Compte rendu complet du débat du Conseil régional. Les documents ci-joints sont disponibles sur le lien "iter atto".

Objet du Conseil n. 145 du 26 septembre 2013 - Resoconto

OGGETTO N. 145/XIV - Discussione generale congiunta sul parere sul disegno di legge costituzionale n. 42, recante "Modifiche agli statuti delle Regioni ad autonomia speciale, concernenti la procedura per la modificazione degli statuti medesimi" e sul parere sul disegno di legge costituzionale n. 363, recante "Modifiche agli statuti delle Regioni ad autonomia speciale concernenti la procedura per la modificazione degli statuti medesimi".

Presidente - Point 55.1 à l'ordre du jour...possiamo fare un'unica illustrazione anche con il punto 55.2, se siete d'accordo.

L'articolo 50, 3° comma, dello Statuto speciale prevede che i progetti di modificazione dello Statuto di iniziativa governativa o parlamentare siano comunicati al Consiglio regionale che esprime il suo parere entro due mesi. Ai sensi di tale disposizione, il Ministro per gli affari regionali e le autonomie, con nota in data 11 luglio 2013, ha trasmesso al Consiglio regionale il disegno di legge costituzionale n. 42, presentato il 15 marzo 2013, e n. 363, presentato il 3 aprile 2013, recanti modifiche agli statuti delle Regioni ad autonomia speciale, concernenti la procedura per la modificazione degli statuti medesimi. La I Commissione consiliare, nella riunione del 20 settembre 2013, ai sensi dell'articolo 69ter del Regolamento interno ha espresso, all'unanimità, parere favorevole su entrambi i disegni di legge costituzionale.

Il Consiglio è ora chiamato ad esprimere il suo parere sui disegni di legge costituzionale n. 42 e n. 363 ai sensi dell'articolo 50, 3° comma, dello Statuto speciale.

Ci sono richieste? Per l'illustrazione, la parola al collega Perron.

Perron (UV) - Merci Madame la Présidente; merci également d'avoir voulu insérer cette proposition de loi à l'examen de ce Conseil.

Queste due proposte riprendono un tema importante per la Valle d'Aosta. Veniva correttamente ricordato che l'articolo 50 del nostro Statuto prevede, giustappunto, che per progetti che vadano o vanno nella direzione di modificare il nostro Statuto speciale, cioè la nostra Carta costituzionale - siano essi di iniziativa governativa o siano essi di iniziativa parlamentare - prevede che vengano comunicati al Consiglio regionale, il quale, entro due mesi - sottolineo "entro due mesi" - deve comunque esprimersi. In Parlamento, adesso - il Presidente correttamente lo citava - come in passato, sono state depositate iniziative in tal senso; alcune di queste anche a firma dei Parlamentari della Valle d'Aosta, che, come I Commissione, abbiamo audito su questa materia al fine di permettere a tutti i commissari di poter, da una parte, audire i Parlamentari e, dall'altra, di dire la propria opinione su un tema che, a mio giudizio, è un tema importante.

L'oggetto che il Presidente del Consiglio illustra è un argomento importante, semplice ma importante. Da una parte è un punto anche fondamentale, e direi che tutte le forze politiche, seppur magari con delle visioni leggermente diverse, l'hanno messo in campo in occasione delle elezioni politiche. Devo dire che oggi, qui, ritroviamo seduti in quest'aula, al di là di quelli che sono stati eletti, tutti i principali candidati alle elezioni politiche, sono qui presenti, oggi, nella veste di Consiglieri regionali senza nulla, per carità, togliere ad altri. Quindi io mi auguro che su questo tema, com'è successo in Commissione consiliare, si possa trovare una sensibilità ed una condivisione ampia e vasta. È un tema, questo, che ha sempre rappresentato un impegno ben preciso dei Parlamentari valdostani in sede romana. Tutto sommato si tratta di un disegno di legge semplice; con questi disegni di legge si va a ribadire, con forza, la necessità che noi giudichiamo "una necessità inderogabile", che qualsiasi modificazione dello Statuto debba avvenire con il consenso del Consiglio regionale e che, se decade il tempo previsto durante il quale non viene espresso un parere del Consiglio regionale, le Camere possano procedere comunque. Quindi è una procedura che, giustamente responsabilizza anche il piccolo Parlamento regionale, che su delle modifiche nei confronti dello Statuto speciale debba comunque dire la sua. Questa modifica, se sarà approvata nei successivi percorsi parlamentari, offre una garanzia alle Regioni sul fatto che gli statuti speciali siano modificati solamente con giustappunto l'intesa, cioè con l'accordo, con il consenso di entrambe le parti, e non calate dall'alto in modo unilaterale.

Io non voglio fare la storia di questo, perché nei banchi del Governo abbiamo due ex Senatori che hanno rappresentato la Valle d'Aosta al Parlamento; vorrei soltanto dire che a noi pare opportuno riprendere con forza questo argomento. Siamo stati molto vicini all'ottenimento di un risultato nel 2005, quando questo passaggio era stato modificato con una legge costituzionale, riconoscendo quindi in quella fase alle Regioni questa forma di tutela giuridica, costituzionale e anche politica, salvo poi il referendum del 2006 che, di fatto, ha bocciato e bloccato questa riforma costituzionale. Nelle successive legislature si è tentato in diverse fasi di riprendere questo tema, di portarlo all'attenzione degli organi competenti; purtroppo le varie vicende, in modo particolare quelle numeriche, non hanno permesso di concludere l'iter.

Dicevo, a noi pare opportuno riprendere questo tema. Ci rendiamo perfettamente conto che i problemi del Paese e i problemi della Valle d'Aosta sono certamente altri; però, rispetto al passato, oggi adottiamo una procedura che ci sembra diversa, da una parte ci sembra rafforzativa, rispetto al passato, quando la Valle d'Aosta presentava la sua proposta di legge per la sua specialità. Questa proposta di legge, oggi è per tutte e cinque le Regioni a statuto speciale, nonché per le due Province. Da una parte questo ci fa sperare in un peso politico più forte, in un consenso in sede parlamentare che noi auspichiamo certamente superiore. E oggi, dal mio punto di vista, avere una sinergia in tal senso, per la nostra piccola comunità sarà molto importante. Non ci facciamo delle illusioni. Oggi noi non sappiamo se ci saranno le condizioni politiche perché un percorso di riforme vada a buon fine. Dobbiamo sottolinearlo che il Presidente Letta, nel suo discorso di incarico, si era impegnato a garantire delle forme di tutela nei confronti delle autonomie speciali, come lo stesso Presidente della Repubblica, Napolitano, aveva più volte fortemente auspicato che forme di riconoscimento e di tutela delle piccole autonomie speciali fossero dal Parlamento approvate. Ecco, noi non sappiamo se questo percorso di riforme giungerà a conclusione, perché ci rendiamo conto che i problemi del Paese e le priorità sono altre. Semplicemente, se ci sarà l'occasione che il Parlamento possa presentarsi ad approvare questo percorso di riforme, io penso sia bene dal nostro punto di vista presentarsi preparati, con le carte in regola e, nel caso specifico, che il Consiglio regionale nei termini opportuni - cioè di due mesi - abbia detto la sua su questa proposta. Ci sembra di intravedere, sottolineo, lo dico in modo molto prudente, con forti condizionali, anche dalle dichiarazioni dei Parlamentari, un "timido" clima di favore su una lontana possibilità che in sede parlamentare questo concetto dell'intesa, che inseguiamo da tanti tempo, possa finalmente essere accettato.

Abbiamo appreso che tutti i gruppi parlamentari hanno votato una mozione che impegna di fatto questo Governo a garantire e a tutelare, in tutti i percorsi parlamentari, le autonomie speciali. Riteniamo questo un passaggio politicamente molto importante. Abbiamo appreso in commissione - e lo dico senza nessun sarcasmo - che la Valle d'Aosta potrà contare sull'appoggio, oltre che dei Parlamentari valdostani, dell'appoggio di tutti gli eletti del Movimento Cinque Stelle. Noi prendiamo atto con favore di queste parole così generose del collega Ferrero, seguiremo se poi i fatti concreti andranno nella stessa direzione, ma prendiamo atto con molto favore delle sue dichiarazioni in I Commissione. Altri Consigli regionali su questa materia si sono già espressi, altri lo stanno facendo in questi giorni. Io penso di poterlo dire a nome di tutta la commissione consiliare che all'unanimità ha votato queste proposte: pensiamo sia importante che anche il Consiglio regionale della Valle d'Aosta, nei termini previsti, cioè entro i due mesi, dia il suo assenso favorevole a questa proposta.

Termino dicendo che mi auguro e mi auspico che questo Consiglio regionale, come lo si dice spesso sui grandi temi o sui temi importanti per questa Regione, sappia superare certe difficoltà o certe diversità di vedute che legittimamente ci sono in quest'aula e, su certi atti di interesse generale per questa comunità, come a mio giudizio questo, possa ritrovarsi pienamente favorevole, com'è avvenuto in I Commissione.

Il mio auspicio, annunciando il nostro voto favorevole della maggioranza, è che tutti i gruppi politici possano riconoscersi in queste proposte, affinché esse vengano quindi adottate con un voto all'unanimità, e affinché il Consiglio abbia la stessa visione nel riconoscersi in una modifica costituzionale che interpretiamo come una forte tutela di un nostro diritto. Grazie per l'attenzione.

Presidente - Grazie collega. Apriamo la discussione generale. La parola al collega Bertin.

Bertin (ALPE) - Grazie Presidente.

Non possiamo che ribadire la valutazione positiva espressa in commissione al riguardo di questo disegno di legge costituzionale o, per meglio dire, ai disegni di legge costituzionale che abbiamo analizzato in commissione recanti modifiche agli statuti delle Regioni ad autonomia speciale, concernenti la procedura per la modificazione degli Statuti medesimi. È un disegno di legge che ripropone l'introduzione della procedura dell'intesa per le modifiche dello Statuto della Valle d'Aosta e, in questo caso, per tutte le Regioni a statuto speciale. È una questione di cui abbiamo più volte discusso, un argomento da tempo nell'agenda della politica valdostana, una vecchia storia che da tempo, come detto, da troppo tempo si trascina con alterne fortune nelle aule del Parlamento, senza però mai raggiungere l'obiettivo.

Non mi dilungherò a ricostruire la storia delle vicende legate a queste modifiche riproposte diverse volte e ancora oggi. Basti pensare che, nonostante da decenni si parli di riforma della Costituzione, anche questa piccola modifica non è ancora riuscita a finire il proprio iter; decenni di discussioni sul federalismo non hanno prodotto quel cambiamento auspicato. Lo Stato italiano resta, nonostante esperienze interessanti di decentramento, molto distante da un modello che possa definirsi anche lontanamente federalista. In questo senso decenni di annunci e progetti non hanno prodotto niente o quasi; anzi, negli ultimi anni, a causa di scandali verificatisi a livello regionale, si sta assistendo a una sorta di riflusso, anche da un punto di vista tecnico, teorico, vediamo sempre più approcci alla questione dell'autonomia e del federalismo che potremmo definire come neocentralista. In questo contesto il principio dell'intesa assume ancora maggiore importanza, garantendo maggiormente le Regioni a statuto speciale sulle possibili modifiche unilaterali, oltre ad affermare un principio di pari dignità istituzionale tipica dei sistemi federali, e riconoscendo implicitamente anche la natura pattizia dello Statuto valdostano. Anche questa legislatura parlamentare, quella iniziata nel febbraio di quest'anno, "la legislatura delle larghe intese", come molte in precedenza, vorrebbe caratterizzarsi per un'ampia riforma costituzionale. Questa modifica riguardante l'intesa dovrebbe inserirsi, ci hanno detto anche i Parlamentari auditi in commissione, in questa più generale e grande riforma.

Entrando nel merito delle proposte che si leggono in questi giorni, limitandosi a quelle che riguardano il titolo V della Costituzione, vale a dire gli aspetti legati alle autonomie, non c'è da essere particolarmente ottimisti rispetto alle autonomie. La sintesi trovata all'interno del cosiddetto "Comitato dei 35 saggi" presieduto dal Ministro delle riforme Quagliariello non è incoraggiante. La relazione finale della Commissione per le riforme costituzionali presentata la settimana passata certamente non indica un rafforzamento del sistema autonomistico in Italia. In effetti, questa commissione composta dai tecnici appartenenti all'area di governo di maggioranza, Forza Italia - adesso bisogna di nuovo chiamarla così - e Partito Democratico, riprendono il lavoro elaborato dai cosiddetti "saggi" voluti dal Presidente Napolitano, proponendo delle modifiche al Titolo V della Costituzione che vanno nella direzione opposta ad un rafforzamento delle autonomie. Per quanto riguarda le autonomie speciali, la Commissione per le riforme costituzionali è piuttosto generica e dedica all'argomento soltanto una parte marginale, quattro righe o poco più. "Fermo restando la distinzione tra autonomie speciali e ordinarie - afferma la commissione - si ritiene necessario un processo di riduzione delle diversità ingiustificate"...un po' inquietante! Esistono certamente situazioni insostenibili che devono essere affrontate, immagino certe situazioni riguardanti la Sicilia ed altri, ma affermare un principio di riduzione delle diversità istituzionali mi pare francamente esagerato! L'omologazione non è certamente un approccio autonomista e tanto meno federalista e, da federalista, m'inquieta un po'.

Si tratta poi di capire cosa s'intenda per "diversità ingiustificate", perché possono essere considerazioni accettabili, ma su questo principio generale si possono anche introdurre elementi non condivisibili. Anche se, come detto, la parte riguardante le Regioni ad autonomia differenziata è piuttosto generica, dalle poche righe si può capire l'atteggiamento, l'aria che tira nella maggioranza delle larghe intese su questa questione. Non saprei se definirla "una brutta aria", ma poco ci manca! Situazione ancora meno incoraggiante per le autonomie ordinarie e il sistema delle autonomie in generale. Si vede dilagare all'interno di questa relazione la volontà di tutela e di sostituzione da parte del potere centrale nei confronti delle Regioni e dei Comuni; insomma, emerge chiaramente la volontà di rafforzare il potere centrale.

La trasformazione dell'Italia in un autentico Stato federale è una prospettiva definitivamente abbandonata in questa relazione. La relazione in questione rappresenta la base di partenza dell'accordo Forza Italia-Partito Democratico in materia di riforme costituzionali e, come sappiamo, un elemento centrale dell'accordo di governo, che per esplicita dichiarazione del Primo Ministro Letta durante la fiducia, al momento della fiducia, durerà il tempo necessario per le riforme della Costituzione, i famosi "18 mesi" esplicitati appunto in quell'occasione. Se pur scettico, molto scettico, sulle possibilità di una riforma costituzionale in questa fase, non si può che non essere un po' preoccupati da tale ipotesi e dall'approccio che sta emergendo per quel che riguarda il sistema delle autonomie in generale; non è tanto la Valle d'Aosta, è un sistema riguardante tutto lo Stato, che certamente non è indirizzato nella direzione di un maggior rafforzamento delle autonomie con un approccio vagamente federalista. Il principio dell'intesa per le modifiche degli statuti speciali si rende ancora più necessario in questa fase e non si può che auspicare una rapida introduzione di questo sistema, di questa intesa. Pertanto il nostro voto, come già in commissione, è favorevole.

Si dà atto che dalle ore 10,20 presiede il Vicepresidente André Lanièce.

Lanièce (Presidente) - Grazie. Ci sono altre richieste di intervento da parte dei colleghi? Ha chiesto la parola il Consigliere Gerandin, ne ha la facoltà.

Gerandin (UVP) - Merci Président.

Solo per aggiungere veramente poco a quanto è stato detto, nel senso che noi ci eravamo già espressi in commissione, dicendo che avremmo sostenuto sicuramente, col nostro voto, tutte le iniziative che andavano in questo senso. E riparto da quello che ha detto prima il collega Perron, nel senso che noi riteniamo che i disegni di legge, come in questo caso disegni di legge costituzionale, o comunque gli atti che vadano nel senso di portare un valore aggiunto, a tutela della Valle d'Aosta, noi ci saremo, ci saremo sempre.

Per cui non posso che ribadire, ecco, il nostro parere favorevole a questo disegno di legge costituzionale, sperando che uno dei principi con cui noi ci stiamo presentati nella nostra campagna elettorale, come tra l'altro penso una gran parte dei partiti che si sono confrontati nelle ultime elezioni...una parte integrante del programma era riferito all'introduzione dell'importante principio dell'intesa. Ci fa piacere di questa iniziativa, ecco, e noi ci auguriamo che questa iniziativa parta, tenendo conto di quanto è stato condiviso nella XIV legislatura, con la formulazione trovata con l'articolo 38 della legge di revisione costituzionale, che è stata approvata da entrambi i rami del Parlamento, ma non è entrata in vigore a seguito del referendum del 2006. Dico "partendo da questo", perché la mia preoccupazione è esattamente quella del Consigliere Bertin, che sottolineava che, da quanto emerge dai primi atti, dalle prime discussioni della Commissione sulle riforme, tira aria un po' pesante per quelle che sono le autonomie speciali; pesante per quelle realtà, come la nostra, che hanno comunque tutta una serie di tutele statutarie.

Dico questo perché, comunque, noi sulla Costituzione facciamo ancora affidamento; avremo modo di ribadirlo quando parleremo dell'articolo 138 della Costituzione, e lo ribadiremo con forza, nel senso che noi pensiamo che l'introduzione, se riusciremo veramente ad introdurre il discorso dell'intesa tutelato da legge costituzionale...avremo sicuramente la possibilità di essere più tutelati come autonomia speciale. Su questo concludo dicendo che noi ci saremo, ci saremo sempre per tutte quelle iniziative che vadano nel senso di tutelare la nostra autonomia, il nostro Statuto, i nostri cittadini, e tutte quelle che sono state le possibilità di avere delle tutele statutarie per quello che riguarda il sistema Valle d'Aosta.

Si dà atto che dalle ore 10,27 riassume la presidenza il Presidente Emily Rini.

Rini (Président) - Merci. La parole au collègue Donzel.

Donzel (PD-SIN.VDA) - Grazie Presidente.

È molto importante per noi del gruppo Partito Democratico-Sinistra Valdostana intervenire in questo contesto, su questi due disegni di legge, e in particolare sul secondo, che è la fotocopia del primo, ma presenta come primo firmatario un Senatore di cui sarà importante dire alcune cose, e tra i firmatari, ovviamente, il rappresentante della Valle d'Aosta, e quindi ha anche da questo punto di vista un'importanza particolare. Anche perché questa discussione, che ci permette di ritrovare, dal mio punto di vista, una forte unità di contenuti - nel senso che mi ritrovo fortemente a condividere gli interventi dei colleghi che mi hanno preceduto e apprezzare quanto hanno sostenuto in quest'aula - mi consente in qualche modo di fare giustizia di un faticoso percorso, che ha visto, diciamo, le forze politiche del centro-sinistra messe spesso in discussione in quest'aula, nel loro corretto rapporto con le autonomie; spesso forzando un po' nei contenuti e guardando solo magari al piccolo dettaglio della Valle d'Aosta, si è frainteso un rapporto storico che il centro-sinistra ha di rispetto con le autonomie speciali.

Ora, trovarci tutti uniti qui, a votare un accordo in cui, diciamo, il primo firmatario di questa proposta di legge è il dottor Palermo, che è un noto costituzionalista, e che è stato candidato come indipendente dal Partito Democratico con un accordo insieme alla Südtiroler Volkspartei nel collegio di Bolzano, è una cosa che ci riempie di orgoglio...per dire che è un rappresentante che abbiamo indicato noi, non per appartenenza politica, ma perché è un esperto internazionale di diritto costituzionale e insegna all'Università di Verona, ed è anche membro della più grande Accademia, diciamo, di montagna, europea, quella di Bolzano, quindi è un personaggio straordinario, che segue da sempre la storia del diritto del federalismo, ed è una cosa che naturalmente ci riempie d'orgoglio, lo rappresentiamo con fiducia...ma anche perché nella relazione allegata alla legge...votando questa legge si vota naturalmente anche la relazione, e la relazione richiama una proposta di legge della XV legislatura, la 980, presentata alla Camera dei Deputati. Quindi la legge che votiamo, ripresa da Zeller e Brugger, i due altoatesini da soli, poi ripresa a firma congiunta, molto positivamente, dal nostro Senatore, dal Senatore Palermo, e ricordo tra questi anche la firma del Senatore Nencini del Partito Socialista...noi, qui, rappresentiamo anche il Partito Socialista in questo Consiglio regionale...e quindi questa unità di intenti non può che rallegrarci.

Ecco, nella relazione si cita l'atto n. 980 presentato alla Camera dei Deputati, dicendo testualmente: "nella XV legislatura, l'atto della Camera 980, il cui testo è riportato nel presente disegno di legge"...questo disegno di legge è la fotocopia di quello presentato. E che cos'era questa proposta di legge? Perché ne parlo qui? Perché questa proposta di legge è stata firmata dai seguenti Deputati: Bressa, Franceschini...magari qualcuno non sa chi è Franceschini...è, in questo momento, un Ministro...Migliore, che è un rappresentante di SEL, Donadi che stava nell'Italia dei Valori, Sereni, cioè i rappresentanti del Partito Democratico... E mi interessa leggere questo passaggio, è molto importante; citava, nella presentazione di questa legge, una cosa che è stata spesso un vulnus in quest'aula e che ci è stata additata. Dicevano questi Deputati, allora, con un disegno di legge che noi oggi votiamo in fotocopia: "Il prossimo 25-26 giugno - di allora, in occasione del referendum costituzionale - noi voteremo no alla riforma costituzionale approvata nella scorsa legislatura, ma non vogliamo rinunciare a questa norma di salvaguardia delle autonomie speciali costituzionalmente garantite. A riprova di questo, ricordiamo l'impegno...", eccetera, del Presidente Prodi e quant'altro. Questo disegno di legge fu approvato dalla Camera. Poi sappiamo com'è difficile far avanzare i disegni di legge, quindi poi si arenò, non è andato mai al Senato e si perse nei meandri del Parlamento. Oggi ritorna, oggi ritorna e, come dire? è semplicemente un attestato, cioè come dire: votiamo questa cosa, ma poi sappiamo che l'iter parlamentare sarà terribile, non riusciremo a venirne a capo...beh, c'è forse un pezzo nella ricostruzione di oggi che manca, un tassello mancante, come uso dire in una trasmissione radiofonica, e che, devo riconoscere, con trasparenza e chiarezza il Deputato Marguerettaz e il Senatore Lanièce hanno ricostruito bene in I Commissione.

Non ci si fa illusioni che questo singolo disegno di legge, che questa singola proposta di legge cammini per conto suo in questo Parlamento. Si immagina di avere la possibilità all'interno di un contesto di riforme costituzionali di far raccogliere nel paniere delle riforme costituzionali anche questa e, di fatto, è stata manifestata nel processo riformatore in atto una disponibilità ad accogliere questa proposta di legge. Quindi, in qualche modo, si afferma il principio che c'è una sensibilità che sta maturando nel Parlamento, che all'interno di un contesto di riforme costituzionali questo principio debba essere garantito.

Quindi, come abbiamo espresso col voto favorevole in commissione, lo confermiamo in questo contesto, e ci sentiamo, da questo punto di vista, anche noi ben rappresentati dai nostri rappresentanti in Parlamento, sia quelli per quanto riguarda questo specifico disegno di legge, sia quelli valdostani, sia i nostri rappresentanti eletti nelle file del Partito Democratico, perché in qualche modo un filo storico che continua e prosegue in questa direzione è molto importante, e mi fa piacere che proprio il testo preciso, scritto, redatto per la prima volta da esponenti del Partito Democratico diventi, oggi, un testo condiviso dagli autonomisti e fatto proprio dagli autonomisti. È in questa direzione che bisogna camminare; è un percorso, quello delle riforme costituzionali, estremamente difficile. Leggendo i giornali non dobbiamo illudere i nostri cittadini che sarà un percorso facile, perché sappiamo come le crisi di governo possano immediatamente far cadere questi percorsi, soprattutto se si arriva anche ad una crisi della legislatura, a nuove elezioni tutto il percorso deve essere rimesso in piedi, ma è giusto comunque provare a fare questo difficile percorso, e a farlo tutti assieme.

Presidente - Grazie. La parola al collega Borrello.

Borrello (SA) - Grazie Presidente.

Innanzitutto devo dire che questo tema è decisamente importante. Mi fa piacere vedere questa condivisione trasversale di tutte le forze politiche che - come già anticipato dai colleghi - si è già manifestata all'interno della I Commissione. Non ripeterò quanto già detto dal collega Perron che riassume la posizione della maggioranza, però solo per dichiarare quella che è la posizione della Stella Alpina, che è ovviamente a favore, proprio perché il riconoscimento del ruolo del Consiglio regionale...che possa con questo piccolo passaggio, questo piccolo emendamento, questa parola magica, "intesa", andare a cercare di tutelare quelle che sono le caratteristiche e le peculiarità della nostra autonomia. Non ci facciamo illusioni, siamo consapevoli del fatto che il percorso sarà complicato, ma abbiamo avuto garanzie rispetto a quella che è la volontà espressa dai nostri Parlamentari, anche grazie alla condivisione con i rappresentanti delle altre autonomie speciali. Io ci tenevo a intervenire anche per andare a riconoscere la giusta valenza al Presidente della I Commissione, che ringrazio ufficialmente, il quale ha dato la possibilità di audire i Parlamentari, e non solo: ha creato questa sorta di feeling, di possibilità in maniera continuativa per andare a conoscere, in maniera diretta con i Parlamentari valdostani che ci rappresentano a Roma, quelle che sono le tematiche che ci interessano in maniera trasversale.

Di conseguenza, come Stella Alpina, noi voteremo a favore, ringraziando ovviamente tutto il Consiglio per questa sensibilità. Grazie.

Presidente - Grazie. Altri? Non ci sono altre richieste? Possiamo chiudere la discussione generale? La discussione generale è chiusa. La parola al Presidente Rollandin.

Rollandin (UV) - Merci pour avoir eu la possibilité de faire ce débat aujourd'hui, qui est un peu particulier, dans le sens que tout le monde sait très bien quelles sont les conditions du Gouvernement national et quelles sont les hypothèses, en quelque sorte, de prévoir qu'il y ait un débat sur ces thèmes malheureusement...c'est un malheur, on le dit vraiment, car on est convaincus que ce débat ne serait pas seulement important, mais capital pour avoir quelques garanties sur ce qui est du futur.

Quelle est la possibilité de modifier notre Statut? À ce moment, on avait dit: on ira modifier le Statut dans le moment où on peut être sûrs d'avoir de notre part l'entente, enfin qu'il n'y ait pas de modifications unilatérales; c'était le passage qui avait été partagé par toutes les forces du Parlement régional. J'avais participé pendant la XIVe législature à ce qui était, à ce moment, la réforme; comme il a été rappelé, la "38" n'avait pas été, par la suite, approuvée par le referendum. Et à ce moment-là la question de l'entente était une question très difficile: par paradoxe, on avait donné l'entente aux Régions à statut ordinaire et, lorsqu'elles auraient modifié leurs statuts, il aurait pu y avoir l'entente avec le Parlement, tandis que pour les Régions à statut spécial cela n'avait pas été reconnu...c'était une des raisons pour lesquelles on avait des doutes sur cette modification.

Je vais vous rappeler ce passage, après le Sénateur Fosson avait suivi ce thème. Je veux rappeler que, pour une fois, il y a eu une déclaration sérieuse en faveur des Régions à statut spécial, car n'oublions pas qu'il y a eu, pendant ce temps, des projets de loi pour éliminer les Régions à statut spécial de la part de tous les groupes. Alors il faut voir quel est encore le sous-sol de ce qui est le débat sur les Régions à statut spécial. Les Régions à statut spécial, malheureusement, ne sont pas aimées par les autres, et si dans la forme, dans les mots et dans ce projet il y a une garantie importante, dans les faits, chaque jour, n'importe quel gouvernement a travaillé contre les Régions à statut spécial. Si on est, aujourd'hui encore, dans l'attente d'avoir le Pacte de stabilité, de savoir quelle est la répartition entre les spéciales...là où on a dit, dans certains passages, les spéciales, sauf la Sicile et la Sardaigne, qui vont de notre côté...alors, de tout cela, quel est le raisonnement? Évidemment, je ne peux qu'être d'accord sur ce principe important, capital, et c'est bien qu'il soit approuvé encore une fois par cette salle, je crois qu'il reviendra. On fait référence à des projets de loi qu'ont été présentés au début de l'année, donc évidemment d'un côté on a repris des travaux qui avaient été faits.

Je veux souligner deux aspects. Le premier, que l'entente est évidemment importante. Il y a un ministre pour les réformes constitutionnelles, Quagliariello, et les autres experts qui ont travaillé, qui porteront les résultats; j'espère avoir aussi une présence de ces personnages à un débat important en Vallée d'Aoste, et il y aura la possibilité, en quelque sorte, de mieux s'expliquer sur ces thèmes. Mais le point important c'est que ce passage serait capital pour imaginer, à ce point, de faire un travail sur le Statut, pour reprendre certains thèmes qui sont faibles, car sur le débat des réformes constitutionnelles - disait Bertin - sur les Régions à statut spécial, il n'y a que quelques mots...En effet, ils n'ont pas repris dans la base tous les aspects des Régions à statut spécial pour la simple raison que chacun a son statut. Il n'y a pas "un statut" pour les Régions à statut spécial, il y a "les statuts" des Régions à statut spécial, qui ont des modifications bien différentes au-delà de Bolzano, qui a ses garanties internationales. Mais l'aspect que je crois serait important c'est de faire passer ce message aussi dans cette commission, pour avoir quelques espoirs pour faire ce travail qui, autrement, risque de faire comme on a fait des commissions spéciales sur le Statut, et après on s'est arrêtés pour les raisons que je viens de dire.

L'autre aspect c'est que finalement on devrait imaginer qu'à ce point il y a, en quelque sorte, une attitude différente des forces politiques nationales vis-à-vis des Régions à statut spécial. Je reprends des distinguo importants dans les forces nationales, pas tout le monde est contre les Régions à statut spécial; tout de même, à l'intérieur il y a des sympathies, des antipathies vis à vis de notre Statut, comme des autres. Alors je crois que le sens des approbations de ces deux projets est important, c'est un signal important que le Gouvernement, avec le Parlement, donne, donc le Conseil, dans son ensemble, de ce qui est l'idée de l'autonomie. Mais ce sera encore plus important de travailler afin que dans les faits il y ait quelque chose qui va en cette direction, car, malheureusement, aujourd'hui, on a le sentiment que tout ce qui se passe va dans la direction: "commençons à réduire tout ce qui est...des recettes des Régions à statut spécial". C'est là, malheureusement, le point faible de tout raisonnement qui va dans ce sens.

De ma part, je crois que je ne peux que souhaiter qu'il y ait un bon essor de ce projet, tout en sachant qu'il faut l'insérer dans un projet plus général et qu'on doit avouer qu'il y ait le temps pour se pencher dans son ensemble sur les réformes constitutionnelles. Je veux dire à Bertin, qu'il avait dit qu'il n'y a pas tellement d'aspects positifs...je crois qu'un aspect positif ce serait le Sénat des Régions, le fait qu'il n'y ait plus ce bicaméralisme parfait, il y a des possibilités. Bien sûr, on n'entre pas dans le mérite du semipresidenzialismo ou des autres aspects, je crois qu'ils sont des thèmes qu'ils partagent, mais il y a des aspects importants qui iraient dans la bonne direction pour simplifier surtout les rapports entre les Régions et le Parlement, qui a toujours été un point faible dans le passé. Merci.