Oggetto del Consiglio n. 15 del 14 marzo 1952 - Verbale

OGGETTO N. 15/52 - PROPOSTA DI ADOZIONE DI PROVVEDIMENTI ATTI A SALVAGUARDARE GLI INTERESSI DEI CONTADINI VALDOSTANI PER QUANTO CONCERNE I PRODOTTI CASEARI LOCALI (FONTINA). (Mozione del Consigliere signor Cheillon Clemente)

Il Presidente ff., Ing. PASQUALI, dichiara aperta la discussione sulla seguente mozione del Consigliere signor Cheillon Clemente, concernente l'oggetto: "Proposta di adozione di provvedimenti atti a salvaguardare gli interessi dei contadini valdostani per quanto concerne i prodotti caseari locali (fontina)", mozione di cui copia è stata trasmessa ai Signori Consiglieri, unitamente all'ordine del giorno dell'adunanza:

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"A Monsieur le Président du Conseil de la Vallée et, pour orientation,

A Mr. l'Assesseur de l'Agriculture,

A Mr. l'Assesseur de l'Industrie et Commerce.

Je vous prie, Monsieur le Président, d'avoir l'obligeance d'insérer dans l'Ordre du jour de la prochaine séance du Conseil de la Vallée la motion suivante:

Il résulte que des quantités considérables de fromages fabriqués hors de la Vallée sont introduites en Vallée d'Aoste sous le nom de "Fontine", ce qui occasionne de très graves dommages à l'activité agricole locale, particulièrement à l'industrie fromagère qui se développe dans nos Alpages, tellement qu'au moment présent nos montagnards n'ont pas encore pu écouler leur production de l'été et en conséquence se trouvent en grave difficulté pour faire face aux engagements concernant le payement du loyer des Alpages et du bétail.

Il résulte de même que la Ville d'Aoste et d'autres localités de la Vallée sont ravitaillées en lait alimentaire venant du dehors avec la triste conséquence que toute la zone agricole des alentours de notre ville et d'autres encore se trouvent très sérieusement endommagées et en état de grave difficulté par le fait qu'ayant toujours débité leur lait è la consommation directe, sont actuellement dépourvues de tout outillage propres à la transformation de leur production.

Je me permets, en conséquence, d'attirer l'attention du Conseil sur ces inconvénients très graves qui portent préjudice à tous les paysans de la Région, notamment à ceux qui possèdent les plus modestes ressources.

Je demande que les Assessorats compétents, avec l'aide d'une Commission, nommée par le Conseil et à laquelle participerait un représentant de notre Association des Agriculteurs, approfondissent plus tôt ce problème et envisagent les mesures nécessaires pour protéger les produits locaux et sauvegarder l'honnête travail et les justes intérêts de la classe de nos paysans et de nos montagnards.

Agréez, Mr. le Président, le respectueux témoignage de toute ma considération.

Gignod, le 2 janvier 1952.

Signé: CHEILLON CLEMENT"

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Monsieur le Conseiller CHEILLON remarque que bien des choses se sont passées depuis la présentation de la motion dont ci-dessus à la Présidence du Conseil: avant tout, un article publié par Mr. l'Assesseur Fosson, sur le journal "L'Union Valdôtaine", et un autre article paru dans "Le Pays d'Aoste" en outre, des interventions des Parlementaires de la Vallée et, enfin, un rassemblement de montagnards.

Il illustre les raisons pour lesquelles il a présenté sa motion et il communique au Conseil que les montagnards, à la date du 2 janvier dernier, n'avaient pas encore pu vendre une seule forme de "fontine", alors qu'ils devaient - comme lui-même, d'ailleurs - payer les locations des alpages.

Il fait également ressortir qu'il était à connaissance que de fortes quantités de lait et de fromage arrivaient de la plaine à la Ville d'Aoste et dans les autres centres principaux de la Vallée, ce qui apportait un dommage sérieux aux producteurs locaux de lait et de fontine.

Il tient à préciser encore que sa motion ne s'inspirait nullement à un manque de confiance envers MM. les Assesseurs compétents.

Il demande que le Conseil veuille accueillir sa motion et procéder à la nomination d'une Commission qui étudie - en collaboration avec MM. les Assesseurs compétents - les mesures nécessaires pour protéger les produits locaux (lait et fontine), ainsi que les intérêts de la classe des paysans et des montagnards de la Vallée d'Aoste. Il demande que la Commission étudie, en particulier, la question du marque d'origine de la fontine.

Il Consigliere Signor MANGANONI fa le seguenti dichiarazioni:

"Da un certo periodo di tempo un quotidiano torinese si sta interessando dei problemi dei paesi di montagna piemontesi.

Seguendo questa inchiesta, ci si convince che i problemi che affliggono i nostri montanari sono molti e simili, non solo per i montanari piemontesi, ma forse per tutta la cerchia delle Alpi.

La loro soluzione è difficile, causa l'incuria ed il quasi totale disinteressamento dei precedenti e dell'attuale Governo di Roma.

Fra le varie iniziative citate da questa inchiesta, mi limito a segnalarvene una: in una valle dell'Ossola, su iniziativa di un Tecnico locale, i contadini avevano formato un consorzio per la selezione delle patate da semina, la razionale coltivazione, la conservazione e la vendita di queste, che costituiscono il principale prodotto di quella Valle.

Questo Consorzio ha dato dei risultati soddisfacenti, che sarebbero stati migliori se alla volontà di quei contadini poveri si fosse aggiunto un contributo finanziario, anche modesto, da parte dell'Amministrazione statale.

Questi problemi della montagna, già gravi di per se stessi, vengono ancora aggravati da alcuni avvenimenti internazionali. Voglio accennare al cosiddetto "Piano verde", o piano agricolo, ventilato nell'ultima conferenza atlantica di Parigi alla quale ha partecipato De Gasperi, che, sulla falsa riga del piano Schumann, dovrebbe causare all'agricoltura italiana gli stessi gravi danni che si prospettano per la siderurgia nazionale.

"Gli operai ed i tecnici siderurgici italiani andranno a lavorare all'estero, nelle miniere belghe, francesi e tedesche". Questa soluzione, prospettata alla Conferenza Atlantica e ripetuta da esponenti del Governo Italiano, è tutto un programma. È superfluo ogni commento.

All'annunzio del "Piano agricolo" europeo, ha fatto seguito, circa un mese fa, un'altra notizia: l'America riduce le importazioni agricole dall'Europa di oltre un terzo. Triste sorte dei satelliti! Prima ci si impedisce di commerciare con l'Est, poi si restringe la nostra sovrapproduzione agricola. Questo provvedimento non colpisce solo l'esportazione degli agrumi, della frutta e delle primizie, ma colpisce anche l'esportazione dei latticini.

Come se queste attenzioni "Atlantiche" non bastassero, oggi il Governo Italiano ammette l'importazione nel nostro paese del "Parmigiano" fabbricato in America e della "Fontina" prodotta in Danimarca.

Non bastava forse la "Fontina" dei caseifici lodigiani?

Dobbiamo correre ai ripari per tutelare il contadino valdostano dalle disastrose conseguenze dei vari piani Marshall, Patti Atlantici, Confederazioni Europee, ecc.

Indubbiamente, il primo punto è il riconoscimento da parte del Governo di Roma della denominazione originale "Fontina", riservata ai prodotti della nostra Valle.

E qui voglio augurarmi che il sabotaggio sistematico del Governo, per tutto quanto concerne l'Autonomia e i problemi della Valle d'Aosta, non si riferisca anche a questo riconoscimento.

Vi è un secondo punto, e di un'importanza forse superiore al primo: la questione prezzo.

Oggi, in Valle, il contadino produttore vende la fontina a Lire 350-400 al chilogrammo; nelle vetrine di Aosta è esposta a 700 ed anche a 800 lire al chilogrammo.

Qui è il nocciolo principale del problema.

Il produttore ed il consumatore sono entrambi vittime della speculazione.

Come sottrarli alle grinfie dei grossisti?

Non vi accenno qui all'enorme sviluppo cooperativistico, che nel mio viaggio, l'estate scorsa, in occasione del Festival della pace a Berlino, ho potuto constatare in quei Paesi.

Mi si potrebbe accusare di chissà quale diabolica propaganda cominformista.

Guardiamoci attorno, negli stessi paesi capitalistici, dove non c'è il socialismo. In Svizzera, nella tradizionale e conservatrice Svizzera, nella zona da Orsières a Martigny vi è una fiorente e razionale coltivazione di albicocche. I contadini produttori sono riuniti in cooperative e dispongono persino dei camion per trasportare i loro prodotti sul mercato di consumo, a Berna, Zurigo, ecc.

Nel nostro stesso Paese, dove i privilegi dei ricchi e degli sfruttatori sono validamente tutelati dai vari De Gasperi, vedete le cooperative del Trentino, le cantine sociali dell'Astigiano, per non parlarvi dell'Emilia, dove il cooperativismo si estende non solo alle cooperative di consumo che esistono quasi in ogni comune, ai caseifici, ma, in svariati casi, i piccoli e medi contadini emiliani si sono riuniti in cooperative per la coltivazione della loro terra.

Persino nel meridione d'Italia, ove ancora il feudalismo è in auge, i contadini hanno costituito le cooperative agricole sulle terre strappate ai latifondisti.

La Valle d'Aosta ha delle forme cooperativistiche antichissime, vedi i forni ed i molini frazionali, poi le latterie, poi "Le van e le batteuses". Ci siamo fermati però a quelle forme, quasi primitive, di cooperativizzazione. Subito dopo la guerra 1914-1918 erano sorte in Valle le cooperative di consumo, affiliate all'Alleanza Torinese, distrutte poi dal fascismo.

Ebbene oggi, se vogliamo evitare la scandalosa speculazione dei grossisti che atterra il piccolo produttore, l'Amministrazione regionale deve non solo incoraggiare la costituzione di cooperative, ma farsi promotrice.

Se vogliamo evitare che, oltre alla fontina, già citata, le mele renette, che al contadino vengono pagate 40 lire al chilogrammo e rivendute a 150 al consumatore, le castagne da 15 lire a 50 lire e così via, l'Amministrazione regionale deve incoraggiare la costituzione di cooperative o consorzi, finanziando la costruzione di adeguati magazzini con la necessaria attrezzatura e costituendo, inoltre, un congruo fondo che permetterà al produttore di ottenere, all'atto della consegna dei suoi prodotti ai magazzini del consorzio, un acconto sull'importo che percepirà a vendita avvenuta.

Ci stupisce che il Collega Cheillon, nella sua mozione, si preoccupi solo delle difficoltà di vendita incontrate dai conduttori degli alpeggi, mettendo in seconda linea gli stessi problemi che preoccupano i soci delle latterie sociali.

Siamo favorevoli alla nomina, in questa seduta medesima, di una Commissione consiliare che studi i mezzi ed i provvedimenti necessari per aiutare e proteggere i nostri piccoli produttori, se vogliamo evitare che soccombano dinnanzi all'esosa speculazione dei grossisti ed alla spietata e sleale concorrenza dei grandi trust nazionali ed esteri che tendono a monopolizzare la produzione dei latticini.

E soprattutto, è necessario fare presto".

Mr. le Conseiller CHEILLON fait remarquer à Mr. le Conseiller Manganoni que, dans sa motion, il a fait ressortir essentiellement la situation dans laquelle se trouvaient les conducteurs des alpages, au début de janvier 1952, par le fait qu'ils n'avaient pas encore vendu une seule forme de fontine. Il est évident, déclare-t-il, que, si les conducteurs d'alpages n'avaient pas pu vendre, les sociétaires des laiteries sociales se trouvaient dans les mêmes conditions et n'avaient pas vendu davantage.

Mr. le Conseiller CUAZ reconnaît que le Conseil régional pourrait bien nommer une Commission, ainsi que propose Mr. le Conseiller Cheillon; il fait, par ailleurs, ressortir qu'un Consortium doit être constitué et administré par les intéressés, en l'espèce par les agriculteurs eux-mêmes, car cet organisme doit être l'émanation des intérêts et de l'esprit coopératif de ses associés.

Il communique qu'une réunion préliminaire très importante a été tenue dans la salle du Conseil régional et qu'une Commission a été nommée, dont font partie également Mr. l'Assesseur à l'Agriculture et Forêts et Mr. l'Assesseur à l'Industrie et au Commerce.

Il ajoute qu'au cours de cette réunion le projet de Statut du Consortium a été examiné.

Il est d'avis que l'Administration régionale doit limiter son intervention à une fonction de contrôle des Consorces, tandis que l'initiative de leur constitution est du ressort exclusif des intéressés.

Monsieur le Conseiller PERRON communique, toujours à propos de fontine, d'avoir lu un article, paru dans le journal "Il Monitore", du 7 mars dernier, dans lequel Mr. l'Assesseur Fosson est mis en cause et où il est fait mention d'un mémorial qui aurait été présenté à la Conférence de Stresa.

Il demande à l'Assesseur Fosson de vouloir donner des éclaircissements à ce sujet.

Monsieur le Conseiller CHEILLON déclare être d'accord avec Mr. le Conseiller Cuaz.

Il ajoute qu'il lui semble que le Conseil, ayant déjà nommé beaucoup de Commissions chargées d'étudier des problèmes différents, même s'ils n'étaient pas tous d'une très grande importante, peut également nommer une Commission chargée d'étudier les mesures nécessaires pour la sauvegarde des laitages de production locale.

L'Assessore all'Agricoltura e Foreste, Geom. ARBANEY, osserva che giustamente il Consigliere Sig. Cheillon ha rilevato che, dalla data della presentazione della sua mozione alla Presidenza del Consiglio, molti fatti si sono verificati ed altri stanno maturando.

Ricorda egli pure che ha avuto luogo, nell'aula consiliare, una riunione alla quale hanno partecipato gran parte degli interessati e nella quale è stata nominata una Commissione, che, in collaborazione con l'Assessore all'Industria e Commercio, sta attualmente studiando lo Statuto del costituendo Consorzio Produttori di fontina nonché la possibilità dell'attuazione di una Centrale del latte, due problemi importanti da lungo tempo allo studio.

Fa presente che l'istituzione di un Consorzio deve sempre avvenire per iniziativa degli interessati e dà atto che, nel presente caso, gli agricoltori hanno dimostrato il loro attivo interessamento per la realizzazione dei succitati organismi, (Consorzio produttori e Centrale del latte), che andrebbero a vantaggio sia dei produttori che dei consumatori.

Mette in rilievo le difficoltà che si frappongono generalmente alla costituzione dei Consorzi, difficoltà derivanti sia dalla innata diffidenza dei contadini verso i promotori di ogni nuova iniziativa, sia dalle misere condizioni economiche in cui si trova la maggior parte dei contadini.

Fa presente che i contadini sono, infatti, restii ad aderire alla costituzione del nuovo Consorzio di cui si tratta in quanto tale adesione, naturalmente, comporta alcuni sacrifici di carattere economico, quali le spese per la costituzione e l'attrezzatura del Consorzio e la rinuncia ad un immediato maggiore utile in funzione di un beneficio generale di cui sentiranno gli effetti solo dopo un certo periodo di tempo e, cioè, quando il Consorzio sarà perfettamente operante.

Sottolinea che, di conseguenza, coloro che hanno interessi contrastanti con quelli dei produttori, e cioè i grossisti, hanno buon gioco sui contadini, allettandoli, per le vendite, con la prospettiva immediata di un maggiore beneficio, per impedire che i produttori si consorzino o si uniscano in cooperative (come già si è visto per le cooperative delle centraline elettriche locali) - salvo poi, ottenuto lo scopo, imporre prezzi di monopolio.

Rileva che l'Amministrazione regionale ha il preciso dovere di incoraggiare le iniziative che tendono alla tutela degli interessi sia dei produttori che dei consumatori, senza, peraltro, sostituirsi a queste iniziative private che, come giustamente messo in evidenza dal Consigliere Sig. Cuaz, spettano agli interessati.

Fa presente che l'intervento dell'Amministrazione regionale può esplicarsi mediante concorso, con sovvenzioni, per l'acquisto delle occorrenti attrezzature, nonché con l'aiuto agli interessati ai fini della scelta di persone che abbiano particolare competenza ed esperienza, nonché, per quanto attiene alla organizzazione commerciale del Consorzio per la produzione e lo smercio dei prodotti. Rileva, infatti, che il successo del costituendo Consorzio dipenderà in gran parte dalla perfetta efficienza di organizzazione.

Ritiene che possa essere preso in considerazione il suggerimento del Consigliere signor Manganoni, secondo il quale si dovrebbe anticipare al Consorzio un congruo fondo in denaro, a titolo di prestito, salvo restituzione dell'importo a fine stagione.

Esprime la certezza che il Consorzio, purché bene organizzato, avvantaggerà non meno i produttori che i consumatori, poiché i primi finiranno col ricevere la giusta mercede per i loro prodotti, mentre i secondi pagheranno il giusto prezzo della merce garantita come qualità.

Ritiene che, allo stato attuale delle condizioni e della mentalità dei contadini valligiani, non si possa considerare di prossima attuazione un largo sistema di Consorzi e di Cooperative di produttori in Valle d'Aosta.

Per quanto concerne il prodotto-tipo "fontina", ricorda che il problema è attualmente all'esame dell'apposita Commissione legislativa della Camera dei Deputati.

Contesta l'affermazione del Consigliere signor Manganoni, secondo la quale verrebbe immessa sul mercato italiano "fontina" prodotta in Danimarca.

Precisa che il Consolato di Danimarca, di Milano, interpellato in proposito, ha risposto che la Danimarca esporta in Italia il proprio formaggio tipico, e che la denominazione di "fontina" viene data dagli stessi commercianti italiani ai fini di un più facile smercio del prodotto.

Fa presente che la massima parte della fontina prodotta fuori Valle, e che si trova attualmente sul mercato italiano, pur avendone l'aspetto, (come forma), non è fontina vera e propria e non corrisponde come caratteristiche al tipo standard della fontina.

Auspica che la legge recante provvedimenti a tutela dei prodotti tipici caseari venga al più presto approvata dal Parlamento e che in tale legge sia riconosciuta la denominazione di "fontina" al solo formaggio tipico di origine della Valle di Aosta, in modo che si possa poi ottenere sul piano internazionale, il riconoscimento analogo per la protezione sui mercati della fontina valdostana, da tutelarsi anche mediante apposito marchio di garanzia di origine e di genuinità del prodotto.

Riconosce che rimane ancora molto da fare in Valle d'Aosta per migliorare la qualità ed assicurare l'omogeneità della produzione della fontina. Ritiene che solo allorquando i produttori locali si saranno costituiti in Consorzio sarà possibile ottenere che il prodotto sia confezionato secondo procedimenti razionali e moderni e risponda ai requisiti necessari per essere commerciabile come prodotto ricercato e pregiato.

Informa il Consiglio che, allo scopo di istruire i produttori caseari circa i moderni sistemi razionali di lavorazione della fontina, ai fini del miglioramento della qualità del prodotto, l'Assessorato all'Agricoltura e Foreste fa tenere corsi annuali di caseificio. Fa presente che, purtroppo, tali corsi non sono molto frequentati e non hanno dato gli effetti sperati, in quanto i vecchi casari sono restii ad ogni innovazione ed all'adozione dei nuovi sistemi di lavorazione.

Fa presente che, personalmente, non è contrario alla nomina di una Commissione consiliare, come proposto dal Consigliere Signor Cheillon, ma ritiene che, con la nomina di detta Commissione, anziché accelerare, si ritarderebbero i lavori, in quanto l'approvazione dello Statuto del costituendo Consorzio non è di competenza del Consiglio regionale, ma bensì degli agricoltori interessati. Rileva, invece, che sarebbe maggiormente utile la personale collaborazione dei Consiglieri, che si interessano del problema di cui si tratta, in seno a quella medesima Commissione, già costituita e nominata dagli stessi rappresentanti degli agricoltori, per l'elaborazione dello Statuto del costituendo Consorzio.

L'Assessore all'Industria e Commercio, Per. Ing. FOSSON, fa presente che intende riferire brevemente in merito alla questione sollevata dal Consigliere sig. Cheillon con la sua mozione, questione che è già stata molto ampiamente trattata dall'Assessore all'Agricoltura e Foreste, Geom. Arbaney, col quale concorda.

Comunica che, pur non essendo, per principio, contrario alla nomina di una Commissione consiliare, come proposto dal Consigliere Sig. Cheillon, non ne vede, peraltro, l'utilità nel caso in esame e ne precisa le ragioni.

Osserva, fra altro, che il progetto di Statuto del costituendo Consorzio dei produttori di fontina - progetto che è stato predisposto dall'Assessorato all'Industria e Commercio - trovasi già allo studio di una sotto-commissione eletta per determinazione della Commissione nominata dalla maggioranza dei produttori che hanno tenuto la loro assemblea, nell'aula consiliare, il 10 febbraio 1952.

Fa presente che, qualora lo studio del progetto di Statuto di cui si tratta dovesse essere fatto dalla stessa Commissione, le cose andrebbero più per le lunghe e sarebbe ritardata la costituzione del Consorzio.

Ritiene che il Consiglio, allo stato attuale delle cose, non debba addivenire alla nomina di una Commissione consiliare, tanto più che, come detto dall'Assessore Geom. Arbaney, i signori Consiglieri, che intendano di occuparsi della questione, potrebbero prendere parte alle riunioni della sotto-commissione incaricata della elaborazione del progetto di Statuto da sottoporsi all'esame ed all'approvazione della Commissione dei produttori di fontina.

Passando, poi, all'esame della mozione del Consigliere sig. Cheillon, rileva che, in base alla mozione stessa, la Commissione consiliare proposta dovrebbe studiare le misure necessarie per proteggere i prodotti locali e per salvaguardare gli interessi della classe dei contadini e dei montanari.

Precisa, in proposito, che, se per "mesures nécessaires" il Consigliere sig. Cheillon ha inteso riferirsi a misure o a divieti contro l'importazione e la vendita, in Valle di Aosta, di fontina prodotta in caseifici di altre Regioni ovvero a misure o a divieti contro l'importazione in Valle d'Aosta di quantitativi di latte necessari per le esigenze della popolazione residente in Valle, egli deve rispondere che l'adozione di cotali misure o divieti non è possibile.

Per quanto concerne la fontina, afferma che non è possibile di impedire l'importazione e lo smercio in Valle d'Aosta di formaggi fabbricati e venduti sotto il nome di "fontina", sino a quando non sia stata approvata una legge che sancisca che la fontina è il formaggio tipico della Valle d'Aosta, come regione tradizionale d'origine e di produzione esclusiva.

Osserva che, da parte di alcuni, potrebbe essere obiettato che vi è un certo commerciante che importa in Valle d'Aosta fontina prodotta fuori Valle e che, successivamente - previa apposizione di un proprio marchio commerciale - la esporta dalla Valle per smerciarla in altre Regioni.

A coloro che vorrebbero che l'Amministrazione regionale intervenisse a protezione del prodotto locale, egli risponde ponendo, anzitutto, in risalto il fatto che sulla fontina di cui si tratta, esportata dalla Valle dal sopraccennato commerciante, è apposto un marchio commerciale generico, non già un marchio attestante che la fontina esportata è prodotto tipico della Valle d'Aosta.

Rileva pertanto che non si può intervenire contro il sopraccennato commerciante, non essendo posta in causa la produzione casearia della Valle d'Aosta e non essendo stata ancora emanata la legge che sancisce che la fontina è prodotto tipico della Valle d'Aosta.

Passando, poi, all'esame del problema della costituzione dei consorzi, rileva che il Consigliere sig. Manganoni ha affermato che l'Amministrazione dovrebbe non solo incoraggiare la costituzione degli stessi, ma farsene promotrice.

Osserva, in merito, che questo è stato sempre il punto di vista della Giunta; ne è prova, egli dichiara, il fatto che da parecchi anni gli Amministratori fanno opera di persuasione e di convincimento presso gli agricoltori, affinché addivengano alla costituzione di consorzi e di cooperative, non solo per la produzione e la vendita della fontina, ma anche per tutti gli altri prodotti dell'agricoltura, in quanto ciò costituisce l'unica forma possibile di difesa contro le speculazioni dei grossisti. Fa presente, però, che lo scopo non può essere raggiunto se gli stessi interessati non si convincono della necessità della loro costituzione in consorzi o in cooperative, come è stato ripetuto agli agricoltori durante la seduta del 10 febbraio u.s.

Ritiene che il momento migliore per la costituzione di consorzi e di cooperative sarebbe stato l'immediato dopo-guerra; precisa che, allora, gli agricoltori preferirono essere individualisti e restare isolati, in quanto disponevano di mezzi, mentre oggi, attraversando un periodo di crisi, essi sentono la necessità di unirsi per controbattere la concorrenza dei grossisti.

Rileva che è doveroso da parte dell'Amministrazione regionale, di incoraggiare e di favorire la costituzione e la migliore organizzazione delle Cooperative e dei Consorzi affinché gli stessi siano in grado di funzionare esclusivamente con i propri mezzi, sia pure sotto la sorveglianza ed il controllo dell'Amministrazione regionale.

Aggiunge ancora che riferirà, a suo tempo, in che cosa egli ritiene debbano consistere - ed in quale misura estrinsecarsi - gli aiuti dell'Amministrazione regionale alle Cooperative ed ai Consorzi di produttori.

Per quanto concerne la questione dei magazzini generali, afferma che la Giunta ha già studiato un piano assai preciso che sarà presto sottoposto all'esame ed all'approvazione del Consiglio.

L'Assessore Per. Ing. Fosson si riferisce, quindi, alla richiesta di chiarimenti formulata dal Consigliere signor Perron, in merito ad un articolo pubblicato sul giornale "Il Monitore" in data 7 marzo 1952.

Premette di non avere dato eccessiva importanza al citato articolo, poiché tale giornale conduce una aperta, sistematica e velenosa campagna di opposizione contro l'operato dell'Amministrazione regionale e fa le seguenti precisazioni.

Rileva che l'affermazione, secondo la quale l'Assessore Per. Ind. Fosson avrebbe partecipato alla Conferenza internazionale, tenutasi a Stresa, dal 22 maggio al 2 giugno 1951, non corrisponde al vero, in quanto alla Conferenza stessa hanno partecipato ufficialmente soltanto i rappresentanti dei singoli Paesi e, precisamente, per l'Italia, i rappresentanti: del Ministero degli Esteri, del Ministero per l'Industria e Commercio, del Ministero dell'Agricoltura, del Ministero del Commercio con l'Estero e dell'Unione Italiana Camere di Commercio - Industria ed Agricoltura.

Precisa che l'Amministrazione regionale non aveva, quindi, possibilità né veste ufficiale per partecipare alla citata Conferenza internazionale.

Fa presente ai Consiglio che l'interessamento dell'Amministrazione regionale al problema della difesa della fontina non ha certamente avuto inizio dalla data della Conferenza di Stresa, ma risale all'anno 1948, epoca in cui l'Assessorato all'Industria e Commercio inviò motivata domanda al Ministero dell'Agricoltura - Direzione Tutela Prodotti Agricoli -richiedendo la protezione della "fontina" come prodotto tipico della Valle d'Aosta, da considerarsi quale regione tradizionale di origine e di produzione esclusiva.

Comunica che tale domanda è stata ripetutamente rinnovata, nel 1949 e nel 1950, anche mediante intervento diretto dell'Assessore presso i vari Ministeri competenti, come risulta dal voluminoso carteggio in atti, nonché tramite i due Parlamentari valdostani.

Comunica che, non appena avuta comunicazione dell'imminente Conferenza internazionale di Stresa e della composizione della delegazione italiana alla Conferenza stessa, l'Assessorato all'Industria e Commercio ha predisposto un dettagliato memoriale, nel quale si ribadivano le richieste fatte in precedenza: precisa che tale memoriale è stato inviato ai Ministeri dell'Industria e Commercio per l'Estero e analogo memoriale è stato inoltrato dall'Assessorato all'Agricoltura e Foreste al Ministero dell'Agricoltura.

Fa presente che la comunicazione, nonché la lettura di tutta la numerosa corrispondenza intercorsa, richiederebbe notevole perdita di tempo e che, pertanto, egli si limita a dare lettura ai Signori Consiglieri della lettera inviata, in data 11-5-1951 ai Ministeri suddetti ed all'Unione Italiana Camere di Commercio - Industria ed Agricoltura:

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Aosta, 11 maggio 1951

Al MINISTERO INDUSTRIA E COMMERCIO

Direzione Generale Commercio

Al MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI

Direzione Generale Affari Economici

Al MINISTERO DEL COMMERCIO CON L'ESTERO

Gabinetto

All'UNIONE ITALIANA CAMERE DI COMMERCIO, INDUSTRIA e AGRICOLTURA ROMA

Oggetto: Denominazione di origine del formaggio "Fontina".

Questa Amministrazione regionale, con note n. 3514/5 e n. 3007/5 rispettivamente del 22-9-1948 e 12-8-1949 e successive note, riprendendo in esame il problema che da molto tempo attende una soluzione, si è rivolta al Ministero dell'Agricoltura e Foreste - Direzione Generale della Tutela Economica dei prodotti agricoli - per ottenere l'adozione di provvedimenti atti a proteggere la denominazione del formaggio tipico della Valle d'Aosta, denominato "Fontina", onde salvaguardare gli interessi della produzione e la reputazione commerciale.

Con un'ultima nota n. 695/5 in data 5 maggio u.s., indirizzata al citato Ministero, ha trasmesso i dati e lo standard della "Fontina", che qui di seguito si riportano, e ha chiesto il riconoscimento del territorio della Valle d'Aosta come regione originaria e tradizionale di produzione della "Fontina".

omissis

È noto infatti che la Valle d'Aosta produce da epoca remota detto formaggio, specialità conosciuta ed apprezzata soprattutto in Piemonte, in Liguria e nelle vicine Svizzera e Savoia.

La fontina allietava già le mense dei Duchi di Savoia e di essa si fa menzione persino in documenti locali del secolo XIII.

Le pregiate sue qualità che la distinguono e ne fanno uno dei più fini formaggi da taglio sono dovuti essenzialmente alla bontà degli alti pascoli valdostani, che si spingono in alcuni punti fino a 2.800 metri e sono ricchi, come ognuno sa, di una flora di rara e squisita fragranza.

Questi prati costellati di fiori vengono sfruttati durante i mesi di giugno, luglio, agosto e settembre e la fontina in tale periodo viene confezionata talvolta in casere rudimentali, mentre per la rimanente parte dell'anno essa è lavorata in numerosi regolari caseifici, le cosiddette latterie turnarie, tipici consorzi di produttori che funzionano egregiamente da quasi cento anni.

La produzione totale si può valutare in 20.000 quintali annui.

La denominazione di "Fontina" è di origine prettamente locale ed è sempre bastata, da sola, senza altri appellativi, a designare il formaggio tipico della Valle d'Aosta. Senonché, da alcuni anni, sono apparsi in commercio formaggi similari, non prodotti nella Valle, i quali, usurpando il nome di "Fontina", traggono in inganno i consumatori spesso adescati dal prezzo inferiore del prodotto.

Per le ragioni sin qui esposte e dato il fatto che la fabbricazione della "Fontina" ebbe effettivamente origine ed è tradizionale nella Valle d'Aosta, con le qualità inconfondibili e superiori a quelle fabbricate in altre parti d'Italia ed all'Estero, si rivolge viva preghiera a codesto On. Ministero, affinché voglia dare, in sede competente ed in relazione anche all'imminenza della Conferenza Internazionale che si terrà prossimamente a Stresa, il suo autorevole appoggio alla richiesta avanzata da questa Amministrazione e tendente a far riconoscere per il formaggio "Fontina" il territorio della Valle d'Aosta come regione originaria e tradizionale di produzione, a mente degli articoli 3 e seguenti del progetto di convenzione per la regolamentazione della denominazione dei formaggi e la designazione delle loro caratteristiche proposte dalla "Fédération Internationale de Laiterie, Amsterdam, 1950" - con la conseguente inclusione di detta tipica denominazione "Fontina" nella categoria A della Convenzione Internazionale di Stoccolma, qualora l'Italia dovesse aderirvi.

Fidando nell'accoglimento di tale richiesta, la quale rappresenta un giusto riconoscimento dell'opera assidua ed altamente meritoria degli apicoltori di questa Regione che hanno valorizzato, migliorandoli, i vasti pascoli della Valle, si ringrazia vivamente fin d'ora per le determinazioni che codesto Ministero prenderà in merito.

L'ASSESSORE ALL'INDUSTRIA E COMMERCIO

F.to: p. i. Pietro Fosson

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L'Assessore Per. Ind. Fosson dà, inoltre, lettura della lettera di risposta pervenuta all'Assessorato Industria e Commercio dal Ministero dell'Industria e Commercio:

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Roma, 23 maggio 1951.

MINISTERO dell'INDUSTRIA e del COMMERCIO

Direzione Generale Commercio - Affari Generali

Prot. 201120/C/2

OGGETTO: Denominazione di origine del formaggio "Fontina"

Alla REGIONE AUTONOMA della VALLE D'AOSTA

Divisione Industria e Commercio

AOSTA

Mentre si accusa ricevuta della nota n. 2497/5 dell'11 maggio u.s., si assicura che questo Ministero non mancherà di tenere presenti, in sede competente, i voti giustamente formulati da codesta Amministrazione per la protezione del formaggio tipico della Valle d'Aosta denominato "fontina", riconoscendo il territorio suddetto come regione originaria e tradizionale di produzione.

Al riguardo si fa presente che, a seguito degli accordi che saranno raggiunti nella Conferenza diplomatica di Stresa, attualmente in atto, in merito alla stipulazione di una Convenzione per la protezione dei formaggi a commercio internazionale, si porrà sollecitamente allo studio la nuova legislazione italiana in materia.

p. IL MINISTRO

F.to Illeggibile

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L'Assessore Per. Ind. Fosson informa, quindi, che, essendo pervenuta, da parte del Ministero dell'Agricoltura, una richiesta di materiale fotografico per illustrare una pubblicazione ufficiale, è stato disposto l'immediato invio di volantini propagandistici illustranti la produzione della fontina, volantini che erano già stati stampati in occasione di mostre e di esposizioni precedenti, tenutesi a Modena ed a Lodi.

Informa che, successivamente, perveniva all'Amministrazione regionale, da parte del Vice Presidente della Conferenza di Stresa, richiesta di invio urgente di materiale propagandistico sulla fontina per la distribuzione ai partecipanti alla Conferenza stessa. Precisa che tale richiesta era giunta all'Amministrazione regionale il giorno stesso dell'apertura della Conferenza, per cui, la Giunta regionale ritenne opportuno di incaricare l'Assessore all'Agricoltura e Foreste, Geom. Arbaney, ed il relatore, Assessore Per. Ing. Fosson, di consegnare e di illustrare di persona il materiale richiesto, cogliendo l'occasione per conferire con il Presidente della Conferenza e per ribadire a voce le richieste più volte già fatte in precedenza per iscritto ai Ministeri e ripetute nel memoriale di cui sopra.

Comunica che i due citati Assessori si recarono a Stresa il giorno 24 maggio 1951 ed ottenevano un colloquio con il rappresentante del Ministero degli Esteri, Presidente della Conferenza; aggiunge che alla delegazione valdostana fu fatto presente che sussistevano difficoltà per l'accoglimento della richiesta formulata dall'Amministrazione regionale. Infatti, in una precedente riunione della Conferenza, tenutasi per altri tipi di formaggio, era stato fatto presente che la richiesta dell'Amministrazione regionale non poteva essere presa in esame in sede della Conferenza di Stresa, per la seguente ragione essenziale - sancita dal Protocollo - e cioè che ogni Nazione, per ottenere nel campo internazionale la protezione dei prodotti originari tipici di produzione, deve prima ufficialmente riconoscere e sancire nella propria legislazione nazionale i prodotti caseari tipici nonché le zone di origine e di produzione tradizionale e tipica dei prodotti stessi.

L'Assessore Per. Ing. Fosson rileva che, in base a quanto esposto, appare evidente la ragione per cui egli non ha tenuto gran conto dell'articolo pubblicato sul "Monitore", che aveva unicamente uno scopo tendenzioso, in quanto si è limitato a riportare soltanto l'ultima parte di un periodo dell'articolo da lui pubblicato su "L'Union Valdôtaine" del 15-1-1952, articolo nel quale, fra altro, aveva precisato quanto segue:

"A l'occasion même de la Conférence Internationale de Stresa, qui a eu lieu du 22 mai au 1er juin 1951, l'Assessorat à l'Industrie et au Commerce insista pour que la dénomination de fontine comprise dans la liste A, c'est-à-dire parmi celles qui sont réservées, à titre exclusif, aux fromages typiques produits dans des zones bien délimitées et définies.

Mais étant donné que cette reconnaissance manque sur le champ national et qu'il n'existe pas en Italie, comme chacun sait, une loi qui règle cette matière, notre proposition ne put être prise en considération et, à la suite des pressions faites par les représentants de la France et de la Suisse, la dénomination de "Fontine" fut inclue dans la liste B.".

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L'Assessore Per. Ing. Fosson ribadisce che non è possibile includere il formaggio "fontina" nella lista "A", poiché - come già detto - non è ancora stata approvata una legge nazionale che sancisca quali siano i prodotti caseari tipici e ne determini le zone tradizionali di origine e di produzione esclusiva.

Osserva che il seguito della pratica è storia di oggi e ritiene che tutti i signori Consiglieri ne siano a conoscenza.

Fa presente che l'Amministrazione regionale ha continuato a insistere presso i vari Ministeri interessati per l'accoglimento del proprio punto di vista e delle proprie richieste.

Ricorda che la Commissione legislativa del Senato ha approvato, in data 18 ottobre 1951, il testo del disegno di legge concernente le denominazioni di origine e tipiche dei formaggi, prendendo a base uno schema di legge che prevede la "Fontina di Aosta" all'articolo 2 (nel quale si riconosce la denominazione di origine soltanto per il formaggio prodotto nella regione tradizionale) e che prevede, però, la denominazione generica di "Fontina" all'articolo 3 (nel quale sono riconosciute le denominazioni tipiche dei formaggi prodotti in tutto il territorio nazionale).

Precisa che la succitata Commissione legislativa non ha tenuto in alcun conto le richieste e le raccomandazioni formulate dall'Amministrazione regionale, salvo per quanto riguarda la rettifica dell'articolo 3, nel quale è stata soppressa la dizione "Provincia di Cuneo", quale luogo di produzione della fontina.

Comunica che, successivamente, il disegno di legge di cui si tratta è stato sottoposto all'esame della Commissione legislativa della Camera dei Deputati e che l'On. Farinet è ripetutamente intervenuto per fare accogliere la richiesta formulata dall'Amministrazione regionale, ottenendo la sospensione dell'inoltro alla Camera della legge nel testo attuale.

Conclude, rilevando che la Commissione, in linea di massima, ha riconosciuto la fondatezza della richiesta dell'Amministrazione regionale, tendente ad ottenere che la denominazione di "fontina" sia riconosciuta esclusivamente al formaggio di produzione tipica e tradizionale della Valle d'Aosta. Esprime, quindi, la fondata speranza che la questione della protezione della fontina possa essere felicemente risolta.

Il Consigliere Geom. NICCO premette che è sua intenzione di riferire alcune sue considerazioni in ordine alla questione della protezione della "fontina".

Riconosce, anzitutto, che il punto basilare della questione consiste nell'ottenere che la fontina della Valle d'Aosta sia riconosciuta come prodotto tipico tradizionale della Regione e che, sotto tale denominazione, non debbano, quindi, essere posti in commercio formaggi di altre Regioni e di altri Paesi.

Fa, peraltro, rilevare, che è assolutamente necessario adottare provvedimenti per ottenere che sia controllata e migliorata la qualità della fontina, e per ottenere che il prodotto sia omogeneo e di valore tale da meritare veramente l'appellativo di "tipico", poiché, a parer suo, il nome del prodotto, prima ancora che con disposizioni di legge, si tutela con una produzione che sia di qualità indiscutibile.

Ritiene che questo risultato si possa conseguire soltanto raggruppando i produttori di fontina in Consorzio e garantendo, quindi, la qualità del prodotto con l'apposizione del marchio di origine.

Osserva, ancora, che l'Assessore Per. Ing. Fosson, nella sua esposizione, ha accennato ad un commerciante che importa ed esporta "fontina" previa apposizione di un proprio marchio commerciale. Dichiara che tiene a precisare che questo marchio si denomina "Cervinia" e che molte volte, allorché il consumatore domanda fontina valdostana, gli viene offerto questo formaggio che nulla ha a che vedere con la fontina della Valle d'Aosta.

Sottolinea il fatto che, per il caso in discussione, si è accennato più volte alla necessità di difendere e di tutelare gli interessi dei produttori di fontina.

Dichiara di concordare pienamente su quanto esposto dall'Assessore Geom. Arbaney e si compiace del vivo interessamento e dell'opera svolta con competenza dall'Assessore all'Industria e Commercio Per. Ing. Fosson.

Rileva, peraltro, che l'Amministrazione regionale deve preoccuparsi essenzialmente di tutelare, anziché gli interessi dei produttori, gli interessi generali della Regione, interessi che debbono essere salvaguardati, in campo nazionale, con l'approvazione di una legge ed. in campo regionale, con l'ottenimento, mercé un'opera di persuasione e di incoraggiamento presso i produttori, di una produzione omogenea e di ottima qualità; e ciò allo scopo di difendere l'economia regionale, in quanto detta produzione costituisce una delle maggiori fonti di ricchezza della Valle d'Aosta.

Conclude, formulando vivi voti affinché la produzione della fontina sia tutelata e difesa ad oltranza.

L'Assessore all'Industria e Commercio, Per. Ing. FOSSON, dichiara di avere dimenticato, nella sua esposizione, di trattare della questione del marchio, giustamente messa in rilievo dal Consigliere geom. Nicco Giulio.

Premette che la concessione del diritto ad un marchio è fatta dal Ministero dell'Industria e Commercio - Direzione Generale Commercio -, previa accurata indagine tendente ad appurare che non sussistano ostacoli od opposizioni da parte di altre Ditte alla concessione dello stesso marchio.

Dichiara di essere d'accordo con il Consigliere Geom. Nicco Giulio circa le finalità del costituendo Consorzio, fra le quali sono da porsi in primo piano l'organizzazione della vendita e l'ottenimento del marchio d'origine, a tutela del prodotto.

Rileva, quindi, che il Consorzio dovrà elaborare ed approvare un suo Regolamento, che stabilisca disposizioni precise per quanto concerne l'uso e l'apposizione del marchio, che deve, evidentemente, essere apposto soltanto sulla merce controllata e riconosciuta di prima qualità.

Informa che il marchio può essere richiesto sia da privati che da enti, ma che è preferibile e consigliabile che sia concesso al Consorzio dei produttori piuttosto che ad un privato.

In relazione all'affermazione del Consigliere Geom. G. Nicco, secondo la quale l'Amministrazione regionale deve, essenzialmente, preoccuparsi degli interessi generali della Valle e non di quelli particolari degli agricoltori, produttori di fontina, osserva che, pur concordando, teoricamente, su tale affermazione, va tenuto conto che, in pratica, la maggiore o minore efficienza del costituendo Consorzio sarà in rapporto diretto con il numero dei produttori che aderiranno allo stesso.

Ritiene che l'idea di un Consorzio obbligatorio debba senz'altro scartarsi, perché presenta più lati negativi che lati positivi; ritiene, pertanto, che in clima di piena democrazia si debba poter ottenere la costituzione di un Consorzio mediante opera di convincimento presso gli interessati, cosa che, a parer suo, non dovrebbe essere ora troppo difficile, in quanto la costituzione di tale Consorzio collima con gli interessi dei singoli produttori.

Prega, quindi, tutti i Consiglieri di voler collaborare in tal senso, in modo che quei pochi produttori che, in un primo tempo, non ritenessero di dare la loro adesione, abbiano poi a riconoscere di agire secondo il loro proprio interesse richiedendo di fare parte del Consorzio, dopo avere toccato con mano i benefici che deriveranno dal funzionamento del Consorzio.

Il Consigliere Geom. G. NICCO rileva che, nell'affermare - forse nella foga del suo intervento - che l'Amministrazione regionale deve preoccuparsi essenzialmente degli interessi della Regione, non ha inteso asserire che l'Amministrazione non debba preoccuparsi affatto degli interessi dei produttori, ciò che sarebbe assurdo; anzi, ritiene che gli interessi dei produttori debbano essere bene tutelati. Precisa che egli ha voluto sottolineare, in modo particolare, la necessità che il prodotto sia tutelato e difeso, in primo luogo, dai produttori stessi mediante il miglioramento della qualità della fontina.

Concorda con l'Assessore all'Industria e Commercio, Per. Ind. Fosson, sulla considerazione che la costituzione di un Consorzio obbligatorio sarebbe controproducente e ribadisce il concetto che sarà la forza delle cose e l'interesse a convincere gli agricoltori ad unirsi in Consorzio.

Il Presidente della Giunta, Avv. CAVERI, - premesso che il problema della fontina è stato ormai ampiamente ed esaurientemente discusso in Consiglio sotto tutti gli aspetti - dichiara che egli intende soltanto porre in rilievo il fatto che la Conferenza internazionale di Stresa non ha precluso la possibilità del trasferimento della denominazione del prodotto tipico "fontina" dell'allegato B ("appellazioni generiche"), ove attualmente trovasi iscritto, all'allegato A ("appellazioni di origine").

Affinché tale trasferimento avvenga - egli osserva - occorre che sia seguita la procedura indicata nell'articolo 5 della Convenzione Internazionale di Amsterdam, in base alla quale è necessario di ottenere, prima di tutto, il riconoscimento in campo nazionale e per legge della fontina quale formaggio tipico tradizionale ed esclusivo della Valle d'Aosta.

Fa presente che dopo ottenuto tale riconoscimento - che potrà avere luogo soltanto con l'emanazione della legge nazionale attualmente all'esame della Camera, concernente le denominazioni di origine e tipiche dei formaggi - è necessario che lo Stato italiano inoltri domanda motivata all'apposito Comitato permanente internazionale per ottenere il trasferimento della denominazione della "fontina" dall'allegato B (appellazioni generiche) all'allegato A (appellazioni di origine).

Fa, però, presente che per l'approvazione di tale trasferimento (ai sensi dell'art. 5 della Convenzione internazionale vigente) è necessario che votino favorevolmente almeno i tre quarti dei componenti il Comitato permanente suddetto.

Concorda sulla necessità di assicurare una produzione omogenea e di alto valore commerciale della fontina, il che rientra nell'interesse e nei compiti dei produttori e del costituendo loro Consorzio.

Il Presidente ff., Ing. PASQUALI, chiede al Consigliere sig. Cheillon se egli insista nella sua proposta di nomina di una Commissione consiliare oppure se, in relazione ai chiarimenti forniti dall'Assessore all'Industria e Commercio nonché dall'Assessore all'Agricoltura e Foreste, egli intenda desistere dalla sua proposta.

Mr. le Conseiller CHEILLON remarque que la Commission nommée par les Agriculteurs est, a son avis trop nombreuse et que, cependant, il juge convenable que l'on confie à une Commission plus restreinte l'approfondissement de l'étude des mesures nécessaires pour protéger les produits locaux.

Il ajoute que, d'autre part, les agriculteurs n'ont vraiment confiance que dans le Conseil de la Vallée ou dans une Commission nommée par celui-ci.

Il précise que, pour cette raison, il retient convenable que le Conseil nomme la Commission dont il s'agit.

Mr. l'Avt. CAVERI, Président de la Junte, représente à Mr. le Conseiller Cheillon qu'il n'est pas opportun que le Conseil nomme cette Commission, étant donné qu'il existe une organisation qui a déjà pris l'initiative de constituer un Consortium, que plusieurs réunions d'une autre Commission, plus restreinte, ont déjà eu lieu, à la présence de Mr. l'Assesseur à l'Industrie et Commerce et de Mr. l'Assesseur à l'Agriculture et Forêts, avec la participation également des représentants de l'Association des Agriculteurs.

Il en conclut que, si le Conseil nommait une Commission spéciale, il y aurait deux organismes qui s'occuperaient du même problème ce qui, loin de simplifier, compliquerait les choses, d'autant plus que le statut du Consortium ne peut être valablement voté que par les intéressés eux-mêmes.

Il ajoute encore qu'il appartient à l'Administration régionale de contrôler et d'encourager une initiative de ce genre, mais non pas de se substituer aux producteurs intéressés.

Mr. l'Assesseur ARBANEY, sur requête de Mr. le Conseiller Cheillon, déclare que Mr. Piccot, Directeur de l'Ecole d'Agriculture d'Aoste, a été appelé à prendre part aux travaux de la Commission nommée par les Agriculteurs.

Mr. le Conseiller CHEILLON tient à faire remarquer que c'est grâce à l'Administration régionale et à l'Ecole d'Agriculture d'Aoste que l'on arrivera à un résultat satisfaisant.

Il Presidente ff., Ing. PASQUALI, a conclusione della discussione, esprime parere che il Consiglio possa aderire alla richiesta formulata dal Presidente della Giunta, Avv. Caveri, secondo il quale i Consiglieri regionali dovrebbero essere invitati a partecipare alle riunioni della Commissione di studio già in funzione, evitando, così, la nomina di una seconda Commissione.

Il Consiglio, unanime, concorda.

Il Presidente ff., Ing. PASQUALI, dichiara, pertanto, chiusa la discussione in ordine alla mozione soprariportata del Consigliere signor Cheillon Clemente.

Il Consiglio prende atto.

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