Objet du Conseil n. 47 du 21 mai 1949 - Verbale
OGGETTO N. 47/49 - DICHIARAZIONI DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO.
Prende la parola il Presidente, Dott. NORAT, il quale fa le seguenti dichiarazioni: "La giornata di oggi per noi Valdostani può essere considerata storica, poiché finalmente vediamo riconsacrati i nostri diritti all'autonomia che ci era stata lentamente sbocconcellata attraverso i secoli, poiché tutte le franchigie, i privilegi di cui fin dal medioevo eravamo beneficiari, ci vennero gradatamente soppressi, fino all'ultima violenta proibizione di parlare la nostra lingua francese e d'insegnarla nelle scuole elementari un ventennio addietro.
Ora finalmente il nostro antico Conseil Des Commis potrà far riudire la sua voce e riprendere la difesa delle nostre tradizioni, nell'ambito della gran Madre Italia, alla quale sempre i Valdostani rimasero fedeli, sebbene molti vogliano negarlo: la nostra storia è lì a dimostrarlo: i Valdostani furono sempre pronti a sacrificare i loro figli per la, conquista delle regioni italiane che man mano, attraverso lotte secolari, formarono la nuova Italia. Anzi alcune delle più belle pagine della nostra storia furono appunto scritte col nostro sangue. Durante la Rivoluzione francese due nostre gloriose compagnie, composte esclusivamente di valligiani, difesero per anni, dico per anni, i valichi del Col du Mont e del Piccolo San Bernardo, contro le truppe francesi, e solo dovettero cedere quando i loro effettivi furono ridotti allo stremo: e queste compagnie erano comandate da due gloriosi valdostani: Darbelley e Chamonin, due nomi di cui nessuno potrà contestare l'origine prettamente nostrana.
Durante tutte le campagne per l'indipendenza italiana, la gloriosa Brigata Aosta sempre rifulse per il suo valore su tutti i campi di battaglia, seconda a nessuna delle nostre brigate più gloriose.
Nella grande guerra italo-austriaca, unico il Battaglione Alpini Aosta, formato nella sua quasi totalità da elementi della Valle, seppe conquistare la medaglia d'oro al valore militare. Ed anche nella ultima deprecata guerra mondiale, non certamente desiderata da noi, non ci fu una sola defezione dei nostri soldati combattenti contro la Francia.
Questo tanto per dimostrare, a chi li volesse ignorare, i sentimenti indefettibili verso la nostra Patria italiana; ma altrettanto altamente e chiaramente intendiamo affermare la nostra volontà di difendere i nostri antichi privilegi e diritti, primo fra tutti in difesa della nostra lingua francese che si formò lentamente nella Valle contemporaneamente al suo sorgere e perfezionarsi al di là delle Alpi, e che per noi quindi è patrimonio al quale non rinunzieremo mai, e che vogliamo trasmettere integro alle generazioni future. Noi vogliamo conservare il diritto di gridare alto e forte "Viva l'Italia", ma di gridarlo anche in francese "Vive l'Italie", senza per questo essere tacciati di delitto di lesa patria o di annessionismo. E del resto io ho notato col massimo compiacimento che anni fa, quando cominciarono ad accentuarsi i divieti contro l'insegnamento della lingua francese, la nuova popolazione di Aosta, e dico nuova in quanto si era appena stabilita nella nostra città dove ben presto avrebbe costituito un tutto unico con la vecchia popolazione, protestò, per quanto era possibile protestare in quegli anni, contro tale divieto. Infatti anche i capi famiglia residenti da poco nella nostra Valle non domandavano di meglio che veder imparare dai loro figli tale lingua, che noi valdostani, sempre democratici nell'animo, volevamo far conoscere a tutte indistintamente le classi sociali e non farne privilegio di una minoranza.
Questo per dimostrare i nostri sentimenti di italianità, ma l'autonomia che ora ci è stata concessa e sancita dalla nostra Costituzione, se domani fosse minacciata, lo dico alto e forte, e credo in questo momento di interpretare i sentimenti dei Valdostani tutti, noi saremmo pronti a difenderla fino allo stremo delle nostre forze.
In questo giorno in cui vediamo compiuti i nostri voti per un migliore avvenire, il nostro pensiero si rivolge con infinita riconoscenza verso tutti i precursori che seppero lottare prima nell'ombra ed in seguito apertamente sulle balze delle nostre montagne tutto sacrificando, anche la vita, per un ideale che sembrava irraggiungibile. E fra tutti in modo speciale il nostro ricordo va all'indimenticabile Emilio Chanoux che seppe riunire intorno a sè un pugno di giovani e trasmettere loro il suo entusiasmo e la sua fede nella nostra autonomia, offrendo anche come olocausto la vita stessa. Or sono appunto cinque anni precisi egli veniva arrestato e nelle immediate vicinanze di quest'aula stessa barbaramente torturato e persino infamato nella memoria. Io mi auguro che ben presto in questa sala venga collocato un busto marmoreo del nostro grande scomparso che ne ricordi alle generazioni avvenire il sublime sacrificio. A lui fanno degna corona quanti soffersero e immolarono la loro vita sulle nostre vette nella dura lotta di liberazione.
Ma nel desiderio di rimanere fedeli a questo passato dobbiamo rivolgere la nostra attenzione all'avvenire: il popolo valdostano ci ha dato piena ed intera fiducia e noi non dovremo deluderlo nelle sue legittime aspirazioni; un vasto programma di azione ci aspetta; dobbiamo perciò metterci immediatamente al lavoro. Ritengo che con l'opera nostra dovremo stabilire una cordiale e stretta collaborazione colle industrie impiantate nella nostra Valle, poichè una crisi o parziale eclissi di esse significherebbe rovina per tutti. Mi permettano a tal punto di citare un ricordo personale: al sorgere in Aosta, dell'industria metallurgica io, che ero allora Sindaco della città, diedi tutta la mia collaborazione e sempre in seguito auspicai la sua prosperità e la fusione delle maestranze con la nostra popolazione.
Altro punto di capitale importanza del nostro programma è il potenziamento dell'agricoltura, purtroppo molto arretrata in confronto alle necessità del momento ed ai progressi realizzati altrove.
Il turismo pure ha bisogno di un razionale sviluppo: abbiamo ancora molti siti di meravigliosa bellezza completamente ignorati dai forestieri e che attendono di essere valorizzati.
Pure da risolvere è il problema stradale; troppi ancora dei nostri centri rurali difettano di strade praticabili per essere riavvicinati sempre più al fondo valle ed essere posti, perciò, nella possibilità di rifornirsi di quanto loro occorra per migliorare il loro tenore di vita, favorire il progresso delle loro colture ed aumentare i redditi.
Dobbiamo inoltre salvaguardare il nostro patrimonio forestale che durante queste due guerre, ed anche in questi anni di dopoguerra, venne addirittura dilapidato senza alcun riguardo né ai danni gravissimi per l'agricoltura nè alla protezione degli abitati.
Altro problema gravissimo e non secondo a nessuno, a mio modesto avviso, è quello sanitario: noi vogliamo che le nostre popolazioni possano sempre avere, come in passato, dei figli sani e forti, capaci di sostenere qualsiasi fatica, pronti a dare il massimo rendimento tanto nelle opere di pace quanto in quelle della difesa del patrio suolo qualora le circostanze lo esigessero. Dobbiamo perciò lottare contro il rapido svilupparsi delle malattie contagiose, specialmente la tubercolosi che purtroppo fa molti progressi fra di noi; sorge dunque la necessità di provvedere al più presto alla costruzione di opere che ci permettano di curare sul posto i nostri figli colpiti da tale malattia e non vederli costretti, come ora succede, a mendicare dei posti nei sanatori di altre provincie, aspettando qualche volta anche mesi interi per ottenere il ricovero, lasciando in tal modo trascorrere un tempo prezioso per una cura efficace e contribuendo così sempre più alla diffusione del morbo stesso.
Come corollario a tale lotta sorge la necessità di migliorare le condizioni di vita delle nostre popolazioni rurali e le loro abitazioni. Disgraziatamente in troppi dei nostri casolari le condizioni di vita degli abitanti sono troppo misere e rappresentano un pericolo permanente per la salute di essi.
Messieurs les Conseillers,
le programme dont je viens de vous donner un pâle aperçu est très vaste, mais nous devons l'affronter avec la plus grande énergie. Pour répondre à l'appel de notre population unissons nos efforts dans une harmonie de pensée et d'action au-dessus de toute compétition de parti. Le pays nous attend à l'oeuvre: avec l'aide de Dieu nous réussirons à accomplir notre lourde tâche. Mettons-nous au travail pour le bien de notre population, la prospérité et les droits de notre Vallée".
IL CONSIGLIO
prende atto, plaudendo alle dichiarazioni del Presidente, Dott. Norat.
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