Compte rendu complet du débat du Conseil régional. Les documents ci-joints sont disponibles sur le lien "iter atto".

Objet du Conseil n. 1848 du 25 février 2016 - Resoconto

OGGETTO N. 1848/XIV - Inizio della discussione generale sull'approvazione Programma di sviluppo rurale 2014/20 della Regione autonoma Valle d'Aosta, cofinanziato dal Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale e dal Fondo di rotazione statale.

Viérin M. (Président) - Point n° 52 à l'ordre du jour. La parole à l'assesseur Testolin.

Testolin (UV) - Il Programma di sviluppo rurale sottoposto oggi all'esame del Consiglio ha trovato la sua piena approvazione da parte della Commissione europea con la decisione assunta l'11 novembre scorso. Le tappe che hanno portato all'approvazione del programma, dalla prima notifica della proposta del Psr 2014/20 alla Commissione europea avvenuta il 22 luglio 2014, sono riepilogate nelle premesse della deliberazione che sottoporremo ad approvazione oggi. Com'è noto, il Psr 2014/20 della Valle d'Aosta potrà contare su un finanziamento complessivo di 138 milioni 706 mila euro, a valere sul prossimo settennio di riferimento, di cui il 43,12 percento di quota Feasr, quindi di quota europea, 39,81 di quota Stato e 17,06 percento di quota regionale. Tali risorse andranno nel loro complesso a rispondere ai bisogni della nostra agricoltura e del nostro territorio, attraverso il rispetto e la coerenza con i tre obiettivi trasversali stabiliti ed indicati dall'Unione europea, con il regolamento Ue n. 1305/2015, ovvero l'incremento della competitività dei settori agricolo forestale e agroalimentare, uno sviluppo dei settori agricolo forestale e agroalimentare più equilibrato dal punto di vista della distribuzione territoriale e più sostenibile dal punto di vista ambientale e climatico, ed infine la crescita economica e sociale nelle zone rurali regionali. Gli obiettivi generali dello sviluppo rurale sono a loro volta declinati in sei priorità, che sono assolutamente state contemplate all'interno del Programma di sviluppo rurale della nostra Regione.

Tali priorità, in sostanziale continuità con i precedenti periodi di programmazione, sono di: promuovere il trasferimento di conoscenza e di innovazione nel settore agricolo forestale e nelle zone rurali; potenziare la competitività dell'agricoltura in tutte le sue forme e la redditività delle aziende agricole; promuovere l'organizzazione della filiera agroalimentare e la gestione dei rischi nel settore agricolo; preservare, ripristinare e valorizzare gli ecosistemi dipendenti dall'agricoltura e dalle foreste; incentivare l'uso efficiente delle risorse e il passaggio a un'economia a basse emissioni di carbonio e resiliente al clima nel settore agroalimentare e forestale; adoperarsi per l'inclusione sociale, la riduzione della povertà e lo sviluppo economico nelle zone rurali.

Tra i principali obiettivi, risultati attesi dal Psr in questione, si annoverano pertanto: l'aumento della professionalità degli agricoltori nei diversi comparti; il miglioramento della competitività delle aziende agricole e il ricambio generazionale; il contenimento dell'abbandono delle terre, in particolare nelle zone più marginali; la garanzia e la corretta gestione del territorio da parte degli agricoltori; la tutela della biodiversità e il mantenimento di pratiche di agricoltura ecocompatibile; la promozione dell'adesione ai sistemi di qualità e la cooperazione fra gli operatori delle filiere agroalimentari e forestali; l'incentivo della produzione di energie da fonti rinnovabili; la promozione della progettualità nell'occupazione e nello sviluppo a livello locale. Al fine di raggiungere detti obiettivi e i risultati attesi, il Programma di sviluppo rurale prevede l'attivazione di tredici misure, sulle quali si è cercato di dosare con equilibrio le risorse finanziarie a disposizione, che prevedono sommariamente le seguenti tipologie di intervento: il trasferimento di conoscenze e azioni di informazione; il sostegno ai regimi di qualità dei prodotti agricoli e alimentari; gli investimenti in immobilizzazioni materiali; lo sviluppo delle aziende agricole e delle imprese; i servizi di base e il rinnovamento dei villaggi; gli investimenti nello sviluppo delle aree forestali e il miglioramento delle redditività delle foreste; i pagamenti agro climatico ambientali; l'agricoltura biologica; le indennità Natura 2000; i pagamenti compensativi per le zone montane; il pagamento per il benessere degli animali; il sostegno alla cooperazione e i progetti Leader.

Il Psr a grandi linee si snoda in tre grandi comparti: le misure a superficie, le misure di investimento e quelle destinate al miglioramento o alla creazione di strategie e interventi in ambito locale. Le prime rappresentano l'ossatura del programma. I premi a superficie costituiti dalle misure di compensazione al reddito degli agricoltori, le cosiddette indennità compensative, e dalle domande a favore delle pratiche ecocompatibili rappresentano, assieme ai premi a capo della misura per il benessere animale, circa il 60 percento delle risorse assegnate al programma e contribuiscono a rafforzare nel loro insieme la connotazione ambientale del Psr stesso. Nello specifico, nell'ambito delle misure agro climatico ambientali, sono state introdotte misure a favore del mantenimento delle risorse genetiche autoctone, in particolare vitigni e frutteti, e sono stati incrementati i premi unitari a favore della salvaguardia delle razze bovine e ovicaprine a rischio di estinzione. Anche i pagamenti per le zone Natura 2000 sono stati incrementati.

Il panorama delle misure di investimento si è ampliato e le risorse previste, che corrispondono a circa il 25 percento del piano finanziario complessivo del programma, saranno destinate, oltre agli investimenti a favore delle aziende agricole, anche agli interventi nel settore forestale, a favore degli agriturismi, delle filiere agroalimentari forestali e degli alpeggi. È previsto un sostegno anche per diverse forme di cooperazione tra gli operatori del settore agricolo e forestale, nonché per lo sviluppo di progetti pilota per migliorare la qualità dei prodotti e dei processi per la riduzione del consumo delle risorse idriche.

Per quanto concerne il terzo tassello del Psr, assume una certa rilevanza lo sviluppo locale partecipato che, forte di oltre 7 milioni di finanziamento, dovrà garantire, attraverso strategie territoriali di sviluppo locale integrate e multisettoriali, una politica attenta al mantenimento della popolazione nelle aree rurali particolarmente marginali, contribuendo così anche attraverso azioni innovative a migliorare i servizi offerti in tali zone, oltre a lavorare per attrarre in questi territori nuove possibilità imprenditoriali, possibilmente giovanili. Tali iniziative che dovranno concretizzarsi anche per mezzo di un principio di condivisione degli interventi, secondo una concentrazione tematica degli stessi potranno garantire, assieme alle risorse obbligatoriamente dedicate allo sviluppo della banda larga e a quelle riservate ad altri progetti strategici complementari, un'opportunità di valorizzazione dei territori attualmente più marginali e più difficilmente presidiabili.

Sulla base di quanto previsto dal Psr 2014/20 e sulla scorta delle esperienze maturate con la precedente programmazione, evidenziando la potenziale opportunità per tutte le oltre 3500 aziende agricole valdostane di aderire alle misure a superficie, si prevede di raggiungere risultati che garantiscano: la formazione di cinquecento agricoltori operatori del settore, tra i quali un congruo numero di giovani agricoltori; consentano di arrivare al riconoscimento di indennità, premi agroambientali e premi per l'agricoltura biologica su circa il 90 percento delle superfici agricole utilizzate in Valle, vale a dire su circa cinquantamila ettari di territorio; permettano a circa 650 allevatori di accedere alle misure per il benessere animale; diano avvio a circa venti progetti di cooperazione per lo sviluppo delle filiere del turismo nelle zone rurali, valorizzando la qualità dei prodotti agricoli e sostenendo la raccolta e l'utilizzo delle biomasse agricole forestali; possano consentire a circa cinquecento aziende, compresi evidentemente i giovani agricoltori, di migliorare la loro competitività, essendo state identificate quale target di riferimento nell'ambito della potenziale crescita aziendale.

In conclusione, si vuole significare come il lavoro di predisposizione del Psr, così come il confronto con la Commissione europea che ha portato alla sua approvazione, siano sempre stati finalizzati alla massima salvaguardia delle nostre esigenze e particolarità regionali, anche quando queste non corrispondevano esattamente alle macro linee dell'indirizzo comunitario. Crediamo che la puntualità delle misure di questo programma possa rappresentare ad oggi la giusta attenzione al settore agricolo e al nostro territorio, coerentemente e compatibilmente alle risorse a disposizione, pur essendo coscienti che questo stesso programma sia perfettibile e debba essere evidentemente oggetto di verifica e di attenzione durante la sua attuazione, al fine di valutarne eventuali rimodulazioni che possano renderlo sempre più aderente ai bisogni del settore durante il prossimo settennio.

Ci terrei anche a ringraziare del lavoro svolto in questi anni per arrivare all'approvazione di questo Programma di sviluppo rurale, non soltanto gli uffici, i dirigenti e i funzionari che hanno lavorato in questa direzione, ma anche tutti i portatori d'interesse che sono stati le fonti sulle quali si è lavorato per poter creare e rimodulare le indicazioni e le contrattazioni che ci sono state a livello europeo. Tanto più oggi dove questi stessi portatori di interessi, quindi associazioni, amministrazioni locali ed enti presenti sul territorio, ordini professionali, organismi di formazione, centri di studio e le altre strutture regionali che hanno partecipato alla redazione di questo programma, si sono trovate a confrontarsi anche con i funzionari della Comunità europea, che in questi giorni erano in Valle d'Aosta per un comitato di sorveglianza indispensabile al prosieguo delle attività di messa in moto del sistema Programma sviluppo rurale, per la determinazione dei criteri di selezione, per la condivisione degli stessi e per permettere nei prossimi mesi di dare veramente avvio a questo programma che metterà in circolo, compatibilmente con le risorse a disposizione, un po' di linfa per la nostra agricoltura e per i nostri territori rurali.

Président - La parole au collègue Roscio.

Roscio (ALPE) - Grazie Assessore per la lunga illustrazione di questo Psr 2014/20 e in parte della filosofia che il governo ha voluto inserire nel suo sviluppo. Non è la prima volta che parliamo del Piano di sviluppo rurale, in Commissione più volte e anche in varie occasioni abbiamo parlato di questo, ma vorremmo provare a fare alcune osservazioni, anche in virtù di alcune perplessità che avevamo espresso in Commissione.

Le sue parole dicono che questo Psr garantirà la massima salvaguardia delle nostre esigenze e del particolarismo regionale, anche quando non coincidono con la visione europea, e compatibilmente con le risorse a nostra disposizione. Su questo due osservazioni. La prima, mi sembra normale che le esigenze dell'Unione europea non debbano coincidere con quelle della Valle d'Aosta, perché l'Unione europea fa un discorso ben più ampio e generale rispetto a quelle che possono essere le aree marginali di montagna con caratteristiche molto particolari e con pendenze rilevanti che conosciamo tutti molto bene. La seconda, è una nota politica. Il "compatibilmente con le risorse a nostra disposizione" è qualcosa che non ci piace molto. Nell'ultima discussione della legge finanziaria, sui pochi soldi che venivano destinati per gli investimenti, ci sono assessorati che hanno fatto la parte del leone drenando più di metà delle risorse e altri che, ahimè, hanno avuto poco o niente. E questo nel caso dell'agricoltura è abbastanza evidente.

Il Psr che ha avuto questo confronto con l'Unione europea è partito dalla Regione con delle caratteristiche, dove si cercava di mantenere fortemente i contributi a superficie e con forte sbilanciamento nel settore zootecnico. Basta andare a prendere le cifre, che parlano chiaro, ma ha ricordato anche lei che il 60 percento sono misure a superficie, e per fortuna che rimangono queste misure da attingere a risorse statali, perché dal punto di vista regionale questo è venuto un po' a mancare.

Quando dico che l'Unione europea fa un discorso generale e che non va a toccare i casi particolari, intendo dire che, laddove le caratteristiche, le peculiarità della Valle d'Aosta sono diverse rispetto a quelle che possono avere le aziende di pianura, là forse bisognerebbe fare una pensata e un intervento a livello regionale. Chi deve pensarci è il governo e per questo sono andato a prendermi i dati degli ultimi bilanci della Regione, gli ultimi sei anni. Quello che nel bilancio della Regione nel 2010 veniva dato all'agricoltura, erano 77 milioni di euro, che sono diventati meno di 34 milioni nel 2013 e che nel 2016 sono divenuti 7,5 milioni. Nel giro di sei anni è vero che il bilancio regionale nel suo complesso ha avuto una riduzione del 40 percento, questo è incontestabile e sono numeri, ma il settore agricolo in questi anni è passato da 77 milioni a 7,5, con una decrescita che è stata del 90 percento.

È evidente che, dal punto di vista del governo regionale, questo settore è stato un po' messo da parte rispetto ad altre scelte. Questo che a noi spiace, anche perché poi quello che viene dall'Unione europea, il Piano di sviluppo, non può essere liberamente gestito a uso e consumo della Regione, perché ci sono regole abbastanza restrittive che l'Unione europea impone e che per certi aspetti sono anche migliorate. L'ultima versione che ci è stata consegnata dalla Commissione europea impiega più risorse per la formazione e il doppio sulla valenza ambientale, cioè i siti Natura 2000. Aumenta la possibilità di investimento, perché immette oltre 5 milioni di euro per la banda larga e i giovani, dà più risorse per i recuperi, la riqualificazione e la cooperazione rispetto alla versione regionale, e toglie invece alcuni aspetti di consulenze e alcune cose di compensazione.

Alla fine, la coperta è sempre la stessa, anzi, negli anni rispetto alla vecchia programmazione le risorse europee sono anche aumentate. Quindi dobbiamo dire che l'intento di questo governo ci sembra sia quello di fare oggi con questi 140 milioni, 145 comprese le risorse regionali, esattamente quello che si cercava di fare prima con oltre 200 milioni di euro. È evidente che non ci si riesce, perché replicare un modello quando le risorse sono diventate il 60 percento, diventa un'impresa impossibile. È anche abbastanza evidente che nel settore agricolo, che negli anni ha avuto una quantità di investimenti e di contributi, le ricadute positive e soprattutto imprenditoriali, cioè il garantire a chi fa questa attività di poter camminare con le sue gambe, non sono state pienamente raggiunte. Oggi gli agricoltori sono in enorme difficoltà e soprattutto fanno fatica a riuscire a trovare una collocazione che garantisca loro di avere una prospettiva per il futuro e che assicuri di poter camminare da soli in questo mondo estremamente difficile. Laddove ci sono difficoltà intrinseche nel modo di fare questa professione in un territorio difficile come quello valdostano, là a nostro parere lo sforzo deve essere sostenuto dalla Regione, cosa che evidentemente non c'è.

C'è da dire una piccola nota. Forse anche il fare regole uguali per chi uguale non è, non è corretto. Chi ha un'attività per cui fa professione e fa reddito sull'agricoltura, può attingere ancora oggi a dei contributi che, secondo le simulazioni fatte per la III Commissione, sono di gran lunga ridimensionati rispetto al passato, ma comunque anche chi fa attività legata all'agricoltura non a tempo pieno, non come professione, dà comunque un valore aggiunto, per la tutela ambientale e per preservare il territorio dal dissesto, che comunque andrebbe valorizzato, ma siccome non si può farlo pienamente con i contributi europei, ci dovrebbe pensare in qualche modo la Regione con dei fondi. E qui bisogna dirlo, Assessore: le risorse a disposizione, il "compatibilmente con le risorse a disposizione" non possiamo accettarlo, anche perché alcuni assessorati hanno preso più risorse dei pochi investimenti rimasti, mentre l'agricoltura, ahimè, è fanalino di coda.

Président - La parole au conseiller Nogara.

Nogara (UVP) - Prima di entrare nel vivo della discussione del Psr, due cose che mi hanno colpito in questi ultimi tempi: gli interventi che il Presidente Rollandin ha fatto a Bruxelles sull'abbandono della montagna e lo studio "La montagna perduta" che è stato presentato al Senato a Roma. In queste due occasioni si sono spese un sacco di parole a favore della montagna e delle difficoltà che le sono proprie. A Bruxelles si parlava dei servizi alla montagna e non solo di quelli, ma anche il Presidente nella sua dichiarazione ha detto: "d'altra parte, senza tale servizi le popolazioni abbandonerebbero le montagne per stabilirsi nei centri urbani e verrebbe a mancare la loro opera fondamentale di mantenimento del territorio, opera di cui il Pil non tiene conto. Lo spopolamento della montagna comporta però notevoli ripercussioni, sia in termini di sicurezza del territorio sia di impatto sociale anche nelle aree di pianura, con un costo economico largamente superiore rispetto a quello necessario a mantenere i servizi di base nelle aree montane".

Mi vorrei collegare anche a quanto ha appena detto il collega Roscio e parlare di bilancio regionale. Ho citato una dichiarazione del Presidente della Giunta regionale, però qui voglio tirare in ballo tutta la Giunta, perché siete voi a discutere e a parlare di bilancio. Io sovente mi trovo con qualcuno di voi in manifestazioni agricole o nelle battaglie delle reines, dove tutti dicono sempre "fate bene!", e spesso trovo l'Assessore Donzel che sei mesi fa era molto caldo su questi argomenti. Adesso ci ritroviamo ad avere un bilancio regionale che il mio collega Roscio ricordava essere di 77 milioni di euro nel 2010, ma si è dimenticato di un pezzo: i 50 milioni dei top-up che erano un cofinanziamento in aggiunta al Psr. Io mi rivolgo alla Giunta: secondo voi, quando avete discusso a dicembre di un taglio del genere all'agricoltura, vi siete così preoccupati degli agricoltori? Perché con questi tagli, vi assicuro che il mondo agricolo morirà senz'altro, se andiamo avanti di questo passo. Anche perché siamo stati abituati in tutti questi anni ad aiutarlo, giustamente, forse anche a doparlo in certe situazioni, però non si può passare da cento a zero come stiamo facendo adesso.

Faccio anche un piccolo appunto sul Psr. Si parla di 138/139 milioni di euro, ma per l'agricoltura non ci sono questi fondi, bisogna essere chiari con tutti e onesti, perché qua si tratta di una novantina di milioni di euro spalmati dal 2014 al 2020. Questa è la realtà delle cose.

Un riferimento anche allo studio "La montagna perduta". A Roma il Presidente Grasso ha fatto questa dichiarazione: "Adeguate politiche pubbliche devono essere in grado di superare le condizioni di svantaggio che limitano la potenzialità della montagna non ancora sufficientemente sfruttata". Se noi facciamo dei bilanci del genere e poi si leggono delle dichiarazioni così, viene la pelle d'oca, perché qui si parla e si promette, però alla fine, quando si deve agire, non si fa un bel niente. Qui si pensa che il Psr sia la salvezza per l'agricoltura. Io vi dico, meno male che c'è il Psr, perché altrimenti nel giro di pochissimi anni sparirebbe l'agricoltura in Valle d'Aosta.

Devo ringraziare l'Assessore che dopo l'intervento della mattinata, dove si chiedevano delle simulazioni, ce ne ha consegnate alcune nel pomeriggio di ieri, su situazioni che potrebbero crearsi nelle nostre aziende. Io mi sono letto queste simulazioni e si capisce chiaramente che si punta tutto sul premio unico Pac, che è un grande aiuto proprio per non avere una caduta libera, ma che però è un grandissimo punto interrogativo. Mesi fa si è fatta tanta pubblicità sul pagamento della Pac, ma pochissimi agricoltori sono stati pagati, poi è stato sospeso il pagamento della Pac e non si sa quando ricomincerà. Questa è la prima cosa.

La seconda è che la Pac è una sovvenzione che viene data praticamente a superficie. Cerco di essere il più semplice possibile: abbiamo fatto un calcolo che sulle più di 3500 o 4000 aziende, esattamente non lo so, che ci sono qui in Valle d'Aosta, sono circa 1500 le aziende che hanno i titoli per prendere il Pac. Sicuramente queste 1500 aziende entreranno nel conteggio del premio unico della Pac da adesso in avanti e andrà in crescendo, però le altre duemila, se non di più, vanno in riserva e non è detto che possano avere i titoli o prenderli. Perciò tutto questo grande discorso della Pac è un gran "pac" per qualcuno, mentre per qualcun altro è il salvagente, perché alla fine da queste simulazioni si capisce che nel fondo valle si prenderà di meno, più o meno, ma io dico sicuramente meno. Chi prenderà di più e a crescere negli anni, saranno gli alpeggi che hanno diritto alla Pac. Però anche qui c'è una magagna, nel senso che su grandi superfici una volta ci si fermava ai duecento ettari: ti pagavano fino a quel limite, poi più su non ti pagavano più. Adesso se hai quattrocento o quattrocentocinquanta ettari, ti pagano! Ma allora viene da dire: sì, ci sono tanti alpeggi con queste superfici, ma a chi fa effettivamente il lavoro negli alpeggi e la fontina, alla fine converrà mettere delle pecore, delle capre, dei manzi - se ce ne saranno ancora, perché se andiamo avanti così, non ci saranno neanche più i manzi da mettere in montagna - e chi farà questo lavoro qua prenderà dei bei soldi come premio unico, se ha i titoli.

Quando in Commissione consiliare noi abbiamo valutato le modifiche fatte al nuovo Psr, alla fine della riunione io ho detto che a malincuore l'avremmo votato. Guardando bene questo Psr, devo dire che io e i miei colleghi, che l'abbiamo studiato un po' assieme, togliamo il malincuore e ci viene difficile di votarlo. Questo Psr per gli agricoltori valdostani, adesso come adesso, è un libro dei sogni, perché fino a ora si è fatta pubblicità sul benessere che poteva portare all'agricoltura valdostana, ma io dico che se per qualcuno sarà l'ancora di salvezza, perché è in una posizione solida o non ha più mutui da pagare, invece per tanti non sarà sufficiente.

Io sono stato invitato pochi giorni fa ad una riunione di agricoltori disperati (così li definisco) che mi raccontavano le loro problematiche e i loro problemi. Per questo ieri ho forse un po' esagerato in un'interrogazione che avevo fatto su Area, perché queste persone hanno bisogno di indicazioni. Queste simulazioni che mi avete dato, dovrebbero essere date per ogni agricoltore. Non siamo più agli inizi del Psr nel 2007 o nel 2008, quando c'erano dati sballati e bisognava mettere tutto a posto, perché ormai abbiamo quasi una sicurezza sulle aziende, sulle superfici e sui capi di bestiame. Questi dati qua sono solo un calcolo matematico - è una valutazione teorica, con uno scarto percentuale minimo o massimo - che si invia a ogni agricoltore, affinché abbiano almeno un'idea di dove vanno a finire, dove vanno a morire, cosa possono investire, cosa possono fare. Adesso tutti sentono dire che arriva il Psr a maggio (speriamo che arrivi a maggio o a giugno), ma quando arriverà dovrebbe essere l'anticipo e forse il saldo del 2015, non del 2016.

A maggio o giugno 2016 arriverà l'anticipo o forse il saldo del 2015! Voi pensate queste aziende in che situazione sono e mettetevi al loro posto. Non sanno neanche quanto prenderanno, perché sentono dire da me, quando parlo al microfono, di non illudersi troppo, sentono l'Assessore o gli organi di stampa che dicono che arriva del denaro per le aziende, ma arriva poca roba! È per questo che io vi dico che la sensibilità doveva essere da parte vostra nel bilancio regionale, perché è lì che si è giocato il futuro dei nostri agricoltori. Non è con il Psr che si salvano, perché il Psr è fatto su linee guida della Comunità europea, perciò non è che puoi tanto sbarellare. Per esempio, dobbiamo mettere 6 milioni di euro per la banda larga: togliamoli dai 138 milioni e avanti così, perché c'è un sacco di roba che dobbiamo togliere. Ci sono le linee guida, però poi è chiaro che la Regione dà delle interpretazioni.

Quanto ho già detto in Commissione consiliare è riferito al fatto che qua si è cercato di agevolare le grandi aziende. Si è discusso tanto sull'agevolare le grandi aziende, perché già nel passato in Valle d'Aosta le abbiamo agevolate, ma non è che abbiamo avuto dei risultati ottimi. Come diceva giustamente il mio collega Roscio, forse c'era anche da tenere presente e aiutare i piccoli proprietari, forse anche quelli che non facevano dell'agricoltura il loro lavoro principale. Ma guardate che alla fine sono proprio loro quelli che mantengono il territorio. Le grandi aziende ne hanno fin sopra i capelli e tante cose non le fanno, perché non hanno tempo, non hanno personale e non hanno soldi. Allora forse la politica qua ha sbagliato. Un po' bisognava andare verso quelli che non dico che lo fanno per hobby, però lo fanno anche come secondo lavoro, oppure i pensionati. Guardate che sono loro quelli che mantengono ancora meglio il territorio, quelli che hanno anche quattro mucche nella stalla; non è che ne devono avere centocinquanta. Invece la politica è stata quella di agevolare queste persone. Speriamo che ci vada bene.

Prendendo in mano tutti i cambiamenti e le cose che sono state fatte nel Psr che andiamo adesso a discutere, lei Assessore prima ha parlato di sviluppo. Questo io l'avevo già fatto notare in Commissione consiliare: per il recupero delle case rurali, delle stalle e via dicendo, ci ritroviamo con due situazioni. Gli investimenti nelle aziende agricole, giustamente da un certo punto di vista, devono essere fatti dal coltivatore diretto, dall'agricoltore. Facciamo l'esempio degli alpeggi, che qui in Valle d'Aosta per la maggior parte non sono in mano ad agricoltori, ma a dei privati. Ci sono 18 milioni 600 mila euro per il settennio e si prende un contributo del 35 percento più dieci, perciò il privato a questo contributo non può accedere. Si potrebbe fare, ma il proprietario dell'alpeggio dovrebbe dire: "tu che mi affitti e mi mantieni l'alpeggio, tu che sei un agricoltore, fai tu la domanda al mio posto. Ditemi quale agricoltore o quale conduttore l'alpeggio farebbe una cosa del genere. Fra l'altro, c'è un contributo del 35 percento più dieci sulle fatture presentate e quietanziate con il bollettino della banca, che hai versato questi soldi: chi fa una cosa del genere negli alpeggi? Allora chiudiamo il settore alpeggi, per quello dei privati! Anche se ci sono 18 milioni 600 mila euro, non ci sarà più nessuno che tocca un alpeggio. Questi 18 milioni 600 mila euro vanno, per fortuna, tutti agli agricoltori, ma ditemi cosa può fare un agricoltore con un contributo del 35 percento di contributo, nella situazione in cui siamo oggi, in cui sono tutti alla fame e sono tutti lì che non ce la fanno a tirare avanti.

Se giriamo la pagina, ci troviamo il contributo che può prendere un privato. "Studi e investimenti per la riqualificazione del patrimonio culturale e naturale dei villaggi, del paesaggio rurale e dei siti di alto valore naturalistico", e qui sono inseriti gli alpeggi. Si prende il 50 percento e c'è 1 milione 800 mila di euro in sette anni. Già il 50 percento è pochino, ma in sette anni c'è solo 1 milione 800 mila euro, e tra l'altro su queste ristrutturazioni non si possono fare degli ampliamenti, ma tu devi ristrutturarlo così com'è. Voglio vedere poi sei io in alpeggio voglio ristrutturare qualcosa che è vecchio: chiamo il veterinario della Usl, il quale mi dice che le misure non ci sono e io non posso farci niente. Sono delle cifre irrisorie e va a finire che queste cifre rimarranno lì, io credo, perché non so davvero chi potrà accedere a queste somme.

Andiamo avanti e troviamo tutto il settore forestale. È il mio settore e sono anche contento che ci siano queste sovvenzioni, ma queste - ve lo dico in anticipo - verranno praticamente tutte assorbite dall'Amministrazione regionale, perché c'è solo questa: "Sostegno per il ripristino delle foreste danneggiate dagli incendi, calamità naturali ed eventi catastrofici", per la quale ci sono 100 mila euro in sette anni, e qui danno il 100 percento. Per il resto, ci sono cifre irrisorie che verranno usate - meno male! - dall'Amministrazione regionale.

Per concludere, facendo un po' una disamina di quanto andremo a discutere adesso, è chiaro e penso che sia lampante per tutti che il Psr da solo non è sufficiente per sostenere l'agricoltura in Valle d'Aosta. Tutti se ne riempiono la bocca quando vanno nei convegni, quando vanno a presentare le serate, quando parlano di agricoltura, dicono "meno male che abbiamo i giardinieri della Valle d'Aosta: sono i nostri agricoltori, i nostri allevatori", però quando è il momento di aiutarli per davvero, non si fa niente. Quello che più che altro mi dispiace, è che si fanno delle grosse discussioni qua, ma alla fine c'è un grande menefreghismo, perché non nessuno fa niente. Ci sarebbero delle cose da fare anche a costo zero, e qua mi riferisco di nuovo a voi della Giunta. Ci sono degli interventi verso l'agricoltura valdostana che potrebbero essere fatti a costo zero, a cominciare dalla sburocratizzazione, e guardo anche lei, Assessore Fosson: parliamo da tre anni di tutte le problematiche riferite al mondo veterinario.

Queste persone fanno già fatica a tirare avanti e ad arrivare alla fine del mese. In quella riunione di cui vi ho parlato, ce n'era uno quasi con le lacrime agli occhi, il quale mi ha detto che ha venduto quattro manze e gli hanno dato 1300 euro! Mi ha detto: vado a fare tre volte la spesa alla Cidac e li ho finiti! Mi raccontava che in passato quando aveva dei problemi, vendeva una o due mucche per pagare chi lavorava in alpeggio, adesso gli hanno dato 1300 euro. Altri ancora mi raccontavano che per provare a differenziare, provano loro a produrre gli yogurt, i formaggini, i formaggi o quant'altro, ma una signora mi ha detto che se dovesse ricominciare con la Usl, quello che le hanno fatto patire, quello che le hanno fatto fare e disfare, non lo rifarebbe più. Stanno studiando dei sistemi per essere quasi a posto, ma poter fregare qualcuno per poter tirare avanti. Questa è la nostra situazione. In più, hanno i veterinari tutti i giorni nella stalla a prendere l'urina, a vedere il fieno da dove viene, a vedere se ci sono le mosche.

Tutti assieme, secondo me, dobbiamo farci un esame di coscienza e aiutare in qualche modo questo mondo agricolo. Io sono sicuro che adesso non ci possiamo inventare un qualcosa per tirare fuori dei soldi, però almeno a costo zero cercare di andare un po' incontro. Spero che siate sensibili a quello che vi ho detto, e vi ringrazio.

Presidente - Collega Chatrian, diamo la parola a lei, poi sospendiamo i lavori. Prego.

Chatrian (ALPE) - Vorrei esordire così su questo importante atto. In questi ultimi giorni, dato che i campagnard, gli imprenditori agricoli sapevano che oggi si discuteva e si chiudeva il ciclo del Piano di sviluppo rurale, diverse persone mi hanno detto questo (non so se a voi è capitato): "ma Albert, tu me splequê perqué à la poleteucca valdotena interesse pomé gnen l'agriculture?" [traduzione dal patois: ma Alberto, mi spieghi perché alla politica valdostana non interessa più l'agricoltura?] È stata una di quelle domande fatte a tappeto in queste settimane, dato che si sa perfettamente che questo ormai è rimasto l'unico strumento che l'Amministrazione regionale valdostana ha deciso di adottare per i prossimi sette anni. E vi assicuro che non è semplice cercare di rispondere, al di là di maggioranza e opposizione, perché qui non è un gioco delle parti e nemmeno quello delle tre carte, ma qui è lo stato dell'arte. La situazione è drammatica e poche sono le giovani leve che si mettono nuovamente in campo per fare questo mestiere. I conti sovente non tornano e dall'altra parte c'è anche una grossa sfiducia, perché sul territorio c'è la sensazione che probabilmente questo settore è stato volutamente dimenticato.

Faccio qualche passo indietro. Il collega Roscio ha ben esposto la posizione del gruppo sul Piano di sviluppo rurale, ma vorrei aggiungere qualche elemento in più, perché la domanda è la seguente: cosa avreste fatto voi, cosa avremmo fatto con il collega Nogara in questi anni occupandoci di agricoltura? Più volte abbiamo detto: se ci fossimo stati noi, avremmo fatto che cosa, come, in che maniera e con quali risorse? Due indicazioni. Su questo Piano di sviluppo rurale la Regione autonoma Valle d'Aosta mette, argent de poche, 3 milioni e mezzo all'anno. Tutto quello che mette la Regione autonoma Valle d'Aosta per il Piano di sviluppo rurale 2014/20, sono 3 milioni e mezzo di euro all'anno. Questa è la scelta politica per il Piano di sviluppo rurale.

Il Piano di sviluppo rurale è una cosa, perché ci sono i due cofinanziamenti e non voglio stare a farvi perdere ulteriore tempo, ma questa è una partita che si gioca con il cofinanziamento Stato ed Europa, e così come è stato confezionato ci sono tredici misure. Non si è voluto assolutamente confrontarsi con i gruppi di opposizione sul fatto che forse si poteva concentrare il Piano di sviluppo rurale magari su otto misure, dieci misure, undici misure, ma certe misure potevano starne fuori e si poteva decidere di sovvenzionarle con delle risorse proprie. Una Regione che ha 1000 milioni di euro all'anno di bilancio, non trova 2 milioni di euro per finanziare ad hoc delle leggi di settore? Bisogna fare degli esempi. La grande legge di settore che oggi non è più finanziata, la n. 21, poteva andare tranquillamente avanti, perché la Comunità europea ce lo lascia fare. È uno di quei pochi settori dove la Comunità europea non ci dice di non finanziare con risorse nostre.

Allora all'agricoltore che ti chiede e che non fa questo lavoro come imprenditore, ma che mantiene il proprio territorio e che non guarda il discorso di redditività solo perché ha altri lavori, ma che coltiva il proprio appezzamento di proprietà, non siamo capaci, noi Regione autonoma Valle d'Aosta, di dare continuità a una leggina n. 21, che è sempre stata finanziata con 1 o 2 milioni di euro all'anno, non facendo fare tutto l'iter del Piano di sviluppo rurale a dei piccoli agricoltori non imprenditori, che a quel punto non faranno neanche più domanda nel Psr? Cornuti e mazziati, si dice!

Mi chiedo quale sia la vostra visione politica sul settore agricolo. Possiamo essere d'accordo o meno che il Piano di sviluppo rurale aiuterà le grandi imprese, ma al resto del mondo chi ci pensa? Chi prende in considerazione le altre 1500 partite Iva piccole che non fanno solo dei conteggi di natura economica? Perché la vita non è fatta solo di soldi e di conteggi di natura economica, ma c'è anche un discorso di dignità e di amor proprio, lo bien, un termine che in patois significa coltivare il proprio appezzamento: che sia di mille metri quadri o di tremila, ihé lo bien de la fameuille [traduzione letterale dal patois: è l'appezzamento di terra della famiglia]. E voi, in una Regione autonoma con 1000 milioni di euro comunque ancora a disposizione, non riuscite a reperire 1 o 2 milioni all'anno per sostenere, sburocratizzando in maniera molto rapida, chi ancora mantiene il nostro ambiente, mantiene le nostre località, mantiene le nostre comunità? Tutto questo io penso che possa aiutare anche chi non fa come primo lavoro l'imprenditore agricolo, ma aiuta sicuramente chi invece fa turismo, chi fa impresa e che mantiene il nostro territorio anche per le stagioni estive e invernali. Noi pensiamo che su questo si possa osare un po' di più.

Questa mattina si facevano dei conti. La collega Rini ha strappato 50 milioncini nel quinquennio per i beni culturali: brava, un peso politico non indifferente! Ottimo: accordi che noi non conosciamo, ma non ci interessano neanche. Ottimo, perché lei ha portato un pacchetto così importante. Assessore Testolin, all'interno di questo Psr ci sono 3 milioncini e mezzo di euro all'anno per sette anni, che ammontano a 24 milioni - questo è il nostro cofinanziamento - però lei non riesce a drenare al collega Perron qualche milioncino per sostenere non la grande impresa o la grande struttura, che deve fare reddito e lì i conti devono tornare, ma per tutti quelli che invece lo fanno come hobby e per amor proprio? Questo è il nostro grande dispiacere! Alla fine qui la partita si gioca veramente in difesa, c'è talmente uno sconforto sul territorio, che voi conoscete come noi quantomeno, e i vaco, termine mi sembra molto chiaro, aumentano. I pericoli aumentano e poi ci chiediamo il perché dello spopolamento della media montagna. Il collega Baccega oggi parlava di questioni idrogeologiche e di manutenzione del territorio, ma magari con un milioncino e mezzo o due milioni all'anno tranquillamente si sostengono tutte le centinaia di attività che non devono fare reddito, ma che devono essere aiutate, sostenute e accompagnate. Questo avremmo gradito sentire dall'Assessore.

Oltretutto nel dibattito sulla legge finanziaria, noi avevamo cercato di presentare un ordine del giorno, ben illustrato dal collega Roscio, che andava in questa direzione. Diamo gambe e corso a cinque, otto, dieci misure nel Piano di sviluppo rurale e per quanto concerne invece la piccola e la media azienda, non facciamo fare quell'iter all'interno del Piano di sviluppo rurale, perché a questo punto è come scoraggiare queste aziende medie a neanche più chiedere quello che potrebbe essere un loro diritto e un loro piccolo aiutino cofinanziato dalla Comunità europea. Oggi si scrive una brutta pagina per la Valle d'Aosta, non per noi, ma per gli imprenditori agricoli e per l'agricoltura valdostana che si vede proprio scoraggiata, tanto che alla fine, proprio come diversi giovani mi dicevano in queste settimane,

probablement à si Gouvernement l'agriculture interesse pomé [traduzione letterale dal patois: probabilmente a questo Governo l'agricoltura non interessa più]. La trippa è in altri settori e probabilmente questo è un po' lo stato dell'arte.

Mi chiedevo cosa avremmo fatto noi. Io penso che con due o tre azioni mirate, senza passare tramite il Piano di sviluppo rurale, probabilmente si poteva incoraggiare tutti quelli che ancora oggi mantengono il territorio, che sono tanti e l'amor proprio è ancora molto alto. Ma facciamo attenzione che non sia questo Consiglio regionale della legislatura 2013/2018 a scoraggiare e ad aumentare quelli che saranno gli incolti in Valle d'Aosta, di conseguenza con tutte quelle considerazioni che facevo poc'anzi: un territorio che non è più coltivato e non è più abitato, è un territorio e una cultura che muore.

L'ultima proposta che abbiamo fatto qualche settimana fa e che rilanciamo al Governo regionale tutto, non solo all'Assessore Testolin, perché mi sembra che quando si adottano delle delibere, se uno non è d'accordo o va a fare la pipì eventualmente non le vota, ma altrimenti è un discorso di coralità. State conferendo i beni a Vallée d'Aoste Structure per quanto riguarda i beni produttivi: mettiamoli immediatamente sul mercato se ci sono delle cooperative che sono subito interessate ad acquistarli, magari per poi investirci dei soldi. Ci sono, vi assicuro che ci sono delle cooperative che sono interessate. Mettiamo in campo delle azioni. Sono solo delle piccole sollecitazioni, ci mancherebbe, non abbiamo la bacchetta magica, ma qualche piccola idea e qualche volta qualche piccolo interesse che possa aiutare il settore, lo mettiamo a disposizione quantomeno di tutti.

Presidente - Sospendiamo i lavori, che riprenderanno alle 15:30 sempre in discussione generale.

La seduta è sospesa alle ore 13.05.