Objet du Conseil n. 3084 du 21 décembre 2023 - Resoconto
OGGETTO N. 3084/XVI - Interpellanza: "Ipotesi di collaborazione con la Scuola Nazionale di Pastorizia, in accordo con l'Institut Agricole Régional, per il rilancio del settore ovi-caprino in Valle d'Aosta".
Bertin (Presidente) - Consigliere Lavy, ne ha facoltà.
Lavy (LEGA VDA) - Grazie Presidente. Oggi, quando si parla di allevamento in Valle d'Aosta, come primo riferimento viene in mente quello bovino, però nella storia non è sempre stato così, perché, per esempio, nel censimento che è stato fatto nel 1782 si contavano più di 80 mila capre e pecore; un numero veramente notevole che, appunto, sottolineava il fatto che, soprattutto in alcune zone della Valle, in bassa Valle soprattutto nelle traverse di Arnad, Perloz, Pontboset, fosse essenziale l'allevamento della capra e della pecora. Ed è interessante vedere anche, se si ha un po' di voglia di mettersi lì a studiare qualcosina, i vari statuti che regolavano la detenzione di questi animali: per esempio, il Statutum di Issonia, che prevedeva multe dei 5 soldi e 6 denari addirittura per chi abbassava le fronde degli alberi per far mangiare i germogli e le capre.
Oggi noi sorridiamo, però questo fa capire come in realtà, in passato, la gestione di questi animali fosse assolutamente necessaria. Statuti per esempio anche di Marine a Perloz, di Arnad, regole che vennero riprese anche nel Coutumier e, successivamente, anche nella Royale Costitution.
Il cambiamento, per quanto riguarda l'allevamento in Valle d'Aosta, iniziò poi nell'Ottocento con la nascita del Commis agricole, che decise di spingere maggiormente verso l'allevamento di bovini, tralasciando appunto quello di ovi-caprini.
Ci fu poi, sempre dopo metà Ottocento, una legge speciale addirittura sulle capre, per cui non era più possibile detenere più di una capra per persona e questo mise in crisi numerosi Comuni - appunto, come ho detto - Arnad, Pontboset, Perloz; e qui è interessante vedere le spedizioni che anche i Sindaci di questi Comuni fecero a Torino per appunto sollecitare l'importanza dell'allevamento ovi-caprino: si ricorda per esempio la figura di Anselmo Joly che per difendere la scelta di allevare capre sulle traverse di Arnad dipingeva quell'area come "ci sono solo pietre".
È ovvio che anche oggi una sorta di ragionamento per quanto riguarda l'allevamento di capre e pecore in alcune aree deve essere fatto, perché l'allevamento bovino consente... o meglio è permesso da degli spazi più ampi; ci sono alcuni territori che oggi per lo più sono abbandonati e invece una volta erano essenziali per l'allevamento appunto di capre e pecore e che potrebbero essere ripresi tramite questo tipo di allevamento. Poi, il fascismo diede anche lui un bel colpo istituendo appunto una tassa, addirittura, sulle capre. Tutte queste informazioni, consiglio per chi volesse un pochino approfondire, si trovano anche nel libro di Graziella Priod, che veramente è interessante.
Per quanto riguarda le pecore, sono sempre state anche loro essenziali per il sostentamento in Valle d'Aosta, soprattutto per la questione della lana, e oggi subiamo, purtroppo vediamo una sorta di decremento del numero di pecore in Valle d'Aosta, essenzialmente dovuto al problema del lupo, su cui non mi soffermerò solo perché sappiamo tutti qual è la problematica e non ha senso appunto citare cose che sono state dette. E però appunto in realtà sono legate al contesto della lana come quella per esempio della cooperativa tutta al femminile di Les Tisserands a Valgrisenche: lì si è vincolati meno male all'uso della lana di pecora di razza Rosset, che produce ogni anno circa 3 chili di lana, col problema però che per esempio non si trovano più tosatori; è paradossale che comunque in Valle d'Aosta si debbano chiamare tosatori di fuori valle, dal sud Italia o dalla Francia o da altre aree, quindi anche qui sarebbe interessante poi portare avanti un discorso di fare un corso per tosatori.
Negli ultimi decenni si è tentato di fare qualcosa, potete pensare alla creazione della sezione ovi-caprina dell'AREV, il marchio Produit Fermier, che certifica il rispetto disciplinare di produzione relativa alla trasformazione del latte di origine bovina e caprina; c'è stato in passato un concorso regionale dei formaggi ovicaprini che adesso non mi sembra si sia più svolto (anche lì, sarebbe interessante rilanciare), però la cosa interessante dell'allevamento ovicaprino è che molte aziende, praticamente tutte, hanno una produzione, una vendita diretta, a differenza dell'allevamento bovino, per cui ci sono i detentori degli animali che poi magari conferiscono il latte a delle latterie. Qui chi ha un allevamento ovino e caprino vende e produce, vende direttamente: questo è un atout del tutto particolare e interessante, che però, dall'altro, magari debilita un pochino o non incoraggia l'allevamento di pecore e capre, perché se - anche qui sarebbe un'idea magari da rilanciare - si potesse in qualche maniera coinvolgere anche le varie latterie per proporre loro di lanciare, anche parallelamente ovviamente alla lavorazione del latte bovino, la lavorazione di latte ovicaprino e questo magari potrebbe portare anche degli allevatori che hanno delle mucche a mettere su qualche capo di capre o di pecore; ovviamente un lavoro che deve essere fatto con la concertazione, però il tema delle complementarietà, anche in questo caso, può essere interessante.
In Valle d'Aosta abbiamo diversi tipi di razze che sono la Saanen, la Toggenburg, la Camosciata delle Alpi per le capre, la Savoiarda, la Taccola per le pecore, poi ci sono ovviamente la razza caprina valdostana per le capre e le pecore di razza Rosset che sono in via di estinzione.
Lei, Assessore, mi citerà l'intervento del Complemento regionale per lo sviluppo rurale SRA 14, sicuramente, che prevede un sostegno ad UBA per le pecore di razza Rosset e le capre di razza valdostana, oltre che la castana e quant'altro; però su questo poi mi concentrerò nella replica per proporle anche alcune altre idee. Poi c'è stata anche una modifica al PSR con l'intervento 10.1.4 che tratta di quel tema che sicuramente sono degli aiuti importanti, ma che forse non considerano l'aspetto centrale che deve essere alla base di questo rilancio delle pecore e delle capre, che è quello appunto dell'imprenditorialità, della mentalità imprenditoriale, per cui personalmente non credo che basti sostenere, dare un sostegno ad UBA, ma si debba favorire l'imprenditorialità, per dare un valore vero, per dare un valore importante a quelle che sono queste razze, un valore che potrebbe essere dato tramite anche una collaborazione con la cosiddetta SNAP, la scuola nazionale per la pastorizia, una realtà che sta costruendosi nella realtà italiana e che potrebbe essere un atout particolare per la Valle d'Aosta per quanto riguarda l'allevamento non solo di capre o pecore, ma anche appunto di bovini in montagna.
E se appunto si riuscisse a dare questa specializzazione, una sorta di sede di questa scuola in Valle d'Aosta, in collaborazione con l'Institut Agricole, la Valle d'Aosta potrebbe diventare centrale nella valorizzazione di questa pratica, la pastorizia, la transumanza, dell'inarpa e della désarpa.
Tutte proposte concrete queste, ne porterò anche alcune altre nella replica, un po' per dare qualche segno di vitalità per quanto riguarda le pecore di razza Rosset e le capre di razza valdostana.
Con questa interpellanza chiedo di conoscere un po' la situazione attuale in quanto a numeri, cosa si stia facendo, quali siano ovviamente le intenzioni per valorizzare maggiormente queste razze e se ci sia la volontà, insieme ovviamente all'Institut Agricole, di intraprendere una sorta di collaborazione con questa scuola nazionale di pastorizia. Grazie.
Presidente - Per la risposta, l'assessore Carrel.
Carrel (PA) - Grazie Presidente e grazie al collega Lavy che ha ben inquadrato il tema, anche da un punto di vista storico. I tempi ovviamente cambiano e dobbiamo sicuramente adattarci e trovare le soluzioni migliori per adattarci ad una società che è comunque diversa e dobbiamo prenderne atto.
Per rispondere alle sue domande, per quanto riguarda il numero di capi di pecore di razza Rosset, attualmente abbiamo 893 pecore Rosset su un totale di 1945 ovini; per quanto riguarda invece caprini di razza valdostana sono 1489 su un totale di 3924 capi.
Per quanto riguarda invece la parte dell'interpellanza un po' più politica e giustamente anche propositiva che accolgo, ma andrò ad elencare quello che stiamo già facendo per questo settore, sicuramente è nella direzione che lei ha già citato, cioè di valorizzare quella che è l'imprenditorialità; noi insieme all'AREV e alla sezione ovi-caprina che è stata costituita nel 1999, una sezione fondamentale per noi anche per il confronto diretto con un'associazione di categoria e quindi questo è sicuramente un atout fondamentale per il rilancio di questo settore, stiamo affrontando un periodo in cui vediamo una tenuta di quelli che sono gli allevamenti cosiddetti minori, che però passano e quindi chiudono le piccole aziende part time e invece tengono abbastanza bene e vengono consolidate quelle specializzate.
Stiamo andando verso un passaggio da quello che era un settore che era diventato di fatto quasi un hobby e un qualcosa in più da integrare ad ulteriori redditi, ad una specializzazione del settore. E questo va nella direzione dell'imprenditorialità e va nella direzione della valorizzazione di quelli che sono i prodotti, quindi sì la lana, sì la carne e sì tutti quelli che sono i prodotti lattiero-caseari che si producono anche attraverso questo settore ovicaprino, che per noi è fondamentale e lo ha citato bene lei prima, perché è sicuramente complementare a quello che è il settore zootecnico bovino perché va e riesce a pascolare in luoghi e in momenti dove ovviamente i bovini non riescono e quindi anche per la manutenzione del territorio è un settore fondamentale e su cui continuiamo a investire.
Come investiamo? Ovviamente, attraverso la collaborazione con l'AREV, ma attraverso quelle misure che ha già citato lei e non rientro nuovamente, la SRA 14 è una delle misure su cui stiamo lavorando, ma visto che parliamo di imprenditorialità, i fondi del CSR, i fondi della nuova programmazione, ma anche i fondi regionali, cercheranno di dare delle risposte dal punto di vista imprenditoriale, andando a sostenere quelli che sono i costi della formazione, i costi della consulenza, i costi della promozione anche per questo settore, mettendo proprio a pari questo settore con gli altri.
Questo credo che sia la risposta alla sua giusta provocazione politica del tenere in considerazione non solamente lo SRA 14, che finanzia le razze a rischio di estinzione, ma anche permettere di sviluppare un settore; è ovvio che abbiamo bisogno di numeri e per lavorare sui numeri abbiamo bisogno dei giovani e il settore ovicaprino, nelle analisi che sono state fatte negli ultimi anni e negli approfondimenti anche di uno studio fatto nel 2019, si evidenzia chiaramente che i giovani si stanno avvicinando molto a questo settore per svariate motivazioni, ma credo che questo sia un atout su cui dobbiamo continuare a lavorare, ovviamente per mantenere uno standard imprenditoriale medio-alto c'è bisogno di numeri, c'è bisogno di spazi e c'è bisogno ovviamente della tecnica del pascolamento.
E qui arrivo all'ultimo punto, che lei ha ben citato, e quindi l'adesione a SNAP attraverso l'Institut Agricole Régional; con l'Institut Agricole Régional l'Assessorato sta lavorando e continua a lavorare anche sul settore ovicaprino e la SNAP di fatto è nata per favorire quella che è la diffusione e lo sviluppo dell'allevamento e delle aziende pastorali e della désarpa, dell'inarpa e quindi della monticazione, un fenomeno che in Valle d'Aosta è già molto forte e sul quale dobbiamo continuare a lavorare, perché crediamo fermamente in queste pratiche che ci permettono di mantenere il territorio. Ovviamente non escludiamo la possibilità di aderire a SNAP e, anzi, con l'Institut Agricole possiamo anche intavolare questo discorso e capire come possiamo entrare in un progetto di questo tipo.
Credo però che sia fondamentale inserire il settore ovicaprino in una logica di multifunzionalità, in una logica che vada ad integrare delle aziende che siano strutturate per rimanere economicamente stabili e, soprattutto, essere in grado di affrontare quelle che sono le difficoltà. Difficoltà che ha ben citato e io credo che sia opportuno e corretto chiudere proprio parlando di alpeggi: e parlando di settore ovicaprino non possiamo non tenere in considerazione quello che è il fenomeno lupo in Valle d'Aosta, perché ovviamente aprire un'azienda per dei giovani nel settore ovicaprino, aprire degli alpeggi ovicaprini per dei giovani significa tenere in considerazione anche dei costi e dei costi suppletivi che vanno a considerare questo fenomeno perché ovviamente - gliel'ho detto in premessa - i tempi sono cambiati, lei ha citato dei dati anche del 1800, ovviamente oggi la società è cambiata, ma dobbiamo tenere in considerazione che tutto è cambiato e questo è un elemento su cui dobbiamo soffermarci e con AREV e con la sezione ovicaprina stiamo, ovviamente, trattando e sulle quali dobbiamo porre un'attenzione particolare perché non possiamo pretendere che si investa in un settore che oggi è piccolo, ma è importantissimo per il nostro futuro, senza tenere in considerazione questo fenomeno e il fenomeno della mancanza di manodopera su cui lavoriamo insieme all'Institut Agricole Régional proprio per formare le future generazioni al rispetto del nostro ambiente, della nostra agricoltura e allo sviluppo di essa, grazie.
Presidente - Consigliere Lavy, ne ha facoltà.
Lavy (LEGA VDA) - Grazie Presidente. Grazie Assessore per la risposta e parto da una sua considerazione: tutto è cambiato, ovviamente; il territorio però no, il territorio rimane tale, per cui in alcuni Comuni, come ho detto soprattutto verso la bassa Valle, gli allevamenti bovini sono molto più difficoltosi e, sinceramente, vedere diversi allevamenti bovini in luoghi in cui non ci sono prati e arrivano i camion di fieno da fuori Valle, anche no, quando in realtà magari se si puntasse di più sull'allevamento ovi-caprino si sfrutterebbe anche tutta una serie di appezzamenti che ad oggi sono totalmente lasciati perdere.
Purtroppo, come ha detto lei, i numeri soprattutto per quanto riguarda la razza Rosset sono sotto la soglia psicologica dei mille capi: questo è preoccupante, molto preoccupante, perché ci sono tutte le ripercussioni anche sulla filiera della lana (ho citato la cooperativa Les Tisserands) e purtroppo in passato troppe volte anche la politica ha in qualche maniera messo i bastoni fra le ruote all'imprenditoria per quanto riguarda lo sviluppo della pecora di razza Rosset e Les Tisserands; non mi soffermerò, di certo lei non c'entra, però in passato di certo se si poteva in qualche maniera frenare uno sviluppo di una realtà, lo si è fatto.
Sempre in ottica del tutto propositiva, io le consiglierei di andarsi a vedere due progetti e un'associazione, il progetto SHEEP-UP e il progetto Wool-Fair.
Il progetto SHEEP-UP che è portato avanti dalla Regione Veneto ed è finanziato dal PSR della Regione Veneto con la misura 16.1 e 16.2, si propone di migliorare la competitività degli allevamenti ovini di razze autoctone, in quel caso, ottimizzare la competitività delle aziende agricole e individuare il valore aggiunto delle produzioni locali per aiutare le aziende a differenziare i propri prodotti, valorizzare le filiere corte e utilizzarne i sottoprodotti; quindi non è una misura che dà un sostegno ad UBA, qui si è proprio più incentrati sul sviluppare delle aziende ed è tutto molto interessante perché ecco qui il tema centrale che è quello della rete.
Il secondo, sempre il progetto Wool-Fair, studia e analizza le prime delicate fasi della filiera della lana, prendendo a riferimento le potenzialità e le criticità emerse dalla valutazione di alcune aziende; questo viene fatto, per esempio, nel Parco nazionale del Gran Sasso e nel territorio tra Marche e Umbria, e si vuole esaltare il nesso causale tra la qualità della lana e il notevole interesse dal punto di vista ambientale. E quale posto migliore della Valle d'Aosta per lanciare un progetto del genere!
Il terzo spunto è quello di vedere i progetti della cosiddetta associazione RARE che, al di là del settore ovicaprino, porta avanti tutta una serie di discorsi per la tutela e la valorizzazione di razze in via di estinzione, quindi qui si può tirare in mezzo anche per esempio la pezzata nera o la castana ed è positivo che, bene o male, ci sia un'apertura anche per quanto riguarda le collaborazioni eventuali con la SNAP, perché sicuramente aprirsi ad un contesto che comunque può essere diverso, ma che può dare degli atout in più è sicuramente importante perché noi valdostani siamo sempre abituati ad essere un po' autoreferenziali: la désarpa l'abbiamo noi, la inarpa la facciamo noi, sappiamo fare tutto noi; poi in realtà una contaminazione, ma in senso positivo di confronto con delle realtà fuori Valle potrebbe essere positivo e queste realtà fuori valle potrebbero addirittura essere attrattive per la Valle d'Aosta, perché magari chi studia, chi lavora in questa sorta di scuola può in qualche maniera conoscere il territorio valdostano, appassionarsi e decidere magari un giorno di aprire un'azienda qua.
Per quanto riguarda il tema poi della multifunzionalità delle aziende agricole, apriremo un altro capitolo, mi auguro a breve, ma soprattutto per quanto riguarda l'allevamento ovi-caprino non bastano dei contributi per misure a sostegno per gli UBA; va bene, ma sviluppiamo la testa delle persone e che ci siano dei giovani che abbiano voglia di lanciarsi in questo settore positivo, non scoraggiamoli, grazie.