Compte rendu complet du débat du Conseil régional. Les documents ci-joints sont disponibles sur le lien "iter atto".

Objet du Conseil n. 63 du 26 juillet 2018 - Resoconto

OGGETTO N. 63/XV - Interpellanza: "Riapertura del Servizio migranti nella città di Aosta".

Fosson (Presidente) - Punto n. 26 dell'ordine del giorno. La parola alla Consigliera Pulz per l'illustrazione.

Pulz (IC) - Vorrei riportarvi un attimo al 23 dicembre 2015, quando venne attivata una raccolta di firme attraverso la piattaforma Change.org per una petizione dal titolo: "Il Servizio migranti di Aosta non deve chiudere", petizione che in meno di un mese raccolse 990 firme, tra cui ovviamente la mia, firme che vennero consegnate all'allora Presidente della Regione.

Vi vorrei fare un po' velocemente la storia di questo Servizio migranti, servizio che precedentemente era denominato "Centro comunale immigrati extracomunitari". Nacque nel 1991 in via Antica Zecca per rispondere ai bisogni di prima accoglienza dei migranti che cominciavano ad arrivare nella nostra regione. Il Servizio migranti negli anni è diventato un riconosciuto e apprezzato punto di riferimento per immigrati, per operatori sociali e per l'intera comunità valdostana. Esso svolgeva il suo mandato in sinergia con altre agenzie sociali territoriali in un lavoro professionale davvero di rete che vedeva un'efficace collaborazione con la Questura, la Prefettura, gli Assessorati comunali e regionali, i sindacati, i patronati, la Soprintendenza agli Studi, le istituzioni scolastiche, la Casa circondariale, l'USL, le assistenti sociali, gli enti di volontariato, i datori di lavoro e i locatori. Il servizio offriva orientamento sul territorio, supporto per la compilazione della modulistica burocratica, in particolare per l'ottenimento del permesso di soggiorno e della cittadinanza, nonché uno spazio di incontro e di socializzazione, uno spazio importante interculturale.

Nel corso del tempo questi servizi offerti dal centro, che nel frattempo si era spostato in via Avondo 23, sono rapidamente evoluti assieme al fenomeno migratorio stesso. Vi ricordo che il Servizio migranti è stato coordinato e finanziato, dalla sua fondazione fino al 2008, dal Comune di Aosta, mentre in seguito è stato finanziato dalla Regione e dal Consiglio permanente degli Enti locali. Ad un certo punto il rifinanziamento del servizio si è all'improvviso arenato ed era la fine dell'anno 2015, quando la Giunta decise di non approvare l'ultimo atto per dare continuità al servizio, eppure questo servizio aveva registrato 6.400 passaggi nel 2014, con una media di 520 passaggi al mese nei primi dieci mesi del 2015. A questo importante dato si devono aggiungere 1.500 consulenze a enti privati e pubblici. Il lavoro era infatti diventato ancora più ricco di complessità con l'arrivo dei primi richiedenti asilo nel 2014, che ora, tra l'altro, ammontano a meno di 300 unità sul territorio valdostano, perché la Valle d'Aosta risulta essere la Regione con il più basso tasso di accoglienza rispetto al resto del Paese.

A quasi tre anni dalla chiusura del Servizio migranti i dati di contesto restituiscono l'evidenza di un servizio necessario e insostituibile. A dichiararlo non sono io, ma è la rete sopracitata dei servizi che rilevano le ripercussioni deleterie della chiusura di questo servizio. Infatti essi hanno dovuto sopperire alla mancanza di orientamento e di sostegno nell'espletamento delle pratiche a fronte della perdita di professionalità acquisite e consolidate negli anni da parte di quattro operatori e di tre mediatrici culturali. Mi permetto di dire che la Valle d'Aosta non può dimenticare le sue radici di comunità costituite in diverse fasi storiche dagli immigrati e in quest'aula sono certa che molti sono figli di immigrati. Se la popolazione migrante attuale è sostanzialmente rappresentata da giovani, giovani sono anche i valdostani in uscita dalla nostra regione: 10 residenti ogni 1.000 stanno migrando all'estero verso altre regioni, con un'incidenza che è crescente per via della crisi economica.

Tornando al Servizio migranti, possiamo dire con certezza che esso ha saputo gestire il fenomeno migratorio con capacità di analisi e di intervento tanto professionali che la comunità valdostana non ha dovuto mai lamentare, almeno fino al 2015, particolari disagi, anzi ha provveduto ad avviare e a consolidare proficui percorsi di inserimento degli stranieri nella comunità. Sottolineiamo che siamo di fronte anche alla necessaria costruzione del senso di una nuova cittadinanza che sappia tenere conto delle nuove istanze della società e della comunità valdostana, che, come tutte le comunità, è in costante evoluzione. I cittadini stranieri - mi piace ricordarlo - non sono solo i richiedenti asilo, infatti al 1° gennaio 2018 vi erano 8.257 stranieri in Valle d'Aosta, questi stranieri ormai residenti pagano le tasse e credo che abbiano diritto ad un ufficio che si occupi delle loro esigenze e delle loro problematiche specifiche.

Noi quindi chiediamo all'Assessore competente quali siano le intenzioni del Governo regionale proprio sulla possibilità di riaprire questo Servizio migranti, che è stato chiuso per un enorme errore nella città di Aosta, e questo è l'auspicio degli operatori della rete dei servizi chiamati a sopperire, pur non avendo strumenti specifici, al vuoto che quotidianamente rilevano proprio per soddisfare i bisogni dei migranti. Da tre anni questi migranti vagano davvero da un ufficio all'altro, "intasando" gli sportelli, che sono tenuti a rispondere ad uno spettro troppo ampio di richieste da parte della cittadinanza. Vorremmo conoscere inoltre quale sia "la visione strategica complessiva dell'accoglienza dei migranti per il futuro prossimo, in un'ottica non di buonismo pietista - non è un'ottica cristiana, se vogliamo metterla sul piano religioso - ma di rispetto dei diritti fondamentali dell'uomo che da millenni è migrante".

Presidente - La parola all'Assessore Certan per la risposta.

Certan (ALPE) - Collega, in parte lei ha già ricostruito, quindi andrò velocemente sul primo punto, dove parla della possibilità di riaprire il Servizio migranti. Tale servizio, che era conosciuto come Centro comunale immigrati extracomunitari, è nato nel 1991 e ha svolto - come sottolineato da lei stessa - per molti anni un ruolo esclusivo e sicuramente qualificato di sostegno e supporto al fenomeno migratorio rappresentando un importante riferimento per l'espletamento delle procedure di richiesta del permesso di soggiorno e di tutti gli adempimenti previsti dai patti per l'integrazione previsti dalla legge vigente Bossi-Fini. Va però rilevato come il fenomeno migratorio sia evoluto in questi anni, evoluto o involuto non lo sappiamo, comunque sia cambiato nei termini che sono sotto gli occhi di tutti e che vedono la migrazione economica in contrazione rispetto ad un'onda di flussi irregolari, che solo da un anno registra una drastica diminuzione. Nel contempo, per quanto riguarda gli sforzi che l'Amministrazione regionale ha cercato di fare, essa ha concentrato in un unico sportello (quello sociale) tutti i contatti di primo livello da parte dei cittadini, qualunque sia la tipologia di richiesta, di bisogno esplicito o implicito espresso. Tale sforzo porta ad una selezione di primo livello delle istanze che possono trovare risposte immediate allo sportello stesso: espletamento di pratiche burocratiche, informazioni e modulistica, o l'invio dell'utente verso una valutazione di secondo livello da parte delle assistenti sociali e di territorio per una presa in carico che spesso rivela complessità sulle quali è opportuno pianificare una pluralità di interventi; quindi lo sportello svolge anche un'azione di vaglio delle diverse problematiche. La volontà di far confluire in un unico centro tutte le richieste concorre a semplificare la vita dei cittadini, ad ottimizzare le risorse umane messe in campo e a permettere di compiere valutazioni multidimensionali indispensabili per offrire risposte appropriate. La diminuzione delle risorse regionali negli anni 2013/2014 per questo ambito, in particolare nell'ultimo biennio, è stata compensata da un incremento dei fondi dei trasferimenti statali ed europei concessi attraverso dei bandi ai quali la Regione autonoma ha risposto puntualmente, bandi di circa 2 milioni di euro, utili a promuovere iniziative di rafforzamento linguistico, educazione civica, sensibilizzazione ai temi dell'immigrazione, la costruzione di reti solidali tra persone migranti riunite in associazione e popolazione locale, quindi anche per un obiettivo e un discorso, oltre che di accoglienza, anche di integrazione.

In questo contesto, in particolare riguardo al bando multiazione dal 2016 al 2018, in accordo con il Comune di Aosta come capofila del piano di zona, l'Amministrazione ha inserito i servizi di informazione, consulenza e relazioni di rete a favore dei cittadini di Paesi terzi all'interno degli sportelli sociali di Aosta e delle Unités, affiancando personale specializzato (mediatori culturali e altri operatori) che aveva già operato nello Sportello migranti agli operatori già attivi, permettendo un efficace scambio di informazioni e di interventi tra diverse figure professionali. Il servizio poi si è interfacciato con gli enti gestori di servizi per cittadini di Paesi terzi anche di secondo livello. Questa razionalizzazione, che è partita lo scorso anno ad Aosta (per due mattine e un pomeriggio alla settimana) e a Verrès (per un giorno alla settimana), è come un punto di orientamento creato nell'ambito del progetto "Vivere in Valle d'Aosta" cofinanziato dal Fondo Asilo Migrazione e Integrazione, meglio conosciuto come progetto FAMI, in capo al Ministero dell'interno.

Per il prossimo biennio la Regione ha le risorse necessarie per continuare la sperimentazione avviata lo scorso anno. La struttura Politiche sociali e giovanili, capofila della misura, ha ricevuto in questi giorni la notizia dell'approvazione del Progetto FAMI "Vivere in Valle d'Aosta", presentato insieme al Comune di Aosta con altri enti, per il consolidamento dei piani di interventi regionali per l'integrazione dei cittadini di Paesi terzi per un importo riconoscibile pari a 370 mila euro. Gli ambiti di intervento saranno nello specifico: l'orientamento, l'accompagnamento ai servizi territoriali, il counseling e l'orientamento scolastico, formativo e lavorativo, il supporto per la compilazione delle pratiche telematiche relative al rilascio e al rinnovo dei permessi di soggiorno. I servizi garantiti dal vecchio Sportello migranti sono dunque in qualche modo migrati a loro volta in un contesto più allargato e l'istituzione di nuovo sportello dedicato oggi potrebbe risultare un arretramento. Comunque altre valutazioni possono essere fatte anche nel corso del tempo anche con questo sportello, però, a mio avviso, sarebbe come un doppione, adesso che bene o male gli sportelli hanno un'azione abbastanza interessante sul territorio sarebbe come arretrare rispetto all'azione di sistema messa in atto negli ultimi anni.

Per quanto riguarda il punto 2 (la visione strategica complessiva dell'accoglienza), premesso che questa risposta è stata concordata con la Prefettura, poiché, come lei sa, la prima accoglienza è materia di competenza della stessa Prefettura, i migranti, una volta regolarizzati per quanto attiene all'accoglienza di secondo livello, quindi quella di cui si occupa l'Assessorato, sono coinvolti nelle politiche sociali in un'ottica di inclusione e di integrazione, non di buonismo pietista. Le politiche sull'immigrazione sono definite dallo Stato in un serrato confronto con l'Unione europea. Possiamo dire che in Valle d'Aosta abbiamo numeri piccoli che richiedono comunque attenzione. Continueremo a lavorare sui progetti evitando che i flussi migratori diventino un'occasione di business per pochi sulla pelle di molti, inserendoli nel sistema di servizi pubblici delle istituzioni.

Sul rispetto dei diritti fondamentali concordo con lei, collega Pulz: ci vuole una visione strategica. Le rispondo con un messaggio che un collega giustamente mi ha ricordato l'altro giorno, che non ricordavo più: si tratta di quello che Papa Benedetto XVI nel 2013 diede per la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, e lo trovo giusto, non buonista e non pietista. Lo ritengo interessante anche riguardo al concetto che lei ha introdotto di nuova cittadinanza, diceva che, invece di un pellegrinaggio animato dalla fiducia, dalla fede e dalla speranza, migrare diventa un calvario per la sopravvivenza, dove uomini e donne appaiono più vittime che autori e responsabili della loro vicenda migratoria. Riconoscendo il diritto di ogni Stato ad attuare le politiche migratorie dettate dalle esigenze generali del bene comune, ma sempre assicurando il rispetto della dignità di ogni persona umana, Papa Benedetto XVI evidenziava che il cammino di integrazione comprende diritti e doveri, attenzione e cura verso i migranti affinché abbiano una vita decorosa, ma anche attenzione da parte dei migranti verso i valori che offre la società in cui si inseriscono. Trovo che questo messaggio sia molto puntuale e attuale.

Riguardo a quanto diceva lei su quante persone hanno frequentato il centro, non metto in dubbio il valore dei numeri, però credo che per una valutazione non possano essere i numeri gli unici ad essere tenuti in considerazione, ma bisogna anche vedere se i vari ruoli sono comunque stati mantenuti. Posso anche condividere sui nostri ragazzi che escono all'estero a studiare o a lavorare per tutta una serie di motivazioni, ma credo che questo discorso non c'entri con il contesto del centro di Aosta.

Presidente - La parola alla Consigliera Pulz per la replica.

Pulz (IC) - Non posso certo permettermi di dare un'insufficienza a una collega, anche perché in questo caso sarebbe un'insufficienza grave, perché non credo assolutamente - ma non sono io a sostenerlo, siamo in molti - che la riapertura del Servizio migranti sarebbe un doppione, proprio perché questo sportello sociale di cui si parlava non riesce più ad affrontare la disparità di richieste e gli sforzi fatti per i bandi - si parlava giustamente del bando FAMI - non sono sufficienti, attraverso quei bandi non soddisfiamo le richieste specifiche dei migranti. Io mi permetto di sottolineare che quando, proprio nel Natale 2015, ci arrivò la notizia della chiusura del servizio, rimasi a bouche bée, perché ho lavorato in quel servizio: dal 1998 al 2000, mentre ero in attesa dei concorsi nazionali per entrare di ruolo nella scuola (concorsi, tra l'altro, fermi da dieci anni), quindi vi sto parlando di questioni che conosco molto da vicino. Ho conosciuto personalmente molto da vicino i professionisti che si spendevano al Centro immigrati: persone competenti, serie, sensibili; abbiamo perso quelle competenze acquisite in anni e così abbiamo impoverito tutta la comunità valdostana.

Inoltre, per quanto riguarda l'odiosa logica che in quest'aula molti condividete: "prima gli italiani" o, meglio, "prima i valdostani", io vorrei sottolineare che la nostra unica fortuna è stata quella di nascere nella parte giusta del pianeta.

La chiusura del Servizio migranti e ora il mancato ripristino sono dei gravi errori, e non lo dico io, lo dicono gli operatori del settore - i quali, tra l'altro, ritengono di non avere la libertà di esporsi, mentre io non ho nulla da perdere -, che registrano quotidianamente il malcontento dei cittadini valdostani che devono sopportare code agli sportelli, perché nessuno è più in grado di far efficace filtro tra i migranti e i diversi uffici in cui i migranti stessi devono recarsi per le pratiche.

È inoltre venuta meno tutta un'educazione interculturale fondamentale nelle scuole che va letta nell'ottica di più parlavamo ieri della prevenzione del disagio giovanile rispetto alla mancata e importantissima educazione alla ricchezza del diverso. Vogliamo dei giovani disagiati che non sanno affrontare la nuova società che li aspetta? La vostra posizione riconferma a tutti gli effetti la chiusura dei precedenti Governi regionali - mi dispiace dirlo -, pericolosi segni di intolleranza in una fase di crisi economica e di rassegnazione, quale quella che ci tocca vivere, costituiscono la pericolosa premessa per una guerra civile fra poveri, di cui si avvantaggiano i populisti della peggior specie.

Inoltre, da ricerche approfondite che ho anche qui, mi risulta che il Servizio migranti costasse 70 mila euro all'anno, non mi sembra una cifra incredibile per un'Amministrazione regionale e, tra l'altro, stiamo parlando, come diceva giustamente l'Assessore Certan, di una costante diminuzione degli arrivi in un Paese che sta diventando sempre più chiuso e sempre meno ospitale.