Compte rendu complet du débat du Conseil régional. Les documents ci-joints sont disponibles sur le lien "iter atto".

Objet du Conseil n. 3357 du 6 mars 2024 - Resoconto

OGGETTO N. 3357/XVI - Inizio della discussione generale sull'approvazione del Piano Energetico Ambientale Regionale della Valle d'Aosta al 2030 (PEAR VDA 2030), ai sensi della legge regionale 25 maggio 2015, n. 13.

Bertin (Presidente) - Sono stati presentati su questo oggetto quattro emendamenti del gruppo PCP, sei ordini del giorno del gruppo RV e quattro ordini del giorno del gruppo della Lega. Per illustrare il piano, ha chiesto la parola l'assessore Bertschy, ne ha facoltà.

Bertschy (AV-VdA Unie) - Il piano energetico ambientale regionale costituisce lo strumento di pianificazione energetica a livello regionale. L'obbligo di redazione del piano energetico ambientale regionale da parte di Regioni e Province autonome è stato introdotto a livello normativo dalla legge 10/1991 ed è richiamato a livello regionale dalla legge 13/2015. Il PEAR rientra tra i piani e i programmi che possono avere effetti significativi sull'ambiente, sul patrimonio culturale ed è quindi soggetto a valutazione ambientale strategica, la procedura di VAS metodologicamente e proceduralmente integrata nell'iter di costruzione del PEAR è dunque funzionale al perseguimento della sostenibilità ambientale attraverso l'individuazione, la descrizione e la valutazione degli effetti significativi che le azioni di piano potrebbero avere sull'ambiente, sull'uomo, sul patrimonio culturale e su quello paesaggistico, nonché proponendo eventuali misure di mitigazione ove necessario.

La pianificazione ha durata decennale. Il primo PEAR della Valle d'Aosta è stato approvato dal Consiglio regionale nel 1998, il secondo nel 2003, il terzo nel 2014 ed è stato relativo al periodo 2011-2020, quindi la presente proposta costituisce il quarto PEAR e il periodo di pianificazione arriva al 2030, per questo l'abbiamo denominato PEAR VDA 2030.

La costruzione del PEAR VDA 2030 si inserisce in un ampio articolato contesto di piani e strategie a livello internazionale, europeo e nazionale, a cui sono dedicati una parte consistente dei capitoli iniziali del documento e dai quadri discendono a cascata le pianificazioni a livello nazionale regionale. Ne ricordiamo alcuni, a livello internazionale l'Agenda 2030 delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile, l'accordo di Parigi del 2015, la legge europea sul clima del 2021. In parallelo agli sforzi volti alla mitigazione dei cambiamenti climatici è emersa la necessità di adattamento agli stessi attraverso lo sviluppo di sistemi resilienti e il miglioramento delle capacità di prevedere e gestire i cambiamenti in corso. Per far fronte a questi sfidanti obiettivi, sono stati attivati fondi specifici di finanziamento gestiti direttamente dalla Commissione europea attraverso programmi tematici orientati alla crescita, all'occupazione, allo sviluppo rurale, alla cooperazione, alla ricerca e all'innovazione, che trovano copertura nel piano nazionale di ripresa e resilienza, nelle missioni M2 "Rivoluzione Verde e Transizione ecologica", M3 "Infrastrutture per una mobilità sostenibile" e rivestono complessivamente un ruolo preponderante. In tale contesto a livello nazionale è stato predisposto il Piano Nazionale Integrato per l'Energia e per il Clima (il PNIEC), aggiornato a giugno del 2023 e attualmente in fase di procedura VAS, che costituisce lo strumento di indirizzo e pianificazione energetica a livello nazionale. A livello regionale ricordiamo la Road map per una Valle d'Aosta fossil fuel free al 2040, le Linee guida per la decarbonizzazione approvata nel 2021 che si è posta l'obiettivo di riduzione delle emissioni di gas climalteranti al 2040 del 75% rispetto ai valori del 2017 e, sempre nel 2021, la Strategia regionale di adattamento ai cambiamenti climatici, infine nel 2023 la Strategia regionale di sviluppo sostenibile. Sono tutti strumenti ai quali si ispira e con i quali si raccorda il PEAR VDA 2030.

Passiamo a una rapida analisi del sistema energetico regionale che ha costituito una base fondamentale di informazioni per la redazione del PEAR VDA 2030 e che utilizza dei bilanci energetici regionali aggiornati al 2019 che forniscono informazioni sui flussi energetici del territorio, ovvero produzioni, importazioni, esportazioni, trasformazioni e consumi suddivisi per vettori e per differenti settori di utilizzo. Il sistema energetico valdostano è caratterizzato da alcune peculiarità che lo rendono unico nel panorama nazionale. Al 2019 la produzione complessiva è pari a circa 3.514 Gigawatt/ora costituita per il 100% da fonti energetiche rinnovabili, di cui il 90,7% derivante da fonti energetiche rinnovabili elettriche e il restante 9,3% da fonti energetiche rinnovabili termiche, quali la biomassa, il solare termico, la quota rinnovabile delle pompe di calore e il biogas. Una quota importante di energia elettrica viene esportata, circa il 63%, in quanto mediamente solo il 37% dell'energia elettrica prodotta viene consumata sul territorio regionale.

Nonostante l'elevata produzione locale di energia da fonti energetiche rinnovabili, il territorio regionale ha comunque la necessità di ricorrere all'importazione per poter soddisfare i propri fabbisogni energetici, circa 3.807 Gigawatt/ora al 2019. Vengono importati i prodotti petroliferi, il gasolio per il 41%, la benzina all'8%, il GPL al 6% e gas naturale 26%, ma anche energia elettrica al 12%, e biomassa al 7%. L'importazione di energia elettrica, anche se la Valle d'Aosta ne produce complessivamente più di quanta ne consumi, si rende necessaria sia per esigenze della rete elettrica, sia perché in determinati periodi dell'anno in specifiche aree del territorio non si presenta una contestualità tra utilizzo e produzione.

I consumi finali lordi, 4.796 Gigawatt/ora al 2019, sono coperti per circa 63% da fonti energetiche non rinnovabili e per il 37% da fonti energetiche rinnovabili. Nello specifico sono costituiti per il 44% da prodotti petroliferi, gasolio, GPL e benzine; 17% da gas naturale; 25% dall'energia elettrica; 11% da fonti energetiche rinnovabili e 3% calore della centrale di teleriscaldamento. I consumi finali netti per settori: 4.515 Gigawatt/ora sono imputabili per il 50% al settore civile, residenziale terziario, per il 24% all'industria e all'agricoltura e per il 26% ai trasporti. I consumi hanno generato al 2017 circa 873.078 tonnellate di CO2, equivalenti in immissioni di gas climalteranti.

La costruzione del PEAR VDA 2030 è partita dall'analisi dell'ampio contesto energetico a livello internazionale, europeo e nazionale, a cui sono dedicati una parte consistente, come dicevamo in premessa, dei capitoli iniziali del piano. Come anticipato, il PEAR VdA 2030 ha tenuto conto nella sua definizione dell'obiettivo che la Valle d'Aosta si è posta con la Road map fossil fuel free e non può prescindere da una complessa architettura di piani, programmi e strategie che concorrono in modo coordinato e omogeneo allo sviluppo sostenibile di territori come delineati dall'Agenda 2030.

Lo sviluppo del documento di piano, di cui è responsabile il nostro Assessorato, l'Assessorato dello sviluppo economico, formazione e lavoro, trasporti e mobilità sostenibile, è stato seguito dalla struttura regionale competente insieme al COA, Energia di Finaosta, in collaborazione con l'Energy Centre del Politecnico di Torino, che, oltre a fornire supporto per l'elaborazione degli scenari energetici e delle ricadute ambientali a esso correlate, ha effettuato approfondimenti su specifiche tematiche quali l'utilizzo del vettore idrogeno e la sua applicabilità su territori alpini, come la Valle d'Aosta, come da specifico documento legato al piano.

La costruzione del PEAR VDA 2030, che per sua natura è trasversale a diversi settori, per i quali funge da documento strategico e di indirizzo, ha comportato numerosi confronti con le varie strutture regionali competenti su specifiche tematiche a esso correlate, oltre che con i principali portatori di interesse locali per coordinare e condividere azioni e obiettivi. Tali confronti sono avvenuti sia a livello formale nella procedura di VAS, sia a livello informale, nelle varie fasi di costruzione e documento di piano e di tutta la documentazione richiesta nell'ambito della VAS, a partire dall'estate 2021 fino all'estate 2023.

Un nuovo approccio rispetto al passato è stato seguito nella costruzione del piano, finalizzato a rendere il documento oggetto di richiami e correlazioni in tutte le sue parti attraverso collegamenti ipertestuali, attraverso un completo elenco delle definizioni e degli acronimi in esso contenuti, nonché attraverso la redazione di documenti riassuntivi che potessero consentire una più immediata percezione e lettura dei principali elementi che lo costituiscono anche per un pubblico meno tecnico ed esperto del settore, rinviando per approfondimenti più dettagliati ai documenti complessivi necessari e obbligatori in quanto previsti dalle stesse procedure di valutazione ambientale e strategica alla quale il PEAR deve essere obbligatoriamente assoggettato.

Abbiamo fatto, nel periodo di pubblicazione della VAS, degli incontri pubblici, lo richiameremo più tardi e si è trattato del primo passo di un percorso di condivisione e di diffusione dei principi e degli obiettivi del PEAR con il territorio, che per la prima volta dal 1998 ad oggi è diventato parte integrante del piano stesso e si svilupperà per tutta la sua durata.

Dal punto di vista prettamente tecnico, per la costruzione delle PEAR VDA 2030, è stato definito uno scenario libero, ovvero la probabile evoluzione del sistema energetico regionale sulla base dei trend registrati con le politiche energetiche esistenti, che costituisce lo scenario di riferimento della pianificazione energetica. Sono stati individuati in seguito due scenari denominati "Scenario moderato" e "Scenario accelerato" che, in funzione a degli obiettivi da raggiungere al 2030 e a partire dall'analisi di ricaduta ambientale, hanno condotto alla definizione dello scenario di piano vero e proprio.

Ripercorro rapidamente il percorso di costruzione del PEAR: il processo è stato avviato a fine 2020 attraverso la redazione della relazione metodologica preliminare, a ottobre 2021 ha preso formalmente avvio la procedura ambientale strategica del PEAR VDA 2030 attraverso la relazione metodologica preliminare della struttura competente del Dipartimento Ambiente, che a novembre 2021 ha trasmesso il proprio parere con riportate le osservazioni e i contributi alla relazione metodologica preliminare da parte dei soggetti competenti in materia territoriale, che non sto ad elencare, ma sono tutti i soggetti che hanno contribuito alla realizzazione della fase di confronto del piano. Le osservazioni che sono pervenute da parte di questi enti sono state tenute in considerazione per l'elaborazione degli scenari energetici e le analisi delle relative ricadute ambientali da inserire nella documentazione del PEAR VDA 2030. A gennaio 2022 è stato presentato in IV Commissione consiliare il monitoraggio del PEAR del 2019, che avrebbe costituito le basi per la costruzione del nuovo PEAR e sono state riportate le linee di indirizzo del nuovo PEAR con obiettivi, scenari e principali assi di riferimento con la finalità di aggiornare sul lavoro in corso. Da gennaio 2022 ad aprile 2023 è stata elaborata la ricca e articolata documentazione che compone il PEAR predisposta secondo quanto richiesto dalla normativa in materia di VAS. Fra i vari elementi che secondo tale normativa costituiscono parte integrante dei documenti di piano ricordiamo uno dei principali, ovvero il rapporto ambientale che accompagna l'intero processo di elaborazione e approvazione dando evidenza dell'integrazione dei fattori ambientali e del processo decisionale, descrivendo in quale modo si è tenuto conto degli effetti sull'ambiente delle azioni previste. La Giunta regionale ha preso atto con propria deliberazione dell'avvio della procedura di valutazione ambientale strategica del PEAR, che attraverso la pubblicazione sul BUR della proposta di PEAR VDA 2030 e di tutta la documentazione di VAS, ha dato l'avvio ai 45 giorni di consultazione pubblica della documentazione. Proprio in questa fase, nel maggio 2023 abbiamo dato la possibilità a tutti i cittadini, imprese e a tutti coloro che hanno voluto interessarsi a questa fase di pubblicazione di incontrare le strutture dell'Assessorato e del COA Energia con quattro incontri pubblici sul territorio ad Aosta, Pont-Saint-Martin, Châtillon e Pré-Saint-Didier che ci hanno permesso di presentare in maniera semplificata gli obiettivi del piano. Le Commissioni consiliari III e IV sono state anch'esse coinvolte nello stesso mese con la presentazione dell'inquadramento energetico del territorio regionale e degli obiettivi quantitativi e qualitativi, oltre che delle azioni ipotizzate del PEAR. Al termine della consultazione pubblica è stato formulato il parere motivato da parte della struttura competente, a partire da tutte le osservazioni pervenute nella fase di concertazione pubblica da parte di soggetti con competenze territoriali e ambientali, dieci soggetti, e da parte di soggetti terzi, che sono nel numero di cinque.

Il parere motivato ha dato esito positivo e ricorda che non sono stati evidenziati nelle osservazioni pervenute rilevanti elementi di incoerenza o di incompatibilità rispetto ai settori di competenza e con la pianificazione regionale e che nel complesso non sono stati rilevati effetti negativi significativi derivanti dall'attuazione delle azioni di piano indicati tali da rendere l'attuazione al PEAR VDA 2030 complessivamente non compatibile con l'ambiente. Il parere motivato rimanda alla dichiarazione di sintesi, il documento conclusivo che la procedura di VAS prevede venga redatto per procedere alla presentazione al Consiglio regionale la proposta di piano e che contiene l'analisi, da parte della struttura proponente, di tutte le osservazioni pervenute e l'indicazione di eventuali integrazioni e modifiche dei documenti di piano. La Giunta ha quindi provveduto a trasmettere la proposta di PEAR VDA 2030 e tutta la documentazione di VAS al Consiglio regionale per la sua discussione.

Il piano PEAR VDA 2030 indica tre obiettivi quantitativi di qui al 2030: il primo è l'obiettivo efficienza energetica, che si propone appunto di ridurre i consumi finali netti del 12% al 2030 rispetto ai valori del 2019; il secondo è l'obiettivo d'incremento della produzione da FER e l'incremento che si propone di raggiungere è la produzione del 12% in più di FER di qui al 2030 rispetto ai valori del 2019 attraverso la nuova installazione sia di FER termine, sia di FER elettriche; il terzo obiettivo è di riduzione delle emissioni dei gas climalteranti.

Il PEAR VDA 2030 costituisce un traguardo intermedio rispetto agli obiettivi di decarbonizzazione di progressivo abbandono dei combustibili fossili che la Valle d'Aosta si è posta al 2040. L'impatto del settore energetico principalmente correlato all'uso di combustibili fossili è predominante sul totale del quadro emissivo regionale ed è responsabile del 78% delle emissioni complessive rilevate al 2017. Rispetto pertanto a tali missioni, l'obiettivo è ottenere al 2030 una riduzione del 34%. Il raggiungimento di tali obiettivi e quantitativi andrà perseguito attraverso un mix di azioni che includono alcuni driver di sviluppo qualitativi più volte richiamati nel piano che possiamo ricordare brevemente: il primo di questi è la sostenibilità, ovvero la transizione energetica non deve essere vista come fine a sé stessa, ma rientra in un ampio concetto di transizione ecologica di sviluppo sostenibile da declinare su scala locale. Occorre pertanto valutare le forti interconnessioni del sistema energetico con la sfera ambientale, economica e sociale, introducendo modelli di crescita più sostenibili e applicando nello sviluppo delle azioni il concetto di economia circolare. Vi è poi il concetto di resilienza, è importante un adattamento ai cambiamenti climatici attraverso lo sviluppo di sistemi resilienti, migliorando la capacità di prevedere e gestire i cambiamenti in corso. Occorre poi parlare di sfida globale e accelerazione verso il 2040 in quanto la pianificazione energetica regionale risente e beneficia di strategie e misure a livello sovraregionale, benché siamo di fronte a sfide globali di cui la Valle d'Aosta deve dare una risposta locale, basata sulla specificità del proprio territorio, tenendo in considerazione gli sviluppi del sistema energetico a scala internazionale, europea e nazionale, nonché i fondi a esso destinati. Non dimentichiamo poi il concetto già accennato di trasversalità, cioè il PEAR non si sostituisce alle singole pianificazioni di settore, ma vuole indicare nei diversi ambiti d'intervento il contributo necessario da parte di tale settore per il raggiungimento degli obiettivi delineati. Un altro tema importante è quello dell'elettrificazione, poiché la progressiva transizione dei consumi termici verso il vettore elettrico, trainata dalla diffusione delle pompe di calore e dalla mobilità elettrica, può rappresentare un elemento rilevante nell'attuazione del PEAR. In tale ottica potrà essere valorizzato l'asse strategico costituito dal comparto idroelettrico e dalle nuove FER installate, in grado di coprire la progressiva elettrificazione dei consumi.

Si parla anche di autosufficienza energetica dal momento che lo sviluppo della generazione distribuita e l'elettrificazione dei consumi devono essere accompagnati da misure volte a migliorare la contestualità tra produzione e utilizzo, al fine di tendere a una maggiore autosufficienza energetica del territorio. In tale ottica un ruolo rilevante potrà essere svolto dalle nuove configurazioni di autoconsumo collettivo e dalle nascenti comunità di energia rinnovabile, prima importante azione che verrà sviluppata immediatamente a valle dell'approvazione di questo piano. Per proseguire poi con la ricerca e l'innovazione, che costituiscono un elemento chiave per creare sul territorio competenze e conoscenze, in particolare verso quei settori dove è difficile ridurre i consumi, oltre che per sviluppare un nuovo tessuto economico in linea con le mutate esigenze del mercato che verranno.

Il nuovo PEAR VDA 2030, oltre agli obiettivi quantitativi, pone anche particolare attenzione su reti e infrastrutture, che rappresentano un elemento cardine del processo di transizione energetica in quanto il loro sviluppo è una condizione abilitante per il processo di decarbonizzazione dell'economia, prendendo in considerazione le reti direttamente a servizio della transizione energetica. Quali: le reti elettriche, che devono far fronte sia ai maggiori carichi derivanti dalla progressiva elettrificazione dei consumi termici, sia alla crescente penetrazione delle fonti energetiche rinnovabili non programmabili e decentralizzate, le reti di ricarica dei veicoli elettrici, necessari alla diffusione della mobilità elettrica, le reti del gas naturale, che in una visione di più lungo periodo potranno veicolare progressivamente quote crescenti di gas di origine non fossile quali il biometano o l'idrogeno, infine le reti di teleriscaldamento che consentono l'allaccio e la conversione di impianti termici alimentati da prodotti petroliferi generando maggiore efficienza energetica. Sono anche comunque state considerate, anche se non direttamente correlate al settore energetico, le reti che hanno un ruolo importante per la transizione energetica, come le reti digitali e la rete risorsa idrica.

Un driver di fondamentale importanza è il driver che riguarda il coinvolgimento delle persone. Lo abbiamo inserito in maniera forte sottolineando la differenza che le persone potranno avere nello sviluppo delle azioni del piano rispetto al passato, soprattutto l'approccio diverso che la politica e le strutture tecniche dovranno avere nei confronti delle persone. Abbiamo provato in quei primi quattro incontri a dare un primo segnale ma sarà fondamentale, a piano approvato, continuare a lavorare insieme alle persone nei vari ruoli che poi ognuno di noi da cittadino rappresenta, da amministratore, da responsabile d'impresa, da dipendente delle nostre imprese, della Pubblica Amministrazione, per i giovani, per i ragazzi, però sarà fondamentale spiegare alla comunità e alle persone appunto che ognuno di noi dovrà giocare un ruolo per cercare di raggiungere questi risultati. Non è lavorando e pianificando la strategia che potremo raggiungere obiettivi, ma lo potremo fare se saremo capaci di coinvolgere e di spiegare le nostre azioni, di renderle credibili e di rendere capace la comunità di seguirle.

La Pubblica Amministrazione gioca un ruolo chiave come esempio e punto di partenza della transizione energetica ed è importante che la scala della pianificazione energetica si esplichi sia a livello regionale, attraverso questo PEAR, sia a livello locale con la costruzione dei PAESC che sono importanti per creare un coinvolgimento attivo della cittadinanza guidato dagli Enti locali.

Le sfide del PEAR sono tante, sono sicuramente obiettivi sfidanti in quanto c'è una necessità di imprimere una forte accelerazione al settore energia attraverso un vero e proprio cambio di paradigma, convogliando investimenti pubblici e privati verso un obiettivo comune di transizione energetica.

Il piano deve inoltre contribuire al raggiungimento dell'obiettivo nazionale di sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili, ancora in fase di definizione, previsto dal decreto legislativo 199/2021, che potrebbe prevedere obiettivi ancora più sfidanti rispetto a quelli indicati e per i quali potremmo dover prevedere revisioni del documento prima della naturale scadenza decennale dello stesso.

Per quanto il ruolo della Regione sia fondamentale e le azioni da intraprendere rapidamente ed efficacemente siano molte, ritengo tuttavia opportuno sottolineare come l'effettivo raggiungimento dell'obiettivo al 2040 non possa dipendere solo dalle azioni che, come Regione, vorremmo sostenere e condividere con i cittadini, ma sarà correlato anche da una serie di fattori esterni come le azioni messe in campo a livello nazionale per raggiungere la neutralità carbonica al 2050, il grado di decarbonizzazione raggiunto dalla rete di gas metano al 2040 attraverso la miscelazione di biometano e idrogeno, la capacità di sviluppare in tempi rapidi nuove infrastrutture energetiche e filiere logistiche necessarie a sostenere l'introduzione di nuovi vettori idrogeno e ammodernare o ripotenziare quelli esistenti nel caso delle reti elettriche, la capacità di adattare le tecnologie a degli usi finali attraverso l'efficientamento energetico, l'utilizzo di combustibili neutrali o verdi attraverso anche il recupero o la circolarità dei materiali e delle materie prime impiegate nei processi produttivi e negli usi finali.

La Valle d'Aosta si trova pertanto di fronte a una sfida enorme e la buona riuscita dipenderà dalla capacità di creare sinergie, richiede uno sforzo importante di pianificazione, autorizzazione e realizzazione degli investimenti. La sfida ambientale potrà essere in ogni caso uno straordinario volano per l'economia, l'occupazione, l'innovazione tecnologica e uno sviluppo pienamente sostenibile e autosufficiente.

Gli obiettivi di riduzione delle emissioni climalteranti tra il 2030 e il 2040 potranno essere quindi raggiunti unicamente attraverso contributi a tutti i livelli e se verranno messe in campo azioni che comportano crescita economica, resilienza ambientale al cambiamento climatico e soddisfazione sociale.

Data la complessità delle azioni da porre in essere e la trasversalità delle tematiche trattate, per dare applicazione alla transizione energetica, nonché la numerosità e l'eterogeneità dei soggetti coinvolti, si ritiene strategico rafforzare la regia e il coordinamento sulle diverse tematiche, per utilizzare in modo efficiente le risorse e garantire l'efficacia delle misure. In particolare si ritiene fondamentale avviare prontamente un tavolo di lavoro interassessorile volto a definire periodicamente un piano di azione che consenta di identificare le priorità d'intervento, le necessità di aggiornamento della legislazione regionale e la possibilità di implementare nuove misure, quantificando i fondi pubblici necessari per mettere in atto le azioni di piano, attingendo laddove possibile anche forme di finanziamento previste a livello nazionale ed europeo; coordinare le azioni previste negli specifici piani settoriali, aventi una ricaduta sui consumi energetici e lo sviluppo delle FER, monitorandone l'andamento; verificare, sulla base del monitoraggio del PEAR VDA 2030, il raggiungimento degli obiettivi prefissati. Parallelamente si procederà all'istituzione di tavoli di lavoro su specifiche tematiche energetiche, coinvolgendo, oltre alle strutture regionali e agli Enti locali, i principali stakeholder regionali, finalizzati a un confronto in merito all'andamento al sistema energetico e all'avanzamento delle azioni del PEAR; all'impatto delle stesse sul sistema socio-economico regionale, alla ricerca di sinergie, collaborazione e coordinamento con altri piani e strategie del territorio. Tali gruppi di lavoro risultano fondamentali per l'azione del PEAR VDA 2030 per dialogare anche con gli osservatori previsti a livello nazionale.

Il periodo di pianificazione al 2030 deve quindi porre le basi anche infrastrutturali per permettere un'ulteriore successiva accelerazione nel decennio seguente.

Tra le prime azioni già avviate in corso, che dovranno concretizzarsi nel corso del 2024, vi sono senza dubbio quelle in tema di CER, come ho detto, e quelle relative all'efficientamento energetico e lo sviluppo delle FER attraverso l'avvio delle misure previste nell'ambito della programmazione FESR 2021-2027, ma anche con il coinvolgimento delle strutture responsabili di azioni afferenti ad altri piani ma aventi ricadute sul PEAR, che saranno analizzate e pianificate nell'ambito del tavolo di prossima costituzione.

Ci attende dunque un lavoro intenso, che dovrà tenere il passo con la rapida evoluzione della normativa del settore, coinvolgere imprese, cittadini, Pubblica Amministrazione, per uno sviluppo del nostro territorio più sostenibile e condiviso.

In conclusione ringrazio tutti voi colleghi per l'attenzione, per il lavoro che abbiamo potuto fare insieme nelle Commissioni III e IV, per il lavoro che faremo oggi e credo di portare il ringraziamento di tutto il Consiglio alle Strutture dell'energia coordinate da Tamara Cappellari e alle strutture del COA di Finaosta per il grande lavoro che hanno fatto di preparazione di questo piano. Un ringraziamento ancora ai colleghi di Commissioni III e IV per aver permesso l'analisi dei documenti proposti e a disposizione per un confronto durante le prossime ore su quest'importante pianificazione.

Presidente - Ha chiesto la parola il consigliere Cretier, ne ha facoltà.

Cretier (FP-PD) - Un breve intervento vista la relazione che ha fatto l'Assessore molto precisa, puntuale e ha dato un bel po' di informazioni.

Anch'io ringrazio gli uffici perché nelle audizioni ci hanno chiarito, anche successivamente alle nostre richieste, e hanno portato documentazione per capire e comprendere quest'importante piano energetico che deve essere approvato. Un documento di pianificazione importante e soprattutto un obbligo dettato da legge nazionali e da leggi regionali. Era necessario un aggiornamento periodico ed è soggetto alla VAS per i suoi effetti importanti sull'ambiente, per dire semplicemente a chi ci ascolta che è funzionale la sostenibilità ipotizzando anche gli effetti proponendo delle mitigazioni, valutate anche con misure di monitoraggio per il controllo e il raggiungimento degli obiettivi, e il passaggio più importante è la valutazione degli effetti futuri, dati che andremo a leggere nei prossimi anni.

La basilare programmazione passa attraverso l'analisi del contesto regionale con il monitoraggio del sistema energetico del 2019 che rileva il bilancio, la produzione, la difformità interna e i consumi; questi ultimi sono suddivisi per i settori economici, proprio per comprendere l'incidenza specifica, la loro evoluzione e prospettare azioni di mitigazione sostenibili e mirate. È evidente che nel bilancio sono considerate la produzione delle fonti energetiche rinnovabili elettriche, circa il 91%, e quelle termiche - sono dei dati che aveva già presentato l'Assessore ma mi sembra importante riportarli all'opinione pubblica -; quelle termiche circa il 9%, di cui la somma finale è un buon 63% che viene esportato e il restante è consumato in regione e in loco entro i confini valdostani.

Quali sono gli obiettivi del PEAR e come agire? Il principale obiettivo, anche in funzione della Road map, è l'abbandono progressivo delle fonti fossili al 2040 che contempla la connessione di vari fattori complementari, l'efficienza energetica che passa attraverso la riduzione dei consumi netti. Già molto si è fatto per la riqualificazione degli edifici, in particolare quelli delle classi peggiori a cui tutti devono concorrere, privati cittadini e Pubblica Amministrazione; l'utilizzo del trasporto pubblico locale su gomma e ferrovia. Questi sono alcuni esempi ma gli obiettivi di sostituzione delle vecchie caldaie che utilizzano ancora fonti fossili, credo siano interessanti e direi anche diretti e sostenibili.

Punto 2: l'incremento della produzione di fonti energetiche rinnovabili attraverso la nuova estrazione sia di FER termiche che elettriche. Diventa necessario incrementare la produzione di FER, un'attenta analisi del comparto può ancora dare delle risposte. La tecnologia risponde giorno dopo giorno a sfruttamenti, a degli sprechi ancora in atto nel territorio e il perfezionamento di impianti datati può realizzare sfruttamenti potenzialmente efficienti ricordando le priorità, il consumo umano, l'agricoltura e la produzione di energia. Anche nel settore della produzione di fotovoltaico abbiamo ancora un'interessante potenzialità, con ampi margini di aumento; importante è anche la produzione delle pompe di calore nel settore civile, con nuovi impianti da sostituire e mettere in funzione. Qualche dubbio rimane sulla biomassa, non tanto per la disponibilità e potenzialità locale ma sui costi di lavorazione e approvvigionamento della filiera legno. L'orografia, le pendenze, la viabilità la fanno da padrona su molti boschi della Valle d'Aosta.

Punto 3: reti e infrastrutture. L'efficientamento delle reti esistenti, oltre alla nascita di nuove reti che contemplino il vecchio sistema di distribuzione, sono condizioni basilari per ottenere la transizione energetica, che sia rete elettrica, di gas naturale, ricariche di auto elettriche, teleriscaldamento ma anche idrica e digitale, sono considerati indispensabili per il raggiungimento degli obiettivi finali.

Punto 4: le persone. Questo è il punto focale, ma non solo i cittadini, va inteso al meglio come tutti coloro che possono incidere sul contesto finale a ogni livello della comunità stessa e anche a ogni età, infatti una delle azioni è quella di entrare nelle scuole, chiarire e prospettare un po' di azioni sul lungo periodo. Molta formazione concreta e puntuale per creare un contesto positivo e con misure attuabili, favorendo la ricerca e lo sviluppo specifico mirato allo sviluppo di tecnologie proprie e possibili applicazioni industriali. La riduzione dell'emissione, il dato della riduzione del 34% dell'emissione al 2030 è molto ambizioso ma sostenibile e percorribile, un abbattimento sostenuto ma necessario, la strada da percorrere è molta ma il tempo trascorre inesorabile e diventa impellente e urgente attuare tutte le misure utili allo scopo e all'obiettivo n. 1 che è l'approvazione del PEAR. Il PEAR è un obbligo ma un momento di confronto necessario che c'è stato sul territorio ma anche un traguardo intermedio al 2040, una sfida globale a tutti i livelli per dare delle risposte alla Valle d'Aosta e alla sua possibile autosufficienza energetica. Insomma, un sistema Valle d'Aosta che deve cambiare gradualmente per raggiungere gli obiettivi programmati, al centro le persone e i cittadini, consapevoli delle misure messe in atto, richiamando la loro buona volontà attorno alla tecnologia, l'innovazione e gli investimenti per ridurre i consumi da una parte e dall'altra l'aumento della produzione di fonti energetiche rinnovabili, e sopra la politica con le sue iniziative, con il suo sostegno e con la sua pianificazione per mettere in atto e approvare questo PEAR.

Presidente - Ha chiesto la parola la consigliera Minelli, ne ha facoltà.

Minelli (PCP) - La proposta di deliberazione che esaminiamo oggi è senz'altro un documento di grande importanza, non lo consideriamo soltanto un obbligo e un mero adempimento formale e da parte nostra cercheremo di dare un contributo alla discussione e al miglioramento dei testi, se possibile, su cui ci dobbiamo esprimere.

Faccio due premesse: questo è il terzo piano energetico regionale. Il primo venne approvato nel 1998, in ritardo di sette anni, perché nel 1991 era stato introdotto un obbligo nazionale di programmazione; il secondo PEAR è stato approvato nel 2014, ha coperto il periodo 2011-2020 e ora siamo al terzo, che teoricamente dovrebbe coprire il periodo 2021-2030 ma siamo appunto nel 2024.

Questo ritardo non è un fatto positivo ma, come ho avuto già modo di dire altre volte, fa parte di una difficoltà che abbiamo, come Regione, a programmare. Il piano territoriale paesistico è arrivato a 38 anni dall'approvazione della legge del 1960 che lo ha previsto, il piano regionale dei trasporti che stiamo aspettando è in ritardo di 27 anni rispetto alla legge regionale che lo ha prefigurato, che è una legge del 1997, il piano territoriale delle acque, che viene richiamato anche in qualche ordine del giorno, è scaduto da tempo ed è fermo in Commissione. Insomma, questi anni di ritardo nella programmazione di documenti importanti e del PEAR in questo caso non sono un'unicità. Non è però un dettaglio questo ritardo e non è una pignoleria, perché i temi dell'energia, della sua produzione e del suo consumo hanno acquisito una crescente importanza, anche perché gli attuali sistemi di produzione e consumo hanno degli impatti ambientali rilevanti; è grande in particolare la preoccupazione sull'effetto serra, determinato dall'uso di combustibili fossili climalteranti e ci sono degli indirizzi nazionali ed europei che impongono di intervenire in maniera significativa anche a livello locale.

Fatta questa prima premessa sulla tempistica, ne voglio fare un'altra sui testi che oggi vengono portati alla nostra approvazione. La delibera di Giunta ha proposto all'esame del Consiglio, leggo: "Di approvare il PEAR di cui agli allegati alla presente deliberazione..." e segue l'elenco degli allegati che sono cinque: la relazione tecnico-illustrativa, a sua volta con due appendici e un allegato, che ha 368 pagine; il rapporto ambientale con due appendici e due allegati, e sono 591 pagine; la sintesi non tecnica che è di 221 pagine; poi c'è la dichiarazione di sintesi, che, in realtà, ha un contenuto che non corrisponde al titolo ed è di 99 pagine - su questo avevo chiesto una precisazione che mi è stata data in audizione da parte degli uffici e mi è stato detto che questa è la dicitura che viene prevista dalla documentazione di VAS; va bene, però, secondo me, si poteva mettere almeno un sottotitolo, perché così è fuorviante e c'è qualcuno che pensa che lì ci sia la sintesi del piano ma così non è -; poi c'è il parere di VAS, che è di 48 pagine. Il totale è di 1.327 pagine. È una mole di informazioni grandissima. Noi crediamo che se ci fosse un documento di 100-200 pagine, più sintetico, che è il PEAR vero e proprio, quello che contiene le linee fondamentali, sarebbe apprezzabile, perché non va bene, non è utile avere 1.327 pagine dove non si capisce esattamente qual è il PEAR, qual è il nucleo fondamentale, cogente e che cosa è invece un documento di accompagnamento. Non è una cosa che diciamo oggi in aula, abbiamo fatto anche, come gruppo consiliare, una specifica osservazione nel mese di giugno 2023 nell'ambito di procedura di VAS, ma non è stata recepita e la risposta che ci è stata data, a nostro avviso, non è soddisfacente. Comunque la documentazione è questa e arriviamo all'esame e all'approvazione del Consiglio con queste 1.300 pagine ed è un'enormità anche per chi vuole capire il nocciolo del PEAR. È stato detto che sono stati fatti degli incontri per avvicinare la popolazione, gli incontri vanno bene, però poi ci deve essere lo strumento che è accessibile e comprensibile a tutti. Mi si dirà che anche nel PEAR precedente il sistema era quello, può darsi, però, secondo me, non è un buon sistema e forse bisognerebbe pensare di apportare delle correzioni.

Veniamo agli obiettivi e ai contenuti del PEAR: il PEAR si pone sicuramente obiettivi significativi di maggiore efficienza energetica, di aumento della produzione di energia da fonti rinnovabili e di riduzione delle emissioni inquinanti. I numeri ci dicono che sono individuati gli obiettivi di una riduzione dei consumi finali netti fra il 2019 e il 2030 del 12%, di un aumento della produzione da fonti energetiche rinnovabili nello stesso periodo sempre del 12% e una riduzione delle emissioni inquinanti del 37% rispetto al 2017, che hanno preso come riferimento. Sono degli obiettivi interessanti e in parte condivisibili che presentano però alcune criticità e soprattutto - ed è questa la cosa che notiamo maggiormente - non sono sorretti da un'adeguata programmazione di azioni tali da renderli effettivamente raggiungibili.

Mi concentro su alcune questioni, parto dai trasporti: una criticità molto rilevante è costituita dal settore della mobilità dei mezzi di trasporto che si utilizzano. Oggi la stragrande maggioranza - lo sappiamo - della mobilità privata e pubblica avviene utilizzando benzina e gasolio, cioè combustibili fossili, nel PEAR si prevede una riduzione modesta dei consumi per la mobilità e soprattutto c'è uno scenario di piano che prevede che al 2030 il 90% dei consumi energetici nel settore dei trasporti si baserà su combustibili fossili, così è scritto nel grafico 112 a pagina 201 della relazione illustrativa. Tale riduzione del resto, nel suo limite, non è coerente con le disposizioni della legge regionale 16/2019 per promuovere la mobilità sostenibile, che indica al 2030 l'obiettivo del raggiungimento di una quota del 50% di mobilità sostenibile.

Nella parte che riguarda l'aumento della produzione di energia da fonti rinnovabili si prevede sostanzialmente una stabilità nella produzione di energia idroelettrica; è una stabilità che è però il risultato di due fattori diversi: da una parte, la riduzione di produzione assicurata dagli impianti esistenti a causa della minore disponibilità di acqua determinata dai cambiamenti climatici; dall'altra, una compensazione a tale riduzione ricercata attraverso il potenziamento di impianti esistenti, in particolare il revamping di Chavonne e di Hône 2 e la realizzazione di un nuovo impianto idroelettrico a Morgex; interventi che comunque presentano delle problematicità. I due potenziamenti vanno valutati nella loro compatibilità rispetto alle esigenze complessive di acqua delle comunità locali, e non sono soltanto quelle idroelettriche, e il progetto di una nuova centrale a Morgex appare incompatibile con la tutela dei quantitativi di acqua in un tratto della Dora Baltea su cui si svolgono attività sportive di interesse generale turistico e ci sono delle esigenze già evidenziate dal Comune di Morgex. A noi pare evidente che non è in questo momento ad un aumento del settore idroelettrico che bisogna puntare per un incremento della produzione; nel settore idroelettrico c'è il problema di un maggiore utilizzo in loco della produzione visto che il 63% di essa, e forse anche di più, viene esportata e consumata fuori Valle, eppure la legge 20/2000 che ha avviato la costituzione della Compagnia valdostana delle acque prevedeva esplicitamente di privilegiare il consumo della produzione nel territorio regionale.

Un settore in cui invece è possibile l'aumento di produzione a cui giustamente il PEAR dedica una particolare attenzione è quello del fotovoltaico. Gli studi per predisporre il PEAR e riportati nei documenti dicono che in Valle d'Aosta c'è una potenzialità di 400 megawatt installando nelle coperture che sono state censite e ritenute idonee pannelli fotovoltaici. Di questi 400 megawatt solo 50 potrebbero essere installati ad Aosta, è quello che si legge a pagina 212 della relazione illustrativa nella figura 39. La mappatura fatta per il PEAR è una mappatura accurata, è stato fatto un lavoro accurato, e ci indica una possibilità di sviluppo del fotovoltaico che è molto interessante e il PEAR stesso indica l'obiettivo di arrivare al 2030 con 120 megawatt di potenza installata nel fotovoltaico - sempre a pagina 216 della relazione -, che significa una produzione annua di circa 200 gigawatt/ora. Se consideriamo che al 2019 la produzione di energia da fotovoltaico era di 27 gigawatt/ora, ci rendiamo conto di quanto c'è da fare e di quanto la Regione deve agire e promuovere in questo settore nel quale un ruolo importante può essere svolto dalle comunità di energia rinnovabile, ma su questa questione delle CER torno più avanti.

Vengo alla questione della rete per il gas naturale, passando appunto a questo asse 3, che è quello delle reti delle infrastrutture. Un'attenzione particolare va dedicata al capitolo sulla rete di distribuzione del gas, ai cosiddetti "metanodotti e gasdotti" di cui si prevede un ulteriore sviluppo nella regione. Il metano è un potente gas serra, produce un effetto di circa 25-30 volte maggiore dell'anidride carbonica e la sua concentrazione in atmosfera continua ad aumentare senza sosta. Proprio per contrastare questo fenomeno, l'Unione europea persegue l'obiettivo di eliminare gradualmente le caldaie a gas entro il 2040 e quindi anche i metanodotti esistenti dovranno essere o abbandonati o riconvertiti. È del tutto evidente che estendere in questo momento la rete di utilizzo del metano è in contrasto con quell'obiettivo che ci si è dati della Valle d'Aosta fossil fuel free al 2040. Il PEAR ha infatti ben presente la contraddizione, ritiene però di risolverla come? Affermando - ed è quello che c'è nel PEAR - che in futuro i metanodotti potranno essere utilizzati per trasportare idrogeno o, meglio, miscele con una parte di idrogeno. In realtà, la questione non è così semplice, io non sono un'esperta in materia, ho soltanto cercato di studiare un po' le cose, magari il consigliere Lavevaz, che è un fisico, potrebbe aiutarci, ma, se ho capito bene, i metanodotti come sono attualmente non potrebbero trasportare idrogeno, andrebbero infatti profondamente riconvertiti, quindi il problema è comunque notevole e certo su questo, come anche su altre tre questioni, presenteremo un emendamento.

Vengo alla questione idrogeno: abbiamo proposto recentemente - e il Consiglio l'ha approvata - una mozione per un adeguato approfondimento in Commissione della convenienza e dell'utilizzabilità dell'idrogeno verde in Valle d'Aosta. Quello che però già conosciamo ci porta a dire che la previsione delle Linee guida per lo sviluppo per l'idrogeno in Valle d'Aosta, che è un allegato alla relazione illustrativa, di utilizzare idrogeno verde per alimentare una parte degli autobus del trasporto pubblico locale non è ragionevole. Gli studi e le sperimentazioni fatte dimostrano che l'utilizzo dell'idrogeno nel TPL comporta dei costi maggiori nell'acquisto dei mezzi, nella loro manutenzione e nel consumo di energia. I dati scientifici sono a favore della riconversione del parco autobus funzionanti a diesel con degli autobus elettrici. L'argomentazione del piano energetico che stiamo discutendo per cui gli autobus elettrici - è anche una delle controdeduzioni - andrebbero bene solo in ambito urbano ma non per le linee delle vallate non è, a nostro avviso, un'argomentazione fondata, perché è vero che in salita il consumo è sicuramente maggiore, ma le batterie degli autobus elettrici in discesa si ricaricano, quindi alla fine gli autobus consumano, facendo il bilancio, sostanzialmente come se viaggiassero in pianura, e anche su questo punto abbiamo presentato un emendamento.

Vengo alle CER: l'Assessore ha fatto nella sua illustrazione un accenno alle CER, su cui c'è da fare poi un ragionamento ma a valle del piano, però nel piano un ragionamento e una proposta sulle CER non ci sono. Finché il decreto attuativo non era approvato, si poteva anche comprendere la difficoltà a fare una proposta, però adesso c'è tutto, c'è il decreto attuativo, c'è il regolamento del GSE, la fase lunghissima che c'è stata di definizione del quadro giuridico e regolamentare si è conclusa. Il 23 gennaio scorso è stato pubblicato il decreto attuativo validato a livello europeo, un mese dopo, il 23 febbraio, è stato reso noto il regolamento del GSE, quindi il quadro è definito, anche il regolamento di dettaglio è varato. A questo punto, secondo noi, occorre che la Regione dica qual è il suo progetto sulle comunità di energia rinnovabile, perché sarebbe poco sensato approvare un piano energetico per i sei anni che restano, da qui al 2030, senza dire quale ruolo avranno in questo periodo queste realtà, anche perché ci sono dei fondi europei che sono da utilizzare entro il 2026, quindi prima della fine dell'orizzonte del piano, e c'è un obiettivo del PEAR, seppure indicato genericamente come dicevo prima, di installare nei prossimi quattro anni 180 megawatt di fotovoltaico in Valle d'Aosta. Sappiamo, perché vi abbiamo partecipato, che c'è anche un tavolo che sta lavorando con un tavolo interistituzionale, il CELVA, la Regione, gli uffici, eccetera, e qui faccio un inciso: il Dipartimento energia, il COA, stanno dando un contributo fondamentale, come anche altri soggetti, però bisogna delineare nel piano qual è l'obiettivo politico, dobbiamo dire che cosa vogliamo fare in questo settore. A questo scopo noi presentiamo un emendamento con una proposta e siamo disponibili e pronti ad accogliere anche altre proposte concrete purché siano però organiche e incisive.

Un altro tema di estrema rilevanza che non è stato affrontato nel PEAR, che è il piano energetico della Regione Valle d'Aosta, è il ruolo della Compagnia Valdostana delle Acque. Anche qui non possiamo fare un piano energetico che prescinda dall'attività e dai programmi della principale società di produzione di energia in Valle d'Aosta, che è una società totalmente di proprietà regionale ed è il braccio operativo della Regione Valle d'Aosta per la politica energetica. La CVA è stata creata dalla Regione Autonoma all'inizio degli anni Duemila per gestire le principali centrali idroelettriche presenti in Valle d'Aosta, indirizzando la produzione, come afferma la legge 20/2000, verso impieghi sul territorio valdostano e per perseguire una politica mirata a sostituire l'utilizzo di energia da fonti fossili con energia da fonti pulite e rinnovabili. Questo indirizzo di politica energetica è stato poi precisato e implementato anche dall'ordine del giorno approvato dall'intero Consiglio nel 2018, che ha indicato l'obiettivo della Valle d'Aosta fossil fuel free al 2040. Per realizzare efficacemente il percorso di decarbonizzazione della Valle d'Aosta, è fondamentale il ruolo della CVA, che, oltre alla gestione delle risorse elettriche, deve, a nostro avviso, sviluppare in Valle d'Aosta la produzione da altre fonti rinnovabili, in particolare poi nel fotovoltaico. L'obiettivo da perseguire è quello di avere un sistema in grado di produrre, tramite le FER (le Fonti Energetiche Rinnovabili), tutta la quantità di energia elettrica necessaria per garantire il soddisfacimento dei fabbisogni energetici della comunità valdostana, sia degli abitanti, sia delle attività economiche. CVA quindi, come bene comune, bene della collettività, strumento fondamentale per l'autonomia energetica, per la transizione energetica e l'abbandono dei combustibili fossili nella nostra regione. Questi concetti, a nostro avviso, vanno espressi a chiare lettere nel PEAR e anche su questo abbiamo presentato uno specifico emendamento. Tutto il Consiglio regionale di allora del 2018 - anche molti dei colleghi che erano qui, anche i colleghi che siedono di fronte a me - ha approvato un ordine del giorno che impegna il Governo a operare appunto per la liberazione dai combustibili fossili della Valle entro il 2040. Quest'ordine del giorno - l'ha ricordato anche l'Assessore - è stato poi declinato con la Road map approvata dalla Giunta regionale nel febbraio del 2021, e nel PEAR l'opzione fossil fuel free è ben presente e richiamata più volte, viene indicata nei documenti come un obiettivo da perseguire e noi questo lo apprezziamo e lo condividiamo, però bisogna fare attenzione, se vogliamo raggiungere l'obiettivo al 2040 e con sedici anni a disposizione e le potenzialità di produzione FER che abbiamo in Valle d'Aosta, allora l'obiettivo è raggiungibile, ma il traguardo intermedio che dobbiamo porci con il 2030, e cioè con la scadenza del PEAR, deve essere un traguardo ambizioso per forza, perché altrimenti non ci si riesce.

Allora, se noi andiamo a prendere le conclusioni della relazione illustrativa, a pagina 275 c'è il grafico n. 141, che ci dice che nel 2019 oltre il 60% dei consumi energetici valdostani si basava su prodotti petroliferi e metano e lo scenario del PEAR per il 2030 è di scendere al 45,6, però 45,6% al 2030 non è un buon posizionamento per arrivare ad azzerare il consumo dei combustibili fossili al 2040, i tempi non possono dirci che funziona questa questione. La previsione del PEAR al 2030 quindi non è complessivamente adeguata e, come ho detto all'inizio, secondo noi, non è adeguata in particolare nel settore dei trasporti, dove si prevede che il 90% dei consumi nel 2030 sarà ancora basato sui prodotti petroliferi, ma è troppo.

Allora la nostra conclusione conclusiva sui documenti che stiamo analizzando si può riassumere in questo modo: noi crediamo e siamo convinti che il Dipartimento energia dell'Amministrazione regionale, il Centro Osservazione Attività sull'energia (il COA), gli esperti che hanno supportato la Regione negli studi e nell'elaborazione del PEAR abbiano fatto un notevole e buon lavoro di analisi. Ci sono tanti dati che sono assolutamente interessanti, c'è dietro della competenza tecnica che è fondamentale; quello che, secondo noi, manca è l'impronta politica o, meglio, l'impronta politica c'è ma è un'impronta al ribasso, lo si vede nella debolezza dello scenario sui trasporti, lo si vede soprattutto nella carenza di capitoli importanti come quello riguardante la CVA e quello sulle comunità energetiche. Riteniamo comunque che è il Consiglio regionale il principale organo politico che poi deve deliberare, quindi c'è ancora il tempo, se si vuole, di migliorare il testo; è il motivo per cui abbiamo presentato quattro emendamenti, sono quattro ma sono degli emendamenti ovviamente significativi e di peso che illustrerò poi nel prosieguo dei lavori, sono emendamenti che riguardano la rete per la fornitura del gas, le CER, il ruolo di CVA e lo sviluppo del vettore idrogeno.

La valutazione conclusiva sul PEAR la daremo alla luce di quanto emergerà nella discussione che si sta sviluppando questa mattina e alla luce delle risposte che verranno anche date a questi emendamenti e ad altri emendamenti e ordini del giorno che sono stati presentati. Faremo a quel punto una valutazione complessiva sul PEAR.

Presidente - Prima di passare la parola al consigliere Aggravi, propongo di fare una pausa per arieggiare i locali. Riprendiamo a breve con il consigliere Aggravi. Il Consiglio è sospeso.

La seduta è sospesa dalle ore 11:10 alle ore 11:29.

Bertin (Presidente) - Riprendiamo i lavori dopo la sospensione, si era prenotato il consigliere Aggravi a cui passo la parola.

Aggravi (RV) - Prima di passare al mio contributo a questa discussione generale, penso che dobbiamo giustamente, come ha fatto già l'Assessore, ringraziare le strutture e tutto il personale che ha lavorato alla stesura di questo corposissimo documento, il cui lavoro non si limita soltanto a queste pagine ma anche a tutte le analisi e a tutti i documenti di costruzione funzionali a questo imponente lavoro, e anche per la disponibilità che c'era stata in un incontro informale che era stato giustamente organizzato per iniziare a trattare gli argomenti poi presenti nel piano, perché comunque sia, al di là delle valutazioni politiche finali, gli obiettivi e quant'altro, è un piano dove la tecnica è pesantemente presente.

Il mio intervento vuole essere legato non tanto ai contenuti diretti del piano ma ai suoi effetti, io penso che all'interno delle misure di mitigazione, ma non soltanto, il rapporto ambientale, ci sono tutta una serie di aspetti che vorrei commentare; aspetti che, come si dice spesso, sono anche frutto, o comunque governati, da... ormai non si contano più i piani, le strategie, le direttive, tutto quello che è un corpo non soltanto regionale ma nazionale e comunitario che è stato ben rappresentato e analizzato all'interno del piano.

In molti di questi documenti di programmazione, di pianificazione o quant'altro, che poi successivamente andrò in parte a commentare, soprattutto per dei passaggi che ritengo, almeno dal mio modesto punto di vista, meritevoli di commento... un po' parafrasando quello che diceva l'economista Galbraith... diceva appunto che le previsioni economiche sono state inventate per rivalutare l'astrologia. In questa situazione, in tanti di questi piani, di cui qualcuno ne fa quasi una professione di fede, spesso e volentieri gli obiettivi, o comunque il raggiungimento di determinati risultati, assomiglia molto a previsioni economiche, quindi fa a pugni e a gara con la stessa astrologia, perché sappiamo benissimo che i piani più sono di lungo periodo, ma non tanto i piani ma la definizione di obiettivi soprattutto, sono molto incerti. Sono però contento di chi ha una fede in cui credere anche laddove si parla di numeri e di realtà.

All'interno del rapporto ambientale si rappresentano - in un suo passaggio anche il collega Cretier ne ha fatta menzione - le misure di mitigazione dello scenario di piano, io cerco di commentare quelli che possono essere o che si pensa siano gli effetti poi degli obiettivi e in conclusione poi mi soffermerò sugli obiettivi di piano e sui quattro assi che sono riportati. È vero, sono tantissime pagine, però io penso che nella dichiarazione di sintesi della VAS si possa avere un quadro generale di almeno gli obiettivi e le misure che si vogliono adottare.

Nelle misure di mitigazione si fa un passaggio sugli elementi del nostro ecosistema, quindi si inizia sui cambiamenti climatici e la qualità dell'aria. In questo passaggio ci sono due aspetti su cui ho focalizzato l'attenzione: uno è quello di indirizzare la filiera legno energia verso una gestione sostenibile a cascata della biomassa locale e l'utilizzo di impianti maggiormente efficienti dal punto di vista energetico ed emissivo. La filiera legno è spesso stata oggetto di attenzione in quest'aula, ci sono tutta una serie di eventuali valutazioni che sono state fatte, studi e quant'altro, e mi permette però di fare una considerazione tornando sui piani di cui parlavo prima. Nel rapporto ambientale viene fatta una valutazione di coerenza esterna, cioè io definisco il mio scenario di piano e cerco di capire se è coerente. Spesso e volentieri noi abbiamo una parola di cui ci dimentichiamo, che è "convenienza"; nell'ambito dei piani - e lo so perché, dal punto di vista etico, noi forse perché abbiamo un'influenza un po' del nostro passato in cui l'etica aveva una funzione anche molto moralista, il discorso della convenienza non è una cosa negativa, e poi continuerò a parlarne in realtà indirettamente successivamente -, quando si critica un vettore energetico piuttosto che l'altro, si critica una scelta piuttosto che l'altra, ci sono due paroline magiche: una è "convenienza", faccio una cosa perché conviene, e non è una cosa negativa, è una cosa ovvia, perché ogni agente economico razionale fa giustamente un'azione o mette in opera un investimento se gli conviene; l'altra è "coercizione", ma io mi auguro che in un sistema democratico ancora come il nostro, non ci sia coercizione. In Cina possono permettersi di fare quello, da noi ancora, grazie a Dio, non è possibile farlo. Queste due paroline non sono banali, perché ovviamente quando si vanno a definire obiettivi, piani e pianificazioni, sono queste due i driver con i quali si possono fare le cose, io preferisco la convenienza. Questo lo dico - ripeto - perché all'interno di tutta una serie di scelte ad oggi una reale convenienza non è ancora ben definita.

Vi è poi, riguardando sempre la qualità dell'aria, un'ulteriore misura di mitigazione che è quella della mitigazione degli impatti del cantiere nelle fasi operative. Ci sono due principi: uno è quello legato allo spostamento dei mezzi d'opera e del progressivo fuel switching, quindi il cambiamento del vettore con il quale si muove la macchina di cantiere. Su quest'aspetto io sottolineerei il fatto che giustamente, al di là degli obiettivi, c'è un problema di costi. Oggi ovviamente cambiare il parco delle macchine d'opera ha un costo di un certo tipo, posto il fatto che bisogna anche trovarle, perché è vero che esistono gli autobus elettrici, ma, quando parliamo di pale meccaniche, di camion o comunque di edilizia più o meno pesante, bisogna fare un altro tipo di valutazioni, e soprattutto - ne abbiamo parlato durante la trattazione del disegno di legge che toccava la stazione unica appaltante - abbiamo un tema di costi soprattutto nei trasporti e nella movimentazione, non soltanto in tema di cantieristica, ma poi lo anticipo già, anche in tema di rifiuti, perché comunque per il trasporto dei rifiuti abbiamo un unico impianto, soprattutto i rifiuti urbani, e hanno ovviamente un effetto.

Per quello che riguarda invece le acque superficiali, ci sono due passaggi molto importanti nelle misure di mitigazione: quello di interventi sulla rete di gestione della risorsa idrica volti a ridurre gli sprechi e razionare gli usi plurimi - io penso che su quest'aspetto bisognerà interfacciarsi forse di più, l'ho anche riportato successivamente con chi oggi guida i grandi investimenti che si prospetta di fare sulla rete idrica... quindi in particolare BIM e SEV penso che su quest'aspetto debbano essere coinvolti di più nella definizione del piano, ma soprattutto poi nella sua attuazione - e poi un tema più generale - ma lo cito qua - quando si parla appunto degli impatti normativi. Ci sono stati incontri importanti promossi sia da Elettricità Futura, sia anche da La Chambre, sul discorso che noi possiamo ipotizzare la realizzazione di qualsiasi impianto ma poi ci scontriamo con la burocrazia, con quelle che sono le procedure di permitting, tra l'altro, la stessa Legambiente che mi permetto di citare - e spero che non si offendano - ne fa una questione anche legata alle pastoie burocratiche nella realizzazione degli impianti. Poi sappiamo che in alcuni casi ci si mette anche del proprio, però il tema della possibilità di andare ad avere delle procedure più snelle e più rapide per la realizzazione degli impianti è fondamentale, perché sennò questi obiettivi possiamo darceli quanto vogliamo ma non li raggiungiamo. Ricordo un'interrogazione scritta che feci tempo fa proprio per capire quali fossero le procedure di autorizzazione di impianti FER e l'interrogazione scritta è sintetica ma è importante.

Per quello che riguarda invece il suolo, si sottolinea l'importanza di ridurre l'impatto sui suoli sani, privilegiando l'utilizzo di suoli già compromessi e infrastrutturali, come si sottolinea la necessità di bonificare siti contaminati, suoli degradati; su questo la domanda da farsi è quali azioni, perché comunque sia ben venga il recupero di siti che hanno delle problematiche pregresse, però sappiamo che sono misure che costano molto, sono misure soggette a determinate procedure e quindi siamo di nuovo nel tema dei costi.

Per quello che riguarda invece l'habitat, la flora e la fauna, qui torniamo al discorso precedente, ci sono importanti obiettivi, in particolare uno degli obiettivi che si dà il piano è quello di aumentare del 12% la produzione locale da FER rispetto al 2019, l'aumento della produzione, al di là dei repowering, sono nuovi impianti, dopo parlerò anche del decreto aree idonee, che è un altro mistero delle logiche di pianificazione, però se vogliamo arrivare a determinati obiettivi, dobbiamo raggiungerli nei tempi e in tempi anche rapidi. Per quello che riguarda la realizzazione di nuovi impianti eolici, idroelettrici, fotovoltaici e quant'altro, nelle misure di mitigazione si rappresentano tutta una serie di valutazioni da fare in fase di progettazione, autorizzazione e realizzazione, però dobbiamo anche conciliarli con gli obiettivi, perché altrimenti l'Ente pubblico si dà degli obiettivi e poi è il primo che mette delle "pastoie", perché è un termine che penso ben rappresenti la spirale nella quale si finisce, e non si raggiungono questi obiettivi.

C'è un passaggio molto interessante nelle misure di mitigazione che riguarda gli interventi di isolamento termico degli edifici, quindi penso che il fenomeno del Superbonus ci ha fatto diventare tutti degli esperti in lana vetro, plasticume o quant'altro. Questo è un tema molto interessante che ha anche delle ricadute non soltanto come riportato, secondo me, nelle misure di mitigazione dello scenario di piano relativamente alle colonie riproduttive, penso che sia legato alla popolazione della fauna dei volatili, il vero problema è che ha anche degli effetti e soprattutto un'incidenza in tema di rifiuti e in tema anche poi di suo efficace funzionamento, perché sappiamo che l'isolamento termico, se lo fai solo su tre mura invece che quattro - adesso semplifico -, poco isola e quindi ho fatto un investimento che poco interessa.

Sul tema dei rifiuti, è interessante la misura che parla di implementazione dei sistemi di raccolta dati più specifici per l'identificazione e la quantificazione di diverse tipologie di rifiuti correlati agli interventi energetici, a me quello che preoccupa non è soltanto il tema dei costi di trasporto, anche della tariffazione e anche di un altro fatto: qui forse più che in altre situazioni emergono le scelte più ideologiche che pratiche. Quando si parla di riciclo, si sa benissimo che il prodotto riciclato non è tutto uguale, perché, per essere venduto, riutilizzato o quant'altro, deve essere un prodotto valorizzabile da quel punto di vista, non valorizzabile in termine termico - questo lo dico perché sennò non vorrei essere ripreso -, però sappiamo benissimo che a volte - e lo dimostrano alcuni sistemi alternativi di raccolta - è più facile raccogliere e dividere successivamente, cioè trattare successivamente nell'impianto il materiale, piuttosto che raccoglierlo già lavato e trattato dal semplice cittadino, perché ovviamente se non è della qualità adeguata, sappiamo che finisce poi nel termovalorizzatore con costi ed effetti sull'ambiente. Io penso quindi che sul tema dei rifiuti occorra fare una valutazione. Non parlo delle tariffazioni perché oggettivamente io trovo una cosa ridicola basare le tariffazioni sulle volte in cui io apro il cassonetto e non sull'effettiva quantità piuttosto che io apporto, perché altrimenti accumulo, diciamo che uso delle logiche più simili di altre parti del mondo... accumulo tutto insieme, lo apro una sola volta al mese, però nel frattempo ho creato non pochi problemi e non soltanto ambientali.

Riguardo ai grandi piani di cui parlavo precedentemente, ci sono alcuni passaggi che vorrei cercare di rendere più su base locale. Il più grande piano da dove nasce tutto, l'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, ha alcune considerazioni, soprattutto nell'analisi di coerenza, che riguardano il fatto che - e questa è emblematica - "la coerenza è rispettata se le azioni di riduzione dei consumi e aumento delle FER raggiungono anche le fasce più deboli della popolazione". Penso che sia una considerazione scontata, perché se tutta la popolazione deve concorrere allo sforzo, è ovvio e lo sappiamo - e qui torniamo in termini di convenienza - che ci sono tecnologie che non sono accessibili a tutta la popolazione, bisogna capire cosa farne, perché anche tutto il tema degli incentivi sappiamo che è un gatto che si morde la coda, perché, da un lato, incentiviamo per arrivare a un obiettivo e, dall'altro, riprendiamo con gli oneri di sistema, oppure, com'è successo in altre situazioni, prima o poi qualcuno deve pagare e quindi rischiamo di caricare in termini di debito per incentivare magari tecnologie che sono sicuramente performanti ma non in tutte le situazioni.

C'è poi un passaggio che riguarda la coerenza relativamente all'utilizzo delle FER nel settore agricolo, io penso che noi non abbiamo la stessa modalità di fare agricoltura, non voglio rubare il mestiere a un collega di gruppo, che ne sa sicuramente più di me, però il fatto di capire gli effetti che ha il nostro settore agricolo o la transizione energetica ed ecologica sul settore agricolo è importante. Ci sono dei passaggi sui mezzi off road o non road, in quel caso lì il trattore elettrico oggettivamente sappiamo che oggi non è performante come il trattore invece a metano, ma tornerò anche sul metano.

C'è poi un passaggio che si ripete nel Clean energy package, che riguarda le azioni di sviluppo dell'infrastruttura elettrica. Abbiamo presentato più di un ordine del giorno sul tema dell'infrastruttura elettrica, però io penso che sia spesso la grande sottovalutata di tutta la grande tematica della transizione ecologica energetica, che per me è una transizione industriale prima di tutto, perché sappiamo che non è solo un problema di produzione, di come lo produco, ma soprattutto di come e di quanto trasporto, perché ovviamente se aumento i consumi di energia elettrica, devo avere un'infrastruttura che regge, devo avere un sistema elettrico che regge tutta una serie... e non è solo una questione di banali colonnine, ma anche di consumi e di come viene consumata l'energia e di come viene trasmessa, perché non c'è rete più interconnessa di quella elettrica e non sto parlando soltanto di Valle d'Aosta o d'Italia, ma sto parlando di tutta Europa.

Sul tema invece delle comunità energetiche citate proprio dal Clean energy package tornerò poi più tardi, abbiamo anche voluto presentare un ordine del giorno che si propone un cammino meno ideologico, cioè quello di dire: noi oggi abbiamo due testi di legge, cerchiamo di farne uno, magari anche tutti insieme, ma che si tenga conto sempre del tema fondamentale, cioè la convenienza, perché purtroppo con l'ideologia facciamo poco business e soprattutto poco business green.

Sul quadro strategico nazionale - e qui si torna sul discorso delle infrastrutture di trasmissione e distribuzione -, mettendo in remarking, insieme anche al PNIEC, ormai la sua versione è più o meno definitiva, però anche qui abbiamo sempre un'incertezza e io mi chiedo tutti questi piani come si fa ad avere l'obiettivo a portata di mano se sono tutte bozze o comunque cambiano ogni uno per due... su questo punto, in particolare laddove si considera l'infrastruttura di trasmissione di energia, si parla non soltanto della distribuzione di energia elettrica ma anche del gas, perché gas, metano, syngas o quant'altro sappiamo che è stato visto, poi io capisco che qualcuno tiri l'acqua o, meglio, gas al suo impianto, però sappiamo che in alcuni settori è necessario ancora per arrivare a una transizione, perché purtroppo su questi meccanismi e su queste procedure non possiamo accendere e spegnere l'impianto, ci dobbiamo arrivare per gradi, perché purtroppo non siamo in condizioni per fare le cose, a meno che su alcuni vettori e alcuni modi di fare economia o di vivere decidiamo di non perseguirli dall'oggi al domani con tutte le conseguenze che ci sono.

Sul PTA tornerò poi con l'ordine del giorno.

Sul discorso invece del piano regionale dei rifiuti - l'ho detto già prima ma lo voglio sottolineare, guardo in particolare l'Assessore all'ambiente - una valutazione, secondo noi, deve essere fatta, perché il trattamento dei rifiuti urbani di fatto oggi è in un unico impianto, ci sono delle problematiche e le abbiamo già viste quando siamo stati a fare il sopralluogo, io mi auguro che ci possa essere una regia o un cambio comunque di strategia che vada dall'ideologico al realistico. Se ho dei problemi nella gestione soprattutto nell'avere un prodotto da portare a riciclo che sia effettivamente riciclabile, io non posso pensare che sia una questione banalmente morale, quindi devo fare della catechesi nei confronti delle persone, ma forse il tema della convenienza - e soprattutto il tema anche della valorizzazione di quelle che possono essere tecnologie di smistamento e quant'altro - forse ci riducono sia i costi di trasporto, sia soprattutto aumentano forse la quota che possiamo portare in riciclo o comunque in vendita, e non sto parlando di cose lontane dalla realtà perché c'è chi le fa, invece io temo che la strada che fu perseguita sia più ideologia che realismo.

Sul piano regionale dei trasporti ovviamente le nostre considerazioni si rimanderanno quando arriverà in Commissione, certo è che una valutazione complessiva deve essere fatta, non si può ridurre il tutto ad autobus elettrici sì, autobus a idrogeno no, autobus a gas "Boh, vedremo", però dobbiamo essere realisti, qualcuno parla di Finlandia, di Norvegia, di grandi Paesi che sono avanti, sì, è vero, però comunque ogni volta si fanno delle considerazioni che dobbiamo stare attenti a livello di chilometraggio, dobbiamo valutare i trasporti, i costi e quant'altro perché - ripeto - gli incentivi rendono convenienti ogni cosa, però poi rischiamo di pagarne le conseguenze, quindi, prima di essere certi di determinate cose, forse è il caso di capirle. Poi non ho capito, ma rimando questo passaggio a quando discuteremo un emendamento delle colleghe di PCP, perché il metano è brutto e cattivo, però quando serve per colpire l'idrogeno, va benissimo, ma questa è una nota di colore.

Il discorso del piano regionale delle attività estrattive, che era già stato oggetto di una mia interpellanza all'assessore Sapinet, si collega con il decreto aree idonee. Ora, io so che ci sono state delle osservazioni in Conferenza delle Regioni che chiedono per l'appunto un ruolo rilevante delle Regioni nella definizione dell'iter decisionale perché questo è un esempio pratico di piani che statuiscono degli obiettivi di cui uno non sa come sono stati definiti o quant'altro, forse in replica l'Assessore sulle osservazioni ci potrà dire qualcosa di più, perché anche qua siamo in itinere e siamo effettivamente già in ritardo, però le cose non si risolvono per decreto.

Sui quattro assi voglio soltanto fare un paio di considerazioni complessive visto che il tempo scorre: da un certo punto di vista, la mia preoccupazione è il fatto che ci si dà degli obiettivi ma poi bisogna concretizzarli in misure e con qualche ordine del giorno abbiamo provato a fare delle proposte, perché in particolare sul cambiamento di consumo e di produzione, sia per quello che riguarda le abitazioni, le attività produttive e quant'altro, è vero che abbiamo un'eredità, soprattutto sul residenziale, che arriva dal 110%, ma dobbiamo mettere mano - e se fossi l'erede di quell'eredità, rinuncerei all'eredità - e bisogna definire anche a livello regionale quale riqualificazione vogliamo dare, e lo dico soprattutto verso i settori produttivi, perché sappiamo che lì è anche per venire incontro a una grossa problematica che c'è oggi, perché alcune tipologie di produzione hanno un costo dell'energia maggiore rispetto ad altri e hanno meno mezzi nella transizione ecologica, non tutti possono ovviamente portare avanti grandi progetti.

C'è un grosso punto interrogativo - e mi riservo di tornarci - che riguarda il teleriscaldamento, ne abbiamo già parlato varie volte, in quell'area si prospetta la creazione di grandi investimenti, anche legati all'idrogeno verde. Sul teleriscaldamento non voglio rubare il mestiere al collega Lavevaz, né le certezze alla collega Minelli, però una valutazione in più va fatta e credo sia doverosa, non soltanto in termini di convenienza economica, ma quello che in prospettiva si può fare, soprattutto per l'utilizzo eventualmente dell'idrogeno.

Per quello che riguarda invece la risorsa idrica, sul tema dell'idroelettrico è ovvio che noi oggi partiamo da una situazione in cui si prospettano investimenti di repowering delle grandi derivazioni idroelettriche, sappiamo anche che è vero, sono utili e funzionali le piccole e medie concessioni e centraline, ma i numeri grossi e pesanti in termini di produzione lo fanno le grandi derivazioni idroelettriche. È ovvio che oggi noi avremo delle grosse difficoltà e sono limitato a dire: "Chiudiamo una valle per fare un nuovo sbarramento idroelettrico", però io penso e faccio una provocazione non soltanto agli operatori, perché poi tornerò anche su questo tema, c'è un emendamento delle colleghe che mi permetterà di fare ulteriori considerazioni... ma anche come Ente pubblico, in particolare anche legato al percorso del PTA... magari a fare delle valutazioni di dove si potrebbero realizzare ancora delle grandi derivazioni, perché noi oggi partiamo da un dato certo: i grandi impianti che abbiano, un dato che sarà un po' più certo quando termineranno gli investimenti di repowering, però domani sappiamo che da lì non possiamo, almeno sic stantibus rebus, evolverci e quindi forse delle valutazioni dobbiamo farle, perché da qualche parte l'energia elettrica la dobbiamo produrre, con qualche vettore la dobbiamo produrre. Non nasce dal nulla e soprattutto non è la manna dal cielo, è un'opera dell'uomo, quindi su questo bisogna fare una valutazione complessiva.

L'Assessore nella sua relazione ha usato un passaggio che si usa spesso sulla tradizione ecologica, che è il "cambio di paradigma". Io so che ci sono delle realtà politiche e associative che vedono gli incontri pubblici che sono stati organizzati come una sorta di catechesi nei confronti delle persone per dire loro che cosa devono fare, per dire loro che obiettivi devono rispettare, per dire loro che sono brutte e cattive perché stanno inquinando il pianeta, c'è un tema però - e mi fa tornare all'inizio - sui grandi piani: in Europa dobbiamo finirla di pensare di essere al centro del mondo, noi possiamo fare tutta una serie di considerazioni, tutta una serie di piani, ma non siamo al centro del mondo. Negli anni Venti forse l'Europa era al centro del mondo perché dominava tre quarti o forse l'intero globo terracqueo, ma oggi non siamo al centro del mondo, perché Cina, l'area mediorientale, non solo gli Stati Uniti e anche il Sud America, hanno i loro effetti; questo non vuol dire che noi dobbiamo fare meno, ma dobbiamo stare molto attenti a segarci le gambe nel momento in cui gli altri invece stanno facendo determinate considerazioni, perché la guerra in Ucraina non si vince con la transizione ecologica, non si vince con tutta una serie di politiche che ci dicono come ci dobbiamo comportare in casa, e questo lo dobbiamo dire, perché gli altri sicuramente non stanno a guardare le nostre politiche, anzi, forse le guardano come occasione di business e come occasione di depauperamento e di deficit della nostra autonomia strategica. Sto parlando in questo caso come cittadino di un'Europa che, secondo me, si è persa completamente sotto quest'aspetto, perché il pericolo è alle porte e noi siamo convinti di cambiare il mondo con quattro pagine di regolamento. Sono molto preoccupato sotto questo aspetto, perché gli altri si stanno occupando di tutt'altro mentre noi ci stiamo "bambanando" dietro a obiettivi e a una sorta quasi di colpevolizzazione di quello che siamo stati e soprattutto ci stiamo perdendo altri obiettivi che ci dovrebbero guidare. In questo senso io mi auguro che tutti questi piani e anche questo piano non facciano venir meno la libera impresa, la libera iniziativa delle persone. Io sono sempre preoccupato nei confronti delle pianificazioni e delle programmazioni, perché sono una sorta di meccanismo coercitivo in campo economico e sociale. Quello che mi auguro è che ci siano misure e meccanismi di convenienza, di incentivazione, ma non di coercizione. Questi programmi devono aiutare le imprese e i cittadini a evolversi, a diventare un qualcosa d'altro, ovviamente devono essere accompagnati da delle misure che glielo consentano di fare, perché definire obiettivi come il filtro Fit for 55 è una cosa, creare e costruire una transizione industriale è tutt'altra cosa. Ci sono delle rivoluzioni, come ad esempio quella industriale, che non è durata un anno, né un'ora, è durata molto di più e forse è ancora in corso. In questo senso io mi auguro che ci sia un po' di realismo, soprattutto nelle misure attuative. Noi abbiamo cercato di dare un piccolo contributo, ovviamente coscienti che anche la Regione Autonoma Valle d'Aosta non è il centro del mondo, quindi può fare la sua parte, ma non basta una mozione, che, per carità, abbiamo votato tutti e in cui crediamo, per risolvere il problema della crisi climatica che sta diventando sempre di più una crisi ideologica di qualcuno che sta cercando una nuova battaglia perché ha perso l'altra.

Presidente - Ha chiesto la parola il consigliere Jordan, ne ha facoltà.

Jordan (AV-VdA Unie) - Nous sommes en train d'examiner aujourd'hui l'un des thèmes les plus importants sur lesquels la communauté internationale est appelée à se mesurer : le changement climatique, comme a été déjà bien dit, constitue une des plus grandes menaces auxquelles le monde doit faire face. Enfin, nous avons pris conscience de la priorité que nous lui devons donner pour résoudre ce grand défi. La neutralité climatique, c'est-à-dire le passage à une société à économie à zéro émissions, constitue non seulement un enjeu pour la société dans son ensemble, mais aussi une question transversale et concerne une multitude de domaines qui vont du développement durable à la protection du bien-être et de la santé des citoyens jusqu'à la définition d'un nouveau modèle de développement économique mondial, mais aussi - et c'est notre cas - un modèle qui puisse réduire au minimum l'impact sur l'environnement en tenant compte de nos particularités territoriales. Tout cela s'est transformé dans un contexte qui change très rapidement, une évolution significative des stratégies, des règles et des objectifs qui ont permis d'aligner les objectifs énergétiques avec une démarche de prospective, non seulement à moyen terme, mais aussi dans une vision plus à long terme. Les politiques de lutte contre le changement climatique œuvrent étroitement en synergie avec les politiques énergétiques pour ce qui concerne le mode de production, le stockage, la distribution mais aussi la consommation de l'énergie. Même dans notre réalité territoriale le système énergétique est décisif dans la production et dans la réduction des gaz responsables du changement climatique.

Il nostro piano energetico ambientale regionale è un importante tassello per la transizione energetica, mentre, da un lato, occorre pianificare un intenso e graduale passaggio dalle fonti fossili alle fonti rinnovabili disponibili per il contesto territoriale, così da attivare una generazione di energia da fonte rinnovabile; dall'altro, però occorre prioritariamente intervenire sull'abbattimento e sulla razionalizzazione dei consumi dell'energia attraverso un marcato incremento dell'efficienza in edilizia, nei processi di produzione, nel trasporto, con la conseguente riduzione delle emissioni di gas climalteranti.

Questi sono in sintesi i tre obiettivi e le azioni quantitative che sono sviluppate molto bene nel documento che andiamo a esaminare oggi e che sono stati illustrati dall'Assessore, tre obiettivi, come si diceva, che discendono dai dieci driver di sviluppo, che sono alla base di questa pianificazione: dobbiamo fare in modo di orientare le scelte di consumo e i cittadini verso l'autoproduzione, l'adozione di sistemi di accumulo, la partecipazione alle comunità energetiche, la gestione efficiente dei consumi, il miglioramento dell'efficienza energetica delle proprie abitazioni, la mobilità sostenibile. Dobbiamo farlo però senza usare la demagogia, senza essere utopistici, senza che questo sia terreno di scontro politico, senza avere la presunzione e la saccenza, che si è sentita durante le audizioni, rispetto a proposte di facili soluzioni che però riguardano temi assolutamente complessi. Sia chiaro che il PEAR non è e non deve essere solo un atto amministrativo, ma una sorta di piattaforma in cui visioni politiche, competenze tecniche, portatori di interessi e società civile concorrono in un processo decisionale, che porti a decisioni strategiche per lo sviluppo della nostra Regione. Gli obiettivi di PEAR sono e devono essere conformi e coerenti agli indirizzi dei diversi piani e livelli programmatori della Regione, sono stati già citati: il programma di sviluppo regionale, il piano paesistico, il piano dei trasporti, il piano di tutela delle acque, solo per citare i principali.

È apprezzabile nell'analisi del piano ed è da segnalare il risultato della concertazione svolta, l'Assessore ne ha parlato prima, questa concertazione ha permesso di coinvolgere una molteplicità di soggetti che hanno avuto la possibilità di contribuire fattivamente alla costruzione di questo piano.

Coerentemente con l'approccio moderno alla pianificazione, il PEAR deve affrontare con un livello di dettaglio crescente le problematiche, partendo dalla definizione della visione che la Regione desidera perseguire passando alla definizione degli obiettivi generali, per poi dettagliare gli obiettivi specifici e gli ambiti di azione; tutti elementi che troviamo in modo molto dettagliato nel documento.

Tralascio in quest'intervento i dati numerici, in parte già abbondantemente indicati, però sono dati estremamente significativi e positivi, in termini di produzione di energia rinnovabile, il 91%. Meno virtuosi siamo nei consumi, le fonti fossili rappresentano ancora il 60% dei consumi totali su cui dobbiamo raggiungere - e lo si diceva prima - una riduzione del 12%, questo per arrivare a una riduzione auspicata di più del 30% del gas climalterante.

Nella fase di applicazione di questi tre obiettivi che ci daremo con l'approvazione del piano e per attuare le strategie possiamo suddividere queste azioni in tre grandi gruppi di strumenti: il primo sono le norme, che diventano obblighi - ne parlava il collega che mi ha preceduto - e divieti attraverso leggi, regolamenti e linee guida. Questo gruppo di strumenti dimostra un effetto piuttosto rapido ma dall'altro genera la tendenza ad aggirare, a non sempre rispettare le regole, funzionano bene quasi solamente in situazioni temporanee e di urgenza.

Il secondo gruppo sono gli incentivi che premiano determinati comportamenti e ne scoraggiano altri, l'esempio classico è rappresentato dalle cariche scaglionate ma anche dalla cubatura aggiuntiva per gli edifici energeticamente autosufficienti o anche dalle tariffe di parcheggio differenziato. Queste misure hanno un effetto a medio termine ma generano molto meno resistenze rispetto alle norme, modificano la coscienza anche attraverso il valore riconosciuto. Funzionano tuttavia piuttosto su pressione che non grazie a convenzioni.

Il terzo gruppo di strumenti - secondo me, il più importante - è quello di trasformazione dei valori culturali, significa che le convinzioni e i comportamenti individuali si modificano in maniera autonoma. Questo gruppo di misure è quello che ha maggiore durata nel tempo, è più coerente con l'immagine di cittadini e cittadine coscienti e responsabili; ha tuttavia lo svantaggio di richiedere dei tempi relativamente lunghi prima di produrre realmente effetti.

Il cammino verso la neutralità climatica è così importante ed è così urgente da rendere necessari tutti e tre i gruppi di strumenti, il fatto che alcuni di loro richiedano dei tempi lunghi per produrre effetti non è motivo sufficiente a rinviarne l'applicazione.

Crediamo infine - e concludo - che, a corollario degli strumenti, sia fondamentale che venga definita e attivata l'attività di formazione e comunicazione destinata a illustrare in modo facilmente comprensibile a tutta la cittadinanza le trasformazioni da fare per radicare questi comportamenti che devono essere sostenuti.

Presidente - Ha chiesto la parola il consigliere Distort, ne ha facoltà.

Distort (LEGA VDA) - Nel Titolo III della legge 13/2015 si prevede di dare attuazione alla direttiva 31/2010 dell'Unione europea e si legge: "La Regione Valle d'Aosta disciplina la modalità per contribuire al raggiungimento degli obiettivi di risparmio energetico, di efficienza energetica e di sviluppo delle fonti rinnovabili, in conformità alla normativa europea e statale vigente in materia di energie e di cambiamenti climatici". Ora, per il raggiungimento di questi obiettivi, sempre la legge regionale citata disciplina gli strumenti di pianificazione energetica. Il PEAR che stiamo discutendo in questo momento, il Piano Energetico Ambientale della Valle d'Aosta costituisce appunto lo strumento pianificatorio in questione, così come stabilito dall'articolo 27, comma 2, della legge regionale. Il comma 3 prevede che il PEAR è approvato dal Consiglio regionale su proposta della Giunta regionale ed è aggiornato periodicamente. Questo è quanto la Giunta è chiamata a svolgere, così ha fatto grazie, come è stato detto - e aggiungo anche la mia voce -, a un imponente lavoro degli uffici, tra l'altro, anche con risorse scarse di mezzi, di personale. Questa non vuole essere una sviolinata ma vuole essere il riconoscimento del lavoro, perché anche il lavoro è energia spesa e ora noi ci esprimiamo in merito all'approvazione del piano.

La nostra posizione in merito al voto anticipo che sarà espressa nello spazio dedicato alla dichiarazione di voto, sarà conseguente a tutta una serie di approfondimenti che emergeranno dalla discussione generale, nonché dalla discussione e dalle prese di posizione nei confronti degli ordini del giorno, vari ordini del giorno, alcuni redatti da noi, altri a cui aderiamo, si tratta di capire in che modo il Governo e la maggioranza esprimerà sensibilità rispetto a queste suggestioni per capire se ci sono i confini e gli elementi per avere una comune visione.

In ogni caso dichiaro che inizierà da oggi, a seguito dell'approvazione del piano energetico ambientale regionale, che, tra l'altro parlo di approvazione perché è ovvio che la matematica rimane ancora una scienza esatta, i numeri per l'approvazione esistono, ci sono per cui, salvo situazioni eclatanti, si parlerà ovviamente di approvazione del piano in data odierna... però, per quanto ci riguarda, da parte nostra noi inizieremo subito dopo l'approvazione del piano la nostra attività di monitoraggio, un monitoraggio sull'applicazione del piano nei suoi passaggi attuativi e senza togliere assolutamente il merito a chi ha concepito i contenuti e gli obiettivi generali di questo strumento di pianificazione, bisogna dare atto che la bontà o meno - e questo è un elemento estremamente importante che vale per qualunque tipo di strumento pianificatorio - di qualunque strumento di pianificazione è data dai suoi passaggi attuativi e dall'attività fondamentale di monitoraggio. Addirittura noi possiamo dire che uno strumento di pianificazione sarà buono - e uso il futuro - in funzione di come si svolgerà la sua fase attuativa. Noi potremmo avere tutta una serie di indicazioni che sono sicuramente importanti, che tracciano una linea, definiscono una visione - e questo è fondamentale -, ma la capacità di fare in modo che questo strumento sia uno strumento duttile ai cambiamenti, all'evoluzione, alla ricerca, alle innovazioni tecnologiche, ai meccanismi che innesca - che dovranno essere monitorati... la capacità di sapersi modificare e adattare con velocità: questo sarà l'elemento che determinerà la bontà o meno dello strumento di pianificazione. Sicuramente dovrà essere uno strumento non regolatorio, non di regolamentazione, ma uno strumento dinamico, capace di modificarsi anche velocemente, che sappia quindi accompagnare le varie attività umane di ricerca, di vita sociale, di vita economica della nostra comunità valdostana. Questo rientra nelle competenze dell'opposizione e questo dichiaro che lo faremo.

Chiarisco che questa nostra attività di monitoraggio avrà un obiettivo base, rispetto al quale noi confronteremo ogni passaggio attuativo del PEAR e che esprime la nostra visione in materia di energia, di ambiente e di sostenibilità. Per la nostra forza politica esiste una priorità: la vita economica della comunità valdostana, il primo criterio con cui noi eseguiremo il confronto è se questo strumento faciliterà o non faciliterà le attività produttive. Ovviamente gli auspici contenuti vanno in questa direzione, lo riconosciamo, ma sarà comunque parte integrante del nostro lavoro serio di opposizione, perché questo lo possiamo garantire. Noi siamo per l'economia reale - l'ha detto e lo riprendo dall'intervento del collega Aggravi -, siamo per un'economia che permetta a un'unità di vivere e di crescere e non siamo per un'economia di sopravvivenza e tantomeno per una decrescita felice, per noi decrescita felice è e continua a essere un ossimoro.

L'ambiente va rispettato, questo è ovvio, va tutelato, va difeso, ma senza perdere per strada la sfida, perché di questo si tratta: di sfida. L'assessore Bertschy ha citato esattamente nella presentazione questo concetto di sfida, noi lo accogliamo e lo pungoleremo esattamente in questa linea: la sfida di un'economia produttiva che sappia crescere in sintonia con l'ambiente. Ricordo che nella direttiva europea si parla di efficienza energetica, di sviluppo delle fonti rinnovabili, tra l'altro, noi per "fonti rinnovabili" abbiamo in testa tutta una serie di luoghi comuni: il fotovoltaico, l'eolico, ma noi abbiamo in realtà in testa a una classifica l'idroelettrico. Noi vediamo questa sfida economica produttiva come una sfida per la crescita chiaramente in sintonia con l'ambiente.

Per noi l'energia è condizione base dell'attività umana e ha la priorità, per noi la priorità è l'attività della società umana, che si alimenta, che vive, che cresce, che si sviluppa attraverso la disponibilità di energia. È chiaro che il tema dell'energia presuppone due grandi capitoli: uno è il contenimento dei consumi, l'altro è la nuova produzione di energia. Sul contenimento dei consumi, senza entrare nei dettagli, ma è chiaro che la parte del leone la fa l'ambito dell'edilizia: l'edilizia rimane il settore maggiormente responsabile nell'ambito dei consumi energetici, soprattutto nell'emissione di CO2 equivalente, per cui per noi sarà luogo di attenzione particolare attraverso due meccanismi fondamentali, due elementi: 1) la semplificazione burocratica; 2) l'accesso al credito e poi l'edilizia si muove, non ha bisogno di altro, ha una capacità autogenetica di attuarsi ma ci sono queste due condizioni fondamentali e il nostro monitoraggio andrà anche in questa linea.

L'energia idroelettrica è quell'energia che riesce essere al tempo stretto pulita, rinnovabile e aggiungo un elemento fondamentale: a chilometro zero. Questo è un elemento fondamentale perché, nel momento in cui noi paragoniamo le varie fonti di energia rinnovabili, noi dobbiamo paragonare sulla base dell'impronta ambientale a livello globale, non certo a livello territoriale. È chiaro che il fotovoltaico posato sul tetto è lì e svolge il suo ruolo di produzione di energia, ma che cosa c'è dietro, qual è l'impronta ambientale di questo pannello? Passata e futura. Per noi l'energia idroelettrica è stata e rimarrà la ricchezza principale del nostro territorio e noi ci adopereremo affinché questo possa rimanere un punto saldo nell'applicazione del PEAR.

Un'altra energia rinnovabile a chilometro zero è quella prodotta dalla biomassa, un settore di energia che ha delle criticità che vanno studiate, vanno approfondite per capire nella sua intera filiera quanto possa essere sostenibile, dove si deve lavorare e operare perché sia sostenibile, chiaramente non solo dal punto di vista ambientale ma anche economico, e noi continueremo a sostenerla.

Un capitolo particolarmente delicato è quello dell'idrogeno. Sull'idrogeno la nostra visione segue la tecnologia, noi facciamo parlare la tecnologia, spegniamo il filtro ideologico e apriamo soltanto la concretezza della tecnologia e delle prove sperimentali. Tra l'altro, io ricordo un articolo del dicembre 2022 del "Corriere della Sera" in cui si riferiva che la SNAM, quindi non un soggetto qualunque, aveva concluso con successo i test sulle turbine in merito all'idrogeno nei gasdotti, notizia del 2022. Oggi siamo nel 2024, a due anni di distanza. Certo, è una tecnologia che è in fase di approfondimento, di sviluppo, ovviamente si associa un discorso estremamente importante di rapporto di benefici-costi, ma è chiaro che se non ci fosse un'apertura di approfondimenti e non fosse insita nella natura umana, probabilmente noi oggi o saremmo nelle caverne al posto di essere qui in Consiglio, o magari saremmo vestiti con delle pelli di animali, però il concetto è questo. Se vogliamo avere una visione di progresso, non progressista, noi dobbiamo essere aperti ai discorsi e attenti a quanto ci racconta la tecnologia. Infine noi vogliamo chiarire che per noi la tutela dell'ambiente non è fine a sé stessa, non è un dogmatismo ma è il risultato di ricerca, di tecnica e di responsabilità. È un dialogo che da quando l'essere umano ha avuto il suo ruolo protagonista nella storia, si è espresso in rapporto, in conflittualità o in sintonia con la natura. La nostra civiltà è frutto di questo dialogo che attraversa millenni.

Noi riteniamo che l'ambiente - ovviamente lo riconosciamo ma non è soltanto nostra opinione - è la dimensione in cui si svolge la vita di una comunità ed è chiarissimo che come tale va tutelato, mettendo in atto tutta la conoscenza e la responsabilità, patrimonio di una comunità degna di definirsi civiltà, ma non dimentichiamo che l'ambiente ha un parente stretto: si chiama paesaggio, rappresenta il punto di incontro tra la natura e l'attività umana e il suo patrimonio culturale identitario. Il concetto di paesaggio è un elemento che mi sento di poter dire è un po' una sorta di Cenerentola all'interno del PEAR, noi vogliamo invece riportare il paesaggio nella sua posizione prioritaria, il paesaggio è il luogo di incontro tra natura e attività umana, è fatto di bellezza naturale e di storia, sia passata che presente dell'attività umana e ha per noi una priorità imprescindibile, anche perché è il luogo della grande sintesi tra l'attività umana e il mondo naturale. Motivo per cui osserviamo semplicemente con attenzione, con obiettività, ma senza illusioni ideologiche le soluzioni del fotovoltaico, vogliamo osservarlo con realismo, non lo guardiamo con sospetto ma neanche con ingenuità.

Concludo ricordando che per noi l'energia rimane il motore delle attività umane e l'ambiente è il contesto in cui queste attività si esprimono, la capacità di produrre energia è la condizione di sopravvivenza di qualunque sistema, tanto più se si tratta del sistema di vita di una comunità umana. Il PEAR dovrà dare gli strumenti necessari perché si realizzi questa realtà, ne ha le condizioni perché questo si realizzi ma, ribadisco, sarà il modo di attuazione del PEAR e la sua capacità di adattarsi che determinerà questo successo o l'insuccesso. Non dovrà essere lo strumento al servizio di una visione ideologica di dogmatismo ambientalista, nella quale noi non ci riconosciamo, portate pazienza ma non riusciamo a riconoscerci, ma di una visione realistica, questo richiamo alla realtà che riteniamo sia l'elemento più logico con il quale la nostra civiltà, figlia della logica dal periodo classico fino tutto lungo il Medioevo e poi passata attraverso l'età moderna, ci ha raggiunto, questa logica che parte da un rapporto con la realtà.

Einstein - lo scomodo, sperando che lei non abbia a dolersi per il fatto di scomodare una persona del calibro di Einstein - tra le tante cose che lui ha detto, che tra l'altro di energia ne sapeva, c'è una frase che mi ha colpito - ritengo sia sua, la fonte non l'ho approfondita, perché è un approccio un po' diverso dalla visione puramente fisica scientifica dell'energia -: "Tutto è energia e questo è tutto quello che esiste. Sintonizzati alla frequenza della realtà che desideri - quindi potremmo dire della visione che hai in mente - e non potrai fare a meno di ottenere che quella realtà, passo dopo passo, si realizzi". Questo è il nostro auspicio per quanto riguarda il piano energetico ambientale della Valle d'Aosta.

Presidente - La parola al consigliere Chatrian.

Chatrian (AV-VdA Unie) - Non so se può attribuire ad Albert Einstein l'ultima dichiarazione del collega, ma penso le certezze non ci sono, come ha ben detto il collega Distort.

Detto questo, è sempre bello intervenire su uno strumento, su un atto pianificatorio e programmatorio, che è un po' il principale ruolo del Consiglio regionale.

Questa mattina l'assessore Bertschy ci ha illustrato il piano "volando alto" sul percorso nel redigere questo piano, ma dall'altra parte entrando nel merito anche numerico e cercando di dettagliare quali sono soprattutto le potenzialità, partendo da dei dati oggettivi, che è la parte più importante.

Nelle Commissioni III e IV abbiamo avuto veramente la possibilità, con il collega Rosaire e con tutti i Commissari presenti e chi era anche interessato a quest'importante atto programmatorio, di entrare nel merito, organizzare delle audizioni, oltretutto molto interessanti, delle categorie, dei Dipartimenti che hanno elaborato e scritto questo piano e da chi ha voluto comunque fare delle osservazioni a questo piano, che è cucito su misura per il sistema Valle d'Aosta, ma su questo mi allaccio ai diversi interventi che sono stati fatti in questa mattinata. Facciamo attenzione a non immaginare che esista solo esclusivamente la Valle d'Aosta, nel senso che è corretto e doveroso, è culturalmente valido che dobbiamo fare la nostra parte, ma in un sistema assolutamente molto più ampio e, quando parlo di sistema molto più ampio, penso che il passaggio principale che possiamo riassumere per poi declinare gli obiettivi del nostro piano, per quanto il ruolo della Regione sia fondamentale pubblico-privato e le azioni da intraprendere efficacemente siano comunque numerose... bisogna e dobbiamo sottolineare come l'effetto raggiungimento dell'obiettivo al 2040 sia principalmente dipendente dalle azioni nazionali, europee, ma soprattutto internazionali per raggiungere la neutralità carbonica al 2050. Se non mettiamo al centro quest'elemento, noi pensiamo che non siamo onesti intellettualmente e anche culturalmente.

Detto questo, come è stato detto da diversi di voi, è stata veramente una costruzione a più mani, è stata veramente un'elaborazione, partendo dall'Amministrazione pubblica, dai Dipartimenti e toccando veramente numerosi Dipartimenti, al centro di tutto indubbiamente c'è l'ambiente, c'è stata la possibilità comunque di confrontarsi con i cittadini tutti. Penso che questo sia, da un punto di vista di metodo, veramente interessante, utile e corretto.

In seconda battuta probabilmente la parte più difficile è come trovare i giusti strumenti e i giusti obiettivi da raggiungere per far conciliare l'ambiente - immagino avremo modo di confrontarci anche con l'assessore Sapinet su questo -, che è al centro di questo piano energetico ambientale e come far conciliare l'incremento delle fonti rinnovabili. In tutto questo forse dove noi possiamo realmente fare la differenza è sulla riduzione dei consumi, su quello pensiamo che ci sia veramente la possibilità di poter fare la differenza.

Vorrei declinare principalmente due ragionamenti: da parte di tanti è stato messo in evidenza come punto di forza, chi come punto di debolezza, il 110, che ormai è terminato. Questi sono i numeri nella nostra regione: 900 sono stati gli interventi, tanti, pochi... 900, di cui 350 come condomini e 550 come case o unifamiliari o plurifamiliari, quindi una misura, se volete, impattante, pesante, robusta, che forse ci ha portato anche fuori strada, ha dato questi risultati nel nostro territorio, per una cessione di credito che ammonta all'incirca a 230 milioni di euro. Ognuno poi tragga le conseguenze di questi indicatori, di questi ordini di grandezza.

Dall'altra parte però, cercando sempre di essere onesti sul piano intellettuale, cercando di mettere in fila gli elementi che potrebbero farci ridurre il consumo, qual è la sfida per incrementare invece le fonti rinnovabili... la sfida però è anche legata a fino a dove vogliamo accompagnare l'incremento delle rinnovabili principalmente sull'eolico, in seconda battuta sul fotovoltaico e in terza battuta sull'idroelettrico. Ho sentito dire dalla collega Minelli che manca un posizionamento forte sul piano politico. Noi pensiamo che la sfida sia proprio quella invece di non esagerare ad andare a non poter più compensare l'ambiente, che è il bene più prezioso che abbiamo, ma dall'altra parte è il presidio del territorio e quindi la qualità della vita dei nostri cittadini, perché altrimenti diventa troppo semplice banalizzare nel poter aumentare e incrementare le fonti rinnovabili. Ci vorrebbe una bacchetta magica, ma, dato che non esiste la bacchetta magica, probabilmente c'è spazio per poter ridurre di più i consumi nel patrimonio esistente immobiliare, dove probabilmente noi possiamo fare la nostra parte come Regione, ma in minima parte, dove probabilmente dobbiamo essere ancora più bravi a valorizzare e utilizzare le risorse nazionali ed europee nell'accompagnare le riduzioni dei consumi nel patrimonio immobiliare, sapendo che i costi sono altissimi, quindi dobbiamo avere la capacità come Consiglio regionale non solo di informare la comunità e i cittadini, ma nell'informarli dobbiamo dargli... cercare - e questo penso sarà la sfida con l'assessore Bertschy, con l'assessore Sapinet, delle Commissioni competenti e chi sarà interessato - quali sono gli strumenti, le azioni e le misure che noi potremo mettere in campo per poter accompagnare non solo chi già oggi ha la capacità economica nel ridurre i consumi, ma anche quelle fasce meno abbienti che oggi non hanno assolutamente né la capacità, né la possibilità ma, peggio ancora, forse anche la cultura di poter a questo punto ridurre i consumi, che vuol dire, nel budget familiare poter aumentare la qualità della vita da una parte e dall'altra ridurre le uscite. In tutto questo però - è lì che voglio allacciarmi di nuovo alla collega Minelli - ci va di mezzo l'economia pubblica, l'aiuto pubblico, il come poter aiutare da un punto di vista pubblico che il tutto sia molto equilibrato. Quando dico molto equilibrato, che la fascia più fragile, la fascia più debole o chi oggi non potrebbe mettere in campo comunque delle azioni sul proprio patrimonio immobiliare capisca quant'è grande e forte l'aiuto di natura pubblica, che sia regionale, nazionale o europeo per poter ridurre i costi, quindi aumentando la qualità della vita, tenendo conto della questione economica e dall'altra parte riducendo comunque il consumo da un punto di vista generale, a questo punto non solo per il sistema Valle d'Aosta ma per il sistema più largo, quindi internazionale. Penso che sia lì la parte veramente più difficile. Forse è banale una delle frasi e degli elementi che è inserita all'interno del piano: "La migliore energia rinnovabile è quella non consumata". Sembra scontata ma pensiamo che di scontato non abbia nulla ma che possa veramente poter fare la differenza.

Indubbiamente la sfida è una sfida che è legata alla pianificazione, come dicevo prima, alle autorizzazioni e realizzazione di investimenti principalmente pubblici, ma che possano creare le condizioni ai privati, piccoli, medi o grandi di poter concorrere e quindi raggiungere quegli obiettivi che ci siamo prefissati e che sono inseriti nel piano nero su bianco 2030-2040, anche nell'ordine del giorno che approvò, è vero, il Consiglio all'unanimità, ma anche su quello penso dobbiamo avere l'onestà intellettuale di fare una verifica di qual è stata comunque la ricaduta ambientale del 110. Cito il 110 perché è stata una misura nazionale: la cito perché, come vi dicevo, quelli sono i numeri che sono stati utilizzati nella nostra regione, possono essere tanti, pochi, importanti o no, questa è stata la ricaduta per il tramite di una misura nazionale che abbiamo pagato tutti indubbiamente, su quello sono d'accordo con chi lo ha annunciato poc'anzi.

La sfida quindi potrà essere in ogni caso uno straordinario sicuramente volano in prima battuta per l'occupazione, in seconda per l'ambiente, che indubbiamente va di pari passo, per un presidio del territorio, sapendo che i costi aggiuntivi che ci sono, soprattutto per poter mantenere, coltivare e presidiare un territorio, quindi una vivacità economica... il pubblico ha il dovere di dettare l'agenda insieme a chi oggi si occupa in questo caso di ristrutturazione, di restauri piuttosto che di trasporti, ma che poi l'utilizzatore finale - e scusatemi ma rimetto al centro le famiglie più fragili - possa averne un beneficio, senza che i costi siano troppo elevati. Forse la faccio semplice, ma è lì quello che non ha funzionato principalmente nella misura che è stata messa in campo tre anni fa dallo Stato. Io penso che una famiglia normale non abbia potuto beneficiare di quella misura proprio perché, da una parte, nonostante l'aiuto, i costi e i prezzi erano fuori mercato e, dall'altra parte, pur essendoci la misura, non c'è stata la possibilità di una "robustezza" della famiglia media di poter mettere a posto quello che è magari un bene di famiglia, magari le generazioni prima avevano fatto sacrifici enormi per poter o ristrutturare o bâtir direttamente una propria casa o un proprio appartamento, ma non ci sono stati gli elementi utili per poterla utilizzare, di conseguenza raggiungere l'obiettivo che c'è all'interno di questo piano: quello della riduzione principale dei consumi.

Indubbiamente in tutto questo non possiamo non dimenticarci la riduzione delle emissioni, che è la conseguenza di elementi, di azioni e misure sfidanti che fanno sì che possano far conciliare a quel punto il giusto equilibrio fra le risorse e, di conseguenza, le azioni, le leggi che questo Consiglio approverà nei prossimi mesi e nei prossimi anni per ridurre quei consumi... ma che possano essere alla portata, se non di tutti, di tantissimi, in modo che tutti si sentano partecipi all'interno di questo strumento pianificatorio, che è interessante, elaborato, condiviso ma facciamo attenzione, come è successo un po' a livello nazionale quattro anni fa con il 110, che forse qualcuno ha illuso una parte delle famiglie, in questo caso italiane... quindi questo piano poi dovrà indubbiamente essere condito e arricchito di leggi, oltre che quelle nazionali ed europee, che possano raggiungere quegli obiettivi, sapendo che al centro c'è l'ambiente, che per noi è il bene assolutamente più prezioso. Facciamo attenzione forse al neanche esagerare sul secondo asse, che è quello dell'incremento à tout prix delle fonti rinnovabili, perché è lì la parte forse più difficile da far conciliare: la riduzione da una parte, l'incremento dall'altra e di mezzo però ci sono altri due elementi importanti: l'ambiente e quante risorse abbiamo a disposizione, che siano nostre, che siano nazionali, che siano europee, sono sempre risorse pubbliche che in questo caso penso insieme cerchiamo di valorizzare e utilizzare bene.

Grazie ancora a tutti quelli che si sono dedicati a questo piano in questi tre anni, da quando l'iter è partito, grazie ancora all'Assessore che si è occupato di questo dossier e a tutti quelli che vorranno non solo approvarlo, ma poi il giorno dopo iniziare quella parte forse non più delicata, che è la seconda, di riempire di leggi per quanto ci riguarda, di non farci scappare delle opportunità nazionali ed europee e trovare quel giusto equilibrio.

Presidente - Ha chiesto la parola il consigliere Lucianaz, ne ha facoltà.

Lucianaz (RV) - Ritengo interessante quanto ha appena illustrato il collega Chatrian, due punti in particolare, la riduzione dei consumi, punto determinante in un piano energetico, ma non vedo nelle scelte del Governo regionale una volontà così determinante di andare in questa direzione, quindi rimarrà questo ideale della riduzione dei consumi; il secondo punto che ho apprezzato nell'esposizione del collega Chatrian è il piano cucito d'accordo a misura della VDA ma mettendo al centro uno scenario internazionale. Effettivamente non siamo soli e non possiamo decidere da soli le politiche energetiche, in quanto un piano energetico non può non essere influenzato da uno scenario geopolitico più grande e ci sono alcuni fatti contingenti che ci tengo a esporvi se il Presidente dell'Assemblea me lo lascerà fare: ad esempio, la scelta del Presidente del Consiglio dei ministri italiano di stipulare un accordo con il Presidente ucraino che prevede un forte impegno militare, oltre che finanziario, dell'Italia a sostegno della guerra in corso in Ucraina, che può determinare futuri scenari molto differenti da quelli a cui fa riferimento il PEAR in approvazione. Qualche giorno fa il presidente Macron non ha escluso l'invio di truppe occidentali per aiutare l'Esercito ucraino, 48 ore dopo il capo del Governo europeo Ursula Gertrud Albrecht Von Der Leyen, rivolta all'Europarlamento di Strasburgo, riunito in seduta plenaria, ha comunicato che "I rischi di una guerra non dovrebbero essere esagerati ma bisogna prepararsi. Tutto inizia con l'urgente necessità di ricostruire, rifornire, modernizzare le Forze armate degli Stati membri. L'Europa deve sforzarsi di sviluppare e produrre la prossima generazione di capacità operative, il che significa potenziare la nostra capacità industriale della difesa nei prossimi cinque anni". Praticamente l'Agenda 2030 direi, io non so quale GOL parla di tutti questi argomenti, forse il punto16, che parla di pace, o il punto 13 che parla di lotta, sì ma al cambiamento climatico. Questa è l'Agenda 2030, che invece detta il PEAR che la maggioranza oggi vuole farci approvare. Allora lo scenario è decisamente cambiato, perché potenziare le nostre capacità industriali della difesa nei prossimi cinque anni, con il sostegno della Banca europea naturalmente determinerà uno sconvolgimento, penso anche a livello locale, delle produzioni e dell'utilizzo - perché no? - dell'energia; questo lo vedremo con i prossimi atti di Governo che non tarderanno ad arrivare.

La Russia in poche parole è di nuovo il nemico da abbattere e l'unica speranza che ci resta è che vinca Trump, pensate, dobbiamo sperare che vinca lui in America perché non ci sia una guerra, perché i democratici, i più guerrafondai che si siano mai conosciuti, "giustamente" sostengono lo sviluppo di guerre su tutto il pianeta. Qui la cosa è drammatica, dobbiamo sperare che l'ormai ottantenne Trump la spunti e si fermi questa spirale impressionante di violenza e di guerra sul mondo intero.

Probabilmente, come diceva mio nonno, quando c'è una crisi economica, ci vuole una bella guerra perché il mondo riparta. Sembravano concetti legati ai secoli scorsi, vedo che sono applicati anche nel ventunesimo secolo.

La Von Der Leyen si è permessa ancora di dire: "È tempo di discutere dell'utilizzo dei profitti inaspettati dei beni russi congelati per acquistare congiuntamente equipaggiamenti militari per l'Ucraina. Non possiamo permetterci il lusso di stare tranquilli con o senza partner non possiamo permettere che la Russia vinca", quindi qua vogliamo la guerra assolutamente, e pensiamo di sconfiggere la Russia. Questo è il presidente, il capo del Governo europeo che ha l'ardire di dire certe cose. Dice ancora la Von Der Leyen: "Negli ultimi due anni l'Europa ha dimostrato che sosterrà l'Ucraina per tutto il tempo necessario. L'Europa deve spendere di più, spendere meglio, spendere come si è speso con i vaccini e il gas naturale". Un disastro. Io non sto a riparlarvi dello scandalo dei vaccini, non mi sembra il caso, però questa è l'intenzione del Governo europeo. Spero vivamente che qualcuno li blocchi.

Perché dico tutto questo? Perché l'Agenda 2030 - che non prevede carri armati alimentati a batteria elettrica immagino, quindi anche quelli andranno a complicare la questione del riscaldamento climatico, secondo qualcuno -, che condiziona fortemente questo PEAR che è in votazione, perché a questi target si è esplicitamente richiamato il piano energetico, ripeto, non prevede né guerre, né investimenti nell'industria bellica, però, secondo me, bisogna cominciare a mettersi in pace con la propria coscienza, perché creare un piano energetico sulla base di cambiamenti climatici, quando da che esiste il mondo il clima è sempre cambiato... e c'è Noè a testimoniarcelo, ma non abbiamo report dei Babilonesi o degli Egiziani che ci dicono quanto faceva caldo all'epoca, lo possiamo immaginare, sicuramente il clima è sempre cambiato. Qui abbiamo la pretesa di lottare al cambiamento climatico, cioè abbiamo la pretesa di dire: "Adesso fermiamo il cambiamento climatico", il peggio del giacobinismo moderno. Qua stiamo rasentando la paranoia, mi spiace dirlo, c'è gente che probabilmente ci crede anche. Allora, finché è un'opportunità politica, la si sfrutti come si vuole, ma credere di bloccare il cambiamento climatico che è causato dall'azione dell'essere umano... immagino che qui ci sia qualche problema, nel senso che - lo sapete bene, me lo sono andato a cercare anche su Google - l'atmosfera è composta per il 78% di azoto, per il 21% di ossigeno, per lo 0,04% di anidride carbonica. Questo 0,04% di anidride carbonica è prodotto dall'attività umana tra il 10 e il 15%, tutto il resto è natura. Abbiamo emissioni vulcaniche, abbiamo altre fonti di emissione. Questo 0,003% prodotto dall'attività umana... e poi sapete meglio di me che l'Europa contribuisce all'incirca per l'8% di queste emissioni quando l'Asia supera abbondantemente il 50% delle emissioni di anidride carbonica, noi abbiamo la pretesa, ricondizionando il piano energetico locale, ricondizionamento il sistema produttivo europeo, di andare a condizionare il cambiamento climatico. Qui siamo pazzi, scusate se ve lo dico, ma siamo veramente pazzi!

Io non vado oltre, dico che questo piano, basato sull'Agenda 2030, è un'altra e terribile assurdità. Votatevelo voi.

Presidente - Con questo potremmo andare a pranzo se siete d'accordo. Sospendiamo i lavori del Consiglio che riprenderanno alle ore 15:00.

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La seduta termina alle ore 12:54.