda la lettura politica, l'ha fatta molto bene il collega Viérin prima, per cui non starò ad aggiungere nulla. Ci tenevo ad intervenire, perché ho fatto parte di questo gruppo di lavoro e alcune riflessioni ci tenevo ad esternarle. Partendo dal fatto che io...noi dell'UVP ringraziamo di essere stati coinvolti in questa discussione, perché penso che, quando si discute, comunque ci sia un arricchimento da parte di tutti e penso che, con tutti i limiti che abbiamo, abbiamo cercato di essere presenti e soprattutto collaborativi e abbiamo cercato di portare quello che era il nostro pensiero. Comincio qualcosa che...probabilmente c'è anche qualche dissonanza con qualcun altro che è intervenuto prima, ma noi ci abbiamo tenuto, affinché la proposta di legge cambiasse titolo, cioè da "reddito minimo garantito" a "misure di inclusione attiva a sostegno del reddito", perché noi l'abbiamo sempre vista - e penso che fosse anche l'idea della collega Fontana - come una misura attiva, un intervento di politica attiva. Dico questo perché nella ricostruzione che ha fatto - penso correttamente - anche il collega Guichardaz indubbiamente ci sono alcune precisazioni che è opportuno fare, noi partiamo da quella che è la mappatura di tutte le misure e gli aiuti messi in campo. L'abbiamo attesa per parecchio tempo...avere un quadro generale, non l'abbiamo mai avuto ed è paradossale che una Regione come la Valle d'Aosta, molto sensibile e con tante misure a disposizione non abbia un quadro generale. Noi in questo momento...bisogna essere bravi burocrati, bisogna avere magari qualche patronato, qualche sindacato alle spalle per poter aver accesso a quanto la legge prevede. È un paradosso, ma noi, da quando abbiamo chiesto di avere un quadro generale, non l'abbiamo mai avuto.

Seconda considerazione: noi siamo partiti discutendo questa legge, in cui a livello nazionale c'era...avevamo identificato quello che poteva essere il disoccupato. Noi abbiamo audito all'interno di questo gruppo di lavoro le politiche del lavoro e ci hanno detto che per "disoccupato" si intendeva chi ha meno di 8 mila euro di reddito di lavoro, oppure chi può essere iscritto anche come disoccupato se ha un lavoro autonomo con meno di 4.800 euro. Dopo un po' cambiano le regole a livello nazionale, ci dicono che il disoccupato è chi non ha niente. Ora, già questo di per sé forse la dice lunga su quella che è non solo la nostra visione interna, ma quelle che sono le regole nazionali, perché poi la prima interpretazione che viene molto spontanea da dire è che probabilmente è così che si fanno scendere i disoccupati a livello nazionale, nel senso che prima chi aveva un reddito minimo era disoccupato, adesso vengono cancellati, per cui improvvisamente c'è una ripresa occupazionale a livello nazionale in genere, ma è una considerazione che di fatto ci ha un po' spiazzati su quello che era l'iter, il percorso.

Altro aspetto che noi riteniamo essere molto importante è quello che...noi abbiamo sempre cercato di dire: semplifichiamo al massimo, nel senso che - e ne avevo parlato e peraltro è stato anche il collega Marquis ad evidenziarlo - ci sono dei sistemi da altre parti dove c'è una sorta di automatismo nell'erogazione. Noi qua non siamo riusciti a metterlo, per cui alla faccia della sburocratizzazione, noi qua abbiamo dovuto comunque prevedere i discorsi dei patti di inclusione, noi non eravamo d'accordo ad assoggettare tutti al patto di inclusione, perché un discorso è chi è già seguito da quello che è lo sportello sociale, ma un discorso è chi ha avuto una difficoltà di carattere economico momentanea, perché è stata estesa anche - e lo ricordiamo - alle partite IVA, ma non riteniamo che sia logico che qualcuno debba "psicanalizzare" lui e tutta la famiglia con un patto di inclusione, quando magari ha una momentanea difficoltà di carattere economico. Noi questo l'avevamo detto, per cui...ci siamo poi resi conto che purtroppo...e qua io devo dire che la politica valdostana su questo non ha brillato, nel senso che chi abbiamo audito ci ha detto: "no, noi dobbiamo coinvolgere anche le politiche sociali, perché non abbiamo neanche abbastanza personale per gestire le politiche del lavoro", quando il bilancio regionale negli ultimi anni...le somme disponibili fanno riferimento a quelli che sono i fondi europei, ai fondi dello Stato e quant'altro... Ora, a noi pare paradossale che in un modello riorganizzativo come quello della Regione non si possano trovare delle risorse da aumentare e potenziare le politiche del lavoro in questo momento, ma lo diciamo a margine del ragionamento, che non è un ragionamento che boccia a priori questa proposta.

Detto questo, è stato detto in commissione, da parte nostra...e l'ha sottolineato il collega Viérin prima, noi abbiamo chiesto in tutti gli interventi di non metterci nella condizione di dover scegliere chi sacrificare, per cui noi avevamo chiesto, e lo riconfermiamo e lo riproponiamo in quest'aula...deve esserci una progettualità, diciamo, complessiva in quelle che sono le risorse di bilancio regionale, soprattutto quelle legate al sociale. Allora noi avevamo chiesto: discutiamone all'interno di quello che è il bilancio regionale, quando abbiamo un quadro complessivo, perché a noi pareva comunque riduttivo identificare solo l'una tantum, nel senso che "finanziato un anno poi si vedrà". Nello stesso tempo - e lo ricordo a chiunque ha a cuore il discorso del sociale -, bene, noi qua abbiamo fissato un limite di 6 mila euro per quello che è l'ISEE, a chi è sotto questi 6 mila euro gli daremo a compensazione quella che è la differenza tra il reddito dichiarato e il limite dei 6 mila euro. Io ricordo che nella delibera di Giunta che è stata approvata chi ha 6 mila e un euro, 6 mila e un euro paga 170 euro al mese per mandare un bambino all'asilo nido: questa è la realtà dei fatti. Allora, che senso ha dare un contributo a chi ha 5.900 euro di ISEE, sarà minimo, perché la differenza...e chiedere 170 euro magari ad una ragazza madre o ad una persona sola che ha un figlio, perché 6 mila euro con uno stipendio di ISEE...è una persona sola e magari ha necessità di lavorare...e gli chiedo 170 euro al mese. Allora, questi sono i casi che noi abbiamo chiesto...che non vogliamo essere messi nelle condizioni di scegliere. Volevamo un quadro complessivo, non siamo riusciti ad averlo, bene...anzi male per noi, perché per noi questo era un aspetto significativo.

Arrivo a quella che, a mio parere, è la differenza. L'emendamento che avete presentato...e qua in quest'aula nessuno ne ha parlato...io non so chi sia alla base di quest'emendamento, la paternità di quest'emendamento, come ha suggerito il collega, penso, e lo dico magari...penso che sia il Presidente. Lo penso perché probabilmente è il Presidente che ha cognizione di causa su quelle che sono le risorse finanziarie che abbiamo a disposizione in questo momento. Dico questo perché pare che ci sia una norma, anzi sembra qualcosa di più che pare, pare che ci siano delle risorse pari ad un miliardo di euro disponibili per un reddito a livello nazionale, per cui il rischio è che abbiamo veramente fatto uno spot e che poi alla fine chi ne ha diritto percepirà quello che è il contributo dello Stato, perché, fino a prova contraria, comunque, qualcosa...dovremmo far parte del sistema Italia...se qualcosa viene elaborato a livello nazionale, qualche briciola ci rimarrà anche a noi, per cui il rischio vero e proprio è che creiamo delle aspettative per cosa? Per poi alla fine impegnare delle risorse che in questo momento sarebbero oro che cola all'interno del bilancio, perché è vero che sono risorse riferite al 2015, ma sappiamo benissimo - e il Presidente può confermarlo - che per noi l'avanzo di amministrazione è manna quando ce n'è. Se non lo usiamo nel 2015, possiamo usarlo come avanzo di amministrazione nel 2016 e finanziare magari alcune di queste iniziative che avevamo detto: questa è la visione diversa per cui di fatto noi ci asterremo. Non è un discorso di tornare indietro rispetto ad una progettualità e all'aiuto di persone che sono in difficoltà. In questo momento c'è una visione confusa, non c'è un progetto. Andiamo avanti a provvedimenti tampone...si pesca nel mezzo e non si sa dove si vuole arrivare: questo è quanto è stato chiesto, questa è la motivazione per cui noi non possiamo che astenerci su questo, dico questo perché - e concludo - noi riteniamo che le politiche attive siano veramente il futuro per quello che riguarda la Valle d'Aosta. Se noi non riusciremo a creare quell'occupazione, quella crescita da parte del mondo imprenditoriale, del mondo occupazionale, di chi comunque in questo momento è la fonte principale del bilancio regionale, beh, rischiamo veramente di illudere le persone. Illudiamo le persone, poi alla fine, quando c'è un brusco risveglio, magari si accorgono che abbiamo venduto fumo. Grazie.

Si dà atto che dalle ore 20,27 riassume la presidenza il Presidente Marco Viérin.

Viérin M. (Presidente) - Grazie collega. Con quest'intervento, come anticipato con la richiesta del Vicepresidente Rosset, chiudiamo la discussione generale, tre minuti di sospensione con i Capigruppo per parlare dell'organizzazione dei lavori consiliari. Grazie.

Si dà atto che la seduta è sospesa dalle ore 20,36 alle ore 20,41.

Viérin M. (Presidente) - Riprendiamo i lavori. La Conferenza dei Capigruppo ha concordato di proseguire fino alla definizione...al voto questo disegno di legge e poi i lavori riprenderanno domani mattina alle 9, quindi abbiamo chiuso la discussione generale. Chi chiede la parola per la replica? La parola alla Consigliera Fontana.

Fontana (PD-SIN.VDA) - Grazie Presidente.

Ho ascoltato tutti gli interventi e apprezzo per la sincerità, perché veramente questa legge, diciamo, ha preso una piega sbagliata, però voglio spiegare un paio di cose anch'io visto che l'ho seguita. Io sfido chiunque in quest'aula a riuscire a lavorare con una...cioè con questo tipo di aiuto, di supporto. Ce l'ho messa tutta, è un anno che ho dato questo disegno di legge, è stato sulle scrivanie di tutti i gruppi, nessuno che mi ha mai dato...o mi ha mai detto cosa si doveva fare. C'è sempre tempo, prendiamo tempo, finché mi sono resa conto di una cosa: che fuori la gente veramente è disperata. Mi sembrava una misura che va ad aiutare quelle persone che hanno perso il lavoro. Non è vero che è assistenzialismo, qualcuno di voi che mi sta dicendo questo mi deve spiegare il reddito garantito che va a tutti, quello non è assistenzialismo, questo che è mirato alle politiche attive è assistenzialismo, cioè è una contraddizione quella che mi state dicendo. Io ho accettato tutte le vostre idee, che sono state...che mi sono state date, perché le condividevo o perché hanno migliorato questo testo. Abbiamo lavorato insieme, poi non mi si può venire adesso a dire: "6 mila euro di ISEE è un'elemosina", nel primo testo io avevo messo 12 mila euro di ISEE, mi avete detto che nelle altre Regioni era 6 mila euro, io vi sono venuta incontro e ho messo 6 mila euro di ISEE. La mia proposta all'inizio era di 12 mesi...questo contributo. Mi è stato detto: "no", andiamo a vedere le altre leggi, mettiamo cinque mesi più tre. Io vi ho ascoltati, perché c'era veramente la volontà di andare nella direzione che venisse votata da tutti e che potevamo dare veramente delle risposte. Mi dà l'idea che veramente si sia persa un'occasione, perché la gente là fuori...cioè a me dispiace ogni volta che si parla, che togliamo le risorse agli asili nido...è già un anno che si parla di questa legge, è un anno che ci è stato detto che queste risorse c'erano per questa legge. La questione degli asili nido è venuta dopo, anzi, in un momento laddove dobbiamo tagliare 74 milioni di euro, perché è questa la realtà, aver dato questa sensibilità di aver messo 1.400.000 euro proprio per questa categoria di persone...nelle famiglie ci sono anche marito e moglie che hanno perso il lavoro, per voi è niente? Noi alla fine del mese abbiamo uno stipendio, andiamo a vedere là fuori chi veramente non ha niente, se è una cavolata oppure un aiuto! Non ho mai detto che questa legge risolve tutto, ho detto è un primo passo, tutti insieme si può lavorare per migliorarlo.

Io chiedo anche a qualcuno qua dentro, quando sono state votate le misure anti-crisi, quelle lì non vanno agli extracomunitari? Vanno a tutti. Qualcuno ha fatto obiezione? No, si è cercato di dare delle risposte alle persone che sono in difficoltà, per me sono esseri umani tutti e chi rientra in questa legge è giusto che prenda questa misura. Volete poi fare una legge come la volete voi? Ma chi vi ha impedito fino ad oggi di fare una legge come volevate voi? Nessuno, avevamo anche le risorse... Allora, io mi sono resa conto che qui stava prendendo una brutta piega e che non c'era la volontà di portare avanti questa legge. Allora, ognuno si prende la sua responsabilità, chi non è d'accordo che lo dica, io ci credo, ci ho sempre creduto e non lo faccio per i voti, Ferrero, mi dispiace per lei, ma non lo faccio per i voti, ogni volta che ho fatto qualcosa...veramente ci credo, perché la gente là fuori veramente grida vendetta e ne ha bisogno. Guardate che se veramente tra tutti, io vi sfido tutti...volete fare il reddito di cittadinanza, riusciamo a trovare le risorse, ma io da domani mattina firmo questo, ma siamo tutti bravi, abbiamo tutti delle grandi teste...mettiamoci e lavoriamo da domani! Io ci sto, ma non prendiamoci però in giro, allora ognuno è libero di pensarla come vuole, io sono contenta di aver portato questa legge, anche se non è perfetta, ma è una legge che va nella direzione di dare qualche risposta a 500 persone, voi dite che sono poche? Poi, per carità, si può migliorare, io sono disponibile, non mi sono mai sottratta al confronto e Gerandin lo può dire. Qualsiasi cosa in commissione che mi è stata detta io l'ho accolta e questo testo non è adesso della Consigliera, è un lavoro, il frutto di un lavoro che abbiamo fatto tutti insieme e, se c'è qualcosa che non va, siete consapevoli anche voi, perché anche voi avete lavorato a questo gruppo di lavoro. Chi dice che non va bene aveva solo da venire nei gruppi di lavoro, portare degli emendamenti, io ve l'ho detto anche il giorno che eravamo in V Commissione: "se c'è ancora qualcuno che ha qualcosa da dire, me lo dica", io ero disposta ad accettarlo, questo non mi è stato detto, me ne dispiace tanto.

Lo so che non è una legge perfetta, ma sono convinta che anche dare delle risposte in un momento così difficile alla gente là fuori, veramente che ha perso il lavoro e non ha altre alternative...io ne vado orgogliosa, poi ognuno si prenda le sue responsabilità! Io vi dico solo: visto che siete molto più bravi, fate un disegno di legge dove accontentate tutti, io ve lo firmerò. Grazie.

Presidente - Grazie. La parola al Presidente della Regione.

Rollandin (UV) - Merci Président.

L'anno scorso, pressappoco in questo periodo, avevamo depositato la legge finanziaria per il 2015 e in quella legge avevamo presentato un capitolo che era un po' innovativo, capitolo che si riferiva proprio all'inclusione sociale, mettendo un fondo che era di 9 milioni. Avevamo detto che poteva essere un riferimento per lavorare nella direzione di dare delle risposte, che potevano essere chiaramente legate ad una temporaneità, legate ad un'esigenza di uscire da un periodo difficile. Quello che credo sia molto corretto è che non si può immaginare che questa sia la soluzione, si può immaginare che questa è una misura che riesce a far da ponte se ci sono le altre condizioni per lo sviluppo, che è quello che giustamente qualcuno ha voluto sottolineare. Le condizioni per lo sviluppo passano attraverso una ripresa, che passa attraverso quelli che sono gli investimenti in tutti i settori: investimento nel settore agricolo, investimento nel settore industriale, investimento nei cantieri, investimento negli altri settori e, com'è stato accennato nella legge finanziaria che sarà al vostro esame, abbiamo cercato di dare in questo senso uno slancio nuovo, una possibilità di operare in questo senso. Sollecitato da tanti, bisognava trovare un modo che ci permettesse di mettere dei fondi senza uscire dal Patto di stabilità, brutta parola, ma dobbiamo ritornarci, perché purtroppo per due anni ci accompagnerà ancora quest'ossessione, ma il Patto di stabilità obbliga a rispettare alcuni parametri.

Allora, noi abbiamo messo quest'anno, cambiando sicuramente formula, non più reddito di inclusione, ma come interventi mirati, che daranno la possibilità di operare in una direzione che verrà concordata, che verrà rivista e discussa anche a questi livelli. Ora, cosa voglio dire con questo? Che dopo un anno noi abbiamo, oggi, un progetto di legge che sicuramente qualcuno ha voluto dire: "non è il reddito di cittadinanza", non è il minimo garantito, è un reddito di inclusione... Credo che sia in questi termini che va qualificato e posto all'attenzione di questo momento particolare e che dà una risposta sicuramente ragionata, una risposta ponderata a quella che è un'esigenza che, com'è stato detto giustamente, non è solo sociale e non è pienamente solo per lavoro. È una nuova soluzione, in qualche modo tiene conto del discorso sociale e nel contempo dà una soluzione al fatto che uno è senza lavoro: questa è la sintesi di un provvedimento che poi sarà migliorabile. Qualcuno dice: "ma che effetto avrà?" Obiettivamente noi ci aspettiamo che possa dare respiro a quelle situazioni che sono in questa logica. Vedremo poi se questo è sufficiente, questa legge si può modificare, se ci accorgeremo che ci sono delle possibilità operative migliori, lo faremo.

Attenzione, se andiamo a vedere tutti i provvedimenti che noi abbiamo e che giustamente qualcuno ha ricordato...la legge n. 23, quello che si fa per sostenere delle famiglie in difficoltà...sono tanti gli investimenti che si fanno nei confronti delle famiglie in difficoltà. Adesso sul discorso del bon de chauffage abbiamo detto: "introduciamo anche lì l'ISEE, in modo che ci sia la volontà di andare a premiare o comunque sostenere le famiglie che veramente hanno bisogno", tutto quello che succede nell'ambito socio-sanitario...credo che sono molte le situazioni a cui noi diamo delle risposte, l'avete ricordato voi...in questa logica. Ora, che cosa si ottiene con questo risultato? Io voglio dirlo, nessuno potrebbe immaginare...come ho detto, questi fondi per l'inclusione li abbiamo messi nella finanziaria di un anno fa, credo che il dire che quindi questa è una sollecitazione, uno scambio mi sembra veramente fuori luogo, ma fuori luogo totalmente, quindi questo, tra l'altro, in quel...e tutti l'hanno ricordato il discorso dell'inclusione non era un'invenzione, non era qualcosa...era qualcosa di sollecitato un po' da parte di tutte le forze politiche, poi come declinarlo...per carità, non abbiamo trovato ancora la formula giusta? Ragioniamoci, possiamo modificarla, però questa era un'esigenza che voleva avere una risposta e questo la dà, parziale. Non è assolutamente la soluzione a tutto, è la soluzione ad una parte dei problemi che ci troviamo ad avere: questa è la logica.

Sul discorso, sui distinguo di chi può averne diritto non vorrei che si fosse capito male quando io a suo tempo mi ero espresso per quanto riguarda l'ospitalità per gli immigrati, io avevo detto in quel momento che noi non avevamo posti disponibili e sfido chiunque a dire che ho detto qualcosa di diverso e questo è stato interpretato dal Prefetto che suddivide gli immigrati tra tutte le Regioni come "la Regione Valle d'Aosta non vuole ospitare". Da lì è nato un equivoco...e sfido chiunque a dire il contrario, perché questo l'ho detto e ribadito, ho detto: "noi facciamo dei bandi per dare i posti agli immigrati"; in quel momento non avevamo più un posto e ci mandavano 50 immigrati, io ho detto: "non possiamo riceverli", e così era, tant'è che da allora abbiamo avuto un rispetto di quello che noi abbiamo detto. Quando ci sono stati 9 posti, abbiamo detto: "noi abbiamo 9 posti e non ce ne hanno mandati 60". Questo era il senso, non vorrei equivocare, poi gli altri ragionamenti li lascio a chi vuole, ma questo ho detto e questo vorrei che fosse chiaro: era il senso con cui abbiamo lavorato e da allora abbiamo fatto altri bandi per gli immigrati.

Le soluzioni che sono state trovate le abbiamo riferite in modo chiaro, le tempistiche, il fatto che ci siano cinque anni che hanno determinato i requisiti, il fatto che siano persone con questo tipo di logica che sono presenti sul nostro territorio credo sia un punto di riferimento importante e che qualifichi questa legge. Io ritengo che con il contributo di tutti...perché io capisco - e qualcuno l'ha spiegato bene - che non ci sia la soddisfazione che magari uno si aspettava ad avere una legge in cui non tutti si riconoscono, diciamocela così, però c'è stato un gruppo di lavoro, c'è stato uno sforzo importante, coordinato. Anch'io mi unisco a quello che è un riconoscimento oggettivo alla collega Fontana, che non ha mollato, perché sennò ci sarebbero stati dei momenti in cui avrei detto: "ma guarda, proprio non se ne può più", invece, insistendo e cercando di capire quali erano i punti di contatto che meglio potevano recepire le varie istanze...perché anche gli esempi che sono stati portati, Trentino piuttosto che Friuli, partiti un po' prima, il Friuli partirà adesso, ma i modelli sono questi, con una variante...poi dopo qualcuno ha detto: "ma qui andiamo a burocratizzare troppo". Abbiamo detto che si farà il possibile invece per non andare in quella direzione ed è una sfida. Quello che stiamo facendo qui oggi è sicuramente un progetto che è una scommessa, su cui dobbiamo lavorare per migliorare quelle che sono le modalità con cui la renderemo attiva: questa è la verità, perché se noi ci ingarbugliamo con quel sistema che diceva prima il collega Ferrero, chiaramente non diamo un servizio, ma quella è una cosa da evitare. Siccome è previsto che si stabiliscano le modalità, io sono convinto che si possano trovare delle modalità che evitano questi rischi e su quello lavoreremo, faremo in modo anche di portarla in commissione, in modo che si veda se quella può essere una via perfetta, corretta, sennò si corregge, è una questione che è da costruire, qui non è che...anche sugli altri esempi. Quello che voglio dire comunque è che alla fine qui abbiamo un testo che poi potrà essere migliorato, ma si parte.

Le Regioni che hanno discusso di questo sono tante, che sono arrivate al disegno di legge sono poche. Credo quindi che lo sforzo che noi facciamo in questa direzione vada premiato e premiando il lavoro di tutti voi, che avete collaborato comunque a predisporre le basi, "per arrivare ad un risultato che non è pienamente convincente"...ne prendiamo atto, però riteniamo che su questo ci sia un lavoro straordinario che è stato fatto e che credo possa dare comunque una prospettiva e delle risposte. Con questo spirito io ringrazio tutti e credo e spero che questa legge insieme - voglio ripeterlo in conclusione - agli investimenti e a quelle che saranno le logiche che presenteremo adesso nel bilancio per quello che è lo sviluppo possa poi essere una vera svolta per quella che è la nostra realtà e per andare, come dicevo a qualcuno, in controtendenza su quello che è il discorso della disoccupazione. Grazie.

Presidente - Grazie. Come concordato, procediamo con l'articolo 1, per dichiarazione di voto? Non ci sono richieste? Dichiarazioni di voto sull'articolo 1, la parola al collega Chatrian.

Chatrian (ALPE) - Sì, grazie Presidente.

Abbiamo ascoltato attentamente il dibattito, anche perché il tema è un tema quanto meno non semplice, anzi molto delicato. Il Presidente inizialmente sembrava quasi convincerci del tutto nella sua replica che ha fatto poc'anzi...come dicevo, il tema non è assolutamente semplice e io penso che la collega Morelli, che ha partecipato attivamente al gruppo di lavoro per il nostro gruppo, abbia portato sovente, per non dire sempre, il nostro contributo nelle sedi opportune.

Apro solo una parentesi per chi non era presente: io ho avuto la fortunata possibilità di partecipare una volta a quel gruppo di lavoro sostituendo Patrizia. Vi assicuro, Presidente, che si è cercato di chiudere il cerchio su questa legge, noi abbiamo motivato...la collega Patrizia ha già motivato la nostra astensione facendo, diciamo, tutto quello che è stato fatto in questi mesi, vi assicuro che l'atmosfera era surreale...

(interruzione del Presidente della Regione, fuori microfono)

...le dico anche che ho sentito, ho ascoltato il collega Capogruppo Marquis, ho segnato - mi sembra - il passaggio che è stato un confronto serrato. Bene, io ho presenziato a quell'incontro, dopo un mandato che si era dato quel gruppo, che si doveva dare gambe e corso alla legge Provincia di Trento...in quell'incontro, sfatata la Provincia di Trento, perché il funzionario, il Coordinatore e i Dirigenti dell'Assessorato ci hanno detto: "noi non siamo in grado di dare gambe e corso per mille ragioni". Non voglio neanche entrare nel merito e non c'è stato nessun confronto serrato, quanto meno una delle tre forze, se non dire due forze...non c'è stato nessun confronto serrato all'interno del gruppo consiliare di maggioranza indubbiamente. La tenacia della collega l'ha già ben esplicitata la collega Morelli e lo ribadiamo il concetto...il dato politico di questa discussione quindi...se posso, se possiamo, la situazione è un po' paradossale...eh, la sintesi che vorremmo, che vorrei fare è un po' questa: la legge è stata migliorata da chi...migliorata ci prendiamo...lo metto io...migliorata da chi non la voterà e chi la voterà, o parte, non è d'accordo nel merito. Termino. Probabilmente, Presidente Rollandin, se chiedessimo il voto segreto, ci potrebbero essere delle grandi sorprese, ma non lo facciamo. Dico questo, non so se ho sintetizzato bene, perché quella volta lì io ho partecipato al posto della collega Morelli...assente l'Union Valdôtaine, più assente ancora la Stella Alpina...e poi la collega Fontana, che invece portava avanti.

Faccio poi ancora un passaggio se può essere utile alla discussione. Con la collega Fontana abbiamo lavorato in questi anni, ha detto: "presentate altre leggi che io ci sarò". Collega Fontana, lei aveva la copertura del Presidente Rollandin, con il portafoglio questa volta, per questa legge...

(interruzione della Consigliera Fontana, fuori microfono)

...la minoranza adesso...diciamoci...se posso finire, poi queste settimane, quando avete deciso di accelerare e in commissione è stato detto: "no, basta, dobbiamo portarla in aula", la copertura c'era, punto. Ottimo, presenteremo altre iniziative che vanno in questa direzione o in altre direzioni.

Termino, dichiarazione di voto: la nostra è un'astensione per tutti i motivi che le abbiamo detto e per la situazione anche paradossale che vi ho detto, però - posso dire tranquillamente questo - ci rimane, mi rimane un grosso e forte dubbio. Non esistono delle leggi perfette, lo sappiamo, ci mancherebbe, nessuno è il migliore. La votazione che oggi andrete a fare, cioè approvare questo provvedimento è proprio il modo migliore per aiutare chi ha perso il lavoro? Potete lasciarmi questo dubbio, che è un fortissimo dubbio, perché, nel momento in cui sono saltati tutti gli schemi in questi cinque o sei anni, Presidente Rollandin, lo sa, è inutile...però la domanda ci rimane e ci dispiacerebbe che la risposta fosse purtroppo negativa a questa domanda. Ripeto: è una situazione paradossale per le motivazioni che vi ho detto prima, ma soprattutto dal punto di vista politico. Poi, schiettezza per schiettezza, diciamoci le cose come le pensiamo, come le vogliamo e dove vogliamo andare, forse è il momento giusto...e magari fra qualche settimana sarà il momento giusto di affrontare le cose nel merito...ma dirci le cose che pensiamo e dove vogliamo andare, se insieme, se separati e dove vogliamo soprattutto portare la Valle d'Aosta, i valdostani, penso che dobbiamo rendere conto ai valdostani e non qua dentro. Grazie.

Presidente - Grazie collega. La parola al collega Ferrero.

Ferrero (M5S) - Grazie Presidente.

Sono stati tolti i contributi a fondo perso al commercio, all'agricoltura, a tutti i settori delle attività economiche e la novità è un contributo a fondo perso di emergenza, una volta tanto, in tre anni, per la disoccupazione. La seduta di oggi non è la seduta del Consiglio del 2015, ma questa potrebbe essere la seduta di un Consiglio di 20-25 anni fa, perché il metodo è il vecchio metodo della mancetta, il vecchio metodo di quando si decideva di dare a tutti la stessa cosa, senza chiedere niente in cambio e poi ci siamo trovati tutti alla fine col sedere per terra. La stessa cosa si fa anche in questo caso, non si dà effettivamente una prospettiva, non c'è la garanzia di una formazione, non c'è qualcosa in cambio che viene chiesto alle persone, il solito provvedimento così spot, ma per carità, vedremo poi nel prosieguo quali saranno i risultati. Di certo c'è che noi a questa seduta di 25 anni fa non c'eravamo e non ci vogliamo essere neanche adesso, di conseguenza ce ne andiamo e abbandoniamo l'aula e lasciamo questa seduta che è ritornata indietro nel tempo alla vostra attenzione e alla vostra votazione, perché qui in questo caso noi ci esprimiamo sul futuro. Sul passato preferiamo che vi esprimiate voi che avete una grande esperienza. Grazie.

Presidente - La parola al collega Gerandin.

Gerandin (UVP) - Merci Président.

Non avevo intenzione di intervenire, poi la collega Fontana mi ha chiamato in causa...volevo solo chiarire che non mi sono mai permesso di dire che all'interno del gruppo non sono state accettate le osservazioni, anzi io ho detto che, con tutti i limiti che abbiamo, noi abbiamo cercato di essere propositivi, pur dopo aver saputo, come ha detto giustamente il collega Viérin, che pareva fosse l'accordo un accordo più ampio. Quando nelle cose ci crediamo, per noi non fa differenza, per cui io non mi sono mai permesso di dire quello e posso confermare che la disponibilità c'è stata fino all'ultima commissione, a me quello che dispiace è una cosa: io ho posto un problema e avrei gradito che qualcuno mi rispondesse, soprattutto lei perché noi abbiamo fatto le battaglie insieme. Io mi ricordo l'altra finanziaria, quando abbiamo provato a fare emendamenti sul post natale e quant'altro. Avrei gradito che qualcuno mi spiegasse la differenza tra chi ha 5 mila di ISEE e prende una parte di questo contributo, di questo una tantum, chiamiamolo così, e chi ha 6 mila di ISEE e gli chiediamo 170 euro per mandare un bambino all'asilo nido, spiegatemi la differenza! Io è questo che non riesco a capire. Quando si è detto di fare un ragionamento complessivo, era perché avevamo voglia di trovare una soluzione anche a questo, invece su questo no, avete taciuto su questo! Non avete mai schiacciato il pulsante su questo! Qual è la differenza tra 5 mila euro di ISEE che gli diamo un contributo e 6 mila euro che gli chiediamo 170 euro? Che è un lavoratore solo, una ragazza madre, può essere una divorziata, può essere quello che vuoi. Io ritengo questo vergognoso, perché chiedere 170 euro ad una persona che ha 6 mila di ISEE è vergognoso: questa è la differenza. Da lei, Presidente, visto che lei è attento ai conti e ci ha detto di queste difficoltà finanziarie, mi aspettavo che mi dicesse, mi rispondesse...perché non avete aspettato la finanziaria dello Stato prima di mandare avanti questo che rischiamo di fare un doppione...lo vedremo se è un doppione...allora perché avete presentato l'emendamento? In previsione...per evitare che sia un doppione...

(interruzione del Presidente della Regione, fuori microfono)

...no, ma per la carità, siete previdenti, ma io questo le chiedo: in questi momenti di difficoltà finanziaria cosa cambiava aspettare un mese o due mesi? Cosa cambiava? Avremmo eventualmente evitato di creare delle false attese e soprattutto di impegnare delle risorse che sono fondamentali in questo momento. Penso che lei lo riconoscerà su questo il momento di difficoltà: parlo a lei perché sono convinto che lei della situazione economica ne è cosciente, tanti altri no.

Presidente - Grazie. La parola al Consigliere Laurent Viérin.

Viérin L. (UVP) - Sì, un po' come il collega Gerandin...beh, intanto per dichiarazione di voto, avevamo pensato di essere stati chiari nel primo intervento, ma probabilmente repetita iuvant, e vorremmo esprimere bene perché - e pensiamo anche di averne il diritto - ci asteniamo su questo provvedimento. Intanto perché siamo contro il populismo degli uni e il populismo degli altri e adesso non è che chi non vota questa legge è contro l'aiuto ai deboli, contro l'aiuto a chi fuori non arriva a fine mese, allora, un po' di umiltà da parte di tutti per rispettare le posizioni e l'onestà intellettuale di chi è venuto qui e ha argomentato da un punto di vista politico...non mi riferisco a lei Presidente... Tutti hanno riconosciuto alla collega Fontana il lavoro che ha fatto, noi non ce la sentiamo di essere attaccati nelle persone di chi ha fatto parte del gruppo di lavoro, di chi ha speso energie e tempo per questa legge e di chi viene qui e spiega, da un punto di vista politico, perché ci asteniamo. Noi non vogliamo passare come quelli, a seguito del suo intervento, che sono contro l'aiuto ai deboli, perché lo sappiamo tutti che c'è gente che non arriva a fine mese, ma sappiamo anche tutti che nel bilancio scorso l'inclusione sociale prevedeva questi fondi e anche quelli alle imprese, che non sono arrivati, perché era un fondo unico di 6 milioni. Abbiamo fatto una riunione di là col Presidente, coi nostri emendamenti e ci era stato detto: "nell'inclusione sociale possiamo fare rientrare la questione del reddito minimo garantito - come lo si vuol chiamare - ma anche lo sviluppo e il rilancio economico": ecco perché - e lo spieghiamo di nuovo - ad onor del vero noi avremmo gradito anche da un punto di vista temporale che questa misura arrivasse insieme al bilancio per essere rassicurati nel fatto che c'erano queste misure, ma anche altre misure. Sarà una misura che durerà nel tempo? Lo vedremo nel bilancio, se ci saranno i fondi, benissimo, viva, ma noi vorremo, vorremmo che quei fondi fossero utilizzati anche per creare crescita, sviluppo e aiutare chi ha bisogno, prima di creare il disagio, nell'aiutarlo...avendolo mandato a casa, per sintetizzare. La mano tesa che noi abbiamo voluto dare nei nostri interventi quindi purtroppo non è stata capita e ce ne dispiace e, come sempre, forse ogni tanto bisogna essere un po' più duri, così magari uno capisce.

Allora, noi semplicemente difendiamo la nostra posizione e non pensiamo di essere obbligati a fare cose che nemmeno quelli della maggioranza vogliono fare, che però sono obbligati a tacere, e l'hanno detto bene i colleghi. Allora, almeno noi, che abbiamo la libertà di poterci esprimere con un'astensione, che non è un voto contrario, non è uscire...e dire: "benissimo, è un riconoscimento ad un lavoro, ma con riserva". E noi speriamo...non siamo qui ad aspettare il bilancio per dire: "ecco, avete tolto qui e non ci sarà per l'anno prossimo e invece un mese fa avete dato senza capire ancora dove investivate", ma almeno rispettate la nostra posizione, che vuol dire: calma, noi vogliamo vedere le carte tutte assieme prima di esprimerci su un provvedimento, assieme alla questione politica, che vi siete creata tutta tra di voi, quindi va bene anche...anzi, viva il Consiglio, dove ci si parla tra appartenenti alla stessa maggioranza e c'è un po' di trasparenza.

Noi quindi ribadiamo il nostro voto di astensione, ma ha fatto bene il collega Chatrian e altri...per dire che siamo favorevoli ad andare verso una certa direzione, ma vogliamo che questo sia tutto incluso in un discorso di rilancio della nostra economia, della nostra comunità per aiutare quello più debole, ma anche quello che produce, cercando di evitare di mettere uno contro l'altro, cercando di evitare il populismo, qualunque esso sia, perché noi siamo effettivamente convinti che in questo momento non ci sia nulla di peggiore che cercare di fare degli spot tanto per farli. Allora, non avendo una visione d'insieme, non avendo contezza completa di quello che succederà, ci permettiamo di astenerci, con riserva, semplicemente perché crediamo che la nostra comunità in questo momento viva veramente un momento di difficoltà, e ne siamo tutti consapevoli, e vorremmo tutti partecipare, come qualcuno è riuscito a fare inserire questo reddito minimo garantito all'interno di una previsione di bilancio, che sia l'anno scorso, quest'anno, va bene, era un esempio, quello degli asili nido, lo ha spiegato bene Gerandin, ma noi vorremmo che anche altre proposte che sono arrivate da questi banchi possano essere nella medesima direzione inseriti in un procedimento di revisione di un modello valdostano a cui tutti abbiamo il diritto e il dovere di contribuire. Grazie.

Presidente - Grazie collega. Non vedo altre richieste di dichiarazioni di voto, procediamo a votare l'articolo 1. La votazione è aperta. La votazione è chiusa.

Presenti: 33

Votanti: 21

Favorevoli: 21

Astenuti: 12 (Bertin, Bertschy, Certan, Chatrian, Fabbri, Gerandin, Grosjean, Morelli, Nogara, Roscio, Rosset, Laurent Viérin)

Il Consiglio approva.

Passiamo alla votazione dell'articolo 2. Sull'articolo 2 c'è l'emendamento della Consigliera Fontana. Possiamo quindi votare l'emendamento? Si vota l'emendamento n. 2. Posso dare lo stesso risultato? Stesso risultato. Votiamo ora l'articolo 2: stesso risultato. Pongo in votazione l'articolo 3, perché il collega La Torre mi ha chiesto di votare...prego colleghi. La votazione è chiusa.

Presenti: 33

Votanti: 20

Favorevoli: 20

Astenuti: 13 (Bertin, Bertschy, Certan, Chatrian, Fabbri, Gerandin, Grosjean, La Torre, Morelli, Nogara, Roscio, Rosset, Laurent Viérin)

Il Consiglio approva.

Passiamo all'articolo 4. Mettiamo in votazione l'articolo 4. I colleghi sono pregati di votare. La votazione è chiusa.

Presenti: 33

Votanti: 21

Favorevoli: 21

Astenuti: 12 (Bertin, Bertschy, Certan, Chatrian, Fabbri, Gerandin, Grosjean, Morelli, Nogara, Roscio, Rosset, Laurent Viérin)

Il Consiglio approva.

Siamo all'articolo 5, qualcuno chiede la parola? Stesso risultato? Stesso risultato. Articolo 6: stesso risultato. Articolo 7: stesso risultato. Articolo 8: stesso risultato. Articolo 9: stesso risultato. Articolo 10: stesso risultato. Articolo 11: stesso risultato. Articolo 12: stesso risultato. Articolo 13: stesso risultato.

Poniamo in votazione adesso l'intero disegno di legge. La votazione è aperta. La votazione è chiusa.

Presenti: 33

Votanti: 21

Favorevoli: 21

Astenuti: 12 (Bertin, Bertschy, Certan, Chatrian, Fabbri, Gerandin, Grosjean, Morelli, Nogara, Roscio, Rosset, Laurent Viérin)

Il Consiglio approva.

I lavori per questa sera sono chiusi e riprenderanno domani alle ore 9. Grazie a tutti.

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La seduta termina alle ore 21,20.