Compte rendu complet du débat du Conseil régional. Les documents ci-joints sont disponibles sur le lien "iter atto".

Objet du Conseil n. 408 du 19 février 2019 - Resoconto

OGGETTO N. 408/XV - Discussione generale sulle proposte di legge n. 2 e n. 3: "Disposizioni in materia di elezione del Consiglio regionale della Valle d'Aosta, ai sensi dell'articolo 15, secondo comma, dello Statuto speciale. Modificazioni alla legge regionale 12 gennaio 1993, n. 3 (Norme per l'elezione del Consiglio regionale della Valle d'Aosta)".

Rollandin (Presidente) - Punti n. 38 e 39 all'ordine del giorno. Come concordato si discuterà il testo proposto dalla Commissione e il risultato dei lavori della Commissione stessa. Saranno distribuite le relazioni. La parola al collega Bertin.

Bertin (RC-AC) - In realtà le relazioni sono le relazioni delle due diverse leggi, il testo, che arriva oggi in Consiglio regionale, è il risultato del coordinamento di due proposte di legge, una depositata dalla consigliera Rini e l'altra da me e dal collega Mossa; la prima per dare un elemento di stabilità allo spoglio centralizzato e l'altra per introdurre, oltre allo spoglio centralizzato, anche la preferenza unica e un equilibrio della rappresentanza di genere.

Le due proposte di legge in questione furono depositate a inizio legislatura e precisamente nel mese di luglio scorso. Entrambe le proposte furono approvate dalla Commissione consiliare competente a larga maggioranza e successivamente, dopo discussioni all'ordine del giorno nel Consiglio di dicembre, rinviate in Commissione per l'elaborazione di un testo di legge unico. I lavori della Commissione, pure in presenza di molte difficoltà - testimoniate anche dagli oltre sei mesi necessari all'approdo definitivo in Consiglio regionale di una proposta di legge in materia elettorale - hanno comunque permesso di trovare una convergenza su un intervento minimo.

La proposta di legge in questione riguarda, come detto, lo scrutinio centralizzato, la preferenza unica e il ripristino, in parte, dell'equilibrio della rappresentanza di genere, oltre all'intervento più tecnico riguardante la possibilità di certificazione delle liste per le elezioni regionali. Questi sono sostanzialmente gli interventi principali previsti da questo testo.

Come dicevo, se si vuole, la parte principale, che più caratterizza questo testo, è l'introduzione nell'ordinamento valdostano della preferenza unica. Il superamento delle preferenze multiple e l'introduzione della preferenza unica ha fatto oggetto di un lungo dibattito pubblico nella nostra regione, e non solo, una discussione risalente ormai a decenni fa. Per quanto mi riguarda, ricordo che la prima volta che mi sono impegnato in una campagna elettorale referendaria era il 1991, quando fu indetto un referendum per l'abrogazione delle preferenze multiple e fu quando Bettino Craxi invitò gli italiani ad andare al mare. Fu un referendum che creò molte aspettative, un referendum che avrebbe potuto e dovuto cambiare il sistema politico italiano, un sistema politico che fu travolto dalla corruzione, che si era stratificata negli anni e che, in seguito ha portato con l'intervento della magistratura, alla cosiddetta Seconda Repubblica. Anche in Valle d'Aosta il referendum del 1991 per l'introduzione della preferenza unica registrò un grande successo, oltre il 95%, e una grande partecipazione, nonostante questo, la Valle d'Aosta negli anni successivi non ha mai introdotto questo elemento nel suo ordinamento, peraltro presente in molte altre regioni, vale a dire la preferenza unica. Anche nel 2007 nella nostra regione, gli elettori si sono poi espressi sulla preferenza unica, sempre attraverso un referendum, in questo caso regionale e d'iniziativa popolare. In questo caso quasi 26 mila valdostani si dichiararono favorevoli all'introduzione della preferenza unica. La preferenza unica, pur in presenza d'innegabili difetti, è il modo migliore per avere un voto più pulito, nel quale ogni elettore si prende le proprie responsabilità. Con questa scelta vengono eliminate le famigerate cordate elettorali e le degenerazioni a esse collegate, inoltre si rende anche più difficile l'infiltrazione di elementi negativi nel processo elettorale, i fatti di questi giorni certamente devono farci riflettore, intendo i fatti di cronaca giudiziaria di questi giorni. La finalità principale di questo provvedimento legislativo riguarda la possibilità d'impedire la riconoscibilità del voto, quindi di evitare un eventuale controllo dello stesso; in un contesto territoriale, come quello valdostano, caratterizzato da un numero elevato di piccole realtà comunali, e anche piccolissime, che, proprio in ragione della propria dimensione, rendono più facile un eventuale controllo del voto. La segretezza del voto è conseguentemente un elemento principale, come dicevo, di questo intervento legislativo, sia con la stabilizzazione dello scrutinio centralizzato, che in questo caso viene combinato sulla preferenza unica, ampliato a otto centri di scrutinio e, come dicevo, con l'introduzione della preferenza unica. Si va, da questo punto di vista, a garantire il principio costituzionale della segretezza del voto: l'articolo 48 della Costituzione italiana vuole che il voto sia personale, libero e segreto. L'introduzione dello spoglio centralizzato e la preferenza unica tendono in questo senso a perseguire una maggiore qualità del processo democratico, mettendo l'elettore nelle condizioni di esprimere il proprio voto con maggior libertà e segretezza. La sperimentazione dello scrutinio centralizzato è stata effettuata nell'ultima tornata elettorale, ha dato esito positivo e quindi, con questa proposta di legge, s'intende rendere la procedura dello scrutinio centralizzato definitiva. Lo scrutinio centralizzato dei voti rappresenta un procedimento innovativo per l'ordinamento italiano, e finora non si era ancora visto un suo utilizzo; è un'interessante novità che mette a frutto l'ampia autonomia legislativa attribuita alla nostra Regione dall'articolo 15 dello Statuto, che assegna alla Regione competenza primaria in materia elettorale, adattando così il procedimento elettorale alla realtà e alle necessità del nostro territorio.

Non entrerò nei dettagli tecnici della questione riguardante lo spoglio centralizzato, essendo, come dico, estremamente caratterizzato da questioni tecniche.

Infine, per quanto riguarda un altro aspetto importante, si sarebbe voluto un riequilibrio della rappresentanza di genere, come peraltro presente in molte Regioni italiane, purtroppo, devo dire che da questo punto di vista il compromesso trovato è certamente al ribasso, anche se un piccolissimo passo avanti si fa in questo senso, introducendo e alzando al 35% la presenza di genere. Resta comunque il fatto che la nostra Regione è stata in passato una delle prime in Italia a porsi questo problema introducendo il limite del 20%, oggi si trova a essere tra le ultime e c'è ancora molto lavoro da fare in questo senso.

L'intervento legislativo proposto rappresenta un provvedimento minimo, che coinvolge soltanto alcuni aspetti della normativa elettorale, ciononostante, le modifiche proposte - pur nella limitatezza dell'intervento - introducono novità strutturali in grado di modificare significativamente la selezione del personale politico regionale.

Presidente - È aperta la discussione generale. Stanno distribuendo gli emendamenti. La parola alla collega Morelli.

Morelli (ALPE) - La discussione che approda oggi in aula sulla riforma della legge elettorale segna la tappa di un percorso di revisione che non si conclude qui, questo è giusto e corretto dirlo; il testo, che approda oggi in Consiglio è il primo risultato di un lavoro legislativo che proseguirà in Commissione, nelle prossime settimane e nei prossimi mesi. E, come ho avuto più volte modo di spiegare come Presidente della I Commissione - dopo essere succeduta al collega Roberto Luboz a cui va tutta la stima e il ringraziamento per quanto già aveva fatto nei mesi precedenti - questa proposta di legge, come è già stato ricordato, è il frutto di un accordo di Commissione che ha visto tutti i gruppi, che vi sono rappresentati, partecipi nel trovare una stesura che contenesse i punti comuni a due proposte di legge, quella presentata il 12 luglio 2018 dalla collega Emily Rini sulla sola conferma dello spoglio centralizzato e quella del 20 luglio a firma di Alberto Bertin e Luciano Mossa, che conteneva anche altri punti, tra cui l'espressione della preferenza unica. Testi che hanno svolto disgiuntamente il loro iter in I Commissione, riscuotendo entrambi il voto favorevole a maggioranza della Commissione il 15 novembre 2018. Ed è da lì che nasce l'idea di farne un unico testo. La decisione di lavorare a una sintesi condivisa risale al Consiglio del 10 dicembre 2018, data in cui le due proposte di legge avrebbero dovuto essere discusse in aula.

Con un accordo della Conferenza dei Capigruppo, che fissa un termine ai lavori di redazione alla fine del mese di gennaio, le due leggi vengono rinviate in Commissione dove il lavoro di sintesi inizia il 19 dicembre e termina il 4 febbraio, con la votazione a maggioranza del testo che oggi approda regolarmente in Consiglio, secondo i tempi canonici. Questo è giusto precisarlo perché nella scorsa seduta del Consiglio, vi sono state alcune polemiche, da parte di un gruppo, in particolare, che ha tacciato le forze di maggioranza di voler ritardare l'iter della legge, cosa non vera perché, come dimostrato, oggi la legge approda in Consiglio, regolarmente.

Come già è stato detto, questo è un testo che si pone alcuni obiettivi chiari, pochi ma qualificanti, principalmente: garantire la segretezza del voto, ma anche riequilibrare la composizione delle liste e favorire la partecipazione democratica. Per il raggiungimento del primo obiettivo, quello della segretezza del voto, la Commissione ha individuato due misure in prima battuta: la preferenza unica, invece delle attuali tre preferenze, e lo spoglio centralizzato in otto centri di scrutinio, invece dello spoglio effettuato in ogni seggio di voto. Mentre in un secondo tempo, immediatamente successivo, con un apposito articolo, che dà indicazione in tal senso, si procederà all'approfondimento dell'introduzione del voto elettronico, da più parti considerato lo strumento ideale per garantire la segretezza del voto, ma anche per fornire agli elettori una più ampia possibilità di scelta che evidentemente la preferenza unica preclude. Quello che noi abbiamo oggi è un testo di messa in sicurezza che mantiene l'impegno che la I Commissione si è assunta nel mese di dicembre, di licenziare entro la fine di gennaio una legge che contenga pochi, chiari, significativi punti e questo è l'impegno a cui, in qualità di Presidente della Commissione, ho cercato di adempiere.

Il lavoro in Commissione è stato intenso, anche perché concentrato in un lasso di tempo relativamente breve, bisogna dire che una prima fase di discussione era già avvenuta nei mesi autunnali, ma, come sempre avviene, sono state necessarie delle mediazioni successive: si è intervenuti sulla rappresentanza di genere, sul numero di firme necessarie per la presentazione delle liste, riducendolo di cento unità, si è ampliata la platea dei soggetti certificatori, comprendendo anche i Consiglieri comunali. L'iter ha contemplato anche un lavoro di confronto, proficuo, con l'ufficio elettorale, che ha permesso di normare con maggiore cognizione di causa lo scrutinio centralizzato, alla luce dell'esperienza positiva, ma sicuramente migliorabile, maturata alle scorse elezioni regionali che hanno visto l'applicazione in via sperimentale di tale metodo.

Come Presidente della Commissione ringrazio nuovamente il collega Luboz, che adesso è rientrato e che prima non era in aula, ringrazio tutti i Commissari che hanno contribuito alla stesura di questo testo e credo di poter interpretare anche il sentimento di apprezzamento di tutti i colleghi nei confronti del servizio legislativo del Consiglio, oltre che del dipartimento legislativo della Regione e dell'ufficio elettorale, della cui preziosa competenza ci siamo avvalsi e di cui ci avvarremo ancora, necessariamente. Il lavoro proseguirà, infatti, in Commissione, per approfondire la fattibilità del voto elettronico, ma anche per affrontare questioni ugualmente importanti come quella della governabilità e della necessità di garantire una stabilità al governo della nostra regione, che palesemente in questi ultimi anni ha fatto difetto, determinando momenti di crisi politica, che naturalmente nuocciono alla necessaria regolarità dell'azione amministrativa.

Ringrazio i colleghi per l'attenzione e mi riservo di fare un ulteriore intervento nella discussione per meglio esplicitare la posizione del nostro gruppo.

Presidente - La parola al collega Mossa.

Mossa (M5S) - Vorrei rammentare a questo Consiglio, anche se è già stato fatto dalla collega Morelli, l'importante lavoro che la I Commissione ha portato avanti dal luglio 2018, dapprima con il Presidente Luboz con il quale, oltre alle ordinarie convocazioni, abbiamo istituito un gruppo di lavoro per un'analisi più approfondita della legge elettorale. Dalla Commissione, nonostante siano state prese in considerazioni le molteplici criticità sulle quali occorrerà intervenire per dare ad esempio una maggiore governabilità e stabilità al Consiglio, è stata espressa quasi all'unanimità la volontà di dare la priorità al contrasto del controllo del voto. E stiamo parlando di quando dell'operazione Geenna non si sapeva nulla. A seguito dello scandalo che ha visto coinvolti un Consigliere regionale e due Consiglieri comunali, la volontà della I Commissione, ora presieduta dalla collega Morelli, è stata di concludere in tempi brevi tutti i chiamiamoli tecnicismi, che ruotano intorno alla proposta di legge elettorale Bertin-Mossa, senza però distogliere lo sguardo dalla fondamentale azione combinata della preferenza unica e dello spoglio centralizzato. Questo per dare un forte segnale ai cittadini di volere contrastare le infiltrazioni mafiose e il controllo del voto nella migliore maniera possibile e in tempi relativamente brevi, anche perché da parte della maggioranza ricordo che sino a oggi non è stato preso ancora nessuno di tutti quei provvedimenti necessari, così decantati in quella risoluzione votata all'unanimità più di un mese fa. Diciamo che la volontà della I commissione, una volta approvata questa proposta di legge, è stata inizialmente quella di portarla in aula nella scorsa Assemblea, volontà persa poi, non si sa per quale misterioso motivo, durante la notte prima dello scorso Consiglio. E da questo le polemiche nostre. Detto questo, oggi siamo qua, e finalmente siamo riusciti con, non nego, una grossa fatica a far approdare questa proposta di legge elettorale in aula.

Adesso però vorrei fare il punto della situazione.

Uno: come ho già detto, non è stato preso alcun provvedimento di contrasto, atteso da noi e dalla popolazione, contro le infiltrazioni mafiose all'interno delle istituzioni e tutto è proseguito come se nulla fosse accaduto, come se una situazione così grave(!), da avere avuto un grosso risalto mediatico in tutta Italia, fosse solo frutto di un brutto incubo, svanito poi con il risveglio del mattino.

Due: un unico provvedimento, che stiamo adottando a fatica, è appunto la riforma della legge elettorale che, però, ripeto, è partita da luglio 2018, quando, ancor prima di venire a conoscenza dell'operazione Geenna, si riteneva di dover dare priorità alla lotta al controllo del voto. Adesso io mi chiedo se oggi, dopo quanto è accaduto, ci sia davvero qualcuno che ha il coraggio di non approvare questa legge perché, perdonatemi, al di là della mancanza di rispetto nei confronti di una Commissione che lavora da luglio e che, non senza fatica, è arrivata alla decisione finale, stabilendo delle priorità, qui c'è anche il discorso che può darsi che a qualcuno le tre preferenze facciano ancora comodo. Lo dimostra il fatto che alle ultime elezioni regionali, nonostante vi fosse in via sperimentale lo spoglio centralizzato, qualcuno prometteva posti di lavoro in cambio delle cosiddette triplette. Ne approfitto per sottolineare che è proprio per questi motivi che è chiaro che lo spoglio centralizzato da solo non basta. A questo punto, ritengo che chi non vorrà rinunciare alle tre preferenze, perché queste potrebbero ancora garantire una poltrona, potrà semplicemente votare contro oppure adottare la furbata di presentare un emendamento che, se non approvato, servirà da giustificativo - o meglio, scusa - per astenersi o votare contro questa proposta di legge. Quindi oggi, in quest'aula, ognuno di noi si prenderà le proprie responsabilità che non saranno solo quelle di votare una legge, ma anche quelle di dare un forte segnale alla popolazione, che ci osserva e si aspetta dei significativi provvedimenti prima dell'atteso ritorno alle urne.

Presidente - Altri che intendono prendere la parola? La parola al collega Manfrin.

Manfrin (LEGA VDA) - Prendo la parola solo per chiedere una breve sospensione per esaminare gli emendamenti e valutarli come gruppo.

Presidente - È concessa la sospensione.

La seduta è sospesa dalle ore 10:38 alle ore 10:55.

Rollandin (Presidente) - Riprendiamo la seduta. Chi intende prendere la parola? Siamo sempre in discussione generale. Ci sono altri interventi? La parola al collega Manfrin, prego.

Manfrin (LEGA VDA) - Soltanto per un intervento di carattere tecnico, ho già parlato con il Presidente Rini per chiedere che i vari emendamenti vengano riorganizzati in maniera da poter avere un numero identificativo per evitare ovviamente delle confusioni tra un emendamento e l'altro, chiaramente sono tutti numerati in maniera differente così da poter poi esprimere chiaramente un voto in merito.

Presidente - La gestione degli emendamenti è sempre stata fatta dagli uffici, non è un problema. C'è qualcuno che vuole intervenire? La parola al collega Bianchi.

Bianchi (UV) - Solamente due parole su questo disegno di legge. La Valle d'Aosta ha bisogno, aveva bisogno, di una nuova legge elettorale e ne aveva bisogno al più presto. Quindi un plauso va alla Commissione che, come ha già evidenziato qualcuno, dal mese di luglio con la presidenza del collega Luboz ha lavorato in questa direzione e poi è continuata la discussione per addivenire a un testo unico e - benché in questa seduta io abbia visto che sono stati presentati parecchi emendamenti da vari gruppi - comunque a una votazione univoca su questo disegno di legge.

L'Union Valdôtaine all'interno della Commissione si era astenuta ai tempi, si è astenuta anche nell'ultima votazione - lo spiego di nuovo, così è chiaro anche per il collega Mossa - proprio perché la discussione era all'interno del gruppo consiliare, ma portata anche al Comité e quindi non avevamo mandato di voto perché partiamo dal presupposto che una legge elettorale debba avere l'avvallo dei singoli movimenti. Questo motiva il fatto dell'astensione da parte del movimento dell'Union Valdôtaine all'interno della Commissione, dopodiché l'Union Valdôtaine, con un suo comunicato, ha chiarito la posizione del movimento anche se - sottolineo, come è presente anche in legge con l'articolo 38 - la volontà da parte del gruppo dell'Union Valdôtaine di fare gli approfondimenti del caso sul voto elettronico, proprio per andare nella direzione della trasparenza del voto. Ricordo che, con i seggi centralizzati, cosa che abbiamo votato nella scorsa legislatura, quindi ci crediamo negli scrutini centralizzati, oggi si passa da quattro a otto per un discorso più ergonomico, vale a dire proprio per semplificare per ogni Unité le operazioni di spoglio. Il voto elettronico potrebbe essere un'altra strada di quelle, e quando parlo di voto elettronico - mi rifaccio un po' alla collega Pulz, dalle varie relazioni che ci mandava tramite mail - parlo di voto elettronico in cabina, vale a dire nei seggi dei singoli comuni proprio perché anche noi qualche dubbio sui voti fatti da cellulari o IPad o da casa qualche dubbio lo nutriamo.

Voto elettronico che comunque deve dare trasparenza di voto, sicurezza di voto, quindi chiederò alla Commissione e allo stesso Governo che nei mesi che verranno, dopo l'approvazione di questa legge - perché bisogna dare una legge elettorale alla Valle d'Aosta chiara, trasparente in cui ci sia la sicurezza di voto - chiederò che si facciano i giusti approfondimenti anche nel voto elettronico. Voto elettronico per cui si faranno le giuste valutazioni se ci darà le sicurezze per poter di nuovo andare alle preferenze multiple. Parlo di preferenze multiple, perché? Perché con una preferenza unica siamo tutti consapevoli che i candidati che risiedono in comuni più grandi hanno più possibilità di essere eletti rispetto ai candidati che risiedono in comuni piccoli che caratterizzano la nostra regione. In ogni caso, ben venga questa legge e ben venga il fatto che daremo una nuova legge elettorale alle votazioni regionali alla Valle d'Aosta.

A titolo personale, permettetemi di evidenziare quanto a mio avviso saranno importanti gli approfondimenti sul voto elettronico e, - lo dico a titolo personale e all'interno del panorama politico lo sostiene anche la Jeunesse Valdôtaine, il movimento giovanile dell'Union Valdôtaine - si dovrebbe andare verso la direzione dell'elezione diretta del Presidente, perché troppi governi sono cambiati in questi anni.

Voteremo questa legge ed evidenzio che interverrò poi sui singoli emendamenti durante la discussione del disegno di legge.

Dalle ore 10:58 assume la Presidenza il presidente Rini.

Rini (Presidente) - Ci sono altre richieste d'intervento? La parola al collega Lucianaz.

Lucianaz (LEGA VDA) - Buongiorno a tutti. Sarò rapido, in I commissione abbiamo lavorato benissimo, in un clima eccezionale, tanto con il Presidente Luboz che con la Presidente Morelli, e abbiamo condiviso questo percorso. Sappiamo benissimo che questa legge non è completa e non risolve il problema della governabilità. Non abbiamo affrontato il discorso del voto elettronico, e penso che avremo tutto il tempo di dibatterne. Io, come cittadino, non posso esprimere la mia soddisfazione per la scelta dello spoglio centralizzato perché, democratico come sono, credo nel voto palese addirittura, preferisco le elezioni svizzere, quando, in qualche piazza, ancora si vota per alzata di mano.

Se è necessario trovare questo stratagemma, per avere la sicurezza del voto e delle elezioni più libere, ben venga, però è una mezza sconfitta per lo spirito di libertà che dovrebbe essere insito in ogni cittadino, in ogni elettore.

In ogni caso in Prima commissione continueremo ad analizzare tutte le richieste che ci saranno fatte dall'associazione dei sindaci, dalle associazioni di categoria e dai nostri gruppi politici. Grazie a tutti per il lavoro e per il contributo.

Dalle ore 11:04 assume la Presidenza il vicepresidente Distort

Distort (Presidente) - Ha chiesto la parola la collega, presidente Rini.

Rini (GM) - Due parole, molto brevemente, perché ero relatrice della prima norma, che poi è andata a crescere, a completarsi, a comporsi di altri elementi, quindi mi sembra doveroso dire anche il mio punto di vista su questo tema delicato, ma importante, perché sono le regole del gioco e quindi della competizione elettorale. Mi associo alle giustissime, misurate e corrette parole espresse ora dal collega Lucianaz, mi associo anche ai ringraziamenti che ha fatto alla presidente Morelli, all'allora presidente della Commissione Luboz, per tutto il lavoro puntuale che è stato portato avanti su questa tematica.

Subito dopo l'avvio di questa legislatura, avevo ritenuto opportuno depositare quella proposta di legge molto semplice, molto limitata, lo dico tranquillamente, perché si limitava appunto - scusate il gioco di parole - alla mera messa in sicurezza dello spoglio centralizzato, perché l'obiettivo mio, prioritario era evitare in tutti i modi la possibilità di un controllo del voto. L'abbiamo detto tutti, e condivido le parole del collega Lucianaz: è sicuramente mortificante dovere intervenire in questa maniera, però abbiamo visto nell'ultima competizione elettorale ancor più, come in realtà questa previsione ha permesso davvero una serenità d'animo, anche agli elettori, sicuramente maggiore, questo è fuori da ogni discussione. Per questo avevo ritenuto opportuno presentare un semplicissimo emendamento che andasse a rendere definitivo lo spoglio centralizzato. Volutamente non avevo preso in considerazione altri elementi, perché sapevo che su altre questioni le posizioni erano - e su alcune lo rimangono ancora - molto distanti. Quindi si agisce di solito per priorità.

Il testo di legge, che oggi abbiamo all'attenzione, è sicuramente il frutto di un compromesso, di un compromesso tra posizioni molto distanti, io personalmente, lo dico, l'ho detto nelle opportune sedi politiche, nelle nostre riunioni di maggioranza, inizialmente non avevo proposto la preferenza unica, perché su questo devo ammettere che qualche perplessità ce l'ho, il collega Bianchi prima ha posto un'attenzione per esempio sulla questione di chi abita in centri più grossi e - chi mi conosce sa che non sono una femminista accanita - non so quanto le donne possano uscire penalizzate da un certo tipo di previsione, infatti in tante altre realtà si propone la doppia preferenza di genere. O ancora, i giovani, i volti nuovi, i giovani non solo anagraficamente, ma anche le persone che si approcciano al mondo politico per la prima volta, sono penalizzate rispetto a chi, invece, da anni sa muoversi, è al centro della scena politica? Può essere.

Quindi queste riflessioni ancora, vi devo la verità, colleghi, mi pongono delle perplessità sulla preferenza unica, anche se sicuramente si evita il fastidioso fenomeno delle cosiddette cordate e questo, invece, è un lato sicuramente positivo. E ancora, aumentare il numero dei poli, personalmente, l'ho detto, non ero favorevole, io avrei mantenuto i quattro poli, ma, come abbiamo detto, ogni legge elettorale è frutto di compromesso e di posizioni politiche anche diverse. Questo è un primo passo, seguiranno altre riflessioni importanti, perché non possiamo far finta di niente e non approfondire anche il tema della governabilità perché l'abbiamo visto e lo vediamo quotidianamente come sia necessario garantire stabilità di governo alla nostra regione, altrimenti chiunque sieda nei banchi della Giunta si trova ad affrontare un percorso impervio.

Oggi si scrive il primo tassello importante, quindi mettiamo in sicurezza un sistema che ha dato dei frutti positivi e poi io e il mio gruppo, il Gruppo Misto, saremo attenti a tutte le proposte migliorative di un sistema che - come ho detto all'inizio e così intendo concludere questo mio breve intervento - deve essere il più chiaro, il più serio possibile proprio perché andiamo a mettere mano a quelle regole del gioco che possono cambiare davvero il volto della nostra regione.

Presidente - Ha chiesto la parola il collega Ferrero.

Ferrero (MOUV') - La legge, che andremo ad approvare, è un compromesso nato e vissuto durante una fase, che è una fase di emergenza. Sicuramente siamo soddisfatti del lavoro fatto perché abbiamo ottenuto il minimo sindacale, questo è il minimo sindacale. In una situazione come quella che contraddistingue adesso la politica valdostana, io non vorrei che passasse il messaggio errato che, con questa legge, si risolve il problema gravissimo del voto di scambio. Il problema del voto di scambio può essere attenuato e dalla preferenza unica e dallo spoglio centralizzato: ben vengano, ma attenzione c'è un'altra questione, che è molto più profonda, ed è data dal fatto che la criminalità organizzata continuerà comunque a controllare il voto, con altri sistemi perché la qualità di certe organizzazioni è quella di adattarsi ai cambiamenti. Sappiamo bene che certe combriccole si adattano molto velocemente ai cambiamenti. Quindi non perdiamo di vista la contaminazione di parte del tessuto politico e la contaminazione di parte del tessuto produttivo e del tessuto sociale valdostano. È lì che bisogna lavorare. Già durante i lavori, e anche in questa fase, avrei voluto vedere, da chi ha pagato maggiormente lo scotto delle ultime inchieste, una posizione più definita, più precisa; qui si cerca sempre di mantenere i toni bassi, ma alla fine diventa difficile capire chi sta da una parte e chi sta dall'altra perché, comunque, anche all'interno di alcune forze politiche, ormai è chiaro, c'è una parte di sostenitori e di eletti che ha una visione della politica ancora onesta e un'altra parte che, invece, è andata alla deriva. Purtroppo questo non è avvenuto ed è un segnale inquietante che ci porta a dire che dovremo vigilare e dovremo - finita questa fase in cui si auspica l'approvazione di queste prime misure - rimettere mano in maniera puntuale a tutta la normativa elettorale in maniera da garantire veramente un cambiamento e garantire veramente un voto libero che non sarà comunque garantito a sufficienza dalla legge che andiamo ad approvare e che io considero, e che consideriamo, una misura di emergenza indispensabile, ma attenzione, non pensiamo che sia la panacea di tutti i mali.

Dalle ore 11:14 assume la Presidenza il presidente Rini.

Rini (Presidente) - Collega Manfrin, in merito alla sua richiesta di prima, stiamo preparando l'elenco degli emendamenti per agevolare la discussione. La parola al collega Daudry.

Daudry (UVP) - Innanzitutto permetteteci di fare dei doverosi ringraziamenti. Crediamo che alcuni degli ultimi interventi in questa parte abbiano sottovalutato la portata del lavoro fatto, e cercheremo di spiegarci meglio. Il ringraziamento va sicuramente all'impegno che ha messo la I Commissione, prima con il presidente Luboz poi con la presidenza Morelli, per portare avanti un lavoro, abbiamo già avuto modo di sottolinearlo, che in realtà era cominciato nella precedente legislatura. Forse è la terza, quarta volta che sottolineiamo che questo Consiglio regionale è frutto dell'utilizzo sperimentale dello spoglio centralizzato. Una misura che all'inizio era stata sottovalutata da alcune forze politiche, che poi si sono ricredute e che oggi la sostengono, quindi il fatto che le misure vengano messe in campo e poi vengano approvate dà la possibilità di testarne l'effettiva bontà.

È vero che il lavoro è stato incentrato su un passaggio d'urgenza, che è stato concreto, sul solco del lavoro svolto si è deciso di dare la forza e la definitività alla misura dello spoglio centralizzato, si è deciso, al termine di un dibattito che è in aula da decenni, non da mesi, perché, quando parliamo di queste materie, sembra che stiamo affrontando i temi - mi rivolgo in particolare ai colleghi 5 Stelle - come se finalmente adesso ci fosse stata la scoperta dell'acqua calda. In realtà, è la conclusione di un percorso nato anche all'interno dell'area autonomista e che va a portare oggi un testo che ha, sì, il carattere di urgenza, ma anche, e dobbiamo sottolinearlo, il carattere dell'efficacia, perché le misure adottate in questo testo sono misure che rispondono perfettamente a quelli che devono essere i principi e le caratteristiche del voto. Sono state ricordate le varie relazioni che hanno accompagnato il lavoro, proposte sia dagli uffici sia dai colleghi.

Il voto ha tre caratteristiche principali, che non devono mai venire a mancare. La prima, lo ripetiamo, perché, in seguito al dibattito, crediamo che sia necessario ritornarci sopra, è sicuramente quella dell'universalità e qui andiamo anche a trattare la disposizione finale, un'altra novità di questo testo, che introduce la possibilità di valutare il voto elettronico. La prima caratteristica del voto è che deve essere universale, ognuno di noi deve essere messo nella possibilità di recarsi alle urne con il minor sforzo possibile. Il fatto del recarsi alle urne introduce il principio, già ricordato da alcuni colleghi: questa maggioranza introduce una disposizione per la valutazione del voto elettronico e si ritiene che il voto elettronico debba svolgersi nei seggi, nelle scuole, nelle caserme, come avviene, perché - questo è un principio fondamentale - sono luoghi dove il debole è tutelato, dove può esprimere il proprio voto in tranquillità e in sicurezza.

Accanto a questo principio, c'è il principio della segretezza, e quindi non possiamo banalizzare il lavoro, che è stato fatto e ringraziamo gli uffici della dottoressa Vallet che con tutta una serie di emendamenti tecnici hanno pulito anche alcuni errori che portavamo avanti dai testi precedenti. Il secondo principio è quello della segretezza, quindi sappiamo che sia la preferenza unica, per quanto possa avere dei limiti, sia lo spoglio centralizzato, prima da alcuni osteggiato e adesso caldeggiato da tutti, sicuramente, con i loro limiti, vanno in questa direzione però dobbiamo dirci che sono appropriati per la caratteristica del nostro territorio, un territorio molto diffuso, molto sparpagliato, composto da piccole entità comunali.

Quindi quando si ragiona in termini di sistemi elettorali, un'altra caratteristica dei sistemi elettorali è che devono guardare anche alla realtà in cui si calano.

Il terzo principio, che sottintende il voto, è quello dell'integrità, che è molto collegato a quello dell'universalità, il voto deve essere verificabile, deve essere verificabile con una semplice addizione, ogni elettore deve avere la certezza che, quando si è recato nell'urna, in un ambiente protetto, che ha potuto votare liberamente e in maniera segreta, deve avere la sicurezza che il proprio voto possa essere verificato. Su questo ritorniamo a quanto detto a inizio intervento, questi aspetti sono importanti e sono già oggetto di approfondimento tecnico all'interno di questa maggioranza per dare delle direzioni soprattutto nello studio del voto elettronico, perché il voto elettronico dovrà garantire quello che oggi andiamo ad approvare con questo testo. Quello che andiamo ad approvare, ci teniamo a sottolinearlo per l'ennesima volta, non deve essere sminuito a un carattere d'urgenza spicciola, perché in realtà riproduce delle misure e delle questioni che sono importanti e che sono state dibattute da anni e anni in quest'aula.

Presidente - La parola al collega Bertin.

Bertin (RC-AC) - Un breve intervento anche a commento di questa approvazione. Questo è un intervento minimo dovuto proprio a una questione legata all'entrata in vigore soltanto sperimentale dello spoglio centralizzato per quanto riguarda l'altra legislatura, le ultime elezioni. È stata una scelta voluta di rendere sperimentale il voto, perché era la prima volta che veniva introdotta questa nuova modalità, che in Europa, è presente soltanto in alcuni cantoni svizzeri e con modalità diverse. D'altra parte era anche difficile avere la certezza che funzionasse e, per evitare che il Governo impugnasse in modo preventivo l'introduzione di questa nuova possibilità, si è scelto di mantenerlo a titolo sperimentale. Bisogna, da questo punto di vista, ringraziare chi in questi mesi ha seguito dal punto di vista pratico l'organizzazione delle ultime elezioni, che si sono rilevate un successo e, quando le cose funzionano, bisogna rendere merito a chi ha fatto questo importante lavoro: mi riferisco all'ufficio elettorale che ha avuto un ottimo risultato alle ultime elezioni regionali, con tempistiche addirittura ridotte rispetto a quanto previsto, anche per la collaborazione avuta in fase di stesura del testo dall'ufficio legislativo del Consiglio, che ha permesso comunque, anche se la materia è estremamente complessa, di avere un testo che ha funzionato e che ha dato i suoi frutti.

L'importante era confermare questa sperimentazione e da qui era anche necessario introdurre almeno qualche altro piccolo elemento di novità. La preferenza unica, che come detto anche in precedenza, è un argomento che ha avuto un lungo dibattito in questo Consiglio e nella nostra regione, ha coinvolto in diverse occasioni tutti i cittadini valdostani. La preferenza unica non è priva di difetti, anzi, ne ha diversi, ma in questo momento è fondamentale introdurre un elemento di rottura rispetto alle pratiche che abbiamo vissuto in questi ultimi decenni. La preferenza unica può rappresentare questo elemento di rottura, pur in presenza di molti difetti, a futura memoria posso anche dire probabilmente tra una decina d'anni dovremo intervenire in qualche modo, perché oggettivamente di difetti ne ha, ma c'è un elemento fondamentale: rompere con quanto abbiamo visto in questi anni e la preferenza unica ha questo fondamentale obiettivo: rompere con certe pratiche legate alle cordate che fanno arrivare in Consiglio regionale Consiglieri che devono il proprio successo elettorale ad altri e che a quelli devono rispondere, diventando dei burattini del capocordata, che poi gestisce gli eletti. Oltre a questo, le preferenze multiple si prestano anche alle infiltrazioni nel processo elettorale della criminalità organizzata alla quale si dà un maggiore potere di condizionare il voto, con maggiore facilità.

Certamente le regole possono favorire un cambiamento ma non lo possono determinare. Gli attori politici e i cittadini hanno da questo punto di vista la loro responsabilità, le regole servono a fornire questa possibilità, ma poi una parte consistente rimane agli attori politici e ai cittadini, che esprimono il proprio voto; certamente oggi un segnale, se verrà approvata questa legge, sarà dato, un elemento di cambiamento strutturale nella selezione del personale politico regionale sarà introdotto, con tutti i limiti che questo intervento minimo ha; tra l'altro per quello che riguarda la rappresentanza di genere restiamo una delle regioni arretrate da questo punto di vista, ed è un peccato, immaginando che anni fa siamo stati tra i primi a porci questo problema come Regione, per favorire una partecipazione di tutti alla vita politica. Come detto, però, è un intervento minimo, necessario. Da adesso in poi bisognerà affrontare altri aspetti come quello riguardante la governabilità perché ormai è insostenibile per una regione come la nostra che ogni otto mesi vi sia un cambio di Governo con un rimpasto di Giunta. La regione non può più permetterselo ed è importante quindi che a breve si intervenga anche su questo aspetto per dare maggiore stabilità e governabilità a questa regione. Più volte in quest'aula negli anni ho illustrato qual è la mia proposta, il mio suggerimento in merito; al di là delle preferenze di ognuno di noi, l'importante è che a breve s'intervenga anche su questo aspetto per dare alla Valle d'Aosta un sistema in grado di reggere, solido, e anche meno infiltrabile, come succede quando ci si trova di fronte a sistemi deboli nei quali chi - come la malavita organizzata che in questi giorni è sulle prime pagine dei giornali - vuole condizionare il sistema, quando le istituzioni e la politica sono deboli è più facile per questi soggetti intervenire.

È importante che a breve si affronti questa questione, avendo però presente che, almeno per quanto riguarda la "pulizia", abbiamo fatto un passo avanti con questo testo. È un passo avanti tardivo, andava fatto molto tempo prima per evitare le degenerazioni, ma, come si dice, "meglio tardi che mai". Arriviamo, in una situazione che è certo grave, a dare un piccolo segnale in questo senso.

Presidente - La parola al collega Restano.

Restano (GM) - Porto anch'io il mio contributo a questa discussione. La prima considerazione che mi viene da fare è che affrontare un argomento così delicato, forse in un periodo molto breve di tempo, ha ottenuto il risultato di permettere in Commissione un confronto sereno tra la maggioranza e la minoranza e di addivenire a un testo unico, cosa che è rara. Si è parlato di un compromesso tra tutte le forze politiche per licenziare questo testo. Ebbene, cosa ci ha portato questo compromesso? Prima cosa, ad aumentare la percentuale della rappresentanza di genere, dal 30 al 35%, a diminuire, andando incontro alle sollecitazioni da parte delle liste che si sono presentate alla scorsa elezione, il numero di firme necessarie a presentare una lista per i movimenti che già fanno parte delle sigle e dei movimenti che non fanno parte di questo Consiglio e poi il cambiamento che si ritiene più importante: la preferenza unica. Riguardo allo spoglio centralizzato si è fatto un passo indietro, dai quattro poli si è andati verso gli otto poli. E in ultimo si è parlato di voto elettronico, quasi a sconfessare quanto affermato nei precedenti 38 articoli, si dice che la Giunta valuterà la percorribilità dell'uso di apparecchiature elettroniche e, se ritenuto opportuno, saranno poi disposti, con norma successiva, i relativi adeguamenti di legge.

Per motivare le scelte, che abbiamo fatto, come ho detto prima, si è parlato di compromesso, di situazione di emergenza, quindi di uno stato di necessità per arrivare a una legge che permettesse di affrontare con serenità le prossime elezioni regionali che forse qualcuno auspica avvengano a breve periodo qualcun altro magari un po' meno, quindi ci si vuole dotare di una nuova norma.

Se si pensa in una situazione di emergenza, con la preferenza unica, di avere trovato la panacea di tutti i mali, possiamo tranquillamente affermare - credo - che la montagna ha partorito un topolino piccolino.

Perché queste considerazioni? Perché aumentando i centri di spoglio e inserendo la preferenza unica, il voto sarà comunque controllabile, ci sarà un controllo del voto, ci saranno comunque le promesse elettorali, come ha detto qualcuno prima di me, e andremo a penalizzare i giovani e la rappresentanza dei piccoli comuni, faticheremo a trovare persone che si candideranno. Però convengo che forse era un passo necessario, non canto vittoria, non credo che ci sia da cantare vittoria per questa scelta che poi, all'ultimo articolo, viene quasi sconfessata. Prendo atto. Non credo che questa sia la conclusione di un percorso, crediamo, invece, che sia l'inizio di un percorso, l'inizio di un'importante riflessione, l'inizio di un confronto serio, non dettato dall'emergenza delle contingenze, da quanto sta accadendo oggi in Valle d'Aosta, ma sia l'espressione di una ferma volontà in questo contesto di confrontarsi e di addivenire a una legge elettorale seria, che prenda in considerazione quanto detto anche da chi mi ha preceduto, che prenda in considerazione l'aspetto della governabilità e dell'allineamento a quello che fanno le altre regioni, forse l'elezione diretta del Presidente, che non è un percorso così rapido e breve da fare.

Permettetemi di fare un'ulteriore considerazione, la governabilità è dettata dalle persone, dai Consiglieri, non la possiamo imporre per legge, come non possiamo per legge determinare la scelta dei cittadini sul voto, dettando la preferenza unica. I cittadini, nel corso delle ultime elezioni, si sono sentiti liberi di votare e hanno votato in maniera differente per quanto riguarda il numero di preferenze espresse, che sono scese notevolmente sotto il numero delle due preferenze per ogni cittadino.

Quindi, ritengo e riteniamo che questo sia solo un piccolo primo passo verso una futura legge elettorale che è ancora tutta da studiare, analizzare, approfondire, io mi auguro, con serietà e con volontà di confronto tra tutte le forze perché, sì, dovrà essere un compromesso, ma non un compromesso al ribasso per poter cantare vittoria all'interno di quest'aula, ma un compromesso che sia di un livello superiore rispetto a quello che discutiamo oggi.

Presidente - La parola alla collega Pulz.

Pulz (ADU VDA) - Noi vogliamo richiamare l'attenzione, giusto per scaldare bene i motori questa mattina, sulla doppia preferenza di genere, che non è affatto un dettaglio, un particolare in questo disegno di legge e purtroppo la doppia preferenza di genere esce ancora penalizzata e annunciamo infatti che presenteremo un emendamento specifico. I tentativi, per migliorare la parità di genere negli organi di rappresentanza politica, qui, come in altre zone d'Italia e d'Europa, non hanno sempre ottenuto gli effetti sperati. La politica locale continua a essere un luogo ben lontano dall'offrire lo stesso spazio e peso a uomini e donne, sbilanciando così indubbiamente la rappresentanza della composizione sociale. Ce lo dimostrano settant'anni di storia valdostana, molto chiaramente: a fronte di 565 Consiglieri uomini, contando anche le doppie e le triple legislature, fino alla quattordicesima legislatura abbiamo avuto 19 Consigliere donne. Questa quindicesima legislatura ha un po', ma di poco, cambiato le sorti del genere femminile valdostano in politica. E mentre in tutte le assemblee elettive, Comuni, Parlamento nazionale, Parlamento europeo, il dato relativo alle donne è sensibilmente in crescita e vi è una migliore corrispondenza tra il numero delle candidate e il numero delle elette, poiché ci si avvicina sempre di più al valore uno, nei Consigli regionali del nostro paese la storia è molto diversa e l'indice di successo delle donne nei Consigli regionali è dello 0,47%, il dato più basso tra gli organi elettivi, con il Sud Italia il cui valore è fermo allo 0,31. La media nazionale, ferma restando la notevole differenza tra una regione e l'altra, è che le donne Consigliere rappresentano circa il 17,60% dei Consiglieri regionali, mentre le Consigliere sono al 30% nei Consigli comunali. Il dato, per quanto in crescita, risulta molto basso nei Consigli regionali e questo non è affatto frutto del caso, ma è l'effetto dell'introduzione, ancora purtroppo ridotta, di meccanismi volti a favorire la parità di genere appunto, a cui devono certo aggiungersi, come abbiamo detto anche in Commissione, svolte culturali molto importanti da parte delle donne stesse che, sempre a torto, si sentono spesso inferiori e meno capaci dei loro colleghi maschietti e quindi a volte loro stesse finiscono per privilegiare il voto al maschile - dico "loro stesse" perché io prendo le distanze - il che è senz'altro un'eredità del passato, da superare con gli opportuni accorgimenti che nel mondo ideale potrebbero anche non servire perché sarebbe normale nel mondo ideale che gli organismi politici rappresentassero la realtà sociale, i cui protagonisti sono più donne che uomini. Ma poiché il nostro mondo reale è molto lontano dall'ideale, ce lo diceva già Platone nel Quarto Secolo Avanti Cristo, degli accorgimenti purtroppo sono indispensabili ed è compito della politica, cioè nostro, introdurli. È quindi fondamentale che venga coraggiosamente introdotta la doppia di genere nella legge elettorale valdostana, ora e non quando entreranno in politica le figlie delle nostre nipoti. A chi obietta che, con la doppia di genere, potrebbero trovare posto le famose cordate, le doppiette uomo e donna, rispondiamo che con gli approfonditi studi in materia, abbiamo notato la minore corruttibilità delle donne, legata non solo al minor numero delle donne in politica, ma anche a un approccio diverso alla realtà, fatto di maggiore assunzione di responsabilità verso la comunità tutta. Io questo lo notavo già da insegnante, quando avevo tanti ragazzi in classe, il diverso atteggiamento. Ed è un'ottima notizia per noi quella che è emersa dalle intercettazioni dell'operazione Geenna e cioè che agli 'ndranghetisti non piacciono le donne in politica, a meno che non siano mogli o sorelle di qualche affiliato. Tra l'altro, il numero delle combinazioni che risulterebbero da queste doppiette è di fatto poco controllabile ed esiste tutto un calcolo matematico che vi posso fornire molto volentieri, è un po' cervellotico, ma funziona, che ce lo dimostra.

Su queste complesse questioni, la I Commissione consiliare permanente, che pure ha fatto un egregio lavoro di mesi, deve a nostro avviso potere ancora audire la società civile, oltre che esperti dei settori specifici della giurisprudenza perché, come ho detto più volte fino alla paranoia in Commissione, la ricerca deve poter offrire alla politica quel supporto di cui essa dovrebbe sempre avvalersi per poter prendere decisioni davvero efficaci per l'intera comunità. Sulla doppia di genere, come anche sull'idea del voto elettronico, che ci vede contrari, essenzialmente perché non è stato ancora sufficientemente collaudato per poter avere garanzie reali e rassicuranti circa il suo funzionamento - anzi, semmai, è provato il contrario - esistono su entrambe le questioni studi specialistici che vanno tenuti in seria considerazione appunto perché, lo dicevo già con la mozione sulla formazione, che mi avete bocciato - ve lo ricordo - non possiamo continuare a far finta di essere tuttologi di fronte a studiosi che dedicano tutta la loro attività di studio soltanto a una di queste misure nello specifico, perché la legge elettorale detta le regole del gioco, ma non è il nostro gioco, non è il gioco dei Consiglieri regionali, è il gioco della nostra comunità. E quindi dobbiamo garantire alla cittadinanza un lavoro più serio, e quindi anche più lungo di approfondimento, un confronto più ampio, volto a conseguire una maggiore convergenza sulle regole del gioco che appunto è il gioco di tutta la comunità valdostana. E mi dispiace dovere sottolineare che altre Regioni e Province autonome ci stanno superando in fretta, vedi per esempio la legge sulla doppia di genere che in Sardegna si sperimenta con le elezioni regionali del 24 febbraio, con la parità perfettamente garantita già a livello di composizione della lista. Dove è stata introdotta, la doppia di genere ha portato a un ricambio della classe politica. È questo che vogliamo o no? Un ricambio che non è raggiungibile, invece, con il sistema della preferenza unica, perlomeno non nel medio termine. Si tratta di un fondamentale grimaldello per costringere il sistema a un sano ricambio con l'ingresso di persone nuove, nello specifico donne, più lontane dai logorati gruppi di potere, sempre autoreferenziali e sempre più escludenti. E voglio ancora dirvi che quindi noi invitiamo caldamente le poche donne Consigliere presenti e tutti i Consiglieri uomini, che vogliono essere tali, a lavorare per un cambiamento reale e a esprimersi verso un voto deciso, senza tentennamenti per questa doppia di genere che è il punto imprescindibile del nostro programma e della nostra lista in cui abbiamo avuto record, credo quasi assoluto anche in Italia, del 60% di candidate donne. Se altri movimenti, altri partiti non sono riusciti a candidare un numero sufficiente di donne, il problema, scusate, è di questi movimenti, è di questi partiti che dovrebbero chiedersi onestamente il perché. Di donne che abbiano voglia di impegnarsi in politica, ve ne sono molte, nonostante sia un mondo pensato al maschile, basti pensare per esempio alla convocazione notturna di questo Consiglio a cui facciamo buon viso, come si fa, a cattivo gioco e non capiamo perché devono fare le donne una fatica doppia o anche tripla rispetto ai colleghi maschi per dimostrare che sono in gamba. Questo è un accorato appello, che facciamo nel rispetto di tante conquiste difficili nell'ambito della parità dei diritti, a cominciare dal sublime articolo 21 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo, una sorta di poesia, che dice: "Ogni individuo, senza alcuna distinzione di sesso, ha diritto di partecipare al governo del proprio paese, sia direttamente che attraverso rappresentanti liberamente scelti". Ecco, l'uguaglianza tra gli uomini e le donne è un principio fondante di tutte le democrazie contemporanee e in Europa è uno degli obiettivi principali che gli Stati membri e anche le istituzioni dell'Unione Europea si sono impegnati a perseguire. Quindi non stiamo parlando di qualcosa che abbia poco importanza. Si persegue attraverso specifiche azioni politiche, attraverso precise misure legislative. L'obiettivo della piena integrazione delle donne nei processi decisionali e nella rappresentanza politica e istituzionale è funzionale all'attuazione del modello democratico, questo è il punto, che fonda la sua legittimazione sulla libera partecipazione di tutte le cittadine e i cittadini alla vita pubblica. È la nostra Costituzione a dircelo, non qualche strano dettaglio, che ha tirato fuori qualcuno, è la nostra Costituzione all'articolo 3, quando si dice che l'obiettivo è quello di garantire l'uguaglianza tra i cittadini e le cittadine e l'articolo 51 che vuole promuovere azioni positive per l'accesso ai pubblici uffici e alle cariche elettive. Possiamo noi non curarci di tutto questo? Credo proprio di no. Ce lo ricorda la Carta Europea per l'uguaglianza e la parità delle donne e degli uomini nella vita locale, che è stata elaborata dal Consiglio dei comuni e delle Regioni d'Europa, laddove si parla della partecipazione equilibrata delle donne e degli uomini alle decisioni, leggo testualmente: "Come condicio sine qua non della società democratica" e quindi è richiesto alle autorità locali e regionali di prendere tutte le misure, adottare tutte le strategie appropriate per promuovere questa giusta rappresentanza in tutti gli ambiti decisionali. La maggior parte delle Regioni italiane si sta muovendo in questo senso, perché noi no? Stanno adeguando il sistema elettorale per garantire l'attuazione di principi costituzionali, stanno cercando di garantire sistemi di riequilibrio del sistema elettorale regionale, nazionale in generale e comunale. Ecco, quindi, noi non possiamo fare finta di non conoscere il dettato della Costituzione italiana.

E quindi chiediamo di trattare l'argomento, anche questo, come un'emergenza, un'emergenza democratica, noi abbiamo detto che siamo in emergenza, noi vogliamo votare contro il controllo del voto perché ci sono le infiltrazioni mafiose, bene, anche questa è un'emergenza democratica del nostro territorio e, se appunto non lavoreremo in questa direzione a uscirne sconfitta sarà la regione tutta, non soltanto le donne, questo è il punto che vogliamo sottolineare. E poiché noi siamo sostenitrici accorate della doppia preferenza di genere che pensiamo ci potrebbe mettere al riparo, almeno in parte - e comunque la politica ha sempre il compito, come dicevamo prima, di dare il buon esempio - ci potrebbe mettere in parte al riparo dal sessismo e dalle violenze che ne conseguono, è in questo contesto che anche noi - non l'abbiamo fatto prima appunto perché volevamo entrare in questo argomento della doppia di genere - anche noi ci dichiariamo solidali, "senza alcun se e senza alcun ma" con la collega Manuela Nasso per i post sessisti di cui è stata vittima. E riprendiamo le parole, che abbiamo anche noi apprezzato moltissimo, della presidente Rini che invitava giustamente anche alla denuncia di certi comportamenti inaccettabili. Quando noi eravamo candidate, ci è successa la stessa cosa, siamo state vittime di molti, molti insulti, soprattutto da certe parti, e aspettavamo un sussulto di disgusto e di presa di distanza dalle colleghe candidate, che però in quell'occasione non è arrivato. E adesso è capitato nuovamente sotto i post di qualcuno che sembra divertirsi a sobillare gli istinti peggiori, invitando a commentare il voto della collega, un voto dichiarato - e quindi, per questo, coraggioso - in merito al caso della nave Diciotti e quindi alla necessaria, a nostro avviso, autorizzazione a procedere contro Salvini. Alla collega Nasso quindi ci preme esprimere solidarietà, ma anche, con la stessa trasparenza che ci caratterizza, lanciare l'invito a riflettere su queste alleanze romane, poi chiudo subito la parentesi perché non voglio innescare polemiche, però mi permetto di dirlo perché comunque la si pensi quella valutazione, quel voto, quel sondaggio è stata una triste pagina della nostra storia nazionale.

Comunque concludiamo dicendo, sarò qui forse un po' forte in questa affermazione, che, se non lavoriamo immediatamente per la doppia di genere, noi come gruppo votiamo contro tutta la legge elettorale, contro questa legge perché vogliamo dare un segnale forte, per quello che ho detto prima, perché siamo in emergenza democratica. La lotta per la giusta rappresentanza femminile non può essere sacrificata in nessuna emergenza, neanche quella creata dalla 'ndrangheta, creata peraltro da uomini.

Presidente - La parola alla collega Spelgatti.

Spelgatti (LEGA VDA) - Volevo ringraziare in particolare il collega Restano per il bell'intervento che ha fatto, un intervento molto chiaro e poco ipocrita. Direi che tutto questo dibattito mi appassiona molto poco perché, di fatto, stiamo licenziando una legge elettorale necessaria, va bene, con delle misure minime, però misure minime che dovrebbero farci riflettere sulla drammaticità di tutto quello che sta accadendo, perché qui in Valle d'Aosta stiamo parlando come se nulla fosse di 'ndrangheta, d'infiltrazioni mafiose, ma soprattutto, fenomeno forse ancora più grave, di controllo del voto, fenomeno che ormai in Valle d'Aosta subiamo dall'alba dei tempi.

Però qual è il problema? L'ha detto bene il collega Restano. Il problema è che non si può, attraverso le norme, cambiare radicalmente le cose. Si possono prendere delle posizioni e adottare delle misure, che possono essere dei palliativi, che possono aiutare a cambiare le cose, ma il vero cambiamento, non c'è niente da fare, il vero cambiamento passa necessariamente attraverso un cambiamento netto della classe politica, del modo di fare politica e soprattutto da un moto d'orgoglio dei Valdostani tutti perché, fino a quando i Valdostani comunque avranno sempre paura in qualche maniera di essere controllati e vivranno sotto questa paura, in realtà le cose non potranno mai cambiare.

Quindi ci vuole un cambiamento da parte della classe politica, ma ci vuole un cambiamento anche nelle coscienze dei cittadini, che devono trovare l'orgoglio di dire "basta".

Detto questo, collega Pulz, non riesco a non risponderle, da donna. Io credo necessariamente moltissimo nelle donne, credo che le donne abbiano dimostrato nella storia di avere delle capacità enormi in qualsiasi ambito in cui esercitano la loro attività, è chiaro che i cambiamenti storici avvengono con i loro tempi, se vogliamo, le donne, parliamo delle libere professioni, io vengo dall'avvocatura, ma anche i medici e quant'altro, le donne nel tempo sono diventate ormai più degli uomini e questo perché hanno dimostrato tranquillamente di sapercela fare, vero, bisogna dimostrare di essere più brave degli uomini - vero, è così - però poi nel tempo le cose sono assolutamente cambiate.

In politica, io da donna, mi dispiace, non accetterò mai di avere delle facilitazioni per essere eletta perché comunque in un modo o nell'altro questo poi è il risultato, io questo da donna, per orgoglio, non lo accetterò mai, serve un cambiamento radicale di mentalità e questo però arriverà con il tempo, mano a mano che noi donne dimostreremo che non abbiamo assolutamente nulla da invidiare agli uomini, anzi, spesso e volentieri siamo più capaci. È più faticoso in questa maniera? Assolutamente sì. Bisogna lavorare ancora di più per poter dimostrare quello che valiamo? Assolutamente sì. Questo io vedo nella preferenza di genere: una scorciatoia per accelerare i tempi, per accelerare dei fenomeni, che però in realtà sono discriminanti nei confronti delle donne perché io da donna non accetto di essere considerata meno di un uomo e quindi di avere delle facilitazioni e quindi di falsare il risultato elettorale perché a quel punto il risultato elettorale, qualunque sia, per qualunque donna, viene falsato perché comunque la donna ha avuto una facilitazione.

Mi dispiace, io da donna, auspico che in ogni Consiglio le donne saranno sempre di più, soprattutto perché, è vero, sono meno corruttibili, assolutamente sì, è un dato di fatto, perché? Perché c'è una mentalità differente, perché nasciamo differenti, perché nasciamo donne e perché nasciamo con dei valori della famiglia, della società diversi, abbiamo una visione della società completamente differente e quindi molto spesso, non è chiaramente un assioma, ma molto spesso le cose stanno in questi termini.

Quindi io sogno dei Consigli regionali e che ovunque in politica ci siano sempre più donne, cerco di portare le donne in politica con tutte le mie forze, sempre di più, però bisogna aspettare che i tempi siano maturi e bisogna farlo attraverso delle strade differenti e attraverso il fatto di spingere le donne sempre di più a candidarsi e a dimostrare il loro valore. Ma non accetto, mi dispiace, le facilitazioni.

Presidente - La parola al collega Mossa.

Mossa (M5S) - Vorrei spendere due parole anch'io per esprimere la mia personale opinione, che può prescindere anche da quella dei miei colleghi 5 Stelle, per quanto riguarda la presenza di genere, della doppia di genere. Ritengo offensivo che vadano presi dei provvedimenti per fare in modo che aumenti la presenza femminile all'interno delle istituzioni perché non mi pare che vi siano azioni poste in essere dalle forze politiche al fine di escludere le donne dalle loro file. Lo ritengo offensivo perché sono convinto che basterebbe più volontà da parte di queste ultime a volere partecipare attivamente alla vita politica, senza che questo però debba diventare una norma di legge. Senza andare troppo lontano, possiamo verificare la veridicità di quanto affermo anche all'interno di quest'aula. Come potete vedere, già nel nostro gruppo consiliare, la presenza femminile è del 50%, anche senza doppia di genere. Nell'ex Impegno Civico, di cui fanno parte le proponenti della doppia di genere e in ALPE, due terzi degli eletti sono donne, sempre senza doppia di genere. La più votata della Lega è una donna, e sempre senza doppia di genere. Quindi ritengo che la doppia di genere non sia la cura di ogni male. Quello che viene a mancare, e di questo me ne rammarico, è una maggiore partecipazione femminile alla vita politica. Quindi si tratta solamente di libero arbitrio perché nel Movimento 5 Stelle, ma ritengo anche in molte, se non tutte le altre forze politiche qui presenti, se le donne volessero partecipare attivamente all'attività politica non troverebbero una porta aperta, ma un portone spalancato, senza contare, e secondo me questa è la cosa più grave e penalizzante, che con la doppia di genere le donne elette non sapranno più se sono state votate per le loro effettive capacità e qualità o per scelta obbligata.

Se io fossi stato eletto per scelta obbligata, francamente non vivrei bene la mia esperienza in Consiglio e ritengo che le donne meritino molto più di questo. In più, e termino, anche ammesso e non concesso che la doppia di genere possa essere la soluzione per fare sì che vi sia un aumento della presenza femminile nelle istituzioni, oggi qui stiamo dando priorità alla lotta al controllo del voto e alle infiltrazioni mafiose. Si tratta di priorità. E anche con la doppia di genere, dove il leader di turno potrebbe venire affiancato dalla cosiddetta ancella, cambia ben poco dalla tripletta alla doppietta e ci sarebbe comunque il monitoraggio delle cosiddette cordate.

Infine, vi ricordo che nell'operazione Geenna, per quanto riguarda il voto di scambio con associazioni mafiose, non sono coinvolti solo uomini, perciò anche nelle cosiddette cordate, che siano a due o a tre, anche le donne, come gli uomini, non sono immuni da giochi di potere.

Lei, collega Pulz, potrebbe rispondermi che quelle sono le donne deboli e, come ha detto prima, morbide. Bene, allora ritengo che per quelle dure, per quelle sane, per quelle che hanno carattere non occorrano norme di legge per mettersi in gioco.

Presidente - La parola al collega Marquis.

Marquis (SA) - Oggi credo che in aula si stia discutendo di un'importante iniziativa legislativa, che ha il compito di regolare le regole del gioco. Le regole del gioco che disciplinano il modello di attuazione della democrazia rappresentativa e, in particolare, l'individuazione degli eletti dei cittadini in seno a questa assemblea.

È già stato sottolineato da diversi colleghi, che sono intervenuti prima di me, che trattasi di un lavoro portato avanti in una situazione definita di emergenza, una risposta a delle esigenze contingenti e frutto di una mediazione che credo possa essere condivisa all'interno di tutta l'aula. In particolare, i temi che sono stati trattati sono il garantire la segretezza del voto, anche se a livello personale sono convinto che il voto sia segreto, che il voto non abbia controllabilità, ma tutto quello che porta a essere più tranquilli di fronte ai cittadini, sotto questo profilo, credo che ben venga e possa essere condiviso. In particolare, come si è attuata questa segretezza?

In primis - ed è importante confermare quello che è stato introdotto a livello sperimentale - lo spoglio centralizzato, ancorché questa versione modifichi l'impostazione originaria. Nell'ultima consultazione elettorale, lo spoglio è avvenuto in quattro centri, oggi lo si porta a otto centri a livello di Unités des Communes per dare una lettura della risultanza di un territorio aggregato.

Per quanto riguarda la preferenza unica, è una questione positiva, è una questione che si ritiene possa essere risolutiva; per quanto mi riguarda, non voglio essere ipocrita, credo che la preferenza unica non incida sul controllo del voto. È una mediazione e, come tutte le mediazioni, può essere vista in modo positivo o in modo negativo, ha dei pro e dei contro. Io ritengo che ci possano essere anche dei contro perché tutto quello che limita la libertà di espressione del cittadino non è una cosa che va vista con favore, credo che lo sforzo complessivo dovrebbe essere quello di garantire la segretezza, il principio di universalità e che tutti possano agire e votare in modo libero.

La preferenza unica credo che porti anche un po' di limitazione nei riguardi dei giovani, che non sono incentivati a prendere parte alle competizioni elettorali. Vedo in senso negativo anche problemi sul ricambio, sul coinvolgimento di chi vive nei centri più piccoli delle valli, tant'è che ci sono anche delle esperienze - come per esempio la provincia di Bolzano, che è una realtà di montagna - che contemplano un numero di preferenze superiori a quelle che avevamo noi prima. Però questa è una questione di opinione e di punti di vista. Credo che lo sforzo, che è stato fatto, di arrivare a questa condivisione sia uno sforzo importante da parte di tutti per mettere perlomeno in sicurezza una situazione, darle garanzia di applicabilità, qualora domani si dovesse essere chiamati alle urne e al voto. Però, riprendo le parole della collega Morelli, che ha definito questa iniziativa "un'iniziativa positiva, ma che abbiamo aperto un cantiere" e credo sia questa la lettura da dare al percorso intrapreso, perché una legge elettorale dovrebbe disciplinare e coinvolgere tutti gli aspetti che non sono stati in questa circostanza trattati per via dell'urgenza.

Credo che uno degli obiettivi principali sarà quello di garantire la governabilità della nostra regione perché, al di là di come vengono individuati gli eletti, credo che il problema più grande che ci troviamo ad affrontare, alla luce delle esperienze di questi ultimi anni, sia quello. Sotto il profilo di tutti gli aspetti, di cui si è parlato, preferenze di maggiore, incentivo a partecipare alle donne, io credo che non possa essere una legge che risolva questo problema. Si tratta di un processo culturale, evolutivo che deve avere luogo nella società; non sempre per le incombenze cui sono chiamate le donne nella vita è facile chiedere loro una partecipazione nella politica. Però nel contempo vediamo con piacere che negli ultimi anni c'è una partecipazione che sta crescendo. Anche sotto questo profilo deve esserci un rapporto di evoluzione, un rapporto, che deve crescere tra politico e cittadino. Poi è vero che in questa fase viviamo sicuramente una situazione di grande difficoltà per i fatti che sono successi, ma, con tutta onestà, io credo che anche la legge elettorale che andiamo ad approvare oggi, che andiamo a condividere, non sarà una legge che risolverà il problema delle infiltrazioni mafiose, delle cattive abitudini, dei comportamenti inadeguati. Queste sono tutte situazioni che si possono solo risolvere con una crescita culturale della nostra comunità.

E quindi credo che bisogna fare uno sforzo sin dai prossimi giorni per continuare il lavoro su questa legge, continuare un lavoro che potrebbe trovare delle prospettive diverse, anche con l'applicazione del voto elettronico, dove da una parte si potrebbero contemperare le esigenze di chi pensa che il voto non sia segreto, che bisogna renderlo ancora meno verificabile da parte della politica o di chicchessia ma dall'altra parte si potrebbe intervenire per poter dare alla gente una maggiore libertà di espressione rispetto a quella che si va oggi a togliere attraverso l'introduzione della preferenza unica.

Presidente - La parola al collega Manfrin.

Manfrin (LEGA VDA) - Anch'io intervengo in maniera particolare su alcuni aspetti di questa legge, credo che la legge elettorale, che è la legge che stabilisce le regole d'ingaggio tra le varie forze politiche e appunto che stabilisce la cornice nella quale si devono muovere le regole che disciplineranno quale sarà il futuro governo della nostra Regione debba essere necessariamente frutto di una collaborazione fra tutte le forze politiche perché chi arriva e scrive la propria legge elettorale, magari pensando di fare un torto all'avversario politico e di avvantaggiarsi di questa legge elettorale, è evidente che negli anni è sempre stato poi punito a sua volta da questo tipo d'impostazione.

La collega Spelgatti ha parlato della questione della preferenza di genere, in I commissione, quando è stato votato il testo finale, mi sono permesso d'intervenire anche io e di fare qualche considerazione, la prima considerazione che ho fatto è che stabilire che, obbligatoriamente, una lista debba avere delle quote - quindi possiamo dire che sono quote di partecipazione all'interno di una lista, ma sappiamo che queste quote si riferiscono a quote di donne perché questo era l'oggetto dell'intervento - beh, proprio questo intervento in realtà, secondo me, penalizza le donne e le penalizza in due modi.

Il primo - come ha ben riassunto la collega Spelgatti - svilendo un pochino questo ruolo, cioè dicendo: "Mi spiace, tu sei donna e, siccome purtroppo parti da una posizione di svantaggio perché non hai mezzi per poter essere eletta da sola o perché nessuno ti mette in lista perché sei donna, allora io obbligo quella lista e tutte le liste a mettere necessariamente una quota di donne". Questo è un concetto assolutamente sbagliato ma è sbagliato - e su questo potrà convenire la collega Pulz con la quale mi sono confrontato - perché, per esempio, non permette la presentazione di una lista di sole donne e quindi, se uno volesse fare domani una lista di sole donne non lo potrebbe fare, ma dovrebbe inserire necessariamente una quota di uomini. E la stessa collega Pulz, quando ci siamo confrontati su questo, mi ha detto: "Noi effettivamente alle regionali avevamo più donne da poter candidare, ma non l'abbiamo potuto fare perché c'erano le quote, le percentuali", è evidente che è andato a detrimento di questa rappresentanza, mi pare un qualcosa di elementare e su questo penso che non si possa discutere nel merito. Se ci fosse la possibilità, se ogni forza politica selezionasse la sua classe dirigente o i suoi candidati sulla base delle solo capacità, e non sulla base del sesso, sarebbe evidente che emergerebbero i migliori, uomini o donne che essi siano; perché suddividere i candidati in due classi di genere peraltro contrasta con quanto... non posso ricondurlo a un partito specifico, ma tendenzialmente è l'area politica alla quale l'ex lista di Impegno Civico si riferiva, quindi a quella dell'area di sinistra, di sinistra massimalista, che ogni giorno, quotidianamente ci ricordano che non ci sono soltanto due sessi, ma ce ne sono tanti di più, addirittura paradossalmente va contro perché vi costringe a riconoscere che, invece, i sessi sono soltanto due. E questo è già un buon punto di partenza e credo che sia importante che rimanga agli atti di questo Consiglio e penso, in generale, della storia politica. Ma suddividere l'umanità in categorie, la categoria dei dipendenti pubblici, la categoria dei lavoratori del settore privato, la categoria di quelli che hanno un'età, di quelli che hanno più di cinquant'anni, la categoria di quelli che ne hanno di meno, la categoria dei giovani, la categoria degli anziani, di quelli di mezza età, le donne e gli uomini... non fa che andare esattamente contro a tutto quello che voi sostenete, cioè il fatto che siamo tutti uguali, mentre noi sosteniamo che siamo tutti diversi, ognuno unico e ognuno ha ricchezza proprio per la sua diversità. Proprio su questo dovrebbe svolgersi il dibattito politico. Il dibattito politico e le elezioni dovrebbero selezionare i migliori, a prescindere dal loro sesso, a prescindere dal loro lavoro, a prescindere dal loro grado di istruzione, dovrebbero essere eletti i migliori o quelli che danno maggiori garanzie di rappresentatività all'elettorato in questione.

Si è parlato della segretezza del voto, si è parlato del fatto che il collega Marquis diceva che il voto era già segreto, era già sicuro, ed era talmente segreto e sicuro da rendere necessario un intervento nella scorsa legislatura per inserire lo spoglio centralizzato, per evitare che questo voto, che era già segreto e sicuro così com'era, fosse ulteriormente funestato da eventi di questo tipo.

Non mi permetto di fare illazioni, però, non so se lo sapete, ho scritto un libro sulla storia elettorale della Valle d'Aosta e da appassionato di sistemi politici e di risultati elettorali, ho potuto osservare come il risultato elettorale, uscito dalle urne con lo spoglio centralizzato sia stato nettamente differente rispetto ai risultati delle scorse consultazioni, anche, per esempio, nei confronti di alcuni campioni di preferenze. Possiamo trovarci di fronte al bivio e chiederci: questo spoglio centralizzato, questo ulteriore elemento di sicurezza ha funzionato e quindi è andato a detrimento dei campioni di preferenze? O, semplicemente un elettorato che votava questi campioni di preferenze ha deciso che questi non lo rappresentavano più, o che questi avessero rappresentato male la loro volontà negli organi? Mi piacerebbe saperlo, ma temo che non lo sapremo mai.

Mi permetto di fare alcune considerazioni su un altro aspetto che è stato un pochino messo in ombra, ma di cui si è discusso sempre in I commissione ed è la questione relativa al numero di firme da presentare per potersi candidare alle elezioni regionali. Questa proposta di legge abbassa questo numero di firme a 900, rispetto all'originario numero previsto che era di 1.000 firme. In queste elezioni regionali, tre liste, anzi, mi hanno poi corretto quattro, ma la raccolta firme si è bloccata quasi subito, quindi diciamo sostanzialmente tre liste hanno cercato di raccogliere le firme per presentarsi a queste consultazioni elettorali e tutte e tre queste liste però sono riuscite a raccogliere le firme necessarie per presentarsi, che erano mille, il numero di mille era il minimo e una di queste poi non ha avuto i voti necessari per entrare all'interno di questo Consiglio. Qual è il particolare? Il particolare è questo: io ritengo che abbassare il numero di firme sia sbagliato ed è sbagliato perché noi, con un altro intervento sempre all'interno di questa legge elettorale, andiamo ad aumentare, ad allargare la platea dei soggetti certificatori, in un certo senso uniformandoci all'impostazione nazionale a più livelli che ha permesso di fare raccogliere, per esempio a Consiglieri comunali, le firme per le elezioni politiche. E quindi, se noi da una platea ristretta di soggetti certificatori, come per esempio i notai, andiamo ad ampliare in maniera molto, molto ampia i soggetti certificatori, permettiamo una più ampia possibilità di raccolta, ma se andiamo ad abbassare le firme proprio in nome della governabilità, rischiamo di trovarci con delle liste per esempio di disturbo. Non so se conoscete la famosa storia delle liste elettorali, che si presentano ogni anno alle elezioni regionali del Lazio, una si chiama Forza Roma e una si chiama Avanti Lazio, sono due liste civiche, che vengono fatte tutti gli anni, mettendo un po' di appassionati di calcio e un po' di soggetti messi a caso, perché così qualche voto, mettendo un bel simbolino con scritto "Avanti Lazio" azzurro e un bel simbolino con i colori della Roma, con scritto "Forza Roma", qualcosa si raccoglie e si tira su, questo ad esempio è uno dei rischi che possono coinvolgere, se noi pensiamo di abbassare questo numero di firme. Prendo atto che questa è la volontà della maggioranza e della Commissione, però ritengo che sia giusto anche denunciare questo aspetto.

Facendo un pochino quindi la somma e il bilancio finale di questa legge, necessariamente da più parti, anche a seguito dei gravi fatti che hanno coinvolto questo Consiglio e alcuni esponenti di questo Consiglio, si è detto che c'era la necessità di rendere ancora più sicuro il voto, e riteniamo che questo sia un intervento che questo voto sicuramente lo renderà, se non sicurissimo, con un certo margine di sicurezza segreto. È evidente che rimangono sul tavolo alcuni altri temi, su tutti, il tema della governabilità, ed è altrettanto vero che, in tempi in cui rischiamo di andare a votare in breve tempo -rischiamo... noi auspichiamo che si vada a votare nel breve periodo! - la necessità di correre ai ripari al più presto era assolutamente prioritaria.

Per cui ben venga questa nuova legge elettorale, ma non alcune modifiche che sinceramente non ci sentiamo di condividere.

Presidente - La parola al collega Vesan.

Vesan (M5S) - Intervengo in risposta a quanto detto dai consiglieri Manfrin e Marquis relativamente a questa legge elettorale. Al consigliere Manfrin chiedevo solamente se sia previsto inserire nello streaming del Consiglio la dicitura "messaggio promozionale" nel momento in cui viene a promuovere la pubblicazione dei suoi libri. Ci aspettiamo la prossima volta che ci segnali anche presso quali case editrici sono stampati e dove sono acquistabili.

Al di là di questo, che probabilmente invece è stato solo citato per giustificare la sua preparazione sull'argomento, invece mi preme evidenziare la posizione dichiarata dal consigliere Marquis, che ha dichiarato che il voto in Valle d'Aosta era già segreto prima e che noi andiamo a discutere, al fine di approvare questa legge, praticamente per dare soddisfazione a dei malpensanti che ritengono che così non fosse.

Mi dispiace segnalare che purtroppo ci sono in questo momento indagini in corso per il controllo del voto, per infiltrazioni mafiose in ambito di competizioni elettorali, ci sono precedenti addirittura per compravendita di voti. La compravendita di voti e l'infiltrazione mafiosa al fine di controllare le elezioni possono avvenire solo ed esclusivamente se esiste il controllo del voto. Altrimenti chi spenderebbe i suoi soldi per comprare i voti dei nostri concittadini? E purtroppo, come tutti ben sanno in Valle d'Aosta, al di fuori di quest'aula - forse anche in quest'aula, al di fuori del consigliere Marquis -il controllo del voto in Valle d'Aosta è esistito e, come ha dichiarato, invece, il consigliere Restano, probabilmente neppure questa legge elettorale riuscirà a debellarlo completamente; è comunque una legge che va nella direzione giusta, è un primo passo per arrivare a dire ai cittadini valdostani che il loro voto è segreto, che non dovranno rispondere di fronte a nessuno di chi hanno o non hanno votato e che quindi finalmente possono esprimersi serenamente sulla loro vera espressione, cioè quello che loro vogliono e si aspettano dall'amministrazione del Consiglio regionale e quindi confido che questa legge, essendo pur frutto di compromesso ed essendo stata discussa in Commissione, non è la legge che noi abbiamo proposto inizialmente, è stata modificata e in alcuni casi anche con la nostra approvazione, in alcuni casi con una certa qual disponibilità al compromesso da parte nostra per venire ad approvare una legge che, secondo noi, invece, consigliere Marquis, era urgentissima per il nostro territorio.

Quindi confidiamo che questa legge possa andare avanti e portare finalmente i Valdostani alle urne, con la serenità necessaria per poter eleggere questo Consiglio.

Presidente - La parola alla collega Minelli.

Minelli (RC-AC) - Io non voglio entrare in polemica e ci sarebbe da farlo perché alcune delle affermazioni che certi colleghi hanno esternato sono anche provocatorie. Non voglio raccogliere, ma voglio puntualizzare alcune cose. È vero che, da un punto di vista dei principi e dei valori che ognuno di noi può avere, il sistema delle cosiddette quote di lista è un sistema che può non piacere; personalmente, dal punto di vista delle mie convinzioni di base, di fondo, è un sistema che tutto sommato non piace neppure a me.

Io però sono una persona realista, una persona concreta, cosa di cui alle volte vengo anche un pochino accusata, nel senso che lo sono troppo, però io prendo atto di una situazione, che è presente non solo in questa regione, ma in questo Paese, e a livelli anche molto, molto più ampi. Sentire dire che la possibilità di partecipazione della popolazione femminile alla politica sia qualcosa di estremamente semplice, se c'è una volontà di fondo da parte delle donne di farlo, mi sembra un'affermazione quanto meno semplicistica. Diceva il collega Mossa: "Se le donne vogliono partecipare alla politica, possono trovare in alcune liste una porta aperta, se non addirittura spalancata", mi permetto di mettere un pochino in dubbio in senso generale questa affermazione, ma se anche così fosse - e così come è stato detto dal collega Manfrin poc'anzi -bisognerebbe e bisogna privilegiare chi è bravo e non chi appartiene a un genere. Allora io mi permetto di dire che, forse, nella vostra lista di persone brave di sesso femminile ci fosse soltanto la collega Spelgatti perché siete in sette e vedo una donna, che ovviamente ha delle capacità che le vengono riconosciute. Per il resto, allora, non so bene cosa sia successo e quali altri meccanismi di selezione possano essere stati utilizzati. Mi viene da dire che siete tutti molto bravi e lei prima, facendo questa sua perorazione, in qualche modo l'ha sottolineato, ma va bene così.

Quello che voglio dire è che alcuni dei dati che ha citato la collega Pulz precedentemente sono tratti da uno studio di un'associazione che si chiama Open Polis, che alla fine dello scorso anno, a dicembre del 2018, ha pubblicato il suo rapporto annuale, che s'intitola - lo voglio dire perché non è un caso - "Trova l'intrusa 2018". A marzo dello stesso anno, del 2018, il Senato della Repubblica ha pubblicato uno studio, che fa anche quello regolarmente, uno studio annuale che s'intitola: "Parità vo cercando"; il fatto che due studi di questo tipo - il primo è anche finanziato dal Camera dei Deputati - abbiano dei titoli del genere a mio avviso è significativo e all'interno di questi studi ci sono alcuni dei dati che la collega ha già sottolineato, ma ce ne sono alcuni altri che vorrei riprendere. In particolare, il rapporto del Senato cita nelle conclusioni: "Nelle regioni l'obbligo di quote di lista ha prodotto effetti sul riequilibrio di genere negli organi elettivi, tuttavia, lo strumento della preferenza di genere, che incide sulle modalità di esercizio di voto da parte degli elettori, assicura un più elevato livello di tutela della parità". Io sono convinta che non sia sufficiente essere bravi per farcela; purtroppo, lo dico con rammarico, nel nostro paese, come in altre realtà conta l'essere appartenenti a un genere perché esistono ancora nel campo del lavoro, nel campo dell'economia e nel campo della politica delle discriminazioni e non basta essere bravi per superarle.

I dati che volevo citare sono questi: le regioni in cui è stato scelto di avere la doppia di genere sono la Campania, l'Emilia Romagna, il Lazio, la Lombardia, il Molise, che è piccolino come noi, e quindi anche il problema che si diceva prima della difficoltà per le donne di farcela è superato anche lì, la Sardegna, la Toscana e l'Umbria. Per quello che riguarda la determinazione delle quote di genere sei regioni non le indicano, tra quelle che, invece, le indicano la percentuale più bassa, fino a oggi, è quella della Valle d'Aosta, il 30%; il 33 la Campania, le Marche, la Sicilia, il Trentino Alto Adige; il 40% l'Abruzzo, il Friuli, il Molise, la Puglia, l'Umbria; il 50% l'Emilia, il Lazio, la Sardegna e il Veneto. C'è qualcuno che è andato più in là, ha scelto altre cose, per esempio la lista alternata, che prevede che nelle liste elettorali si alterni il nome di un candidato maschile a una candidata femminile, sono il Friuli, la Lombardia, la Sicilia, la Toscana e il Veneto.

Uno di questi studi, che ho citato, quello di Open Polis, evidenzia come la scelta di abbinare la doppia di genere con le cosiddette quote di genere in alcune regioni ha avuto un impatto, in particolare in Toscana dove la percentuale è aumentata per la presenza delle donne del 7,90%, quindi nonostante ci siano dei meccanismi che permettono una maggiore partecipazione delle donne, i numeri sono ancora bassi. Io mi chiedo: se non ci fossero nemmeno questi meccanismi, come sarebbero i numeri oggi? Perché noi non possiamo pensare di poter essere un paese moderno, un paese che in qualche modo favorisca la partecipazione dei propri cittadini e delle donne se non dimostra una maturità? Prima che cambino i tempi, come diceva la collega Spelgatti, passeranno due generazioni e non era una battuta quella che faceva la collega Pulz quando parlava delle nipoti delle nostre figlie, non credo proprio che sia così, soprattutto non credo che sia così se la mentalità rimane quella che c'è adesso e soprattutto, se rimane così la mentalità di quelle donne che in politica vogliono essere considerate come degli uomini, cosa che è lontanissima dal mio modo di vedere.

Io credo che la politica valdostana, come la politica italiana sia ben lungi dall'essere un luogo in cui l'apertura nei confronti delle donne c'è e credo anche che occorrerebbe un atto di maturità. Un atto di maturità nel momento in cui siamo chiamati a votare questo emendamento. Una maturità politica, un esempio di civiltà e di democrazia, una maturità sulla quale, riguardo alla nostra regione, ho nutrito spesso dei dubbi e sulla quale vorrei essere smentita una volta per tutte.

L'altra cosa, su cui volevo soffermarmi un attimo perché poi sarà presentata negli emendamenti, è quella relativa all'elettorato passivo: noi chiediamo che ci sia, nella legge, che sarà approvata, una norma che preveda per i cittadini che hanno compiuto il diciottesimo anno d'età di candidarsi; lo possono fare nei Consigli comunali, non lo possono fare qui. Spesso si parla della necessità di avvicinare i giovani alla politica, ebbene, ce ne sono, ce ne sono, lo vogliono fare, ma questo è un impedimento abbastanza serio. È capitato nella nostra lista alle elezioni regionali di dovere escludere dei cittadini che volevano partecipare. Anche questo a me sembra che sarebbe un segnale importante della Regione che dà un valore alla sua popolazione giovanile.

Président - A demandé la parole la collègue Morelli.

Morelli (ALPE) - Intervengo a nome del gruppo ALPE su questa che giustamente è stata definita la tappa di un percorso; mi è piaciuta la definizione del collega Marquis "abbiamo aperto un cantiere" e questo cantiere proseguirà nei prossimi mesi e, per oggi, consegna all'aula e alla comunità valdostana un testo minimo, ma chiaro, con alcuni obiettivi precisi. Il fatto che il nostro ordinamento regionale avesse bisogno di un intervento sulla legge elettorale, che si desse come principale obiettivo la garanzia della segretezza e dunque della libertà del voto, per quanto riguarda ALPE è sicuramente un obiettivo politico da lungo tempo perseguito.

Ricordava precedentemente il collega Bertin quel referendum del 2007, dodici anni or sono: noi partecipavano attivamente a quel referendum, e ricordiamo che l'andamento di quel referendum in fondo non fece che confermare che forse la libertà del voto era una questione da affrontare. Sono passati dodici anni, dobbiamo riconoscere che la politica ha compiuto un percorso di maturazione, forse anche un po' obbligato, percorso che ci porta oggi a votare una legge che, prevedendo la preferenza unica e lo spoglio centralizzato, sancisce la necessità d'individuare metodi di elezione che garantiscano per quanto possibile la libertà di espressione.

Concordo con quanto diceva il collega Lucianaz: è triste dover riconoscere di avere la necessità d'individuare metodi che garantiscano un diritto che dovrebbe essere, invece, acquisito, ma questa è la realtà e credo che noi dobbiamo confrontarci alla realtà con la concretezza evocata dalla collega Minelli.

Non a caso ciò avviene in un momento storico particolarmente spinoso, doloroso per la nostra regione, in cui sono state portate alla luce in modo inequivocabile le storture di una politica clientelare che porta al commercio dei voti e che, lasciatecelo dire, ALPE sin dalla sua nascita ha cercato di contrastare. Siamo coscienti, questo non sarà un intervento risolutivo, credo che questa consapevolezza la condividiamo tutti, ma è comunque un passo avanti ed è il momento di dare questo segnale; è giusto che il Consiglio lo dia, è giusto che lo dia in maniera forte, è una prima risposta ai cittadini, alle loro richieste di rinnovamento, di risanamento anche, se vogliamo dire, della politica e bisogna farlo senza ulteriore indugio.

Il nostro gruppo ha sostenuto con impegno, contribuendo al dibattito in corso, la necessità di chiudere in breve tempo un testo di legge che mettesse in sicurezza alcuni strumenti di democrazia che consideriamo basilari. Nessun tentennamento, nessun voltafaccia durante la notte, come hanno malignamente insinuato i colleghi del Movimento 5 Stelle di fronte alla nostra decisione di non iscrivere d'urgenza la proposta di legge, di non forzare, ma di seguire la via normale dell'iscrizione in Consiglio regionale, perché la politica è mediazione, soprattutto quando l'obiettivo da raggiungere non è facile e soprattutto quando, però, lo si vuole raggiungere.

Non basta presentare una proposta di legge, non basta farsi belli dicendo: "Io l'ho presentata, ho piantato la mia bandierina, ho fatto il mio lavoro", bisogna poi cercare di condividere per portare un testo all'approvazione in Consiglio. Noi speriamo oggi che il Consiglio regionale sia sinceramente preoccupato, invece, di raggiungere l'obiettivo e di raggiungere questo risultato finale. Approvazione di un testo minimo, lo ripeto, ma con dei punti chiari e ben identificati. Noi apprezziamo i passi compiuti fino a qui da tutti i colleghi, da tutti i gruppi che in qualche modo hanno rinunciato a parte delle loro posizioni per giungere a questo testo con l'introduzione della preferenza unica e con la conferma dello spoglio centralizzato, strumento che abbiamo contribuito a lanciare nella scorsa legislatura e che ha dato dei frutti.

Dobbiamo dire che l'innalzamento a otto sedi dei centri di spoglio non ci entusiasma in modo particolare, ma capiamo anche, da un lato, le ragioni; non ci scandalizza che da parte dei movimenti vi sia la necessità di capire un po', senza entrare nel merito delle singole preferenze, qual è la risposta del territorio all'azione politica che viene portata avanti dai movimenti stessi. Tutto questo perché, comunque, con la preferenza unica, si mette in sicurezza la segretezza del voto. Noi crediamo ancora nell'utilità dei movimenti e dei partiti e pensiamo che sia legittimo, corretto, da parte dei partiti di cercare di capire il valore dell'azione politica che viene portata avanti; così come siamo favorevoli - e in questo ci impegneremo - a svolgere tutti gli approfondimenti necessari all'introduzione del voto elettronico, che viene introdotto dall'articolo 8 della presente legge.

Riguardo alla quota di genere credo che abbiamo una posizione neutra, d'altra parte nel nostro gruppo sono in netta minoranza gli uomini. Il collega Chatrian rappresenta il 33% del nostro gruppo. Forse si prepara a proporre delle quote azzurre... sono delle battute.

Capiamo la resistenza dei partiti più conservatori, ma riteniamo che le liste elettorali debbano essere il più possibile rappresentative della società, che è composta da donne e da uomini, e quindi all'interno delle liste bisognerebbe tendere alla parità delle candidature, mettendo uomini e donne su una stessa base di partenza perché è così che si rappresenta la società. Le quote non sono simpatiche a nessuno, le quote sono un rimedio necessario a una situazione che è di assoluta disparità. È però necessario anche un cambiamento culturale, anche nella mentalità femminile perché molto spesso sono le donne a tirarsi indietro: mi ha colpito, in particolare, in queste ultime elezioni regionali, l'atteggiamento di alcune donne che ho avvicinato per coinvolgerle nella formazione della lista, che hanno declinato dicendo che la politica non è affare loro, perché la politica viene percepita come qualcosa di sporco, di scorretto; è proprio per questo che forse ci sarebbe bisogno di una partecipazione maggiore per provare a cambiare la politica dall'interno. Finché le donne rimangono al margine, beh, questo è un po' difficile che possa avvenire.

E quindi credo che le donne in primis debbano rendersi maggiormente responsabili e farsi carico di un ruolo che non è solo un diritto, ma è anche un po' un dovere; è un percorso graduale sicuramente, ma è un percorso ineluttabile che deve essere però accompagnato anche da un cambiamento delle condizioni esterne che facciano sì che le donne possano meglio conciliare tutti gli aspetti della vita.

Concludo con l'auspicio che questa legge venga votata con un ampio consenso e con l'impegno a portare avanti, invece, in Commissione tutti gli altri aspetti che rimangono da trattare, in primis quello della governabilità.

Presidente -La parola alla collega Spelgatti.

Spelgatti (LEGA VDA) - Una battuta velocissima, soltanto visto e considerato che la collega Morelli ha detto: "Capisco che le resistenze dei partiti più conservatori", vista la nostra posizione. Vorrei solo ricordare che le battaglie si fanno nei fatti, ricordo, per esempio, che questo partito conservatore, che è la Lega Valle d'Aosta...

(interruzione di un Consigliere, fuori microfono)

... l'ha detto lei, ha detto: "I partiti più conservatori", siamo noi sostanzialmente, quindi noi avevamo candidato alle politiche 2013, unica volta nella storia, due donne, sia alla Camera che al Senato, una ero io, l'altra, ricordo - visto e considerato che tra tutte le accuse che ci fanno vi è quella di essere razzisti - che l'unica candidata di colore che vi sia mai stata nella storia della Valle d'Aosta è stata candidata per la Lega alle politiche del 2013, e quindi, visto e considerato che ogni volta vengono sempre utilizzate le cose in maniera poco corretta, le rispondo.

Presidente - La parola alla collega Morelli.

Morelli (ALPE) - No, io non ho fatto riferimento a quali siano i movimenti conservatori, evidentemente prendo atto che la Lega si considera un movimento conservatore.

Presidente - La parola al collega Rollandin.

Rollandin (UV) - Les collègues ont eu la possibilité de reprendre dans cette salle le débat qui s'était tenu dans la Commission compétente, en effet chacun a repris un peu les thèmes qui étaient à la une, lorsqu'on a discuté en sachant que pour la préférence unique il y avait des favorables et des contraires. Les raisons pour lesquelles ils étaient contraires ont été résumées dans cette salle, même chose pour le fait d'avoir le vote qui soit justement secret et le système pour y arriver.

De ma part, je crois que je resterai sur un thème qui est le plus important et qui a été rappelé par tout le monde: l'article 38. L'article 38 dit qu'il y a l'engagement à avoir la possibilité de discuter le vote électronique.

Il voto elettronico ha tutta una serie di vantaggi che in qualche modo danno le risposte alle problematiche che qui sono state riprese: "Ma perché la preferenza unica, perché tre preferenze?" Con il voto elettronico il discorso delle preferenze è marginale perché è segreto, quindi puoi fare tutto quello che è nelle intenzioni, ed è auspicabile che sia applicato questo nuovo metodo.

Stesso discorso per la segretezza del voto, con una condizione, che forse è il punto più delicato: deve essere visto da tecnici, si deve avere la garanzia che sia inviolabile dagli hacker o che qualcuno possa decriptare la trasmissione del voto, che si farà in cabina.

Quindi non ci sarebbe problema sulle velleità di qualcuno di trovare anche qui qualcosa che non va: con il voto elettronico, se verranno mantenuti dei tempi tecnici adeguati, si avrà la possibilità di dare una risposta seria e compiuta a tutte le piccole diversità emerse durante questa discussione, sia nella Commissione competente sia in aula.

Alcuni dicono: "Dovrebbe essere normale che nelle liste progressivamente aumenti il numero delle donne", da quel poco che si è visto fino a oggi, il fatto di mettere una quota, di alzare progressivamente, ci dice anche delle difficoltà che alle volte ci sono di avere il numero di donne da proporre. Bisogna essere obiettivi: poi in qualche settore sono più disponibili che in altri, ma in generale non c'è questa corsa a essere in lista. Almeno, per quello che mi risulta non c'è questa corsa, c'è piuttosto la corsa dei vari uomini ad andare a cercare le donne disponibili a mettersi in lista, il che la dice un po' lunga sulla situazione attuale; oggettivamente è così, non è che qualcuno ha rifiutato delle donne, bisognava andare un po' a motivarle: "Mettiti in lista", "Ma, ma, ma, non posso più fare questo", "Lo farai lo stesso", "Guarda che ti aiutiamo", tutte queste belle situazioni che oggettivamente tutti hanno visto nel turnover che hanno avuto per cercare di portare le donne nella lista. Questo bisogna dirlo onestamente. Io concordo sul fatto che a oggi ci sia ancora un'esigenza di avere una quota, non è per mancanza di fiducia, ma è per cercare di avere un tasso sempre più alto di donne presenti nelle liste.

Mi auguro che l'articolo 38, che chiude questa legge che è la legge delle bandierine, però più delle bandierine rimangono i bastoncini perché le bandierine vengono sacrificate un po' alla volta... l'importante è che si arrivi quanto prima a dare una soluzione oggettiva all'articolo 38, ad avere quella soluzione del voto elettronico che effettivamente dà risposta a tutti gli interrogativi che qui si sono posti. Quindi mi auguro che questo processo continui nel più breve tempo possibile.

Presidente - Non ci sono altre richieste d'intervento? Se non ci sono altre richieste d'intervento, chiudo la discussione generale. Possiamo sospendere i lavori per questa mattinata, li riprenderemo alle ore 15:30 con le repliche.

La seduta termina alle ore 12:51.