Compte rendu complet du débat du Conseil régional. Les documents ci-joints sont disponibles sur le lien "iter atto".

Objet du Conseil n. 2951 du 4 octobre 2017 - Resoconto

OGGETTO N. 2951/XIV - Dibattito sulla situazione politica. (Approvazione di una risoluzione)

Rosset (Presidente) - Con 32 Consiglieri presenti possiamo riprendere i lavori pomeridiani.

Siamo in discussione sulla crisi politica e siamo ancora in discussione generale. I primi interventi, come concordato questa mattina, saranno di dieci minuti, e la replica di cinque. Qualcuno intende prendere la parola? Ha chiesto la parola il Consigliere Perron; ne ha facoltà.

Perron (UV) - Solo per chiedere lumi su come proseguiamo nel dibattito. Questa mattina diversi di noi hanno portato il loro contributo sulla crisi politica e soprattutto hanno chiesto un indirizzo a lei, Presidente Marquis. Ora, questa mattina, noi abbiamo assistito al suo silenzio. Se non ho capito male, però, non si prevede ancora la chiusura della discussione, quindi per dare degli elementi al dibattito credo sarebbe utile e opportuno che lei ci fornisse la sua posizione. Stamattina in Conferenza dei Capigruppo le avevo espressamente chiesto quale sarebbe stato il suo atteggiamento e lei mi ha risposto: "il mio sarà un atteggiamento di responsabilità"; se ce lo declina, se lo fa capire all'aula, credo sarebbe utile a tutti noi per capire in che modo proseguiamo questo dibattito.

Presidente - Ha chiesto la parola il Consigliere Bertin; ne ha facoltà.

Bertin (ALPE) - Farò un breve intervento in discussione generale.

Questa legislatura forse è nata male e finirà anche peggio: cinque cambi di Governo! Certamente abbiamo offerto uno spettacolo non all'altezza della situazione. Dicevo, cinque cambi di Governo, cambi di maggioranza; l'ultimo Governo - come sappiamo - è nato il 10 marzo di quest'anno e faceva seguito ad altri cambi di maggioranza e allargamenti, è nato in una situazione piuttosto anomala, ma vi erano obiettivi piuttosto precisi.

Il mio rapporto con questa maggioranza è stato chiaro: ho fatto una dichiarazione di voto con la quale ho illustrato le motivazioni e anche declinato quale sarebbe stato il mio comportamento. Su quanto ho detto in quell'occasione mi sono attenuto, niente di più e niente di meno. Anche oggi la situazione non è cambiata. Vedevo i limiti di questa nuova situazione, li avevo anche espressi in quell'occasione, e i limiti che c'erano il 10 marzo ci sono anche oggi. Poco è cambiato dal 10 marzo ad oggi: se compattezza non c'era allora, non c'è oggi; se il progetto non c'era allora, non c'è oggi. La situazione non è cambiata in modo radicale, anzi, è rimasta sostanzialmente la stessa. In quell'occasione non ho voluto peraltro far parte di compagini di Governo o altro, anche perché ne ho visti i limiti. Ho garantito il mio voto, come nell'accordo, perché in quel momento ne vedevo la necessità.

Oggi non è cambiato niente rispetto alla situazione di sei mesi fa: niente di nuovo, se non un cambio da parte di una forza politica, legittimo, ma che non cambia nulla oggi rispetto ad un progetto politico che dice non esserci; probabilmente non c'era neanche il 10 marzo questo progetto politico, ma allora andava bene a tutti poter utilizzare quell'occasione per cambiare una maggioranza con un'altra maggioranza, un vecchio Governo con un nuovo Governo. Oggi però si sente la necessità di un qualcosa di diverso. A mio avviso, ognuno dovrebbe prendersi le proprie responsabilità, e da questo punto di vista credo vi sia stata chiarezza, se non altro in questi ultimi giorni, su quelle che sono le posizioni.

Non ho partecipato - e l'ho detto pubblicamente, subito - al cosiddetto Rassemblement, ma non perché non fossi interessato all'autonomia o al federalismo, poiché una parte del mio interesse per la politica è dedicato a questi aspetti; non ho partecipato perché quel progetto aveva poco a che fare con l'autonomia. Era anche chiaro che il progetto politico che si voleva realizzare prevedeva addirittura un soggetto politico. Queste sono le dichiarazioni fatte in quei giorni lì: un nuovo soggetto politico. Personalmente non credo sia questo il modo migliore per alimentare la nostra autonomia, che ha bisogno invece di avere nuove idee, nuovi progetti e una nuova vitalità. Bisogna ridare vitalità a questa autonomia.

Il discorso fatto dal Presidente Rollandin - ex Presidente, e magari nuovo Presidente - per alcuni aspetti è certamente anche interessante, ma non vedo in questo progetto una nuova direzione, per come è nato il Rassemblement non vedo una cosa positiva. Credo sia stato un grave errore da parte di ALPE partecipare a questo progetto che nasceva per realizzare una nuova aggregazione con lo scopo - lo dite tutti - di raggiungere il 42 percento. Secondo me, non aveva soltanto lo scopo di raggiungere il 42 percento previsto dalla legge elettorale, ma ha anche avuto purtroppo quale effetto il ritornare indietro nel tempo, bloccando un sistema e creando una situazione nella quale non vi è alternativa: si va ad elezioni e si sa già chi vince. È una situazione che abbiamo conosciuto negli anni e che ha determinato le degenerazioni che abbiamo visto. Non è la presenza di una persona piuttosto di un'altra, quelli sono gli effetti collaterali dell'amministrare una Regione per oltre quarant'anni con le stesse persone, soggetti e partiti, cosa che succede inevitabilmente. C'è bisogno invece di alimentare una democrazia che favorisca il cambiamento e che non blocchi un sistema. L'autonomia ha bisogno di vitalità e certamente bloccare un sistema non è un fatto positivo.

È un progetto legittimo, per carità, più che legittimo e all'UVP, che lo ha lanciato, riconosco anche una certa coerenza. Lo dicevo anche nel 2016, l'anno scorso: nel motto del UVP c'è scritto "Riunire e riuscire", pertanto da un certo punto di vista non mi stupisce questo fatto, è una dichiarazione esplicita. L'anno scorso dicevo anche che non ho mai visto nell'UVP lo strumento del cambiamento intravisto da altri o che altri hanno fatto finta di intravedere. Non sono stato deluso da questa cosa, vedevo una certa lucidità, forse addirittura coerenza con quella strategia, anche se cambiare idea ogni sei mesi oggettivamente non è comprensibile. A mio avviso, vedere in generale nell'UVP lo strumento per un cambiamento di lungo periodo - per dichiarazione stessa dell'UVP - era un'illusione; purtroppo era un dato di fatto, sin dall'inizio.

Oggi ci troviamo in un'altra situazione di stallo determinata da questa confusione che negli anni si è venuta a creare, ed è grave per la nostra Regione. Speriamo che questa situazione si sblocchi per il bene di questa Regione, che non diventi una sorta di stallo "alla messicana" - come chi è appassionato di film western conosce - e che ognuno si prenda le proprie responsabilità. Se si vuole cambiare il Governo, lo si cambi, gli strumenti per cambiarlo ci sono, e si vada avanti senza tenere in stallo una Regione intera per questioni che, francamente, oggi si sono chiarite. Se qualcuno vuole cambiare il Governo - e a tal proposito credo che arriverà una risoluzione sostenuta da numeri sufficienti - lo faccia e non tenga in ostaggio la Regione.

Presidente - Ha chiesto la parola il Consigliere Norbiato; ne ha facoltà.

Norbiato (AC-SA-PNV) - Parliamo di crisi politica. Ieri sera ho apprezzato molto la chiara ed incisiva interpretazione del termine "maggioranza" da parte della Presidente dell'UVP, la signora Bonin: "elementi imprescindibili per formare una maggioranza sono avere una visione comune in presenza di un progetto politico". Peccato però che poi, cari amici dell'UVP, non siete stati in grado di risponderci quando vi abbiamo richiesto di ricondurre a questi due elementi le vostre decisioni, unitamente alle nostre, che hanno costituito la nostra maggioranza il 10 marzo scorso. Sto dicendo quindi che il 10 marzo vi erano sia visioni politiche (quali?), sia un progetto politico (quale?) da voi condivisi e che ad oggi non esistono più. Da parte mia, invece, la scelta fu assolutamente a ragion veduta, senza secondi fini e credo di averla già ampiamente specificata all'epoca. Ricordo comunque che la mia adesione fu anzitutto motivata dal fatto di assicurare una maggioranza e, di conseguenza, un Governo in un momento di grave crisi istituzionale (di certo da me non provocata) che attanagliava la nostra Regione. Ricordo a tal fine i sette Assessori dimissionari e la Giunta paralizzata e priva di maggioranza. Stamani, come ahimè sta diventando consuetudine, abbiamo (o avete) praticato in abbondanza lo sport del "lancio degli stracci sporchi". A tal fine, nonostante tutta la mia buona volontà, non vi nascondo che mi diventa veramente difficile accettare lezioni di comportamento da parte della collega Rini; credo che il riferimento a situazioni vissute in quest'aula da parte di suo padre siano sufficienti per indurla, gentile Consigliera, ad una maggiore prudenza.

Riguardo poi ai dossier quali quello di CVA, dei collegamenti intervallivi o del bilancio, credo che i miei colleghi di maggioranza siano stati sufficientemente esaustivi: le criticità di vedute non esistono, perché non le abbiamo mai portate in discussione. Pertanto, se mi metto nei panni del cittadino comune, diventa difficile spiegare e ancora più giustificare questa crisi politica. A ciò si aggiunga anche il vuoto pneumatico tra le dichiarazioni di chi vuole la crisi, ma non è stato in grado di concretizzarla con un atto che sancisce un'alternativa attraverso la presentazione di una mozione di sfiducia costruttiva. In difetto, come è noto, un Presidente responsabile non può certo lasciare una Regione senza alternativa e senza Governo.

Presidente - Ci sono altre richieste di intervento? Se non ci sono altre richieste, chiudo la prima tornata degli interventi. Ha chiesto la parola il Presidente della Regione; ne ha facoltà.

Marquis (AC-SA-PNV) - È stato evidenziato da parecchi colleghi intervenuti che questa è stata una legislatura difficile, caratterizzata da parecchi capovolgimenti di maggioranze, una legislatura in cui il 10 marzo, in ultimo, è stato intrapreso un nuovo percorso. Il percorso originava da questo autunno, quando non c'era più una condivisione all'interno del Consiglio su parecchie tematiche e quattro o cinque mesi hanno portato a costituire una proposta politico amministrativa tra molte componenti presenti all'interno del Consiglio regionale. Ciascuno ha dovuto conciliare la propria agenda in virtù di un percorso nuovo, di un progetto che aveva al centro un cambiamento per la Valle d'Aosta caratterizzato dalla progettualità e dalla gestione di temi sicuramente delicati.

Non è stata un'impresa facile, siamo stati chiamati a gestire situazioni molto delicate, a partire dal Casinò per arrivare alle ferrovie, a tutte le leggi di settore, alle riforme sull'agricoltura, alla definizione della norma di attuazione. Sono state gestite tante tematiche e alcune hanno trovato una risoluzione, mentre altre sono in fase di definizione. Abbiamo lavorato intensamente concentrandoci sui temi. Siamo arrivati alla fine dei mesi di maggio-giugno a predisporre la nuova legge elettorale, obiettivo ambizioso che ci eravamo dati. Sicuramente è una legge perfettibile, è il risultato di una mediazione all'interno del Consiglio tra tutte le forze con un'ampia condivisione. Da quel momento le cose hanno iniziato a cambiare, ci si è interrogati su quale fosse il futuro, le prospettive per la prossima legislatura sotto il profilo politico, quindi si è cominciato a camminare su due binari: da una parte l'Amministrazione è andata avanti e, dall'altra, qualcuno ha intrapreso delle riflessioni sotto il profilo politico. Sono stati lanciati dei progetti, che non sono discutibili sotto il profilo della legittimità. Abbiamo sentito parlare di due livelli: quello politico e quello amministrativo; sicuramente c'era la consapevolezza che erano strade da gestire con attenzione, tenuto conto che un progetto contemplava anche la partecipazione di gruppi con un ruolo diverso all'interno del Consiglio regionale.

Credo che sotto il profilo amministrativo si sia fatto molto; si poteva fare di più, ma i risultati li rivendichiamo e sono positivi per la Regione, per la Valle d'Aosta e per i valdostani. Alcune cose non siamo riusciti a risolverle, di questo me ne dispiaccio, e faccio l'esempio dei mutui (i mutui per far ripartire il settore dell'edilizia). Credo che questa sia una grande proposta politica che darà rilancio agli investimenti in edilizia.

Caro amico Baccega, mi dispiace registrare la melina che viene svolta all'interno delle Commissioni. Quando tutti i valdostani stanno aspettando il varo di un'iniziativa, quando qualcuno dice "sentiamo anche il Presidente dell'ARER, sentiamo anche il rappresentante degli amministratori di condominio", queste sono tutte strategie politiche tese a non risolvere i problemi e a non dare risposte ai valdostani.

Credo che noi oggi dobbiamo parlare di problemi concreti, più che di raggiungimento del 42 percento, perché il 42 percento è sicuramente un obiettivo importante per dare stabilità al Governo, ma occorre anche sentir parlare di contenuti. Francamente in questi mesi, sotto il profilo politico, non abbiamo avuto modo, né noi, né i valdostani, di sentir parlare di progettualità. Io credo che i valdostani non abbiano nel loro interesse e tra le loro priorità il varo di un'iniziativa politica per dare governabilità alla Regione e per dare garanzie di stabilità. I valdostani vogliono sapere quali sono le risposte e i progetti che la politica mette a disposizione per la comunità valdostana.

Ritengo pertanto, con senso di responsabilità, che in questa fase occorreva tenere conto della difficile situazione del contesto che stiamo vivendo. È una fase da gestire sicuramente in modo delicato. Sono in atto dei rapporti da gestire con lo Stato, la situazione delle finanze Stato-Regione non è sicuramente una questione che nasce da questa primavera, è nata nel tempo, e comunque oggi si trova in una fase delicata. Sicuramente la definizione di questa situazione ha delle ripercussioni sul bilancio della Regione. Dall'altra parte, siamo prossimi ad un momento difficile che è quello della predisposizione del bilancio regionale e del documento di economia e finanza. In questo contesto delicato è affiorato malessere politico, non sicuramente sulla progettualità e sui temi di carattere amministrativo, perché dobbiamo essere chiari con i valdostani: non dobbiamo dare degli alibi, non c'è nessuna mancanza di condivisione su temi amministrativi che porta ad originare questa crisi, c'è solamente una volontà di natura politica che è "legittima". Ma bisogna essere chiari, non possiamo dire che la colpa è di qualcuno che si è dimesso dalle Commissioni o del fatto che non c'è una visione comune sulla CVA, che sulla scuola di Tzamberlet uno ha una visione e l'altro ne ha un'altra. Potremmo stare qui delle ore a parlare di questi temi, ma credo che i valdostani siano stufi di questi teatrini della politica. La politica è chiamata, con senso di responsabilità, a dare delle risposte.

Proprio per senso di responsabilità abbiamo lanciato a questo punto una proposta: cerchiamo tutti insieme di arrivare alla definizione del bilancio, a chiudere questa fase dei rapporti con lo Stato. Questa settimana abbiamo la visita del Primo Ministro e del Ministro degli interni, non credo che capiti tutti i giorni alla Valle d'Aosta di ospitare i rappresentanti dello Stato a questo livello. Sicuramente ai rappresentanti dello Stato non verranno i brividi - come diceva il collega Marguerettaz - a venire in Valle d'Aosta, ma sicuramente diamo prova di un degrado delle istituzioni, di una non adeguatezza della classe politica in una fase difficile. Sicuramente ne va della nostra credibilità, soprattutto ne va della credibilità della Valle d'Aosta. Questa scelta di togliere la fiducia alla maggioranza riteniamo che sia intempestiva, quantomeno per il momento in cui avviene, perché le scelte si possono fare magari anche in modo meno affrettato, più ragionate, raggiungendo gli obiettivi legittimi che ciascuno cerca di perseguire. Riteniamo pertanto che non sia responsabile aprire una crisi al buio, perché ci pare, da quello che abbiamo sentito questa mattina, che non ci sia ancora la soluzione. Io mi auguro, se crisi deve essere, che ci sia una soluzione nel più breve tempo possibile per rimettere la Valle d'Aosta in una situazione normale.

A questo punto mi sono posto delle domande. Mi rivolgo ai colleghi Consiglieri dell'UVP e mi chiedo, a livello di coerenza, se non sia venuto loro in mente di chiedere il ritiro della delegazione all'interno del Governo regionale, perché quando non si condivide e non si appoggia più il Governo credo che occorrerebbe fare anche una riflessione in questa direzione. Ho sentito il collega Marguerettaz che dice: "se si dimette il Presidente non c'è problema, c'è il Vicepresidente". Questo caso mi sembrerebbe addirittura paradossale, perché il Vicepresidente è espressione del partito che non appoggia più la maggioranza e dovremmo delegargli, in questa fase, la gestione del Governo.

Ritengo che la legge mette a disposizione gli strumenti per poter risolvere questa situazione in modo legittimo e la via maestra è quella della legge n. 21/2007, che ha introdotto l'istituto della mozione di sfiducia costruttiva. Se c'è la volontà di creare un Governo alternativo, se ci sono idee concrete, credo che questa possa essere la via più veloce, quella che si può percorrere nel solco della legittimità per dare una soluzione a questa crisi. Diversamente non è una scelta del Presidente, lo sa benissimo il Presidente Rollandin che l'ha ripetuto in più occasioni: la scelta di abbandonare la gestione e la funzionalità del Governo non è una facoltà. Occorre dare continuità: se da una parte non esiste una maggioranza perché entra in crisi, dall'altra parte occorre che ne avanzi un'altra. Nel frattempo il Governo deve governare. Oggi il Governo è nel pieno delle sue funzioni; come dicevo prima, non mi risulta che ci siano delle dimissioni da parte dei membri del Governo, pertanto noi siamo nella situazione che dobbiamo garantire questa continuità e nel frattempo che la politica trovi una definizione. Se, come credo, queste due esigenze possono conciliarsi, si può lavorare su due binari paralleli qualora non si voglia percorrere la strada della mozione di sfiducia. Per quanto ci riguarda, noi, con senso di responsabilità, saremo a disposizione come gruppo consiliare a rapportarci con tutti, purché questo avvenga con alta responsabilità e con serietà.

Presidente - Ha chiesto la parola l'Assessore Viérin; ne ha facoltà.

Viérin (UVP) - Abbiamo ascoltato con attenzione l'ampio dibattito che approda in questo Consiglio dopo la pausa estiva con un Consiglio intermedio, ma che già prima dell'interruzione estiva aveva visto, proprio in questa sede, un'analisi politica sia sulla prospettiva futura che sul momento attuale. Tutto partiva da una "evoluzione politica" annunciata in una conferenza stampa. Oggi non l'abbiamo più sentita evocare, da nessuno, ma c'era una legittima operazione politica che aveva visto delle forze politiche eterogenee esistenti unirsi in questo Consiglio - peraltro senza avvisare uno degli alleati dell'epoca, l'UVP, e senza che nessuno di noi fosse al corrente - e che, alla vigilia di un Consiglio delicato che avevamo tra l'altro dovuto fare ad agosto per problemi procedurali, vedeva la nascita di un gruppo, senza che nessuno lo sapesse. È lo stesso Consiglio in cui il Consigliere Gerandin lamentava, tirandoci le orecchie, i metodi che lui ha sempre riconosciuto non essere dei metodi cambiati nel Governo. Poi, quando si è in un Governo, si è un po' tutti assimilati, quindi noi ci siamo sentiti molto toccati da queste considerazioni, si è staccava la spina e abbiamo lasciato un po' al caso la venuta dell'autunno.

Noi, come UVP, avevamo lanciato quella che noi vedevamo come una via d'uscita ad una crisi già annunciata. Per tutta l'estate abbiamo poi letto sui giornali a volte che due o tre Consiglieri non erano d'accordo su una certa cosa, a volte che altri non erano d'accordo su altro. Venivamo fuori dal discorso sui vaccini e avevamo comunque avuto visioni diverse per un progetto che legittimamente era nato il 10 marzo - l'ha detto qualcuno - "contro qualcuno". È stato un progetto che è nato per dare un segnale di rottura di un certo sistema. D'altronde l'UVP è nata per questo.

Il collega Bertin ha fatto bene a ricordare "Réunir, réussir". Noi abbiamo sempre detto di voler rompere un certo metodo per ricostruirlo con presupposti diversi, non sulle persone o sui pregiudizi, ma con dei metodi rinnovati per ricostituire una grande famiglia, quella in cui noi crediamo: la famiglia unionista. Non tutti sono stati chiamati o obbligati ad aderire a questo Rassemblement, ma noi ci abbiamo creduto. Quella era la via d'uscita che noi vedevamo, soprattutto per la prospettiva, e mai abbiamo mischiato la parte politica con la parte amministrativa, ma ci rendevamo perfettamente conto che c'erano dei grandi ossimori politici, visioni diverse, anche legittime, e soprattutto che quello era un Governo di scopo. Forse qualcuno oggi si dimentica che quel Governo - come ci ha ricordato qualche collega - era uno dei Governi non eletti, perché noi le elezioni le abbiamo perse, e che, per emergenza e per scopo, abbiamo ereditato un percorso transitorio per attuare alcuni punti segnati in quel "foglio" - così l'ha definito il collega Gerandin, un compitino di quattro punti - dove c'era la legge elettorale (che è stata fatta), la questione del Casinò (che con l'ultima delibera di lunedì dà una risposta, va nella direzione di portare fuori dall'emergenza), con tutti i problemi che ancora esistono ed è legittimo che continuino ad esistere. C'erano altri punti che noi abbiamo già sollevato quest'estate, ma per quanto ci riguardava quello era un compito assolto, perché non ci sentivamo legittimati da un voto popolare che potesse dare con le nostre idee la pianificazione futura della Valle d'Aosta.

La nostra Presidente ieri ha fatto bene a ricordare, in fase di verifica politica, che per governare ci vogliono due presupposti; uno di questi è la visione sui temi comuni, e sono stati ricordati. È legittimo avere visioni diverse, ma non si possono fare dei programmi di governo futuri, soprattutto non si può predisporre un bilancio i cui contenuti non siano ancora noti, anche perché non c'è stato - e il collega Gerandin ieri ce lo ha ricordato - alcun confronto per dire dove allochiamo le risorse. È chiaro che uno dei temi è quello dei collegamenti funiviari, perché se vogliamo portare avanti un tema di fronte ai valdostani bisogna inserire nel bilancio alcune scelte.

Senza polemica, ma l'UVP aveva lanciato già prima dell'estate, in modo chiaro - certo non con conferenze stampa senza avvisare gli altri - qui, in Consiglio, qual era la nostra visione: provare a mettere insieme i quattro soggetti, perché i soggetti che uscivano dall'Union Valdôtaine avevano già fatto un'altra scelta e con quella conferenza stampa si erano collocati in un altro soggetto politico. Questo per rispondere a chi non è stato invitato. Noi non abbiamo invitato chi aveva fatto altre scelte, legittime, ma non comunicate.

Il Rassemblement, che quindi vedeva già un pezzo mancante, si è riunito. Abbiamo fatto delle bellissime discussioni e ognuno aveva delle sensibilità da portare, ma tutti eravamo d'accordo, tutti, da chi come MOUV' aveva portato l'idea di fare subito "un soggetto unico" a chi come ALPE ha portato altre sensibilità - sono state ricordate negli interventi - dall'UVP e dall'UV. Poi nello scorso Consiglio sono state ricordate dal collega Bertschy le interpretazioni giornalistiche, i gossip dell'estate, che vedevano ogni volta il ribaltone del Governo. Noi abbiamo fatto un percorso alla luce del sole per cercare di mettere assieme un progetto, il Rassemblement, che poi nelle sue alleanze avrebbe guardato alle altre forze politiche, quelle presenti in Consiglio e che poi hanno manifestato anche pubblicamente l'idea di essere interessate al Rassemblement. Dopodiché alcuni si sono defilati, un po' come succedeva con Penelope, probabilmente noi di giorno costruivamo e qualcuno di notte disfaceva.

Noi non ci siamo mai scoraggiati, perché crediamo in quel progetto politico, e più quel progetto politico poteva avere sensibilità appartenenti a quel mondo, e più noi avremmo avuto nei nostri obiettivi ciò che ci eravamo prefissati. Purtroppo non è stato colto fino in fondo, né da chi ha partecipato al tavolo del Rassemblement, né da chi avrebbe fatto parte della "Casa degli autonomisti", cioè l'alleanza del Rassemblement con altri soggetti e con altre sensibilità, che magari potevano e possono darci un apporto anche a livello nazionale. Il Rassemblement è stato smontato pezzo per pezzo. Dal Rassemblement qualcuno ha lanciato Les États Généraux, che volevano essere sostitutivi del Rassemblement, avevano già annunciato probabilmente altri accordi. La politica si è messa in moto.

Questo autunno, con la ripresa, non abbiamo fatto altro che prendere atto di non aver saputo utilizzare l'estate per costruire tutti assieme un progetto, ma non tanto un progetto che arrivasse al 42 percento, bensì uno che fosse coerente con quello che noi stessi abbiamo votato come legge elettorale. Ci chiediamo che cosa abbiamo votato come legge; anzi, ci viene il dubbio che qualcuno abbia aderito alla legge elettorale sperando che questo 42 percento mai si raggiunga per fare poi gli accordi dopo, perché così dovrà essere, alla faccia del rispetto degli elettori. Noi vorremmo che questa volta fosse il Consiglio a decidere se andare a votare subito, perché non è una scelta unilaterale.

Mi permetta, Presidente Marquis, lei sabato su Facebook ha lanciato il discorso delle elezioni. È stato ricordato: fino al giorno prima che si stava a galla le elezioni non andavano bene, adesso si lanciano. Noi non ci siamo mai sottratti alla possibilità di andare a votare, l'abbiamo sempre detto; anzi, l'abbiamo lanciata noi prima dell'estate questa cosa, ma vorremmo che tutte le forze politiche si confrontassero su un tema così delicato. Non è che si può dire "o ci sono io, o si va a votare", è un po' riduttivo nei confronti di questo Consiglio.

Questa maggioranza aveva quindi un progetto nato per rompere gli schemi e per andare a risolvere le urgenze, dopodiché il suo obiettivo era terminato. Ci eravamo detti di affrontare le sfide future con progetti politici codificati, o comunque con le elezioni. Per arrivare alle elezioni, però, noi vorremmo che gli elettori abbiano almeno una possibilità di scelta sulle coalizioni che possono andare a governare. Tutto questo non è avvenuto. Oggi siamo pertanto di fronte ad una crisi che è arrivata in Consiglio non perché l'UVP ha voluto a tutti i costi portarla in Consiglio, ma perché non c'è peggior sordo di chi non vuole sentire. È dall'estate che politicamente ripetiamo, in prospettiva delle elezioni, che bisogna dare ai valdostani dei progetti chiari; l'abbiamo detto qui, la nostra visione è stata esplicitata in Consiglio; invece si è preferito voler vivacchiare, settimana dopo settimana, giorno dopo giorno, pensando che dopo il bilancio sarebbe arrivato il Natale, poi il Carnevale, dopodiché la Pasqua per poi arrivare alla fine della legislatura.

Chiedo dell'altro tempo, Presidente. Noi crediamo invece - ed è stato giusto anche farlo in Consiglio, anche se la politica si è messa in moto tutta l'estate e avremmo potuto trovare delle soluzioni da portare in Consiglio - che oggi sia arrivato il momento di aprire quei tavoli, a cui tra l'altro il Rassemblement si è allargato incontrando l'EPAV e in parte il PD-Sin.VdA (avevamo chiesto anche di incontrare l'altro soggetto che nasceva). Chiaramente diventava difficile parlare di prospettiva con chi dal Rassemblement si è sfilato dicendo che non governerà mai con l'Union, perché noi siamo per un progetto inclusivo. Questo sta avvenendo anche a livello nazionale, ci si interroga nei confronti delle elezioni che arriveranno dando una possibilità agli elettori di capire che cosa sta succedendo. È chiaro che se una forza si autoesclude dicendo che non governerà mai con un'altra forza, in un tavolo in cui è rimasta tutta l'estate, diventa difficile capire chi fa demagogia e chi cambia idea ogni momento. Allora era meglio non sedersi a quel tavolo, come ha detto il collega Bertin! Perché invitare due forze politiche nella propria sede, il giorno in cui si decide di rompere il Rassemblement con un comunicato stampa già preparato, con una cannibalizzazione mediatica dicendo: "ecco, si rimettono assieme, riesumano chi non doveva essere riesumato", ha accelerato questa nostra volontà di non continuare in un'ambiguità che non può più esistere. Noi rimaniamo fedeli a ciò che abbiamo sempre detto, "Réunir, réussir" significa che vogliamo rimettere assieme i valdostani e dobbiamo fare dei progetti inclusivi.

Ieri la nostra Presidente ha chiesto un gesto di responsabilità; l'ha chiesto al Presidente, ma è chiaro che siamo tutti pronti a dimetterci, l'abbiamo anche già fatto in tempi non sospetti, rivendicando delle possibilità di crescere attraverso questi momenti. Noi crediamo che se un Governo può contare su dodici voti... ma lo abbiamo sbandierato prima di marzo, dal giorno delle Ceneri, in cui ci siamo ritrovati qui con una parte di Giunta dimissionaria fino al 10 marzo, dicendo che chi resisteva in quel posto lì era attaccato alla sedia con la Bostik.

Noi oggi semplicemente abbiamo preso atto che c'è una crisi. Vogliamo costruire un qualcosa di diverso e di inclusivo, ma chiaramente la costruzione di un progetto può arrivare, secondo noi, solo attraverso il passo indietro del Governo regionale. Questo era lo spirito, anche perché "passo indietro del Governo" significa comunque che il Governo rimane in carica per gestire l'ordinaria amministrazione (è stato ricordato), ma dà la possibilità alla politica di mettersi in moto per trovare una soluzione a tale crisi. È chiaro che se si arriva alla mozione di sfiducia costruttiva i tavoli non sono inclusivi, ma saranno limitati alle forze politiche che effettivamente hanno una reazione alla posizione di arroccamento.

Noi abbiamo sempre inteso, quest'estate e quest'autunno, di creare un tavolo aperto per includere. Presidente, al di là di Gentiloni - che peraltro ci risulta non arrivi in veste istituzionale, né per un incontro con il Governo, ma per la "Scuola della democrazia", un'iniziativa della Presidenza del Consiglio - non vorremmo, una settimana perché c'è Gentiloni, la settimana dopo perché c'è il DEFR e la settimana ancora successiva perché c'è il bilancio, che questo fosse l'alibi per vivacchiare in un progetto politico che noi oggi non vediamo. Non vogliamo continuare, anche per coerenza con gli elettori, in un'esperienza che ci vedrà poi divisi alle elezioni. Raggiunti gli scopi di questo Governo, quel minimo che avevamo scritto e le cose enunciate che abbiamo risollevato per il poco che questa coesione dava la possibilità di fare, oggi ci devono vedere interpreti di un momento diverso. Se non si vuole vedere - come non si è voluto vedere durante tutta l'estate - che effettivamente c'era la necessità di costruire, difficilmente si potrà fare nelle prossime settimane.

Noi vorremmo che oggi si potesse uscire da questo Consiglio con soluzioni che possano effettivamente rimettere in moto la politica e, soprattutto, risolvere in tempi rapidissimi questa crisi, perché - lo abbiamo dimostrato anche nei mesi scorsi - se c'è la volontà si possono risolvere le problematiche. Noi lo diciamo senza polemica, perché crediamo che la politica sia anche e soprattutto assumersi delle responsabilità.

L'UVP in questa legislatura ha sempre lavorato con un obiettivo finale: quello di dimostrare, assieme agli altri, che questa Valle può avere una governabilità, una unione sui temi dell'autonomismo e può, attraverso i movimenti rinnovati, costruire una seconda autonomia che possa effettivamente dare lo slancio. In questo momento, con questo progetto che era un progetto d'emergenza, noi non vediamo quella prospettiva che noi vorremmo dare. È per questo che, con senso di responsabilità, abbiamo manifestato questa crisi, ed è lo stesso senso di responsabilità che noi chiediamo affinché effettivamente non si continui a gestire il momento delicato del bilancio come sinora. Oggi, peraltro, non è ancora costruito per niente, perché - è stato anche ricordato - è stata semplicemente richiesta la compilazione delle schede, quindi non ci sono state scelte politiche.

È quindi urgente che tutti o, meglio, le forze politiche che hanno oggi la volontà di sedersi attorno ad un tavolo per traghettare questa Regione da qui alla fine legislatura, quando decideremo di votare, si assumano la responsabilità per un Governo che possa effettivamente portare alla fine questa legislatura, uscendo dagli ossimori e dalle contraddizioni che in questo stesso periodo ci hanno fatto divorziare.

Presidente - Ha chiesto la parola il Consigliere Perron; ne ha facoltà.

Perron (UV) - L'Union Valdôtaine prende atto con soddisfazione della "fine dell'esperienza Marquis". È un'esperienza che noi avevamo giudicato negativamente nella sostanza sin dalla nascita, perché quel progetto - è stato evocato anche da altri - era nato "contro qualcuno" e collocava il principale movimento eletto dai valdostani all'opposizione. Questo va contro la volontà popolare. Questo progetto politico lo abbiamo criticato anche nella forma, perché secondo noi non aveva seguito tutti i crismi per permettere al Consiglio un ragionamento sereno nella fase della sua formazione.

Tuttavia, credo vada riconosciuto all'Union Valdôtaine di aver avuto in questi mesi un approccio collaborativo in quest'aula; prova ne è che il ricorso che avevamo presentato contro gli atti dell'insediamento della Giunta Marquis in una fase successiva fu ritirato, proprio per favorire il dialogo e per alleviare la tensione all'interno delle istituzioni. Voglio dire che anche sugli argomenti abbiamo cercato di avere nelle nostre visioni un approccio costruttivo. Credo non possa essere imputato all'Union Valdôtaine di aver avuto in quest'aula un atteggiamento ostruzionistico. Gli argomenti che secondo noi erano necessari e urgenti - penso alla legge o ai provvedimenti che intervenivano per le difficoltà relative al settore agricolo - hanno trovato un nostro contributo e sono stati votati da quest'aula all'unanimità. Questo è il passato.

Oggi ci troviamo a gestire il presente. Noi, in questo periodo, alla luce del sole, abbiamo lavorato - ecco la progettualità, Presidente Marquis - ad un progetto politico diverso, perché credevamo e crediamo che la disgregazione, la frammentazione che in questi anni c'è stata nell'area autonomista, e anche in quella unionista, sia stato nel tempo un disvalore per questa comunità. Noi oggi non siamo qui a dire che è colpa di altri e che noi avevamo ragione, non siamo alla ricerca di primogeniture. Credo che gli errori in questo decennio li abbiamo commessi forse un po' tutti. Poco importa in questa fase stabilire chi ha avuto ragione e chi ha avuto torto. Il dato di fondo è che noi, in questa fase - ecco la progettualità - abbiamo sentito e sentiamo il bisogno di ricostruire, di rimettere insieme tutte quelle energie, quelle intelligenze, quelle sensibilità, secondo noi quei valori aggiunti che hanno fatto dell'area unionista nel tempo, con i suoi limiti, con i suoi errori, un grande valore politico per questa comunità valdostana. In questo percorso abbiamo accettato anche volentieri di mettere intorno al tavolo sensibilità diverse dalle nostre, proprio perché ci si potesse sedere, si potesse provare a vedere se si superavano quelle difficoltà che ci hanno caratterizzato nel tempo. A noi è spiaciuto constatare che ALPE e MOUV' abbiano abbandonato questo tavolo. Noi abbiamo avuto nei confronti di quel tavolo un atteggiamento assolutamente collaborativo, disponibile al confronto e al dialogo, nel tentativo e con la volontà di superare quelle differenze che nel tempo ci hanno caratterizzato, politiche e anche programmatiche. Noi oggi prendiamo atto di questa crisi politica, della fine di un'esperienza politica che, a nostro modo di vedere, poco ha prodotto in questa fase per la Valle d'Aosta.

Presidente Marquis, mi rivolgo a lei, perché francamente il dibattito di oggi ha messo in luce in modo inequivocabile quali sono i numeri all'interno di quest'aula. Io mi sarei aspettato, noi ci saremmo aspettati da parte sua un atteggiamento di responsabilità radicalmente diverso, perché lei oggi - credo l'abbia constatato - non dispone più dei numeri per governare. Lei reagisce accusando una forza politica di irresponsabilità. Oggi la cosa che le vogliamo e le dobbiamo chiedere, che quest'aula si aspetta e i valdostani si aspettano - e glielo chiedo guardandola negli occhi - è che lei compia un gesto, sì, di responsabilità, ma che si dimetta. Si dimetta per favorire un dialogo, per favorire immediatamente l'apertura di una crisi e per permettere alle forze politiche che stanno lavorando di proporre un progetto politico diverso, di trovare in tempi rapidi una soluzione. Noi non crediamo che ora debbano essere poste troppe questioni programmatiche, perché ci confronteremmo su temi che ci hanno diviso in questa fase.

Oggi viene calata l'esigenza del bilancio e del DEFR, ma è da agosto - e guardo il collega Testolin - che noi sollecitiamo all'interno delle Commissioni competenti la possibilità di avere dei dati, delle argomentazioni e delle valutazioni. Il DEFR, voglio ricordarlo - e mi dispiace che sia uscito l'Assessore Chatrian che continua a magnificare il fatto di non averlo presentato - è un documento previsto dalla legge nazionale. È detto in modo chiaro e inequivocabile, è un obbligo di legge: le Regioni "devono" (non possono) presentare un documento di programmazione economica finanziaria entro il 30 giugno. Che oggi, in una fase di crisi, venga evocata la necessità di presentare il DEFR, quando sono mesi che sollecitiamo l'adozione di questo documento, è un po' singolare!

Torno alla questione, Presidente Marquis. Glielo dico con molta serenità: si dimetta. Firmi le sue dimissioni, renda palese il fatto che all'interno di quest'aula non c'è più una maggioranza che la sostiene. Lei non ha più i numeri. Ha una forza politica che esprime due Assessori, tra i quali il Vicepresidente della Regione, il quale ha detto in modo molto chiaro che non ci sono più le condizioni politiche e programmatiche per proseguire in questo cammino. Noi chiediamo questo come gesto di chiarezza, di responsabilità.

Al tempo stesso, noi, come Union Valdôtaine, affermiamo il nostro totale impegno sin da oggi per dare una soluzione politica a questa crisi che vogliamo rapida, seria e comprensibile per la gente; una soluzione politica che non guardi agli interessi di chi siede in quest'aula, ma agli interessi della comunità. Presidente, noi le chiediamo un gesto e, in assenza di questo, annuncio che presenteremo una risoluzione. È un documento che la invita a dimettersi per il valore che questo ha, ma credo sia un rafforzativo del messaggio politico: lei non ha più i numeri in quest'aula per poter governare. Deposito quindi alla Presidenza del Consiglio questa risoluzione e chiedo che in una fase successiva venga messa in discussione e al voto.

Presidente - Ha chiesto la parola l'Assessore Bertschy; ne ha facoltà.

Bertschy (UVP) - Il dibattito è stato talmente ampio sulle questioni politiche che le posizioni sono chiare e comprensibili. Per non dimenticarmelo, lo dico subito: io credo che le dimissioni sarebbero il primo ponte per ricostruire; il resistere, invece, è il sistema giusto per continuare a dividere.

Intorno al Consiglio regionale si sprecano i commenti, come se qui si giocasse, mentre tutte le volte io sono convinto che ogni collega ha tentato di fare un percorso serio, anche di attenzione rispetto al proprio incarico. Quello che il mondo degli autonomisti probabilmente non ha voglia di fare è superare una fase e continuare a rimanere diviso. L'ho detto l'altra volta: ci sono forze politiche nuove, i Cinque Stelle presentano agli elettori e ai cittadini un modo diverso, si sta affacciando la Lega, le Sinistre, le Destre. Quello è un mondo che ha un suo elettorato, una sua connotazione chiara, e cercherà con i suoi programmi e i suoi progetti di catturare l'interesse dei cittadini giustamente per portare qui le proprie posizioni, i propri progetti per la comunità. Nel mondo dell'autonomia abbiamo rimarcato la differenza in cinque anni di battaglie, in tutte le leggi che qua sono state votate, e sono state votate da chi le ha proposte dall'opposizione, ma sono state votate da chi le ha proposte - e a volte le ha subite - in maggioranza, e viceversa. La legge sulle partecipate ne è un esempio, come ne è un esempio il fatto che, spinti forse da un'ossessiva volontà di fare certe scelte, oggi siamo visti come coloro che, governando, si sono visti costretti a proporre già delle soluzioni correttive a quella legge.

Non sempre le spinte populistiche portano a leggi buone e definitive. Bisogna sempre riuscire ad essere razionali e, a volte, questa razionalità è mancata. La legge sulla ferrovia e la legge elettorale hanno però visto di nuovo un'espressione unanime di questo Consiglio. Per superare questa fase - è stato ben detto - c'è stato il tentativo di mettere insieme chi aveva un'origine ideologica comune, ed è sempre stata una fase di transizione. Mi sorprende che gli stessi colleghi che hanno votato questo Governo non si ricordino come si è arrivati al 10 marzo, soprattutto come si è arrivati alla presentazione della mozione di sfiducia costruttiva.

L'assenza del collega Gerandin dal Governo la diceva già lunga sulla volontà di sostenere un progetto politico. Sull'adesione alla fase della conclusione del vecchio sistema, del vecchio progetto politico sì, ma sulla valutazione di questo progetto politico evidentemente siamo rimasti subito monchi di una forza politica, che allora era una forza di opinione. Era stata molto chiara con noi: non credeva ancora questo il progetto giusto per cambiare la Valle d'Aosta, e l'ha fatto osservare in ogni occasione, a volte con ragione e, a volte, come si fa in politica, speculando un po', ma ci sta. Il fatto che una forza politica - allora non lo era - non avesse accettato di far parte del Governo la diceva lunga: non era ancora questo il progetto giusto. In quel momento l'UVP andava bene a tutti, perché portava sei voti, lasciava spazio, non puntava i piedi, metteva in condizioni di rilanciare anche certe posizioni a livello personale e a livello politico. Certo, non si discuteva come oggi sull'inopportunità della nostra posizione.

L'UVP andava bene allora, ma se adesso non va più bene non sta bene nemmeno a noi, perché i nostri voti sono serviti per eleggerla, Presidente, e oggi i nostri voti non ci sono, ma non a livello personale. Anzi, c'è stato modo anche di poter lavorare insieme in Giunta con tutti i colleghi, che rispetto e ringrazio comunque per la difficoltà con cui abbiamo avuto a portare avanti certi dossier. La politica, però, va al di sopra del piano personale. Se lei non si ritrova in una posizione come quella che viene espressa ormai da tre giorni, prima in un incontro politico, e dopo oggi, con la posizione del gruppo espressa chiaramente, non ci stiamo più noi.

Ripeto: i nostri voti sono serviti per lanciare un progetto, per caricare ambizioni - che ci stavano - e anche per sostenere questa fase di cambiamento. La fase di cambiamento però non ha trovato una sua consacrazione, è inutile che ci giriamo intorno. Le cose si sono subito messe in difficoltà, e noi ci siamo trovati purtroppo a subire una scelta politica che voi, maggioranza, avete già fatto, perché oggi le "non dimissioni" sono la conseguenza di accordi che noi abbiamo probabilmente scoperto un po' troppo tardi, ma che portano a dire che c'è già un altro progetto politico, "il vostro progetto politico". Altrimenti oggi lei si dimetterebbe, Presidente, perché riaprirebbe una discussione politica per tutti!

Non giochiamo al contrario. Noi siamo stati chiari e trasparenti, abbiamo detto dove volevamo andare, e mentre noi sostenevamo questo qualcuno faceva altro. Oggi scopriamo che c'è un progetto politico che la porta a non dimettersi per resistere. Mi permetta, non giochiamo a fare le vittime, perché qui di vittime non ce ne sono, stiamo parlando di politica! Oggi ci sarebbe tranquillamente la possibilità di dimettersi e aprire alle forze politiche una discussione. Stia tranquillo che il collega Viérin non intende fare il Presidente precario. Il giorno che noi dell'UVP saremo eletti a fare quello, lo faremo, ma non per fregare il posto per qualche giorno, non è quello il discorso.

Vogliamo provare a fare una discussione finale tra movimenti autonomisti o avete già deciso che voi avete un progetto e vedremo se ne nasceranno degli altri? Perché è questa la condizione. Non siamo noi che abbiamo detto di non voler governare con gli altri, è qualcuno che ha detto di non voler governare con qualcun altro. E per noi, per mettere insieme la Maison des Autonomistes, questo non è accettabile. Poi vedremo se il documento che abbiamo firmato nel Rassemblement si concretizzerà nelle sue intenzioni e nei suoi obiettivi, perché su questo siamo - l'Union Valdôtaine per prima, credo, prima ancora di noi - molto determinati. Le cose dovranno ripartire cercando di garantire quello slancio che bisogna riprendere tutti insieme. Qui nessuno ha voluto tagliare fuori nessuno.

Il collega Guichardaz l'ha scritto e l'ha detto: nessuno vuole ripartire da quel tipo di situazione, i progetti devono essere chiari, gli argomenti concreti, la data delle elezioni se è il caso deve essere fissata, e chiudiamo questa fase. Chiudiamola in fretta, facciamo un bilancio e poi andiamo a presentarci agli elettori. Però noi, come UVP, non vogliamo farci trascinare ad un mese e mezzo dalle elezioni e scoprire che non facciamo parte di un progetto. Se permette - l'abbiamo chiesto anche in questi ultimi giorni - ci fate sapere se avete un altro progetto.

Oggi - ripeto, per me il dato è politico - la mancanza delle sue dimissioni vuol dire che c'è un altro progetto, che è partito da tempo, si è organizzato un po' più nell'ombra - noi forse abbiamo voluto essere troppo evidenti - e che si concretizza mantenendo il ruolo del Presidente in questa fase. Questo vuol dire che le forze politiche: Stella Alpina, ALPE, Pour Notre Vallée, Scelta Civica non hanno intenzione di aprire una discussione con l'Union Valdôtaine Progressiste, l'Union Valdôtaine, l'EPAV e il PD (non cito i Cinque Stelle perché sappiamo non essere interessati). È una scelta politica, però bisogna essere chiari su tale scelta, non bisogna confonderla con la responsabilità. Con una mozione di sfiducia costruttiva in tre giorni si vota e si va, ma è la conseguenza del fatto che voi non volete l'accordo tra le forze autonomiste! Io dico quello che sento di dire, poi lei avrà diritto di replicare: non facciamo il gioco che va al contrario, perché non funziona così!

Noi le chiediamo sinceramente queste dimissioni che, ripeto, non sono sul piano personale ma sul piano politico, e servono per permettere alle forze autonomiste di provare ad avere un dialogo definitivo. Diversamente, avremo appreso per un'ultima volta che non c'è questa volontà di ricostruire e che avete voglia di raggiungere il 42 percento nella coalizione che vincerà le elezioni.

Presidente - Porto a conoscenza che è pervenuta una risoluzione ed è in fase di fotocopiatura. La consegneremo quando ci perverrà. Nel frattempo, se ci sono altri che vogliono intervenire... ha chiesto la parola l'Assessore Certan; ne ha facoltà.

Certan (ALPE) - Ritengo giusto fare alcune considerazioni, anche a seguito degli interventi dei colleghi. Tutti hanno fatto interventi sicuramente molto centrati sul passato, ma anche con qualche lancio verso il futuro. Il collega Rollandin è stato certamente quello più chiaro, ha detto esplicitamente che se qualcosa si farà non lo si farà per un breve periodo, ma sarà la base per un progetto molto più a lungo termine. Mi sembra di capire che ci siano già idee molto chiare. Credo sia importante chiarirsi su questo, anche da un punto di vista amministrativo, e avere chiare le aspettative da parte dei vari gruppi.

Sicuramente questa legislatura è stata un'odissea. Se poi già ognuno di noi in questa odissea ricopra varie figure - c'è chi si paragona a Penelope, chi magari all'eroe, chi all'eroe sconfitto e ucciso, forse perché troppo corretto - io questo non lo so. Sarà la conoscenza di ognuno dei cittadini e degli elettori che stanno ascoltando, che cercheranno perlomeno di capire questa legislatura, più difficile forse di un'odissea, che troverà i suoi personaggi. Questo sicuramente sarà storia.

Certo è che se si ripercorrono certi passaggi per andare a mettere alcune basi sul futuro, tali passaggi non si possono interpretare come si vuole. Il dibattito ad esempio sui vaccini, tanto per ricordarlo, ha fatto sicuramente discutere, ma ha portato degli elementi indubbiamente positivi e costruttivi per tutti. Non c'è stata la delegittimazione di nessuno perché, pur avendo cercato convulsamente certe mie dichiarazioni contro qualcuno, io non ne ho mai fatte contro qualcuno, soprattutto a livello regionale. Ho parlato quando la legge non era ancora tale, quando era un decreto-legge. Bisogna pertanto essere molto attenti. Credo che i cittadini abbiano capito questo, anche perché sessantamila persone che hanno preso posizione, quasi non considerate dal mondo dell'informazione, ma che ci sono state, non siano banali.

Un altro aspetto che mi sembra sia stato un po' travisato in questi passaggi è quello della Catalogna, dell'indipendenza. Già nello scorso Consiglio è stato interessante vedere che finalmente tutti l'hanno riconosciuto. Anche il collega capogruppo dell'Union Valdôtaine, Perron, aveva davvero sostenuto in modo convinto un referendum che permettesse in modo chiaro di esprimersi ad un popolo. Dopo gli ultimi due episodi referendari in cui l'Union Valdôtaine da una parte ha spezzato le matite e dall'altra ha proposto di non andare al voto, questo è davvero un passo avanti. Finalmente abbiamo capito che la situazione catalana ha messo un punto chiaro sulla prossima posizione dell'Union Valdôtaine. Perlomeno, se ci saranno altri referendum, finalmente i cittadini valdostani avranno l'assenso anche dell'Union Valdôtaine di poter andare a votare. È un po' disarmante come passaggio!

Infine qualcuno oggi dice di non giocare al contrario. Collega Bertschy, io non so che cosa voglia dire "giocare al contrario", perché purtroppo è uno di quei pregi che non ho, non sono capace di giocare al contrario. Ho purtroppo sempre molto esplicitamente detto quali erano le mie posizioni, sicuramente non ho mai preso posizioni al contrario. E non credo che ci siano vittime o vincitori. Di certo abbiamo capito, ogni sei mesi, ad ogni cambio di Governo, quali sono i voti che mancano: sono quelli di Penelope!

Presidente - Ci sono altri interventi? È stata consegnata la risoluzione, se qualcuno vuole illustrarla. Mettiamo la risoluzione in votazione, visto che non ci sono altri interventi? Se non ci sono altre richieste di intervento, io chiudo il dibattito. Ha chiesto la parola il Consigliere Perron; ne ha facoltà.

Perron (UV) - À notre façon de voir, la résolution essaye de résumer...

Presidente - Dobbiamo iscrivere la risoluzione. Sto chiedendo: se ci sono interventi in discussione generale, bene, altrimenti metto in votazione l'iscrizione della risoluzione. Ha chiesto la parola l'Assessore Borrello; ne ha facoltà.

Borrello (AC-SA-PNV) - Prima di procedere all'iscrizione chiederei una sospensione per una riunione di maggioranza, per analizzare il documento che lei ci ha prodotto in questo momento.

Presidente - Sospensione concessa.

La seduta è sospesa dalle ore 16:51 alle ore 17:03.

Rosset (Presidente) - Possiamo riprendere. Ha chiesto la parola la Consigliera Morelli; ne ha facoltà.

Morelli (ALPE) - Per riportare all'aula l'esito del nostro confronto, in maggioranza, in riferimento all'iscrizione di questa risoluzione.

Noi naturalmente votiamo l'iscrizione, perché forse non avete ancora capito, ma c'è una leggera differenza tra la nostra visione e quella di altri colleghi che ci hanno rifiutato l'iscrizione anche di risoluzioni. Vogliamo ricordarlo. Noi voteremo quindi l'iscrizione di questa risoluzione, che peraltro mi pare non aggiunga niente rispetto a tutto il dibattito svoltosi fin qui, riprende esattamente gli stessi temi sviluppati da tutti i Consiglieri intervenuti.

L'invito al Presidente, a dimettersi, mi pare sia già stato fatto, quindi non è questa risoluzione che fa una differenza nel merito e nel mantenimento di posizioni che, mi sembra, siano estremamente chiare. Questo è quanto.

Presidente - Tengo a precisare che ho annunciato l'iscrizione, ma di fatto l'articolo 65 del Regolamento interno sulle risoluzioni dice: "In un ordine del giorno possono essere presentate risoluzioni dirette a manifestare orientamenti o a definire indirizzi del Consiglio", quindi non è necessario votare questa risoluzione, però correttamente ha detto che l'avrebbero votata. Ci sono interventi sulla risoluzione? Ha chiesto la parola il Consigliere Perron; ne ha facoltà.

Perron (UV) - Avec cette précision, que nous partageons, je voudrais dire quelques mots sur cette résolution. Il s'agit d'une résolution qu'évidemment essaye de résumer, d'une façon très simple, mais très concrète, le sens du débat qui a eu lieu aujourd'hui. Donc, la résolution prend acte du fait qu'aujourd'hui il y a une crise politique, une crise gouvernementale et cette crise découle de la constatation qu'il y a un manque d'un projet politique pour continuer, il y a un manque de partage dans les dossiers les plus importants. À ce propos, nous avons fait référence de façon très précise au prochain budget, plutôt que sur le fait que le principal document de programmation économique et financière à aujourd'hui n'a absolument pas encore été présenté, ni aux Commissions, ni au Conseil de la Vallée.

La résolution rappelle le moment de difficulté qu'il y a dans les rapports entre État et Région, nous l'avons réaffirmé et nous avons discuté à l'occasion du Conseil précédent. Dans ce sens nous estimons opportun et nécessaire qu'il y ait la prise en charge de ce dossier à travers une majorité différente, à travers un rapport différent avec l'État italien et à travers une façon différente de concevoir les rapports avec les autres Autonomies spéciales. Donc nous estimons que le facteur des temps est un facteur principal, prioritaire.

Président Marquis, à notre sens il n'y a plus les conditions et les raisons pour que vous mainteniez cette position. Cette résolution a une valeur éminemment et exclusivement politique, elle va dans le sens de renforcer la vision de cette Assemblée sur la nécessité que vous démissionnez. Donc nous vous invitons, à travers celle-ci, à prendre acte avec clarté de l'absence d'une majorité politique qui soutient votre Gouvernement et, par conséquent, à démissionner immédiatement.

Presidente - Ci sono altre richieste di intervento sulla risoluzione? Non ci sono altre dichiarazioni? Mettiamo in votazione? Ha chiesto la parola l'Assessore Borrello; ne ha facoltà.

Borrello (AC-SA-PNV) - Come ha già anticipato la collega Morelli, effettivamente la risoluzione non cambia la sostanza del dibattito che oggi si è svolto all'interno di quest'aula e, così come l'ha definito il presentatore, il collega Perron, questo è un atto di carattere politico.

Prima di entrare nel merito di questa risoluzione e di esplicitare la nostra posizione, vorrei un pochettino ripercorrere le discussioni avvenute all'interno di quest'aula. Ho visto diversi obiettivi: qualcuno faceva un ragionamento più di carattere programmatorio e politico del percorso estivo, invece qualcun altro ha cambiato il mirino della discussione politica, cercando di caricare la responsabilità totalmente al Presidente della Regione. Io vorrei fare un'analisi un pochettino più concreta e lineare del percorso che abbiamo visto in questi ultimi giorni, soprattutto con un'accelerazione legata ad un gruppo consiliare che, legittimamente - sono elementi che caratterizzano i percorsi della politica - ha fatto venire meno l'appoggio all'interno di una maggioranza e, di conseguenza, al Governo che li vede essere rappresentati. I colleghi dell'UVP - quindi questo gruppo consiliare - hanno manifestato in maniera chiara e netta l'apertura di una crisi totalmente al buio, dapprima ieri, all'interno di una riunione politica, e oggi l'hanno manifestata con intendimenti verbali emersi dai vari interventi e poi anche con la sottoscrizione di questa risoluzione. Dico questo perché - non me ne voglia il collega Bertschy - non si possono dare interpretazioni sui percorsi fatti e quelli che si vorranno fare, perché nulla è stato ancora deciso, né codificato. Io penso che il fatto che si debba parlare rientri nella definizione più nobile della politica.

Ho preso anche atto di una dichiarazione fatta dal collega Nogara questa mattina, quando ha detto in maniera chiara che hanno già un percorso definito e sanno già dove arrivare. Allora in maniera molto semplice io dico: se sapete già dove andare, producete una mozione di sfiducia costruttiva; vi assicuriamo che noi resteremo in aula, affronteremo questo nuovo percorso che voi vorrete definire e faremo la nostra opposizione. Questo però non esclude, qualora voi non aveste definito il vostro percorso, che la politica si possa parlare. Il collega Cognetta l'ha detto in maniera illuminata, secondo me (difficilmente mi trovo d'accordo con lui, ma in questa fase lo dichiaro): se c'è un percorso, si codifichi, e se ci sono delle problematiche, allora la politica si deve parlare, e lo può fare benissimo, anche se il Presidente Marquis rimane al suo posto.

Noi voteremo in maniera convinta contro questa risoluzione.

Presidente - Se non ci sono altri interventi, metto in votazione la risoluzione. Possiamo mettere in votazione? Ha chiesto la parola il Presidente della Regione; ne ha facoltà.

Marquis (AC-SA-PNV) - Due parole a conclusione della discussione di questa proposta. Ritengo che ci siano due livelli: quello consiliare e quello del Governo. Stamattina abbiamo avuto modo di discutere sulla crisi, e le crisi vanno gestite entro l'alveo che la legislazione prevede, non con inviti che non hanno nessuna valenza, se non quello di provocare scelte che sono poco responsabili. C'è un ambito preciso in cui occorre muoversi. Io ritengo che il tempo possa essere utilmente impiegato per dialogare tra i movimenti e i partiti, qualora ce ne fosse la volontà. Credo che su questo argomento tanto è già stato detto e che sia inutile andare avanti in questo teatrino, perché penso che non appassioni particolarmente i valdostani.

Presidente - Non ci sono altri interventi, quindi potremmo mettere in votazione la risoluzione. Ha chiesto la parola il Consigliere Gerandin; ne ha facoltà.

Gerandin (GM) - La mia è una dichiarazione di voto.

Non sono voluto intervenire prima, in quanto in tutta sincerità non ritengo che questa risoluzione introduca delle novità in merito alla discussione politica che oramai va avanti da un giorno. Quello che mi dispiace ancora di più è che non introduce nessun fatto nuovo rispetto all'interesse che possono avere i cittadini, quelli che ci ascoltano, in questa fase in cui la politica si sta un po' lavando i panni sporchi e si stanno ipotizzando scenari futuri di prospettiva.

Il collega Bertschy dice che c'è già un altro progetto politico. Io non so se c'è, in tutta sincerità io non vi ho mai partecipato, per cui non lo so se c'è. So che in questo momento è stato annunciato un progetto politico in quest'aula, un progetto politico che, torno a dire, è del tutto legittimo. È del tutto legittimo che ci siano progetti di prospettiva.

Io, però, come sempre, penso che - e l'ho detto prima - la coerenza e la correttezza di questo Consiglio avrebbero dovuto cessare quando la maggioranza era diciotto a diciassette e non aveva più i numeri, prima di allargarsi, prima di avere nuove adesioni, anche a seguito di una campagna elettorale che comunque ci aveva visti su posizioni diverse. Non mi è mai piaciuto l'allargamento che c'è stato, questi Governi non legittimati e non votati. Pertanto io affermo che non c'è nulla che vada nell'interesse dei valdostani, probabilmente sarà molto più importante in futuro. C'è un'ampia maggioranza che ha la possibilità di presentare una mozione di sfiducia - perché, se ho guardato bene il Regolamento, ci sono ventuno firme, più la ventiduesima firma del Presidente, il quale penso correttamente non abbia firmato la risoluzione - quindi io auguro a questa nuova maggioranza un nuovo Governo, un Governo che dia soprattutto delle risposte ai valdostani.

La Valle d'Aosta in questi anni ha vissuto un periodo molto difficile, è sotto gli occhi di tutti. Forse noi abbiamo risentito dopo gli altri della crisi, ma ne abbiamo risentito molto di più; se dalle altre parti c'è una timida ripresa, noi la stiamo ancora pagando cara. C'è una disoccupazione che da altre parti sta scendendo, da noi purtroppo è ancora un grave problema, non c'è una ripresa economica. Non condivido né le scelte, né il percorso, ma poiché penso che la legittimità del voto sia sovrana, quello che auguro a questa nuova maggioranza - che con ogni probabilità prenderà corpo - è di operare nell'interesse dei valdostani, soprattutto cambiando tante di quelle scelte e di quei metodi che in passato personalmente mi hanno lasciato parecchie perplessità.

La mia è una dichiarazione di voto, per cui voglio essere molto breve. Non ho nulla da aggiungere, se non augurare ai valdostani che le prossime scelte siano più nel loro interesse che non nell'interesse della politica, e che i progetti nascano nell'interesse dei valdostani e non del 42 percento.

Presidente - Ha chiesto la parola la Consigliera Morelli; ne ha facoltà.

Morelli (ALPE) - Je ferai une intervention très brève.

On a beaucoup parlé de responsabilité aujourd'hui, à l'intérieur de cette salle, et chacun décline la notion de "responsabilité" un peu à sa façon. De notre part, comme groupe ALPE, le 10 mars nous avons voté un Gouvernement avec sens de responsabilité et avec la conviction et l'espoir de donner une alternative, un changement aux valdôtains, un changement d'un système que nous avons critiqué depuis longtemps et qu'aujourd'hui l'on prétendrait que l'on aie embrassé, côtoyé. Cela n'est pas possible! On ne peut pas imaginer que d'un jour à l'autre on change de position politique; ce n'est pas sérieux, ni cohérent. Je crois que même la plus haute motivation politique ne justifierait pas un changement dans cette direction. Je le dis avec toute sérénité et en regardant le groupe de l'Union Valdôtaine, qui, comme nous, en étant toujours dans une position opposée à la nôtre, a gardé sa cohérence.

Je disais que nous avons eu le sens de responsabilité, peut-être même un peu la présomption de vouloir donner une alternative aux valdôtains; je crois qu'un certain espoir a muri à l'intérieur de la société valdôtaine. Aujourd'hui nous prenons acte que ce projet se termine pour le sens de responsabilité, parce que toujours on parle de la responsabilité d'un autre groupe; évidemment ce n'est pas le même sens de responsabilité que nous ressentons! Donc, il n'y a plus grand chose à dire aujourd'hui; nous avons des positions et des visions différentes. Que ceux qui estiment que ce projet de Gouvernement et de majorité ait pris fin se prennent la responsabilité d'en proposer un autre; l'instrument - il a déjà été dit très bien - est celui de la motion de censure constructive. Le doute qu'il peut y avoir des problèmes à organiser cette motion de censure constructive dans toutes ses composantes, ce doute, permettez-nous de l'avoir.

La position du groupe ALPE est évidemment de soutien à ce Gouvernement et à ce Président. Nous voterons absolument contre la demande de démission.

Président - Est-ce qu'il y a d'autres requêtes d'intervention? La parole au Conseiller Rollandin.

Rollandin (UV) - Je crois qu'il faudrait trouver la façon de régler l'interprétation des mots, parce que "responsabilité", selon comme on l'utilise, pour quelqu'un c'est la solution, tandis que pour quelqu'un d'autre c'est tout le contraire. On ne peut pas faire ce jeu dans cette salle, la responsabilité est responsabilité. Et avec cette motion on a justement essayé de faire comprendre quelle est la responsabilité de celui qui gouverne, de celui qui se trouve dans cette salle.

Quant au projet que quelqu'un a voulu décliner ce matin en essayant de faire comprendre quels sont les résultats, et bien, le seul résultat valable a été celui de la loi électorale, votée presque à l'unanimité. Le reste on l'a déjà avoué. Ce matin on a parlé aussi d'autres thèmes, du Casino et d'autres problèmes. Ne parlons pas de la question des trains, parce que malheureusement celui-ci reste un grand problème, malgré les tentatives de trouver des non-solutions. Ce matin j'ai même entendu dire que la Commission fait "melina". Je voudrais que ce soit clair: nella Commissione competente non si è fatta melina, si è fatta una discussione, e di questo può dare contezza il Presidente della Commissione a proposito della legge sui mutui. Non si è fatta melina! Anzi, credo che se qualcuno avrà la cortesia di leggere i verbali, capirà che si è discusso, e seriamente, su problemi veri. Quando si discute non si fa melina. Io credo che qui l'interpretazione dei termini vada distinta in modo molto chiaro.

La progettualità. C'è progettualità? Ma dov'è la progettualità? Erano progetti quelli del Casinò? Infatti c'era la dizione finale: però noi non rispondiamo di quello che scriviamo, perché non si sa che cosa succederà. Siamo a questi livelli! È bene dire quello che abbiamo già sottolineato: sicuramente questo è stato il periodo degli annunci e delle nomine. Faremo conto di tutte le nomine, questo credo sia chiarissimo, e possibilmente delle nomine fatte in un certo modo come se ne è discusso con l'ultima mozione, tant'è che la mozione presentata in questo Consiglio non è stata approvata.

Ora, non c'è bisogno di ripeterlo, tutti questi fatti credo siano noti. Noi non vogliamo andare oltre, se non sottolineare che quello a cui si guarda è un progetto, questo sì, un progetto vero, non solo una declinazione di possibili interventi che verranno chissà quando. Questa è la realtà, è un investimento per il domani e per il futuro, e noi crediamo che su tale aspetto debbano riflettere in molti, perché questa è la vera soluzione per tanti problemi, soprattutto il modo con cui devono essere interpretati. Ecco perché noi chiediamo che ci sia questa presa di responsabilità.

Presidente - Ha chiesto la parola il Consigliere Padovani; ne ha facoltà.

Padovani (GM) - Siamo giunti alla fine di questa brutta pagina del Consiglio regionale con questa risoluzione firmata da alcuni gruppi di questo Consiglio, che parla di responsabilità e della questione dei 144 milioni. Io leggo le firme e, tra queste firme, c'è chi la situazione dei 144 milioni l'ha creata. C'è chi parla di responsabilità, collega Rollandin. Ora, io mi ricordo di essere entrato in quest'aula il 10 marzo e di aver visto quei banchi vuoti, ma non perché foste chiusi fuori, bensì perché pensavate di - passatemi il termine - "boicottare" il Consiglio e far sì che non avesse luogo. Se questo è senso di responsabilità, allora forse abbiamo due opinioni diverse su questo termine! Senso di responsabilità, tra l'altro, che vedeva il 10 marzo una procedura di licenziamento collettivo che rischiava di lasciare a casa quasi trecento persone. Quando si parla di Casinò, collega Rollandin, forse un esamino di coscienza bisognerebbe farselo! Come quando si parla di nomine, proprio lei! Io ho contestato la procedura del sistema di nomine e, sinceramente, collega Rollandin, durante i suoi Governi non è che abbiamo visto un grande spettacolo!

Io penso che dietro questa risoluzione, più che il senso di responsabilità o il bilancio, ci sia in realtà la restaurazione dell'ancien régime. Io alla restaurazione dell'ancien régime non voglio contribuire in nessun modo, quindi voterò assolutamente contro questa risoluzione.

Presidente - Ha chiesto la parola il Consigliere Marguerettaz; ne ha facoltà.

Marguerettaz (UV) - Qualche breve riflessione, perché magari - come ha detto qualcuno - la minoranza mi ha rivitalizzato; però, vedete, qua è giusto contrapporre le idee, ma non è giusto prendersi in giro.

Padovani, lei è entrato da sette mesi in Consiglio e, mi perdoni, con grande supponenza si alza e distribuisce valutazioni e giudizi. Io, con molta pacatezza, le vorrei ricordare che i licenziamenti del Casinò erano dovuti al fatto che in primis colui che oggi è seduto sul banco più alto del Consiglio o, meglio, del Governo regionale, con altri soggetti (che oggi non sono neanche più in Consiglio) ha fatto, sì, melina e ha bloccato tutta una serie di provvedimenti. Quindi non il Consiglio, non il Governo, ma l'amministrazione della Casa da gioco, non avendo altre soluzioni, ha avviato un percorso, ovviamente nella speranza che l'azionista, sordo, ma non per volontà del Governo bensì per la melina che veniva fatta, potesse dare una soluzione. Mi perdoni, ma cerchi di non stravolgere i fatti. Noi siamo attenti a cosa accadrà domani peraltro al Casinò, perché abbiamo Di Matteo che andrà a parlare della riorganizzazione del personale. Credo non sia secondario questo fatto. Ecco perché stiamo chiedendo, essendoci argomenti così pesanti, un atto di responsabilità, con la "R", Marquis, in modo tale da avviare subito un percorso di confronto con le forze politiche per andare a definire dei passaggi che sono molto importanti.

Collega Morelli, sul significato della parola "responsabilità" io le ho già detto prima che o voi appartenete ad una componente che fa del fanatismo l'elemento fondante, oppure c'è una presunzione che è fuori da ogni logica, perché dice: noi siamo nel giusto e voi siete sempre nel torto. Nessuno è qua a rivendicare il fatto che non si siano fatti errori, quando si governa è sempre possibile, ma voi, con una grande presunzione, siete andati a dire: coloro che sono nell'Union Valdôtaine sono intoccabili, senza poi fare due conti che tutti voi siete stati nell'Union Valdôtaine. Lei dice: l'Union Valdôtaine di cui parliamo noi è però quella delle origini. Ma come delle origini? Coloro che hanno fondato i vostri movimenti sono stati nell'Union Valdôtaine fintanto che hanno governato, fintanto che sono stati Presidenti della Regione, fintanto che sono stati Assessori, e poi? Tutto legittimo, tutto giusto, non ci sono cose illecite, però salire, prendere la parola, dare delle patenti e dire: ma tu sei indegno... non è mica così! Può darsi che nella discussione uno si lasci prendere la mano e quindi alzi un po' la voce, per carità.

Collega Norbiato, lei è andato a citare i genitori dei Consiglieri! Collega Norbiato, ma chi le ha scritto questo intervento? Chi glielo ha scritto? Uno scivolone del genere! Io dico la verità, tutti noi possiamo avere dei passaggi migliori o peggiori, ma le consiglio una cosa: noi abbiamo un ottimo strumento, che è quello del Consiglio, si vada a rivedere il suo intervento! Al di là che è stato di difficile comprensione e c'era un po' di incertezza, forse dovuta all'imbarazzo nel leggere quelle righe, ma creda a me, con obiettività si vada a rivedere il suo intervento, così come il collega Restano, quando ha chiesto la parola per fatto personale, quei pensierini, il filo logico dell'intervento... io credo che oggi può darsi che l'emozione e la rabbia possano essere state cattive consigliere.

Noi ritorniamo sul nostro ordine del giorno. Su questo ordine del giorno non stiamo caricando, non abbiamo detto tutta una serie di cattiverie, è un invito sobrio.

Borrello, lei dice: noi non votiamo, faremo opposizione, però, se poi non riuscite a trovare una quadra, il nostro cartellino è a disposizione... no, allora l'ho capita male, perché se l'ho capita così sarebbe un disastro! Lei mi conforta dicendo che non è così. Capisco, lei è sempre così leggero nell'affrontare l'argomento. Però, se non è così, io dico che avete ancora un'occasione: fate una riunione dell'ex maggioranza, del dieci più uno, più uno, e convincete il collega Marquis a mettere il Consiglio nella condizione di poter trovare a breve una soluzione.

Presidente - Ha chiesto la parola il Consigliere Padovani; ne ha facoltà.

Padovani (GM) - Per fatto personale. Collega Marguerettaz, a proposito di supponenza, lei, ogni volta che mi cita, dice che io sono qui da pochi mesi. Siccome non siamo a naja e non ci sono i "nonni" e i "bocia", chiederei un po' più di rispetto, perché qui abbiamo tutti la stessa dignità: io, che sono qui da pochi mesi, e lei, che è qui da secoli.

Presidente - Ha chiesto la parola l'Assessore Viérin; ne ha facoltà.

Viérin (UVP) - J'interviens pour reporter la discussion sur l'argument de cette résolution. Pendant toute la journée, à propos de cette crise dont on parle depuis quelque temps, on a dit qu'il y a eu la possibilité de trouver des solutions, des synthèses dans les mouvements, mais quand les mouvements ne sont pas disponibles ou quand on n'a pas de mouvements il y a des difficultés à trouver les solutions.

Vorremmo però dire qualcosa, visto che diversi interventi hanno sottolineato che questo atto presentato non cambia nulla nella discussione che c'è stata durante la giornata. A dire il vero, chiediamo al Presidente del Consiglio e all'Ufficio di Presidenza se questo Consiglio ha ancora un senso, perché, come tanto sbandierato in questa legislatura, ogni volta che si votava un impegno l'impegno non era mantenuto, ogni volta che ci si esprimeva su risoluzioni poi approvate in quest'aula - non voglio andare a scomodare Frigerio - queste erano disattese; tutto questo con l'allora minoranza (ma non solo), sempre impegnata a chiedere al Presidente di rispettare la volontà di questo Consiglio.

Noi crediamo che da un punto di vista politico questo atto abbia un senso; se c'è un voto e se questo andrà in una certa direzione, noi crediamo che questo Consiglio debba essere rispettato. Altre sono le questioni politiche: il non voler abbandonare i propri posti, il non voler vedere che, quando non ci sono i numeri, bisogna tenere duro e sperare che questo passi. Noi crediamo che se tutta la discussione ha avuto questa valenza, e noi rispettiamo le posizioni di tutti, se c'è un atto di questo Consiglio, al di là dei tecnicismi della mozione di sfiducia costruttiva, il rispetto di noi tutti, dei trentacinque, anzi, dei trentasette - come ricordava il collega Cognetta - che siedono e che hanno seduto in questo Consiglio, deve in qualche modo appellarsi in nome di quella coerenza che tanti oggi hanno sbandierato. Quella coerenza politica ognuno di noi la porta avanti nel modo che ritiene giusto, e sarà giudicato, come tutti, per chi ancora avrà la possibilità di presentarsi alle elezioni, dall'elettorato. Noi crediamo che la discussione sia una cosa e la votazione di un atto formale sia cosa diversa. Siamo arrivati a presentare questa risoluzione semplicemente perché durante tutta la discussione non c'è stata una presa di coscienza che questa crisi esiste e che va risolta rapidamente.

Come ricordava il collega Bertschy, se effettivamente vogliamo costruire dei ponti -come alcuni colleghi hanno portato avanti assieme a noi, e forse ancora qualcuno spera di poter portare avanti - sicuramente l'apertura di una crisi con senso di responsabilità e con il passo indietro della Giunta per dare rapidamente soluzione a questa crisi può ancora costruire ponti, altrimenti sarà molto difficile. Quella frammentazione che noi dall'estate abbiamo deciso di intraprendere per ridurla al massimo anche con la semplificazione politica, andrà proprio nella direzione di continuare e di proseguire, perché il riunire e il cercare sensibilità e matrici diverse, nelle aree politiche significa cercare di fare sintesi pur nella diversità.

Io non voglio scomodare la Sinistra a livello nazionale, ma quando a volte guardo il TG nazionale e vedo queste grandi difficoltà che ha la Sinistra a trovare delle sintesi penso un po' all'area autonomista in Valle d'Aosta: veti, impossibilità a parlarsi, grande tentativo per potersi almeno parlare in modo civile, e poi invece, ancora una volta, l'impossibilità di riuscire a trovare delle sintesi. Noi questo lo rilanciamo.

Quanto al discorso del Rassemblement di stamattina, è chiaro che il Rassemblement è finito, ma è finito perché due forze su quattro hanno abbandonato. Questo era il senso del collega Nogara. Però in termini di alleanze, in termini di dialogo con altre forze, il Rassemblement - lo ha già dimostrato in questi giorni - si sta muovendo. Aspettiamo ancora delle risposte da qualcuno che non arrivano dalla settimana scorsa, perché, ancora una volta, si è cercato di prendere tempo per non darle. Noi crediamo che sia necessario per rimettere in moto la politica in modo costruttivo.

Questa legislatura - è stato detto da più parti - ha dato dei segnali negativi: è iniziata con diciotto Consiglieri contro diciassette. Nessuno qui è innamorato del 42 percento o di quella regola che abbiamo tutti messo, ma la domanda che lanciamo in quest'aula, e anche alla comunità è: vogliamo di nuovo avere una legislatura di diciotto a diciassette? Lo sforzo di trovare delle sintesi per avere una governabilità è un qualcosa che non bisogna perseguire? Noi crediamo che lo sforzo che abbiamo messo in campo quest'estate, che non è stato ascoltato o che non è stato colto da tanti (o da tutti), sia proprio quello di trovare delle sintesi, magari anche mettendo la faccia e rischiando, ancora una volta, di perseguire una coerenza difficile da percepire in un momento in cui tutti pensano ai propri momenti di interesse politico in vista delle elezioni, rinunciando a un qualcosa in nome di un progetto più generale.

Noi crediamo che questo atto politico sia l'ultima occasione per rimettere in moto le sensibilità che ci sono e per potersi parlare, altrimenti succede quello che è successo il 10 marzo. Quanto l'abbiamo criticato quel mese e più, quei quaranta giorni in cui non c'era una presa d'atto della mancanza di numeri da parte di qualcuno, e siamo arrivati alla questione della mozione di sfiducia costruttiva? Ecco, quando ci ricordiamo della coerenza bisognerebbe ricordarsela fino in fondo. Se nel mese di marzo abbiamo messo in campo un progetto - ripetiamo - a termine che voleva far prendere coscienza di un qualcosa che non andava, per sovvertire un sistema, però per costruire poi un qualcosa di propositivo e non sempre contro qualcosa o qualcuno, oggi è il momento di dimostrarlo. Altrimenti siamo noi i primi a non vedere delle grandi differenze. Ci dispiace, perché il metodo anche in questo senso è il metodo: "trasparenza" significa aver detto coerentemente che la nostra possibilità o volontà di costruire qualcosa di diverso in termini di progetto politico è oggi più che mai aperta, ma questa può arrivare se c'è una presa di coscienza comune. Bisogna rimettere in moto la politica.

Concludo dicendo che per noi dell'UVP il voto in Consiglio regionale conta, altrimenti facciamo prima a chiudere il Consiglio e agire attraverso altri metodi più o meno democratici. Però, finché in quest'aula c'è ancora il sistema parlamentare, che non vede l'elezione diretta, siamo e rivendichiamo un proporzionale; un proporzionale corretto che oggi abbiamo approvato al 43 percento per avere quella governabilità di ventuno, ma è quest'aula che decide le maggioranze, è quest'aula che decide i Governi, da quest'aula siamo stati votati e in quest'aula dobbiamo rispondere! Se poi qualcuno vuole rispondere ad altre istanze, è vero che ci sono gli strumenti, però secondo noi si scrive una pagina effettivamente molto triste, perché si rinnega il Consiglio regionale in cui si è eletti. Se il Consiglio approva una risoluzione con un certo indirizzo, teoricamente se si è Consiglieri di questo Consiglio si dovrebbe prenderne atto e, soprattutto, applicare quello che il Consiglio decide in modo sovrano.

Presidente - Ha chiesto la parola il Consigliere Guichardaz; ne ha facoltà.

Guichardaz (PD-SIN.VDA) - Non c'è tanto da aggiungere rispetto a quanto detto stamattina, ma siccome sappiamo di una nuova iniziativa, di un nuovo atto, alcune riflessioni e considerazioni mi preme ribadirle.

L'abbiamo detto oggi: il Governo Marquis è nato con un ribaltone, ed è nato recuperando un gran numero di Consiglieri dell'ex maggioranza. Quindi colleghi, diciamolo chiaramente alla gente, non raccontiamo la storia del "nuovo che avanza": il Governo Marquis, la maggioranza che in questi sette mesi ha operato faticosamente, bisticciando continuamente, dimostrando una scarsa coesione, dovuta probabilmente alla differenza anche di visioni, caratteriale, vai a sapere di cosa, non è il nuovo che avanza, ma è "il vecchio che avanza"! Non c'è questione. Tra l'altro, colleghi - avete avuto la possibilità di dimostrare, mettendovi alla prova, che avreste potuto far meglio dei precedenti Governi - è il vecchio che avanza con metodi ancora più vecchi rispetto ai Governi e ai metodi che avete tanto contestato. Non voglio citare per l'ennesima volta la variazione di bilancio, ma avete fatto un dibattito di un giorno e mezzo per allocare milioni di euro. Non voglio neanche entrare nella questione di come sono stati allocati i soldi, perché anche lì, durante la discussione di bilancio, abbiamo poi cercato di spiegare come questi soldi sono stati distribuiti, a mio parere e a nostro parere in alcuni casi anche secondo logiche che poco avevano a che vedere con l'interesse generale della collettività, distribuiti secondo logiche di consenso elettoralistiche.

Vi siete messi alla prova. Avete raccontato ai valdostani che voi siete quelli della "casa di vetro", quelli della trasparenza; abbiamo usato tutti i vostri modi di dire, quelli che alzavano l'asticella e via dicendo, ma non siete mai riusciti a mettere in atto questa trasparenza, questa condivisione, questo cambio di metodo. Sul Casinò vi abbiamo dovuto strappare un'audizione. Adesso io non voglio entrare nel merito del risanamento o meno del Casinò, perché l'Assessore Chatrian ci racconta sempre cifre, ci racconta di miglioramenti, ma è cambiata anche la situazione rispetto all'anno scorso o a due anni fa, stiamo uscendo dalla crisi. L'anno scorso c'è stata una tornata di scioperi di un certo tipo. È chiaro che l'aumento era auspicabile, ma non raccontiamoci le barzellette! Però, al di là del miglioramento dei parametri, vi abbiamo dovuto strappare le audizioni di Di Matteo, quando voi avete fatto melina per mesi e mesi cercando pretesti, incollandoci in Commissione, e noi abbiamo sempre dato la disponibilità, per quanto possibile, a ritirare ciò che era scritto addirittura nei provvedimenti di bilancio, a trovarci anche durante le vacanze.

Voi cosa avete portato di novità? Diciamolo chiaramente che avete fallito. A mio modesto parere, avete fallito dal punto di vista dell'amministrazione della nostra Regione, perché vi siete presentati come coloro che avrebbero risollevato le sorti della nostra Regione, e poi vediamo che i temi che mettete all'ordine del giorno per dilazionare e tirare il brodo sono sempre gli stessi: i rapporti con lo Stato. Avete avuto sette mesi! L'unico merito che vi siete attribuiti era un merito che derivava da un negoziato partito tempo fa ma intrapreso da altri: la cosiddetta "autonomia tributaria", o chiamiamola come volete. Il Presidente Marquis è andato a raccontare che è merito suo, della sua grande autorevolezza, della sua capacità di interagire con i vertici nazionali. Non siete stati in grado di fare un DEFR! L'anno scorso ci avete fatto un lavaggio di capo perché noi non eravamo riusciti - era il primo anno che c'era quello strumento e si doveva fare - e ce ne avete dette di ogni dicendo che voi lo avreste fatto in una settimana, che non dipendeva dai finanziamenti. Sono esattamente le cose che oggi voi contestate e, all'epoca, voi ci avete scassato la testa su questa faccenda del DEFR dicendo che voi al nostro posto avreste fatto altro.

Presidente Marquis, glielo chiedo: francamente qual è il motivo per cui lei si assiepa così? Lo dicevo stamattina, sinceramente non avrei mai pensato che lei si sarebbe messo l'elmetto e avrebbe fatto l'ultimo dei giapponesi a guerra ormai finita, a situazione ormai conclusa, dentro la giungla, ad aspettare che succedano gli eventi. Ma tiri fuori l'orgoglio e la dignità, dica che non ha più i numeri! Siete in dodici, tredici, quanti numeri ha dietro? Lei ha sempre detto che era impossibile governare in diciotto o in diciannove, ci ha sempre detto negli anni che bisognava trovare, allargare, ampliare, siete stati gli artefici dell'entrata in maggioranza del PD e poi dell'UVP, vi siete sempre spesi. Poi ogni tanto avevate dei tentennamenti, perché ampliare voleva dire magari lasciare qualche poltrona, come diceva oggi il collega Lanièce. Ma con dodici posti come fate a governare? Davanti a questo Consiglio, io non dico davanti ai valdostani, perché non vi vergognate più nemmeno di mostrarvi davanti alla gente, ma dite che non avete più i numeri! Non tenetevi agganciati alla poltrona e, Presidente, allo stipendio, al grande stipendio che lei percepisce mensilmente!

Mi viene il sospetto che lei cerchi di grattare finché può il barile per rimanere lì, per prendersi l'indennità da Prefetto e lo stipendio da Presidente della Regione finché può. Quindici giorni in più non guastano, sono qualche mille euro che le arrivano in più nello stipendio. Ma tiri fuori l'orgoglio, non faccia il democristiano permanentemente, come sempre lei tra l'altro, spesso sorridendo e spesso scherzando, si vanta di essere! Per una volta faccia l'uomo, faccia quella persona che prende, si mette da parte e dice: il mio tempo è passato, sono stato messo lì... perché non è arrivato lì per merito, caro Presidente Marquis! È stato messo lì per una decisione di chi l'ha collocata lì, non perché lei è più bravo degli altri, senza nulla togliere alle sue capacità. È stato messo lì per una questione di equilibri, così come per una questione di equilibri voi siete quelli che avete preso più posti in assoluto, pur essendo il gruppo più scalcagnato, perché non eravate neanche ricostituiti; non si sapeva se eravate PNV, Area Civica, Stella Alpina o che cosa foste. Per assicurare una vostra presenza lì dentro, siccome siete bravissimi - e oggi il collega Lanièce umilmente ha raccontato che siete veramente bravi - siete riusciti a negoziare, non per il bene della Valle d'Aosta ma per il bene del vostro gruppo, sei posti in cinque, di cui tre Assessorati! Qualcuno, forse il collega Marguerettaz, prima diceva che avete due Assessori e il Presidente della Giunta. Avete negoziato l'impossibile per il vostro gruppo, ora quel momento è finito. Avete preso tutto quello che potevate prendere. Fatevi da parte e lasciate che questo Consiglio possa decidere che cosa fare. Guardate che non lo dico perché ho delle frenesie o abbiamo delle frenesie di occupare chissà quali posti di potere.

Credo che abbiamo dimostrato fino adesso che, quando c'era da stare all'opposizione, facevamo opposizione, un'opposizione costruttiva; io, ancora oggi, ho preparato le nostre sei interpellanze, le ho tutte qua, pronte da discutere. Non ci siamo tirati indietro, quindi noi, se diciamo queste cose, le diciamo da un punto di vista di osservatori. Presidente, faccia una cortesia al Consiglio e ai valdostani: dica per una volta che lei non è più in grado di governare, ma non solo di governare il suo Governo, bensì proprio sé stesso.

Presidente - Ricordo che siamo in discussione generale sulla risoluzione. Ha chiesto la parola l'Assessore Restano; ne ha facoltà.

Restano (AC-SA-PNV) - Intervengo solo per fare due considerazioni.

Ho ascoltato attentamente quello che è stato detto. In questa giornata si è parlato di tante cose, tante suggestioni, e ognuno ha detto la propria; siamo passati da chi invita alla riflessione, al confronto futuro, a chi, invece, è molto severo nei nostri confronti, come il collega che mi ha preceduto, il quale afferma che non ci sono i numeri e che è l'ora di andare via per senso di responsabilità.

C'è poi chi fa già un discorso da Presidente, il Presidente Rollandin. Lei è intervenuto come Presidente. Ha fatto un discorso condivisibile, serio, politico che guarda al futuro. Questo mi porta a pensare che magari certe scelte sono già state fatte, e io mi rivolgo a lei quale prossimo Presidente probabilmente. Le dico che su certi temi ci sarà il nostro appoggio e la voglia di confrontarsi. Noi ci siamo, oltre che per tutto il resto, anche per confrontarsi su temi severi quali la ferrovia, che abbiamo portato avanti, l'accordo-quadro è pronto.

Ora noi saremo a disposizione, ma questa riflessione mi è venuta dopo aver sentito il collega Guichardaz. Siamo in dodici, è vero, allora fate questa mozione di sfiducia. Avete il Presidente, lo avete deciso, ha parlato da Presidente, andate avanti!

Presidente - Ha chiesto la parola l'Assessore Bertschy; ne ha facoltà.

Bertschy (UVP) - Io credo sia anche un po' la stanchezza che porta a fare alcune ultime esternazioni che nulla hanno a che vedere con il piano politico che abbiamo affrontato. La collega Certan suggerisce sempre la battuta, ma prendiamo atto che neanche oggi abbiamo convinto il collega Bertin che l'UVP può essere una forza politica del cambiamento; rinunciamo a questa idea e definitivamente abbandoniamo quantomeno un piano politico verso di lui.

Scherzo, perché a mio avviso anche la politica ha bisogno di trovare dei momenti di discussione che non siano allegri, ma sereni. Qui nessuno di noi sta scherzando su questo momento politico, soprattutto l'UVP che, in termini generali, è quella che ancora una volta fa un passaggio molto difficile e molto particolare. Senza colpire - l'ho detto a nome del gruppo questa mattina - la "persona" del Presidente, ma colpendo la "funzione" del Presidente in questo progetto, diciamo che per noi questo progetto politico non ha la forza di prendersi a cuore i tanti grandi momenti di elaborazione e di programmazione che la Valle d'Aosta avrà davanti in futuro. Non è la figura di Pierluigi Marquis in discussione che, credo come tutti, abbia fatto il massimo, ma è la forza di un Presidente rispetto al suo progetto e ai problemi che ha davanti. Noi abbiamo sfide epocali davanti, che magari affronteranno altre forze politiche, chi lo sa, però la responsabilità di chi fa politica è cercare di capire se si ha la forza di affrontare queste sfide politiche.

Noi - mi permetta, collega Padovani - sappiamo bene che questo progetto ha una forza limitata a questo periodo. Lo sappiamo bene, lo sa lei, ce lo ha detto in ogni riunione di maggioranza con i suoi distinguo, con la sua sensibilità e ce lo hanno ricordato oggi con un comunicato le persone che rappresentano una parte delle sue forze politiche. Abbiamo capito ancora una volta che l'UVP, quando fa battaglie di democrazia insieme a qualcuno serve, e quando non le fa più diventa inutile. A nostro avviso, questo è un modo di fare politica anche poco democratico. Noi, nelle nostre battaglie, la faccia l'abbiamo sempre messa dappertutto, in tutte le cose in cui abbiamo creduto. Oggi, come gruppo, noi cerchiamo di trovare insieme, su una base biologica forte, unionista e autonomista, un progetto per il futuro della Valle d'Aosta che sappia affrontare i problemi con il Governo, che sappia affrontare i problemi interni e rilanciare lo sviluppo, e non può che essere un progetto nuovo.

In quel documento che abbiamo sottoscritto c'è una base di partenza; non è una base programmatica, è ideologica, è una base che evidenzia che vogliamo ripartire da un metodo differente, dare continuità ad un metodo migliore. Abbiamo voluto sottolineare questo. Sarebbe stato più semplice traghettare - per me e per il collega Viérin che siamo qui, in Giunta - e far finta di niente ancora per qualche mese, presentarsi alle elezioni, tentare di recuperare le battaglie del passato e poi - l'abbiamo detto - fare la scelta di ritrovarsi qui e poi qui a fare un Governo e lì poi vale tutto. Dopo le elezioni vale tutto, e qui qualcosa bisogna fare. No, noi vogliamo cercare fino in fondo, prima di andare a rinunciare ad una posizione politica come quella che abbiamo sostenuto per tutta l'estate, di costruire un progetto che abbia queste caratteristiche, che abbia questa capacità di presentarsi agli elettori e anche agli appuntamenti che avrà davanti.

Ribadiamo quindi che oggi la posizione è per fermare il ruolo di una maggioranza che deve trovare una via diversa per sostenere i tanti appuntamenti del futuro.

Dalle ore 18:03 assume la presidenza il Vicepresidente Fosson.

Fosson (Presidente) - Ci sono altri interventi in discussione generale? Se non ci sono altri interventi, pongo in votazione la risoluzione.

Dalle ore 18:06 riassume la presidenza il Presidente Rosset.

Rosset (Presidente) - Non ci sono altri interventi, quindi pongo in votazione la risoluzione. Dichiaro aperta la votazione. La votazione è chiusa.

Presenti: 34

Votanti : 34

Favorevoli: 22

Contrari: 12

Il Consiglio approva.