Objet du Conseil n. 2950 du 4 octobre 2017 - Resoconto
OGGETTO N. 2950/XIV - Dibattito sulla situazione politica.
Rosset (Presidente) - Come detto, punto 4 dell'ordine del giorno: la discussione politica su quanto è stato formulato all'inizio di questa giornata. Qualcuno intende prendere la parola?
Porto a conoscenza che i tempi di intervento saranno dieci un primo intervento, cinque in fase di replica, come concordato nella riunione della Conferenza dei Capigruppo. La discussione è aperta. Gli interventi possono essere fatti da ogni singolo Consigliere, non è stato limitato ad uno per gruppo. Chi intende prendere la parola? Dopo questa fase di studio, credo che si possa tranquillamente prendere la parola. Ha chiesto la parola il collega Perron, ne ha facoltà.
Perron (UV) - Solo per chiedere o al Presidente della Regione, o ai gruppi che prima hanno chiesto una sospensione per poter parlare della questione politica, se hanno delle comunicazioni da fare al Consiglio. Ci sembrerebbe più ragionevole una procedura di questo genere. Mi permetto di fare questa sollecitazione.
Presidente - Ha chiesto la parola la collega Morelli, ne ha facoltà.
Morelli (ALPE) - Non per fare chissà quale intervento politico, ma semplicemente perché da parte nostra credo vi sia la presa d'atto dell'apertura di una crisi ad opera di un gruppo consiliare presente qui in quest'aula. Noi quindi non possiamo che prendere atto di questo fatto e aspettare le motivazioni, giusto per capire quali intendimenti abbia questo gruppo politico. Io credo che da parte nostra non possa esserci che questo atteggiamento. Noi rimaniamo fermi sulle nostre posizioni, non siamo noi che abbiamo fatto nessun tipo di passo avanti o indietro all'interno della maggioranza. Mi sembra che ci siano invece state delle posizioni che oggi sono di dominio pubblico, quindi mi sembra che sarebbe corretto, prima di iniziare una maggioranza, avere contezza esattamente della visione di questo gruppo: Union Valdôtaine Progressiste.
Presidente - Altri intendono prendere la parola? Ha chiesto la parola il collega Nogara, ne ha facoltà.
Nogara (UVP) - Innanzitutto bisogna cominciare forse a fare un po' di chiarezza su quanto sta succedendo. Tra l'altro, noi abbiamo avuto una discussione con le altre forze di maggioranza, ci aspettavamo dal Presidente che dicesse qualcosa, come al solito, qua non si sa mai niente. Ha preso in mano il boccino il Capogruppo dell'ALPE, ma dal Presidente non abbiamo ancora sentito dire assolutamente niente.
Innanzitutto la posizione dell'UVP. Da quando è nata, l'UVP ha sempre avuto un fine, un fine importante che è sempre stato la nostra bandiera per questi anni, l'obiettivo che ha sempre avuto fin dalla sua nascita è stato quello di riunire soprattutto tutte le forze autonomiste e unioniste, ma non solo, tutte le forze che abbiano la voglia, l'opportunità e capiscano qual è l'obiettivo del nostro progetto. Il nostro progetto è iniziato con il Rassemblement. Al tavolo del Rassemblement si sono sedute tutte le forze unioniste, autonomiste, federaliste di questo Consiglio, abbiamo prodotto dei documenti, abbiamo lavorato per tutta l'estate e mai nessuno ha escluso qualcuno, ma qualcuno si è defilato. Qualcuno si è defilato dopo aver stilato un documento, un progetto che è la nostra linea politica, in quel documento (che è lì, e rimane fisso lì) noi in queste settimane passate, e sarà anche nelle settimane future, ci terremo a questo documento, che, tra l'altro, è stato costruito a quattro, perché ci sono le suggestioni dei quattro movimenti che hanno partecipato al Rassemblement, e addirittura è stato approvato a tre. Il documento di cui sto parlando, è stato approvato nelle commissioni ristrette che studiavano il progetto, da noi, dall'Union Valdôtaine e da ALPE. Poi per vari motivi ALPE si è defilata, si è tolta da questo progetto, approvandolo il pomeriggio e la mattina dopo con delle e-mail che "mai si sarebbe governato con una forza politica..." ma di questo ne possiamo discutere più avanti.
La cosa più importante è chiarire adesso la motivazione, "perché vi siete defilati adesso da questa maggioranza?". Noi non stiamo facendo né tavolini, né tavoletti, né giochini politici e non facciamo assolutamente dei capricci. L'UVP ha aperto la crisi perché in questa maggioranza non c'è una coesione sui temi e c'è l'assenza di un progetto politico che dia le linee per poter approvare un bilancio credibile. Ho letto stamattina sui giornali che siamo dei pazzi furiosi a fare una crisi al buio. Guardate che forse chi fa le cose un po' troppo affrettate e pensa di fare un bilancio, ma pensa di fare un bilancio, che non è sicuro che venga votato da tutti, forse è lì che si azzarda un po' troppo. Noi ieri vi abbiamo detto queste cose: non c'è coesione nella maggioranza per i temi importanti che si devono affrontare da subito. Io non voglio mettermi a bisticciare, a litigare o a fare dei battibecchi o dei confronti con qualcuno, ma ieri quando abbiamo fatto il giro dei tavoli, quando ci siamo trovati con un movimento politico come il MOUV', che ti dice: "noi in linea di massima il bilancio lo votiamo, però dobbiamo capire cosa c'è in questo bilancio". Anche perché è una cosa non indifferente, io che sono Capogruppo dell'UVP, di bilancio, di DEFR non ho ancora visto una riga. Se allora voi mi dite le cose così importanti, le cose che si devono fare, mi spiegate quando le vogliamo discutere? Questa è un'esigenza che io capisco benissimo. Allora - e mi rivolgo a lei, Presidente Marquis - non è forse più azzardato andare a votare un bilancio che non sappiamo come si fa, perché subito dopo il Consigliere Padovani ci ha detto di avere delle priorità su questo bilancio, ma per il resto non lo sa perché non ha ancora visto niente. Io non so, da quello che abbiamo sentito in quest'aula e non parlo sui giornali, perché sui giornali, su Facebook, sui social abbiamo sentito di tutto, ma in quest'aula quando, per esempio, si è parlato di CVA, forse qualcuno non si ricorda che non c'è un'unanimità tale in maggioranza per capire che cosa si vuole fare con CVA. C'è forse un'unanimità per i collegamenti intervallivi? Vi sembra che ci sia l'unanimità in questa sala, in quest'aula della maggioranza? Non parliamo poi della "scuola polmone" o di altri problemi ancora. E mi fermo qua, perché è facile andare avanti.
Io dico: cosa mettiamo su questo bilancio? Perché da quello che mi hanno comunicato i miei colleghi dell'UVP, Assessori, non è che le schede per fare il bilancio sono arrivate un mese fa e si è già parlato di qualcosa: mi pare che siano arrivate ieri sera, o alla fine dell'altra settimana. Il DEFR, che dà un orientamento programmatico di quello che si deve fare, noi abbiamo sempre seguito le decisioni della maggioranza perché siamo una maggioranza, ma - mi permetta, Assessore Chatrian - dire dei 144 milioni che non si sa se ci sono o meno... gli orientamenti programmatici non c'entrano niente; per carità, la capisco, lei mi dice che con 144 milioni può fare di più o di meno, però l'orientamento programmatico è tutt'altra cosa!
Noi in queste settimane, in questi mesi in tutte queste cose che vi sto dicendo non siamo rimasti a dormire, le abbiamo fatte perché siamo convinti che il nostro progetto del Rassemblement è il progetto di rinnovare, di cambiare, di modernizzare, questo è il progetto che noi ci poniamo, se riusciremo a farlo, bene; se non riusciremo a farlo, saranno gli elettori che ci diranno se abbiamo sbagliato o no. Vi dico veramente che non accetto tanto da qualcuno che ci venga a fare una lezione di correttezza, perché qui ne abbiamo sentite molte. Abbiamo sentito anche dire che questo Governo stava lavorando malissimo, che era impostato male per varie cose che si facevano. A questo punto mi viene da chiedere: questa è maggioranza? Questo è il motivo per cui noi ci siamo defilati, perché è urgente - come ha dichiarato lei, Presidente Marquis - fare un bilancio, ma fare un bilancio, non dire: "io faccio il bilancio", ma un bilancio tacconato, perché a me non va bene questo, al mio collega Fabbri non va bene l'altro. Allora cerchiamo di fare una cosa per poter dire di aver fatto il bilancio, ma guardate che fare un bilancio così non è fare un bilancio per il bene - come dite sempre - dei valdostani, fare un bilancio del genere è una tacconata per poter dire di aver fatto il bilancio!
Poi cominciamo a parlare di elezioni anticipate, non anticipate? Vedremo. Noi non stiamo tanto a sbraitare. Se avete seguito quello che abbiamo detto, abbiamo fatto pochissimi comunicati in questi mesi, perché noi cerchiamo di fare le cose. Una volta che sono definite, le vogliamo spiegare alla gente, le vogliamo spiegare ai valdostani: questo è quello che vogliamo fare. Poi vedremo, se ci siamo comportati nel modo migliore, ma guardate che questo che stiamo facendo non è una crisi al buio. State tranquilli che sappiamo benissimo dove andiamo.
Termino qui dicendo che il nostro progetto di Rassemblement in questo momento si è chiuso qui, però noi siamo aperti a tutti quei movimenti e a quei partiti che vogliono unirsi a questo progetto, ma unirsi con un accordo politico, ma il Rassemblement è chiuso in questo momento.
Presidente - Altri? Ha chiesto la parola l'Assessore Borrello, ne ha facoltà.
Borrello (AC-SA-PNV) - Questa legislatura è stata caratterizzata da particolari momenti di impasse dal punto di vista politico, che poi si sono tradotti anche con delle difficoltà dal punto di vista amministrativo. Più volte abbiamo avuto modo all'interno di quest'Assemblea di fare tutta una serie di dibattiti di carattere politico e quindi non sto a riassumere un percorso che definirei agitato di questa legislatura, caratterizzata veramente da momenti difficili, probabilmente legati al risultato della tornata elettorale 2013 con dei numeri risicati, con una definizione del dibattito politico all'interno dell'aula, che probabilmente non ha mai avuto modo di raggiungere un equilibrio. Se siamo ancora qui oggi a dover ragionare sulla presenza o meno di una maggioranza, vuol dire che forse la politica non è riuscita ad attivare i tavoli giusti. Noi più volte - il sottoscritto, ma molti dei colleghi presenti all'interno di quest'aula - negli interventi di carattere politico abbiamo parlato di responsabilità, responsabilità che molte volte a parole viene citata, ma poi nei fatti non viene attuata. Noi siamo ancora qui a dirlo, bisogna affrontare tutti i momenti di difficoltà con responsabilità.
Noi ieri abbiamo appreso di una legittima posizione di un gruppo consiliare rispetto alla loro appartenenza, alla loro partecipazione attiva all'interno di una maggioranza e ne prendiamo atto. Nel prenderne atto noi chiediamo quali sono i percorsi futuri che noi possiamo mettere a fattore comune nel senso di quella responsabilità che ho citato precedentemente, o si definisce un percorso comune per la definizione di un bilancio, che ricordo essere l'atto fondamentale di un'amministrazione, e soprattutto è l'atto fondamentale per quanto riguarda il buon funzionamento della macchina amministrativa della Regione autonoma Valle d'Aosta... se ci sono dei percorsi alternativi - io ho sentito dal collega Nogara che avete ben chiaro il vostro percorso -, sarebbe giunto il momento di codificarli.
Nel momento in cui noi abbiamo ben presente quella che potrebbe essere la conseguenza di alcune dichiarazioni, ma per il bene della Valle d'Aosta con responsabilità, possiamo anche decidere cosa succederà nei prossimi giorni e nelle prossime settimane tenendo conto che c'è una scadenza che è quella del bilancio. Noi non possiamo permetterci - e io intendo questi 35 Consiglieri - di mandare la Regione Valle d'Aosta in esercizio provvisorio per quanto riguarda il bilancio.
Nel merito dell'oggetto del Rassemblement che lei ha citato, collega Nogara, noi lo rispettiamo e il nostro rispetto non è solo a parole, perché, nel momento in cui voi avete lanciato alla fine di luglio questo tipo di progetto, al quale noi non eravamo invitati, abbiamo sempre osservato silenti rispettando le vostre azioni, le vostre riunioni e i vostri percorsi politici legittimi che avete intrapreso all'interno durante tutto il periodo estivo. Io credo che in questo momento, sia all'interno dell'aula ma anche fuori sul territorio regionale, bisogna essere chiari e spiegare bene i percorsi da qui a qualche giorno per poter garantire un minimo di stabilità nelle prossime settimane per affrontare gli impegni che questo Consiglio deve assumersi.
Presidente - Ha chiesto la parola il collega Baccega, ne ha facoltà.
Baccega (EPAV) - È stata certamente un'estate calda, un'estate calda per la politica, un'estate animata da percorsi politici importanti che hanno visto le quattro forze di matrice unionista confrontarsi in quel percorso che è stato chiamato Rassemblement valdôtain. Noi di EPAV, alleati leali, collaborativi e propositivi, abbiamo cercato di fare meno rumore possibile, pur dichiarando fin da subito la nostra disponibilità e il nostro interesse a confrontarci con il tavolo che si sarebbe determinato alla fine della "fase uno" del Rassemblement. In una comunicazione quasi alla fine di questa fase abbiamo chiesto a gran voce che c'era l'esigenza di definire al più presto un quadro chiaro che doveva dare stabilità e slancio alla nostra Regione. Dopo tre mesi di incontri, di riunioni e di progetti, quindi andiamo a leggere che il Rassemblement degli autonomisti, sulla base di quanto fatto in tre mesi, rimane con le due forze principali dell'Union Valdôtaine e dell'Union Valdôtaine Progressiste e che altre forze hanno abbandonato il tavolo pur avendo contribuito - come ha detto il collega Nogara - alla stesura del documento, documento che noi abbiamo valutato attentamente e che rilancia l'azione dei movimenti unionisti, autonomisti, federalisti dei quali ci sentiamo fortemente parte integrante. Poi è iniziata nelle ultime settimane la guerra dei nervi. Talvolta il Presidente Marquis cercava di mostrare i muscoli, talvolta il suo Segretario politico calava le braghe: "ma no, ci siamo anche noi", talvolta i comunicati erano minacciosi: "con questi noi mai!" diceva l'ALPE pur avendo partecipato all'elaborazione del documento. Ora, va riconosciuta all'UVP la fermezza e la coerenza rispetto alla strada intrapresa a luglio e il completamento di questa prima fase del Rassemblement insieme all'Union Valdôtaine, confermando la conclusione di questa maggioranza.
Collega Marquis, si è completato il suo percorso di Presidente e, se si ricorda bene, il 9 marzo glielo avevo anticipato che questa sua maggioranza non avrebbe avuto vita lunga, un percorso che lei ha iniziato fin dall'approvazione del DEFR dell'anno passato, proseguito con l'approvazione del bilancio 2017, con una continua melina di azioni di disturbo alla maggioranza di cui faceva parte, concordato con l'allora minoranza, poi proseguito fino al 10 marzo, dov'è iniziata la vostra avventura, la sua avventura. Avventura nella quale ci hanno fortemente deliziato le performance di alcuni suoi Assessori, Presidente Marquis, le dichiarazioni sui social. L'ho detto qualche Consiglio fa: è una Giunta a molte velocità, una Giunta che aveva protagonisti con il turbo e protagonisti con la lingua troppo lunga, ma la cosa straordinaria è che ci sono dossier fondamentali che vi dividono e non riusciranno mai ad unirvi: dalla scuola ai parcheggi, alle acque, alla CVA, al Casinò, ai collegamenti intervallivi. La cosa che più ci stupisce in alcuni titoli di questi giorni è che voi parlate di cambiamento, di coerenza, di trasparenza, di "casa di vetro"; cose che non avete assolutamente rispettato come obiettivi che vi eravate prefissi. Avete spostato tutto ciò che era possibile spostare, avete occupato i posti di potere come se fossero delle pedine degli scacchi. Avete vissuto per certi aspetti (e per certi dicasteri) di tutto quello che la maggioranza precedente aveva programmato, pianificato e portato avanti. Collega Borrello, il piano dei lavori pubblici tanto sbandierato: "108 milioni di investimenti, entro fine anno saranno tutti pianificati", non siamo neanche al 30 percento, e lo sa questo.
Si è dormito, si è dormito troppo. Ora, colleghi, c'è bisogno di azione, c'è bisogno di impegno, c'è bisogno di un'autonomia vivace e produttiva. C'è bisogno di costruire un progetto politico serio, capace di dare segnali per ridare dignità alla politica, per combattere i populismi e con grande senso di responsabilità, senso di responsabilità che non abbiamo visto proprio nella fase di programmazione, ovvero entro il 30 giugno - l'abbiamo sollecitato più volte - il documento di programmazione finanziaria doveva essere portato in quest'aula, doveva essere dibattuto dai gruppi politici, ma sono troppe le interferenze, sono troppe le diverse visioni che non vi possono accomunare. Il DEFR ormai è un documento fondamentale e importante per una maggioranza che guarda al futuro, per una maggioranza che guarda obiettivi lungimiranti, che non guarda all'immediato, che non guarda soltanto alle elezioni regionali, non soltanto alle elezioni politiche, comunque appuntamenti importanti e significativi, ma che guarda al futuro di questa Regione. È la mancanza di coesione, di idee, di programmazione quindi che è alla base della crisi che si apre in questa giornata.
Presidente - Altri? Colleghi, vi chiederei di prenotarvi per chi intende intervenire. Le pause hanno un limite. Qualcuno intende prendere la parola? Ha chiesto la parola l'Assessore Restano, ne ha facoltà.
Restano (AC-SA-PNV) - Prendere la parola in questo momento non è facile per chi ha creduto in un progetto. Progetto aperto il 10 marzo e devo dire che, con tutta onestà, è d'obbligo ammettere che è stata aperta una crisi, questa maggioranza manifesta degli evidenti segnali di crisi. Per me non è così, io non credo che questa maggioranza sia in crisi, almeno per il gruppo di cui faccio parte: la crisi è stata manifestata dalla stanchezza di una parte della maggioranza, dal movimento dell'UVP.
Io credo, in risposta anche a chi è intervenuto prima di me, che questo Governo (un Governo di emergenza) ha affrontato tanti dossier, dossier anche difficili, alcuni li ha risolti, altri li ha avviati, li sta sviluppando: mi riferisco in primis alla questione del Casinò, complessa, complicata, e si è dimostrato di volerla portare avanti con responsabilità. Si è affrontato - ed è ancora in itinere - il discorso per gli aiuti alle aziende, agli artigiani con interventi efficaci, forse potevano essere già fatti alcuni anni fa, sono stati fatti adesso, magari abbiamo raccolto suggestioni portate avanti dai colleghi, questo non si deve negare. Abbiamo affrontato la questione dell'agricoltura, la questione degli operai forestali, i rapporti con lo Stato, la manovrabilità fiscale. Abbiamo deliberato per la realizzazione e lo studio del piano regionale del traffico, i rapporti per il trasporto ferroviario, i rapporti con RFI, in linea con quanto dettato dalla normativa specifica approvata nel 2016, rapporti con le società sportive, abbiamo fatto una variazione di bilancio che ha dato l'opportunità di intervenire in maniera efficace ed efficiente verso dei settori che manifestavano la necessità di intervento.
Per quanto mi riguarda, ho sentito sul territorio i rappresentanti delle categorie degli albergatori e dei commercianti e, in ultimo, abbiamo portato avanti delle iniziative richieste dal territorio, altrettanto è stato fatto in altri settori. Io dico quindi che, da parte nostra, non abbiamo il sentore di una crisi, ma questa è stata una maggioranza che ha lavorato in una situazione molto difficile, politica e amministrativa, ma che ha prodotto dei risultati.
Per parlare invece della situazione più politica, degli interventi di chi mi ha preceduto, e faccio riferimento al collega Nogara quando dice: "rinnovare, cambiare e modernizzare", gli devo dare ragione, cambiare di sicuro. In quattro anni di cambiamenti ne abbiamo fatti insieme, non li abbiamo fatti mancare ai valdostani i cambiamenti, abbiamo dato effettivamente non un bel segnale del Consiglio. Sul modernizzare qualche dubbio ce l'avrei, a volte siamo tornati molto indietro negli anni, spero che in futuro si possa parlare di modernizzazione e di rinnovamento. Non sono d'accordo sul fatto che il film ce l'abbiate chiaro, perché questo non è un film, non siamo al cinema. Probabilmente siamo noi che l'abbiamo ricondotto ad un film un po' comico, o tragico; da parte mia non è così, da parte del gruppo a cui appartengo non è stato così. C'è stato impegno, dedizione, ci abbiamo messo la faccia; possiamo aver sbagliato, possiamo aver fatto scelte non corrette, ma non abbiamo partecipato ad un film, capisco che magari non intendeva questo, però ho voluto sottolinearlo.
Ha parlato di un progetto di Rassemblement, progetto che rispetto, perché è giusto rispettare tutti questi progetti. È un progetto che forse è già nato prima con la Costituente, che avevate in testa da tempo. Da parte nostra non abbiamo partecipato perché non siamo stati invitati a questo tavolo. È stato detto a più riprese che alla base di tutto c'era un rilancio dell'autonomia. Devo dire che mi viene da pensare che chi ha costruito l'autonomia non ha basato il progetto sull'esclusione di alcuni gruppi. In quegli anni si badava ad aggregare, ad includere. Io spero che in futuro - apprendo oggi che il progetto Rassemblement è chiuso -, per quanto riguarda questo progetto, la casa degli autonomisti, quello che voi intenderete portare avanti, ci sia uno spazio di confronto per tutti con pari dignità, con il rispetto di tutte le persone che intendono confrontarsi sui tavoli della politica.
Ora, penso che non tocchi a chi si sente ancora parte della maggioranza e fa parte del progetto nato il 10 marzo andare avanti e dare delle proposte in quest'aula. Noi ci crediamo in questo progetto, abbiamo le idee chiare, anche perché, a dirla tutta, su alcuni temi il confronto stretto e serio non c'è ancora stato e mi riferisco ai temi da lei evocati. È vero, sugli intervallivi in Consiglio qualcuno ha manifestato delle perplessità; i dossier - e questo lo dico per certo, con cognizione di causa - sono aperti e sono in atto degli approfondimenti. Sulla CVA abbiamo approvato una legge nel 2016, questa mi sembra che sia ancora in vigore in una finanziaria e su questo non ci siamo ancora confrontati. Mi dica lei se abbiamo fatto delle riunioni specifiche su questi temi all'interno della maggioranza? Non le abbiamo fatte per colpa di tutti. Ad onor del vero, sul bilancio (e chi è in Giunta lo sa) erano stati trasmessi dei dati e degli atti sui quali ragionare da parte del mio Assessorato e dei ragionamenti sono stati fatti.
Siamo in ritardo quindi, questo non si può negare, con il DEFR, ma ci sono delle ragioni oggettive. Però non penso che questi siano dei motivi ad oggi, a mio modesto parere, per giustificare una crisi. Io penso che ad oggi la confusione sia tutta in casa UVP rispetto a questo progetto, perché noi non abbiamo mai fatta la confusione. A voi quindi rilancio la palla per decidere la soluzione che volete portare avanti. Gli strumenti in Consiglio ci sono, avete solo da attuarli.
Presidente - Ha chiesto la parola il collega Follien, ne ha facoltà.
Follien (UV) - Je prends la parole pour donner ma contribution à cette discussion. Nous arriverons, d'ici à quelques mois, à la fin d'une législature, qui a été difficile, critique, née sur des équilibres de numéros précaires, après les urnes. Une législature bouleversée par les actions des francs-tireurs et caractérisée dès le début par un point de départ politique, une division forte entre les mouvements et les groupes au Conseil de l'aire autonomiste et surtout des unionistes, de l'histoire et du patrimoine unioniste, qui, dès le début, ont été et se sont retrouvés divisés au Conseil de la Vallée. Une division, qui a été toujours plus forte, augmentée dès le soi-disant ribaltone par la naissance même d'autres groupes et d'autres aires: des aires, je me permets de dire, nées dans des situations peu claires, composées par des Conseillers élus dans les listes de notre mouvement.
C'est pour cette raison donc que j'ai partagé les contenus et le parcours qui ont été faits dans ces derniers mois du Rassemblement; un projet qui, à mon avis, veut mettre à nouveau ensemble qui a un certain parcours et un certain ADN: celui autonomiste, un ADN fait d'autonomie, de fédéralisme, d'expérience administrative qui s'est faite dans les différents décennies, qui a des collaborations même avec nos Communes et les Collectivités locales, avec une attention toute particulière au territoire. Il s'agit d'un rassemblement qui a un projet qui regarde au futur et au présent et qui a vu dans une bonne partie du parcours même la présence active de l'ALPE et du MOUV'. À ce propos, je voudrais ouvrir une petite parenthèse et je dis que je n'ai pas apprécié certaines déclarations de la part de quelques représentants du groupe ALPE, qui ont dit que l'histoire et le parcours unioniste ne sont pas de valeurs, ne sont pas un patrimoine. Il s'agit d'une affirmation que je juge grave, surtout de la part de qui a eu une carte d'adhésion et un rôle parfois dans notre mouvement; je demanderais parfois au groupe ALPE de démontrer un peu de respect pour nos adhérents, pour notre histoire et pour nos électeurs.
Ora, partendo dal punto fermo del Rassemblement e della collaborazione con i gruppi PD ed EPAV, per quanto riguarda noi come Union, si guarda al presente e a questa fase difficile. Io credo, Presidente Marquis, che lei debba prendere atto che la mancanza di strategia e di visione della sua Presidenza ha portato a questa situazione di crisi, frutto sicuramente di visioni inconciliabili che sono venute fuori nel corso dei mesi su quasi tutti i dossier: dai trasporti alla CVA, dal Casinò alle scuole, alla "scuola polmone", avendo come unico obiettivo la sua Presidenza quello di fare delle nomine, tutt'altro che meritocratiche in molti casi, cercando sempre (regolarmente) come un suo mantra di scaricare i problemi amministrativi presenti (che ha sempre chi amministra) sul passato. Lei faceva parte di quel passato, io l'altra volta glielo avevo già ricordato, quindi se qualcosa non è stato fatto bene, è anche sua responsabilità e credo che le cose invece che sono state fatte bene negli anni e di cui magari lei gode ancora il frutto adesso, durante la sua Presidenza, sarebbe onestà intellettuale ogni tanto riconoscerlo.
In questi mesi le ricordo che le voci critiche - posso ricordare quelle del Consigliere Gerandin e del Consigliere Bertin - avevano evidenziato problemi e criticità, quindi era chiaro che nel tempo le forze politiche più responsabili e strutturate, come ad esempio l'UVP, avrebbero cercato strade e percorsi di sintesi più netti, più chiari e coerenti. Al di là del sentore - mi permetto di dire, Assessore Restano -, vi erano stati segnali comunque espliciti, qualcosa di più del sentore: ricordo le dimissioni poi prorogate e poi in parte anche mantenute del Consigliere Gerandin, poi ricordo la mancanza di numeri su quasi tutti i dossier, oppure la mancanza nel volerli affrontare, perché ci si rendeva conto che i numeri non c'erano: non c'erano mai i 18 voti, perché non c'era una visione.
Concludo e lascio spazio agli altri colleghi. Io ritengo che in questo momento sia necessaria molta pacatezza, responsabilità e anche chiarezza. Io credo che, come sempre, il gruppo dell'Union non si sottrarrà a questo, lavorerà in questa fase ad un futuro per cercare di dare una stabilità politica, amministrativa partendo dall'area unionista e dai suoi alleati. Io penso che i valdostani abbiano bisogno di un progetto solido e chiaro negli obiettivi e nei contenuti, che guardi non solo alle elezioni di domani. Mi fa sorridere che qualcuno invochi le elezioni solo quando è all'opposizione o quando ha paura di andarci. L'Union non l'ha mai fatto: non abbiamo mai invocato le elezioni da quando siamo all'opposizione, abbiamo sempre detto che bisognava fare dei percorsi, cercare di guidarli e di strutturarli e, quando poi è il momento di andare davanti agli elettori, si cerca la legittimazione, altrimenti rimane demagogia o populismo. Progetti che quindi guardino avanti, non alle elezioni di domani ma alle elezioni future, perché la Valle d'Aosta ha bisogno di un progetto che dovrà essere inclusivo sicuramente verso altre forze che hanno lo stesso DNA nel tempo. La Valle d'Aosta ha bisogno un progetto che guardi avanti per i prossimi decenni.
Presidente - Ha chiesto la parola l'Assessore Chatrian, ne ha facoltà.
Chatrian (ALPE) - Scusate la mia voce, ma non sto benissimo. Il 10 marzo, insieme a 17 colleghi, abbiamo accettato una sfida molto difficile, lo sapevamo, conoscevamo le difficoltà, le criticità. Avevamo avuto dei ruoli diversi, nel senso che il mio gruppo, da diversi anni all'opposizione, aveva messo in evidenza in quest'aula tutta una serie di criticità dei dossier. Apro solo una parentesi: è sempre difficile - lo dicevo sovente al Consigliere Rollandin quando lui ricopriva la carica di Presidente della Regione - e sibillina la differenza fra un atto amministrativo e la politica, o l'indirizzo di natura politica, perché all'interno di un atto amministrativo di solito c'è sempre un indirizzo di natura politica e c'è un indirizzo di natura politica se c'è indubbiamente una maggioranza. Questo passaggio, dal mio punto di vista, non è banale, ma è fondamentale, perché, nel momento in cui si approvano degli atti, dei bilanci, delle delibere di Giunta, si danno corso e gambe alle volontà di natura politica.
Detto questo, per quanto riguarda il ruolo, le responsabilità che ci siamo assunti, sono stati sette mesi molto pesanti e difficili. Sono stati sette mesi dove, per quanto mi riguarda e per quanto ci riguarda come gruppo, non abbiamo guardato al passato, perché, nel momento in cui uno si prende delle responsabilità, è semplice scaricare tutte le responsabilità, sarebbe stato molto semplice ma non l'abbiamo fatto. Una per tutte io penso sia la Casa da gioco, che era al centro del dibattito politico e amministrativo e abbiamo preso il toro per le corna. Si poteva fare di più, si poteva fare ancora meglio? Magari sì, ma abbiamo affrontato la criticità che era sul tavolo e l'abbiamo affrontata in maniera diversa. Lo abbiamo scritto, l'abbiamo detto e l'abbiamo affrontata in maniera diversa. L'abbiamo detto ai valdostani, con le nostre competenze, con le nostre diversità all'interno di questa maggioranza, ma avevamo un obiettivo, un obiettivo che abbiamo comunque condiviso, un faro dove volevamo arrivare. Il percorso è stato tracciato, un percorso che non è stato assolutamente semplice, un percorso tortuoso, un percorso più difficile rispetto a come si immaginava, senza dare colpe, un anno fa nell'ottobre 2016. Questo per fare un esempio di come abbiamo cercato di mettere in campo delle energie discutendo parecchio, confrontandoci parecchio e facendo anche tante riunioni, ma cercando un punto di caduta, un punto di sintesi, un punto che spiegasse ai valdostani che noi abbiamo voluto prendere una strada alternativa e diversa, cercando di raggiungere degli obiettivi e dei risultati che dovevano essere diversi: quel monitoraggio, quel controllo di gestione, quella possibilità di verificare mensilmente cosa stava succedendo e quali erano le azioni che sono state messe in campo.
Per quanto riguarda l'altro dossier fondamentale - qualche altro Consigliere poc'anzi lo ha messo in evidenza -, non ci nascondiamo dietro un dito. Il collega Nogara prima mi ha sollecitato ad entrare nel merito e a mettere in evidenza la situazione del bilancio. Penso sia dominio di quest'aula e anche dei valdostani che abbiamo una grossa difficoltà nei rapporti con lo Stato, e non è da qualche settimana che li abbiamo, ci sono delle criticità e bisogna trovare delle soluzioni alternative. È importante questo passaggio, perché tutte le 120 strutture regionali stanno predisponendo il bilancio, la nostra finanziaria 2018-2020. Si tratta di un bilancio che è molto più asciutto, all'interno di una programmazione che è ridotta rispetto a solo sei-sette anni fa, o solo rispetto a tre anni fa, c'è indubbiamente una parte di predisposizione che è quasi del tutto tecnica. Posso spiegarmi meglio e cerco di spiegarmi meglio. Nel momento in cui si va ad approvare un bilancio triennale, si va indubbiamente a dare certezza a degli obblighi e a dare certezza a comunque delle spese obbligatorie/vincolate. Vi è poi la parte dove c'è la possibilità di manovrare, modificare, inserire le azioni di natura politica. Adesso su quello vorrei fermarmi un attimo, perché sembra quasi che oggi - e qui la differenza fra il dato politico e il dato amministrativo è molto sottile -, non la pensiamo alla stessa maniera su certi temi, quali? Per quanto ci riguarda, il Consiglio regionale ha approvato una risoluzione su CVA; io tecnicamente non saprei dire se è meglio quotare in Borsa il gruppo CVA o mantenere la totale proprietà. C'è una risoluzione del Consiglio e sarà questo Consiglio a decidere se quotare in Borsa tale azienda importante, oppure no. Abbiamo dei tempi? Sì. Ad oggi l'ammissibilità non c'è ancora, quindi a monte non c'è ancora l'ammissibilità se l'azienda potrà essere quotata in Borsa. Parallelamente il socio, il referente, l'azionista (questo Consiglio) avrà modo e tempo nei prossimi mesi di potersi posizionare e quindi decidere se prendere una strada piuttosto che l'altra.
Un altro tema di cui, abitando in montagna e abitando in una vallata laterale, si sente parlare - di cui si discute perché è giusto che se ne discuta e ci si confronti - è il collegamento di due vallate (la vallata della Val d'Ayas con la Valtournenche) e il collegamento della conca di Pila con la vallata di Cogne. Penso che anche altri colleghi se ne sono occupati anche solo negli ultimi anni, sappiamo perfettamente che, prima di discutere e di confrontarci su temi così di importanza generale e globale, abbiamo degli obblighi importantissimi che ci porteranno nel prossimo quinquennio, se ci saranno le risorse, a dare delle risposte puntuali ai principali comprensori valdostani, che potranno essere funzionali comunque anche ad un eventuale collegamento. Come per dire: prima bisogna mettere comunque del fieno in cascina per poter adempiere a quegli obblighi, che sono, da un punto di vista tecnico, obbligatori e anche funzionali ad un eventuale collegamento e poi eventualmente c'è la possibilità totale di poter prendere certe decisioni. Come dire: ad oggi non è lì la criticità, ad oggi non è quella la criticità, ad oggi la prima criticità per quei due comprensori principali (Cervino S.p.A. e Pila S.p.A.) è il rifacimento di due grossi impianti, che potrebbero essere un domani funzionali ai collegamenti, ma che oggi devono ancora reperire risorse all'interno del nostro bilancio.
Un terzo riferimento lo vorrei fare per quanto riguarda - questo è il dibattito più di governo che abbiamo avuto ad oggi - il bilancio. Come gruppo ALPE, insieme al Presidente Marquis, ci è sembrato che il tema del bilancio e del DEFR andasse affrontato nel momento in cui ci fosse stato il perimetro certo di caduta, nel momento in cui ci fosse stata una certezza. Su questo vorrei fare due considerazioni. Da diverse settimane, come si fa d'altronde da sempre, ho chiesto ai miei colleghi di Giunta, ai vari Assessori di mettere nero su bianco e di mettere in evidenza le necessità e le urgenze contingenti/amministrative e poi le nuove azioni da mettere in campo nell'immediato e nel lungo periodo. Nel momento in cui ci saranno tutte le informazioni, che a quel punto sono di natura amministrativa... ma che sono di natura politica... poi bisogna dare delle priorità, com'è stato fatto nella variazione di bilancio. Arrivata tardi, sicuramente...
(interruzione di un Consigliere, fuori microfono)
... ma c'è stato un dibattito all'interno dell'Esecutivo, c'è stato un dibattito all'interno della maggioranza e ci siamo dati delle priorità, così è per quanto riguarda la predisposizione del bilancio, che - ripeto - è in itinere. Tutte le strutture regionali stanno lavorando a 360 gradi in modo che si possa avere la totale copertura e possibilità di poter fare serenamente, ma soprattutto a lungo termine quelle scelte per il "sistema Valle d'Aosta", per cercare comunque di invertire la rotta su certi dossier che, dal nostro punto di vista, sono prioritari e che ad oggi non hanno avuto modo di trovare contezza sulla finanziaria e sul bilancio.
Presidente - Ha chiesto la parola il collega Fabbri, ne ha facoltà. Chiedo di iscriversi chi intende chiedere la parola.
Fabbri (UVP) - Oggi apriamo un'ulteriore e importante fase di questa legislatura, che ha finora vissuto delle fasi convulse e che riflette la complessità e la difficoltà della situazione sociale ed economica che la comunità valdostana ormai vive da anni. Ritiriamo dunque oggi la nostra fiducia politica al Presidente Marquis e al suo Governo.
Ringraziamo il Presidente e il suo Governo per l'impegno di aver provato ad affrontare la difficoltà di governo. Questo atto che oggi l'UVP e il sottoscritto personalmente compie, è un atto prettamente politico, che non fa altro che constatare la situazione in cui ci troviamo: che con questa compagine politica non è più possibile perseguire il governo della Regione non solo per i motivi pratici che sono stati detti finora, ma soprattutto per un motivo di prospettiva politica. Invitiamo pertanto il Presidente a prendere atto di quanto sta accadendo e di applicare una semplice, anche se molto difficile, regola politica: in democrazia se non si ha la maggioranza, ci si dimette e dimettendosi si permette alla politica di porre rimedio alla situazione: questa sarebbe la situazione più limpida e più veloce da attuare per risolvere la contingenza attuale. Insistere nel non accettare la situazione non farebbe altro che ripetere una situazione vissuta pochi mesi fa, dove la mancanza di consapevolezza di chi allora governava la Regione ha prodotto quello che ora stiamo vivendo. Invito quindi il Presidente a non ripetere questa situazione, da cui è derivato poi tutto ciò che stiamo vivendo. La invito dunque, Presidente, con realismo e magnanimità, a compiere quell'atto che la sua coerenza non può negare; dimissionandosi dà la possibilità di risolvere rapidamente questa crisi a coloro che a livello politico vorranno impegnarsi in tal senso.
Quanto poi a coloro che vedono nel mio movimento, nel movimento dell'Union Valdôtaine Progressiste un atteggiamento schizofrenico, un po' a zig-zag, rispondo che se si vuole analizzare con rispetto e con razionalità il nostro agire, si vedrà come abbiamo sempre perseguito con tenacia e linearità - altro che zig-zag! - lo scopo che ci eravamo proposti e che si riassume nel nostro motto: "réunir, réussir". Il cammino è stato lungo e non facile, brevemente lo ripercorrerò. Innanzitutto cinque anni fa c'è stata la separazione del nostro gruppo dall'alveo unionista. È seguita poi la fase di dura opposizione al metodo di governo e ai dossier più scottanti, dura opposizione che abbiamo fatto insieme ai nostri compagni dell'allora opposizione; infine, tentativo di riforma dall'interno del sistema non riuscito. Rottura, quindi, con un sistema apparentemente immodificabile. Infine, oggi il nuovo progetto della riunione delle forze unioniste e autonomiste respinto in primis da chi ancora prima di noi e con noi aveva percorso questa via. Il primo passo naturalmente è stato rivolto verso le forze di derivazione unionista e non era certo per escludere altre forze, poiché non si ha la presunzione di rappresentare tutte le sensibilità autonomiste. Io stesso non sono mai stato iscritto all'Union Valdôtaine, ma dobbiamo pur sempre riconoscere la paternità - io direi anche la maternità - all'Union Valdôtaine della nostra autonomia.
A coloro poi che confondono l'etica con il moralismo rigido e ritirato su sé stesso, compiacendosi più della propria orgogliosa e presunta purezza, anziché di risolvere i problemi, a costoro io dico che oggi compiamo un atto politico, nel senso che la politica ha come mission, come prerogativa e come suo dovere quello di cercare di risolvere sempre e meglio i problemi della società. Ora, il progetto politico che stiamo terminando non ha la forza sufficiente per questo atto. Il progetto della Maison des unionistes et autonomistes va in questa direzione: aggregare chi ha un sentire comune per prospettare negli anni futuri una stabilità politica organizzativa e governativa, di cui la nostra petite patrie ha assolutamente bisogno, oggi diamo inizio politicamente a questo progetto.
Sono stati cinque anni difficili, ma non passati invano anche per tutti i movimenti che hanno visto mutazioni al loro interno e che hanno dovuto affrontare i nodi e le contraddizioni interne che si sono presentate. Coloro che si credevano di essere i detentori delle linee politiche dei movimenti senza "se" e senza "ma" hanno dovuto ricredersi e con loro i loro cerchi magici che si erano impossessati di gangli operativi. Questa mi auguro che sia una grossa positività e una grossa occasione per tutti coloro che subivano una situazione e che ora possono cambiare ritrovando le loro radici, quindi un progetto volto al futuro, volto alla nostra Regione.
Presidente - Ha chiesto la parola il collega Contoz, ne ha facoltà.
Contoz (UV) -Mi sembra giusto dire qualcosa anch'io visto che nel mese di giugno con un comunicato stampa, condiviso anche con il mio movimento, avevo lanciato l'idea di un insieme di forze autonomiste che il collega Laurent Viérin ha concretizzato - secondo me, molto bene - con l'idea di Rassemblement. Purtroppo per Marquis la maggioranza con a capo lui non poteva andare avanti con una maggioranza 18 a 17 e questo si capiva da subito, soprattutto dopo che il collega Gerandin ha comunicato che avrebbe abbandonato le commissioni, qualcosa quindi bisognava assolutamente fare.
Del DEFR non si era parlato - come già detto dai miei colleghi -, del bilancio neppure e il tempo stringeva. I valdostani aspettavano delle risposte, che con 18 a 17 non si potevano avere... quindi qualcosa bisognava fare. Personalmente vedo molto bene questo nuovo progetto politico che si sta aprendo, perché, secondo me, questo deve essere il futuro e, se si governerà bene fino a maggio, come io sono convinto, sicuramente continuerà anche nelle legislature che seguiranno, anche perché - anche se io sono entrato solo a marzo - non si può, come in questi anni, cambiare quattro Governi. La Valle d'Aosta ha bisogno di stabilità e, secondo me, una cosa buona che è stata fatta in questa legislatura è quella di cambiare la legge elettorale, per cui questa stabilità ci sarà. Le malelingue dicono che non si andava d'accordo prima, non si può andare d'accordo adesso, io sono convinto del contrario perché, secondo me, il passato serve per migliorare nel futuro e se le cose andranno bene o male... ripeto: io sono ottimista per mia natura, saranno gli elettori a giudicarci a maggio.
Presidente - Ha chiesto la parola la collega Morelli, ne ha facoltà.
Morelli (ALPE) - Mi sembra di vivere un déjà vu, perché credo che questa legislatura sia stata costellata da avvenimenti politici, da cambi, da revisioni e ogni volta ci ritroviamo a fare un'analisi politica che ci riporta sempre allo stesso punto. Oggi questa maggioranza è in crisi non perché manchi una coesione sui temi che sono stati evocati da alcuni colleghi: la scuola di Tzamberlet, i collegamenti intervallivi, la quotazione in Borsa di CVA. Questi temi in maggioranza non li abbiamo mai affrontati...
(interruzione di alcuni Consiglieri, fuori microfono)
... ma non è sui temi specifici che non si trova la sintesi: è sulle visioni che non c'è compatibilità, perché sulla quotazione in Borsa di CVA, collega Rollandin, lei che è seduto di fronte a me se lo ricorda bene: anche lei ha votato perché venisse fatto un approfondimento, per dare modo di scegliere se fosse opportuno o meno quotare in Borsa CVA, quindi questi sono pretesti. Della scuola di Tzamberlet possiamo discuterne, non è una questione ideologica, si tratta di rispondere alla domanda: quella scuola oggi è utile, oppure no? Lasciatemi dire quindi che questi sono dei pretesti, così com'è un alibi il fatto che venga sempre evocato che ci sono colleghi della maggioranza che hanno un atteggiamento un po' labile, che farebbero mancare il loro voto, atteniamoci ai fatti, in questa maggioranza mai nessuno ha fatto mancare il suo voto: non il collega Bertin, non il collega Padovani, non il collega Gerandin, anche questi sono alibi e pretesti!
Oggi noi siamo in crisi perché semplicemente - legittimamente anche - una forza politica della maggioranza (l'Union Valdôtaine Progressiste) ha cambiato idea. Dopo sei mesi da una decisione grave, una decisione che ha richiesto una certa dose di responsabilità da parte di tutti, oggi ha cambiato idea, perché dopo sei mesi oggi sentiamo dire che manca un progetto, manca una visione, ma cos'è cambiato rispetto al 10 marzo? Rispetto al 10 marzo è cambiata la legge elettorale. Una legge elettorale che ha fissato che, per poter governare, bisogna raggiungere il 42 percento, quindi, fatti rapidamente i conti, si dice: "forse si rischia" e quindi si lancia un grande progetto. Io penso che sia questa la ragione della fibrillazione della politica di quest'estate, in cui si è innescato un balletto, dove si è un po' venduto sotto mentite spoglie un confronto sull'autonomia e sulle prospettive da dare a quest'autonomia, temi che a noi di ALPE interessano, eccome! Noi siamo disponibili ad un confronto con tutti sulle prospettive da dare alla nostra autonomia. Sono temi che ci stanno a cuore, ma si è spacciato sotto l'aura di questo progetto in realtà qualcosa di diverso, qualcosa di molto più concreto e di molto più banale - forse non è neanche la parola giusta, ma semplifichiamo con banale -: semplicemente un cambio ennesimo del Governo in questa legislatura.
De quel unionisme, parlez-vous, collègue Follien? De l'unionisme des origines, de l'unionisme, qui à la sortie de la deuxième Guerre mondiale a vu des forces politiques, des personnes, qui se sont rassemblées dans un même mouvement pour essayer de donner un futur à la Vallée d'Aoste après la dictature fasciste? Est-ce c'est de cet esprit d'unionisme que vous parlez, ou c'est de l'unionisme actuel, de l'unionisme fait essentiellement de gestion du pouvoir, des intérêts et des clientèles? Parce que si est de cet unionisme que vous parlez, collègue Follien, et bien, nous n'avons pas des points de conjonction, des points d'union.
Io credo, e non prenderò più tempo, perché alla fine poi bisogna trarre le conclusioni da questo dibattito e dai fatti di questi giorni, che questo sarà l'ultimo atto di una politica trasformista che la gente non tollera più, non sopporta più, una politica che vede cambiare opinione ogni sei mesi, non è possibile, non è così che si affrontano i problemi! Credo che la Valle d'Aosta abbia bisogno di stabilità, abbia bisogno di serietà, abbia bisogno di persone che si pongono di fronte ai problemi in modo disinteressato avendo a cuore prima di tutto l'interesse generale.
Noi non siamo sicuramente perfetti. Si continua ad evocare il fatto che anche noi abbiamo partecipato, sottoscritto. Non abbiamo sottoscritto niente, hanno cercato di farci sottoscrivere, ma non abbiamo sottoscritto niente. Ogni forza che ha partecipato a quel tavolo ha cercato di mettere in luce le sue idee, le sue analisi, ma di quanto ha proposto ALPE credo che nel documento finale ci sia ben poco. Dal nostro punto di vista, per sedersi ad un tavolo e guardare al futuro, bisogna avere anche la capacità e la volontà di fare una rilettura del passato, non si può da un giorno all'altro far finta di niente, ignorare quanto è successo. Per dare un futuro, bisogna avere la capacità e la volontà di costruire qualcosa di solido, di dare basi solide. In questo senso noi credevamo che quelli che sono stati definiti les Etats généraux de l'autonomie potessero essere un punto di partenza dove confrontarsi in modo serio, in modo onesto. In questo senso bisognava fare un passo indietro per fare due passi avanti, ma dobbiamo constatare che non è così, quindi oggi noi prendiamo atto di questa crisi, a cui chiediamo di dare soluzione e la soluzione sapete benissimo qual è: è una mozione di sfiducia costruttiva, niente di più: questo prevede la nostra legge e il nostro Regolamento, dopodiché noi torneremo a fare opposizione serenamente, senza nessun problema e poi saranno i valdostani - come qualcuno ha già detto - a decidere.
Presidente - Ha chiesto la parola il collega Cognetta, ne ha facoltà.
Cognetta (M5S) - Stiamo facendo un discorso di analisi politica, io, come sapete, non sono un grandissimo esperto di politica, sono l'ultimo arrivato - il penultimo, poi ci sono i Consiglieri Contoz, Cretier e così via: mi avete superato -, però non mi sottraggo alla discussione. Faccio notare qualcosa, giusto per tornare nell'ambito della discussione che non è amministrativa credo, è esclusivamente politica, quindi quei discorsi sui collegamenti intervallivi, il Casinò va bene, però io direi che qui le questioni sono altre.
La prima considerazione che faccio è che alla fine di questa legislatura ci saranno stati 37 Consiglieri che saranno stati in maggioranza e 2 che saranno rimasti in opposizione... 37 è chiaro, no? Erano 35, poi se ne sono aggiunti 4, quindi farebbe 39, 2 però sono sempre rimasti in opposizione, quindi 37, nel bene o nel male, saranno stati in maggioranza. Alcuni di questi a fare l'Assessore (più volte), ma questo è il ragionamento che va fatto ai valdostani. Qui dentro alla fine hanno girato 37 Consiglieri in maggioranza. Tutto questo discorso quindi trasuda un po' di ipocrisia, se ci pensate, perché alla fine è la maggioranza che si parla con la maggioranza. Quando qualcuno ha fatto una battuta (io): "ne resterà soltanto uno", alla fine in effetti ne resterà soltanto uno, purtroppo.
Scusi se mi permetto, collega Contoz, lei è un po' ingenuo a pensare al fatto che - non è con cattiveria che glielo dico - dagli errori poi si impari, qui dentro io non l'ho ancora vista questa cosa in quattro anni e mezzo, poi magari succederà nella prossima legislatura, ma fino adesso non l'ho vista, quindi speriamo in bene.
Vorrei dare anche il nome alle due crisi reali. La prima crisi aveva come obiettivo "butta giù Rolli", e ha sortito l'effetto. La "butta giù Rolli" ha funzionato, giusto collega Rollandin? Perché in effetti è seduto lì e, se mi permette, un po' mi sento partecipe e anche contento di esserci riuscito, perché era un obiettivo politico che il nostro gruppo aveva, come ho detto quando c'è stata la mozione di sfiducia, e in effetti è un obiettivo politico che abbiamo raggiunto, quindi noi siamo felicissimi di questo fatto. Poi che il dopo sia meglio o peggio, come avevo detto nel mio discorso, lo stiamo vedendo oggi perché oggi invece, come ha ricordato il collega Rollandin... no, la collega Morelli, vede, mi confondo con la maggioranza... l'obiettivo di questa crisi, il nome di questa crisi è: "obiettivo 42 percento". Una premessa: legge che voi avete votato e che il sottoscritto se n'è guardato bene dal votare, perché non ne voleva proprio sapere, ma tutti insieme l'avete votata: questa è la cosa più divertente, anche chi si è fatto venire il mal di pancia come MOUV'...
(interruzione del Consigliere Padovani, fuori microfono)
... lei, collega Padovani, no... giusto, è vero, poi, quando si alzerà, lo ricorderà, però fa parte della maggioranza anche lei, si poteva battere di più per evitare di farla approvare.
Dicevo, quando questa crisi ha come nome "obiettivo 42 percento", si è scatenata all'interno dei vari gruppi la possibilità di raggiungere il 42 percento e ci sono state diverse situazioni che hanno portato a questa crisi. Non è che l'UVP di colpo si è girata e ha detto: "facciamo l'accordo con l'Union", avrà fatto dei ragionamenti, immagino, non lo so, ma immagino che avrà fatto dei ragionamenti all'interno dell'attuale maggioranza. Ma, ahimè, siamo tornati alla vecchia discussione: "io non voglio stare con te perché tu mi stai antipatico", "tu sei troppo furbo", "tu mi freghi i voti", "tu vuoi comandare, l'altro deve comandare", "no, voglio comandare io", e pian piano siamo arrivati qua. Nessuno, secondo me, quindi ha cambiato idea. Si è rimasti tutti lineari sullo stesso percorso e chiaramente si è arrivati a questo. Ora, io mi chiedo - e la risposta me la do da solo -: perché non c'è già la mozione di sfiducia costruttiva? È questa la domanda. Perché non si è arrivati qui con una mozione di sfiducia costruttiva già fatta? Forse perché le caselle da riempire con i nomi non sono ancora stabilite: questo di sicuro lo sa l'UVP, come lo sa PNV, come lo sa l'Union, come lo sa l'EPAV, il PD, lo sanno tutti. Il punto è questo e qual è il problema fondamentale? Forse il problema fondamentale è che all'interno dell'Union ci sono delle resistenze per decidere chi farà il Presidente della Giunta, forse l'UVP non vuole accettare ciò che propone l'Union o una parte di essa.
Vedete, valdostani, tutti quei discorsi che si fanno sul programma, sul progetto, su questo o su quello in realtà puntano a un solo discorso: bisogna raggiungere il 42 percento e soprattutto per raggiungerlo bisogna avere la gestione della macchina regionale durante le elezioni, altrimenti non si riuscirà sicuramente a raggiungerlo. All'attuale maggioranza non gliela si può lasciare, ma al tempo stesso non si può fare un errore politico talmente grande da far tornare tutto com'era prima, perché sennò capite che qualcuno sarebbe distrutto. Allora siamo sospesi, sospesi in una maniera talmente tanto delicata che il Presidente Marquis non si dimette, gli Assessori non si dimettono. Non mi sembra ci siano neanche le dimissioni degli Assessori dell'UVP, giusto? Non mi pare che ci siano ancora. Sostanzialmente quindi stiamo parlando del nulla. Come effetti pratici, stiamo parlando del nulla. Ci sono stati degli annunci, annunci che non hanno portato a nessun tipo di intervento politico netto - non è che hanno portato degli atti veri - e stiamo ragionando sugli annunci. Va bene. Ma se agli annunci seguissero i fatti, allora saremmo qui a discutere sulle mozioni di sfiducia, sulle dimissioni di qualche Assessore, sulle dimissioni di qualche componente delle commissioni o di qualche Presidente di commissione, nulla di tutto ciò. L'unica cosa di cui dovremo discutere in questo Consiglio sono le dimissioni - già date tempo fa - dalle commissioni del collega Gerandin. Io non so a questo punto, sono curioso di sapere da chi verrà sostituito, visto che la maggioranza è ancora qua, perché è divertente, o magari le ritira, perché siamo all'assurdo, vero collega Gerandin?
Se volessimo veramente discutere del bene dei valdostani, tutta questa manfrina ce la potremmo anche risparmiare. Uno veniva qui, portava la sua mozione di sfiducia, la si votava: se aveva 18 passava, se non aveva 18 non passava e andavamo avanti direttamente. Vedete, cittadini, la politica che ha i suoi tempi, ha tutto il suo rituale, alla fine fa le cose indipendentemente da quello che volete. Volete andare a votare, e non si andrà a votare. Ma perché non si andrà a votare? Perché non ha senso andare a votare in questo momento. Tecnicamente, ma soprattutto politicamente non ha senso e quindi chi invece continua a dire: "al voto, al voto" lo fa per mera posizione politica. Lo fa perché deve mantenere una posizione e far vedere che ha detto qualcosa, ma in realtà nessuno vuole andare a votare, sia chiaro, ma davvero. Quando quindi voi fuori non capite che cosa sta succedendo, è perché qui si sta facendo semplicemente un gioco di potere. Qui dentro si fa una guerra, la si fa con le parole per detenere e gestire il potere, basta, e se voi veniste qui, fareste lo stesso. Sia chiaro anche questo passaggio, perché non è che qui ci sono puri! Sia chiaro anche questo. La politica la fanno i numeri e se hai i numeri, decidi, sennò niente. Forse qui non ci sono ancora i numeri per decidere: è questo il punto! Sulle caselline mancano i nomi, finché non si deciderà questo, saremo qui a raccontarci le nostre cose.
Spero che nella replica il Presidente della Giunta, o chi vorrà rispondere in replica, ci chiarisca alla fine che cosa vuole fare. Io apprezzerei veramente una risposta chiara e netta, anziché il democristianese che io faccio fatica a comprendere, però sforzandomi in questi giorni, chiedendo ai colleghi me lo faccio tradurre e quindi riesco magari a capire qualcosa in più. Se lei una volta per tutte dicesse: "io da qui non mi dimetto se non ho la mozione di sfiducia costruttiva", perlomeno chiudiamo questa discussione e magari riusciamo ad andare avanti anche oggi.
Presidente - Ha chiesto la parola il collega Bianchi, ne ha facoltà.
Bianchi (UV) - Vorrei dire anch'io due parole su questa legislatura. È stata una legislatura difficile e molto particolare. La coalizione dell'Union Valdôtaine, della Stella Alpina, della Fédération aveva vinto le elezioni, un seggio in più, quindi eravamo consapevoli che i numeri erano risicati sia in quest'aula, sia nelle commissioni: era comunque il risultato uscito dalle urne, la maggioranza voluta dagli elettori valdostani. Una vittoria con numeri risicati, ma - ripeto - una maggioranza legittimata dal voto dei valdostani. Era un momento difficile, ancora di forte crisi economica e i problemi erano tanti. Eravamo consapevoli tutti che il lavoro da affrontare sarebbe stato molto impegnativo e che l'unità e la coesione della maggioranza sarebbero stati fondamentali. Purtroppo diverse persone della maggioranza, anche se ben consapevoli di questo, hanno sin da subito giocato una partita sporca - lasciatemi dire il termine -, nel senso che facevano parte della maggioranza con tanti "se" e tanti "ma", ma con un piede in maggioranza e l'altro in minoranza. Non la minoranza costruttiva e propositiva, ma quel modo di fare minoranza che ha come obiettivo solo quello di creare e ingigantire i problemi. Questo era facile, perché sappiamo che le difficoltà esistevano ed esistono tuttora. E qui vorrei dire, per come sono abituato io ad affrontare le cose, che, quando ci sono delle difficoltà e delle visioni diverse sui dossier da portare avanti, è giusto parlarne, magari anche scontrarsi ognuno con il proprio ruolo, rispettando le regole, il ruolo degli altri che condividono con me in questo caso l'impegno di governo come maggioranza tutta. E parlo di allora, chiaramente, non è stato così, non tutta la maggioranza ha lavorato per portare avanti il programma di legislatura. Tante persone hanno cercato di approfittare della maggioranza 18 a 17 per far pesare in maniera pesante il loro voto, per condizionare scelte con l'unico obiettivo di guadagnare consenso personale, poltrone, posizioni di potere senza nessun scrupolo. Il tutto naturalmente sotto il cappello del "bene dei valdostani", che, dopo aver votato liberamente alle elezioni, si sono sentiti dire un giorno sì - e l'altro anche - che così non si poteva andare avanti, che la maggioranza non funzionava e se lo diceva la minoranza, va bene, ma quando sono Consiglieri di maggioranza, la cosa colpisce. Per fortuna, tanti valdostani, di fronte a queste dichiarazioni più o meno urlate, facevano riflessioni del tipo: "per farsi eleggere va bene l'Union Valdôtaine con i suoi uomini, poi però bisogna cercare di demolire tutto", in questo caso penso agli unionisti.
Non è stato un bel periodo anche dal punto di vista delle relazioni umane tra di noi. Penso che questa legislatura sarà ricordata anche per aver visto presentare una mozione di sfiducia agli Assessori con il primo firmatario che era un Consigliere di maggioranza. Eravamo 18 a 17, al contrario - o 17 e mezzo, come volete - a distanza di tempo (neanche poi tanto, però) certi fatti accaduti ci sembravano persino surreali. Parlare oggi, come abbiamo letto ieri sui giornali, di coerenza in questa legislatura - permettetemi - io la toglierei, la cancellerei dal dizionario. Collega Restano, lei dice che è interessato al progetto del Rassemblement, ma lei è stato eletto nelle liste dell'Union Valdôtaine, lei era un unionista, adesso ci dice che è interessato al progetto del Rassemblement? Ma poteva rimanere nell'Union allora. È chiaro che in una situazione così - e parlo di Restano perché è il collega che è intervenuto, sicuramente all'interno dell'aula, non sto a fare i nomi, ma ce ne sono altri. Cercare di allargare la maggioranza è diventata una necessità e l'ingresso del PD in maggioranza, con la condivisione di alcuni punti programmatici strategici, ha sicuramente dato maggiore stabilità all'azione politica di governo, ma anche in questo caso tante persone hanno continuato a lavorare per creare difficoltà e problemi, sempre le stesse. A volte poi sembrava che i problemi potessero risolversi in cambio di maggiore spazio e visibilità. Comunque una nota positiva c'è, esiste: secondo me, è stato un bene che alcuni Consiglieri ad un certo punto abbiano fatto la loro scelta di appartenenza in modo netto e chiaro, uscendo da quella situazione di ambiguità che non giovava a nessuno. Naturalmente questa legislatura ha visto anche l'applicazione della legge Severino in Valle d'Aosta con Consiglieri condannati e usciti dal Consiglio e relativa surroga, fino ad arrivare alla mozione di sfiducia e all'insediamento della Giunta Marquis. Non bisogna essere dei preveggenti per immaginare che quella maggioranza avesse delle enormi difficoltà, difficoltà che abbiamo evidenziato sin dal primo Consiglio. Era una maggioranza nata - lo ricordava anche il collega Cognetta, l'onestà bisogna riconoscerla - contro l'Union Valdôtaine, per poi non entrare sulle singole persone, l'hanno capito tutti. La mozione di sfiducia è stata votata da Consiglieri che il giorno prima, intervistati sui giornali, hanno dichiarato che avrebbero immediatamente presentato una mozione di sfiducia all'Assessore Chatrian, quindi già questo poteva evidenziare che non c'era una maggioranza, ma il tutto veniva votato proprio per mandare all'opposizione l'Union Valdôtaine, ma poi sulle singole questioni e i singoli dossier non era sicuro il loro voto, anzi lo hanno continuato a dire in questi sei mesi: "io voterò i dossier" che sono d'accordo, altri non li voterò. Obiettivamente dire quindi che questa maggioranza era coesa sinceramente diventa veramente difficile.
Abbiamo visto sin da subito che su tanti temi, anche molto importanti, le visioni delle diverse anime della maggioranza - collega Marquis - sono molto distanti. Le ha già elencate qualcuno: CVA, collegamenti intervallivi, la "scuola polmone" di Aosta, e non parliamo poi di Casinò, ma molto probabilmente, visti gli interventi della collega Morelli e del collega Chatrian, erano solo loro a non saperlo e questo la dice lunga sul fatto che non ne avete mai discusso in questa maggioranza. Abbiamo visto interrogazioni e interpellanze presentate da Consiglieri di maggioranza a colleghi Assessori dello stesso partito, quindi, secondo voi, questa è coesione? Non lo so. È chiaro che nell'attuale maggioranza, quando va bene, ognuno guarda il suo, ma siccome questo non è sufficiente, perché ci vuole una visione comune sulle grandi tematiche che interessano la Valle d'Aosta e il progetto Rassemblement è un progetto dove si vuole guardare al futuro - e lo ricordava bene il collega Follien - dove si vuole di nuovo riunire tutte quelle persone, mi è piaciuto chi ha parlato di matrice unionista in passato, io lo condivido, lo condivido appieno questo progetto, ci credo perché è un progetto che sicuramente può dare un futuro alla Valle.
Oggi la situazione amministrativa di cui non si è parlato è il DEFR - qualcuno oggi dice che era stato predisposto, o comunque che gli uffici lo stanno. Il DEFR doveva arrivare a giugno, siamo ad ottobre e non c'è niente. Oggi siamo qui, registriamo questa situazione che - ripeto - per certi versi, non è una sorpresa, almeno non lo è per me. Penso che il movimento dell'Union Valdôtaine e i suoi eletti possano dare il loro contributo in questa fase di nuovo difficile e impegnativa, tenuto anche conto che l'approvazione del bilancio e dei documenti finanziari è fondamentale per il futuro della Valle d'Aosta. A chi parla oggi di coerenza, di responsabilità ricordo che l'Union Valdôtaine le elezioni del 2013 le aveva vinte ed era stata legittimata ad amministrare per questo quinquennio, per tutta la legislatura fino alle prossime elezioni.
Presidente - Ha chiesto la parola la collega Rini, ne ha facoltà.
Rini (UV) - Sinceramente io avevo pensato di non intervenire. Chi mi ha preceduto credo che abbia riassunto perfettamente il quadro della situazione che stiamo vivendo e che l'intera Regione sta affrontando, però proprio vivendo questa mattina in aula, mi sembra opportuno fare qualche brevissima considerazione cercando anche di non ripetermi insieme.
Innanzitutto sono particolarmente colpita e imbarazzata. Prima la collega Morelli diceva che lo sport popolare è lo stupore. Io non mi stupisco più di nulla, però mi imbarazzo ancora e sono imbarazzata dal silenzio del Presidente della Regione Marquis...
(interruzione del Presidente della Regione, fuori microfono)
... certo che lei parlerà dopo, ci mancherebbe! Io pensavo che lei parlasse prima, collega Marquis, perché tanto per non prenderci in giro, ma soprattutto tanto per non prendere in giro i valdostani, la situazione era chiara e lo era già da tempo. Credo che ieri sera ci siano stati passaggi politici molto chiari, molto precisi ed era suo dovere visto che è ancora Capo dell'Esecutivo, questa mattina entrare in aula e non mandare avanti la collega Morelli. Mi fa anche specie, proprio per la stima che ho verso la collega Morelli, che faccia: "vai avanti tu" e non continuo la frase. Doveva intervenire lei per rispetto della sua ex maggioranza e di quest'aula, ma l'imbarazzo con lei l'abbiamo provato tante volte. Glielo avevo ricordato sempre in quest'aula l'imbarazzo che avevamo provato quando, con quella sua sfacciataggine, aveva ricoperto il ruolo di Presidente della Regione senza accorgersi di quelle che erano delle criticità che le hanno molto ben evidenziato i colleghi e che oggi sono venute tutte a galla, collega Marquis. La stessa sfacciataggine che ha nella sua ben nota - ormai nota a tutti - spartizione di nomine, di incarichi da vero manuale Cencelli. Forse ora finalmente si sono tutti resi conto che non era proprio questo il "nuovo metodo" e che forse qualcuno, anche giustamente e anche in buona fede, reclamava ed è forse questo quello che... collega Morelli, quando parla di gestione del potere, crede sia una gestione del potere corretta? Noi no. Mi creda, collega Morelli.
Io lezioni in generale, ma soprattutto lezioni di coerenza e di serietà le prendo da molti, mi creda, e cerco di farlo con umiltà: da molti, ma non da tutti. E mi creda che sicuramente io non intendo prendere lezioni di coerenza e di serietà da persone come lei, Presidente Marquis, ma adesso non voglio che diventi una questione personale, ma nemmeno da persone come i colleghi Borrello, Restano, Fosson, Norbiato che si definisce Area Civica. Glielo hanno già ricordato, collega Norbiato, lei è stato eletto con le preferenze degli unionisti, lei rappresenta l'Union Valdôtaine. Collega Restano, lei prima diceva: "un film", questo pare essere un film comico, questo non è un film. Concordo con lei e sono contenta che lei finalmente si sia reso conto che questo non è un film, ma, fosse stato un film, collega Restano, a lei nemmeno l'attore principale le avrebbero fatto fare! Si è reso conto che le hanno fatto fare la comparsa? Perché l'attore principale era qualcun altro e lo sa bene.
Io credo che oggi si stia scrivendo una pagina importante della storia della Valle d'Aosta in una fase delicata; una pagina che vede un percorso politico che io condivido e che sono davvero, da valdostana, contenta di vedere. Innanzitutto credo che ci sia da prendere atto del coraggio (e non stento a definirlo tale) di chi - parlo della forza politica dell'UVP - ha avuto il coraggio di prendere una strada diversa oggi, forse sarebbe stato più comodo fare altre scelte. Questo coraggio credo che si fondi, però, sull'importanza del progetto, questa parola che troppo spesso manca. Forse era la parola che mancava il 10 marzo, collega Marquis. Il progetto che, come molto bene ha ricordato chi mi ha preceduto - guardo il collega Follien che l'ha riassunto in maniera puntuale -, l'importanza di ritrovare i valori. Eh sì, collega Morelli, io non mi vergogno di dire che i valori da cui dobbiamo ripartire sono quelli dei nostri padri fondatori dell'unionismo e quindi da lì ripartiamo, cercando di avere una visione comune per fondare - come dicevo - le basi di questo progetto, che deve essere - è già stato detto, ma lo ripeto - un progetto che guardi non al domani, ma guardi al bene della Valle d'Aosta, perché qua forse troppo spesso ci dimentichiamo che, fortunatamente o sfortunatamente, non lo so (dipende dai punti di vista), le persone passano ma i progetti e le idee rimangono. Cerchiamo quindi di ripartire da lì, dalla serietà per costruire insieme qualcosa di importante per la nostra Regione.
Presidente - Ha chiesto la parola il collega Guichardaz, ne ha facoltà.
Guichardaz (PD-SIN.VDA) - La maggioranza è nata con un ribaltone preparato con cura, logorando gli alleati dall'interno per mesi e mesi, composta per due terzi da colleghi che facevano parte della precedente maggioranza, un Frankenstein politico che oggi si sgretola e si decompone miseramente nelle sue tante anime. Persone che stavano insieme in forza di un patto di puro potere, in forza di un accordo spartitorio; persone che - è di tutta evidenza - non si sono mai rispettate e sin dall'inizio hanno dimostrato di non avere alcuna considerazione gli uni per gli altri. Quante ne abbiamo viste di faccine da questi tavoli, colleghi dell'ex maggioranza, non ve ne fate un'idea, persone che oggi svelano agli occhi della comunità quella debolezza, che era già implicita il giorno stesso del loro insediamento. Il "nuovo che avanza", come vi siete in qualche modo definiti, credendo forse che la gente non sapesse che di nuovo non c'era neppure il posizionamento: dalla maggioranza molti di voi non hanno fatto altro che stare in maggioranza.
Collega Marquis, lei in questi mesi ci ha fatto la morale, ci ha parlato di metodo nuovo, ha rispolverato in ogni occasione il vecchio armamentario dell'uomo solo al comando. Ieri si è scandalizzato - leggo testuale -: "per i soliti giochini e giochetti che sono ormai superati, e non sono più condivisi dalla popolazione", chiedendo ai suoi colleghi dell'UVP coerenza. Mi faccia leggere precisamente ciò che ha dichiarato ieri, collega Marquis: "abbandonare la situazione di gestione in un momento così difficile per la Valle d'Aosta è un atteggiamento poco responsabile. Non è possibile ricredersi ogni quattro mesi dei percorsi che si intraprendono. Occorre stabilità, serietà e chiarezza di fronte ai valdostani e soprattutto franchezza nei confronti degli alleati". Un capolavoro, colleghi, di amnesia politica. Lei, Presidente Marquis, che è uno degli artefici principali del ribaltone di marzo, lei che era in maggioranza quando fece cadere la precedente maggioranza per diventare Presidente della nuova/vecchia maggioranza, parla di franchezza nei confronti degli alleati, di atteggiamento poco responsabile. Lei, collega Marquis, sembra che arrivi direttamente da un altro pianeta. Sembra che fino a ieri sia stato nelle file di qualche gruppo extraparlamentare. Lei, come i suoi colleghi di Area Civica - come vi definite voi -, Marquis, è organico al potere da sempre. Colleghi di Area Civica, PNV, Stella Alpina, o come diavolo vi chiamate adesso, non avete neppure provato l'ebbrezza dell'opposizione nella vostra lunga vita politica, in maggioranza sempre, ad ogni costo, a prescindere, fosse anche con gli avversari più acerrimi: quelli che vi descrivevano come la peggiore espressione della democristianità più deleteria, basta stare dalla parte comoda: quella dove si tirano i fili, dove si decide.
Avete cercato di rifarvi una verginità in questi sette mesi cianciando di "metodo nuovo", di condivisione, di squadra. Ma vi siete visti? Ma vi siete accorti, colleghi dell'ex maggioranza, che il metodo era sì nuovo, ma perché dieci volte peggiore di quello che voi criticavate? E mai da dentro. Sempre in modo sotterraneo, sempre ordendo trame mai esplicite, mai chiare. Ricordo bene, colleghi di Area Civica, quando avete alzato la testolina per protestare, per manifestare il vostro disappunto, quando avete perso le poltrone da Assessori e neanche subito. Avete aspettato che dal di dentro si costituisse, ad opera di altri, una fronda dapprima strisciante, poi sempre più esplicita, che indebolisse pian piano la struttura di governo con la sapiente regia di colui che oggi si dice stupito. Parlo dell'ex collega La Torre, vostro Coordinatore politico: quello che oggi, da vecchio saggio della politica, indica la strada delle elezioni anticipate, ma solo dopo aver votato un bilancio di responsabilità. È stupito di che cosa? Che una maggioranza incollata con il vinavil delle poltrone e delle nomine non stia più insieme? Suvvia, collega La Torre - credo che ci stia ascoltando in questo momento -, come poteva pensare che stessero insieme anime così male assortite? Come potevate pensare che reggesse una situazione in cui 2 movimenti di 10 persone si pappavano da soli 12 poltrone? Colleghi, ALPE, per entrare in maggioranza con gli ex nemici, diciamo avversari, ha chiesto e ottenuto quattro Assessorati e due presidenze di commissione. Siete in cinque, colleghi di ALPE: cinque per sei posti. E Area Civica, il neonato gruppo esprime il Presidente della Giunta, due Assessori, un Vicepresidente del Consiglio e due presidenti di commissione. Siete riusciti, colleghi del "nuovo che avanza", a superare la capienza massima, a traboccare dal vaso facendo un en plein che altro che vincita del Casinò! Avete vinto la lotteria della vostra vita, quando mai si ripeterà, in condizioni normali, una situazione del genere! Una maggioranza vorace, caratterizzata da un approccio ai problemi, ai dossier, come li chiamate con quell'affettazione fastidiosa di chi vuol far vedere che approfondisce, scava e studia tutto il giorno, una maggioranza vorace - dicevo - caratterizzata da un approccio ai vostri dossier del tutto autoreferenziale, non avete condiviso un fico secco! Passi con noi dell'opposizione, ma neppure in maggioranza. Abbiamo visto le reazioni di disappunto dei vostri compagni di maggioranza quando si parlava di nomine al Casinò, di assunzioni, o quando il Presidente Marquis ha tirato fuori dal cappello l'ipotesi campata in aria di acquistare le quote dell'Autostrada, per dirne alcune, ma potrei riprendere temi che ha evidenziato anche il collega Nogara questa mattina.
Oggi prendiamo atto che non c'è più la maggioranza, ma non è una novità, non c'è da stupirsi. Dal primo giorno il vostro esperimento è stata la cronaca di una morte annunciata, bisognava solo aspettare che qualcuno staccasse la spina. Abbiamo pensato fosse la volta buona quando il collega Gerandin si dimise da tutte le commissioni in segno di protesta per la mancanza di condivisione, per le assunzioni facili al Casinò, per la scarsa trasparenza dell'azione di governo. Avete passato 'a nuttata [dal dialetto napoletano: la nottata], avete passato l'estate, vi siete un po' rinfrancati sperando che l'avvicinarsi alla scadenza elettorale scoraggiasse il tremblement. Avete assecondato pigramente la manfrina - lasciatemelo dire - del Rassemblement, sapendo che tanto vi sareste ritirati con comodo, senza fretta dai tavoli programmatici. Non ci credeva nessuno al riassembramento degli autonomisti, anche perché non basta né dirsi tale, né esserlo per andare d'accordo, per stimarsi, per decidere di intraprendere un percorso insieme.
Non c'è più la maggioranza, è un dato di fatto. Non ci sono più pretesti per stare insieme. Non avete più nulla da dirvi e da spartire, cari colleghi dell'UVP, di Stella Alpina, di PNV, di ALPE, di MOUV'. Ora bisognerà vedere che cosa succederà, non credo che il Presidente Marquis intenda fare l'ultimo dei giapponesi, è già abbastanza surreale e grottesca la situazione, se rimanesse attaccato con le unghie alla sua poltrona, si coprirebbe davvero di ridicolo. Immagino quindi che, in ossequio a quel senso di responsabilità che va sempre dispensando agli altri, farà due passi indietro per permettere a questo sconquassato Consiglio regionale di capire cosa dovrà fare da qui alla fine della legislatura.
Per quel che ci riguarda, noi siamo stati coerentemente all'opposizione dopo il ribaltone di marzo. Non abbiamo accettato di saltare sul carro del vincitore malgrado le lusinghe e le offerte dei colleghi di maggioranza. Collega Marquis, io ho fatto opposizione per quasi tre anni in questa legislatura e non ho mai ricoperto né posti di governo, né posti negli organismi consiliari. A differenza sua, non ho mai avuto paura di trovarmi dalla parte opposta della plancia di comando e se non si chiariranno molti aspetti di questa nuova fase, non avrò alcun problema a restare dove sono, con la tranquillità che si confà alle persone che non frappongono il potere alla dignità. La condizione, per quello che mi riguarda - ma credo di parlare anche per il collega Cretier, con il quale mi sono confrontato -, è che ci sia un'elaborazione vera, sincera di ciò che è avvenuto, che i responsabili di questo bailamme ammettano di aver intrapreso una strada sbagliata, di aver sopravvalutato gli alleati, pensando che fossero in grado di portare linfa nuova, trasparenza, condivisione, competenze, verità, umiltà, voglia di mettersi in discussione. Lo avete scritto, lo avete detto in più di un'occasione, colleghi dell'UVP che un altro uomo solo al comando ha schiacciato ogni velleità di partecipazione e di condivisione. Ammettere di essersi fatti trascinare in un'esperienza politicamente insostenibile, in un mondo di monadi voraci che pensano solo alla loro poltrona e al loro entourage sarebbe utile a riprendere a ragionare, ciascuno facendo però due passi indietro, partendo innanzitutto dai contenuti, dai famosi programmi, dagli obiettivi, prima, anzi molto prima che dalle persone e soprattutto anteponendo la propria parola di galantuomini alle voglie - sempre in agguato - di mollare il tiro e di strappare. Un patto chiaro che definisca percorsi, modalità di confronto e di condivisione, spazi d'azione, modalità di conciliazione. Un patto rispettoso degli alleati sempre. Un patto di governo che rassicuri la gente e che proietti un'esperienza, che spero sia l'ultima per questa legislatura, verso un'idea di stabilità per il futuro. Se non ci saranno questi presupposti, se non ci sarà la presa d'atto di aver interrotto un percorso che stava dando dei frutti positivi misurabili: intendo la precedente esperienza di Governo, quella del 2015-2016, personalmente - e lo dico qua davanti alle centinaia o migliaia di cittadini che ci ascoltano - continuerò a fare come ho sempre fatto: un'opposizione costruttiva e mai pretestuosa. Credo, cari colleghi, che oggi e nei prossimi giorni non ci giocheremo solo la nostra dignità di politici. Se non opereremo con senso di responsabilità e con il giusto grado di umiltà, rischieremo davvero di aprire le porte a un astensionismo devastante, consegnando la Valle d'Aosta al caos, alla demagogia spicciola e ai peggiori populismi. E la storia insegna, colleghi, che quando la politica perde la bussola, i propri riferimenti ideali, quando si tira troppo la corda con tattiche e strategie incomprensibili ai più, la politica perde e qualcosa di non ben definibile subentra al suo posto. Riflettiamo e agiamo di conseguenza, colleghi.
Presidente - Ha chiesto la parola il collega Padovani, ne ha facoltà.
Padovani (GM) - Lo diceva qualche collega prima di me: questa legislatura è caratterizzata da continui cambi di opinione, di maggioranze, di idee, di alleanze e oggi siamo giunti all'ennesima pagina, all'ennesimo cambio di opinione e di prospettive politiche. Quello che abbiamo letto in questi ormai quasi due mesi, quello che veniva chiamato "il Rassemblement", oggi si palesa in questo Consiglio. Ho sentito parlare di progetto politico, di novità, di cambiamento, ma devo dire che condivido quello che ha detto prima il collega Cognetta nel suo intervento: se il cambio di maggioranza che c'è stato il 10 marzo - e io lo rivendico - è stato un cambio di maggioranza per far finire un Governo, un tipo di governo, una modalità di governo con i suoi contenuti e i suoi metodi, questo è un cambio di Governo per provare a raggiungere quel fatidico 42 percento. L'aveva anche detto qualche collega dell'UVP in passato: bisogna arrivare al 42 percento. Io quella legge non l'ho votata, continuo a pensare che sia una legge sbagliata e controproducente. Penso che a quel 42 percento nessuno ci arriverà. Penso anche che le persone - non so quante sono - che ci stanno ascoltando, di questi discorsi, soprattutto in questo periodo, ne abbiano un po' piene le scatole. Forse vorrebbe sentirci parlare di come vogliamo risolvere la crisi, di come vogliamo combattere la povertà, di come vogliamo combattere la disoccupazione. Dei continui cambi di opinione di alcuni in questo Consiglio forse la gente fuori ne ha davvero piene le scatole e temo che o cambiamo registro, oppure, quando andremo a votare, se sarà maggio o prima, la gente ci farà capire che di questo teatrino ne ha piene le scatole. Io penso quindi che, prima finiamo questa discussione, meglio è e forse sarebbe meglio tornare a parlare delle questioni che riguardano davvero le valdostane e i valdostani, che sono prima di tutto la lotta alla povertà e alla disoccupazione.
Presidente - Ha chiesto la parola il collega Cretier, ne ha facoltà.
Cretier (PD-SIN.VDA) - Sono entrato in quest'aula il 21 marzo con dei buoni propositi: votare le mie istanze per la soluzione dei problemi, è una visione un po' personale della politica. Sono entrato in questo Consiglio già pesantemente condizionato dai fatti e spero di non urtare le sensibilità di qualcuno, ma vorrei dare il mio apporto. La mia sensibilità riflette il centro-sinistra moderno e moderato. Nella più assoluta semplicità, in questi sei mesi abbiamo, come gruppo, apportato una serie di attenzioni sulle problematiche che assillano i cittadini e non è il caso che faccia l'elenco, purtroppo lunghissimo, però, a mio modo di vedere, abbiamo avuto poche risposte o poche risposte almeno tangibili.
Ho una visione della politica molto personale, però fiduciosa, nel senso che deve esistere l'atto politico, ma non deve essere alla base del confronto di visioni diverse e soprattutto di scontro e deve arrivare alla soluzione dei problemi della polis. I buoni propositi a volte si scontrano con logiche di potere per me incomprensibili, che sono sempre chiuse nelle segrete stanze del palazzo. Malgrado i buoni propositi della campagna elettorale, nei vari passaggi si riesce sempre a sbattere contro la volontà di poche persone per cambiare gli obiettivi e soprattutto le idee. Gli obiettivi devono essere il benessere dei cittadini, la loro sicurezza e i loro diritti, facendo dei buoni provvedimenti e delle leggi - direi - condivise nelle commissioni. In tempi non sospetti ho visto qui dentro poca condivisione sui banchi della maggioranza. Nella mia esperienza forse non ho letto i già segnali evidenti dei disagi di qualcuno già conclamati, forse c'era già l'idea di raggiungere l'obiettivo odierno (o futuro) di smantellare l'attuale maggioranza. Nobili sono i tentativi di rimettere in moto l'economia, ma, a mio modo di vedere, non sono stati supportati dai provvedimenti chiari, semplici e condivisi.
Permettetemi di dire che una squadra di calcio, prima di entrare in un campo, decide le tattiche negli spogliatoi e quindi a me è parso di leggere dei passaggi contrastanti. Forse ci sono troppe maglie, poi ci sono stati i soliti cambi di casacca, che non rispondono al mandato degli elettori. Ognuno è responsabile delle proprie scelte e alla propria coscienza dovrà dare delle risposte. Per me la politica è una cosa seria, deve essere di rispetto anche in quest'aula per coloro che ascoltano e seguono da casa e di pari passo deve essere l'Amministrazione regionale.
Infine vorrei ricordare le parole del mio amico Silvio, che nel 2013 mi disse: "vedrai che le divisioni attuali un domani saranno di nuovo motivo per cui si tornerà alla storia, ci saranno di nuovo dei momenti in cui si rimetteranno insieme, ma l'ardua sentenza spetta ai posteri". Come vedete, non ho nominato nessuno, perché personalmente penso che additare le responsabilità alla singola persona non sia una cosa buona, il rischio pesante è di dare luce all'altarino della politica e dare i riflettori a componenti politiche che tornino ad esultare e farsi forti con il populismo. Infine, scusate, i padri fondatori si sono già rivoltati una volta nella tomba e sarebbe bene pensare alla Valle d'Aosta nella sua interezza.
Presidente - Ha chiesto la parola il collega Marguerettaz, ne ha facoltà.
Marguerettaz (UV) - Oggi abbiamo avuto modo di ascoltare le parole, tante dichiarazioni. La politica è sicuramente confronto, quindi direi che questi momenti sono dei momenti importanti. Proviamo però a parlare di fatti. Oggi, in modo un po' irrituale, non abbiamo neanche iniziato il Consiglio, non abbiamo neanche affrontato i primi punti all'ordine del giorno e abbiamo visto la collega Morelli chiedere una sospensione per la maggioranza. Qui abbiamo scoperto, con un balzo in avanti, un colpo di reni importante, che Einstein era un dilettante, quando ha introdotto il concetto della relatività, perché qua abbiamo scoperto che su 35 Consiglieri noi abbiamo una maggioranza composta da 10 più 1 più 1, quindi 12 sono una maggioranza. Collega Morelli, questa è la rappresentazione plastica che non siete più una maggioranza. A questo punto un ragionamento molto lineare, molto trasparente avrebbe dovuto portare il Presidente Marquis, forte dei suoi 1400 voti, a venire in aula e ammettere di non avere più la maggioranza, aprendo una discussione politica. Abbiamo invece visto, colleghi, probabilmente affetti da qualche bipolarità, venire qui a dire: "noi siamo maggioranza, noi portiamo avanti". Io mi pizzicavo, chiedendomi come possono immaginare di portare avanti cosa? Tra l'altro, dicendo delle cose totalmente infondate, ovvero: "vogliamo assicurare alla Valle d'Aosta un Governo". Ma credetemi - per coloro che ci ascoltano - sono delle fandonie, perché non c'è nessun vuoto amministrativo. Se Marquis si fosse dimesso, e spero ancora che si dimetta perché stiamo aspettando ovviamente il suo intervento, non è una questione di melina, il suo intervento doveva essere il primo... ma qualora lei venisse qua e dicesse: "mi dimetto", è tutto normato: c'è il Vicepresidente che assume le funzioni di Presidente, il Governo procede tranquillamente per gli atti di ordinaria amministrazione e quindi non ci sarebbe nessun vuoto. Marquis, io ho visto delle dichiarazioni che sono stravaganti, ha detto: "ma che figura facciamo con Gentiloni!". Ma perché, lei pensa di fare bella figura? Parliamoci chiaro: secondo lei, Gentiloni ha un momento di brivido nel sapere che qua si è aperta una crisi? Ma siamo seri! Da questo punto di vista, non c'è niente che paralizza l'attività amministrativa, a meno che voi non abbiate voglia di fare degli atti che non sono di ordinaria amministrazione, e lì sarebbe veramente una cosa fuori da ogni logica. Voi con una maggioranza che non esiste più magari avete il coraggio di portare in Giunta degli atti che non sono ordinari? Magari avete il coraggio di portare in Giunta delle nomine? Magari avete il coraggio di portare in Giunta degli atti che non sono di ordinaria amministrazione? Dobbiamo vedere ancora questo e poi abbiamo visto tutto, quindi, quando voi mi dite che c'è un senso di responsabilità, siamo fuori strada, non c'è nessun vuoto amministrativo. Se lei si dimette, le cose procedono tranquillamente.
Io, per certi versi, convengo, in un momento dov'è conclamata la crisi, sarebbe bene confrontarsi per dire: "abbiamo delle idee, abbiamo dei progetti, abbiamo delle attività", invece con i vostri interventi ci state portando (ma come sempre) al passato dicendo che avete cambiato metodo, una litania che è abbastanza stucchevole. Allora mi permetto di riprenderla un po', ma non sarebbe questo l'argomento. Come qualcuno ha detto, noi abbiamo un tema, che è quello del lavoro, è sparito dai radar questo termine: lavoro. Io la vedo in termini diversi dal Consigliere Padovani, lui parla di disoccupazione, io parlo di lavoro, perché l'obiettivo è creare le condizioni per avere sviluppo, per fare delle cose, non per introdurre elementi di tutela sociale, degli ammortizzatori, vogliamo pensare al lavoro.
Fatta questa premessa, il Consigliere Padovani, anche lui (creatura santa) ha dei momenti di amnesia e quindi viene in aula e, con fare serafico, dichiara di non aver votato la legge elettorale, peccato che poi in commissione, per introdurre l'argomento, l'abbia firmata, anche lì quindi arriva in commissione e la firma in allora con Fabbri. Alla fonte di innesco di quella legge elettorale lei ci ha messo la firma e poi in aula non ha firmato. Ma è tipico di questa ex maggioranza: "vorrei ma non posso", quindi uno si dimette dalle commissioni, però poi non si dimette; uno dice che non voterà il bilancio, però poi lo vota. In buona sostanza, quindi, quando c'è qualcosa che non va bene, lo facciamo fare agli altri. Quando le cose possono essere di interesse, queste vengono assunte in proprio. Tanto per riassumerlo, quindi questo si chiama "menù alla carta": rispetto tutto quello che c'è, io scelgo quello che mi piace.
Vede, collega Chatrian, lei ha fatto un mix tra una relazione tecnica degna di Monorchio con delle affermazioni da statista. Mi creda, collega, sull'attività che lei ha condotto da Assessore, così come quando era in minoranza, ci sarebbe da fare veramente un ampio dibattito. Ancora l'altro giorno non ha provato un po' di imbarazzo, collega Chatrian, quando abbiamo fatto l'audizione dell'avvocato Di Matteo? Non entro nel Casinò, ma quando le ha detto: "quella legge n. 20 sulle partecipate è una legge che ci sta bloccando, è una legge assurda". A proposito degli impegni, ne abbiamo dibattuto all'inizio dell'estate, quando avevamo proposto di fare una riunione in commissione e di modificare, e tutte le società degli impianti a fune sono venute a dirci che è una legge che crea dei vincoli tremendi, lesivi del nostro sistema locale, ma non locale inteso malamente, ma come opportunità di lavoro. Mette in discussione tutta una serie di attività. L'altro giorno Di Matteo ha definito questa legge n. 20 una legge assurda - non ha utilizzato questo termine? - e lei, come una statua di sale, non ha battuto ciglio. Io mi sarei sentito in imbarazzo, perché lei si è preso la paternità di quella legge.
Ora, vedete, amici di ALPE, io capisco benissimo quello che può essere un confronto politico, ma quello che non ammetto è la vostra presunzione. Voi siete convinti di essere il bene, quindi fate tutto quello che vi passa per la testa e lo fate per il bene pubblico. Avete quindi messo un limite dei mandati, dopodiché ve lo siete tolto; avete detto: "bisogna moralizzare, via i condannati" e avete messo un Assessore condannato. Da questo punto di vista, cosa vuol dire Morelli? Quando eravate voi nell'Union, era tutto giusto; quando avevate coloro che sono stati i fondatori di ALPE o di Renouveau, erano delle persone perbene e noi siamo tutti dei farabutti. Ma che cosa sta dicendo, Morelli?
Restano, lei cosa sta dicendo? Ci mette la faccia? Ma lei è venuto nella Coumba Freida a fare il giro delle sezioni, dov'è andato a pietire i voti? Ci ha messo la faccia, è venuto da noi? Non è venuto, non faccia così con la testa... quando lei è venuto, ha fatto la campagna elettorale che veniva a pietire nel mio ufficio l'appoggio e, quando andava in giro, da questo punto di vista, collega Restano, metterci la faccia vuol dire anche quello, quindi io devo dire che attendo con attenzione l'intervento del Presidente Marquis, che credo presenterà le dimissioni e chiuderà questo teatrino!
Presidente - Ha chiesto la parola il collega Restano, ne ha facoltà.
Restano (AC-SA-PNV) - Per fatto personale. Il carosello non è finito. Io la faccia ce l'ho messa, così come ce l'ha messa lei quando ha firmato certi atti, quando ha acquistato il Billia, quando ha fatto licenziare delle persone. Ognuno ce la mette la faccia e non si preoccupi che ho ricevuto anche le lamentele sul suo operato. Ognuno ce la mette e ce la metterà in futuro. Non si preoccupi, pensi per sé, che ne ha abbastanza, caro collega, perché la coerenza qua quando siamo entrati, abbiamo fatto tutti un giuramento di attenerci a certe regole e al loro rispetto, l'abbiamo fatto tutti? Non penso proprio. Quando abbiamo fatto entrare il PD (abbiamo), ci siamo attenuti al giuramento? No. Quando è entrato l'UVP, ci siamo attenuti al giuramento? No. I primi quindi siamo stati noi, lei compreso. E non voglio rivangare altri atti, perché non è mia consuetudine parlare di vicende giudiziarie, perché quelli sono i primi tradimenti e ci sono anche da parte dell'Union, che sono stati i primi nella storia.
Presidente - Chiedo all'Assemblea chi intende prendere la parola. Ci sono altri interventi? Ha chiesto la parola la collega Certan, ne ha facoltà.
Certan (ALPE) - Non per continuare a proposito di litanie e di santità, però inizierei il discorso dicendo che la scorsa domenica nel suo intervento a Cesena Papa Francesco, con la sua semplicità, ma anche con la chiarezza che lo contraddistingue, ha fatto un passaggio interessante. Ha detto, oltre ad altre cose che non vado a citare adesso, che se un politico sbaglia, dovrebbe chiedere scusa. Io, in particolare, non so se ho sbagliato in qualcosa consapevolmente, avrei già chiesto scusa prima. Sicuramente in questi quattro anni e mezzo in qualcosa può darsi che abbia sbagliato. Comunque sia, credo che quando uno la sera fa un'autoanalisi... e credo che ognuno di noi se è onesto con sé stesso, lo faccia... Comunque sia, chiedo scusa oggi ai valdostani per lo spettacolo indecoroso che ancora una volta questo Consiglio sta dando. La colpa non è in particolare di qualcuno, di qualcosa, credo che sia un po' di questo mix che è venuto fuori dalle scorse elezioni, che non ha mai funzionato, lo sappiamo, non è una novità, purtroppo l'hanno percepito ormai chiaramente anche i valdostani. A marzo lo sapevamo che non avremmo avuto vita facile. Devo dire che molti di noi sono stati anche molto titubanti se fare questi passaggi e scegliere. Almeno io ricordo di non essere sicuramente stata una sicura e decisa nello scegliere quale percorso fosse quello migliore. E non pochi tracà [traduzione letterale dal patois: preoccupazioni] noi anche di ALPE ci siamo presi e ci siamo anche presi l'onere di grossissime difficoltà e grossissimi problemi, perché oggi è vero che bisogna parlare del futuro e non guardare lo specchietto retrovisore, ma non è che proprio la situazione a marzo fosse delle più rosee e che il Governo precedente avesse proprio governato benissimo. Anche perché poi su alcuni dossier - mi scusi, collega Guichardaz, se uso questa terminologia - li abbiamo davvero enucleati e abbiamo visto anche la pochezza di quello che c'era. Abbiamo anche ricevuto qualche tirata d'orecchie a Roma, dove ci hanno detto: "che bello, arriva la Valle d'Aosta, meno male! Era assente da due anni e siete l'ultima Regione che non ha ancora firmato, ad esempio, alcuni progetti europei". Ancora a Roma 7,7 milioni, poiché non c'era nessuna traccia di accordo Stato-Regione. Questi progetti erano chiaramente a disposizione. In questa mia prima legislatura, direi una legislatura travagliata - l'hanno detto tutti -, credo che spesso da parte di tutti si sia perso di vista che siamo qui rappresentanti dei cittadini e non possiamo fare e disfare a piacimento a seconda delle strategie che riteniamo utili per raggiungere il quorum che la legge elettorale, che facciamo o rifacciamo, impone: in questo caso il 42 percento, perché tutto parrebbe nato da lì. Sei mesi fa sapevamo che a maggio 2018 saremmo andati ad elezioni, che quindi non sarebbe stata certo una legislatura, che chissà quale progetto avremmo potuto portare avanti, ma consapevolmente e responsabilmente abbiamo lavorato ogni giorno in modo credo anche costruttivo. Credo che questa di oggi, di ieri, pur non essendo sicuramente una delle pagine più edificanti, dico oggi questa seduta di Consiglio, la riunione di ieri di verifica di maggioranza, ma anche la conferenza di Giunta un po' inusuale di lunedì, possano essere una giusta verifica a sei mesi dall'insediamento nostro di questo Governo e a sei mesi dalle elezioni, quindi lo considero magari non un edificante passaggio, ma anche forse un necessario chiarimento istituzionale, anche un valido momento di confronto e di dibattito e un'occasione per fare chiarezza.
La chiarezza, senza ripercorrere tutta la legislatura, la faccio su alcuni temi. C'è una novità oggi rispetto a ieri sera, il Rassemblement - ha dichiarato oggi il Consigliere Nogara - è chiuso. Io non so se è chiuso, in che senso. Ieri sera mi era parso di aver capito il contrario e in effetti le parole del Consigliere Fabbri hanno detto altre cose contrastanti. Non lo so se è chiuso, se è aperto. Cerco però di spiegare come mi è parso essere, almeno come l'ho capito io, un momento di confronto politico su un tema soprattutto dell'autonomia, che poi sicuramente è alla base, o dovrebbe essere alla base della nostra azione politica, un tema che ci è stato delegato anche da chi ha amministrato precedentemente, ma soprattutto dai nostri tanto citati padri fondatori.
Quello lanciato in estate da UVP del Rassemblement io l'ho colto come un momento di confronto politico su questo: ecco perché ALPE come movimento ha partecipato alle riunioni dell'estate, come avrebbe potuto non sedersi ad un tavolo quando si parla di autonomia e del futuro della nostra Regione? È sempre stato sottolineato, e sempre io l'ho inteso, che invece sull'aspetto operativo pratico di governo, si sarebbe lavorato alacremente sui temi per avere non una prevalenza di una posizione o dell'altra, ma per cercare di portare elementi, di trovare sintesi su ogni tematica adeguata alla Valle d'Aosta. Ecco perché ad un certo punto ALPE ha abbandonato il tavolo del Rassemblement, a nostro avviso, ha perso di vista l'obiettivo, non era più solo politico ma la discussione è diventata anche un tavolo per cambiare in corsa una Giunta a bilancio iniziato, a tanti dossier e lavori aperti, forse abbiamo capito male. Se oggi la chiusura del tavolo significa qualcosa sui temi, possiamo ancora - credo - lavorare. Credo che alcuni colleghi dell'UVP siano d'accordo con me che, se si vuole, portando gli elementi oggettivi, si è sempre trovato l'accordo.
Non entro su altre tematiche nello specifico, perché non ho in questo momento il tempo, però credo che ci sia ancora il tempo, e anche soprattutto si debba tenere conto della responsabilità che tante volte si chiama, ma poi non la si usa. Cercando di sintetizzare, ci sono tanti altri momenti magari di mancanza di fiducia non solo sui temi che ci sono stati in questi mesi. Nessuno ha ricordato, ad esempio, le infauste registrazioni inviate ad uno pseudo giornalista, la brutta pagina dei 25 mila euro, altre vicende che hanno minato, sì, la fiducia all'interno un po' della nostra maggioranza, ma credo che sui dossier, invece, ci sia la possibilità di chiarire.
Grazie Marguerettaz, perché lei è stato un po' clairvoyant nel suo intervento. Ci ha illuminato su quale percorso potrebbe andarle bene, forse a lei, non so se a tutta l'Union Valdôtaine... quindi è per questo che chiedo al Presidente Marquis di non dare le dimissioni. Non perché non voglio che il Vicepresidente diventi Presidente, ma io auguro al collega Viérin di poter diventare Presidente della Regione con i voti dei valdostani, non in questo momento e non alla fine di questa legislatura, perché non sarebbe sicuramente la cosa migliore...
Prendo alcuni minuti del prossimo intervento. Chiedo davvero, Presidente Marquis, non dia le dimissioni. È una situazione paradossale quella che oggi vediamo e quello che le si chiede. Non c'è una visione comune, ma non facciamo nulla per cercarla, almeno io spero che dopo questo chiarimento si faccia, però finora non si è cercata. Non vogliamo contribuire ad un progetto politico, ci tiriamo indietro anche da quello amministrativo. È come se io andassi - e sottolineo il "come se", perché non vorrei poi che si interpretassero le mie parole - a casa e dicessi a mio marito e alla mia famiglia che non li stimo più, non li amo più, che non voglio più condividere nulla con loro, che non mi piacciono neanche più le scelte che facciamo, ma che devono andarsene da casa loro, non io. C'è una cosa molto semplice, credo: se uno non vuole discutere, non vuole affrontare e in quella casa non ci sta più bene, se ne va innanzitutto, non fa andare fuori casa gli altri e utilizza le regole e non i pretesti per ottenere quanto previsto dalla legge e, se è il caso, anche la casa. Altrimenti, a mio avviso, oggi è ancora possibile dopo questo dibattito, che, a mio avviso, i dibattiti e i confronti non sono mai banali, altrimenti si mettano i temi, quelli a cui valdostani interessano e si aspettano, non i nostri pretesti sul tavolo e si discutano senza ricatti strani. Si discuta sui temi e sulle prospettive, anche in modo direi libero, senza troppe gentilezze, però lo si faccia, perché, a mio avviso, a differenza di quanto dicono alcuni, quello che si è avviato il 10 marzo è un percorso che può avere ancora un futuro, ma soprattutto può dare alla Valle d'Aosta un'apertura diversa. Ripeto: con quest'analisi non vuol dire che non ci sono delle azioni pour redresser le chemin. Sicuramente ci devono essere, ma mi piacerebbe poterlo fare sulle tematiche e non su tante cose non comprese, incomprensioni o forse cose non dette appositamente con strategie strane, può darsi... da parte di tutti. Ripeto: credo che non ci sia nessuno che, quando lavora, non sbagli.
Presidente - Ha chiesto la parola il collega Lanièce, ne ha facoltà.
Lanièce (EPAV) - Dopo il preciso e puntuale intervento del Capogruppo Baccega che ha tracciato alcuni passaggi politici importanti, a seguito anche del progetto del Rassemblement, condivisi pienamente dal nostro gruppo consiliare, vorrei iniziare questo mio breve intervento rivolgendomi esclusivamente agli elettori della Stella Alpina ricordando loro che avevo ragione io quando dissi al Coordinamento della Stella Alpina che sarebbe finita così. Quella scelta presa, nel marzo scorso, dalla Dirigenza del movimento è stata una scelta scellerata, priva di intelligenza politica, guidata solo dalla voglia di vendetta di qualcuno che aveva perso la poltrona, tradendo così il voto popolare delle elezioni regionali del 2013 e rompendo così l'alleanza ultradecennale con l'Union Valdôtaine. Scelta che avrebbe portato prima o poi allo sfacelo di un movimento, che invece aveva le potenzialità di rappresentare, all'interno dell'alleanza con l'alleato Union Valdôtaine, quell'elettorato popolare, moderato, attento al sociale e al mondo cattolico. Oggi alea iacta est: il dado è tratto, la decisione è stata presa e "la Stella rimarrà al di qua del Rubicone".
Ci sarà qualcuno di loro che con onestà intellettuale e politica ammetterà di aver fatto scelte politiche affrettate, errate, non coerenti con la storia della Stella Alpina, soprattutto con il voto delle passate regionali? Penso che se ci fosse tale corretta analisi, qualcuno dovrebbe dimettersi, o almeno ammettere di aver fatto delle scelte che oggi mettono in seria difficoltà un intero movimento che, per colpa di quelle sbagliate e scellerate scelte, si è diviso. Magari qualcuno potrà sempre dire che abbiamo perso Lanièce e Baccega, ma abbiamo acquistato La Torre e il suo gruppo di riferimento. Peccato che, quando c'eravamo ancora noi nella Stella Alpina, quest'ultimo gruppo non era così tanto osannato - e uso un aggettivo positivo - dal Coordinamento del movimento.
Mi spiace leggere oggi affermazioni quali: "adesso andiamo a votare". Per andare a votare, bisogna essere in 18, come la maggioranza che si costituì il 10 marzo scorso, caro ex Presidente Marquis. Come mai, voi che eravate in 18, non avete deciso di andare a votare, firmando un documento nel quale si dicesse che, non appena fosse stata adottata la nuova legge elettorale, si doveva andare a votare? La verità è che, quando si governa, si vuole continuare a governare a qualsiasi costo, così si fanno le nomine dei propri amici, e di questo la Stella Alpina non ha nulla da imparare da nessuno. Sarei curioso di sapere quante persone vicine alla Stella Alpina hanno avuto incarichi e nomine in questi soli sette mesi. Sarebbe il contenuto di un'interessante interrogazione scritta, che dimostrerebbe ancora una volta la non coerenza rispetto al tanto pubblicizzato nuovo metodo di fare politica.
L'unico nuovo metodo rispetto a prima è che in questo breve periodo eravate voi a gestire il potere. In sette mesi avete dimostrato tutto il contrario di quello che avevate detto il 10 marzo: "trasparenza, nuovo metodo di fare politica, condivisione, non governo di poltrone, sarà bandita l'arroganza". Addirittura in un'intervista pubblicata sul vostro sito, lei, ex Presidente, ad una precisa domanda: "questa legislatura è stata un fallimento, perché non siete andati al voto? I valdostani vi vedono attaccati alle poltrone" ha risposto: "non siamo andati a elezioni perché ci sono problemi urgenti da risolvere". Oggi, correttamente con la sua storia e con quella del suo movimento, ci dice che bisogna andare a votare. Dovremmo dedurre noi e tutti i valdostani che la ascoltano che i problemi urgenti quindi sono stati risolti? Pertanto valdostani, se credete alle affermazioni del referente della Stella Alpina, oggi si deve andare a votare perché i problemi sono risolti... o forse perché, lei, non essendo più sulla "cadrega", preferisce che non ci siano altri che, nello stesso tempo che lei ha governato, dimostrino, invece, che di problemi da risolvere ce ne sono ancora, ma soprattutto che vengano risolti, non solo con spot comunicativi o con dichiarazioni verbali, ma con vere azioni costruttive e concrete? Non vorrei ricordarle che, quando il collega Donzel subentrò al suo posto all'Assessorato delle attività produttive, si passò da tante belle chiacchiere e voli pindarici, a fatti concreti, e questa è storia recente e verificabile. D'altronde questa non è mai stata la parte forte della Stella Alpina. Basti pensare che l'ultima legge regionale presentata da un Consigliere della Stella Alpina in quest'aula è quella sul telelavoro presentata nel 2008 dal sottoscritto, poi silenzio. Salvo qualche altra azione, come essere in prima linea nel difendere il pirogassificatore con il Consigliere Comé, che ne aveva fatto quasi un caso personale, o come il recente referendum sulla riforma costituzionale, anche questo cavallo di battaglia del movimento e del Segretario Marzi, tanto da organizzare pure una riunione specifica a Saint-Vincent. Due battaglie su due perse, tra l'altro.
Per ancora una volta far capire agli elettori la grande azione propositiva del Presidente uscente, volevo ancora ricordare alcuni passaggi del Congresso della Stella Alpina del giugno 2016, Congresso ben organizzato a Pollein (che strano), durante il quale l'allora Capogruppo Marquis propose un documento intitolato "Sette misure per la crescita fondate su un'autonomia solida, matura e responsabile". Bene a parole. Fu interessante leggere quel documento che prevedeva delle iniziative legislative tanto che il Capogruppo disse: "ho già pronti nel cassetto sette disegni di legge riguardanti: artigiani e microimprese, agricoltura e turismo, industria e manifattura, costruzioni, libere professioni, startup e nuovi settori, e formazione permanente". Verrebbe da dire: bravi questi della Stella Alpina, ricchi di idee e di proposte legislative.
Mi corre però l'obbligo di fare un'ultima domanda ad alta voce. In questi sette mesi di governo con un uomo della Stella Alpina al vertice, queste proposte così interessanti per la crescita della Valle sono forse rimaste nei cassetti della scrivania? Stai a vedere che, quando hanno sostituito la scrivania a Marquis, gli operai, o chi per essi, se le hanno trovate, non le hanno denunciate come i 25 mila euro. A parte le battute, questa è l'ennesima dimostrazione del bluff politico di cui è stata portatrice la Stella Alpina, ma nella vita prima o poi il cerchio si chiude e "chi di spada ferisce di spada perisce", cari "Stelluti". Questa è la storia del passato, ora bisogna invece guardare al futuro per ridare fiducia e stabilità alla nostra petite patrie, e noi ci siamo.
Presidente - Per favore, chiederei di non esternare... chiedo la cortesia, non siamo allo stadio. Ci sono richieste di intervento? Ha chiesto la parola il collega Rollandin, ne ha facoltà.
Rollandin (UV) - Je crois que pendant cette séance on a essayé de faire le point sur le thème qui a été évoqué au début de la séance même, c'est-à-dire la crise. En partant de ce volet, chacun a essayé de montrer quelles sont les raisons et le bien-fondé du point où nous sommes. Je crois que plusieurs ont évoqué ce qui a été prévu au début de cet accord et à ce propos je pense que tout le monde ne peut que reconnaître que l'aspect qui a été évoqué et débattu, qui a trouvé une solution que nous n'avons pas partagée est le casino. Le Casino qui encore aujourd'hui est à la une, car les résultats ne sont pas conséquents à ce qu'on avait promis. Les différents aspects sont encore là à vérifier, je crois qu'on a vu quels sont les résultats et, par conséquent, on est aujourd'hui dans une situation où il a fallu quand même allouer à nouveau 6 millions d'euros, qui pouvaient être donnés auparavant et comme conséquence de tout cela on dit qu'on a résolu les problèmes de la Maison de jeu. Tout le monde reconnaît, à partir des syndicats jusqu'à arriver à qui travaille, que la situation est encore pire qu'auparavant. Le programme qui a été prévu ne pouvait pas être exécuté, car on n'avait pas de bien-fondé, on l'a dit clairement dans cette salle.
Un autre aspect qui a été évoqué, étant donné qu'on est à la veille du rendez-vous des élections politiques, qui se tendront probablement au mois de mars, et des autres élections, est la question de la loi électorale. Pourquoi on est arrivés à cette loi électorale? J'estime que ce passage de la loi électorale a été quand même, pour cette Assemblée, un des résultats les plus importants de cette législature, car tout le monde reconnaît qu'avoir une situation de 18 à 17 quand même suppose des problèmes à gouverner, cela pour une série des raisons. Je ne veux pas évoquer car les personnes qui ont été rappelées et qui ne sont plus ici pourraient dire plus que moi. Évidemment, la question est importante; le démontre le fait d'avoir prévu un barème à 42 pour cent et, donc, qu'il y ait des alliances, mais des alliances qui ont un bien-fondé. L'alliance qu'on veut porter de l'avant est sur une question capitale pour notre Région: la question de l'autonomie et de qui l'autonomie l'a portée de l'avant dès le début; on a parlé de l'Union Valdôtaine et de tous ceux qui se sont reconnus dans ce mouvement, libre et ouvert, dès sa fondation. Alors je crois que dans ce sens le fait d'imaginer qu'il y ait un parcours qui puisse remettre ensemble, qui croît vraiment, au-delà des personnes, il y a une abstraction de qui porte de l'avant, mais le fait de reconnaître qui est là la source de celle qui peut être encore une attractive pour cette Région.
Je crois que tout le monde dans cette période a parlé de la Catalogne. La Catalogne, maintenant, qui veut l'indépendance; il y avait une autonomie, qui n'était pas suffisante pour ce peuple et depuis qu'on parle d'indépendance, la plus grande partie a compris pourquoi on fallait imaginer l'autonomie; nous avons cette autonomie spéciale, à ne pas confondre avec l'autonomie qui est en train d'être à la une pour les referendums de la Lombardie et de la Vénétie. Il s'agit de choses différentes; je crois que dans ce cas aussi il ne faut pas confondre l'autonomie spéciale que nous avons avec l'autre autonomie; là où il s'agit seulement d'avoir des pouvoirs contrecarrés avec des présences ultérieures de financements de la part de l'État. Je resouligne cet aspect, car est à la base de l'accord qu'on veut porter de l'avant avec ce projet, non pas sur les personnes, il n'est pas fondé sur la personne, mais sur le projet; ceci est capital pour faire comprendre quelle est la différence entre des accords qui peuvent durer quatre ou six mois et un accord qui va être, au contraire, durable pour le fait qui est un bâtiment avec des fondations réelles.
Questa è la differenza sostanziale perché se non si parte di lì, il resto non ha senso. Per il futuro, noi andiamo verso elezioni, se non si arriva al 42 percento... qualcuno ha detto: "andiamo alle elezioni adesso", per fare cosa? Per arrivare dove? Ad essere di nuovo con il proporzionale, anche se il 12 ottobre entrerà la legge in vigore? A cosa si arriva? Si arriva ad avere di nuovo lo spezzatino, come c'è adesso, e poi l'ingovernabilità, si ripete... Io credo che, con tutta onestà noi l'abbiamo detto subito: non è per la paura di andare alle elezioni - perché qualcuno, a seconda delle tempistiche, ha detto: "andiamo" o "non andiamo" a seconda di dove si trovava -, non è per non confrontarsi, ma perché il confronto va fatto portando in discussione qualcosa di solido, qualcosa che sia vero come il fatto dello spirito autonomista. Non dimentichiamo che lì stanno andando in galera, l'ex Presidente della Catalogna sta andando in galera per difendere alcuni principi. Altro che noi, che non riusciamo nemmeno a confrontarci su questi temi! Non fa più interesse, non è più alla base di un dibattito serio, perché ognuno, quando fa questo dibattito, guarda se lo fa A o se lo fa B: non su quello che dice, ma chi lo dice, è la guerra alla persona, questo sta succedendo! Questo non porta da nessuna parte, perché a turno è una condanna, a turno scatta una freccia che ferisce. Non ci porta da nessuna parte. E se la gente è stufa, è anche per questo. Al di là degli errori che ognuno di noi fa, è anche perché non c'è sostanza, non si sente rappresentata, non capisce dove andiamo, al di là della discussione che possiamo fare adesso sul Casinò o sulle percentuali. Non è tutto lì: il problema è qual è la visione che vogliamo per questa Valle.
È vero, è necessario riprendere con più forza i collegamenti con il Governo, indipendentemente da chi ci sia. Ma perché anche lì, se c'è una coesione a livello serio su qualche principio, come noi vogliamo, allora è credibile che ci sia un confronto, indipendentemente da chi governa, sennò non serve, sennò deve solo fare la "marchetta" con quello perché lo conosci, perché arrivi ad ottenere qualcosa, ma non è quello il rapporto, perché "cadi" immediatamente.
Ora, queste sono le situazioni da cui dobbiamo uscire. È difficile, però il fatto di immaginare qualcosa che se si fa adesso, non finisce con i mesi a scadenza, ma si proietta per il futuro è quello che, secondo noi, ha un senso. Non si può immaginare di stare a dirimere oggi qui in questa seduta sulle varie problematiche, su chi ha fatto meglio, su come quella legge può essere modificata. Verissimo tutto, perché, quando si fa una legge, quando è appena finita, ci siamo accorti... abbiamo messo il limite degli 80 mila euro per i responsabili di un certo livello, il giorno dopo volevamo già cambiarla, perché si diceva: "no, per questi non basta, dobbiamo portarli a 120", ma per dire una banalità. C'è il discorso degli operai forestali, ci siamo accorti che lì crea un problema, è un problema reale, vero. Ci stiamo accorgendo - l'altro giorno in commissione - che anche quando si parla della casa facciamo dei mega investimenti, e a chi vanno? Giustamente i sindacati hanno detto: "noi siamo qui a dire che ci interessa la legge sulla casa, ma vorremmo tanto che fosse anche per l'occupazione". Sì, ma l'occupazione dov'è, se a fare questi lavori vengono delle ditte tutte da fuori? Allora proviamo a vedere se possiamo coinvolgere le ditte locali, perché lì non sono appalti pubblici, sono giustamente delle situazioni - l'ha sollevato il collega Cognetta - gestibili, perché il singolo può fare una valutazione tra tre o quattro preventivi. Faccio degli esempi per dire dove la gente poi cade, nel senso buono del termine, dov'è che si intromette nel senso di poter capire quali sono gli indirizzi. Se non ci sono questi indirizzi, il resto sono soldi buttati.
Credo che negli interventi che mi hanno preceduto si sia detto in modo chiaro... qual è la differenza tra un confronto fatto su chi è più bravo, chi è meno bravo lascia il tempo che trova, per la gente che ascolta non cambia una virgola. Se riusciamo a trovare una modalità seria per riuscire a dare delle risposte in poco tempo, che siano corrette e collegabili con quello che la gente si aspetta, possiamo immaginare di rompere quel muro di apatia che c'è adesso nei confronti della politica, sennò possiamo dire tutto quello che vogliamo, fare i cambi che vogliamo, ma non si riuscirà ad ottenere questo: ecco perché noi contiamo molto su questa disponibilità ad avere un punto nodale, forte. La battaglia che ha portato avanti l'UVP noi l'abbiamo condivisa, siamo lì per questo motivo. Noi ci crediamo su questo e riteniamo che ci siano i presupposti per trovare il modo di aggregare più possibile chi in questi valori si riconosce.
Presidente - Ha chiesto la parola il collega Gerandin, ne ha facoltà.
Gerandin (GM) - È sempre interessante ascoltare, perché comunque anche in politica non si è mai finito di imparare, per cui ho ascoltato attentamente chi mi ha preceduto. Alcune considerazioni più che altro per una ricostruzione di quello che è stato questo percorso di questa maggioranza, che oggi - dobbiamo prenderne atto - è una maggioranza che non ha più la fiducia da parte dell'UVP. Qualcuno ha parlato in prospettiva di assenza di un progetto, assenza di coesione, ma questa maggioranza è già nata, se vogliamo, molto debole, con tante divisioni, dove qualcuno, all'atto della presentazione della paginetta di programma, ha detto che era un programma molto minimale. Non poteva essere che così, perché è nato da una maggioranza - lo ricordo - non legittimata dal voto, la prima considerazione da fare è che questa maggioranza non è mai stata legittimata da un voto, come non lo erano, peraltro, alcune delle maggioranze precedenti. Un primo dato di fatto pertanto è questo: che una maggioranza, per quello che ci riguarda, quando non è legittimata da un voto, è una maggioranza che deve, com'è nata in questo caso, per risolvere alcune problematiche importanti, contingenti, risolvere quelle e poi deve prenderne atto, per cui non c'è mai stata una diversità di opinioni per quello che mi riguarda e ci riguarda. Pertanto non poteva che essere un programma non di legislatura, ma un programma minimale per risolvere quei problemi contingenti.
Sull'analisi politica io mi ci ritrovo pienamente nell'analisi fatta dal collega Cognetta prima con due variabili. Lui ha detto che il progetto con cui è nata questa maggioranza era "butta giù Rolli". Io non penso che fosse "butta giù Rolli", era più che altro: "diamo un segnale diverso, diamo un segnale che si può amministrare con sistemi diversi, prendiamo atto che le ultime scelte fatte dai Governi precedenti, presieduti da Rollandin, erano delle scelte che hanno di fatto portato la Valle d'Aosta all'isolamento dal punto di vista politico con Roma: nessun rapporto, o pochi rapporti per risolvere in prospettiva le difficoltà finanziarie, che ci ha portato in otto anni ad un 40 percento in meno di bilancio regionale". Era pertanto una presa d'atto che alcune scelte erano delle scelte che avevano portato a questo isolamento politico e soprattutto ad una difficoltà economica palese. Io sto ancora aspettando in quest'aula che qualcuno mi dica perché la Valle d'Aosta è l'unica Regione autonoma, o l'unica autonomia speciale che non ha sottoscritto un patto con lo Stato per quello che riguarda il discorso del contributo finanziario che la Valle deve dare alle finanze dello Stato. Parlo del 2014. È l'unica Regione che non l'ha fatto. Io non ho avuto né in commissione, né in quest'aula una risposta in merito, per cui si partiva da un discorso oggettivo. Ma senza - lo ribadisco e voglio che sia chiaro - un processo alle persone, perché se il sistema di amministrare del precedente Presidente Rollandin è andato avanti, è perché comunque tutti - e mi ci metto anch'io - siamo stati in parte responsabili: chi più, chi meno certamente, perché chi sicuramente ha condiviso o ha gestito in maniera operativa questo sistema è più responsabile, ma chi non ha parlato o non ha espresso perplessità, pur non condividendo le scelte, è comunque parte responsabile di questo sistema.
È nata con queste debolezze, dopodiché io, dal punto di vista amministrativo - e lo dico a tutti i componenti della Giunta - non ho voluto farne parte, avrei magari anche avuto la possibilità di farlo, ma, detto questo, non ho alcun rimpianto in merito, perché io penso che chi ha operato non ha operato male all'interno dell'Esecutivo dal punto di vista amministrativo. Quello che io ho sempre denunciato è che alla base - e che qualcuno di voi ha ricordato - vi era quel discorso di discontinuità, condivisione, meritocrazia e quant'altro. Adesso sentire rivangare in quest'aula da parte di esponenti della minoranza, che erano l'ex maggioranza di prima, il discorso di come sono state fatte le scelte nelle partecipate - che io ho criticato - e di "metodo Cencelli" a me fa un po' sorridere, perché era il metodo consolidato che avevate. A me dispiace e il mio rimpianto è che non sia stato cambiato, ma, attenzione, questo è un metodo che ha caratterizzato la politica valdostana degli ultimi anni, se non già prima, per cui che adesso qualcuno abbia un risveglio improvviso mi fa un po' sorridere.
A me quello che dispiace di questo Governo quindi non è tanto l'azione amministrativa che dicevo prima, che, con una situazione di oggettiva difficoltà, ha cercato di portare alcune risposte a dei problemi concreti, a me dispiace quello che non ha fatto. È quello che non ha fatto che a me dispiace, è quello che ho rimproverato quando ho sollecitato nelle riunioni di maggioranza. Alla fine, bontà mia, quando ho visto che parlavo un po' al vento, ho voluto fare un'azione, ma era un'azione più che altro rivolta ai miei componenti di maggioranza, era un richiamo, era un sollecito.
Detto questo, su quei dossier che sono stati detti essere alla base delle eventuali divisioni sinceramente io non ho mai visto una riunione di maggioranza in cui si sia parlato né di CVA, né di bilancio, magari non c'ero, magari non sono stato invitato, ma non ho partecipato, non c'erano queste riunioni, per cui io queste divisioni non le so. Io sul bilancio ho semplicemente detto - e lo ripeto - che un bilancio con 144 milioni in meno, se mai dovremo scriverlo, è un bilancio che impegna la Valle d'Aosta e può segnare un passo fondamentale anche per dare un segnale allo Stato che noi non possiamo accettare questi soprusi, non possiamo più accettarli. Adesso non c'è tempo, ma se ci sarà tempo, oppure ci sarà l'occasione del bilancio, dirò anche la mia opinione nel fatto di dare un segnale politico forte, magari andando in gestione provvisoria, perché, ai fini del bilancio, cambia veramente poco: fare un bilancio con 144 milioni in meno, o andare in gestione provvisoria non cambia molto, ma spiegherò anche i motivi e i percorsi, perché può penalizzare la parte investimenti ma non la parte corrente; comunque, non è il momento di entrare nel merito. Sarebbe opportuno dare - e per me era interessante capire che se non c'erano gli estremi di avere un bilancio forte di prospettiva e di crescita... - un segnale allo Stato che noi ne abbiamo abbastanza dei soprusi, per cui dare un segnale politico forte, però io non lo so se sarà questo... perché io non ho mai visto neanche gli estremi di un bilancio.
Detto questo, qualcuno ha evocato i metodi vecchi che sono stati portati avanti, purtroppo è vero, però questa cabina di regia, che è stata comunque anche alla base di questa nuova maggioranza, è un vecchio retaggio del passato... per cui non fate i verginelli dicendo che qualcuno non ne sapeva niente, "l'abbiamo ereditata". Io dico: peccato che l'abbiamo ereditata, più condivisione probabilmente avrebbe portato prima a risolvere alcune cose.
Sul resto io concordo con quello che ha detto il collega Cognetta. Il collega Marguerettaz ha detto che la politica è confronto, io penso che la politica sia anche e soprattutto rispetto prima di tutto e coerenza con il mandato dato dagli elettori, su questo io non ho mai cambiato idea, non cambierò idea su questo percorso. Quello che io mi auguro veramente, ma lo dico con spirito sereno... mi ha tranquillizzato un po' l'intervento del collega Nogara quando ha detto: "sappiamo dove andare, non è crisi al buio". Io veramente mi auguro che sia così, ma nell'interesse dei valdostani. Quello di cui non hanno bisogno in questo momento i valdostani è di avere un vuoto politico e un vuoto amministrativo, poi che si facciano le scelte che si devono fare è corretto, in politica è corretto. Io non condivido che il percorso politico non sia legittimato da un voto politico, da un voto degli elettori, per cui io ho sempre combattuto quelli che possono essere i Governi... io li chiamo "degli illusionisti contorsionisti e saltimbanchi", questo a me non interessa.
Detto questo, io auguro veramente, nell'interesse dei valdostani, che si vada avanti se ci sono delle prospettive, ma si faccia in fretta. C'è un regolamento, si rispetti. C'è una mozione di sfiducia, il Governo entra nel pieno delle sue potenzialità, per cui non c'è nessun problema, la politica è fatta anche di questo pur avendo delle posizioni - io penso - legittimamente diverse.
Abbiamo passato un'estate dove c'era di tutto e di più, si parlava e si trovavano scusanti. Non ci sono scusanti, adesso c'è una presa d'atto che una maggioranza che non ha più l'appoggio di una forza politica importante, per cui bisogna prenderne atto. Io mi auguro che questo percorso sia fatto al più presto.
Concludo con il secondo aspetto che non concordo con il collega Cognetta: quello riferito al discorso del voto, chi chiede sempre il voto. Sinceramente il voto mi pare la soluzione più corretta da quando non c'è più una maggioranza che è uscita, sia pure ridotta, dal voto degli elettori, era ridotta a 18 a 17, ma c'era una maggioranza, e quella era legittima, potevo non essere d'accordo, ma era legittima. Da quel passaggio in avanti non c'è più stata tanta legittimazione data dal voto. Dico questo, e lo riconfermo, adesso c'è una certa disponibilità da parte dell'attuale maggioranza, o di quello che resta della maggioranza eventualmente ad andare al voto subito dopo il bilancio; io mi auguro che ci sia la stessa disponibilità anche dalla futura maggioranza e, se avrete 17, io vi posso garantire che la mia sarà la diciottesima firma per andare alle elezioni anticipate, perché ormai alibi non ce ne sono più. Si doveva aspettare la famosa legge di fine marzo? Ormai c'è, pertanto non c'è nessun tipo di problema su questo.
Presidente - Non ci sono ulteriori colleghi iscritti, perché c'era la possibilità ancora di un intervento. Ha chiesto la parola il Vicepresidente Fosson, ne ha facoltà.
Fosson (AC-SA-PNV) - Tappo questo buco però veramente non avevo intenzione di intervenire perché ci sono dei momenti in cui uno non sa veramente cosa dire, è molto disorientato. Stiamo dando - è già stato detto - un brutto panorama a chi ci ha eletto, a chi ha avuto fiducia di noi, in chi pensa che noi lo rappresentiamo. Se questo Governo salta, andiamo al sesto Governo, alla sesta compagine governativa in cinque anni. Io penso che chi parla di stabilità deve rendersi conto di questo, peggio di così non potevamo fare.
La ringrazio, Consigliere Rollandin, lei ha fatto (come sempre) una grande lezione su che cosa sia l'autonomia, la ringrazio e condivido profondamente quello che ha detto. Dispiace che in quegli anni in cui lei è stato Presidente della Giunta per questa battaglia così vera per l'autonomia non si sia incatenato nessuno, non dico messo in galera... Nessuno di noi si è incatenato al Parlamento o al Governo di Roma perché ci ha sottratto il 40 percento delle entrate, quindi che adesso si riproponga in modo così chiaro questo discorso mi fa piacere, peccato che questo discorso non venga fatto nell'ambito di una compagine governativa, ma venga utilizzato per cambiare e far saltare un Governo. Sottolineo anch'io quello che ha detto Cognetta, che anche se è arrivato da poco, sicuramente legge in modo molto preciso la realtà politica, nel senso che è una caduta del 42 percento... ma soprattutto di che cosa fare se ne parla davvero poco.
La ringrazio, Rollandin, che non ha chiesto a Marquis di dimettersi, che lei non si sia alzato e non abbia detto: "Presidente Marquis, lei si deve dimettere, perché sarebbe stato un po' anacronistico con quello che è successo prima". Noi, quando eravamo Assessori, ci siamo dimessi tutti, non si è dimesso lei. Non solo, ma quando già c'era una mozione di sfiducia costruttiva, lei non è venuto in aula per due volte e c'è voluta la capacità e la preparazione del Presidente Rosset per portare avanti questo disegno.
Per il resto, potevamo anche noi fare questo bellissimo discorso sull'autonomia, a cui noi non siamo stati invitati quest'estate per altri motivi, a cui anche noi saremmo stati pronti a dare del nostro. Il resto, Consigliere Rollandin, forse futuro Presidente, lei l'ha già detto: questo è l'anno della misericordia, per cui lei ci insegna giustamente (oggi è San Francesco) a passare sopra a tutto. Io non voglio per questo fare delle polemiche, dico che finalmente c'è una chiarezza, ringrazio il gruppo dell'UVP per come l'ha posta.
Ringrazio anche la collega Rini, che ci ha fatto una lezione su che cos'è la serietà, la tradizione dei padri fondatori. Poi il Consigliere Lanièce sembrava Giulio Cesare oggi, siamo contenti che lei sia ritornato a criticare la Stella Alpina in modo così ampio. Si è parlato di un'Union che è madre, non so che cosa sia la Stella Alpina per lei... sarà la matrigna. Consigliera Rini, lei diceva che qualcuno ha cambiato casacca, sì, però nel tempo ci sono state anche alcune piccole cose. Se lei si ricorda, quando si è installata lì per fare il Presidente all'inizio della legislatura, nella prima votazione erano già mancati due voti.
Il Consigliere Follien - è l'anno della misericordia anche per lui - ha detto che è giusto riprendere quelli che sono andati via prima. Li riabbraccia e quindi magari riprende anche quelli che sono andati via dopo con delle motivazioni molto precise. Il Consigliere Bianchi ci ha fatto il compitino...
(interruzione di un Consigliere, fuori microfono)
... ma magari nel tempo la tradizione...
(nuova interruzione di un Consigliere, fuori microfono)
... per cortesia, non ho mai chiesto poltrone, ho rinunciato anche a quando lei, Presidente, mi ha offerto una carica. Sui problemi relazionali il Consigliere Bianchi ci ha fatto il suo compitino, ci dava la domanda e si dava anche la risposta. Io l'ho già spiegato bene, non sono l'unico io e Restano che siamo andati via dall'Union e non siamo andati via per una questione di potere, tant'è vero che poi non ho accettato alcun incarico se non quello della V Commissione, perché non lo faceva nessuno, ma senza retribuzione...
(interruzione del Consigliere Rollandin, fuori microfono)
... quando me l'ha chiesto lei, Presidente Rollandin, le ho detto: "no", per cui vede che non era una questione di posto?
Comunque, è l'anno della misericordia, è stata fatta chiarezza. Il collega Nogara ha detto anche con correttezza: "sappiamo dove andare", a questo punto aspettiamo anche noi venga descritto questo percorso. Noi non abbiamo paura e non ho paura assolutamente di andare all'opposizione, Consigliere Guichardaz, questo glielo assicuro, poi stare all'opposizione rivivifica, Marguerettaz è rinato da quando è all'opposizione, veramente si è messo anche a fare le diagnosi, doppie diagnosi, probabilmente farà bene anche a me essere all'opposizione.
Su un progetto, su una proposta mia, nostra... quello che diceva anche il collega Gerandin, dopo cinque Governi cambiati pensare che ci sia finalmente il progetto per il futuro della Valle d'Aosta... forse sarebbe meglio che il progetto per la Valle d'Aosta lo decidessero gli elettori, se c'è un numero di richieste per le dimissioni, la mia firma la metto sicuramente.
Presidente - Sono le 13:00, credo che i lavori mattutini possano terminare qui, quindi i lavori riprenderanno alle 15:30. La seduta è chiusa.
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La seduta termina alle ore 12,58.