Objet du Conseil n. 3969 du 2 octobre 2024 - Resoconto
OGGETTO N. 3969/XVI - Approvazione del piano triennale degli interventi di politica del lavoro 2024/2026.
Bertin (Presidente) - Con 26 Consiglieri presenti, possiamo riprendere l'ordine del giorno. Siamo al punto n. 6. Il piano viene illustrato dall'assessore Bertschy a cui passo la parola.
Bertschy (UV) - È con molto piacere che porto all'attenzione del Consiglio regionale, insieme alla Commissione, il Piano delle politiche del lavoro 24-26; con molto piacere perché l'elaborazione del Piano ha seguito la metodologia del primo piano ovviamente con un'attenzione, una velocità e anche una base a livello d'informazioni di dati e di esperienze fatte nel precedente triennio molto più solida, così da poter affrontare le tante sfide che il mondo del lavoro presenta in questo momento, con una progettualità che, ovviamente, dovrà essere all'attenzione di tutti gli attori del piano politiche del lavoro. Colgo l'occasione, come sempre, per ringraziare tutti coloro che stanno dando un grande contributo nel Consiglio politiche del lavoro.
La metodologia che abbiamo adottato è quella di riunirci mensilmente: rispetto al passato il Consiglio politiche del lavoro ha un'osservazione attiva del lavoro che l'Assessorato sta preparando e, allo stesso tempo, l'Assessorato ha la possibilità di concertare e di confrontarsi con tutte le parti sugli interventi da mettere in campo.
È un momento molto particolare, dove la situazione occupazionale, a livello regionale e a livello italiano, è una situazione che ci crea una tranquillità per quello che vediamo oggi, nel senso che è cresciuta l'occupazione, sono cresciuti i contratti a tempo indeterminato, è cresciuto il lavoro di genere, c'è un'attenzione rinnovata all'inclusione lavorativa e, allo stesso tempo, come sempre, in un mondo del lavoro che cambia e in una situazione economica che si deve confrontare con tantissime sfide che la situazione presenta, in un mondo del lavoro che può rapidamente cambiare bisogna essere pronti da un lato a continuare a intervenire, a investire, a creare nuovi progetti e, allo stesso tempo, a preparare quelle politiche che possono essere utili nei momenti di maggior difficoltà.
Le tematiche che il piano politiche del lavoro presenta, come condizioni di contesto, sono i mutamenti delle condizioni demografiche, la partecipazione al mondo del lavoro, la digitalizzazione degli ambiti che sono sempre più ampi dei processi produttivi e l'introduzione dell'intelligenza artificiale, che non avviene un giorno per l'altro ma che sta avvenendo in via naturale e che va governata.
Con l'assessore Caveri ci confrontiamo su tanti temi al riguardo, sapendo bene che il mondo del lavoro che rappresentiamo è un mondo del lavoro fatto di manualità come di sistemi molto avanzati, di applicazioni d'intelligenza artificiale, e noi dobbiamo tenere in considerazione tutti questi aspetti: continuare a formare le persone perché siano pronte a lavorare nei contesti dove l'intelligenza artificiale arriverà meno, quindi formare le competenze, che sono necessarie per svolgere le professioni, per aprirsi ad un'impresa, per andare a lavorare in imprese, e allo stesso tempo appunto governare l'introduzione che sempre più avviene in alcuni contesti del mondo dell'intelligenza artificiale, soprattutto in tutto quello che si sta riversando nel campo dei servizi e della formazione.
L'altra condizione di contesto importante che va letta è quella del cambiamento climatico, che impone nuove strategie alle imprese, che impone una metodologia diversa dal passato e che deve creare delle attenzioni in tutte le iniziative da mettere in campo per preparare le competenze delle persone.
Le strategie si fondano su un'idea di un mercato del lavoro che crea un sistema di transizioni occupazionali lungo tutto il corso della vita, transizione dal sistema educativo al lavoro, la transizione da un lavoro all'altro, la transizione tra occupazione e disoccupazione e, viceversa, la transizione tra lo stato di occupazione verso forme di un'attività economica.
Al centro ci deve essere la persona, dobbiamo assicurare alle persone il sostegno, l'accompagnamento nelle diverse transizioni in cui ognuno di noi si confronta nel percorso lavorativo.
L'approccio del piano è un approccio coerente all'alleanza per il lavoro, che persegue gli obiettivi di una maggiore occupazione, un miglioramento della qualità del lavoro, anche attraverso l'accrescimento delle competenze.
Queste condizioni sono delle condizioni abilitanti e sono un po' la guida del lavoro che andiamo a fare; dobbiamo cercare di soddisfarle perché queste condizioni ci permettono di essere coerenti con la visione europea e soprattutto di essere forti nella determinazione di tutti quei fabbisogni che oggi, a livello professionale servono, e di quelli futuri in particolare.
Dobbiamo potenziare ancora i nostri servizi di orientamento, rafforzare la relazione a livello istituzionale con tutti gli attori all'interno e all'esterno della regione e poi bisogna rendere i sistemi sempre più integrati, interoperabili e ci deve essere un'interfunzionalità tra tutti.
L'obiettivo generale, come abbiamo detto nella Commissione, è cercare di contribuire a rafforzare un modello di sviluppo socioeconomico della Valle d'Aosta, una maggiore qualità del lavoro, l'accrescimento e la valorizzazione del capitale umano, la centralità della coesione sociale e il miglioramento delle capacità di risposta ai cambiamenti climatici.
Questo ci deve portare a generare quello che l'alleanza prevede: un lavoro di qualità per mezzo di una formazione attenta e la necessità, per l'economia e per i contesti locali, di un forte contrasto alle disuguaglianze, soprattutto una maggiore attrattività.
Gli obiettivi specifici sono stati inquadrati in alcune priorità: il lavoro etico, sostenibile e sicuro, l'incremento dell'attrattività del territorio, la formazione di qualità per il territorio e l'uguaglianza di opportunità per tutti.
Con questi obiettivi prioritari cerchiamo di garantire - attraverso delle azioni che abbiamo individuato in base ad alcuni criteri - la collocazione, la continuità, la coerenza, l'innovatività; sono azioni riportate nel PPL a titolo esemplificativo e che saranno poi specificate nei piani annuali d'intervento.
Il PPL si propone di lavorare su più piani di finanziamento. L'anno scorso, durante il confronto in Consiglio regionale sul bilancio avevamo avuto modo di spiegare che il PPL ha necessità di risorse proprie a livello regionale per poter garantire la continuità di alcune azioni che non possono essere immediatamente utilizzabili sui fondi strutturali e per sperimentare delle azioni, ma l'obiettivo dell'Assessorato, in collaborazione con l'Assessorato agli affari europei, è quello d'integrare sempre più le risorse regionali che sono a disposizione dei programmi di formazione e di istruzione, con l'attenzione, che però è data dal lavoro tra le strutture, di fare in modo che l'obiettivo sia dare le risposte alle persone e non semplicemente di trovare una modalità di rimanere all'interno delle regole.
Lo dico perché - senza colpa di nessuno - le regole per l'utilizzo dei fondi europei sono estremamente più complesse e queste vanno, attraverso il lavoro tecnico tra tutte le strutture, conosciute e, allo stesso tempo, bisogna trovare le soluzioni per utilizzare queste risorse che sono importanti.
Definiamo, all'interno del piano, una governance che è molto importante, che va, oltre a permettere di lavorare insieme al Consiglio politiche del lavoro, a lavorare sul piano strategico con una cabina di regia e sul piano operativo con tutte le strutture regionali competenti per materia.
Molto importanti sono le azioni sulla comunicazione e poi, come abbiamo fatto per lo scorso piano, il lavorare sul monitoraggio; il monitoraggio del lavoro che facciamo ci permette di migliorare i progetti e, una volta attuati e sperimentati, di monitorare l'effetto dell'utilizzo alle risorse pubbliche è ovviamente di fondamentale importanza per dare una risposta alle persone.
Per concludere, il contributo che noi chiediamo un un po' a tutti gli attori è di essere parte attiva di questi progetti: abbiamo necessità di una collaborazione forte con gli Enti locali, abbiamo una necessità di una collaborazione forte con i territori e con le imprese sui territori, perché i contesti nel territorio valdostano sono differenti fra di loro e molto misure vanno costruite contestualizzandole e adattandole appunto a queste realtà.
Dobbiamo regolare le nostre politiche sempre sul territorio con un'attenzione a dare risposta dove si presentano le difficoltà maggiori e, allo stesso tempo, ad investire dove queste difficoltà magari paiono superate, sempre con lungimiranza per i progetti del futuro.
In questa progettualità, dobbiamo ovviamente tenere in considerazione che il mondo del lavoro ha la necessità di rendersi attrattivo in una fase di forte calo demografico; lo abbiamo un po' sostenuto tutti nelle nostre valutazioni: il futuro presenterà delle difficoltà a dare risposta a tutti i comparti, quindi dovremo fare attenzione a costruire un modello dove le competenze possano trovare in Valle d'Aosta imprese in grado di accoglierle, servizi in grado di dare risposte ma, allo stesso tempo, dovremo essere attrattivi anche dove queste competenze magari sono date semplicemente dalla capacità di svolgere una mansione, ripetitiva o manuale che sia. L'attrattività di ogni impresa è necessaria perché diversamente non ce la faremo, con le condizioni demografiche attuali, a sostenere una crescita e uno sviluppo di tutto il modello.
L'obiettivo nostro deve essere quello di vedere ancora crescere le nostre imprese e l'occupazione, quindi per rendere attrattivo un territorio ci vanno delle disponibilità finanziarie, ma ci va anche una valutazione e una condizione nuova a livello culturale del mondo dell'impresa.
Sono tante le imprese che si stanno interrogando su come cambiare approccio nel formare le persone, nell'inserire le persone; sono tante le imprese che lavorano e collaborano con noi per passare a una fase nuova di queste criticità che si presentano, quindi migliorare l'orientamento è necessario per far sì che i giovani possano trovare sempre più la loro risposta nel momento in cui scelgono i propri percorsi, e in questo senso il salone dell'orientamento (che troverà la sua seconda edizione alla fine del prossimo inverno) sarà altrettanto importante, perché utilizzeremo, insieme all'assessore Guichardaz, questo momento per orientare sia i ragazzi delle scuole medie che quelli delle scuole superiori; è fondamentale intervenire nel momento in cui le persone si trovano - speriamo solo per poco - senza lavoro, intervenire prontamente per dare una risposta a livello formativo e di presa in carico.
È per quello che studiamo e che stiamo continuando a studiare nuovi strumenti: nel piano se ne propone qualcuno, ma ci sono molte azioni che vanno nella direzione di provare a prendere in carico anche chi si trova a pochi anni dalla conclusione della propria attività lavorativa e ha bisogno di una risposta perché non trova più in maniera così semplice una nuova opportunità di lavoro, così come è necessario creare le condizioni perché le politiche attive diventino sempre più a favore di un inserimento e di un'inclusione dei soggetti più fragili nel mondo del lavoro.
Le riforme che abbiamo immaginato di poter realizzare nei prossimi anni, anche sui PIA e su tutti quei servizi che riguardano le fragilità, sono di fondamentale importanza.
Per quello che abbiamo provato a studiare - poi nel dibattito ovviamente avremo modo di approfondire le cose che riterrete di fare - per noi il concetto della transizione dalla condizione all'altra è il concetto che deve accompagnare i prossimi anni del lavoro, quindi persone che siano sempre accompagnate, ma anche disponibili a essere aiutate in un progetto di formazione.
Dobbiamo guardare all'innovazione tecnologica dei processi produttivi con fiducia, preparando le persone, facendo sì che queste innovazioni possano essere di aiuto alla crescita delle imprese, al miglioramento dei servizi dell'amministrazione pubblica e non piuttosto avere quello sguardo resistente che tanto non ci porta da nessuna parte.
Fiducia quindi nell'innovazione, però allo stesso tempo al lavoro per essere pronti a governarla.
Dobbiamo intervenire sui giovani, dobbiamo dare a loro fin dal primo ciclo di studi i migliori strumenti per orientarli, dobbiamo essere pronti ad avere la capacità di dare risposta ad ogni intervento, facendo in modo che anche i servizi, a partire da quelli dell'impiego, si adoperino in maniera sempre più flessibile alle difficoltà che le persone trovano nella loro ricerca occupazionale quando questa si presenta.
Allo stesso tempo questa flessibilità la dobbiamo chiedere agli enti di formazione e alle imprese.
I grandi temi che accompagnano le politiche sulle persone più fragili sono quelli della conciliazione, dobbiamo favorire la partecipazione delle persone che, in un momento di disoccupazione, hanno bisogno di formarsi attraverso le organizzazioni dei servizi; il voucher sulla conciliazione va in questa direzione, dobbiamo fare in modo che le persone possano lavorare quando ritengono di farlo senza dover avere l'obbligo di ridurre il proprio orario di lavoro, perché debbono conciliare gli impegni con la famiglia o con le difficoltà a seguire i bimbi che crescono o gli anziani che sono da accudire.
La conciliazione quindi è di fondamentale importanza e riguarda tutti, tutto il modello lavorativo. Dobbiamo potenziare ancora le azioni di orientamento rivolte ai ragazzi con disabilità e lo sportello di orientamento, che è nato due anni fa, va verso quest'obiettivo, l'obiettivo di garantire, anche alle persone e ai ragazzi con disabilità, un buon passaggio dal mondo della scuola al mondo del lavoro.
Dobbiamo anche ridefinire, per le persone più vulnerabili, delle misure che possano andare oltre a quelle che le politiche attive attuali possono fare. Non tutti possono ritornare in un processo produttivo, non tutti possono ritornare a trovare un posto di lavoro, anche attraverso l'inclusione lavorativa; ci sono persone che però vanno supportate anche per fare lavori che possano dar loro della soddisfazione e in questo senso l'azione di sensibilizzazione, la formazione dei disability manager e il lavoro che si è fatto di promozione, anche dell'inclusione sul lavoro, va esattamente nella direzione di prendersi in carico tutte le persone, e per fare questo è fondamentale la rete dei servizi.
Infine le iniziative che dobbiamo poter realizzare sono iniziative che mettano tutti quanti nella condizione di dare un contributo immediato alle soluzioni che si presentano.
Ci sono grandi temi che sono all'interno di alcune schede di alleanza per il lavoro, altri che sono all'oggetto di altri gruppi, però il tema di riuscire a dare, a chi viene a lavorare in Valle d'Aosta in maniera stagionale, una possibilità di un'abitazione, il tema di attrarre qui delle persone, creando le condizioni perché queste possano da subito sentirsi coinvolte nella comunità, e la possibilità di far sì che i nostri ragazzi, sviluppando le proprie competenze, stiano per il periodo che lo gradiscono all'estero, per esempio con i programmi come Eurodyssée, sono temi che devono far parte di una visione attiva a 360 gradi delle nostre politiche del lavoro.
Ovviamente il piano non risolve i problemi ma propone delle soluzioni e una progettualità per intervenire con l'attenzione e la determinazione necessaria a costruire un mondo del lavoro che dia le migliori risposte possibili.
Presidente - Apriamo la discussione generale sull'atto. Evidenzio che, in sede di coordinamento formale, si provvederà ad aggiornare il rinvio del D.L. N. 141 alla legge 11/2024 che, nel frattempo, è stata approvata da questo Consiglio, sostituendo quella precedente.
La discussione generale è aperta, invito i Consiglieri che lo vogliano a prenotarsi. Si è prenotato il consigliere Aggravi a cui passo la parola.
Aggravi (RV) - Per un breve intervento sul punto e alcune considerazioni, in particolare su due delle priorità individuate dal piano.
Come membro del Consiglio politiche del lavoro, l'ho sempre detto - non solo all'Assessore ma allo stesso Consiglio e anche in quest'aula -che il lavoro che si cerca di portare avanti nell'ambito di quel consesso è un lavoro di osservatori e anche di stimolo, laddove è possibile farlo, e anche di proposte concrete; ovviamente questo non facendo poi venir meno il lavoro che si può e si deve svolgere anche nell'ambito consiliare, Commissioni in primis.
È ovvio che, quando si presentano i piani, quando si affrontano dei piani di prospettiva, si può dire tutto e nulla, sia anche di critico, nel senso che i piani, per loro definizione e per loro struttura, sono - giustamente - sempre al positivo, perché altrimenti ci faremmo del male da soli; ci sono molti obiettivi, molte idee, molte proposte, poi però si devono ovviamente concretizzare nell'ambito di piani d'intervento, o comunque d'interventi puntuali che, al netto delle modalità di finanziamento (soprattutto laddove si vuole stimolare l'occupazione e tutta una serie di attività) devono ovviamente avere una parte tecnica, soprattutto di fattibilità, ...che siano efficienti e non soltanto legate al mero assolvimento di un obiettivo oppure di un finanziamento.
Nell'ambito dei contenuti del piano, ci sono per l'appunto - lo dicevo prima - due obiettivi su cui volevo fare due considerazioni, anche perché sono state oggetto di alcuni interventi che ho fatto non soltanto nella seduta dedicata al piano, ma in realtà anche in altri momenti, perché appunto il piano raccoglie e tiene conto di tutta una serie di aspetti che si sono a vario titolo analizzati.
Il primo è quello che prevede di rafforzare l'avvio e la sostenibilità del lavoro autonomo delle nuove imprese anche nei termini del passaggio generazionale: è un punto particolarmente importante, prima a livello generale, nel senso che spesso e volentieri le politiche del lavoro - o comunque lo sviluppo attivo di politiche del lavoro - guardano molto (giusto che sia così) il lavoro dipendente; non si tiene conto del fatto che ci sia anche la necessità, soprattutto oggi in un mondo che cambia ...ma in realtà non è che il problema del passaggio generazionale sia nato oggi o sia nato con l'arrivo di nuove tecnologie, è insito nell'organizzazione della nostra società, però ci sono dei lavori (in particolare le professioni intellettuali, tutta una serie di realtà che una volta erano anche considerate dei porti più accessibili o più franchi) che vengono meno per una serie di appetibilità, per una serie di difficoltà, perché per aprire certi tipi di attività o subentrare, anche solo laddove si parla, ad esempio, delle società tra professionisti, ci sono dei costi che non sono di poco conto, con una concorrenza notevole, soprattutto in realtà che non hanno neanche una dimensione regionale, spesso hanno una dimensione addirittura internazionale
Si rischia però di perdere professioni importanti, anche di prossimità e anche legati al territorio, e si rischia anche di perdere delle menti che sono invece necessarie allo sviluppo di una realtà come la nostra.
Così come particolare è un punto, secondo me, importante all'interno di quest'obiettivo: voler valorizzare le reti d'impresa e le reti miste: è un problema - se vogliamo, anche un po' in senso bonario, una colpa - della nostra realtà ma anche in realtà del sistema economico italiano, laddove l'imprenditore è estremamente geloso della propria impresa e quindi spesso e volentieri non riesce a fare sistema, o comunque a lavorare insieme ad altre realtà; questo rende le realtà produttive (ma non solo produttive, anche di lavoro intellettuale o quant'altro) più deboli rispetto ad altre realtà più performanti, più organizzate, dove - ripeto - magari la testa è altrove e non da noi.
Il passaggio generazionale è un tema complesso, perché laddove ci sono delle attività in cui non c'è una generazione successiva - ovvero non c'è la volontà di portare avanti l'attività che facevano i propri padri, le proprie madri, o comunque magari non c'è neanche la possibilità di fare degli investimenti necessari per evolvere quel tipo di attività e di business - ecco che rischiamo di vedere totalmente perso il futuro di attività magari anche fiorenti.
Stiamo bene attenti, non stiamo parlando di attività estremamente tecnologiche o comunque legate a dei nuovi business che, in realtà, non sono più nuovi business perché sono parte della nostra realtà: parliamo anche di realtà produttive che sono frutto della nostra tradizione; non citerò, ma ho ben in mente, una realtà che è conosciuta anche da altri colleghi, che porta avanti un'attività di artigianato tipico e porta avanti non soltanto dei prodotti ma anche una storia, purtroppo però manca quel pezzo, quel ponte, nel passaggio generazionale. Come quella realtà che ho in mente io, ce ne sono e ce ne saranno purtroppo tante altre, quindi bisogna cercare di creare giustamente delle condizioni a favore del lavoro autonomo e delle nuove imprese perché ricordiamo che, banalmente, visto che l'effetto circolare piace tanto di questi tempi, quando si parla di economia circolare, anche l'apertura di una Partita Iva, che paga le tasse e che genera introito per il bilancio regionale, genera ulteriori Partite Iva, quindi c'è una circolarità anche in questo e non ce lo dobbiamo dimenticare, perché spesso, soprattutto quando si analizzano documenti di spesa, ci si dimentica che però la parte entrate non è generata da se stessa, ma è generata dall'attività di tante imprese, di tanti imprenditori e di tante persone che, ovviamente, pagano le tasse, perché altrimenti non ci sarebbero entrate.
L'altro obiettivo che, in realtà, non è una novità rispetto ad alcuni interventi che ho già fatto anche in precedenza in questo Consiglio, è quello del rafforzamento di quella formazione post diploma, quella che è più una formazione tecnica legata al tema degli ITS, che anche altri colleghi hanno più volte sottolineato, sono delle realtà che permettono e dovrebbero permettere anche di andare a formare tutta una parte di operatori tecnici che sono necessari per tante attività, quindi ben venga l'attenzione che viene riportata nel piano.
È ovvio che in questo caso si dovrà lavorare su degli interventi che porteranno le persone coinvolte ad andare a fare esperienza altrove e a creare anche le condizioni per il ritorno, perché non è una cosa totalmente banale, perché sappiamo che una realtà piccola, una realtà più di nicchia, ovviamente ha una sua concorrenza maggiore con realtà che offrono molte più opportunità.
In senso lato, e spesso su questo punto ho citato il tema dei voucher, ritengo - forse ho una visione più individualista di altri - che sia l'individuo che in talune situazioni, soprattutto quelle formative, che può sapere qual è la sua miglior strada, quindi ben venga il sostegno dell'esperienza che viene fatta al di fuori della nostra realtà, sperando e augurandosi che un domani ci possa essere anche un'altra specializzazione tecnica presso il nostro territorio, come già alcune esperienze, anche presenti nella città di Aosta, fanno e portano avanti da tempo.
Sono sicuramente due le priorità, ma si potrebbe parlare di tutto e di tanto; io ho voluto sottolineare quelle che ritengo, tra tutte quelle presenti, più vicine all'azione che non soltanto nell'ambito del Consiglio politiche del lavoro, ma anche dell'attività consiliare, cerco con il mio gruppo di portare avanti.
È ovvio che il tema della concretizzazione, della messa a terra degli interventi, sarà poi la parte successiva. Io invito tutti i colleghi a non fermarsi al commento del piano, perché poi in realtà la parte viva è successiva, è un po' come quando affronteremo il DEFR: siamo giustamente molto appassionati dei documenti di programmazione politico-amministrativa ma poi giustamente la vera azione si manifesta successivamente se gli interventi, le decisioni o le scelte vengono fatti o non vengono fatti. Dico questo perché di piani ne abbiamo tantissimi nei cassetti della politica e dell'amministrazione, la messa a terra è un poco più complicata.
Non voglio andare oltre, ci sono altri colleghi prenotati e sono curioso di sentire (è brutta l'espressione ma mi avete capito) i loro interventi per animare un po' il dibattito su un tema che passa all'interno di un piano che è fatto di tante pagine, di tanti contenuti, ma che - comunque la si pensi o si vada a sostenere o no - è importante ed è una delle parti fondamentali delle deleghe e soprattutto del bilancio, visto che dietro a questo piano e agli interventi ci sono tante risorse, sia di natura propria, sia di natura comunitaria.
Presidente - Consigliere Manfrin ne ha facoltà.
Manfrin (LEGA VDA) - Grazie, Assessore, per la sua illustrazione, mi perdonerà se, nell'inizio di quest'intervento, mi soffermerò un momento sulle modalità di elaborazione di questo documento, ovvero in quella che, nell'introduzione di questo piano, viene chiamata la predisposizione del nuovo piano improntata a un modello di programmazione partecipata.
In effetti, da quello che abbiamo potuto elaborare - non essendo rappresentati direttamente nella Commissione politiche del lavoro, ma ringraziando ovviamente anche per l'esposizione il collega Aggravi che mi ha preceduto - risulta necessario esprimere una valutazione proprio sull'elaborazione e la genesi del presente piano; ovviamente questo non riguarda soltanto il presente piano, ma riguarda anche molti altri piani che vengono fatti da questo Consiglio e anche molte altre leggi.
Il problema è che però quest'elaborazione concorre a far denotare la progressiva perdita di centralità di questo Consiglio e che questo Consiglio, purtroppo, sta sperimentando da tempo.
Risulta infatti utile notare come il piano (pur mediato, confrontato e integrato con gli interventi della Commissione politiche del lavoro) è stato redatto ed elaborato direttamente dalla Giunta - e nello specifico, Assessore, ovviamente da lei e dai suoi uffici - che quindi scrive un piano, lo mette al confronto delle categorie interessate e poi lo pone in votazione di quest'Aula consiliare sostanzialmente per auto-impegnarsi a metterlo in pratica.
È chiaro che questo è po' uno svilimento della funzione propria del Consiglio, perché lei è sia la persona che scrive il piano, sia poi quella che lo deve mettere in pratica.
Si può notare - e ripeto, non è soltanto limitato a questo, ci sono tanti altri piani e tante altre occasioni - come questo evidentemente in tutta sostanza azzeri - più per i Consiglieri di maggioranza che per quelli di opposizione - la funzione propulsiva, propositiva propria dell'assemblea legislativa.
In sostanza la Giunta propone un piano che la impegni dal punto di vista esecutivo, quindi si auto-impegna a seguire le indicazioni contenute, mentre i Consiglieri di maggioranza si limitano a relazionare in aula un provvedimento che non hanno partorito e poi a sostenerlo con il proprio voto svilendo, come abbiamo detto prima, il ruolo che il Consiglio, in qualità di assemblea legislativa, dovrebbe avere.
L'augurio è che per la modalità di lavorazione, e soprattutto per il futuro, si torni ad avere un equilibrio rispetto a questo modus operandi, ovvero che il Consiglio ritorni l'elemento propulsivo, e quindi propositivo, ovviamente con i ruoli di maggioranza e di opposizione, e poi la Giunta metta in pratica gli indirizzi che arrivano dal Consiglio.
Venendo invece al Piano, si rileva assolutamente interessante l'analisi sul mercato del lavoro, che si trova appunto nella parte delle premesse, che evidenzia in maniera chiara come dal 2022 in poi i dati siano sensibilmente migliorati, con una riduzione importante della disoccupazione e parimenti un'importante crescita nell'occupazione.
Nello specifico c'è un dato che dice che il 91% dell'occupazione dei nuovi contratti è a tempo indeterminato.
Credo che sarebbe stato interessante - lei lo sa, Assessore, di questo tema ne abbiamo parlato parecchio ma se n'è parlato ovviamente nel dibattito pubblico anche in numerose occasioni - avere un'analisi per comprendere su questi dati quanto abbia inciso, per esempio, la fine del reddito di cittadinanza, quindi il conseguente aumento chiaramente rilevante dell'occupazione, e, d'altra parte, noi abbiamo potuto prendere atto dei dati che l'analisi dell'INPS, nel rapporto annuale che è stato presentato da Pasquale Tridico - che non è certamente ascrivibile all'organicità della maggioranza attuale in Parlamento - sottolinea il fallimento delle politiche di formazione lavoro, legate proprio al reddito di cittadinanza, con pochi beneficiari e una crescita salariale quasi nulla, quindi un passaggio specifico sarebbe stato interessante, più volte abbiamo discusso all'interno di quest'aula di qual era il beneficio, e soprattutto anche della necessità d'impiegare i percettori di reddito in lavori socialmente utili e in lavori che andassero a beneficio della collettività. Ci siamo riusciti ma per pochissime decine di unità di persone e per pochissimo tempo.
Venendo ai contenuti del piano, risulta necessario osservare che si possono certamente trovare spunti positivi, ancorché per molti versi sotto dichiarazioni d'intenti, che vanno poi trasposti sul piano pratico, questa era anche una delle osservazioni dei rilievi che è stata fatta poc'anzi, come non concordare, infatti, su un lavoro che viene definito nel piano di qualità, che sia teso alla crescita o al miglioramento, adeguatamente retribuito, con condizioni sane e sicure? Un lavoro dignitoso, riconosciuto e valorizzato, che consenta la realizzazione personale e scelto consapevolmente.
Principi chiari e assolutamente condivisibili, di cui non ci si può che, ovviamente, augurare la realizzazione.
Lei ha fatto un passaggio che io ho apprezzato, ricordando nel suo intervento, Assessore, una parte che riteniamo degna di nota, ovvero il capitolo dedicato alle persone in condizioni di vulnerabilità, con particolare riferimento, per quanto ci riguarda, alle persone con disabilità espulse dal mercato del lavoro e con un'età prossima alla pensione - anche di questo ne abbiamo parlato, e tra l'altro è stato approvato un nostro ordine del giorno, che va esattamente in questa direzione - e a rischio di emarginazione dal mercato stesso e, ancora, quelle categorie che possiedono un limitato numero di skill - così si dice ormai nel gergo tecnico - che le rende particolarmente fragili, destinate a passare da un corso di formazione all'altro, da un tirocinio all'altro, che però è destinato a fornire semplicemente un supporto temporaneo, sotto forma di remunerazione per la partecipazione, ma senza prospettive di stabilizzazione per il lungo periodo.
Vediamo, per esempio, i PIA di cui - come lei ben saprà - spesso i lavoratori ci dicono: "Sì, ma l'anno prossimo che cosa succederà?" e questa è un'ottima domanda; una sorta di lungodegenti del lavoro, perennemente alla ricerca di un'occupazione stabile che però diventa un miraggio.
Meno condivisibili, in effetti, i continui riferimenti ai lavoratori immigrati di cui bisogna decidere la collocazione. Non possono in effetti rappresentare una fonte di approvvigionamento primaria per il mercato del lavoro (magari più appetibile perché con un minor costo, con un minor salario rispetto a chi immigrato non è, come, per esempio, hanno evidenziato alcune associazioni audite in quest'aula - non in occasione e in collegamento con il piano politiche del lavoro - che hanno fatto tanto di comunicati stampa), ma al contempo essere collocati fra le categorie fragili, di cui non si comprende la fragilità, in effetti, se non rientranti tra le categorie precedentemente citate.
In effetti su questo tema, a pag. 42, si osserva come la categoria degli emigrati - che viene definita, in maniera molto più romantica, "Emigranti" come qualcuno ama chiamarli - venga collocata fra quelli a rischio di povertà, ma non si comprende in virtù di che cosa.
Questa dicitura, peraltro, rischia di rafforzare proprio quello che viene definito dalla sinistra un luogo comune, questo ci viene ripetuto spesso: "È un luogo comune, è uno stereotipo che l'immigrazione rappresenti un drenaggio delle risorse sociali, più che un vantaggio in termine occupazionale".
Allora ci si decida: o l'immigrazione va a vantaggio e va a sostegno delle nostre imprese - e allora è una forza positiva - oppure non si colloca l'immigrazione nella parte di vulnerabilità, perché, evidentemente, se rappresenta un traino positivo e le persone vengono qui a flotte per pagarci le pensioni, dobbiamo deciderci evidentemente su come le vogliamo collocare.
Interessante invece, fra gli interventi, quello destinato all'incremento dell'attrattività del territorio, che si pone come obiettivo attirare talenti da altri contesti nazionali ed esteri, con specifico riferimento al rientro di cittadini valdostani che hanno studiato e acquisito professionalità in quei contesti.
Questa misura, secondo noi, va nella direzione corretta e può essere combinata con lo spirito e gli obiettivi contenuti nella proposta di contrasto allo spopolamento delle comunità di montagna a prima firma del collega Lavy (anche in riferimento alla formazione di figure professionali tecniche, in grado di favorire l'innovazione tecnico-organizzativa nei settori trainanti dell'economia valdostana) e rappresenta un'azione fortemente positiva per il nostro territorio; non bisogna dimenticare però l'attenzione verso quelle professioni di manodopera specializzata che nella nostra regione sono diventate rare, rarissime, e di cui le aziende nostrane sono costantemente a caccia e per le quali non si vede soluzione.
Dai saldatori ai posatori di lose, dagli esperti idraulici agli operai specializzati, la manodopera con competenze è diventata merce rara, e il modo d'incanalare e soddisfare le esigenze del mercato deve rappresentare una priorità, se non vogliamo che - ne ha parlato anche il collega poco fa - molte eccellenze artigiane del nostro territorio scompaiano da un giorno all'altro. Ci sono aziende che cercano personale disperatamente, e non lo cercano soltanto in Valle d'Aosta, lo cercano anche in Piemonte e anche al di fuori, pur non trovandolo, perché oggi la manodopera specializzata magari è meno attrattiva, però abbiamo, di contempo, magari dei giovani che rientrano in quella categoria famosa, quella dei Neet, che potrebbero essere interessati a rientrare in questo mondo, oppure ancora delle persone e dei ragazzi che non hanno ancora trovato un'occupazione e magari non hanno anche un'idea di quale potrebbe essere un'occupazione remunerativa o efficace dal punto di vista dell'occupazione, ebbene, indirizzarli verso questo tipo di manodopera specializzata, può rappresentare la continuità per il nostro territorio.
A pag. 43 - mi scusi, Assessore, se faccio questa digressione - si osserva, citata per la prima volta, una nuova categoria di discriminazione di cui non si era letto finora in nessun piano presentato, ovvero la discriminazione religiosa e/o culturale; viene inserita fra le azioni da promuovere e diffondere con specifiche campagne di comunicazioni; mi sovviene, sarebbe interessante saperlo, che cosa s'intende fare sul tema.
Io, se lei mi farà un esempio di discriminazione religiosa o discriminazione culturale, ne sarò lieto, magari ci sono le comunità Walser che vengono discriminate, io di questo non ne ho idea; se ci potesse illustrare esattamente su quali linee quest'azione comunicativa vuole vertere rispetto alle discriminazioni religiose e culturali, le saremmo grati.
Solleva infine preoccupazione l'ennesimo riferimento a entità definite nel piano come enti regionali, che altro non sono che le consuete cooperative - qualcuno aggiungerebbe anche rosse, ma questo sicuramente i malpensanti - costantemente foraggiate a suon di co-progettazioni o co-programmazioni senza alcuna gara che possa determinare qualità e prezzo dei servizi.
Da quanto si evince, infatti, queste assurgono a succedanei dei centri d'impiego con la delega predisposta con la legge regionale 21 aprile 2020 n. 5, ad erogare servizi come la prima accoglienza e l'informazione orientativa.
C'è da ribadire, e l'abbiamo detto più volte, che in questo frangente - così come nel massiccio utilizzo di questi enti regionali come enti di formazione - rileviamo un rischio importante, ovvero il fatto di rappresentare, con questi servizi, la principale fonte di reddito, e quindi il rischio che si cada nella formazione continua e infinita, che diventa l'obiettivo unico della convenzione, non il suo superamento, quindi il successivo inserimento in lavori stabili e duraturi.
Ecco perché, a fronte di tutto questo, Assessore, riteniamo che il piano contenga sicuramente degli spunti positivi, abbiamo però rilevato anche alcune criticità e soprattutto vogliamo osservare quella che qualche collega qui definisce la messa a terra, quindi il risultato che questo piano delle politiche per il lavoro porterà.
Ecco perché - come dicevo - in base a questo, pur ravvisando degli elementi positivi, il gruppo Lega si asterrà.
Presidente - Consigliere Marquis ne ha facoltà.
Marquis (FI) -. Sicuramente è un tema molto importante il piano delle politiche del lavoro 2024-2026, di cui si tratta, calato in un contesto ambientale in cui ci sono molte difficoltà da affrontare.
Si è parlato di transizione digitale, transizione demografica, transizione climatica e tutto questo in un clima acuito da tensioni geopolitiche.
Sostanzialmente i problemi che ci sono a scala territoriale più grande che la nostra sono vissuti anche in Valle d'Aosta e direi che sono vissuti forse con alcuni indicatori in modo più significativo, perché siamo una piccola regione, abbiamo pochi numeri e, spesso e volentieri, diventa difficile fare massa critica.
Abbiamo ascoltato con molta attenzione la relazione che è stata rappresentata dal vicepresidente Bertschy, in cui si è parlato di programmazione partecipata; è stata fatta un'analisi del contesto.
Riteniamo che sia un piano molto interessante, soprattutto nella parte che declina lo status quo e le sfide da affrontare. Direi che è un piano molto onesto nel quale vengono evidenziate le situazioni di oggettiva difficoltà che vive la Valle d'Aosta e che non vanno assolutamente sottovalutate.
Si parla di problema demografico, soprattutto di riverbero di questo sulla forza lavoro giovanile, quindi ci sono dei focus per quanto concerne le caratteristiche di quella che deve essere la formazione per questa categoria e target di persone e viene anche espressa preoccupazione circa lo stato occupazionale.
Per quanto concerne la formazione, credo che in modo interessante si dica che non solo si dovrebbe ambire a soddisfare le esigenze attuali, ma in qualche modo anche predire quelli che possono essere i fabbisogni futuri, perché bisogna lavorare in prospettiva sulla formazione per predisporre delle persone a livello competenziale affinché possano essere successivamente immesse nel mondo del lavoro.
Sicuramente è un piano flessibile, che tratta anche la componente debole, quella che è stata definita vulnerabile (che in particolare sono le donne, le persone con disabilità, gli immigrati) e una - credo - delle novità importanti, anche a seguito del piano 2021-2023, è quella di potenziare il discorso del monitoraggio delle azioni, perché questo credo che sia fondamentale per poter controllare e verificare il riscontro delle iniziative che vengono messe in atto.
Abbiamo letto che per far questo finalmente si riconosce l'importanza di possedere la materia attraverso dei dati, perché questa è un'esigenza più che mai sentita: anche in considerazione dell'avvento dell'intelligenza artificiale, c'è bisogno di avere una mole di dati per poterli elaborare e per poter capire se sia corretta la direzione in cui si sta andando.
Per quanto concerne, invece, il quadro di sintesi degli indicatori del mercato del lavoro, c'è da sottolineare che da una parte il tasso di occupazione e di disoccupazione hanno dei riscontri migliori rispetto a quelli che appartengono al resto d'Italia, però credo che ci sia in tutto questo comunque un dato che fa pensare: se è vero che il dato è migliore rispetto a quello del resto d'Italia, è anche vero che, frequentando il territorio e parlando con la gente, non si riscontra della grossa soddisfazione, quindi evidentemente c'è un problema di qualità del lavoro su cui bisogna fare dei focus di approfondimento, perché la maggioranza delle persone non si trova in una condizione di soddisfazione, sia sotto il profilo soggettivo, ma anche sotto quello economico del proprio lavoro; una gratificazione di cui, secondo me, va perseguito un miglioramento.
È interessante anche l'analisi che è stata condotta dall'Osservatorio economico sociale della Regione, dove vengono evidenziate le maggiori richieste di forza di lavoro in Valle d'Aosta a livello di comparto.
Quello che risulta evidente è che c'è una grossa necessità nella ristorazione, negli esercizi alberghieri -c'è personale non qualificato nei servizi di pulizia - e nei docenti di scuola primaria, pure nell'agricoltura e manutenzione del verde vi è personale non qualificato.
Risultano invece tendenzialmente in calo le richieste per attività professionali scientifiche e tecniche. Credo che questo sia un campanello d'allarme per la Valle d'Aosta, perché c'è una grande richiesta per lavori che non richiedono delle grosse doti competenziali, quindi sono anche dei lavori poco gratificanti per chi è chiamato poi a svolgerli.
Si legge anche in diverse parti del documento che c'è il rischio che il modello del lavoro valdostano scivoli verso una situazione caratterizzata da dequalificazione della forza di lavoro, questo è scritto in questa relazione e credo che sia un aspetto che non vada del tutto sottovalutato, perché desta preoccupazione.
Per quanto concerne invece il rafforzamento del settore delle attività produttive, che poi è la base per la creazione del lavoro, c'è da dire che nelle previsioni che ci sono nel modello che è stato predisposto da Prometeia, per il 2022-2027 viene data una crescita per l'Italia che è molto più alta rispetto a quella riconosciuta alla Valle d'Aosta, quindi abbiamo una Valle d'Aosta che non riesce a tenere, sotto questo profilo, il passo con le altre regioni.
Dicevo prima che uno degli argomenti interessanti di questo piano è anche il ragionamento che viene fatto sulla dinamica demografica, che è una dinamica regressiva in Valle d'Aosta più che in altre situazioni: c'è un incremento dell'indice di vecchiaia e di dipendenza strutturale che tende a consolidarsi, anche per il decrescere del tasso di natalità.
La dinamica demografica ha degli importanti effetti sulla forza lavoro, soprattutto quella giovanile, c'è una minore presenza di giovani, un invecchiamento della forza lavoro che, anche a seguito poi dell'impatto di contesto, determina delle conseguenze che si esplicitano con la difficoltà di reperimento della forza di lavoro giovane, una maggiore difficoltà della domanda e dell'offerta, che è resa ancora più difficoltosa in ragione dell'innovazione tecnologica, perché più le persone vanno avanti con gli anni più hanno difficoltà ad adeguarsi all'innovazione tecnologica.
Poi ci sono anche degli importanti fenomeni, soprattutto sul mondo giovanile post-pandemia, il fenomeno del light working, che sostanzialmente ha portato anche un approccio nuovo da parte dei giovani rispetto alle aspettative sul mondo del lavoro che vi erano in passato, perché viene sacrificato un poco di più il lavoro a vantaggio della salubrità e del tempo libero, quindi ci sono anche tutta una serie di aspetti motivazionali.
Poi c'è anche tutto il discorso che è stato fatto sul cambiamento climatico: un passaggio da un'economia caratterizzata dall'energia fossile a quella rinnovabile, ha delle grosse ripercussioni anche in Valle d'Aosta, soprattutto sull'agricoltura, sul comparto delle costruzioni, dei trasporti, dell'energia e del turismo: qui ci vuole dell'innovazione sulla quale bisogna sicuramente lavorare.
Com'è stato detto da qualcuno che è intervenuto poc'anzi, è importante non solo fare attenzione e dedicare la giusta considerazione al lavoro dipendente, ma anche al lavoro autonomo, e su questo abbiamo avuto modo anche di leggere degli articoli in tempi abbastanza recenti dove viene evidenziato che c'è la ricerca del posto fisso, soprattutto da parte dei giovani non c'è più una grossa attrattività dell'impresa.
Secondo me e, secondo noi, in Valle d'Aosta c'è una preoccupazione riguardo all'indebolimento del tessuto produttivo del comparto privato, c'è da lavorare soprattutto nel settore manifatturiero, perché non si può vivere solo ed esclusivamente di comparto turistico, perché offre delle opportunità di lavoro che sono povere rispetto a quelle di altri contesti. Ovviamente intendo a livello d'impatto economico e a livello di riconoscimento stipendiale per quanto concerne i lavoratori che sono impegnati.
Interessante è anche tutto il discorso dell'orientamento e della formazione che andranno, di fatto, rimodulati rispetto agli approcci passati.
Così come è di rilevante importanza, credo che sia da sottolineare, il concetto delle varie transizioni. La transizione, che è la parola chiave alla base di questo piano, è una transizione dal mondo educativo della scuola al mondo del lavoro, una transizione da un lavoro all'altro, dal mondo della disoccupazione a quello dell'occupazione, dal mondo dell'occupazione a quello dell'inattività, che può derivare dal fatto che bisogna prendersi cura dei propri cari che invecchiano, quindi non avere più delle disponibilità di tipo economico per poter affrontare le esigenze familiari.
Credo che il fatto di avere un approccio sulle transizioni e mettere al centro la persona non sia più una scelta, ma è il contesto che lo impone, non c'è più la cultura del posto fisso che c'era tanti anni fa, bisogna abituarsi ad affrontare un mondo che è in continua evoluzione.
Da qui ne discende anche l'importanza degli aspetti della conciliazione casa-lavoro, che vale sia per gli uomini sia, soprattutto, per il genere femminile.
Sicuramente è un piano che andrà declinato nella sua attuazione e per quanto concerne i dati che sono riferiti e gli allegati delle ultime pagine, dove si parla degli impegni finanziari che sono messi a disposizione, va rilevato che l'incidenza annua di questo piano è di circa 8 milioni e 300 mila euro sul 2025 e di 7 milioni e 400 mila euro per ciò che concerne il 2026.
A livello d'importi però c'è da evidenziare che su questi 8 milioni e 400 mila euro ci sono due voci che la fanno da padrone, perché ci sono contributi per assunzioni per 3 milioni e 700 mila e 2 milioni e mezzo di PIA, che sono i trasferimenti per progetti d'inclusione, che vengono girati agli enti locali. Sono 7 milioni e 200 mila per queste due voci, poi tutto il resto di quello che abbiamo narrato, che dovrebbe essere importante da sviluppare, avrà a disposizione, per quello che vediamo, la parte rimanente delle risorse sullo stanziamento previsto.
Sicuramente ci sarà un gran lavoro da fare per dare gambe a questi principi, ai principi che sono contenuti in questo piano, che sono dei principi condivisibili e che meriteranno di essere seguiti e affrontati con la dovuta attenzione, perché il risultato positivo della gestione di questo piano può essere un utile contributo al mercato del lavoro, ovvero dare gratificazione a tutti i lavoratori, quindi a tutta la forza attiva valdostana, a tutti coloro che si trovano nella fascia di età tra 15 e 64 anni; se invece il piano non dovesse funzionare, verranno accresciuti i problemi che vengono paventati nella parte introduttiva.
Per queste ragioni, guarderemo con attenzione l'evolvere della gestione e dichiariamo il nostro voto di astensione sul provvedimento.
Presidente - Si è prenotata la consigliera Erika Guichardaz, ne ha facoltà.
Guichardaz E. (PCP) - Come tutti i piani, anche questo piano contiene dichiarazioni di principio che non possono che essere condivisibili, in quanto toccano tutti gli aspetti connessi alle politiche del lavoro.
Il piano è complessivamente molto completo e l'analisi introduttiva sul mercato del lavoro è sicuramente fatta molto bene, ma bisogna vigilare, qualcuno l'ha già detto, sulla parte attuativa, perché non si fermi alle buone intenzioni.
Ormai i piani si assomigliano un po' tutti, perché non c'è un granché da inventare, è invece proprio su quegli aspetti attuativi, e più strettamente organizzativi, che si rischia di cadere.
Per esempio si parla di scalabilità delle singole misure prevista nel piano, che comporta, con il modificarsi delle esigenze, l'incremento e il variare d'intensità di aiuto; necessità di una grande flessibilità e di una continua valutazione e analisi che nei fatti, fino ad oggi, noi non abbiamo ritrovato. Insomma, richiederebbe un'organizzazione capace di muoversi rapidamente e in modo impeccabile. L'auspicio è che questo possa avvenire, ma attualmente questo non ce l'abbiamo.
Come dicevo, quindi sarà solo attraverso gli strumenti di monitoraggio qualitativo e quantitativo e di piani annuali d'intervento che si potranno monitorare le effettive misure e i relativi finanziamenti.
Il piano è stato analizzato nell'unica audizione con l'Assessore, che ha comunque dichiarato la piena condivisione del piano con i sindacati e con le associazioni di categoria che stanno all'interno del Consiglio politiche del lavoro, condivisione anche questa apprezzabile ma che, in qualche modo, visto che l'affrontiamo oggi come Consiglio regionale, ci impone di fare qualche riflessione.
Molti sono gli elementi positivi - l'attenzione al lavoro di qualità, l'indicazione dell'impatto del cambiamento climatico e il riflesso sull'economia e sul lavoro - che necessitano di modelli di produzione meno impattanti sull'ambiente, la sicurezza sul lavoro, lo sviluppo di modelli di economia circolare e il tentativo di attrarre dei talenti, ma alcuni principi declamati nel piano ci lasciano perplessi, ad esempio l'attenzione a tutte le forme di lavoro, (subordinato, autonomo, di libera professione), l'equo riconoscimento, stesso livello di necessaria attenzione, ma soprattutto quello che c'è nel punto A 1.4., ossia la valorizzazione e promozione della sindacalizzazione con le rappresentanze sindacali.
La Regione forse si dimentica di essere anche datore di lavoro e di avere il proprio comparto unico ancora senza rappresentanti dei lavoratori e rappresentanti dei lavoratori della sicurezza, nonostante le tante sollecitazioni sindacali.
Può promuovere la qualità del lavoro anche all'interno della stessa amministrazione regionale, non citiamo poi il ritardo, ad esempio, dell'ultimo rinnovo contrattuale del 2019-2021 e la rivalutazione dell'indennità di bilinguismo, mai affrontata.
A pag. 24 poi si parla di rafforzare l'apprendistato in tutte le sue tipologie, ma non viene detto come per quello di primo livello, ora presente solo negli IFP.
Sugli ITS ne ha già parlato anche il consigliere Aggravi; vista la recente riforma, qualcosa di più concreto nei possibili interventi ce lo aspettavamo.
Il sostegno a sperimentazioni, in collaborazione con l'Assessorato all'istruzione per l'accesso all'esame di Stato, presso gli istituti professionali della regione, dei giovani che hanno concluso i percorsi quadriennali dell'IFP; per i giovani forse poteva esserci qualcosa di più.
Sono presentati i dati amministrativi dell'istruzione nell'allegato 2, ma nell'allegato 1 invece sono indicati solo i servizi per il lavoro, senza, paradossalmente, i dati amministrativi, che forse aiuterebbero a valutare più compiutamente quella parte.
Il piano e la proporzione tra le azioni presentate accanto ai dati di tipo statistico della prima sezione: come dicevo, abbiamo apprezzato.
La cura della redazione del piano ha un valore soprattutto teorico ma la realtà, che vede la fuga delle intelligenze dalla Valle d'Aosta, a nostro avviso, qui trova poche risposte.
Le scuole, direttamente connesse poi con il mercato del lavoro valdostano: ricordiamo che l'École Hôtelière e l'Institut Agricole sono a numero chiuso; tutta l'istruzione professionale e la formazione professionale risultano in qualche modo marginali, a nostro modo di vedere, quindi forse continuerà il fenomeno di una domanda di lavoro che non trova un'adeguata offerta.
Il piano, a differenza della legge da poco approvata sulla formazione professionale, tratta ampiamente il tema dell'intelligenza artificiale, ma a noi sembra che faccia delle affermazioni su di essa un po' azzardate, tipo che ci saranno nuovi lavori; in realtà forse nel breve periodo, perché di questo parliamo, è utile per aumentare la produttività dei lavoratori esistenti. Tocca anche quest'aspetto, ma non dice nel concreto che tipo d'iniziative intenda finanziare e come assicurarsi docenti e corsi per l'uso dell'intelligenza artificiale nelle diverse mansioni.
Sulla carta quindi tutto funziona ma, nella pratica, come si intende declinarlo lo scopriremo a seguire.
A nostro avviso poi manca una prospettiva politica volta a costruire forme di stabilizzazione dei lavoratori stagionali attraverso diverse forme d'intervento: non troviamo riferimenti a ipotesi d'introduzione di salario minimo nel sistema degli appalti per attività svolte nel settore pubblico e rispetto al lavoro agile, che è una cosa di cui abbiamo letto oggi ampiamente sui giornali, ma di cui non abbiamo ancora visto il regolamento, anche su questo sarebbe interessante capire verso cosa stiamo andando, cioè si pensano anche a luoghi esterni all'abitazione, di coworking, servizi sociali anche, perché sappiamo bene che lavoro agile non vuol dire che uno in quel momento segue gli anziani o i bambini, ma semplicemente che il suo luogo di lavoro è un altro.
Possibilità anche di rispetto all'accesso alla mensa e soprattutto l'annoso problema della discrezionalità rispetto alla concessione dello smart working.
Come abbiamo letto, ma poi lo vedremo in quel regolamento, ci sono per forza alcuni settori che verranno esclusi, viste le loro particolarità, ma in questi è prevista una mobilità da parte del personale per far sì invece di poter accedere a settori che possano avere accesso a quell'importante strumento.
Insomma, a noi questo piano non convince così tanto però, come dicevo, saranno poi gli strumenti di monitoraggio e i piani annuali d'intervento che ci diranno se invece il piano ha delle basi solide e se effettivamente le misure relative a quei finanziamenti avranno il riscontro che, in qualche modo, tutti speriamo immagino.
Sotto questo punto di vista quindi noi ci asterremo rispetto a questo piano ma, come dicevo, ritroviamo comunque dei punti interessanti su cui bisognerà porre attenzione sul prosieguo.
Presidente - Ci sono altri interventi in discussione generale? Se non ci sono altri interventi, chiudo la discussione generale. La discussione generale è chiusa. Replica del Governo, assessore Bertschy ne ha facoltà.
Bertschy (UV) - Ringrazio tutti gli intervenuti, in particolare per aver sottolineato i tanti aspetti positivi del piano, ovviamente avendo fatto poi il proprio ruolo da forze di opposizione in Consiglio e andando a cercare di analizzare quelle parti che vi convincono meno. Nell'affrontare l'illustrazione, ho evitato, e continuerò a farlo, di raccontare tutto quello che è stato fatto nel dettaglio, perché questo piano non nasce dal nulla, ma nasce da una progettazione del precedente triennio che porta in dote tante iniziative che sono andate a colmare delle lacune che sicuramente si sono presentate nel passato, anche perché - ricordiamocene tutti - qui, come da altre parti, il Covid in una prima parte ha lasciato il segno, però alcune cose vanno evidenziate per ricordare che si parte da qualche cosa di molto concreto.
La parola ITS in Valle d'Aosta non esisteva fino alla precedente pianificazione 21-24. Noi abbiamo introdotto un voucher che ha permesso a tanti ragazzi di fare una nuova esperienza fuori dal territorio e abbiamo creato le condizioni perché questi ragazzi potessero poi portare qui le loro competenze acquisite.
Abbiamo sempre detto che un ITS o più ITS in Valle d'Aosta possono essere immaginati nella misura in cui possono essere sostenibili, perché se per quello che riguarda il campo della formazione professionale IeFP possiamo regolamentare l'ingresso, oggi siamo a classi da 12, in altri percorsi tutto questo diventa meno sostenibile, abbiamo bisogno di ragazzi per poterli mantenere. L'obiettivo è di formarne almeno uno in futuro e un ragionamento lo stiamo facendo con chi può essere utile per valore aggiunto anche per qualità delle iniziative che può mettere in campo; sicuramente in campo energetico possiamo dire la nostra, quindi l'obiettivo di lavoro nei prossimi tre anni è di capire se, attraverso la programmazione di un percorso come quello, potremo attirare i Valdostani e giovani non Valdostani a rendere sostenibile un percorso che poi è un percorso che ha necessità di essere sostenibile nel tempo, perché la programmazione sulla scuola, sull'istruzione e sulla formazione non è un corso di formazione che dura un anno, ma è modello che deve essere sostenibile nel tempo, quindi ha bisogno continuamente di nuovi ingressi.
Dicevo l'ITS è quindi una realtà, tante famiglie l'hanno apprezzata e l'hanno utilizzata, e questa realtà si accompagna a delle scelte importanti che abbiamo fatto in campo di formazione professionale.
I nostri percorsi sono diventati percorsi da tecnico, siamo passati dai 3 ai 4 anni, abbiamo dato la possibilità ai ragazzi di prepararsi, per quello che diceva il consigliere Aggravi: giustamente anche pensare di mettere in campo un'impresa, perché senza titoli poi certe professioni non si possono fare.
In questa direzione, quello che non esisteva in passato - i voucher per la formazione professionale e per le professioni regolamentate - ha dato l'opportunità a tanti giovani di sostenere dei percorsi per andare a ottenere una qualifica, che sia sportiva, come quella dei maestri di sci o delle guide, che sia di tipo sanitario, le OSS, le ASO e altre professioni che sono state sostenute da un sistema che prima non esisteva, e adesso si riparte da lì per migliorarlo ancora.
Sono quindi degli elementi concreti che permettono a questo piano - avendo dimostrato che le cose le mettiamo a terra, e appunto non siamo qui oggi a fare degli elenchi di tutte le iniziative che sono in corso - attraverso quegli obiettivi raggiunti di traguardare a nuovi obiettivi, mettendo al centro le persone e creando le condizioni perché le persone possano (e potranno) sempre essere sostenute, che siano giovani, che siano persone che vogliono cambiare lavoro, che siano persone che hanno necessità di nuovi modelli.
La stessa cosa va pensata in quelle attività che noi abbiamo immaginato di portare avanti attraverso la collaborazione con altri Assessorati.
Si è parlato molto di imprese e un dato di quest'anno è che il lavoro indipendente è tornato a crescere in Valle d'Aosta. I valori di quest'anno, lo troverete anche nell'illustrazione del DEFR, ci dicono che il lavoro indipendente è tornato a crescere.
La neoimpresa e la legge sull'imprenditoria giovanile hanno aiutato? Forse sì, sicuramente quei nuovi strumenti legislativi, - soprattutto quello della legge imprenditoria giovanile - hanno creato le condizioni perché chi ha interesse a provare a sfidare un po', attraverso un proprio progetto, un nuovo percorso nella vita viene sostenuto con un'attenzione particolare per certi settori.
Si racconta, si narra un po', nel parlare del piano, di un piano che non ha concretezza.
Il piano non potrà mai aver concretezza, sennò scriveremmo - e poi dopo quando lo faremmo avremmo difficoltà ad analizzarlo - un documento di mille pagine.
Il piano dà continuità a certe azioni, ne individua di nuove e inizia a fare un lavoro diverso su quei settori che hanno necessità di essere presi in carico.
I PAI, i Piani Attuativi Annuali, come abbiamo già detto, daranno la possibilità di vedere come concretizzeremo queste azioni. Queste azioni hanno convinto gli attori del mondo del lavoro, il Consiglio politiche del lavoro, che siamo sulla buona strada non per risolvere ogni problema o dire che la Valle d'Aosta è diversa dagli altri territori, che non c'è un problema di competenze, di attrattività, di calo demografico e di cambiamento climatico, ci mancherebbe che ci vantassimo di questo, ma che la Valle d'Aosta è inserita in un contesto nazionale, europeo e mondiale e che vive i problemi che in questo momento vive il mondo del lavoro.
Noi dobbiamo trovare attraverso nostre iniziative delle risposte a tutto questo - se non ci vantiamo mai dei nostri dati occupazionali, ma in passato qualche volta ci sono stati portati in evidenza quelli di altri territori - e oggi forse dirci che in campo di lavoro femminile e anche riguardo al lavoro dei giovani i dati sull'occupazione sono dati di grande livello sul contesto nazionale, pertanto io direi che ogni tanto bisogna anche dirci che le cose vanno bene e prepararci a tutti quei momenti in cui le cose magari andranno meno bene con un'organizzazione e una rete che ci permetta di prendere in carico i bisogni delle persone.
L'Amministrazione non può fare tutto da sola, al di là di chi rappresenta oggi il Governo e gli Assessorati. L'Amministrazione ha bisogno di creare un contesto favorevole e di lavorare insieme agli altri ed è quello che noi chiediamo di fare agli altri con i documenti di programmazione.
Se le imprese non trovano il modo di cambiare un po' l'atteggiamento nell'assunzione di responsabilità sulla formazione delle persone, quelle imprese faranno più fatica, lo sanno e lo evidenziano. Altre imprese, invece, stanno facendo evidentemente passi in avanti in questa direzione, in un contesto - lo ricordava il consigliere Aggravi - dove abbiamo un mondo del lavoro che è fatto di tante piccole imprese che hanno necessità, quantomeno per alcune azioni importanti, di fare le cose insieme, perché fare le cose insieme aiuta a crescere e aiuta ad affrontare con maggiore robustezza i percorsi e le sfide che si presentano.
Da parte nostra il piano politiche del lavoro ci mette nella condizione di dare continuità a un'azione che riteniamo che sia stata importante in questo triennio, facendo attenzione a non leggere il documento considerando che sono o solo o sono troppi, perché dipende dalle volte, 8 milioni all'anno; ma è comprensibile. A queste risorse vanno aggiunte in questo momento le risorse del PNRR, mentre GOL, è un progetto completamente finanziato dal programma europeo al quale aderiamo con tutte le altre Regioni - e noi non andiamo ad inserire con le risorse regionali la progettualità che è finanziata con questi programmi - e poi ci sono tutti i fondi strutturali.
Oltre che alle azioni che già finanziamo adesso con il fondo sociale, che quindi vanno aggiunte queste risorse, il fondo sociale sta diventando e diventerà sempre di più utile sia per subentrare a una parte d'interventi che andranno anche, per certi versi, a ridurre un po' la spesa corrente sul bilancio regionale e sia per, magari, utilizzare queste risorse per nuove azioni.
Ripeto, vi ringrazio per tutte le parti positive che avete portato nei vostri interventi e raccolgo le osservazioni come una critica costruttiva a migliorare ancora, c'è una progettualità che permette alle strutture di lavorare, che permette a chi è intorno a noi di lavorare con noi e che permette alla comunità lavorativa valdostana di avere una visione su come vogliamo lavorare insieme nel futuro.
Ovviamente poi ognuno deve fare la propria parte, essere molto concreto e determinato nel raggiungere gli obiettivi che sono, per certi versi, molto, molto sfidanti.
Io concludo facendo gli auguri a tutte le nonne e tutti i nonni valdostani, oggi è la festa dei nonni.
Presidente - Ci sono altri interventi? Dichiarazioni di voto? Si è prenotato il consigliere Padovani per dichiarazione di voto.
Padovani (FP-PD) - Intervengo in dichiarazione di voto, avendo ascoltato il dibattito in discussione generale.
Io penso che il piano regionale di politiche del lavoro, nelle sue premesse, affronti compiutamente e giustamente tre grandi temi che caratterizzano il nostro tempo, ovvero una vera e propria rivoluzione digitale, dettata dall'intelligenza artificiale, che avrà sicuramente degli effetti sul mondo del lavoro che andranno osservati e guidati, nonché la crisi climatica e la crisi demografica, crisi che stanno mordendo anche il nostro territorio e che dovremo combattere con politiche che ne invertano gli effetti.
Questo piano è un piano che nasce da altri documenti che quest'amministrazione e questa maggioranza hanno approvato, tra i quali l'alleanza per un lavoro di qualità, che è stato sempre elaborato nel Consiglio delle politiche per il lavoro, che qui oggi voglio salutare e ringraziare e del quale mi onoro di fare parte.
L'alleanza per il lavoro di qualità dettava alcuni principi che dovevano dare un volto al mercato del lavoro della Valle d'Aosta, un lavoro che fosse di qualità, giusto, dignitoso e inclusivo.
Questo piano dà gambe, o vuole dare gambe, a quei principi, mettendo a terra quelle politiche necessarie a far sì che il nostro mercato del lavoro sia più attrattivo, a far sì che le retribuzioni nel nostro mercato del lavoro siano più eque e dignitose per le lavoratrici e per i lavoratori, per far sì che le politiche di conciliazione di vita e lavoro, che oggi sono uno dei grandi temi delle politiche del lavoro, diventino anche qui politiche concrete e che aiutino soprattutto le lavoratrici, ma anche i lavoratori, a conciliare vita e lavoro, e lo dico - fatemi fare una battuta - nel giorno della festa dei nonni che, a oggi, ahimè o per fortuna, questo non lo so, sono un grande strumento di conciliazione vita e lavoro, e lo dico per esperienza.
Politiche atte all'inclusione delle persone con disabilità, sulle quali già si sta facendo molto ma che ancora molto si può fare, di inclusione anche per le persone migranti, che sono tra le categorie disagiate perché evidentemente hanno problemi, almeno quando arrivano, con la lingua e hanno un vissuto che le accompagna che noi probabilmente non possiamo neanche immaginare e che per questo le lascia in quella categoria.
Politiche affinché i nostri giovani che studiano e che escono dalle nostre scuole e dalla nostra Università - proprio qualche giorno fa abbiamo inaugurato il nuovo Polo universitario in quella che era una Caserma, che io trovo un messaggio potentissimo di questi tempi - e anche quelli che vengono chiamati Neet (che non cercano lavoro e che hanno smesso di studiare) trovino un futuro; quelle politiche per la parità di genere, che sia parità salariale o parità di carriera, e quelle politiche per garantire la sicurezza sul mondo del lavoro, affinché la Valle d'Aosta faccia la sua parte per combattere quella strage quotidiana che in Italia si ha sul mondo del lavoro.
Un provvedimento quindi a favore delle lavoratrici e dei lavoratori, e mi avvio a concludere, in aperta controtendenza alle politiche sul lavoro del Governo nazionale, guidato da una maggioranza di destra, centro destra che, proprio qualche giorno fa, ha depositato alla Camera un disegno di legge che aumenta la precarietà e riduce le tutele per lavoratrici e lavoratori e che zittisce quelli che vorranno protestare anche per questo provvedimento con un decreto che loro chiamano "sicurezza" e che io chiamo "Decreto repressione del dissenso", anche del dissenso delle lavoratrici e dei lavoratori.
Ovviamente voterò a favore di questo provvedimento.
Presidente - Altre dichiarazioni di voto? Non vedo richieste, mettiamo in votazione l'atto più l'allegato, il piano allegato. La votazione è aperta. La votazione è chiusa.
Presenti: 35
Votanti: 24
Favorevoli: 24
Astenuti: 11 (Baccega, Distort, Foudraz, Ganis, Guichardaz Erika, Lavy, Manfrin, Marquis, Minelli, Perron e Sammaritani).
L'atto è approvato.