Compte rendu complet du débat du Conseil régional. Les documents ci-joints sont disponibles sur le lien "iter atto".

Objet du Conseil n. 1504 du 1er décembre 2010 - Resoconto

OGGETTO N. 1504/XIII - Discussione generale congiunta sugli atti concernenti l'approvazione dei contenuti dell'accordo con lo Stato per il coordinamento della finanza pubblica nell'ambito del processo di attuazione del federalismo fiscale e lo schema di decreto legislativo concernente norme di attuazione dello Statuto speciale della Regione Valle d'Aosta/Vallée d'Aoste in materia di ordinamento finanziario della Regione Valle d'Aosta.

Président - Maintenant nous discutons sur le point que nous avons mis à l'ordre du jour, c'est-à-dire le point n° 15.1, il s'agit de "Parere sullo schema di decreto legislativo concernente norme di attuazione dello Statuto speciale della Regione Valle d'Aosta/Vallée d'Aoste recante modificazioni alla legge 26 novembre 1981, n. 690 (Revisione dell'ordinamento finanziario della Regione Valle d'Aosta)" et sur le point n° 15: "Approvazione dei contenuti dell'accordo con lo Stato per il coordinamento della finanza pubblica nell'ambito del processo di attuazione del federalismo fiscale, in attuazione dell'articolo 119 della Costituzione". Comme il a été convenu, on fera une unique discussion sur les deux points et après il y aura une votation séparée.

Je vous communique, pour ce qui est du point n° 15, que les bureaux pourvoiront à faire des petites corrections formelles: al terzo capoverso delle premesse, le parole "l'inoltro dei progetti di articolato alla Commissione paritetica in conformità alle procedure di cui all'articolo 48bis della legge costituzionale 26 febbraio 1948, n. 4" sono sostituite dalle parole: "e di adempiere alle procedure di cui all'articolo 48bis della legge costituzionale 26 febbraio 1948, n. 4"; l'inversione della numerazione dei commi 4 e 5 nel testo dell'allegato "Bozza di norma finanziaria dello Stato", di cui all'emendamento n. 2 delle Commissioni I e II che, per un mero errore materiale e senza nessuna modificazione sostanziale, risulta invertita rispetto al testo allegato all'accordo sottoscritto dal Presidente della Regione in data 11 novembre 2010 con il Ministro per la semplificazione normativa e il Ministro per le riforme per il federalismo.

La parole à l'Assesseur au budget, aux finances et au patrimoine, Lavoyer.

Lavoyer (FA) - Grazie Presidente.

La Regione ha firmato l'11 novembre scorso l'accordo per il coordinamento della finanza pubblica nell'ambito del processo di attuazione del federalismo fiscale, in applicazione dell'articolo 119 della Costituzione. L'accordo definisce le modalità di partecipazione della nostra Regione al conseguimento degli obiettivi di perequazione e di solidarietà, che per il 2011 comporteranno un effetto finanziario positivo per il bilancio dello Stato di 104.000.000 di euro, anche grazie all'assunzione da parte della Valle d'Aosta di competenze in materia di servizi ferroviari di interesse locale. La firma dell'accordo sul federalismo fiscale, che è già stato inserito nella legge di stabilità, prevede la riduzione progressiva dell'IVA da importazione fino ad arrivare alla sua eliminazione nel 2017 e il riconoscimento alla Valle d'Aosta di una più ampia compartecipazione ai tributi erariali afferenti il territorio regionale. Entrambe le modifiche sono oggetto di una norma di attuazione già esaminata dalla Commissione paritetica Stato-Regioni ai sensi dell'articolo 48bis dello Statuto di autonomia. Alla Valle d'Aosta verrà riconosciuto l'intero gettito, anziché i 9/10 per una serie di imposte, fra cui l'imposta sul reddito delle persone fisiche, l'IRPEF, l'imposta sul reddito delle società, l'IRES, le ritenute su interessi e redditi da capitale, le imposte sulle successioni e donazioni, l'IVA, le accise sull'energia elettrica, sulla benzina, gli oli da gas e quelli sui tabacchi e le tasse auto, già riscosse direttamente dalla Regione. Inoltre verrà riconosciuto l'intero gettito di imposte per le quali la Regione attualmente non aveva alcuna compartecipazione, quali l'accise sul gas naturale, le imposte sulle assicurazioni e le imposte su spettacoli e intrattenimenti.

Dal punto di vista più politico, sono da sottolineare altri due aspetti significativi della maggior forza del nuovo ordinamento finanziario: la previsione nella norma di attuazione del diritto alla compartecipazione alle imposte sostitutive, sinora previste in una legge ordinaria dello Stato e soprattutto il riconoscimento della compartecipazione a tutte le entrate tributarie erariali comunque denominate percette nel territorio regionale, norma che non era presente nel nostro attuale ordinamento finanziario. A tal proposito si ricorda che, proprio per l'assenza di questa norma, la Regione aveva perso in passato la compartecipazione a rilevanti gettiti come quelli allora derivanti dall'ILOR e dall'imposta patrimoniale. La certezza delle risorse deriva anche dal fatto che l'imposta sostitutiva è una sorta di spada di Damocle per le entrate della Regione: il nuovo ordinamento finanziario è più moderno e definisce le quote di riparto di imposte percette sul territorio valdostano. Questa condizione crea un legame forte fra la capacità fiscale e le entrate per la Regione, nel senso che, a fronte di una maggiore autonomia, conseguono maggiori responsabilità, ma sarà nella capacità di ciascun valdostano contribuire allo sviluppo, sapendo che ancor più di prima questo andrà a beneficio del territorio di appartenenza. Così oltre alla certezza delle risorse, il nuovo ordinamento finanziario è una base solidissima per affrontare il futuro, il banco di prova della profonda ragionevolezza di questo ordinamento finanziario, è lo sviluppo economico: se i consumi riprendono a crescere, le imprese a produrre e ad investire, a generare i profitti, si amplieranno i margini di autonomia finanziaria della nostra Regione. In conclusione posso affermare con tranquillità che questo nuovo ordinamento finanziario è l'attuazione di un vero federalismo fiscale ed è un risultato, crediamo storico, per l'autonomia della nostra Regione.

Président - La parole au Président de la Région, Rollandin.

Rollandin (UV) - Grazie Presidente.

Due notazioni in merito a questa discussione su un argomento che, come tutti siamo coscienti, è di enorme rilevanza. A quasi 30 anni dalla legge n. 690, ci troviamo oggi a discutere di una profonda riconversione di quella che è stata l'approvazione del testo del 26 novembre 1981. Credo che in questi anni la discussione nel merito di come tale provvedimento abbia cambiato le modalità di raccordo fra Stato e Regione sia stata oggetto di convegni, di interventi molto significativi, perché ricordo che la legge n. 690 aveva cambiato il modo di interloquire da un punto di vista finanziario fra Stato e Regione, fissava cioè dei parametri, delle entrate certe che prima non lo erano, dei parametri che davano certezza al bilancio regionale. Da quel momento la programmazione regionale è cambiata, da quel momento una serie di interventi sono stati letti in modo diverso e credo che questo sia da sottolineare, perché oggi abbiamo la possibilità di avere un nuovo regime fiscale in funzione di una legge nazionale che ha previsto questo tipo di intervento, perché la legge n. 42 fissa all'articolo 27 i compiti che sono dovuti alle Regioni a statuto speciale.

Vorrei anche ricordare che la legge n. 42 in Parlamento è stata approvata a grande maggioranza e che, quando è passata al vaglio delle Regioni, è stata approvata all'unanimità, perché? Perché vedeva ristabilito e ricompreso un concetto di fondo che prima di tutto sanciva la differenza fra Regioni a statuto ordinario e Regioni a statuto speciale. Proprio per le Regioni a statuto speciale ricordo che una recente sentenza della Corte costituzionale fissa gli articoli della legge n. 42 che sono di diretto riferimento alle Regioni a statuto speciale: gli articoli 15, 22, 27. Noi oggi stiamo dando attuazione all'articolo 27, ma direi di più; l'articolo 27 dice anche al primo comma che l'obbligo di arrivare a questo accordo non è un optional, non è che cominciamo oggi e, come qualcuno dice, potevamo farlo prima, dopo... sì, è vero, avevamo un termine di 24 mesi dalla pubblicazione, ossia dal 20 maggio 2009... siamo ormai ad un percorso che ci dava l'ultima opportunità, tant'è che anche le altre Regioni a statuto speciale si sono mosse in tal senso: la Sardegna sta lavorando in questo momento, il Friuli ha raggiunto l'accordo, l'unica di cui si sa poco, perché è più lontana dal resto è la Sicilia, lì le notizie arrivano in ritardo, però ho voluto ricordare questi aspetti affinché vi fosse chiarezza sul perché siamo qui a discutere del nuovo impianto di federalismo fiscale.

Ricordo in quest'aula che sicuramente questo è il cuore del federalismo, ma non è il federalismo: è il federalismo fiscale di cui diamo atto al quale dobbiamo dare attuazione predisponendo un atto risultante dall'accordo fra l'Amministrazione regionale e il Governo. Siamo a discutere un atto che arriva in Consiglio dopo essere stato approvato dalla Giunta e dopo la certezza che a livello governativo ci fosse questo assenso prima e che fosse inserito nella finanziaria, perché non dimentichiamo che tale atto fa parte della finanziaria che è oggi all'attenzione della Camera e del Senato e che sta facendo il suo iter. C'è un parallelismo fra quello che succede a livello regionale e quello che succede a livello nazionale, con un anno di anticipo il Trentino e il Sud Tirolo avevano agito in questo senso e avevano raggiunto un accordo, un accordo che noi abbiamo studiato, ci siamo confrontati con queste due Regioni a livello politico e a livello tecnico, perché il passo che oggi andiamo a discutere e di cui stiamo esponendo i capisaldi è il frutto di un'analisi molto laboriosa anche sotto il profilo tecnico. Se le strutture dell'Assessorato attraverso i responsabili non fornivano dati certi, sicuramente non arrivavamo oggi ad avere la possibilità di esprimerci con un rapporto così forte che ha sicuramente premiato questa modalità di lavoro. Ringraziamo la disponibilità che c'è stata da parte del Ministro Calderoli, il Ministro Tremonti lo abbiamo visto meno, ma alla fine l'ultima parola è stata data a livello di Governo nel momento in cui è stato presentato questo nella finanziaria, quindi è per noi un risultato molto importante, ma non perché lo diciamo noi, ma perché questo è uno dei classici casi in cui i numeri sono numeri e questo è chiarissimo. Non c'è nessun accordo ad oggi fatto che abbia le caratteristiche di quello che noi presentiamo, è senza nessun dubbio l'accordo che meglio registra un differenziale che va a garantire a livello regionale delle entrate certe, che possono garantire a loro volta una disponibilità per i prossimi anni e che ci darà la possibilità di governare con una certa attenzione, ma con una certa tranquillità. Questo lo dico perché guardando le cifre... poi avremo modo nella discussione di fare anche i confronti sulle situazioni a cui ha già fatto cenno l'Assessore... fra quello che succede per noi rispetto alle altre province e a cosa succederà per le altre Regioni a statuto speciale, dove si evidenzia come la scaletta delle entrate per quanto ci riguarda ha creato un grosso vantaggio.

Vorrei anche dire, perché qualcuno ha detto che ci hanno tolto dei soldi, che con riferimento all'entrata sostitutiva dell'IVA da importazione, questo è per tutti tolto da subito. Voglio sottolineare che per il Trentino e per il Sud Tirolo i fondi, che erano quelli del sostituto dell'IVA da importazione, che è più o meno sulle nostre cifre: 320-370.000.000 di euro, già per quest'anno sono stati tolti da subito, quindi loro già nel 2010 hanno avuto questi fondi in meno. Noi invece abbiamo negoziato questa parte con una gradualità che ci permette di entrare a regime, come è stato detto, nel 2017; questo fa dire che la possibilità di arrivare a tale accordo e di essere definito un accordo molto positivo... lo dicono i raffronti con la situazione delle altre Regioni e la situazione delle entrate per la nostra Regione precedenti a questa norma e quelle che seguiranno.

Voglio ancora sottolineare che il tutto non a caso viene poi inserito in una norma di attuazione, tant'è che subito dopo l'approviamo affinché diventi tale, in modo che diventi di rango superiore, non sia una legge ordinaria che può essere cambiata indipendentemente dal fatto che ci sia o no l'accordo; questa diventa una struttura blindata che non può essere unilateralmente condizionata. Si entrerà poi più nel dettaglio, abbiamo anche detto quanto sia stata importante per noi questa progressione negli anni, perché ci dà la possibilità di attutire anche una riduzione che quest'anno è di 104 e poi a seguire fino ad arrivare a 211 nel 2017, ma questo per la ragione molto evidente che non dimentichiamo che noi in concomitanza con tale riduzione abbiamo altre due imposizioni non indifferenti (ne parleremo fra poco discutendo il bilancio) della manovra e dell'impegno di spesa per cercare di limitare i danni della crisi. Ci auguriamo che la crisi prima o poi finisca, quindi, riducendo l'impatto di intervento per la crisi, ci sarà un rientro graduale che ci permetterà di agire nel modo dovuto. Credo con questo di avere brevemente chiarito alcuni aspetti che riteniamo molto importanti, che vanno nell'ottica di dire che questo è sicuramente un accordo positivo. Grazie.

Président - Je vous rappelle que les amendements pour les lois financières doivent être présentés entre les dix-sept heures. Puisque la discussion est conjointe, ceux qui interviendront auront droit à plus de temps de ce qui est établi pour leur exposé. J'ouvre la discussion générale.

La parole au Conseiller Louvin.

Louvin (ALPE) - Grazie Presidente.

Perché discutiamo oggi, questa fine del 2010, di un nuovo ordinamento finanziario per la nostra Regione? Non siamo stati noi a chiederlo, noi come Regione; siamo a giocare una partita obiettivamente in difesa, ma dobbiamo intanto ricordarci, come è stato sottolineato nelle relazioni sia dell'Assessore, sia del Presidente, che ci troviamo in questo momento di fronte ad uno snodo di un processo politico articolato, profondo, impetuosamente spinto in questi ultimi mesi da alcune forze politiche dell'attuale maggioranza, in particolare dalla Lega Nord, in nome del federalismo fiscale, invocando e pretendendo quindi di definire rapidamente a tappe forzate nuovi assetti finanziari fra il centro e la periferia, fra il nord e il sud del Paese, fra Regioni ad autonomia speciale e Regioni di diritto comune.

Questa bandiera, la bandiera sventolata, porta un nome che ci è caro: il nome di federalismo, ma, come ogni tanto succede, dietro un'identica etichetta possono nascondersi anche dei prodotti diversi. Infatti il federalismo fiscale, di cui oggi si parla per effetto della legge n. 42/2009, non è frutto della stessa cultura federalista a cui si ispirano forze politiche come ALPE, non è frutto della cultura della pari dignità, di una libera e previa intesa, di un perseguimento comune di obiettivi condivisi e concordati. La condivisione e il concordamento sono alla fine del percorso, ma un percorso severamente tracciato e i cui presupposti sono stati in larga misura determinati unilateralmente. Questo è l'effetto di una spinta, intendiamoci, una spinta legittima sotto il profilo politico se è chiaramente espressa e soprattutto se non è imposta... di definire nuovi equilibri, di mettere mano ad un disegno globale della finanza pubblica, che in Italia in passato si è definita molto spesso in modo casuale, progressivo, stratificato, direi quasi alluvionale. È quindi la prima volta nella storia che le Regioni e lo Stato e gli enti locali stessi si trovano tutti intorno ad un tavolo, ma che gli strappi ci siano stati e ci siano ancora in queste ultime ore, come ha denunciato il Presidente della Conferenza, Vasco Errani, come ha denunciato il fronte dei Comuni nella giornata di ieri credo sia sotto gli occhi di tutti. Questa spinta politica infatti non ha fatto leva sulla cultura dell'autogoverno e del suo rispetto, ma ha prodotto uno schema decisionale che discende da una visione sostanzialmente devolutiva più che di vero federalismo; ne è prova la persistente assenza di un accordo serio, di una decisione ferma assunta a livello politico sul riequilibrio dei poteri per mezzo di una riforma istituzionale. È una riforma di questo genere che dovrebbe portare alla nascita soprattutto di un Senato delle Regioni, che invochiamo da oltre 20 anni, perché si sancisca il definitivo passaggio da una struttura centralizzata dei poteri statali, a dispetto della riforma del titolo V della Costituzione e dello stesso ordinamento generale della Repubblica, verso il campo di un vero ordinamento federale. Il federalismo fiscale senza il federalismo delle istituzioni è solo una vernice nuova su un muro vecchio: cambia il colore, ma non cambiano né la forma, né la solidità di quel muro. Mancano infatti qui - ce lo ha ricordato autorevolmente nei mesi scorsi anche un esponente di rilievo del fronte delle Regioni speciali, che è stato anche ospite qui ad Aosta negli ultimi tempi: il Presidente della Provincia di Trento, Dellai - i presupposti di una cultura politica, che definisca una volta per tutte la fine della pretesa dello Stato di definire unilateralmente le condizioni di riparto delle risorse, per questo siamo costretti a giocare in difesa.

Il nuovo ordinamento finanziario, di cui si richiede oggi l'assenso in termini politici generali e in termini di adesione ad una norma di attuazione che è stata discussa e approvata in Commissione paritetica, in seguito all'accordo sottoscritto fra il Ministro Calderoli e il Presidente Rollandin, costituisce comunque anche a valle e nel quadro di questo processo un fatto di grande rilevanza. Non salirei all'enfasi che ha fatto propria l'Assessore Lavoyer poco fa, ma sicuramente - questo lo possiamo condividere - si chiude un'epoca dal punto di vista dei rapporti finanziari di questa Regione con lo Stato, segnata da un'elevata incidenza di trasferimento di risorse forfetizzate a seguito della soppressione dell'IVA da importazione. È stata un'epoca prospera, è stata un'epoca robusta finanziariamente, una congiuntura eccezionale per questa Regione, che ha avuto nell'accordo già menzionato del 1981 e nella sua integrazione e blindatura nel 1992 una sequela di notevoli benefici per la nostra Valle. Il ciclo si chiude e su questo credo nessuno di noi abbia da obiettare, perché siamo consapevoli nei banchi della maggioranza, nei banchi dell'opposizione, nei banchi della parte dell'opposizione che transita verso la maggioranza che siamo parte di insiemi più vasti dell'insieme della politica e dell'economia nazionale, dell'Unione europea, di tutta l'economia occidentale che conoscono tutte oggi, a vario livello, difficoltà e restrizioni, oltre a momenti necessari - a cui sottoscriviamo interamente - di solidarietà, di perequazione, anche di livellamento dei generali livelli di disponibilità di ricchezza. Noi non ci sottraiamo a questo processo, motivi etici e politici ce lo impongono e occorre metterci tutti seriamente al riparo da ogni critica di possibile abuso. L'abuso dei nostri diritti in questo momento diventerebbe un privilegio ingiustificato e minerebbe alla radice le fondamenta stesse della nostra autonomia speciale.

Punto centrale quindi della svolta in atto è rappresentato dalla perdita della cosiddetta "quota forfetaria costitutiva dell'IVA da importazione", che solo in una certa misura, direi in una minima misura, è compensata dalle nuove fonti finanziarie di questa Regione. Una quota rilevantissima, pari ad oggi a circa 300.000.000 di euro, che ci derivava dalla previsione dell'articolo 8 della legge n. 498/1992, per cui era corrisposta a partire dal 1993 un'assegnazione statale di importo pari al gettito attribuito a titolo di compartecipazione dell'imposta sul valore aggiunto sull'importazione delle sole merci comunitarie, un importo cresciuto nel tempo grazie ad un meccanismo di indicizzazione al tasso di inflazione programmata. Questo non era un regalo, questo era il frutto all'epoca della ponderazione di molteplici fattori in una fase di trasformazione epocale del sistema organizzativo e finanziario dell'Unione europea. Non bisogna sbagliarsi su questo fatto, perché ragioni sostanziali di tipo politico e anche di giustizia ne avevano prodotta l'adozione in quel momento. Quel trasferimento però non era effettivamente commisurato in modo diretto alla produzione di ricchezza sul nostro territorio regionale ed è questo il punto che viene in discussione nel momento in cui si apre la competizione anche fra i territori statali, fra i territori regionali all'interno di questo grande insieme che è l'Unione europea. Questo derivava all'epoca dalla nostra posizione geografica e dagli oneri che ci derivavano per il transito di merci sul nostro territorio, per la realizzazione di infrastrutture di non secondaria importanza, come quelle legate alla realizzazione della tratta autostradale che congiunge Aosta con il traforo del Monte Bianco. Un transito e una servitù anche di passaggio in qualche modo, che ancora oggi grava su questa regione pesantemente in termini quantitativi, che non si è ridotta rispetto a quel periodo. L'evoluzione del nostro sistema comunitario ha comunque reso ineludibile, oggettivamente inevitabile l'eliminazione di questa forma compensativa. Poiché tale soppressione comporta però effetti pesantissimi sul bilancio regionale, effetti che ammontano a circa il 20 percento delle risorse disponibili, era necessario a nostro giudizio che si creassero immediatamente delle condizioni di piena compatibilità di tale soppressione con il quadro restante dei proventi regionali che abbiamo nel nostro bilancio. Crediamo sia necessario fare una valutazione di sostenibilità di questo taglio per il nostro sistema a monte e a priori rispetto ad ogni ulteriore determinazione. Il metodo seguito affinché questo avvenisse con il minor impatto possibile e le scelte che sono state effettuate ci trovano oggi in dissenso rispetto alla proposta che ha promosso il Presidente della Regione e con lui il Governo regionale. In primo luogo vorrei ricordare che abbiamo chiesto fin dall'autunno del 2008 che si arrivasse alla definizione del nuovo ordinamento secondo un percorso concertato all'interno di quest'aula, con la capacità di proposta e di analisi che è propria di tutte le forze politiche che sono qui presenti... ciò non è avvenuto. Abbiamo spesso richiamato fin da quell'autunno del 2008 la necessità di un percorso lineare, alla luce del sole, vista l'importanza di difendere insieme la conquista sancita dal decreto legislativo n. 320/1994, quella norma di attuazione dello Statuto speciale in base alla quale l'ordinamento finanziario della Regione, stabilito ai sensi dell'articolo 50, 3° comma dello Statuto, può essere modificato solo ed esclusivamente con il procedimento della norma di attuazione. Il Presidente della Regione ha invece ritenuto di procedere in una sorta di splendida solitudine nell'affrontare una tematica di questa portata, che avrebbe invece potuto essere un formidabile banco di prova per la capacità dell'insieme delle forze politiche regionali di concorrere, tutte indistintamente e a prescindere dal loro collocarsi in maggioranza od opposizione, alla costruzione di un futuro collettivo più sereno dal punto di vista finanziario. Si è invece intrapresa la strada opposta, facendo addirittura intravedere in più occasioni, e direi anche in modo plateale, l'idea che un trattamento più favorevole sarebbe venuto a questo proposito da una sorta di allineamento con la maggioranza politica romana, da un avvicinamento politico con chi tiene oggi le briglie della finanza pubblica e spinge a tappe forzate verso il cosiddetto "federalismo fiscale" secondo percorsi che di federalistico - almeno stando a quanto ci insegnavano i nostri non rinnegati maestri - ha ben poco. Un percorso che si è concluso sotto il sigillo della Trimurti, l'alto patronato dei Ministri Calderoli, Bossi e Maroni, che ha voluto lasciare il proprio sigillo distintivo alla sottoscrizione dell'accordo con il Presidente della Regione. Almeno però a giudicare dagli intenti del principale promotore del federalismo fiscale, il Ministro Calderoli, che proprio la primavera scorsa dichiarava provocatoriamente a proposito delle trattative intraprese con le Regioni a statuto speciale: "Io me ne sono fottuto, intanto gli ho bloccato i trasferimenti, così siamo arrivati a trattare", quest'alta benedizione giunge alla fine di un percorso più spintaneo che spontaneo.

Anche nei fatti comunque la tesi del rapporto privilegiato con Roma è smentita dal trattamento non certo più benevolo di quello ricevuto da altre realtà autonome, come ad esempio quelle di Trento e di Bolzano, che ci hanno preceduto come è stato ricordato, ma mantenendo inalterata la rotta delle loro rispettive alleanze politiche regionali e provinciali. In particolare in quest'ultima provincia si chiude in questi giorni la presentazione del bilancio 2011 con ben 140.000.000 in più del 2009, noi lo chiuderemo domani con un saldo negativo di quasi altrettanti, lasciando purtroppo sul tappeto l'8 percento del nostro bilancio regionale. Occorre quindi mettere in conto come il costo effettivo del sacrificio oggi richiesto alla Valle, un sacrificio a cui riteniamo doveroso aderire in termini di principio e in termini anche di sostanza sia comunque un sacrificio di gran lunga superiore alle altre realtà, soprattutto se teniamo conto della nostra popolazione e della distribuzione di questo onere pro capite rispetto a quello richiesto ad altre Regioni a statuto speciale, tanto nell'intesa sul nuovo riparto, quanto nel quadro della manovra economica di luglio. I dati lo dimostrano ampiamente. È una scelta quindi sbagliata quella di non voler far sentire a Roma il peso di una Valle coesa, ma solo la volubilità di un comportamento contraddistinto da un malcelato opportunismo. Una scelta che fra l'altro contraddice radicalmente i presupposti stessi di una politica che si dichiara autonomista. Nel merito riteniamo di dover rilevare come, diversamente da altre Regioni e Province autonome, non si sia voluto saldare qui il negoziato sulle risorse ad una seria trattativa su nuove competenze regionali, che in questa occasione avrebbero potuto essere positivamente accresciute. L'accordo raggiunto lo scorso anno con Trento e Bolzano, unico precedente a cui possiamo direttamente richiamarci, è stato concluso anche su queste basi con indubbi benefici: meno soldi, ma più competenze è stato il filo conduttore di quell'accordo, che ha aperto la strada al federalismo fiscale nelle regioni autonome, conferendo loro maggiore autonomia in settori nevralgici come l'università e credo - dato particolarmente importante in questo contesto - gli ammortizzatori sociali. Qui non se ne è nemmeno accennato, anzi risultano ancora impigliate nelle reti del Consiglio dei ministri rivendicazioni antiche, che sembravano qualche settimana fa destinate a più facili approdi.

Così pure per quanto riguarda un aspetto particolare del rapporto tributario si sarebbe potuto procedere nella direzione di un maggior coinvolgimento della Regione nella stessa procedura di riscossione dei tributi, perché? Perché oggi la Regione diventa beneficiaria esclusiva di numerosi di questi tributi, non più solo compartecipe; d'ora in avanti la Regione, in forza del nuovo accordo - questo è un aspetto che salutiamo con indubbio favore - diventa destinataria per intero del gettito fiscale di molte imposte e tasse, fra cui l'IRPEF, l'imposta sul reddito delle società e l'IVA. A buon diritto essa avrebbe potuto chiedere di fissare fin d'ora le condizioni per un suo ruolo attivo su questo versante, promuovendo una maggiore efficienza ed accrescendo con la propria azione diretta le capacità di contrasto all'evasione fiscale nel nostro territorio. Ci sono però altre zone d'ombra che i tempi e i modi della discussione non hanno consentito di rischiarare, tra esse vi è il fatto non sufficientemente ponderato, credo, nella nostra stessa analisi, che è assommata a poche decine di minuti in sede di commissione, perché siamo stati camera di ratifica di un accordo non modificabile... il fatto che una posta rilevante delle entrate del nostro bilancio è ormai configurata dall'imposta sulla fabbricazione della birra: una sola voce che oggi sfiora il 10 percento del bilancio regionale, legata alla capacità produttiva e quindi alla generazione di imposta di una sola azienda. Ora, noi siamo convinti che la solidità finanziaria di una Regione sia anche funzione della molteplicità delle basi sulle quali essa poggia e, avendo memoria di una parabola discendente molto pesante degli introiti legati a quella che sembrava storicamente essere almeno da decenni una delle voci più cospicue del nostro bilancio: i proventi del Casinò di Saint-Vincent (e non apriremo oggi questo capitolo), non possiamo nasconderci il pericolo connesso per il nostro ordinamento nel fatto di avere una parte di nuovo così importante dello stesso discendente da un'unica modalità e tipologia di prelievo, oltre tutto soggetto per sua stessa natura a possibili delocalizzazioni o difficoltà di mercato. Questo è un dato che non vogliamo mettere in campo per accrescere preoccupazioni, ma per ragionevole responsabilità nel momento in cui si valutano stabilità, punti di forza e punti di debolezza di un nuovo ordinamento finanziario.

Tra questi elementi di preoccupazione ve ne sono alcuni che sono di natura procedurale, ne abbiamo già discusso nei giorni scorsi e credo sia opportuno soltanto accennarli più per memoria e per auspicio di buona risoluzione e non di ulteriore complicazione. Nella formulazione che oggi è in discussione, quale sarà recepita nella legge di stabilità in approvazione al Parlamento, residuano alcuni margini di incertezza: ci riferiamo al richiamo operato dal quarto dei commi che sono stati inseriti, quello in base al quale, qualora con i decreti legislativi di attuazione della legge 5 maggio 2009 n. 42, siano istituite in futuro nel territorio nazionale nuove forme di imposizione in sostituzione totale o parziale di tributi vigenti con le procedure previste dall'articolo 27 della legge n. 42/2009, è rivisto l'ordinamento finanziario della Valle d'Aosta. Abbiamo puntualizzato - mi rammarico dell'assenza oggi per altri impegni del collega Caveri - in commissione questo aspetto, che è un punto non chiaro ed è un punto problematico di tale fase che stiamo attraversando: si tratta di una possibile breccia nel sistema di protezione del nostro ordinamento ed è questa la preoccupazione che sentiamo di dover esternare visto che autorevoli esponenti del Popolo della libertà, come l'Onorevole Napoli, Vicepresidente dell'ANCI, ancora dopo la sottoscrizione del nostro accordo, commentando questa fase, ha dichiarato su questo punto che "lo Stato deve aprire una trattativa con le Regioni a statuto speciale". Noi interpretiamo questa situazione come una situazione aperta, la vera partita del federalismo è ancora aperta e forse non siamo che all'inizio. Il non aver solidamente ancorato questo momento ad una norma di attuazione già vigente quando andremo ad approvare il nostro bilancio rappresenta per noi un passaggio quanto meno delicato, quanto meno azzardato. Per Roma, per le forze del Governo in carica questo non è ancora un punto fermo, ma solo una tappa di quella voglia di "tagliare le unghie" alle autonomie speciali, che non mi sembra del tutto scomparsa. La volontà di allineare il sistema valdostano a quello delle altre Regioni è ancora forte; il federalismo fiscale interpretato secondo i canoni calderoliani potrebbe rivelarsi un piano inclinato lungo il quale rischiamo di trovarci a rotolare ancora di più, per cui anche detto laicamente il motto evangelico estote parati, ossia state pronti, è quanto mai da tenere a mente e ci dispiace che sul punto non sia stata richiamata lì in quell'esatto passaggio la guarentigia per noi più salda della norma di attuazione.

All'opinione pubblica valdostana l'intesa in questi giorni è stata globalmente presentata in termini positivi, questo soprattutto per la gradualità di applicazione nella cessazione della quota sostitutiva all'IVA da importazione, una specie di cuscinetto che attutirebbe gli effetti della sua soppressione. I dati crudi che abbiamo analizzato in questi giorni dimostrano come la stessa progressività del taglio sofferto dalla Valle per effetto della fine del regime forfetario sull'IVA da importazione sia stato però pagato di tasca nostra per effetto della rinuncia da parte della Valle a crediti già maturati e concordati nei confronti del Governo per un ammontare complessivo di circa 390.000.000. Stiamo parlando per gli addetti ai lavori, ma è bene aprire il discorso e renderlo comprensibile a chi sta fuori da quest'aula, di quel famoso tesoretto di cui autorevoli esponenti di questo Consiglio vantavano pochi mesi fa di poter ottenere che fosse fruibile dalla nostra Regione. Lo spartito sulle cui note si è sentita suonare la musica della marcia nuziale dell'accordo dell'Union Valdôtaine con la destra ci ha restituito una musica diversa, una strana musica in cui sono i valdostani a pagare i musicanti con i loro soldi visto che la rateizzazione, l'alleggerimento del taglio ce lo stiamo pagando con la rinuncia ai nostri stessi crediti. È di questo, nel contenuto, oltre che per alcuni aspetti anche nella forma, che abbiamo voluto esprimere riserve, perché non si è proceduto con chiarezza ad informare tutti del peso, della natura e dei sottointesi di questo accordo e si è perfino cercato di contrabbandare per merito di una nuova vicinanza politica con le forze del centro destra un risultato che invece è pagato a caro prezzo dalle casse regionali. Naturalmente non ci fermiamo al ragionamento sulle sole questioni politiche di oggi, dobbiamo guardare in quest'aula con molta attenzione agli effetti concreti di questo nuovo ordinamento finanziario, dobbiamo mettere in guardia dai suoi effetti di medio e lungo periodo sul sistema economico valdostano.

Siamo leggermente più preoccupati dell'Assessore Lavoyer, che ci ha restituito un'immagine dorata di questa intesa. La perdita per effetto congiunto della "manovra Tremonti" di quest'anno e dell'accordo Calderoli-Rollandin impoverirà mediamente nei prossimi 7 anni la Valle d'Aosta di circa 200.000.000 di euro l'anno, che rappresentano circa 5 punti del nostro PIL regionale. Credo che questo sia un dato da non nasconderci se consideriamo che la Regione è a tutti gli effetti il principale attore economico sul nostro territorio e si capisce quindi facilmente come questa decurtazione avrà un effetto di pesante frenata sul sistema economico nel suo complesso. Di fatto - e di questo dobbiamo parlare - rischiano di aprirsi le condizioni perché alla crisi economica già in atto si sovrapponga un fattore ulteriore di potenziale recessione, a cui l'unico contrasto pare oggi essere prospettato dalla Giunta regionale, ma non vorrei anticipare i temi delle discussioni di domani nel segno di un ulteriore indebitamento della Regione stessa. Per queste ragioni abbiamo espresso un giudizio negativo, non solo delle generiche perplessità, rispetto all'accordo in discussione e aggiungiamo naturalmente una preoccupazione che è dettata dal particolare momento che sta attraversando il sistema politico italiano e la stabilità del suo Governo. La minaccia incombente di crisi di questo Governo può lasciare anche scoperto, forse per mesi, il nostro ordinamento finanziario rispetto a quella blindatura che abbiamo prima richiamato e che ci auguriamo possa venire nei prossimi giorni. È storia recente che i Governi della Repubblica abbiano sospeso l'approvazione di norme di attuazione durante il periodo di crisi di Governo. L'eventualità che questo avvenga anche quest'anno rappresenta un rischio tutt'altro che marginale, un rischio che, procedendo con maggiore tempestività e non così a ridosso della finanziaria, si sarebbe forse potuto evitare. In questo vogliamo che sia ben distinto l'operato tenace, efficace e molto competente dei servizi tecnici di cui si avvale l'Amministrazione regionale nella specie all'interno dell'Assessorato delle finanze, ma riteniamo che l'agenda politica sia stata dettata da altri fattori. I benefici quindi del miglior riparto dei proventi fiscali di questa Regione sono ancora da consolidare e per questo, al di là delle negatività che abbiamo voluto e dovuto sottolineare in questo momento, rimaniamo aperti ad un operato concorde, secondo metodi che ci auguriamo che possano essere in futuro su questi temi diversi da quelli utilizzati fino ad oggi. Grazie.

Président - La parole au Conseiller Zucchi. Je rappelle qu'il peut, lui aussi, dépasser les temps qui normalement sont accordés... cela fait partie des accords que nous avons pris ce matin.

Zucchi (PdL) - Stia tranquillo, Presidente, che, nonostante non abbia una grande esperienza politica, una delle cose che ho imparato in questi anni è che l'efficacia di un intervento non è data dalla lunghezza del tempo che si prende, ma dalla concretezza dei discorsi. In politica, come si sa, tutti gli argomenti possono essere visti come il fatidico bicchiere: mezzo pieno o mezzo vuoto a seconda della parte politica che si rappresenta, questo tanto più importante è l'argomento, che, come è stato detto anche dal Presidente, è stato posto in discussione oggi, nella seduta più importante, che ci vedrà impegnati nell'approvazione di queste norme di attuazione e del nuovo ordinamento finanziario, abbinato al voto del bilancio che avverrà domani. Credo sia legittimo... in questo senso do atto al collega Louvin di essere un maestro nell'enfatizzare le argomentazioni che vuole addurre a proprio vantaggio e nel minimizzare gli argomenti che io invece avrò modo di sollevare nel mio intervento.

Al di là del gioco delle parti, comincerei da questo: se le parti hanno un interesse di rappresentare le rispettive posizioni in campo politico, voglio chiarire - è stato già anticipato nel corso delle relazioni introduttive - che su questi argomenti ci sono sì grossi momenti politici che affronteremo, ma ci sono anche dei numeri. A proposito dei numeri, ho avuto la possibilità di parlare con i dirigenti, con i funzionari, perché ho... è vero, collega Louvin, che si è trattato di un blitz, di una situazione che è nata in modo estemporaneo e che ci ha portato oggi a varare quella che è una norma importantissima, che da 30 anni aspetta di essere cambiata, dal nostro punto di vista, naturalmente in meglio. Su questo argomento da mesi un tavolo tecnico, costituito da funzionari e dirigenti della Regione insieme a quelli del Governo, ha intavolato una fitta rete di trattative e di valutazioni, che hanno portato al risultato che oggi portiamo all'evidenza del Consiglio e che giudichiamo molto importante in prospettiva. Voi dovete sapere che, parlando con questi dirigenti e funzionari, tutti - e questi ultimi non possono essere tacciati di partigianeria politica - hanno evidenziato con grande serenità che il massimo che si poteva anche pensare è stato raggiunto a nostro vantaggio, ossia tutte le argomentazioni che sono state poste sul tavolo tecnico e che sono state sviluppate nel corso di questi mesi hanno trovato accoglimento con grande sorpresa da parte degli organi tecnici, che hanno voluto stigmatizzare questo fatto. Non si tratta quindi di una situazione di partigianeria politica, perché qui si tratta di una svolta epocale che va verso la Valle d'Aosta che vogliamo in futuro. Si tratta - e vengo al ragionamento politico - dell'applicazione piena del concetto di autonomia che pensiamo e che vogliamo per questa nostra Regione, autonomia piena dal punto di vista formale e dal punto di vista sostanziale!

Dal punto di vista formale, mi fa specie, questo è un fattore che il collega Louvin non ha sollevato, perché non gli conviene, in quanto è stato ricordato (ma io lo voglio stigmatizzare) che oggi con il varo di questa norma si esce da un sistema codificato da una legge dello Stato, per andare in un'ottica superiore, perché con l'approvazione delle norme di attuazione queste norme entrano a far parte dello Statuto e diventano una norma di rango costituzionale, quindi un'elevazione rispetto al passato di norme dello Stato sicuramente più deboli rispetto a quella che oggi vareremo e che ci porterà in una dimensione che è sempre stata il cavallo di battaglia dei colleghi che mi stanno di fronte. Quando si tratta di enfatizzare i concetti di autonomia e quando fa comodo, questo lo si fa; quando, come in questo caso, invece non conviene, si fa finta di niente. Dicevo che con il varo di questa norma noi applichiamo il concetto della piena autonomia sotto il principio dell'intesa, non abbiamo più la spada di Damocle di un sistema che francamente non aveva più ragione di esistere, perché il sistema dell'IVA da importazione così come era stato concepito, collega Louvin, non era stato un regalo, ma i tempi cambiano e, per tutte le ragioni che sono state ricordate, non aveva più motivo di continuare ad essere. Non potevamo pensare di andare avanti oltremodo, era necessario giungere ad un accordo e siamo giunti ad un accordo molto proficuo per il futuro della Valle d'Aosta e vengo al ragionamento della piena autonomia dal punto di vista sostanziale. Dal punto di vista sostanziale, come è stato ricordato, noi passiamo all'incameramento dell'intero gettito sulle principali imposte e in più ne considereremo altre che non erano state oggetto di attenzione nel passato. Questa è la differenza che io tengo a rimarcare fra la nostra parte politica e la vostra parte politica, perché io assolutamente rifuggo e quindi contesto il concetto che in questo caso non è stato adottato un criterio di pari dignità per i motivi che ho detto poc'anzi, perché invece siamo accresciuti dal punto di vista dell'attenzione e del rispetto da parte dello Stato.

Tengo a sottolineare che tutte queste argomentazioni, anche a detta dei funzionari dirigenti, si sono svolte negli ultimi mesi in un clima di collaborazione e crescente cordialità fra la Regione e il Governo, che in questi giorni stanno dando i risultati anche su altri temi. Preciso che altri argomenti che sono stati portati avanti negli scorsi mesi stanno avendo piena applicazione; in questi giorni si sta portando avanti la trattativa di lungo termine sulla questione dell'ENEL e della DEVAL, sono tutti argomenti che significano una grande attenzione da parte del Governo nei confronti di questa Regione. Questi sono argomenti che sono esattamente l'opposto della tesi che il collega Louvin vuol far passare in questo Consiglio. Una cosa su cui sono d'accordo è che non siamo figli della stessa cultura, certamente siamo differenti dal punto di vista dell'impatto e dell'approccio, per cui vediamo in queste norme, con il riconoscimento dell'applicazione dell'intero gettito sulle principali imposte proprio il concetto che vogliamo applicare per i futuri esercizi. Perché se è vero che adesso... e non poteva essere diversamente anche in vista e in funzione delle difficoltà oggettive che sono sotto gli occhi di tutti e che sono imposte dall'Europa e dalle crisi che sono sopraggiunte... ci hanno indotto anche per il principio della solidarietà ad un sacrificio da parte di tutti, con il riconoscimento dell'intero gettito dipenderà da noi essere in grado di muovere l'economia in un contesto completamente diverso da quello del passato. Infatti non è la stessa cultura, perché la sua cultura, collega Louvin, è la cultura statica, dell'attesa; noi assolutamente siamo felici che con il riconoscimento dell'intero gettito si abbia la possibilità di introdurre... e lo vedremo domani, perché ci saranno delle spinte in questo senso che sono state introdotte anche nel bilancio che domani verrà presentato al voto in quest'Assemblea... e ci si ponga tutti nelle condizioni di costruire un sistema che possa immediatamente saper uscire dalla crisi economico-finanziaria e saper approfittare del riconoscimento dell'intero gettito per produrre una vera ricchezza, cosa che nel recente passato e nel passato dove lei è stato, collega Louvin, un artefice negli anni '90 e 2000, sicuramente non ha dato i suoi buoni frutti. Noi alla cultura della staticità preferiamo la cultura della dinamicità e alla cultura del finanziamento a pioggia preferiamo la cultura dello sviluppo dell'impresa e della consapevolezza che la Regione debba saper uscire da un meccanismo di socialismo reale e debba saper essere motore di un'economia che possa crescere, creando ricchezza, PIL, sviluppo. Questi sono i fattori che ci differenziano da voi e questi sono gli elementi sostanziali che ci inducono a dire che su questi punti, la norma di attuazione, l'accordo firmato dal Presidente Rollandin con il Governo nazionale costituiscono un ottimo accordo che proietta la Valle d'Aosta del futuro, come il gruppo del PdL vuole che avvenga.

Président - La parole au Conseiller Salzone.

Salzone (SA-UdC-VdA) - Grazie Presidente.

È ovvio che l'intervento del collega Louvin è stimolante e necessita di alcune risposte, anche perché riteniamo che l'impostazione data al suo intervento è contraria a quelli che sono i fatti, ci sarà modo poi di sviluppare ulteriormente questo dibattito. Approfitteremo in questa discussione, anche se sinteticamente e dopo essere entrati nel merito della questione, per fare il punto sulla questione del federalismo: a che punto siamo, dove siamo finora arrivati, cosa ci aspetta; questa è un'altra di quelle cose di cui si parla tanto, ma poi questo tipo di discorso non si sviluppa sufficientemente.

Per entrare nel merito, vogliamo dire che, con la firma dell'accordo sulla riforma fiscale fra Stato e Regione, è iniziato l'iter del provvedimento che con l'avvenuto passaggio per l'intesa nella Commissione paritetica giunge in Consiglio regionale per i relativi adempimenti. L'accordo sarà poi inviato in Parlamento per l'approvazione come parte integrante della legge di stabilità attraverso il cosiddetto "maxi-emendamento". Noi di Stella alpina consideriamo questa trattativa particolarmente importante e proficua, il ciclo non si chiude, collega Louvin, per noi, anzi si rafforza tant'è che tutte le tasse da oggi rimangono in Valle d'Aosta. Diciamo subito che questa trattativa non può essere confrontata con altri accordi sottoscritti da altre Regioni e Province autonome proprio perché è una formula che mantiene la sua unicità, in quanto, avendo una sorta di credito nei confronti dello Stato, abbiamo potuto spalmare i tagli previsti derivanti dall'annullamento della quota dell'IVA da importazione, che, come tutti sanno, non avremmo più potuto mantenere. Ben diverso sarebbe stato se la parte statale avesse chiesto alla nostra Regione gli oneri relativi alla nostra quota di interessi annui sul debito pubblico. Abbiamo ottenuto quindi una gradualità di minore spesa, che andrà a regime nel 2017 e che consentirà di risparmiare per la nostra Regione complessivamente una somma cospicua: più di 300.000.000, cifra che rappresenta quindi parte integrante dell'accordo raggiunto. In questa ottica si chiude una partita con lo Stato che dura fin dagli anni '90, che poneva sempre sul tappeto la questione dei crediti - o, come qualcuno chiama impropriamente, il tesoretto -, peraltro con il Ministro Tremonti si era già costituito negli anni passati un tavolo di trattativa che ha portato all'accordo di cui si è detto.

In attesa che il provvedimento inserito nel maxi-emendamento della legge di stabilità venga approvato, è necessario dare il giusto rilievo alle partite più importanti che abbiamo ottenuto da questo accordo, ossia le ripetiamo anche se in parte sono già state dette: a fronte di una progressiva riduzione della quota dell'IVA da importazione, otteniamo competenza sui servizi ferroviari di interesse locale, una rimodulazione delle entrate spettanti alla Regione, passando da nove a dieci decimi per diversi introiti fra cui l'IRPEF, l'IRPEG, l'IRES, l'IVA, tasse di circolazione, imposta sulle successioni, imposta sull'energia elettrica, imposta di fabbricati e carburanti per autotrazioni, imposta monopoli sui tabacchi, ci sono poi imposte che passano addirittura da zero a dieci decimi: le accise di altri prodotti energetici, accise sul gas naturale, imposte delle assicurazioni, imposte sugli intrattenimenti, senza contare in questo accordo inoltre la potestà di istituire tributi locali. In conclusione il federalismo fiscale, di cui non possiamo dimenticarne la filosofia, che ha cioè insito nel suo concetto i contenuti di solidarietà e perequazione, per la nostra Regione inciderà nel 2011 di una minore spesa di poco superiore a 100.000.000. Per questo motivo, considerando che tutti gli enti, a cominciare dalle Regioni, con il federalismo fiscale devono contribuire all'abbattimento del debito pubblico nazionale, non pare opportuno lasciarsi andare a falsi allarmismi; un debito pubblico che ha una percentuale veramente alta sul PIL nazionale, ma di questo avremo occasione di parlare domani in sede di bilancio. Altro aspetto che ci preme rilevare è la celerità che avrà tutto l'iter, infatti il provvedimento entrerà direttamente come norma nella finanziaria dello Stato, senza dover affrontare complessi passaggi parlamentari, che potrebbero portarci a rischi inattesi.

Ora sappiamo bene che il federalismo, così come lo intendiamo, sarebbe una grande incompiuta senza il federalismo fiscale. La Corte costituzionale infatti ha sollecitato in più occasioni l'urgenza di dare attuazione legislativa all'articolo 59 della Costituzione, al fine di realizzare quanto previsto nel nuovo titolo V. È indubbio che il processo federale o è fiscale, o non ha alcuna valenza efficace: ecco perché riteniamo importante l'accordo siglato fra la nostra Regione e lo Stato, perché è un passo in avanti verso un vero federalismo: quello che la Valle d'Aosta più di tutti già interpreta e che può essere d'esempio anche per le Regioni ordinarie del nord, ossia quel sistema che permette di mantenere una quota maggiore dei tributi pagati dai propri abitanti, anche se in questo contesto si inserisce prepotentemente il problema di sempre relativo alla necessità di sostenere le Regioni del sud, dotate di una minore capacità fiscale e proprio per questo si è istituito il fondo di perequazione e solidarietà a favore delle aree più povere. In questo panorama la legge n. 42/2009, dove è inserito l'articolo 27, che obbliga l'accordo fra Stato e Regioni autonome, non delinea un autentico federalismo, ma ridisegna i rapporti finanziari fra Stato, Regioni e Enti locali, tentando di rafforzare le autonomie finanziarie regionali e locali. La nuova normativa quindi, pur non costituendo ancora un federalismo totalmente realizzato, si inserisce in un processo di attribuzione di maggiore autonomia e responsabilità a Regioni e Enti locali. Noi ci auguriamo in questo contesto che il passaggio del federalismo fiscale sia solo un tassello del disegno ben più ampio che deve portarci al federalismo, quello completo, quello di cui si parla da tanto tempo, forse da troppo tempo, ma che non manifesta sempre una vera volontà politica.

Abbiamo l'impressione che alcune manovre politiche di questi ultimi tempi, ci riferiamo alle vicende parlamentari, nascondano la voglia di bloccare questa grande riforma che tutti dicono di volere, anche se in alcuni momenti a noi pare solo a parole. C'è già chi dice che siamo ormai fuori tempo massimo, infatti l'entrata a regime del federalismo è stata ripetutamente spostata in avanti e qualcuno dice che partirà soltanto nel 2019; altri dicono che il federalismo ha poche chance di funzionare e comunque oggettivamente non potrà mai partire nei tempi che auspica il Presidente di Confindustria, ossia prima del 2013-2014, e questo per il semplice motivo che ancora non si è vista neppure una bozza di legge che stabilisca le funzioni fondamentali delle Regioni e degli Enti locali, infatti i metodi per calcolare i costi e i fabbisogni standard devono essere ancora definiti. La stessa cosa potremmo dirla per la cedolare secca sugli affitti, che aveva destato tanto interesse e di cui si sente più poco parlare. C'è poi chi chiede un federalismo a due velocità visto che ogni anno il nord contribuisce con 50.000.000.000 di euro al resto del Paese; il Consiglio regionale della Lombardia lo aveva proposto già nel 2007, il centro destra lo aveva inserito nel suo programma per le elezioni politiche del 2008, ma alla fine è stata ritirata per pressioni dalla sinistra e del Mezzogiorno. Il quadro quindi ci pare ancora molto confuso, non sappiamo ancora se la lotta all'evasione fiscale inizierà con competenze specifiche agli enti territoriali e bisognerà capire se è opportuno continuare a salvare i Comuni e gli enti in dissesto con i soldi di tutti. Non possiamo fare altro che sperare che il federalismo non venga usato solo come strumento di propaganda politica e riteniamo che il federalismo fiscale, per come si sta strutturando nei decreti di attuazione, non sia per nulla fallito, ma rappresenti anzi un decisivo passo in avanti per la razionalizzazione del sistema istituzionale. Questo anche grazie ai decreti in arrivo, ossia a quelli sul fallimento politico di chi dissesta un ente ad esempio, sul recupero dell'evasione fiscale e sulla perequazione infrastrutturale che ridistribuirà le risorse, indirizzandole verso gli investimenti di cui il Paese ha veramente bisogno. Come possiamo constatare, in questo momento particolarmente difficile il Paese avrebbe bisogno di una classe politica che sapesse mettere da parte calcoli personali, strategie confuse, giochetti di palazzo, che non porterebbero da nessuna parte. C'è bisogno invece di equilibrio, serietà e capacità di anteporre i problemi del Paese a personalismi beceri e dannosi, che rischiano di danneggiare tutti, compresa la credibilità della classe politica. Grazie.

Président - La parole au Conseiller Agostino.

Agostino (UV) - Merci M. le Président.

Il mio intervento è volto a sottolineare due aspetti: innanzitutto sono stato diciamo stimolato a questo intervento proprio leggendo il giornale del gruppo ALPE, dove in prima pagina - parlo del quindicinale di ottobre - vi è una bella foto praticamente grigia con una montagna tutta cupa, sta cominciando a piovere... c'è scritto: "meno 130.000.000, prime gocce di federalismo fiscale". Guardando questa foto, uno dice: "c'è un nubifragio, cosa c'è lì?". Mi sembrava di vedere un paio di anni fa quando c'è stato un referendum sull'ospedale, che io sono entrato a lavori iniziati e la Consigliera Squarzino mandava su uno schermo... io ho detto: stiamo parlando della guerra? Siccome c'era Baghdad bombardata, ho chiesto cos'era, invece era l'ospedale di Aosta, praticamente messo lì come fosse un cumulo di macerie... qua mi sembra di rivivere quella foto di allora.

Mi chiedo, Assessore Lavoyer, non so se parliamo dello stesso bilancio. Qua si dice: "cominciamo con 130.000.000 in meno quest'anno, poi in 3 anni meno 487.000.000", poi io guardo quello che mi hanno dato alla conferenza stampa e c'è scritto che in 3 anni: 2011 1.542.000.000, 2012 1.530.000.000, 2013 1.580.000.000... ma dove sono questi meno 487.000.000 di euro? Mi sono chiesto se parlavamo della stessa cosa, si vede che ho sbagliato... assolutamente, invece si parlava proprio di quello... fra l'altro, sempre nello stesso articolo, a firma dell'ex Assessore Elio Riccarand, si dice che la Valle d'Aosta è sotto l'aspetto finanziario una finta autonomia, dipende pressoché totalmente dal trasferimento dello Stato. Ricordo che le imposte che lo Stato versa alla Regione sono pagate dalle imprese e dai cittadini della Valle d'Aosta, allora non capisco perché vogliamo dire che è una finta autonomia.

Perché tale accordo tra lo Stato e la Regione assolutamente era da fare in questo momento e non si poteva posticipare? Perché innanzitutto in questo momento il Governo nazionale è instabile, non si poteva posticipare perché la Regione ha bisogno di certezze per programmare gli investimenti, fare le gare di appalto; non si poteva posticipare soprattutto perché in questo momento non si poteva immaginare di ottenere un accordo migliore di quello che ha ottenuto il Presidente Rollandin. In campo nazionale qualcuno dice: "meno male che Silvio c'è", qui possiamo ben dire, e lo dicono un sacco di cittadini: "meno male che Augusto c'è in questa situazione!", quindi assolutamente concordo con questo. Non si poteva posticipare perché, come ha detto il Presidente, nessun'altra Regione a statuto speciale che ha aderito al federalismo fiscale ha ottenuto questa graduazione che abbiamo ottenuto noi, non si poteva posticipare perché l'Italia è in una situazione finanziaria disastrosa e con questo accordo da una parte ci facciamo carico responsabilmente di una parte del problema, dall'altra definiamo i limiti del nostro contributo. Io quindi non capisco come mai queste cifre così discordi, eppure questo giornale penso che venga distribuito, spero che non sia un giornale che, come dice Berlusconi di Bossi ogni tanto: "ma Bossi al nord parla ai suoi...", voglio sperare che questo non sia un giornale con il quale parlate alla vostra parte e invece gli altri che lo leggono dicono: "ma sono cifre sbagliate!". Io leggo meno 487.000.000 in tre anni, qua allora chiedo all'Assessore Lavoyer se i suoi conti sono giusti. Volevo solo citare alcuni esempi diciamo di incongruenza di certe cifre, di certi articoli scritti nel giornale dell'ALPE, dove si può dire che addirittura... parlando in seconda pagina del parcheggio pluripiano, dice che anche un bambino di quarta elementare (altra incongruenza) può confermare che ciascun posto auto può costare alle casse regionali oltre 40.000 euro! Allora dico anche qua...

Presidente - ...collega Agostino, per cortesia, a me sta bene se lei mi commenta il giornale dell'ALPE, in questo modo gli fa pure piacere, però almeno rimanga sul tema che è quello del riparto, non mi vada a cercare altre cose, altrimenti siamo fuori tema...

Agostino (UV) - ...sto confrontando dei dati e delle cifre...

Presidente - ...mi sta bene, ma se rimane nel tema che stiamo discutendo...

Agostino (UV) - ...i dati sono dichiarati lì, è solo per dire dell'incongruenza di queste cifre date dall'opposizione, tutto lì. Mi limito a questo e concludo.

Président - La parole au Conseiller La Torre.

La Torre (FA) - Grazie Presidente.

Vorrei iniziare il mio intervento con un'affermazione, ossia che questo nuovo ordinamento finanziario è un buon accordo per la Valle d'Aosta, rispettoso della nostra autonomia e dell'interesse del popolo valdostano. Mi spingerei anche a dire che è un accordo storico, ma credo che questo lo capiremo solo nel tempo quando tale accordo avrà modo di dispiegarsi e potrà essere compreso nei numeri realmente per quello che può e che apporterà alla Valle d'Aosta. Sono d'accordo che il percorso sul federalismo è un percorso complesso, difficile, che approccia anche delle diverse visioni del federalismo, però questo percorso come è stato ricordato in qualche modo... è iniziato... ed è stata evocata la data, quella del 5 maggio 2009, che fa riferimento alla legge n. 42. Cosa diceva la legge n. 42/2009? Veniva data delega al Governo in materia di federalismo, chiaramente ricollegandosi a quello che era l'articolo 119 della Costituzione, per stabilire principi di perequazione e solidarietà nella finanza pubblica, anche per le Regioni a statuto speciale. Se fissiamo la riflessione a quel momento, comprendiamo la portata di questa legge e se la comprendiamo veramente (e poi arriverò al collega Louvin), ci rendiamo conto di quali e quanti rischi al 2009 questa delega al Governo poteva comportare. Sono d'accordo con lei quando dice che è finita un'epoca, ma non è finita un'epoca solo per la Valle d'Aosta: è finita un'epoca per il mondo, sta cambiando il mondo e il federalismo, che è partito il 5 maggio 2009 nella delega al Governo, ma che ha una storia sicuramente di grandi pensatori, è ormai un percorso ineludibile che va affrontato. Io del suo discorso l'unica cosa che ho apprezzato è la sottolineatura che esiste un modello valdostano che ha funzionato fino ad oggi, la ringrazio di questo, penso che sia merito di tutti, noi fino ad oggi come forza di maggioranza abbiamo garantito nella nostra regione un modello valdostano che ha funzionato, dopodiché però devo prendere atto delle cose che ha detto e onestamente ero curioso di vedere come oggi avrebbe dipinto al negativo questo, a mio avviso, importante accordo. Devo dire che lo ha fatto con una poesia anche un po' noiosa, nel senso che sicuramente evidenzia una cosa, quello che lei ha detto e come lo ha detto, evidenzia non l'isolamento del Presidente, che ha ben agito confortato dalla sua maggioranza e da un'attenta azione con il Governo, ma evidenzia l'isolamento dell'ALPE, un isolamento sia politico, sia culturale in questo caso, sia a sinistra, sia a destra ed evidenzia anche una cosa che brucia all'ALPE di non avere avuto un ruolo amministrativo all'interno di questo risultato, perché è comodo oggi "fare le pulci", come si diceva una volta, a delle norme che di fatto garantiscono la nostra autonomia e su cui certamente ci si può ricamare, ma che oggi sono realtà in quest'aula nel rispetto della nostra autonomia. Quando la delega è stata data al Governo con la legge n. 42 non c'era questa certezza! Non avevamo la certezza che saremmo riusciti a portare a casa un risultato di questa portata, che è incontrovertibile! Tant'è vero che lei nella sua analisi, proprio perché non può andare contro al risultato, si riduce a fare un'analisi politica critica, dove evidenzia le cose nel senso che le ho detto: l'isolamento del suo movimento e soprattutto il fatto, che vi brucia sotto il profilo amministrativo, che voi non avete potuto contribuire a questo risultato, che è un risultato epocale! Io dico che il riconoscimento alla Valle d'Aosta c'è in questo accordo, perché la linea di difesa della nostra Regione è all'articolo 116, che lei conosce meglio di me essendo un esperto del settore, e tale articolo riconosce alla Valle d'Aosta forme e condizioni particolari di autonomia. Questa è una legge costituzionale, noi oggi siamo qui perché ci è stata riconosciuta una forma di autonomia fiscale e ci è stata riconosciuta, non ci è stata data, ci è stata riconosciuta sulla base di un rapporto legittimo e corretto fra la Regione Valle d'Aosta e lo Stato italiano, nessun modello di scambio.

Sono poi rimasto anche sorpreso dalle sue parole quando parla di solidarietà, solidarietà vuol dire anche un'onestà intellettuale di chi vuole essere amministratore guardando al futuro e comprendendo che quando si parla dell'IVA da importazione... di cosa stiamo parlando? Lo analizzeremo domani cos'era l'IVA da importazione ed ora è questo il concetto su cui dobbiamo porci rispetto al mondo che cambia? Credo che la solidità di una Regione si basa sulla sua dignità nell'affrontare con chiarezza e con rettitudine il suo modello di amministrazione, quindi parlare dell'IVA da importazione vuol dire fuorviare il ragionamento, perché l'IVA da importazione era una cosa che non stava più in piedi e voi lo sapete! Questo invece è un accordo che sicuramente è rispettoso da una parte della nostra autonomia e anche del rapporto con cui la Valle d'Aosta si pone nei confronti dello Stato, perché c'è un concetto di solidarietà, perché anche noi partecipiamo ad una giusta e corretta solidarietà nei confronti del Paese, perché il Paese soffre, non esiste solo la Valle d'Aosta, il Paese soffre e soffrono gli italiani e anche noi, pur difendendoci, pur garantendo, a mio avviso, in un accordo storico una certezza di entrate che nel futuro darà benessere al modello valdostano, possiamo onorarci di dire di aver fatto la nostra parte per l'Italia e questo non è poco.

Avremo modo di parlare poi dei numeri e degli effetti che questo accordo può avere sul bilancio, ma oggi qui, nel momento stesso in cui approviamo tale accordo, stiamo esattamente riconfermando i principi fondamentali della nostra autonomia: l'articolo 116 e l'articolo 48 bis. L'articolo 48 bis è quello che dice che il Governo emana delle norme e il Consiglio regionale approva e nel farlo oggi, essendo questa una norma di attuazione che diventerà una legge costituzionale, noi stiamo nel pieno dell'argomento di quello che lei citava prima come un aspetto negativo, che per me è un aspetto altamente positivo, ossia la tutela della nostra autonomia. Noi non siamo venuti meno a niente e abbiamo oggi, confermando e approvando questo accordo, tutelato la nostra autonomia, poi domani relativamente ai numeri avremo modo di confrontarci. Grazie.

Président - La parole au Conseiller Donzel.

Donzel (PD) - Egregio Presidente, cari colleghi, scusatemi se non mi rivolgerò a nessuno di voi in particolare, anche se ho seguito e apprezzato gli interventi in quest'aula - ci voleva un vero dibattito finalmente! - perché con il mio intervento mi rivolgo a tutti e 33 i consiglieri regionali presenti, non è un botta e risposta ai singoli intervenuti.

In un momento davvero di grande turbolenza politica va riconosciuto che non era facile condurre una trattativa che procede a spizzichi e bocconi e - dobbiamo riconoscere - in maniera molto confusa sul piano nazionale, come è stato evidenziato, ci sono Regioni più avanti, Regioni più indietro, Regioni che non si capisce se partono o non partono. Non è certo con rigore e con ordine che questo Governo nazionale sta portando avanti il federalismo fiscale, c'è chi si fa sotto con il potere di numeri potenti come è successo al Trentino Alto Adige - vantava Bolzano qualcosa come un tesorone, perché noi chiamiamo tesoretto 300.000.000, Bolzano vantava 5.000.000.000 di crediti con lo Stato, Trento si è agganciata a Bolzano per fare una trattativa - e voi capite che questo, per quanto mi riguarda, non è il modo con cui concepisco il federalismo fiscale. È un modo di condurre questa politica da parte del Governo nazionale che non ha il mio consenso, perché non c'è una trasparenza, non è chiaro alle altre Regioni cosa succede, quindi sicuramente riconosco che non era facile muoversi per una Regione piccola come la nostra su un terreno così delicato e complesso. Quale filosofia muoveva questo tipo di provvedimento? La filosofia che si parte dal federalismo fiscale per arrivare ad una vera e propria attuazione del federalismo.

Consentitemi di ricordare, a nome del gruppo del Partito Democratico, che, per quanto ci riguarda, anche se siamo un partito nuovo, non abbiamo mai negato che abbiamo dei valori e delle radici che fanno riferimento a storie politiche precedenti; abbiamo contribuito a scrivere la Costituzione, abbiamo contribuito a scrivere una Costituzione che riconosce le Regioni a statuto speciale e a questo siamo sempre stati leali, pur essendo, come qualcuno dice, partito nazionale, abbiamo sempre prestato attenzione allo sviluppo delle autonomie, delle Regioni, dei Comuni e anche delle autonomie speciali. Come sempre, in politica ci sono dei momenti difficili, che a qualcuno possono anche apparire contraddittori, ma questa è la filosofia che ha sempre ispirato i valori delle forze politiche da cui noi deriviamo oggi come Partito Democratico e la dimostrazione ne è il fatto che, pur in un clima conflittuale politico difficile, a livello nazionale il nostro partito non ha bocciato il federalismo fiscale, ma si è astenuto in attesa di verificare punto per punto come questo andava a concretizzarsi, ossia idealmente fare dell'Italia uno Stato federale interessa anche a noi, è il modo che va verificato e capito. In questo dibattito in Valle d'Aosta molto si è spinto sul concetto di federalismo solidale, con iniziative assolutamente interessanti promosse anche dall'istituzione Consiglio regionale, che davano l'idea di quanto fosse importante che ogni Regione concorresse in base alle sue risorse a costruire questa forma di federalismo, ma come la interpretavano coloro che ne avevano in mano la guida e in particolare il Ministro Calderoli? Nei suoi numerosi interventi nel nord Italia in particolare, ma anche a Roma ribadiva: "qui bisogna dare una bella lezione a queste Regioni a statuto speciale, bisogna riallineare; la Padania, che lavora, che produce, è stufa di questi che mangiano a sbafo!". Questo era l'atteggiamento della persona con cui la Regione doveva trattare. Adesso non possiamo dire che c'era un Governo illuminato che aveva capito e condiviso il ruolo delle autonomie speciali, assolutamente no! Il Governo aveva in mente di riallineare le Regioni a statuto speciali per prime, per poter poi procedere ad ulteriori passaggi che riconoscessero l'efficienza, l'efficacia, le capacità produttive e organizzative delle Regioni del nord Italia, come la Lombardia e il Veneto in primis e dopo aver conquistato il Piemonte... ma sì, anche il Piemonte ci può stare, quindi le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano viste come luoghi del privilegio, luoghi dove erano state trasferite risorse che non avevano luogo di essere trasferite. Qualcuno dipingeva anche in modo folcloristico queste immense risorse, che invece di essere utilizzate per lo sviluppo, venivano usate per comprare i fiori da mettere sui balconi delle villette e cose del genere. Non eravamo più ai tempi del Vegezzi Guastalla, ma poco ci mancava nelle battute su questi montanari che si erano arraffati tanto denaro pubblico. Ma noi continuavamo a dire, nonostante questo, che eravamo disponibili a fare della solidarietà, quindi ecco un senso di dire... se abbiamo delle risorse in più, che possono servire in un'ottica ridistributiva a creare un sistema perequativo per migliorare l'efficienza di questo Paese, certo il Partito Democratico non poteva dire "no" ad un atteggiamento di questo tipo, in uno spirito perequativo di giustizia, eccetera. Ma solidarietà a chi e per fare che cosa? A questa domanda rispondo fra un po', vorrei capire intanto se la storia dell'opinabilità del bicchiere, che uno può vederlo pieno, può vederlo vuoto, sicuramente, da questo punto di vista, questo è il pezzo che spetta alla politica e l'abbiamo vista la politica in campo a dire: "questo è pieno, questo è vuoto...", eccetera. Ma ci sono anche dei dati, poi i dati uno può dire: "mi hanno promesso quattro bastonate, me ne hanno date solo due, sono contento", però sono bastonate, oppure "meritavo quattro biscotti, me ne hanno dati solo due e sono un po' meno contento", ma sono biscotti, non bastonate; allora la prima cosa da chiarire è se abbiamo preso biscotti o se abbiamo preso bastonate. Vorrei recitare alcuni numeri, sono dati ministeriali, non so se ci sono altre fonti di altre... per il 2011, IVA da importazione meno 239.000.000, competenze sulla ferrovia costi aggiuntivi per la Regione meno 23.000.000, per un totale di meno 262.000.000 di euro, più 157.500.000.000 di euro derivanti dal calcolo del riparto fiscale aggiuntivo, somma: meno 104.000.000 di euro per il 2011, meno, ossia una bastonata, non un biscotto! Per il 2012, IVA da importazione meno 244.000.000, competenze sulla ferrovia costi aggiuntivi per la Regione meno 23.000.000, per un totale di meno 267.000.000 di euro, più riparto fiscale dieci decimi 148.700.000.000, totale: meno 118.000.000 di euro per il 2011, meno, ossia una bastonata, non un biscotto! Per il 2013, IVA da importazione meno 256.000.000, quelli della ferrovia meno 23.000.000, meno 279.000.000 in tutto, più 148.700.000.000 del riparto regionale aggiuntivo, somma: meno 130.000.000 di euro. E questo meno è progressivo: meno 138 nel 2014, meno 186 nel 2015, meno 195 nel 2016, fino al fatidico meno 211.000.000 del 2017. E qui veniamo ad un punto che è stato molto discusso, quello del "abbiamo però ottenuto di non avere tutte e dieci le bastonate di cui ho detto in una volta sola, ma prendendone una all'anno riusciamo ad assorbirle meglio". Per ottenere questa distribuzione delle legnate, abbiamo dovuto pagare la bellezza di una cifra ipotetica di 300.000.000 di euro, fonte Il Sole 24ore, ossia la totale scomparsa del tesoretto. Solo per darvi l'idea, Trento... ma soprattutto Bolzano non ha esaurito il suo tesoretto del tutto.

Questi sono dei dati oggettivi, poi uno può dire che è stato fatto un ottimo lavoro, perché l'idea del Governo era anche peggiore. Io dico di sì, dico che il Governo, se poteva, tagliava anche molto di più alla Valle d'Aosta! Resta però il fatto che questi sono soldi in meno e il fatto di diluirli nel tempo in questo modo mi consente di fare anche un altro ragionamento. Io auguro a tutti voi di essere qui nel 2017, quando bisognerà approvare un bilancio dove ci saranno meno 211.000.000, perché questa non sarà una cosa di cui vantarsi, ci sarà qualcuno che arriverà qui dopo di noi e dirà: "che bella eredità che abbiamo avuto!". Vi è poi un altro aspetto, che sarà oggetto della discussione di domani, ed è che questo federalismo solidale, che significa che la Valle d'Aosta interviene - e poi dirò bene per fare solidarietà a chi -, non è esente dal fatto che la Valle d'Aosta continua a contribuire anche per la parte che riguarda gli interventi di manovra economico-finanziaria. Se abbiamo fatto un "pezzo" come il federalismo fiscale, non è che ci hanno detto che siamo esenti dalla manovra finanziaria nazionale, anche lì meno 24.200.000 di euro nel 2011, meno 48.500.000 nel 2012, meno 48.500.000 nel 2013, nel 2014 non c'è un segno meno, come mai? Solo perché ci sarà un'altra manovra finanziaria che deve ancora venire. C'è gente che se la ride, perché dice tanto ce n'è ancora per noi, ne abbiamo di soldi! Facendo il raffronto delle risorse disponibili, passiamo da 1.520.000.000 di euro di risorse disponibili del 2007... eravamo arrivati nel 2010 a 1.685.000.000 di risorse disponibili, inizia invece un trend in discesa a partire dal 2011, ovviamente non costituito unicamente dal federalismo fiscale, che ci riporterà nel 2013 alle risorse disponibili del 2007. Non ravviso quindi nessun entusiasmo, ravviso una situazione difficile, delicata; da parte nostra lo abbiamo sempre detto, non si poteva schivarla, c'era un Governo nazionale che aveva detto chiaro che le Regioni a statuto speciale dovevano pagare, bisognava pagare questo dazio.

Su questa consapevolezza ho avuto modo... si vede che probabilmente sono antipatico... i funzionari regionali non mi rilasciano delle veline speciali con informazioni dettagliate, anche se li abbiamo invitati pubblicamente alle riunioni del partito e devo ringraziare alcuni funzionari che hanno partecipato anche a dibattiti pubblici su questo tema, ma ci hanno sempre detto che i dati non erano disponibili. Si vede che qui qualcuno ha un rapporto diretto, particolare, riceve delle informazioni ultra riservate, perché in I Commissione, su interrogazione dei consiglieri regionali, è stato detto che dati certi non ce n'erano, quindi a meno che qualcuno usi non so quali strumenti per accedere ad informazioni riservate... io conosco questi funzionari, mi paiono tutti molto corretti, parlano nelle sedi istituzionali dovute... non so chi sia qui che si è permesso di dire che questi giudizi di entusiasmo non risultano agli atti della commissione, voglio dirlo chiaro... non risulta in nessuna sede di commissione un particolare entusiasmo di funzionari su questa cosa...

I nostri soldi di solidarietà comunque li abbiamo dati a chi? Al Governo nazionale, per farne che cosa? Vedete cosa sta accadendo nel panorama nazionale in questi giorni. Abbiamo fatto una bella operazione di risanamento del debito pubblico, ci sono tutte le Regioni che sono sugli scudi per i tagli che vengono fatti alle Regioni, ai Comuni, alle autonomie comunali, eccetera, perché questo Governo tiene per sé, centralizza la spesa, anziché andare verso una reale operazione federalista. Anche il "pezzo" della solidarietà quindi non mi torna in modo particolare, ma voglio concludere con un passaggio che è legato alla questione della nostra autonomia e della nostra specialità. Questo accordo sul federalismo fiscale di fatto fa saltare una norma che ci rendeva speciali, forse, oggi come oggi, non più difendibile come ha detto qualcuno, ma sicuramente avevamo delle caratteristiche che erano i buoni di benzina, questo rimborso della quota dell'IVA da importazione, che erano caratterizzanti della nostra specialità. Ora la nostra specialità rientra nel fatto che abbiamo un gettito rispetto ai decimi delle imposte, che è di tipo diverso maggiorato e sicuramente vantaggioso rispetto ad altre realtà, ma rientra in un meccanismo che è quello tipico dei sistemi federali, che non hanno le autonomie speciali. Guardate che i riparti diversi fra Stati sono i meccanismi normali degli Stati federali, quindi, da questo punto di vista, c'è, a mio avviso, meno specialità. Qualcuno può dirsi contento, per noi che abbiamo riconosciuto nella Costituzione la specialità non è una cosa che ci fa contenti, anche perché, mi ricordo benissimo, in quest'aula era stata detta una frase storica, che poi era stata utilizzata ampiamente in campagna elettorale. In campagna elettorale dovevamo incassare più 400.000.000 di euro, più 800.000.000 di euro, il federalismo era tutto un più; adesso vi ho letto tutta la serie dei meno, ma dimenticando le campagne elettorali dove tutto è un più, l'idea era quella che la Valle d'Aosta cedeva una parte del suo gettito, rinunciava a quantità di denaro, ma in cambio avrebbe avuto maggiore autonomia nella gestione delle sue risorse, era questa l'ambizione vera! Non in questa norma, ma con altro cavallo di Troia, attraverso la manovra finanziaria, quindi mentre noi firmiamo questo accordo, attraverso altro meccanismo lo Stato con manovra finanziaria nazionale entra nel nostro bilancio regionale e ci dice di tagliare qua, di tagliare là, di rinunciare ad assumere dei dipendenti, quindi fa un'operazione in cui fa finta di concedere delle cose da una parte e poi pone vincoli dall'altra, riducendo l'autonomia del Governo regionale di determinare la spesa pubblica, dicendo quello che si può fare. Non si spiegherebbe altrimenti tutta la serie di ricorsi, di cui magari parleremo domani, che questo Governo regionale con anche il nostro sostegno, perché noi sui ricorsi abbiamo detto: "siamo d'accordo"... ma se ricorriamo contro una norma di un Governo, è perché quel Governo non sta facendo i nostri interessi; dov'è questo accordo, dov'è questa sintonia se dobbiamo fare un ricorso? Vi è quindi una forte limitazione dell'autonomia nella gestione della spesa regionale ed è questo fatto - poi lo spiegheremo meglio domani sui numeri del bilancio, eccetera - che ci fa in parte provare una certa amarezza sul fatto che era assolutamente legittimo che lei, Presidente, conducesse tale trattativa. Non c'è nessuna cosa che sia illegale, non corretta, l'ho già detto un'altra volta, da questo punto di vista, però forse la domanda (che non avrà mai risposta, perché ormai l'accordo è fatto ed è così) era: ma se una comunità tutta si riuniva intorno ad un progetto di difesa, che poteva anche essere... non contesto il numero delle bastonate, come ho detto prima, perché le dovevamo lasciare sul campo... ma che poteva essere rispetto ad un atteggiamento più forte rispetto a tutte le altre questioni su cui stiamo ricorrendo... quindi più autonomia nella gestione del proprio bilancio, ecco questa è la domanda - che non avrà risposta - che continuo a pormi: se tutta la comunità insieme avesse difeso con forza la sua specificità, penso che un Presidente al momento della trattativa sarebbe stato più forte rispetto al fatto di trattare con benevolenza questo pseudo-Governo amico, che fin dall'inizio ha cercato di minare le Regioni a statuto speciale e pian piano ci sta riuscendo.

Président - La parole au Conseiller Empereur.

Empereur (UV) - Merci M. le Président.

Nous sommes appelés aujourd'hui à nous prononcer sur deux actes très importants pour l'avenir de notre Région et pour le futur de notre autonomie: le premier concernant l'accord conclu avec le Gouvernement italien en matière de répartition fiscale et le deuxième le schéma d'arrêté de loi portant la révision de l'organisation financière de la Vallée d'Aoste. Le thème a fait la une dans la presse locale pendant plusieurs journées et c'est pour cette raison que je ne vais pas retourner sur les chiffres déjà très bien rappelés de la part de l'Assesseur et de certains collègues, mais essayer une lecture différente. Par ailleurs, en se concentrant exclusivement sur l'aspect économique, le risque serait de céder à une tendance tout à fait humaine, mais qui éloigne d'un examen attentif de la qualité de l'entente. D'autre part, lorsqu'il faut mettre la main au porte-monnaie, le premier tracas est toujours de comprendre combien cela va coûter; d'ici la formule moins de frais-bon accord, qui devient presque un commandement et qui est sûrement un commandement pour les forces politiques d'opposition, comme nous l'avons vu dans les dernières semaines et nous l'avons entendu encore aujourd'hui. Je crois par contre que dans le cas de l'entente signé par le Président Rollandin avec le Gouvernement italien, les chiffres ne doivent pas représenter le seul élément auquel porter attention. Il s'agit avant tout de se pencher sur les opportunités découlant pour la Vallée d'Aoste de cet accord, eu égard surtout à la phase économique difficile qu'on est en train de traverser et qui malgré tout présente des lourdes retombées aussi en Vallée d'Aoste. La réforme sur le fédéralisme fiscal est une loi de l'Etat et elle va être réalisée; celui-ci (qu'il nous plaise ou non) doit représenter le point de départ de tout raisonnement. Cette donnée fait de façon que toutes les Régions italiennes, y compris celles à statut spécial, soient appelées à participer à la concrétisation des buts de péréquation et de solidarité. On devrait décider, collègue Donzel, quel est le biscuit et quelle est la bâtonnée!

La Vallée d'Aoste n'est donc pas exclue et elle, au contraire de ce qui soutiennent certains opposants, disposait d'un atout à jouer, constitué par le fait qu'au sein de notre organisation institutionnelle, administrative et financière le principe de subsidiarité, sur lequel la réforme est axée, est connu et appliqué depuis longtemps. A partir de cela on a négocié avec l'Etat, le résultat final de ce dialogue a permis de partager d'ici sept années le montant dû, en définissant une quote-part annuelle qui augmentera annuellement jusqu'à se stabiliser en 2017. Par conséquent, le prélèvement qui nous sera œuvré résultera davantage soutenable car l'application progressive des réductions budgétaires permettra tout de même une épargne globale de presque 400 millions d'euros. C'est le seul chiffre que je vais citer, car il s'agit de le plus significatif; imaginez l'impact sur les finances régionales si on devait verser sans dilation dans le temps. De l'autre côté le fédéralisme fiscal, qui modifie des mécanismes de répartition fiscale en vigueur depuis presque 30 années, fera disparaître dans le cadre des transferts étatiques destinés à la Vallée d'Aoste le chiffre qui remplaçait la TVA d'importation, mais l'accord prévoit qu'à titre de compensation à la Vallée d'Aoste soient reconnus non les 9/10, mais le 10/10 de certains impôts payés localement, tels, entre autres, l'IRPEF, l'IRES, la TVA. En plus de cela notre Région va percevoir la totalité du produit d'impôt sur lequel rien nous était reconnu jusqu'à présent, voire l'accise sur le gaz naturel, ainsi que les taxes concernant les assurances et les divertissements et elle aura la faculté d'instituer des nouvelles formes d'imposition fiscale, naturellement dans le respect de son autonomie.

Je crois qu'à l'égard de tout cela un élément soit encore à souligner: le fait d'avoir rendu plus souple, en la distribuant sur plusieurs années, la participation valdôtaine au fédéralisme fiscal permet de disposer dans l'immédiat de ressources par lesquelles continuer dans l'action de lutte à la crise économique empruntée dès 2009. A ce sujet le budget régional, que nous discuterons demain, prévoit pour l'année prochaine des aides pour environ 130 millions d'euros à l'intention des familles et des entreprises valdôtaines. Voila donc que, grâce à l'accord conclu avec le Gouvernement national (pour le groupe de l'Union Valdôtaine un bon accord, parce qu'il était le meilleur accord possible dans un moment très délicat), l'Administration régionale ne perd pas la possibilité d'exercer un soutien à la communauté dans un moment où il est encore très important de le faire, car la crise n'est pas encore à nos épaules. En plus, si l'on regarde cela en perspective, on comprend que, lorsque le montant demandé par l'Etat aboutira au maximum en 2017, il est vraisemblable de penser que les difficultés seront désormais remises au souvenir et donc, suite à l'absence de l'engagement de 130 millions assurés à présent, l'impact sur les finances régionales sera davantage réduit. Celui-ci est bien le sens de la lecture que je tenais à vous proposer, le sens par lequel l'accord devient non seulement une chance de sauvegarder les finances régionales, mais aussi une opportunité pour permettre une action importante dans un moment délicat. Les temps sont difficiles et les institutions régionales ont le devoir de ne pas oublier les familles et les entreprises. Cet accord a demandé un effort de négociation avec l'Etat, suivi par une activité fort efficace de la Commission paritaire, afin d'élaborer et adopter les conséquentes dispositions d'application du Statut spécial et on peut ainsi continuer à offrir un soutien capital surtout dans cette phase historique. Tout le reste rentre dans la catégorie "instrumentalisations politiques", qu'on laisse volontiers à d'autres et c'est pour cette raison que mon espoir est d'une voix favorable consistante aux deux actes en discussion. Merci.

Président - La parole au Conseiller Bertin.

Bertin (ALPE) - Grazie Presidente.

Da una ventina di anni in Italia si continua a parlare incessantemente di riforma costituzionale e in parte anche di federalismo; dall'inizio degli anni '90 il mondo intorno è cambiato, interi imperi sono finiti, nuovi Stati sono nati e in Italia ci si è dedicati soprattutto all'arte del dibattito. Dall'inizio degli anni '90 si sono formate diverse commissioni parlamentari, le famose bicamerali, ad hoc per una riforma dello Stato; mi ricordo nel 1993 la Commissione di Iotti-De Mita, prima ancora un'altra di cui non ricordo il Presidente, poi la più famosa quella del 1997 con Presidente D'Alema, Vicepresidente Urbani e forse... adesso non ricordo l'altro Vicepresidente. Fatto sta che tutte queste tre commissioni e questo gran parlare di riforme si sono tradotti in un clamoroso insuccesso e si è continuato negli anni a parlare di riforme e sempre più di federalismo.

L'unico piccolo apporto è stato rappresentato dalla riforma del titolo V della Costituzione, la n. 2/2001, nella quale vengono introdotti elementi interessanti, ma che rimangono estremamente lontani da qualsivoglia questo tipo di federalismo, niente a che vedere con il federalismo. Questi 20 anni hanno avuto l'effetto un po' singolare di introdurre nel dibattito politico dei nuovi termini come sinonimi di federalismo o qualcosa del genere, generalmente termini mutati o comunque importati da ordinamenti stranieri. Si è iniziato con la devolution, che per 4-5 anni è diventata un classico del lessico politico italiano, richiamandosi alla riforma costituzionale operata in Gran Bretagna dal Governo laburista guidato da Tony Blair, che mettendo fine al ventennio della Thatcher, Governo di destra e centralista, aveva vinto le elezioni su un asse programmatico che faceva del problema dell'autonomia scozzese e della riforma costituzionale gli elementi vincenti di quella campagna elettorale.

Tony Blair vinse le elezioni il 1° maggio 1997 in contemporanea con la "Commissione D'Alema", a settembre venne indetto il referendum per l'istituzione del Parlamento scozzese e si diede avvio in pochissimo tempo ad una riforma che ha segnato profondamente la natura dello Stato britannico, pur rimanendo anche questa al di fuori del federalismo, ma avendo risolto problemi importanti come quello scozzese e quello irlandese, dopo anni di situazioni, anche dal punto di vista degli scontri, piuttosto gravi.

Finito miseramente anche in questo caso con la devolution, che ripeto niente ha a che vedere con il federalismo, si è passati al federalismo fiscale, un altro termine importato dal sistema americano, con il quale si intende una dottrina che studia i rapporti fra territorio e fiscalità e che, trovandosi in un contesto di uno Stato federale, il più vecchio Stato federale del mondo, si chiama fiscal federalism, ma niente a che fare con il federalismo, niente a che fare con quell'idea che ci viene venduta di trasformare lo Stato italiano in Stato federale attraverso il federalismo fiscale, come è stato peraltro per la devolution.

In questo caso la cosa diventa ancora più curiosa, perché, facendo un paragone automobilistico, se uno vuole progettare un'auto, ci sono due elementi: da una parte, il telaio e, dall'altra, il motore e, affinché l'auto funzioni, i due elementi devono essere pensati e progettati uno in funzione dell'altro e obbligatoriamente in contemporanea. Qui si inizia a progettare il motore, che poi lo si pretende di inserire sopra un'altra automobile, è come se inserissimo il motore di una Ferrari sul telaio di una vecchia Punto, è probabile che questo nuovo mostro non funzioni e che i risultati non saranno quelli voluti. Sono scettico da questo punto di vista, non credo che il federalismo fiscale esca dai box come progetto automobilistico, credo che rimanga nell'officina e farà probabilmente la fine degli altri precedenti tentativi... tutti insuccessi.

Vi è quindi il rischio che tale accordo non ci ponga al di fuori di altre modifiche, perché, nel momento in cui questo pseudofederalismo fiscale non funzionasse, nulla vieterebbe altri accordi e altre modifiche all'ordinamento finanziario della nostra Regione, anche perché viviamo in uno Stato che non è federale.

Riferendomi a quello che diceva Donzel: per adesso abbiamo preso due bastonate, nulla toglie che ce ne daranno delle altre, soprattutto se questo federalismo fiscale non funziona, ammesso che arrivi poi al termine, anche perché lo stesso discorso fatto qui da Fini un mese e mezzo fa poneva qualche dubbio sulle possibilità di successo e raccomandava di procedere con la massima cautela, previo svolgimento di tutte le verifiche opportune, senza fretta eccessiva, il che vuol dire, al di là dei tatticismi dovuti alla politica di tutti i giorni, che non è così automatico che questa riforma vada in porto come previsto.

Oggi ci troviamo ad approvare questo accordo, che cambia certamente i rapporti fra Stato e Regione e chiude un importante capitolo. Dopo una trattativa anomala condotta dal Presidente Rollandin con il "Governo Berlusconi", che alla fine ci porta a perdere 300.000.000 di IVA da importazione. In contropartita ci danno l'un decimo di cui abbiamo già parlato e rinunciamo per il dilazionamento degli effetti del federalismo fiscale al 2018, data fatidica, a tutto il tesoretto che abbiamo accumulato in questi anni. Dati alla mano non si può dire che il risultato, diversamente da quanto dice il collega Zucchi, sia positivo, tutt'altro! Rischiamo ancora sia per ragioni procedurali, sia per la stessa natura di questa grande riforma, che poi così grande non è, che non è detto che arrivi a termine, di doverne subire altri di accordi di tale tipo. In questi 20 anni è cambiato il mondo e qualche speranza che le cose cambiassero anche in Italia c'era; purtroppo a 20 anni di distanza la forma di Stato è rimasta la stessa e grandi differenze non ve ne sono. Un celebre federalista di ormai diversi secoli fa, Proud'homme, diceva che il XX° secolo aprirà l'era delle federazioni, altrimenti per l'umanità inizierà un purgatorio di 1.000 anni; speriamo che questa profezia non si avveri, ma credo che per la Valle d'Aosta, se non si raggiunge in poco tempo un federalismo autentico, ci sia il rischio di un purgatorio.

Président - S'il n'y a pas d'autres conseillers qui souhaitent intervenir, je ferme la discussion générale.

La parole à l'Assesseur au budget, aux finances et au patrimoine, Lavoyer.

Lavoyer (FA) - Grazie Presidente.

Abbiamo ascoltato con attenzione gli interventi dei vari colleghi, io mi limiterò a fare un po' di chiarezza sui numeri. Hanno già illustrato bene i Capigruppo di maggioranza sottolineando l'aspetto storico e la valenza politica di questo accordo. Mi sembra doveroso fornire alcuni dati rispetto agli interventi dei colleghi dell'opposizione, Louvin e Donzel, perché, se fossero vere le cose che dicono loro, mi chiederei che bilancio andiamo ad approvare domani. Non mi risulta che il bilancio che questo Consiglio si accinge a discutere, e che presumibilmente approverà nei prossimi giorni, sia un bilancio contenente le cifre evidenziate dai due colleghi. È un bilancio che cresce nel sociale, che mantiene tutti i provvedimenti anticrisi e che aumenta sul settore dello sviluppo, quindi penso che dietro a queste dichiarazioni ci sia più un gioco delle parti del creare un clima non realistico, diverso da quella che è la situazione. I dati che sono stati presi per supportare queste tesi non stanno né in cielo, né in terra. Quando il collega Louvin fa riferimento al bilancio di previsione della Provincia di Bolzano e dice che cresce rispetto al 2009...

(interruzione del Consigliere Louvin, fuori microfono)

...Il bilancio di Trento, il bilancio di Bolzano diminuisce di 200.000.000 euro dal 2009 al 2011, il bilancio di Trento il collega Louvin non lo deve depurare dei trasferimenti delle competenze, aumenta nel 2009 di 6.283.000.000, nel 2011 di 6.332.000.000, 50.000.000, che sono competenze che sono state date in più. Lo stesso quando Donzel parla della ferrovia: questo non è un taglio, 23.000.000 della ferrovia sono una competenza in più che viene data all'Amministrazione regionale e innalza l'asticella del Patto di stabilità, perché qui parliamo impropriamente di tagli. Abbiamo un vincolo che modifica la cifra che poteva spendere questo bilancio per il 2011 di 1.685.000.000; vengono detratte la manovra estiva di 24.104.000 e ti dicono: "tu non puoi spendere più di 1.556.000.000 indipendentemente dalle entrate". I 23.000.000 del trasferimento delle competenze della ferrovia innalzano di nuovo questa possibilità di spesa a 1.579 e questo è il motivo per cui pareggiamo a 1.580; quindi non è vero che i bilanci di Bolzano e di Trento crescono, perché anche loro devono sottostare al Patto di stabilità indipendentemente dall'accordo.

Andando sul famoso ragionamento del pro capite: non so quali dati abbiano i colleghi, perché se guardiamo la situazione pro capite, la percentuale, l'incidenza del contributo della manovra sul totale delle entrate devolute, sui trasferimenti dello Stato... abbiamo, sul bilancio del Friuli Venezia Giulia incide per l'8,77, sul bilancio di Trento per il 17,83, per il bilancio di Bolzano per il 14,35, sul bilancio della Valle d'Aosta per l'8,47 percento; quindi siamo dal punto di vista delle percentuali nella situazione migliore. Ragioniamo sulla situazione conclusiva nel 2017, quando non avremo più la totalità dell'IVA da importazione, allora andiamo a vedere il risultato pro capite, qual è l'incidenza dei tagli per quanto attiene il raffronto Valle d'Aosta e le altre Regioni. Abbiamo un saldo positivo rispetto ai trasferimenti, avremo nel 2017 trasferimenti per 8.000 euro pro capite, Friuli Venezia Giulia 3.125, Trento 5.319, Bolzano 6.223, allora mi pare che questo raffronto non stia in piedi. Allo stato attuale la manovra di 104.000.000 di euro porterebbe un trasferimento pro capite alla Valle d'Aosta di 8.850, ma io ho dato il dato peggiore, che è quello del 2017, quando ci sarà la totale riduzione dell'IVA, che porta a 8.000, ma è notevolmente superiore ai 6.223 di Bolzano, ai 5.300 di Trento, ai 3.125 del Friuli Venezia Giulia. Mi pare che questo sia un accordo più che decoroso ed estremamente positivo per il nostro bilancio.

La gente non capisce più niente, che cos'è questo "tesoretto"? Gli avanzi di amministrazione degli anni passati, quando avevamo il Patto di stabilità e non potevamo spendere le nostre effettive entrate? In quegli anni si parlava del tesoretto. Adesso mi pare che il tesoretto diventi il contenzioso che, già dal 1990, con la legge n. 690, c'era con lo Stato: trasferimenti che la Regione riteneva di dover avere e che lo Stato diceva che non erano dovuti. Questo famoso tesoretto non l'ho mai visto come debito dello Stato nei confronti della Regione, questo non è mai stato iscritto nel bilancio dello Stato e l'Amministrazione regionale non ha mai iscritto questo credito nel suo bilancio regionale, perché il riferimento del tesoretto è questo. Si capisce bene quindi che tale tesoretto nella sostanza non esisteva, era un contenzioso e, affinché lo Stato potesse trasferire quella somma all'Amministrazione regionale, doveva fare una finanziaria che lo decretava. È ovvio che sul tavolo della trattativa abbiamo risollevato questo problema che esiste da 20 anni e lo Stato non ci ha mai trasferito un euro di tale contenzioso. Chiaramente in questo momento, in cui abbiamo azzerato delle situazioni per le quali abbiamo avuto anche delle compensazioni una tantum a favore dell'Amministrazione regionale, si sono azzerati anche i contenziosi... quindi vi chiederei di non utilizzare questa favola del tesoretto come propaganda politica, perché non sta in piedi!

Voglio ancora sottolineare che l'accordo che è stato fatto si riferisce al consuntivo delle entrate delle imposte 2008, l'anno peggiore della crisi; se fate le proiezioni delle entrate delle stesse imposte già nel 2009, nel 2010 la proiezione attuale, l'ammontare supera i 130.000.000 di euro; siamo fiduciosi che gli interventi che abbiamo messo in piedi con le norme anticrisi facciano sì che l'economia riparta e che nel 2017 questo nuovo riparto porti delle entrate ben superiori alla proiezione riferita al 2008. Se soltanto fosse veritiero il dato che, non diciamo noi, ma lo dice "Repubblica" un giornale che normalmente non è filo governativo, la Regione Valle d'Aosta impiegherà ancora 9 mesi per riportare il PIL al pari del 2008 con una crescita del 6,5 percento del PIL da qui al 2013. Se imputate solo una percentuale del 6 percento a tutte le imposte per le quali avremo i 10/10, anziché i 9/10, oppure nulla, vi rendete conto che la situazione nel 2017, caro Donzel, non potrà essere catastrofica come lei l'ha descritta prima. Questo mi sembrava doveroso, perché, se parliamo di dati, questi devono essere reali e non legati ad una propaganda di tipo politico. Mi limito a questa breve replica, perché, dal punto di vista politico, i Capigruppo di maggioranza hanno sufficientemente motivato la bontà di tale accordo.

Président - La parole au Président de la Région, Rollandin.

Rollandin (UV) - Grazie Presidente.

Credo che, oltre a ringraziare i colleghi per gli interventi, per quanto ci riguarda, gli interventi hanno potuto dimostrare che l'accordo ha sicuramente una valenza strategica importante e lo ha in prospettiva, oltre che per il 2011. Ritengo che con correttezza alcuni abbiano fatto un esame della storia del sistema finanziario regionale. Per entrare nel merito, vorrei ricordare che si è arrivati a questo appuntamento quando la legge n. 690... quando era venuta a livello di Amministrazione regionale, era stata la Giunta ad approvarla ai sensi dell'articolo 50 dello Statuto ed era rimasta legge ordinaria fino al 1994, quando è stata inserita nella norma di attuazione. Sottolineo questo aspetto: fino al 1994 non è stata norma di attuazione, era una legge ordinaria, oggi stiamo parlando di una norma che ha rango superiore.

Vorrei anche dire che i commenti quando si discuteva della finanziaria a proposito dell'IVA da importazione erano dei classici: "noi non siamo una Regione di eccellenza, siamo una Regione che si barcamena, siamo una Regione che, se non avesse non dico tutte le misure finanziarie attuali, la quota sostitutiva dell'IVA da importazione, un autentico regalo che non ha nessuna motivazione, non farebbe più un bilancio, non farebbe più niente, si pagherebbero i dipendenti e basta", non vi dico da che pulpito arrivava... adesso predica al Comune di Aosta; Primo, il capitolo nominato innominabile, dove abbiamo l'IRPEF e l'IVA, stesso discorso: che non ci spetta, "questa Regione, per ragioni storiche, politiche, o per fortuna, non lo so... ha delle entrate che sono assai superiori ai suoi meriti, soprattutto per via delle quote sostitutive dell'IVA da importazione; se non ci fosse questa voce, qui non si farebbe alcun bilancio. La Regione Valle d'Aosta, oggi come oggi, non esisterebbe più, non pagheremmo neanche più i dipendenti regionali". Concludevano quindi dicendo che giustamente questo doveva essere tolto, perché era un privilegio; ve ne posso leggere ancora, ogni anno ce n'è una, c'è una lista piuttosto nutrita e questo non veniva da parte della maggioranza, ma veniva classicamente da chi oggi qui rappresenta un certo tipo di opposizione, credo che questo sia scontato. Se questa è l'interpretazione, allora bisognerebbe capire cosa si vuole. Se da una parte tutto quello che si ha è il privilegio, la benzina era un privilegio, come è stata tolta... "maledetti, avete tolto la benzina, ma perché non avete difeso?", adesso qui si dice: "ma perché non si riunisce la Valle d'Aosta per dire che non ci devono tagliare niente?". Fate un po' voi... "arrampicarsi sui muri"... questo è di più. Credo che un po' di coscienza ci vorrebbe per moderare, anche nei confronti di chi segue queste discussioni, che obiettivamente ha la sensazione che si possa fare di tutto e di più, indipendentemente da quello che è il regime fiscale, da quelle che sono le leggi, da quelli che sono i tempi.

Qui, mentre stiamo parlando di questo riparto fiscale, da un'altra parte stanno discutendo del possibile default dell'Irlanda, poi del Portogallo, la Spagna è sul bilico e forse l'Italia, se non prende altre risoluzioni, rischia. La manovra di cui qualcuno ha detto una bastonata... l'altra bastonata... è una manovra di cui tutti a livello parlamentare hanno detto che era necessaria, non noi. Avete detto: "qui avete tagliato 104 più 23 e l'anno prossimo 48", lo dite come dire che questa maggioranza si lascia tagliare i fondi... scusate, non è una questione del Governo, ma non per difendere il Governo, la manovra è chiesta a livello europeo e su questo erano tutti convinti! Quello su cui si discuteva è come ripartire proporzionalmente, le Regioni non hanno contestato la somma, hanno contestato le modalità con cui prevedere l'intervento a livello di singola Regione, che è una cosa diversa. Rileggetevi tutte le dichiarazioni, da Errani a Formigoni, hanno sempre detto: "a parità di saldi", il che significa che sullo stesso contenuto discutiamo come. Questo lo dico per correttezza, altrimenti la gente non capisce più di cosa stiamo parlando. Qui non stiamo parlando né della manovra, né del discorso del bilancio, di cui parleremo domani, con l'incidenza che ha l'intervento finanziario della Regione, 130.000.000 di euro, perché siamo in crisi; allora noi abbiamo detto, questa manovra di cui stiamo discutendo, che è il nuovo regime fiscale, ha dei connotati importantissimi che durano nel tempo. I 10/10 credo che qualcuno ne ha letto una parte... guarda caso, dall'altra parte non ho mai sentito leggere le voci con i 10/10: IRPEF, IRES, ritenuta su fondi e su interessi da capitale, tasse automobilistiche che addirittura non c'erano, imposta successioni e donazioni, IVA interna e IVA da importazione, mentre queste voci per le altre Province non sono 10/10: sono 7 e 9/10. Su questo credo che noi faremo per la gente un chiarimento e degli incontri, perché non è giusto che ci sia una disinformazione, magari che nasce dall'equivoco, che è una discussione forse ristretta, capisco che non si può dire tutto. Sempre nei 10/10, imposta fabbricazione oli minerali, imposta energia elettrica: qui noi pagavamo due volte, perché l'imposta dell'energia elettrica fuori paga l'ENEL, qui paga la partecipata, qui adesso prendiamo i 10/10, quindi non va più via nulla. Non so se ci siamo capiti! E così via, imposta assicurazioni, imposta gas metano, imposta spettacoli di intrattenimento: 10/10! Io capisco tutto, la voglia di polemizzare, la voglia di dire che non è proprio, ma più dei 10/10 ditemi dove vogliamo andare!

Donzel (fuori microfono) - ...ma le somme...

Rollandin (UV) - ...ma le somme, scusami, questo è per il futuro, questo va avanti sugli introiti. Sono le entrate ufficiali, non l'anno più o meno, queste sono le entrate che rimangono! Sempre sull'IVA vorrei dire che la soppressione dell'IVA da importazione per Trento è stata di 320.000 già da quest'anno, 337 per Bolzano, la quota variabile che noi non percepivamo per Trento e Bolzano 280.000.000 e 300.000.000 è stata tolta subito! Se i dati non hanno senso, possiamo anche smettere di parlare. Soppressione fondi statali per le altre Regioni e Province: anche qui nessuno ne ha parlato, non avranno più la partecipazione, a noi non sono soppresse. Assunzione di oneri e finanziamenti di iniziative e di fondi, che sono quelli che per noi sono riferiti ai 23.000.000 che, come diceva l'Assessore, sono per le ferrovie; qualcuno diceva le competenze, ma noi le competenze le abbiamo già avute e i 23.000.000 sono legati all'assunzione di competenze, per cui non ci vengono scalati e li teniamo.

Altra cosa: rimodulazione della percentuale di compartecipazione, per le altre Regioni non c'è storia, per noi sì; per quanto riguarda le nuove imposte compartecipate, per noi ci sono i 10/10. Voglio ricordare che al momento dell'affare ENEL per un contenzioso, solo perché non c'era scritto: "che eventuali altre modifiche", abbiamo perso milionate di euro nell'affare ENEL! Quando ci sono stati i condoni, proprio perché non c'era scritto: "e eventuali altre notazioni", abbiamo speso milionate di euro, perché non c'era scritto che c'era l'imposta del condono, invece questa volta c'è scritto in modo chiaro.

Non voglio dire a voi delle cose, ma riconoscere almeno quello che è! Sono un po' in difficoltà a pensare che si parli di stangate quando si entra nella logica di un fondo di solidarietà e di perequazione; altre volte ho sentito fare dei bellissimi discorsi, solidali per carità, siamo tutti con gli extra comunitari, con tutti i buoni, con tutto il mondo, diamo fondi ai Paesi in via di sviluppo... no, qui il fondo di solidarietà è una bastonata! Prendo atto che d'ora in poi i fondi dati per altri sono bastonate! È una nuova terminologia di cui arricchisco il mio vocabolario e dovrò prendere atto che d'ora in poi, quando parliamo di fondi per altri, portiamo una bastonata, perché diamo dei soldi ad altri, vogliono soldi per un fondo di perequazione ed è chiaro che, se ragioniamo così, non andiamo tanto lontano.

Credo che il discorso del raffronto e del riequilibrio sia già stato fatto ampiamente, noi abbiamo sicuramente un atto che porterà la Valle d'Aosta ad avere delle certezze per il futuro e chiaramente sappiamo che, se ci saranno altre manovre, lo diciamo qui, la Valle d'Aosta parteciperà come tutte. Si è detto: "ma non ci hanno escluso?". Sì, c'era stato un tentativo, dobbiamo anche dirlo: c'era stato il tentativo di Trento e Bolzano... avevano presentato un emendamento in Parlamento, non glielo ha sostenuto nessuno, perché ha detto: "noi abbiamo già fatto la nostra parte, abbiamo trovato l'accordo, quindi noi non partecipiamo", invece hanno risposto "no", come era normale. Qui ci stupiamo della normalità, allora sono in difficoltà a dire cosa possiamo ancora fare per cercare di capirci.

I dati che ha letto l'Assessore dicono in modo inequivocabile che abbiamo una situazione migliore di tutte, i numeri, a prova di smentita, ma non da parte nostra, da parte dei tecnici! Nessuno ha tenuto segreto niente; certo, la trattativa non l'abbiamo fatta in Campidoglio o in Piazza del Popolo: l'abbiamo fatta con i tecnici e l'abbiamo portata quando aveva una certa credibilità, l'abbiamo spiegata e adesso i dati sono perfettamente disponibili a tutti, non si è mai nascosto nulla!

Concludendo ringrazio gli interventi dei Capigruppo che hanno saputo mettere in evidenza le caratteristiche di un accordo; sicuramente è un accordo ottimo e questa è una garanzia per tutti, indipendentemente dalla valutazione che oggi viene data. Credo che su questo un'attenzione c'è stata da parte di tutti, mi stupisce solo che non ci sia la giusta attenzione al risultato finale, che porterà sicuramente dei grandi vantaggi per la nostra Regione, sempre tenendo conto dei sacrifici con il sistema perequativo e solidale, perché se si crea un fondo di solidarietà, qualcuno deve alimentarlo. Nemmeno il pozzo di San Patrizio è un pozzo in quanto tale: funziona se qualcuno ci mette dentro qualcosa e questo è un discorso che va avanti da un po' di tempo.

Per quanto ci riguarda, quindi, credo che l'atteggiamento sia quello giusto, di una consapevolezza di un momento sicuramente importante, di un accordo che è positivo pur tenendo conto che ci sono delle riduzioni che, è stato detto, nel momento in cui, come ci auguriamo, la crisi possa finire, la compensazione fra la crisi e la manovra ci dà la possibilità di assorbire la spesa che andrà a regime.

Ultima notazione: è stato quasi banalizzato il fatto che abbiamo una dilazione fino al 2017; questo è uno dei punti importanti per quanto riguarda il sostegno in questo momento difficile, perché abbiamo 3 situazioni da gestire. Se non ci fosse stata la crisi o, come ci auguriamo, se termina la crisi, capite che questi fondi torneranno perché a disposizione della manovra regionale, sempre ricordando che quello che è stato detto qui credo sia da sottolineare. Oggi abbiamo su tutto questo il Patto di stabilità, perché questo è l'argomento che troppo spesso si dimentica. Non è solo un discorso di entrate: è un discorso anche di disponibilità, di possibilità di spendere, che è un altro argomento, che non è dei più facili, ma è quello che ci limita nell'ambito dell'organizzazione del progetto che domani discuteremo. Grazie.