Compte rendu complet du débat du Conseil régional. Les documents ci-joints sont disponibles sur le lien "iter atto".

Objet du Conseil n. 3456 du 8 avril 2008 - Resoconto

OGGETTO N. 3456/XII - Illustrazione e discussione della proposta di legge: "Disposizioni in materia di telelavoro".

Presidente - Se i proponenti sono d'accordo, i punti n. 42 e n. 43, essendo correlati, possono essere discussi insieme.

La parola al Consigliere Sandri, per mozione d'ordine.

Sandri (PD) - Tenuto conto che sul problema dell'accorpamento dei punti n. 42 e n. 43 c'è ancora da lavorare, chiedo di passare a discutere il disegno di legge sul telelavoro.

Presidente - Proposta accolta dalla Presidenza.

La parola al relatore, Vicepresidente Lanièce.

Lanièce (SA) - L'avvento e l'affermazione delle tecnologie informatiche hanno cambiato radicalmente i concetti di comunicazione e di lavoro nella nostra società. Mentre in un primo tempo si è temuto che tali tecnologie fossero effimere o per altri versi sfavorevoli per l'occupazione, con il miglioramento delle infrastrutture e dei servizi ci si è resi sempre più conto dell'importanza dell'informatica, che è diventata una risorsa ormai insostituibile nella vita sociale e professionale di ciascuno di noi. In particolare è ormai impensabile qualsiasi attività lavorativa, legata alla pubblica amministrazione, senza l'ausilio dell'informatica.

La presente proposta di legge, che si propone di disciplinare l'introduzione nel nostro territorio regionale di forme di lavoro a distanza, il cosiddetto "telelavoro", è un ulteriore passo avanti nello sfruttamento virtuoso delle attuali risorse informatiche e telematiche. Infatti tale modalità lavorativa impiega infrastrutture telematiche e informatiche rendendo possibile valicare i tradizionali confini fisici e logistici dell'ufficio. Il telelavoro permette di affrontare le esigenze dei lavoratori diversamente abili e di coloro che devono conciliare l'attività lavorativa con gli impegni familiari. Risolve inoltre le situazioni di disagio dovute alla distanza fra la propria abitazione e la sede lavorativa.

La possibilità di svolgere prestazioni di lavoro a distanza nella pubblica amministrazione è stata prevista dalla cosiddetta "legge Bassanini ter", ovvero la legge n. 191/1998 nell'ambito dell'onda riformatrice che ha riguardato, sul finire degli anni '90, le amministrazioni dello Stato centrali e periferiche. L'articolo 4 della predetta legge prevede che "allo scopo di razionalizzare l'organizzazione del lavoro e di realizzare economie di gestione... le amministrazioni pubbliche possono avvalersi di forme di lavoro a distanza", precisando perciò le finalità della prospettata innovazione: un'organizzazione più razionale e soprattutto un'economia di spesa dovuta al costo fisico del lavoratore sul luogo di lavoro.

Il telelavoro, infatti, risponde alle aspettative espresse "nell'Anno europeo delle pari opportunità" appena concluso, permettendo di rendere operativo a livello regionale, dopo una prima fase di sperimentazione, un nuovo modello organizzativo dell'attività lavorativa, teso, da una parte, a razionalizzare l'organizzazione del lavoro e a realizzare economie di gestione e, dall'altra, a fronteggiare le esigenze dei lavoratori legate a disagi imputabili alla distanza fra la propria residenza e la sede lavorativa e alla necessità di conciliare l'attività lavorativa con gli impegni familiari conseguenti alla presenza di figli minori, di familiari che necessitano di cura e assistenza o di particolari condizioni psico-fisiche dello stesso lavoratore.

Per attuare tale innovazione è previsto che le pubbliche amministrazioni possano autorizzare i propri dipendenti ad effettuare, a parità di salario, la prestazione lavorativa in luogo diverso dalla sede di lavoro, previa determinazione delle modalità per la verifica dell'adempimento della prestazione lavorativa, nonché di installare, nell'ambito delle proprie disponibilità di bilancio, le necessarie apparecchiature informatiche e gli indispensabili collegamenti telefonici e telematici.

Il comma 4 dell'articolo 4 stabilisce che le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano provvedono in materia con proprie leggi ed è in questo contesto che nasce la presente proposta di legge, diretta a promuovere, anche nel rispetto degli indirizzi strategici dell'UE, il lavoro a distanza, denominato telelavoro, nell'ambito degli enti del comparto unico del pubblico impiego della Valle d'Aosta.

Sono diversi gli obiettivi che si vogliono perseguire con l'introduzione del telelavoro: innanzitutto, come appena affermato, la possibilità di realizzare possibili economie di gestione nell'organizzazione del lavoro e nel contempo di agevolare, con significativi risparmi, il pubblico dipendente, evitando lo spostamento fisico verso la sede di lavoro. In tal senso la proposta di legge permette di realizzare, in ambito sociale, benefici a vantaggio della famiglia offrendo, ad esempio, al genitore la possibilità di rendere la sua prestazione di lavoro in qualsiasi ora della giornata a casa propria, in luoghi vicini alla propria residenza, in modo da poter conciliare la propria attività lavorativa con le esigenze familiari. Inoltre permette soprattutto di tener conto della problematica legata alla distanza dalla sede di lavoro, in modo da contribuire al mantenimento della popolazione nelle vallate, problema che comincia a farsi sentire anche nella nostra regione. A questi benefici si aggiunge la diminuzione delle auto in circolazione, con miglioramento della viabilità e anche un minor impatto ambientale.

Una legge di questa natura è particolarmente dedicata ai soggetti portatori di handicap: possiamo facilmente immaginare quale possa essere la differenza per un soggetto con difficoltà motorie di rimanere a casa propria o spostarsi all'interno del proprio comune rispetto a doversi recare giornalmente nella sede lavorativa, con spostamenti a volte molto lunghi, che spesso coinvolgono parenti o servizi pubblici con forti spese di gestione. Nel contempo le pubbliche amministrazioni potrebbero conseguire, in relazione a quanto riscontrato per esperienze già in atto, economie attraverso il contenimento dei costi inerenti alla presenza fisica dei lavoratori nella sede istituzionale.

In effetti, si tratta di prevedere, nell'ambito dell'organizzazione della pubblica amministrazione e della complessa struttura burocratica, una spinta riformatrice nell'intenzione di ottenere un miglioramento della qualità del lavoro e uno snellimento dell'apparato. Considerando la legge uno strumento, bisogna ora sperare che tale opportunità lavorativa sia sperimentata, valutata e studiata per creare le condizioni più favorevoli per la sua attuazione. Saranno gli enti del comparto unico, le organizzazioni sindacali e gli stessi lavoratori ad avere questo impegno nel dialogare con l'Amministrazione regionale che, oltre a promuovere la legge, è aperta al dialogo per il bene e l'interesse di tutta la Comunità.

Il telelavoro nel pubblico impiego è disciplinato, oltre che dall'articolo 4 della legge 16 giugno 1998, dal regolamento attuativo della stessa, introdotto con il DPR n. 70/1999 e dal Contratto collettivo nazionale quadro valido per tutti i comparti di contrattazione collettiva, sottoscritto in data 23 marzo 2000 dall'ARAN e dalle Confederazioni sindacali rappresentative.

Passando all'esame dell'articolato, l'articolo 1 prevede che la Regione promuove il lavoro a distanza, detto telelavoro, nell'ambito degli enti del comparto unico del pubblico impiego della Valle d'Aosta, con l'obiettivo di razionalizzare l'organizzazione del lavoro e di realizzare economie di gestione, di lottare contro lo spopolamento delle località decentrate, decongestionando al contempo i poli urbani e riducendo i costi di trasporto e di permettere ai lavoratori di conciliare il lavoro con la famiglia e la vita privata.

L'articolo 2 definisce come attività di telelavoro la prestazione di lavoro effettuata dal dipendente in luogo ritenuto idoneo dal datore di lavoro, collocato al di fuori della sede di servizio. Tale luogo può essere costituito dal domicilio del lavoratore, oppure può essere collocato in una sede periferica, gestita con altre istituzioni, o presso la sede di un ente diverso da quello di appartenenza. Nello stesso articolo vengono indicate le caratteristiche di massima delle attività telelavorabili.

L'articolo 3 demanda alla contrattazione collettiva l'adeguamento della disciplina economica e normativa del rapporto di lavoro alle specifiche modalità di svolgimento del telelavoro, disponendo che sia garantito in ogni caso al lavoratore un trattamento equivalente a quello dei dipendenti impiegati nella sede di lavoro, con particolare riguardo alla tutela della sicurezza e della salute durante il lavoro. Sono inoltre demandate alla contrattazione collettiva la definizione e la ponderazione dei criteri per l'accesso al telelavoro da parte dei dipendenti interessati, tenendo conto di situazioni quali la distanza dalla sede di lavoro, le esigenze legate alla conciliazione del lavoro con la famiglia e la vita privata, oppure il grave disagio personale. L'assegnazione al telelavoro è possibile solo in presenza di un assenso espresso da parte del dipendente, il quale conserva in ogni caso la situazione giuridico-economica, di cui godeva al momento dell'espressione dell'assenso.

L'articolo 4 definisce la postazione di telelavoro.

L'articolo 5 dispone che ai dipendenti interessati sia garantita l'opportuna formazione, finalizzata a rendere possibile la prestazione del telelavoro.

L'articolo 6 disciplina l'attuazione del telelavoro sulla base di appositi progetti, elaborati dagli enti del comparto unico, che individuano le specifiche mansioni telelavorabili, verificano la fattibilità logistico-strumentale, individuano il percorso formativo necessario, definiscono i criteri orientati ai risultati, di verifica della prestazione di telelavoro.

L'articolo 7 prevede che le attività di telelavoro siano promosse in via sperimentale per un periodo di 3 anni dalla data di entrata in vigore della legge. Le modalità della sperimentazione sono definite nel rispetto del sistema di relazioni sindacali.

L'articolo 8 dispone che la contrattazione collettiva di comparto individui un apposito comitato paritetico avente funzioni di supporto degli enti del comparto unico nella redazione e attuazione dei progetti di telelavoro; inoltre fra i vari compiti al comitato spetta di valutare e monitorare i risultati della sperimentazione.

L'articolo 9 demanda alla Giunta regionale la disciplina di ogni altro adempimento relativo all'attuazione della legge, ad eccezione di quelli riservati alla contrattazione collettiva.

L'articolo 10 reca infine le disposizioni finanziarie.

Presidente - Vi ricordo che la proposta di legge in oggetto ha ricevuto il parere favorevole a maggioranza da parte della II Commissione, il parere favorevole con osservazioni dal parte del CPEL e che sono stati presentati 2 emendamenti della II Commissione e 9 emendamenti del gruppo del "PD". Si apre la discussione generale.

La parola alla Consigliera Squarzino Secondina.

Squarzino (Arc-VA) - Finalmente! Finalmente arriva in Consiglio questa legge e voglio pubblicamente ringraziare il collega Lanièce, che l'ha seguita in tutti questi anni e che ha lavorato affinché questa legge arrivasse in porto. Finalmente! Finalmente una legge che va nell'ottica di conciliare lavoro e famiglia ed è una misura che non è così episodica come altri tentativi o altre misure sono state prese, ma è una misura strutturale, nel senso che non è estemporanea e non è legata solo alla presenza di minori o di anziani in famiglia, ma apre una strada che può essere seguita da molte persone, uomini e donne non solo per motivi di famiglia, ma anche per evitare quel trasferimento che incide sulla qualità della vita e dell'ambiente. C'è voluto "l'Anno europeo delle pari opportunità" per dare la spinta a questo disegno di legge. Il 2007 era "l'Anno europeo delle pari opportunità" e i comitati che riguardavano tutto il comparto unico del pubblico impiego hanno individuato 2 proposte, che vanno nell'ottica delle pari opportunità: prima proposta, il telelavoro; seconda proposta, l'asilo nido aziendale.

Rispetto all'asilo nido aziendale, con tutti i problemi con tutti i problemi che ci sono stati, sembra che una strada si sia intrapresa. Non è oggi, né domani, ma, nel momento in cui l'asilo di Charvensod sarà fatto, fra 5-6 anni, in quel posto saranno previsti una trentina di posti riservati ai dipendenti dell'Amministrazione regionale. È una prima risposta a nostro avviso molto tardiva, molto parziale, perché per l'USL si è trovata subito la risposta più immediata; comunque sappiamo come sono lunghi i tempi del cambiamento culturale: gli asili nido sono cose che riguardano le donne e gli uomini che governano in questa Regione, come in tutte le altre, non sono sensibili a tali problemi, non è colpa loro, ma è una cultura che non sentono dentro.

Chiusa questa parentesi, dicevo che finalmente c'è una legge sul telelavoro. È una legge il cui limite è il fatto che sia sperimentale, solo 3 anni, ma capisco anche che, quando ci sono delle difficoltà e resistenze forti da vincere, il fatto che si presenti un progetto come sperimentale fa sì che anche chi è abbastanza contrario diventi meno riluttante e dica: "vediamo come va, possiamo sempre, se la cosa non ci va bene, chiudere l'esperimento". Sono certa che l'esperimento andrà molto bene, se vengono superati quei 2 vincoli oggi esistenti: primo vincolo, c'è una difficoltà dal punto di vista culturale, ossia passare dalla concezione di un lavoro in cui esco da casa, prendo l'auto, vado in Regione o in qualunque posto, timbro, mi siedo al tavolo, sto lì quelle ore, esco e torno a casa, quello è lavoro. Stare a casa sembra che non sia lavoro, provate a vedere i bambini alla scuola materna o alla scuola quando chiedono: "il tuo papà che lavoro fa?", rispondono: "secondo me, non fa niente perché è sempre a casa...". Ci diceva l'altra sera uno scrittore famoso: "mia figlia pensa che io non faccia niente perché mi vede sempre a casa". È dal punto di vista culturale allora che va cambiata questa mentalità e questo è molto lungo.

Il secondo vincolo è più legato all'organizzazione dell'Amministrazione regionale. Non la faccio lunga su questo tema, vi rileggo solo gli appunti presi in audizione; il Segretario di questa Regione, dott. Malfa, ha detto che qui c'è scarsa disponibilità, che l'indagine era stata fatta su quelle che erano le mansioni oggi telelavorabili, circa una decina di mansioni. "È necessario..." - aggiunge poi - "... un cambio di cultura, di mentalità, bisogna introdurre effettivamente il documento elettronico, non solo una copia del documento cartaceo, bisogna introdurre un'organizzazione di lavoro per progetti e per risultati, ma questo necessita di una grande formazione di dirigenti, di lavoratori". "C'è una rigidità nelle regole contrattuali attuali" diceva poi uno dei rappresentanti sindacali, addirittura non si è stati capaci di introdurre il budget elettronico, insomma! Abbiamo ancora il sistema dei cartellini, ci sono 20 persone che controllano i cartellini: ma è questo un modo moderno, efficiente di organizzare il lavoro! Questo è il "buco nero" dell'organizzazione e qui purtroppo dobbiamo dire che tale legge n. 45/1995, che era uno dei fiori all'occhiello del programma di questa maggioranza, anche rinnovato in un secondo momento con la maggioranza del Presidente Caveri... su questo non ha fatto proprio niente! Ricordo ancora il gesto del Presidente Caveri, quando è venuto in Commissione a parlarci dei progetti, gli abbiamo chiesto della 45: "ah, ci sono alcune cose, ma sono 2 o 3 fogliettini nel cassetto, ma adesso ci lavoreremo!". La legislazione è finita e su questo non si è affatto lavorato, o forse si è lavorato, ma nessun prodotto è stato realizzato. Sono certa che tale legge andrà bene, se si riuscirà a partire per cambiare qui il modo di organizzare le cose, questa è la scommessa, e ben venga tale legge anche se con un periodo sperimentale, se riesce a smuovere. È chiaro che tutto passa attraverso anche la contrattazione sindacale, ma, finché rimane rigida l'organizzazione della macchina regionale, non c'è contrattazione sindacale che possa farcela a sfondare. Spero quindi che questa proposta di legge sia un primo inizio di progetti sperimentali, che poi, anche sollecitati da quello che avviene in altre Regioni, dagli input a livello nazionale, si metta mano in Valle alla riorganizzazione della macchina organizzativa, così da poter riuscire anche in poco tempo, finiti i 3 anni di sperimentazione, a rilanciare questo progetto in modo più chiaro ed esteso, più adeguato, perché risponde ad un'organizzazione per programmi e per obiettivi che questa Regione si sarà data.

Presidente - La parola al Consigliere Sandri.

Sandri (PD) - Avrò dei toni molto meno entusiasti di quelli della collega Squarzino, perché ho l'impressione che non abbia mai fatto del telelavoro e non abbia neanche ben capito di cosa stia parlando. Questo non è esattamente un bel servizio per il cittadino e per il lavoratore, ma è un utile strumento per tentare di sopperire a delle difficoltà operative di chi per la famiglia o per qualunque altro problema ha delle difficoltà di spostamento, però di qui a dire che il telelavoro è una bella cosa ce ne passa tantissimo! Vorrei fare l'esempio dei "call center". Qualche anno fa il mondo ha scoperto i "call center", sembrava fosse la panacea universale per cui si riunivano i centri di manutenzione e di assistenza delle varie ditte, o altri servizi che si potevano impostare per via telefonica e questo consentiva alle ditte di risparmiare un sacco di soldi e ai lavoratori di trovare questo bel lavoro, che era quello di potere anche da Potenza magari rispondere a delle chiamate per la questione di una manutenzione telefonica in Provincia di Bolzano. Mi ricordo all'epoca che c'era gente che diceva: "ma che bello, possiamo fare in modo che a Rhêmes-Notre-Dame, dando un contributo contro lo spopolamento delle nostre montagne, si possa fare l'assistenza per via telefonica a Brescia o a Bologna". La realtà è che questo ha portato ad un enorme precariato, ad un lavoro pesante, ad un lavoro pieno di "mobbing" e di altre situazioni di disagio, ma soprattutto ad una totale caduta delle tutele sindacali, tant'è vero che nei "call center" l'iscrizione al sindacato non esiste! Il telelavoro ha grosso modo le stesse caratteristiche, perché una delle cose belle che ha vissuto nella sua vita la collega Squarzino è che, quando usciva di classe, andava in sala insegnanti, si trovava con gli altri insegnanti e si confrontava su questioni pratiche: gli alunni che andavano bene, quelli che andavano male, il contratto veniva firmato o non veniva firmato... ossia c'era quella serie di rapporti umani che sono una parte essenziale del lavoro! Il lavoro necessita di 2 cose: un rapporto umano con i colleghi e un rapporto umano con gli utenti. Con il telelavoro non si ha né l'uno, né l'altro, quindi, in questo senso abbiamo fatto degli emendamenti, il rischio grave è che si arrivi - in una forma più attenuata - alla situazione dei "call center", di questa gente chiusa a Champorcher o a Saint-Rhémy-en-Bosses a casa sua, che però non parla con nessuno, non può scambiare qualche parere su questioni varie e questa non è una bella cosa per la crescita umana e professionale dei lavoratori.

Per tale motivo votiamo con convinzione, ma intendendolo come un aiuto in una serie specifica di situazioni... che ovviamente deve essere messa nelle forme migliori, ma invitando l'Amministrazione regionale a prevedere per queste persone facilitazioni operative ed organizzative, affinché abbiano una volta ogni 15 giorni o 1 volta al mese la possibilità di confrontarsi con i colleghi, con i capireparto, con l'Amministrazione perché questo è un momento essenziale della vita di ciascuno di noi.

Capisco che è bello dal punto di vista teorico che vi sia questa mammina in casa che con un piede muove il "berceau" per far addormentare il bambino, con una mano batte sulla tastiera per mandare avanti il lavoro e con l'altra prepara il pasto. Credo che questo sia un mito che dobbiamo cancellare, dobbiamo guardare in faccia la realtà e renderci conto che, se vogliamo consentire un mondo di pari opportunità, dobbiamo dare delle risposte di altro genere. Quale genere? Innanzitutto quello di favorire la crescita professionale di tutti, in particolare delle donne nell'Amministrazione anche favorendo la presenza delle donne nei consigli di amministrazione, nei ruoli dirigenziali, in tutta una serie di situazioni che oggi vedono la donna esclusa, questa compresa... poi quello di dare alle famiglie, in particolare alle donne, tutti quei supporti di servizi sia per l'età più avanzata che per l'età più giovane, che sono quelli che scaricano. Se devo dire un'altra cosa rispetto al problema dell'asilo nido aziendale, credo che sarà anche partito, ma che dopo 5 anni siamo ancora ad aspettare che forse a Charvensod vi sia un asilo nido, trovo che sia gravissimo! Come pure che non vi sia un asilo nido vicino a Palazzo regionale, che non vi sia un asilo nido aziendale a Saint-Christophe o a Quart, dove ci sono un sacco di uffici regionali e che non vi sia la convenzione fra le altre sedi periferiche dell'Amministrazione regionale e gli asili nido della zona, in modo che si possa dare ai dipendenti di questa Amministrazione regionale un servizio che è fondamentale! Per cui sul telelavoro va bene, ma non è la panacea di tutti i mali e, secondo me, la convinzione che questo avrà un grande successo non ce l'ho, per le motivazioni che dicevo prima, in quanto questo è un utile strumento, ma di certo non è di grandissima qualità per le lavoratrici che dovessero accedervi.

Presidente - La parola al Consigliere Bortot.

Bortot (Arc-VA) - Sarebbe come dire che se noi Consiglieri lavorassimo in teleconferenza e con il telelavoro - rispondo così al Consigliere Sandri - all'interno del Consiglio regionale, io soffrirei della sua mancanza fisica! Se ho bisogno del Consigliere Sandri per parlare di politica, posso anche andarlo a cercare. Non capisco che tipo di rapporti vi siano nel fare il viaggio di mezz'ora o un'ora di andata e ritorno al lavoro. Sono salito sul treno dei pendolari l'altro giorno, ma ho visto anche le auto tutte in fila uno per ogni automobile. Il telelavoro dovrà essere - presenteremo un emendamento che non so se verrà accolto - legato al decentramento dei servizi, ossia noi veniamo incontro alle persone che vivono nel loro territorio, relazionano nel loro territorio. Vi ricordate quando è stata tolta la leva obbligatoria militare? Qualcuno mi dice: "adesso levano la leva obbligatoria, i nostri ragazzi rimarranno a casa, non li mandiamo neanche più in giro a conoscere altre persone!". Questa mi sembra una forzatura, io dico solo che intanto decentriamo il lavoro e spero anche i servizi in un secondo tempo, quindi maggiore accessibilità da parte degli utenti; il telelavoro significa che c'è un'autoresponsabilizzazione delle persone, bisogna finirla con questa bollatura della cartolina, delle scene incredibili per bollare la cartolina quando il lavoro dovrebbe basarsi sulla coscienza di ognuno di noi.

Come terza cosa vi leggo un articolo che ho trovato l'altro giorno su una rivista e riguarda la "Telecom British" in Inghilterra: "ora l'azienda pubblica, che ha 106mila dipendenti, di cui 30mila fanno telelavoro, presenta il suo bilancio e contributo sociale; ogni anno evita il consumo di 12 milioni di litri di benzina e l'emissione di 54mila tonnellate di C02". Mi sembra che siano dei bei risultati, poi, siccome il collega Sandri "vede il bicchiere mezzo vuoto, io lo vedo mezzo pieno", potrebbe anche esserci questo senso di frustrazione di lavorare a casa e non uscire più da casa propria e il telelavoro può anche essere nel municipio del Comune. Qui la "Telecom" ha decentrato anche degli uffici, quando uno è stufo di lavorare a casa propria, va nel luogo dove trova i suoi colleghi. Credo che opportunità di relazionare e di vivere relazioni sociali nel villaggio, nel proprio Comune, poi, se si ha nostalgia dei compagni di lavoro... per ora il telelavoro verrebbe introdotto parzialmente, non è che dall'oggi al domani possiamo decentrare sul territorio tutto il lavoro dell'amministrazione pubblica. Se lo fanno le aziende private con maggiore responsabilità dei propri dipendenti, figuriamoci l'amministrazione pubblica! Scopriremo che forse la qualità della vita aumenta. Io non ho tanta nostalgia di venire ad Aosta tutti i giorni a fare il Consigliere regionale, potessi farlo non dico da Marsan, ma almeno da Nus, magari con una gita nel bar meno anonimo e dove conosco tutti. Questo era solo per rendere l'idea della concezione che abbiamo noi del telelavoro e del decentramento dei servizi.

Presidente - La seduta mattutina si sospende ora e viene riconvocata per le ore 15,30.

La seduta è tolta.

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La séance se termine à 12 heures 59.