Compte rendu complet du débat du Conseil régional. Les documents ci-joints sont disponibles sur le lien "iter atto".

Objet du Conseil n. 575 du 4 avril 2019 - Resoconto

OGGETTO N. 575/XV - Interpellanza: "Esposizione di pannelli nella biblioteca regionale di Aosta riguardanti iniziative politiche".

Rini (Presidente) - Punto n. 42 dell'ordine del giorno. Per l'illustrazione, la parola al collega Manfrin.

Manfrin (LEGA VDA) - Com'è stato esposto nell'iniziativa in oggetto, la biblioteca regionale di Aosta ha ospitato, a cominciare dai primi di marzo, un'esposizione di pannelli che sono stati installati nella tromba delle scale: dal primo piano all'ultimo tanto per intenderci, ovviamente quindi nella posizione che era maggiormente visibile. Vedo la Consigliera Pulz che mi osserva... Fin dalla loro installazione sono stato subissato di messaggi di persone indignate che si sono sentite turbate da questi pannelli, così, stimolato da queste segnalazioni, mi sono recato chiaramente presso la biblioteca dove ho potuto constatare effettivamente la totale saturazione di tutti gli spazi disponibili nelle scale con i pannelli citati. Quello che ha colpito particolarmente è stato il soggetto rappresentato da questi pannelli: questi pannelli infatti rappresentavano nella quasi totalità dei casi disegni e spiegazioni a fianco o temi che si accordavano con i disegni relativi alla promozione dell'immigrazione e dell'accoglienza. Io ovviamente comprendo chi magari in buona fede ha sentito l'esigenza di dare visibilità alla sua visione del mondo, alla sua idea, che è sicuramente lecita e legittima, quello che non trovo corretto però è l'utilizzo strumentale che si fa di una struttura pubblica al fine di esporre delle idee che sono evidentemente politiche perché se - ma spero che non sia questa la motivazione o la giustificazione - la motivazione è che quei pannelli rappresentavano una qualsivoglia iniziativa contro il razzismo, dovrebbe essere evidente che razzismo e accoglienza sono due cose ben diverse. Il razzismo, ovvero il considerare persone che hanno differenti etnie, culture, colori della pelle inferiori rispetto a sé, rappresenta certo una negatività che mi sento assolutamente e convintamente di dire che ha pochi eguali; pensare però che un tema politico come l'accoglienza equivalga al razzismo, quindi fare questa equivalenza, giocare su questa equivalenza che se non accogli, sei un razzista, introduce un paradigma assolutamente sbagliato e folle per il quale una legittima scelta politica, ovvero quella di subordinare l'immigrazione a certe condizioni, ovviamente di rispetto delle leggi, e dire che non si possono accogliere indiscriminatamente milioni di persone e poi non avere fondi sufficienti per sfamare i tuoi cittadini e aggiungere degrado al degrado, povertà alla povertà, viene delegittimata con la teoria folle che l'accoglienza è sempre legittima. Per spiegare come l'accoglienza non sia sempre dovuta e come questa sia una tesi prettamente politica, mi rifaccio, come ho già fatto una volta in quest'Aula ma repetita iuvant - così utilizzo il latino che piace alla collega Pulz - al catechismo della Chiesa cattolica che al passaggio 2241 precisa: "le autorità politiche, in vista del bene comune di cui sono responsabili, possono subordinare l'esercizio del diritto di immigrazione a diverse condizioni giuridiche" e, rispetto a coloro che hanno storto il naso poco fa, mi permetto di aggiungere un esempio chiarificatore. Mettiamo che domani qualcuno si inventi un'iniziativa sulla famiglia e, collegata a questa, una bella ostensione di pannelli che magnifichi la famiglia tradizionale. Sono certo che qualcuno avrebbe sicuramente qualcosa da ridire in proposito e proprio per questo motivo ritengo che proprio il luogo simbolo della cultura per eccellenza dovrebbe essere scevro di iniziative politiche di qualsiasi sorta. È per questo motivo che con la presente iniziativa le chiedo: "da chi siano stati affissi i summenzionati pannelli; se sia consentito utilizzare gli spazi di affissione della biblioteca per iniziative marcatamente politiche" e "se i pannelli e il tema da loro trattato siano stati visionati e approvati preventivamente dai competenti uffici".

Presidente - Per la risposta, la parola all'Assessore Viérin.

Viérin (AV) - Cette initiative, qui a été présentée par deux collègues, le collègue Manfrin et le collègue Lucianaz, touche un thème et, avant de passer à la partie des réponses et des informations qui ont été demandées, j'aimerais en prémisse rappeler que la Vallée d'Aoste depuis toujours a été une terre d'immigration et d'intégration. Bien avant nous, bien avant que les valdôtains autochtones existent: ceux de souche, ceux avec le "Z", avec le "N", pas le "N" veneto, le "N" valdôtain... avant qu'ils soient arrivés en Vallée d'Aoste à amener du progrès, à amener de l'intégration entre des cultures différentes pour une Vallée d'Aoste qui était hors de la culture italophone; nous avons été annexés à l'Italie - Nice et la Savoie ont été de l'autre côté -, nous avons été - nous francophones -, malgré nous, insérés dans un État italophone. Nous avons depuis lors accepté, intégré les immigrés veneti au début du Neuf cent, ceux qui ont eu après les commerces dans la ville d'Aoste, nous avons eu après des immigrations d'autres régions de l'Italie, la Fiat a aidé, il y avait à l'époque beaucoup de racisme en Vallée d'Aoste quant à cette immigration. Beaucoup de valdôtains... et dans les archives de la Vallée d'Aoste il est intéressant... j'invite le collègue Sammaritani qui était présent à l'exposition qu'on avait présentée sur le Quartiere Cogne... qui était un quartier qui avait été construit: un petit guetto, petit... pas tellement petit, le projet était bien plus ample, pour insérer ceux qui n'étaient pas valdôtains. Dans les années, même aux temps de la culture... nous avons toujours travaillé, je rappelle un intéressant documentaire: "Des visages et des mots", réalisé par Josef Péaquin, qu'on avait commissionné pour demander: "ce qui signifie être aujourd'hui valdôtain", c'était l'an 2010, pas "ce qui signifie être valdôtain" il y a 50 ans. Ce qu'on voulait dire c'est que la Vallée d'Aoste était faite par toutes les personnes, de souche ou d'adoption, qui avaient contribué à l'essor, au progrès de cette communauté, même si elles n'avaient pas un nom de famille distingué, qui avaient su s'intégrer et qui avaient su se reconnaître dans les caractéristiques culturelles, ethniques, mais "ethniques" c'est déjà un mot probablement qui divise... culturelles dans toutes les facettes de ce peuple, car une identité peut survivre seulement si elle s'intègre aussi et surtout à travers ceux qui viennent d'ailleurs. Le Tyrol du Sud a fait d'autres choix: ont décidé de casser la société et les détenteurs d'une certaine ethnie sont d'un côté et ceux d'une autre ethnie sont de l'autre. Ici être valdôtain signifie pouvoir s'exprimer en français, en patois, quelqu'un justement demande, en italien, bien évidement et que chacun a le droit de vivre dans cette communauté. Celle-ci c'est une prémisse que j'aime et j'ai voulu faire car c'est ce que je sens profondément, car aujourd'hui si nous avons su, par exemple, à un certain moment proposer le patois dans les écoles... nous avions écrit une lettre à tous les parents d'élèves en donnant la possibilité à ceux qui ne savaient pas cette langue de pouvoir avoir une possibilité en plus, non imposée, de pouvoir s'intégrer. Cela pour dire qu'il y a évidemment l'accueil, comme le collègue Manfrin le disait, et l'immigration, mais souvent il y a accueil s'il y a immigration et il y a tolérance quand il y a des cultures différentes, car si on veut imposer sa culture, son idée aussi politique, si on veut donner une couleur politique à une certaine idée, je crois qu'au moins on doit laisser au dehors la culture et le monde culturel, les bibliothèques, le système culturel valdôtain.

Arriverò alla risposta che lei chiede nelle sue domande, per quanto riguarda il quesito: "da chi sono stati affissi i summenzionati pannelli", torniamo al discorso di questi giorni e di questa mattina. Ci sono delle scelte di indirizzo e ci sono dei ruoli svolti dal sistema bibliotecario valdostano, che è figlio des centres culturels, la reazione post sessantottina campagnarda al 1968 cittadino che in Valle d'Aosta ha portato all'identità rinnovata, integrata e che ha portato anche soprattutto a riuscire a sviluppare un'idea culturale che fosse ampia e accogliente. Allora da chi sono stati affissi questi pannelli che hanno subissato di messaggi? Chiaramente erano messaggi che hanno probabilmente solleticato una parte politica ed è per questo che probabilmente una parte politica si sente contrapposta da un punto di vista ideologico a un'iniziativa culturale ma io credo che non è così, nel senso che i pannelli sono stati affissi come questo avviene quando un'iniziativa è culturale. Mi ricordo il collega Manfrin che ha partecipato qui a Palazzo regionale a un'iniziativa abbastanza connotata su un tema ben specifico e credo sia stata autorizzata come iniziativa che portava con sé un valore culturale anche non approvabile. I pannelli sono stati affissi dalla Rete Antirazzista Valle d'Aosta, quindi, collega Manfrin, è un'associazione che è promotrice del "Toubab Festival". Nell'ambito del Festival dal 9 al 19 marzo venti associazioni della Rete Antirazzista, tra cui Amnesty International - non so se è un'associazione politica, io credo di no a meno che non abbiano cambiato le regole, perché oggi non vorrei che si ritornasse alla classificazione razziale, politica, culturale, etnica molto pericolosa -, con il patrocinio della città di Aosta, il contributo della Fondazione comunitaria - anche qui io credo che tutta la Valle d'Aosta possa apprezzare (oggi Luigino Vallet non è più il Presidente ma lui per tutti...) tutto il lavoro che la Fondazione comunitaria sta svolgendo nel campo sociale in Valle d'Aosta, e non è un'associazione politica -, hanno proposto diversi eventi dando vita a iniziative in tutta la città che hanno coinvolto scuole, associazioni, enti, singoli cittadini con mostre e dibattiti, visioni cinematografiche e prenotazioni di libere riflessioni, laboratori e conferenze. La biblioteca ha concesso lo spazio, è una concessione di spazio - non un'iniziativa al di là di tutto tanto per connotare la cosa giustamente - per la mostra "Disegni dalla Frontiera" di Francesco Piobbichi, per il quale l'arte è diventato il mezzo per raccontare il fenomeno delle emigrazioni in generale.

Purtroppo siamo stati migranti noi valdostani quando eravamo poveri, quando non c'era il turismo, quando la nostra comunità ha obbligato i nostri concittadini a diventare ramoneurs, frotteurs de parquet. Noi oggi ricordiamo quegli anni in cui forse non so quanto siamo stati accolti da altri ma ricordiamo spesso le umiliazioni e non lo facciamo solo nelle occasioni ufficiali. Vorrei semplicemente dire che, al di là dei valori artistici, prima che in biblioteca questo Francesco Piobbichi ha presentato le stesse opere della mostra al Parlamento europeo di Bruxelles nel 2016, questo per la prima domanda.

Seconda domanda: "per quale motivo sia stato consentito...", abbiamo chiesto alla biblioteca per quale motivo. L'esposizione dal 9 al 19 marzo ha avuto luogo sul parapetto della scala centrale della biblioteca, com'è stato detto, si è svolta in occasione della Giornata mondiale per l'eliminazione delle discriminazioni razziali fissata dall'ONU il 21 marzo di ogni anno: ecco perché è stata presentata e accolta, e l'Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali della Presidenza del Consiglio dei ministri ha promosso questa settimana di azione contro il razzismo, quindi è stata coordinata da un evento che è un evento in campo nazionale da un Governo che ha le sue idee ma che probabilmente ha saputo riconoscere la valenza culturale di certe iniziative. È una campagna di sensibilizzazione giunta alla sua quindicesima edizione in programma dal 18 al 24 marzo, quindi si inserisce in un'iniziativa nazionale promossa dalla Presidenza del Consiglio dei ministri. Quest'anno questo appuntamento è stato prolungato fino alla fine di marzo in tutta Italia, è stato allargato al mondo della scuola, quindi quest'anno a livello nazionale è stato implementato addirittura, università... e questo "Toubab Festival" ne è l'espressione regionale. L'antirazzismo è un valore espresso dalla Costituzione italiana nella Dichiarazione universale dei diritti umani adottati dall'ONU sin dal 1948 e quindi tra i compiti assegnati alle biblioteche pubbliche dal Manifesto dell'Unesco del 1994 vi sono quelle di - e cito -: "dare accesso alle espressioni culturali di tutte le arti rappresentabili ad incoraggiare il dialogo interculturale e proteggere la diversità culturale": ecco in che cappello si inserisce, quindi nel rispetto del principio di uguaglianza di tutte le persone senza distinzione di età, di sesso, di razza, di religione. Considerato che credo sia importante che il collega abbia tutti gli elementi, ci tengo a dire che se i pannelli erano stati visionati, il materiale è stato presentato dalle associazioni di riconosciuto impegno in ambito sociale ed è stato ritenuto anche il fatto che era già stato autorizzato, vagliato dal Parlamento europeo che ne aveva precedentemente promosso la presentazione al pubblico e, completato l'allestimento, è stato verificato che questa mostra risultasse coerente con l'indicazione delle più importanti organizzazioni internazionali in campo culturale con il programma del predetto ufficio di Presidenza del Consiglio dei ministri con le altre iniziative correlate al Festival descritto e, infine, con la mission della biblioteca regionale.

Concludo dicendo che, al di là di ogni idea partitica politica di appartenenza, credo che ogni espressione culturale in questa regione per avere accoglienza debba trovare spazio compatibilmente con le mission culturali di ogni ente, associazione pubblica o privata e credo che la libertà sia uno dei grandi valori che questa comunità ha ereditato soprattutto dalla lotta antifascista e di resistenza di cui siamo figli orgogliosi.

Presidente - Per la replica, la parola al collega Manfrin.

Manfrin (LEGA VDA) - Monsieur l'Assesseur Laurent Viérin, avant tout je vous remercie pour avoir fait votre première partie de l'intervention en français, en contraposition à ce qu'a dit votre Président, le Président de l'UVP, qui a dit que le français c'est une langue morte et je pense qu'après votre intervention, on peut avoir compris ce que c'est l'emploi du français aujourd'hui.

Venendo invece alla parte che c'entra maggiormente con l'interpellanza, ha detto molte cose, ha fatto un intervento politico più che giustamente un intervento di risposta all'interpellanza ma giustamente era un tema che meritava. Ci ha detto che la Valle d'Aosta è una terra di emigrazione che nessuno ha mai contestato, anzi ci ha detto che la Valle d'Aosta è stata oggetto di grande emigrazione anche da parte di altre Regioni: ad esempio, il Veneto e glielo riconosco in prima persona. Mio nonno è venuto qui perché la fabbrica Cogne produceva proiettili ed era stata militarizzata ed è stato comandato a venire nella nostra regione. La differenza tra mio nonno che è venuto qui e chi sbarca domani è che mio nonno non si è fatto mantenere da nessuno, né ha chiesto 35 euro al giorno per essere sfamato ma è venuto qui e con il suo lavoro ha costruito e ha permesso alla mia famiglia di poter essere qui oggi, ma non è di questo che voglio parlare.

Lei ha fatto menzione di un libro, c'è un libro che è stato presentato nella sala di questa Regione come giustificazione del fatto che allora se si presenta un libro di qua, allora si può fare anche una bella esposizione di pannelli in biblioteca. Se questo è il tipo di impostazione, vorrà dire che la prossima volta chiederemo di mettere dei pannelli che spiegano con tutto il fumetto cos'è successo nel mondo siriano con l'invasione islamica e quindi ci verrà concesso. A questo punto quindi la ringrazio per aver introdotto lo spirito della par condicio, ma quello che le contesto è quello che le ho contestato già all'inizio, cioè io già immaginavo questo tipo di risposta. Il pensare di parificare il razzismo con l'accoglienza è un paragone molto pericoloso perché - e la collega Spelgatti, quando abbiamo fatto altri tipi di discussione politica in quest'Aula, ce lo ha spiegato con un esempio molto calzante - il pensare di poter accogliere e mantenere tutti indiscriminatamente è un concetto errato se lo si associa al razzismo, perché se io posso mantenere 20 persone e ne accolgo 500, io non avrò i soldi per mantenere tutte e 500. Sono un razzista o sono una persona che cerca di programmare e di fare in modo che le persone che sono sul mio territorio abbiano la necessaria accoglienza? A più riprese direttamente dal Ministro degli interni Matteo Salvini è stato detto che chi scappa veramente dalla guerra ha diritto di essere accolto nel nostro Paese ma non ha soltanto diritto, è un nostro fratello: ecco perché è pericoloso il paragone tra razzismo e accoglienza, perché chi subordina il diritto di immigrazione al rispetto delle condizioni giuridiche di questa immigrazione, e ricordo una su tutte... nel nostro Paese, così come in tutto il mondo, ci sono delle regole ben precise per poter essere accolti: per essere dei rifugiati politici, dei profughi di guerra, bisogna scappare dalla guerra, è un piccolo particolare di cui spesso ci dimentichiamo, perché nel 90% delle domande chi viene respinto... non troviamo nessuno che scappa dalla guerra. Il razzismo significa discriminare chi è diverso da noi e qui nessuno discrimina nessuno. L'essere umano è essere umano, a prescindere dalle sue condizioni, ma il promuovere un'iniziativa marcatamente ed evidentemente politica è un evidente atto politico a cui certe associazioni che fanno politica mascherati da cultura ovviamente non hanno perso il vizio. Quello che io ho fatto e quello che torno a fare è un invito a far rispettare uno spazio che dovrebbe essere libero e sacro come quello della biblioteca. Non inquiniamo la biblioteca con la politica, la cultura faccia la cultura, la politica faccia la politica!