Objet du Conseil n. 3125 du 10 janvier 2018 - Resoconto
OGGETTO N. 3125/XIV - Interpellanza: "Interventi per garantire un efficace sistema d'emergenza/urgenza ai cittadini che risiedono in zone montane disagiate".
Farcoz (Presidente) - Vista la momentanea assenza dell'Assessore, trattiamo il punto n. 27.
Pour l'illustration, la parole au collègue Chatrian.
Chatrian (ALPE) -. Io non ero pronto, ma cercheremo di essere efficaci/efficienti.
Collega Bertschy, avremo modo probabilmente - oltre a questa iniziativa - anche nelle prossime settimane di confrontarci in generale sulla sanità e sulle sfide del futuro. Abbiamo voluto presentare questa iniziativa per fare il punto della situazione sull'architettura del sistema di emergenza/urgenza sul territorio. Penso che risulti a tutti, sia ai professionisti che al cittadino, in modo abbastanza inequivocabile, che le risorse umane messe a disposizione sono insufficienti. Sono i dati a dircelo, sono i risultati a dare purtroppo questa conferma, abbassando in maniera robusta, in maniera violenta l'efficacia e l'efficienza.
Nelle mie premesse, senza far perdere troppo tempo, vorrei mettere in evidenza le criticità. Indubbiamente il sistema territoriale svolge un ruolo troppo importante, fondamentale nel servizio sanitario pubblico - legato all'immediatezza, all'esistenza sanitaria, all'urgenza - e deve porsi come importante filtro ai ricoveri ospedalieri. Di oggi, sul quotidiano la Stampa, le interviste ai tecnici, ai responsabili, ai dirigenti, ai direttori. Direttori che dicono "cerchiamo sempre di modulare l'attività sulla necessità e non si può trasformare un intero ospedale in un pronto soccorso. Probabilmente bisognerà riconsiderare il numero dei posti letto dell'ospedale. Sono sempre diminuiti e 320 tra area chirurgica e area medica non sono più sufficienti". Sono i dirigenti della USL che ce lo comunicano. "L'abbiamo fatto presente più volte ad altri dirigenti", probabilmente alla Direzione generale. Ma al di là della questione dei dirigenti, sapevamo che in questi dieci giorni - tralasciando le forti nevicate in certe zone valdostane - i numeri di solito sono sempre gli stessi: passiamo da 130 mila abitanti a circa 250/300 mila presenze, quindi le strutture devono dare delle risposte puntuali su tutto il territorio, nel momento in cui noi siamo una regione a vocazione turistica e stiamo lavorando affinché la regione Valle d'Aosta diventi ancora più attrattiva e diventi ancora più turistica. E probabilmente, visti i competitor, dal punto di vista turistico, io penso che avere un Dipartimento di emergenza/urgenza ancora più di qualità, io penso che possa essere attrattivo nei confronti di chi decide di scegliere una regione piuttosto che un'altra. Ma come gruppo noi pensiamo che i professionisti, i medici, gli infermieri, i collaboratori, tutti ce la stanno mettendo tutta. Non so come dire, oltre non possono fare più che dare la loro disponibilità, essere professionali e soprattutto mettersi in discussione h24. Ma è lì che vorrei fermarmi un momento.
Il nostro sistema così come è costruito, collega Bertschy, regge? Riuscite a essere performanti su tutto il territorio o c'è carenza di personale o c'è carenza di professionisti o non riusciamo a tenere il livello così alto come fino a pochi anni fa, quando veramente eravamo invidiati a livello nazionale? Nel mentre sono state fatte delle modifiche sul territorio, come negli ambulatori di Morgex, nell'ambulatorio di Donnas e poi nell'ambulatorio di Châtillon.
Evidenzio che a Châtillon il medico di emergenza territoriale è presente solamente dodici ore al giorno. La ratio non l'ho ancora capita e non la capirò mai probabilmente. Prima era h24, poi zero, poi dodici. Non si capisce. Dall'altra parte, a Donnas è h24 e la copertura è totale. Siamo però nello stesso tempo preoccupati per la presenza, per la maggior parte del tempo, di un solo medico di emergenza sanitaria territoriale che, oltre ad avere - è questo il passaggio penso fondamentale - la responsabilità della centrale 118, deve gestire l'emergenza sul territorio che si estende da Courmayeur a Montjovet. Il medico di centrale opera sul territorio e, se non è raggiungibile o è nell'impossibilità di rispondere, l'infermiere di soccorso si trova privo di supporto tecnico e legale.
Un altro passaggio fondamentale è legato ai bisogni sanitari dei cittadini, io penso che la sfida sia quella di rendere i servizi uguali per tutti i residenti sull'intero territorio regionale. L'obiettivo è raggiungere un certo livello di servizio e di una certa efficacia ed efficienza che possa fare la differenza.
Cosa chiediamo al Governo, all'Assessore competente? Come intende garantire efficacia ed efficienza nella risposta all'emergenza/urgenza, anche ai cittadini che si trovano in aree montane disagiate e quindi lontane dall'ospedale? Questa è la prima domanda.
La seconda, "quale sarà l'architettura futura del sistema di emergenza territoriale e se, in particolare Morgex e Châtillon, rimarranno senza medico di emergenza". Su questa domanda aprirei un altro fronte al collega Bertschy: quali sono le soluzioni che state cercando di mettere in campo a Donnas? Ci sono voci che ci sia la volontà di fare qualche operazione con il Policlinico di Monza. Sono vere, non sono vere? Svendere in parte la nostra sanità eventualmente al Policlinico di Monza, fare eventualmente degli accordi, mettere in campo soluzioni alternative. Forse adesso inserirei un "di cui" nella domanda n. 2, ma se magari ci sono già informazioni che lei conosce o scelte che avete già compiuto, possono essere utili anche a tutto il Consiglio.
La terza invece più di natura generale: "quali sono gli intendimenti e gli indirizzi politici e le relative azioni concrete che intende dare all'azienda USL per tenere alto il livello di guardia e non esporre i cittadini più distanti dall'ospedale ad una risposta inadeguata nei tempi o nelle competenze". Io penso che una società si valuti anche dal punto di vista di modernità, di sviluppo, di proiezione nel futuro, legati al servizio che viene garantito al cittadino, che viene garantito alle piccole comunità, ma soprattutto alle comunità più lontane che - dobbiamo dircela tutta - sono più disagiate e hanno degli handicap molto più alti rispetto alle comunità che possono avere dei servizi a portata di mano e soprattutto con tempi minori. Per avere un'efficienza ed un'efficacia alta e avere dei servizi di alta qualità, ci vanno innanzitutto delle risorse umane e anche delle coperture dal punto di vista economico-finanziario. Le criticità che sono state messe in evidenza da numerosi dirigenti dell'azienda, io penso che siano di dominio pubblico tra i professionisti, tra chi ci lavora tutti i giorni, tra chi ha delle grandi responsabilità all'interno dell'azienda. Ma d'altra parte, io penso che la politica abbia una sua grossa responsabilità: delineare, disegnare il perimetro, l'architettura migliore per dare delle risposte migliori a tutta la comunità valdostana, residenti e potenziali turisti, ed è lì che noi dovremmo, come "sistema Valle d'Aosta", essere capaci di fare la differenza, essere bravi altrettanto o più bravi delle altre comunità dell'arco alpino.
Ho avuto modo di utilizzare il servizio alla fine del mese di dicembre e la professionalità del sistema del soccorso alpino è molto alta, io penso che non dovremmo abbassare la guardia, ma soprattutto avere le persone giuste nei posti giusti per poter fare la differenza.
Io penso che questa sia la sfida più difficile, più particolare. Nel momento in cui però si abbassa la guardia, nel momento in cui non ci sono certezze, nel momento in cui però, per la prima volta, si rende necessario non attivare certi servizi, come è successo il 30, il 31dicembre, l'1, il 2 e 3 gennaio... io penso che non si potrà fare tutto in qualche settimana ma il perimetro, l'area va ridisegnata, va ripensata.
Io penso che si debba osare su questo. Una comunità moderna, una comunità che vuole dirsi tale, penso che su questo debba fare la differenza. La professionalità è alta ma non sufficiente.
Ascoltiamo attentamente la risposta dell'Assessore competente.
Président - Pour la réponse, la parole à l'assesseur Bertschy.
Bertschy (UVP) -. Ringrazio il consigliere Chatrian. In premessa dico che, tutte le volte che rispondo, cerco di avere un atteggiamento umile, corretto e anche di dire le cose che penso e immagino che in questo senso si possa lavorare. Non mi pare poi di ritrovare gli stessi atteggiamenti, inteso che il modo di rappresentare le cose è sempre quello di partire dall'anno zero, come prima per le cure odontoiatriche. Io non so se il collega Fosson, quando fece quella delibera nel 2014, fosse convinto di costruire l'anno zero o di fare qualche cosa. Noi, nel limite del lavoro che si sta facendo, stiamo facendo anche un durissimo percorso di recupero delle risorse sottratte alla sanità, e credo che il collega Fosson in questo senso abbia avuto a suo tempo forti difficoltà nel lavorare. Tutte queste risorse sottratte hanno creato difficoltà che, un poco alla volta chi è dentro all'azienda e chi fa politica e ha dei ruoli di governo -, ma credo che in Consiglio regionale tutti abbiamo dei ruoli di responsabilità - sta cercando di superare.
Parlare di "anno zero", a mio avviso, non è rispettoso non tanto nei miei confronti, ma nei confronti di chi mi ha preceduto. Ma questo è un problema che non mi riguarda.
Per quello che mi riguarda, da qualche mese sto cercando di dare il mio contributo. Prima l'ho fatto con lei a fianco (da un paio di mesi non è più così) e il tentativo è di fare recuperare all'azienda il gap fortissimo dovuto alla mancanza di risorse dell'ultimo periodo creato. Colgo l'occasione per ringraziare chi in questi giorni, in una situazione di grandissima emergenza, ha assicurato il servizio. Come diceva lei giustamente: chi abita nelle valli laterali, i nostri turisti, chi è rimasto isolato dalle valanghe... dietro queste situazioni ci sono persone che hanno dato la disponibilità, che con la loro professionalità hanno garantito la sicurezza delle persone. Ci sono stati interventi in emergenza, tipo quello di Cervinia, che sono riusciti - è da sottolineare - anche grazie ai volontari. Quindi direi un sistema in cui non c'è che da ringraziare le persone che cercano di fare la loro parte.
Devo dire che mi ha stupito l'articolo sulla Stampa di questa mattina, perché in questi giorni stiamo leggendo i quotidiani insieme alla Direzione generale e la situazione descritta non è quella reale, tant'è vero che nel pomeriggio è uscito un comunicato stampa e nella mattinata ho chiesto di fare un po' di foto al pronto soccorso per documentare la situazione, ed era assolutamente tranquilla. Quindi non vorrei che dietro a certe situazioni, ci sia la volontà di rappresentare in maniera negativa le cose. I problemi sono all'ordine del giorno, ve lo posso garantire. Le pressioni su chi governa la sanità - sia in azienda che in Assessorato - sono all'ordine del giorno; le difficoltà stiamo cercando di superarle con l'attenzione del caso, però non credo che un articolo di giornale, per quanto correttamente redatto, possa affermare tutta la verità se basato, comunque, su fonti anonime. Abbiamo dei dirigenti, sentiamo loro e vediamo che cosa hanno da dire.
Detto questo, le difficoltà rappresentate, soprattutto quelle dell'emergenza e del territorio, sono affrontate in un progetto che stiamo mettendo in campo da qualche mese (ne abbiamo parlato anche nel precedente Governo), che ci vede tutti quanti fortemente impegnati a dare le risposte migliori ai cittadini, al di là di dove abitano, soprattutto cercando di cogliere le situazioni di più alto rischio. Sicuramente le scelte - anche queste derivate dalla mancanza di risorse degli anni passati - hanno comportato delle modalità differenti. Basti dire che qualche anno fa c'erano Dipartimenti, addirittura il Dipartimento dell'emergenza/urgenza aveva la sua organizzazione e i suoi servizi in maniera indipendente.
La volontà è quella di dare alle persone la possibilità di avere delle risposte per le attività più semplici - le risposte sanitarie non solo sull'emergenza/urgenza - e di costruire un'architettura migliore - come dice lei - di risposta alle situazioni di più alto rischio. Vanno in questa direzione le recenti aperture degli ambulatori di accesso diretto sul territorio che, ampliando la fascia oraria dalle 18,00 alle 20,00, permettono, insieme ai medici di Medicina generale, di avere una copertura h24 sul territorio. Anche a Morgex sarà prevista la stessa attività svolta attualmente dai presidi. Vanno in questa direzione i progetti che presenteremo venerdì: il progetto aree interne in Bassa Valle, con l'infermiere a domicilio, e vanno in questo senso gli accordi sottoscritti con i medici di Medicina generale, con i pediatri. Tutto questo per garantire sul territorio vicino ai cittadini un'attenzione alla salute ancora migliore.
Per quanto riguarda le risposte in emergenza rispetto ai presidi più distanti, in passato, anche in V Commissione, era stata sostenuta addirittura la possibilità di togliere i medici e di sostituirli con gli infermieri. In V Commissione era stata presentata questa possibilità, una progettazione che poi non è andata avanti. Senza nulla togliere alla professionalità degli infermieri, noi riteniamo che le due figure debbano ancora, anche per una questione di responsabilità, avere un'organizzazione che permetta loro di lavorare al meglio, insieme ma non in maniera sostitutiva. Quindi l'obiettivo è garantire nei presidi più distanti la presenza medica, di ampliare la presenza medica a Châtillon, di correggere l'attuale organizzazione con la possibilità d'inserire l'auto medica che garantisca i servizi in maniera diversa da quella attuale. È bene anche ricordare che uno dei problemi che era stato evidenziato anche in Consiglio, che era quello della potenzialità delle sale operatorie ridotte, è oggi risolto o comunque parzialmente risolto, e le sale operatorie stanno lavorando al massimo del loro regime. L'intenzione è far lavorare con priorità gli anestesisti per garantire la presenza della loro professionalità e quindi assicurare la massima efficienza delle sale operatorie. In questo senso, si sta esplorando anche la possibilità di acquisire un servizio esterno, anche se la Direzione sta valutando questa ipotesi senza alcun tipo di valutazioni su chi e su come, anche perché, se si procederà, l'acquisizione di un servizio avverrà attraverso una manifestazione di interesse pubblico. L'intenzione è anche quella di valutare la possibilità di utilizzare chirurghi - che oggi possono essere riconvertiti nel loro lavoro e nella loro professionalità - in una progettazione che tenga conto anche del loro interesse a valutare nuovi percorsi professionali; inoltre è nostra volontà attivare dei corsi di formazione per il conseguimento dell'idoneità all'esercizio dell'attività di emergenza sanitaria territoriale e quindi costruire dei percorsi di formazione che ci permettano di avere nuovi specialisti.
Quindi nella progettazione futura c'è una massima attenzione al territorio, una progettazione che è già in corso; in questi mesi, ma in questi giorni ancora l'azienda al suo interno si sta confrontando su idee e su proposte che sono state discusse con i responsabili di Dipartimento e la volontà è arrivare alla massima copertura possibile con l'impiego di risorse finanziarie previste all'interno dell'attuale bilancio, che sostengano la presenza medica nella maniera più performante possibile, per far sì che i cittadini, da quelli delle vallate a quelli della Bassa Valle, possano vedere attentamente valutate le loro esigenze di sanità e di risposta nell'emergenza.
Concludo dicendo che evidentemente la speranza di tutti sarebbe contare su ancora più risorse per avere la presenza h24 in ogni posto e in ogni luogo. Evidentemente la priorità di lavoro, gli obiettivi di mandato che abbiamo assegnato alla Direzione strategica vanno nella direzione di dare priorità ai luoghi più distanti per salire poi verso Aosta e in questo senso andranno impiegate le risorse.
Chiudo definitivamente dicendo che in questi giorni, per esempio, l'ambulatorio di accesso diretto qui in Aosta sta fortemente implementando la sua attività, che tra l'altro non prevede il pagamento di ticket, e sta alleggerendo le pressioni sul pronto soccorso. Quindi alcune scelte fatte in precedenza - il collega Fosson aveva lanciato questi ambulatori, oggi modificati - stanno cominciando a dare le loro risposte e credo che dobbiamo continuare in questa direzione per garantire ai cittadini una differenziazione dei servizi e una risposta pronta alle loro necessità.
Président - Pour la réplique, la parole au collègue Chatrian.
Chatrian (ALPE) - Sono tutti temi, collega Bertschy, non semplici, belli complicati e complessi, ma che vanno suddivisi a livello di responsabilità e a livello anche di managerialità. La nostra iniziativa andava un po' in quella direzione. L'architettura di oggi è in modo inequivocabile - lo dicono i vostri dirigenti e i vostri tecnici - non più sostenibile, è insufficiente.
Le tre domande che abbiamo inserito: "qual è la visione, la strategia?" Manca del personale. Nelle strutture di emergenza/urgenza, collega Bertschy, lei lo sa meglio di me, io poi magari forse alzo troppo il tono nel cercare di declinare e di spiegare le criticità, ma mi aspettavo che rispondesse: "la criticità c'è e dobbiamo fare meglio, perché oggi il personale sta dando tutto quello che ha, ma non è sufficiente".
Capite che, quando non è sufficiente, bisogna implementare e bisogna avere anche il coraggio, dal punto di vista politico, di ammettere che oggi questo servizio è insufficiente. Dobbiamo fare meglio, dobbiamo avere più personale (medico, infermieri, volontari).
Io penso che questa fotografia faccia bene la sintesi del nostro modello di emergenza/urgenza, dove le criticità più alte sono legate alle vallate più distanti dai centri, legate alle distanze rispetto agli ambulatori, dove oggi, collega Bertschy, non sono coperte. La Media Valle è coperta molto male. Le abbiamo fatto una domanda puntuale: "qual è il punto di caduta?" "Stiamo lavorando". "Qual è l'altro punto di caduta a Donnas?" "Stiamo lavorando". Io immaginavo: "Oltre a lavorare, dalle parole proviamo a passare ai fatti"
Ma per farlo - me lo ha insegnato molto bene lei - devo avere un po' di soldini e un manager che sappia fare il suo lavoro, perché lei sa che, all'interno della sua azienda, sono ormai di dominio pubblico le voci che sottolineano che mancano le guide, mancano gli indirizzi. Ognuno fa il suo pezzettino, ma non c'è una macro guida che prenda per mano l'azienda. Su questo settore manca veramente una guida ma non arriva la risposta della politica! La politica dove vuole andare? Vuole o non vuole migliorare questo servizio che è zoppo, in cui ad oggi i dipendenti e i volontari stanno dando il massimo, ma non è sufficiente?! È dovuto alla conformazione della Valle d'Aosta, è dovuto a come sono stati suddivisi i quattro punti principali (Morgex, Aosta, Châtillon e Donnas) ma oggi le criticità non solo permangono, ma aumentano! Lei lo sa molto meglio di me. Il 1 gennaio non si è attivato il secondo elicottero. Io penso sia stata la prima volta. Il 1 gennaio non si è attivato l'elicottero per mancanza di risorse, per mancanza di disponibilità, cerchiamo di prevenire! Mi dispiace leggere, collega Bertschy, sul giornale di oggi da parte dei suoi dirigentoni: "noi cerchiamo sempre di modulare l'attività sulle necessità".
Ma non è il contrario? Siamo noi che dobbiamo adattarci per creare le condizioni per dare delle risposte al paziente, al residente e al turista! All'interno di questo Consiglio ci riempiamo la bocca del fatto che siamo una regione a vocazione turistica e poi non siamo flessibili e non siamo bravi a dare dei servizi di qualità rapidi, efficaci ed efficienti.
Sicuramente in cinque minuti non possiamo concludere su un tema così importante. Lei si ricorda la battaglia che avevamo fatto nel 2014, l'avevamo fatta insieme - 2014 2015 - nei confronti del signor Visetti. La sua visione era alternativa: non era quella di mettere dei filtri sul territorio, era al contrario. Mi piacerebbe sapere qual è oggi la filosofia, qual è la progettazione, la pianificazione. Dalla sua risposta non ho capito bene, mi sembra ci sia una zona grigia molto ampia, nebulosa, ma la criticità permane e persiste.
Quindi sicuramente ritorneremo su questo dossier e gradiremmo però che dalle parole si passi ai fatti, perché altrimenti chi ci lavora - e soprattutto il paziente e il servizio - non riesce a capire se non c'è un indirizzo di natura politica e, di conseguenza, è ondivaga la dirigenza all'interno dell'azienda USL, che è finanziata completamente dal pubblico, cioè dai contribuenti valdostani.