Compte rendu complet du débat du Conseil régional. Les documents ci-joints sont disponibles sur le lien "iter atto".

Objet du Conseil n. 813 du 22 octobre 2014 - Resoconto

OGGETTO N. 813/XIV - Interpellanza: "Applicazione della normativa sulle quote di genere negli organi di amministrazione e di controllo delle società partecipate o controllate dalla Regione".

Presidente - La parola al collega Guichardaz.

Guichardaz (PD-SIN.VDA) - Grazie Presidente.

L'interpellanza che ci accingiamo a discutere ha come oggetto un tema di cui si parla tanto, ma che alla fine trova sempre scarsa applicazione, soprattutto nel nostro Paese. Il tema è quello relativo alla rappresentanza di genere negli organi di amministrazione e di controllo delle società pubbliche. In questo specifico caso tratteremo la questione dal punto di vista delle società controllate dalla Regione, cioè quelle in cui l'Amministrazione regionale esercita un'influenza dominante o anche per via indiretta, cioè attraverso società intermedie, controllate a loro volta dalla Regione.

Perché ci poniamo il problema della rappresentanza di genere nei CdA? Intanto perché è un obbligo di legge; le norme che regolamentano la presenza di genere nei CdA delle società controllate dalla pubblica amministrazione sono diventate operative nel nostro Paese a seguito dell'emanazione del DPR 251 del 2012, ed erano già state rimandate da una precedente legge del 2011, mi sembra la 120, e poi perché noi, del PD-Sinistra VdA, siamo convinti che le cosiddette "quote" possano avere ricadute positive sull'occupazione femminile che, come sappiamo, è fortemente penalizzata rispetto a quella maschile, sia dal punto di vista dell'accesso al lavoro, sia della qualità dell'occupazione. Ci sono interessanti studi che attestano come organizzazioni in cui è presente ai propri vertici una consistente rappresentanza femminile siano in grado di contribuire ad alimentare l'occupazione femminile attraverso una maggior attenzione alle "politiche di genere", cioè alle politiche aziendali in questo caso.

Nel documentarmi per questa iniziativa, mi è capitato fra le mani un interessante articolo (che definirei un piccolo saggio) de lavoce.info intitolato "La quota di genere due anni dopo", da cui emerge come la cosiddetta "diversity" sia ormai considerata elemento chiave per il successo di un'organizzazione e anche per il successo e la conduzione di un'azienda...vi invito a cercarlo su Internet, perché è davvero una lettura illuminante. Questo studio rileva come le aziende in cui è presente una massa critica di donne nei propri assetti di vertice...per "massa critica" si intende la presenza di almeno tre donne in questo caso, ma poi aggiungerò altri elementi, nei Consigli di amministrazione, o comunque ai vertici delle aziende...dicevo che questo studio rileva come le aziende in cui è presente una massa critica di donne nei propri assetti di vertice abbiano un andamento migliore delle altre, una maggior possibilità di cambiare il CEO, cioè l'amministratore delegato, quando la performance è bassa, oltre (dice proprio così l'articolo) "a una possibilità almeno doppia di richiedere ulteriori informazioni e di prendere un'iniziativa". Quindi le aziende che hanno al loro vertice una buona rappresentanza del genere femminile, hanno degli atout che le aziende solo rappresentate da maschi non hanno. Il 5 marzo del 2012, la Commissione europea ha pubblicato una relazione sull'equilibrio di genere nei Consigli di amministrazione, in cui rileva che, come mostrato dai dati attualmente disponibili, l'equilibrio di genere ai vertici aziendali incide positivamente sulle prestazioni delle imprese, sulla competitività e sui profitti. Questa relazione cita in proposito uno studio della McKinsey & Company, che è una grossa società di consulenza e di direzione, in cui si legge, ad esempio, che le società con rappresentanza paritaria in questo caso realizzano profitti del 56 percento superiori rispetto a quelle a conduzione unicamente maschile. Inoltre, un'analisi condotta da un'altra grande società, la Ernst & Young, sulle 290 principali società quotate in borsa, mostra che le imprese con almeno una donna nel Consiglio di amministrazione realizzano utili decisamente più elevati rispetto a quelle in cui le donne sono del tutto assenti dai vertici aziendali.

Ora, al di là della mia personale convinzione che questi dati e le considerazioni appena lette abbiano una loro intrinseca oggettività, resta il fatto che una norma dello Stato ha regolamentato in merito, e quindi che deve essere necessariamente recepita. Cosa dice il DPR 251 del 2012, in buona sintesi? Dice che negli organi di amministrazione e di controllo deve essere prevista una quota di genere che, a regime, deve corrispondere ad almeno un terzo dei componenti (il 33 percento dei componenti)...poi vi è la regola dell'arrotondamento per eccesso all'unità superiore, ma non è che possiamo prendere componenti a part-time. Va detto, a onor del vero, che in fase di prima applicazione, cioè al primo rinnovo successivo all'entrata in vigore della norma, la quota può essere del 20 percento, con arrotondamento sempre all'unità superiore (quindi al primo rinnovo, dopo l'entrata in vigore della norma, cioè dopo il 2012, è possibile che la quota di genere sia ridotta a un quinto); ciò vale tanto per i Consigli di amministrazione quanto per i sindaci effettivi e quelli supplenti. La norma, tra l'altro, dispone che le sostituzioni in corso di mandato devono essere effettuate tenendo in conto le regole di cui sopra; quindi, se si deve sostituire un amministratore o un sindaco dev'essere garantito il rispetto della quota di partecipazione di genere meno rappresentato. Naturalmente queste nuove regole sulla composizione degli organi collegiali vanno inserite negli statuti delle società controllate sin da subito...almeno, diciamo che la norma ha un'interpretazione diretta (così dicono). Per capirci, gli statuti dovrebbero - siccome la norma è applicativa da due anni - già aver al loro interno l'adeguamento al DPR 251 del 2012 in materia di quote.

L'interpellanza chiede, quindi, oltre a notizie circa il recepimento negli statuti di queste quote, se vi sia notizia di società controllate dalla Regione che hanno subito diffide o segnalazioni agli organi competenti, al Presidente del Consiglio o il Ministro delegato per le pari opportunità (l'Autorità vigilante, in questo caso), e magari, già che ci siamo, può essere l'occasione per capire se ogni società ha adempiuto all'obbligo di comunicazione relativamente alla composizione societaria e dell'eventuale mancanza di equilibrio di genere, perché la norma dice che le società devono comunque fare comunicazione e comunicare se, all'interno dei propri Consigli di amministrazione, manca appunto la quota di genere (questo lo deve fare l'Autorità vigilante). Attenzione, perché anche le modificazioni e le sostituzioni in corso di mandato, quindi in quel Consiglio di amministrazione in cui c'era l'Assessore Marquis, mi sembra quello della RAV, siccome c'è stata una sostituzione, avrebbe dovuto essere inviata comunicazione all'Autorità vigilante delle modificazioni. Approfitto dell'iniziativa per dire che il DPR 251 prevede che chiunque vi abbia interesse può segnalare agli organi vigilanti il mancato rispetto degli obblighi posti dalla legge. Siamo cioè in presenza di una forma di controllo "a carattere diffuso" (mi pare che tecnicamente si chiami così); quindi chiunque abbia interesse - e io penso che tutti possano avere un interesse diretto a che vengano rispettate le quote - può comunicare direttamente al Ministero per le pari opportunità eventuali deficit o irregolarità.

In conclusione, credo che l'Amministrazione regionale debba farsi garante, anche in fase di nomina e di rinnovo degli organi di amministrazione, del rispetto rigoroso della norma, magari anche anticipando la regola, che a mio parere è regola di civiltà rispetto a quanto disposto dalla norma. Con questo voglio dire che, se anche al primo rinnovo si rinnova tenendo conto del 33 percento, non è che ci offendiamo, eh! Sarebbe bello vedere una netta svolta nelle politiche di genere, a cominciare proprio da casa nostra. Grazie.

Presidente - Grazie. La parola al Presidente della Regione.

Rollandin (UV) - Sì, grazie Presidente.

Le considerazioni che sono state fatte dal collega hanno messo in luce le ragioni per le quali si è arrivati a questa determinazione - vorrei sottolinearlo - per quanto riguarda le società "controllate". Infatti la disposizione in materia di parità di accesso agli organi di amministrazione e il controllo delle società controllate dalle pubbliche amministrazioni è previsto - come lei ha ricordato - dal decreto 251, pubblicato sulla Gazzetta ufficiale n. 3 del 28 gennaio 2013. A proposito quindi di queste società, le società controllate che noi abbiamo sono: la Casino de la Vallée, la SITRASB, la Finaosta, la Società di Servizi Valle d'Aosta (che sono quelle controllate dalla Regione), e poi abbiamo l'IN.VA. e la Servizi Previdenziali. Queste sono le società controllate, quindi per quanto riguarda le altre non entrano in questa logica...lo dico perché per esempio la RAV non entra in questa logica.

Rispondo quindi alle domande per queste società che le ho ricordato. Tutte le società controllate dalla Regione si sono adeguate a questo dispositivo e hanno nominato gli organi societari nel rispetto della normativa della parità di accesso, man mano che si è giunti - come lei ha ricordato - al rinnovo degli stessi. Ad oggi, a queste mancano l'IN.VA., la Società di Servizi e la Servizi Previdenziali; lo stesso è avvenuto per la società controllata Finaosta, e tutte hanno avuto il discorso del 33 percento. Voglio dirle che - lei l'ha ricordato - che nel primo rinnovo si potrebbe avere il 20 percento, ma noi non abbiamo fatto così per la Società di Servizi Valle d'Aosta, abbiamo messo il 33 percento, quindi abbiamo rispettato questo. Pertanto, come lei auspicava, l'abbiamo già fatto, abbiamo mantenuto questa logica che lei ha voluto ricordare. L'articolo 5 del DPR del 2012 stabilisce che non devono derivare nuovi maggiori oneri tra l'altro a carico della finanza pubblica, fermo restando che le nomine sono state fatte nel rispetto delle norme in materia di accesso, le società provvederanno pertanto ad adeguare gli statuti alla prima assemblea straordinaria che sarà convocata per altre necessità.

"Se è a conoscenza di segnalazioni dal Dipartimento per le pari opportunità di presunte irregolarità": non ci sono ad oggi segnalazioni di questo genere al Dipartimento per le pari opportunità, per nessuna società controllata dalla Regione e da Finaosta. Vi è stato un unico caso nel 2013 legato ad una errata interpretazione della norma per quanto riguarda il rinnovo del Collegio sindacale di NUV. Erano state nominate due donne sindaci effettivi e due uomini sindaci supplenti e ci è stato detto di no, che devono essercene uno e uno, uno e uno, e non due e due, quindi si è corretto poi successivamente. Questo è l'unico caso dove c'è stata un'incomprensione segnalata, e quindi la società ha provveduto chiaramente a modificare nel senso voluto dalla norma.

"Se vi è l'intenzione di sollecitare la pronta applicazione": come ho detto, essendo già attivato per tutti, non ci sono elementi da aggiungere, in quanto le segnalazioni in tal senso sono state date ed è stata data puntuale attuazione a tutte le società controllate. Grazie.

Presidente - La parola al collega Guichardaz.

Guichardaz (PD-SIN.VDA) - Grazie Presidente.

Ha fatto bene a chiarire, differenziare tra società collegate e, diciamo, società controllate regionali. È vero anche, cito a memoria, non so se è la legge proprio dell'anno prima (la 120) che prevede che tutte le società quotate - mi sembra - debbano comunque adeguarsi alla normativa. Infatti è successiva a quella sulle società controllate ai sensi del 2359 del Codice civile, è successiva perché rimandata dalla legge quadro, quindi tutte le società devono adeguarsi...parlo delle società quotate, eh, tutte le società devono adeguarsi alla regola...adesso poi vediamo, le dicevo, approfondiamo poi la norma.

In ogni caso, io credo che, siccome la Regione ha capacità, anzi ha diritto di nomina e le nomine sono indicate su questo elenco che è presente su Internet, io credo che nulla tolga alla Regione se nelle nomine che la Regione fa all'interno anche delle società non controllate si prende la briga...e comunque la Regione si prende l'impegno di rispettare, quantomeno nelle nomine di spettanza della Regione, le quote di genere per i motivi che avevamo detto. Io vi faccio vedere, questo è l'elenco, lo potete vedere da lontano, si vede poco, ma fondamentalmente le donne nelle società sono quelle che sono state evidenziate...direi che sono pochissime...guardate, quelle evidenziate in verde sono quelle dove il compenso è gratuito. Tra le altre cose, oltre ad essere poche, la maggior parte delle donne presenti nei Consigli di amministrazione non usufruiscono di compensi o solo di spese documentate. I grandi nominati, cioè coloro che vengono nominati, a fronte di consistenti prebende, purtroppo sono uomini. È probabile che in Valle, siccome la Valle è speciale e ha delle peculiarità rispetto alle altre Regioni, è probabile che non ci siano delle donne sufficientemente capaci per ricoprire posti di responsabilità, altrimenti non mi spiegherei come mai la Regione continui a nominare tra l'altro sempre gli stessi, sempre questi uomini, molti dei quali iscritti a partiti politici, molti dei quali provenienti direttamente da attività magari anche consiliari, Consiglieri o addirittura amministratori delegati, che a volte percepiscono retribuzioni che si avvicinano addirittura ai 100 mila euro.

Io credo quindi che noi dobbiamo oggi fare un ragionamento che non vada solo nella direzione di dire: facciamo le belle manifestazioni sulla violenza di genere, facciamo gli studi su...che ne so io...sui servizi per le donne, per l'accesso al lavoro, eccetera, ma dobbiamo cominciare a fare delle azioni concrete. Siccome siamo noi che nominiamo, e siccome è la Giunta che nomina i propri componenti all'interno dei Consigli di amministrazione e all'interno dei Collegi sindacali, io credo che una regola e un'autoregolazione delle nomine debba avvenire proprio per dare una svolta e per cambiare davvero un approccio che fino ad ora, francamente, oltre che una politica...e basta che guardiamo intorno, vediamo quante donne sono rappresentate all'interno della massima assise, della massima istituzione regionale, oltre che una politica diciamo maschilista in tutto e per tutto...beh, almeno per quanto riguarda l'amministrazione di aziende che dovrebbero funzionare e nelle quali sarebbe opportuno portare un contributo anche di novità, forse è il caso che cominciamo a ragionare in questo senso. Grazie.

Presidente - Punto 30 all'ordine del giorno.