Compte rendu complet du débat du Conseil régional

Objet du Conseil n. 1754 du 21 décembre 2000 - Resoconto

OGGETTO N. 1754/XI Reiezione di proposta di legge: "Modificazioni alla legge regionale 6 aprile 1998, n. 11 (Normativa urbanistica e di pianificazione territoriale della Valle d’Aosta)".

Articolo 1 (Sostituzione del comma 1 dell'articolo 55 della legge regionale 6 aprile 1998, n. 11)

1. Il comma 1 dell'articolo 55 della legge regionale 6 aprile 1998, n. 11 (Normativa urbanistica di pianificazione territoriale della Valle d'Aosta) è sostituito dal seguente:

"1. In ogni Comune è costituita la commissione edilizia, nominata dalla Giunta comunale per quanto riguarda i componenti elettivi. Due di tali membri sono nominati su indicazione della minoranza consiliare. Qualora il numero dei membri da eleggere sia inferiore a cinque, la minoranza consiliare indica un solo componente."

Articolo 2 (Inserimento del comma 1bis all'articolo 55 della L.R. 11/1998)

1. Dopo il comma 1 dell'articolo 55 della L.R. 11/1998, come sostituito dall'articolo 1, è inserito il seguente:

"1bis. La commissione edilizia esprime pareri preventivi obbligatori non vincolanti sul merito delle proposte di PUD, di programmi, di intese e di concertazioni, attuativi del PRG, e delle relative varianti nonché sul merito delle istanze per il rilascio delle concessioni edilizie e delle relative varianti ed altresì sul merito delle eventuali istanze per pareri preventivi e sugli atti di annullamento di concessioni edilizie."

Président J'ai le devoir de vous rappeler à ce sujet que la IIIème Commission a exprimé à la majorité un avis contraire sur le projet de loi en question, et qu’un avis contraire a été également émis par le Conseil permanent des collectivités locales.

La parole au rapporteur, la Conseillère Squarzino Secondina.

Squarzino (PVA-cU) Con questa proposta di legge non si vuole modificare l’impianto, le scelte politiche e tecniche che stanno alla base della legge regionale sull’urbanistica.

Si vuole intervenire su di un aspetto marginale rispetto all’intera legge, per cercare una soluzione ad un problema che si è verificato nel momento dell’applicazione della legge stessa.

Per capire il senso della questione è opportuno ricordare il contesto di innovazione normativo in cui ci si trova ad operare.

La riforma della pubblica amministrazione, con la relativa scelta di scindere le responsabilità dell’amministratore, con ruolo e funzione politica, dal dirigente, con ruolo e funzione tecnica, ha suggerito anche di togliere dalle varie commissioni la parte politica presente fino a poco tempo fa (basti pensare alle commissioni di concorso regionale in cui da anni non è più presente un rappresentante della parte politica).

Tale scelta si ripercuote nelle diverse commissioni che sono state via via riviste alla luce di tale principio.

Così la precedente commissione edilizia comunale, in cui erano presenti politici e tecnici, è stata trasformata, con la legge regionale n. 11/98, in una commissione squisitamente tecnica.

In base a tale scelta fanno parte della commissione, oltre ai due membri di diritto (che nella legge sono indicati come un rappresentante del Servizio igienico-sanitario dell’USL e un rappresentante del Servizio "prevenzione incendi"), anche membri "elettivi", nominati dalla giunta comunale, in numero diverso da comune a comune - non meno di tre e non più di sette - secondo quanto stabilisce lo statuto del comune.

Non solo. La legge indica anche le competenze richieste a questi tecnici: debbono possedere "esperienza e specifica preparazione nelle discipline riguardanti l’edilizia, l’urbanistica e l’ambiente".

Come si vede, il legislatore ha indicato come membri della commissione solo dei "tecnici", alcuni dei quali però sono nominati dalla giunta comunale perché devono - giustamente - godere della fiducia dell’esecutivo, cui la commissione fornisce pareri per le decisioni da assumere.

Nel momento in cui la legge è stata applicata, si è registrato però un comportamento da parte dell’esecutivo che di fatto riconduce l’attuale commissione, pensata e voluta come "tecnica", nella sfera politica.

Infatti fra i tecnici nominati dalla giunta si ritrovano sindaci, vicesindaci, assessori comunali, consiglieri di maggioranza o, in alcuni - rari - casi, mi sembra due o tre in tutta la Regione, consiglieri di minoranza. Dando origine ad una situazione per lo meno paradossale.

I diversi membri della giunta comunale, infatti, come commissione edilizia esprimono un parere sulle diverse materie (rilascio di concessioni edilizie, varianti al piano regolatore, eccetera), parere destinato ad essere preso in conto dal sindaco e dalla giunta, cioè dagli stessi che l’hanno formulato. Siamo arrivati all’assurdo che la stessa persona, come sindaco, chiede alla commissione di esprimere un parere su di una concessione; come membro della commissione dice sì - o no - a tale questione; e, di nuovo come sindaco, esegue quello che lui, in quanto tecnico in commissione, ha proposto al sindaco, cioè a sé stesso, di fare.

Questa situazione non concerne solo alcuni comuni della Regione.

Da un’indagine fatta, su 54 comuni che hanno risposto alla nostra richiesta di conoscere la composizione della commissione edilizia, risulta che:

- 6 comuni debbono ancora procedere alla nomina di tale commissione;

- 5 comuni registrano la presenza di soli tecnici nella commissione edilizia;

- 43 sono i comuni della Valle, nella cui commissione edilizia sono presenti membri della giunta o del consiglio (fra cui ben 30 Sindaci).

A fronte di tale aberrazione giuridico-amministrativa i consiglieri comunali di minoranza non potevano rimanere indifferenti ed hanno sollevato la questione, chiedendo di poter anche loro contribuire ad indicare almeno tecnici di loro fiducia (si veda la lettera firmata dai gruppi consiliari di 31 comuni).

Le modifiche proposte vanno quindi in questa direzione.

La proposta di legge è semplicissima:

- l’articolo 1 prevede che parte dei membri tecnici nominati dalla giunta siano indicati dalla minoranza, quindi è sempre la giunta che nomina i tecnici, ma alcuni tecnici sono suggeriti dalla minoranza consiliare;

- l’articolo 2 non innova nulla, ma riprende tali e quali le competenze della commissione edilizia comunale, che erano precedentemente inserite nel primo comma dell’articolo 55, modificato con l’attuale articolo 1. Esso serve per dare omogeneità di contenuti ai singoli commi della legge.

PrésidentLa parole au Conseiller Curtaz, en qualité d’auteur du projet de loi.

Curtaz (PVA-cU) Voglio spiegare ai consiglieri perché ci siamo fatti carico di presentare questo disegno di legge, che già la collega Squarzino ha illustrato.

Ci siamo fatti carico di presentare questo disegno di legge, perché la questione che molti gruppi di minoranza dei consigli comunali valdostani hanno posto ci sembrava una questione seria e per certi versi emblematica.

Dicevo una questione seria, perché nei comuni la commissione edilizia non è una commissione qualsiasi; molti di noi hanno delle esperienze di amministratori comunali, molti come me avranno fatto parte delle commissioni edilizie, e se le competenze comunali sono per almeno il 90 percento di carattere urbanistico, la concretizzazione di queste competenze avviene attraverso il vaglio della commissione edilizia, che è quella che esprime pareri sulle concessioni edilizie, applicando le norme di legge in materia urbanistica e i piani regolatori comunali.

Quindi è una commissione che ha un'importanza centrale rispetto all’amministrazione. È vero che la commissione edilizia dà soltanto un parere consultivo non vincolante, ma è anche vero che per il prestigio e per l’importanza della commissione edilizia sono rarissimi i casi in cui il sindaco si discosta in concreto dal parere di quella commissione. Quindi la commissione edilizia riveste una funzione estremamente importante.

La legge n. 11/1998 prevedeva un criterio teoricamente condivisibile, cioè che i membri della commissione edilizia fossero dei tecnici, mettendoli nelle condizioni di dare un parere il più possibile obiettivo sugli oggetti sottoposti all’esame della commissione.

Tuttavia, la prima applicazione di questa normativa, che era condivisibile nei suoi contenuti, ma che forse conteneva una qualche ingenuità, è stata stravolta dalla pratica, perché in luogo di nominare i tecnici si sono nominati dei politici mascherati da tecnici, creando delle situazioni - a volte - al limite del ridicolo, in quanto si sono inventate delle competenze in riferimento a persone che competenze assolutamente non avevano.

Quindi abbiamo visto che su circa 50 comuni 30 sindaci sono entrati nelle commissioni edilizie, là dove non sono entrati i sindaci sono entrati i vicesindaci, assessori comunali, qualche volta consiglieri, raramente consiglieri di minoranza. E allora, ripeto, un principio di legge condivisibile, è diventato una norma probabilmente a maglie troppo larghe che ha consentito questo sviamento normativo.

A questo punto, per superare il problema che si è evidenziato in maniera così seria, abbiamo pensato ad una soluzione semplice. Dal punto di vista teorico si potevano immaginare tantissime soluzioni, per certi versi era anche più onesto tornare alla situazione di prima. Perché se devono esserci i politici, con un tot di membri nominati dalla maggioranza e un tot dalla minoranza come succedeva in passato, si assicura almeno una certa rappresentatività.

Perché è vero che la commissione edilizia ha una funzione soprattutto tecnica, ma è anche vero che se poi una minoranza consiliare - per la maggioranza è più facile ovviamente - non sa quello che avviene in commissione edilizia, è difficile che abbia la conoscenza dei problemi del paese. È un problema reale questo, ci deve essere un contatto fra chi è in commissione edilizia e chi svolge l’attività di amministratore comunale, sia esso consigliere di maggioranza o di minoranza.

In questo modo non c’è nessun legame, ma non c’è neanche questa terzietà, questa obiettività della commissione edilizia che in concreto è finita in mano ai politici, naturalmente ai politici di maggioranza, con ciò escludendo nella stragrande maggioranza dei casi i consiglieri di minoranza o comunque persone che facessero riferimento alle minoranze.

Quindi noi cosa proponiamo? Proponiamo un meccanismo semplice: non intacchiamo il complesso normativo della legge, che ci sembra buono, proponiamo che sia la giunta, in modo più agile, a continuare a nominare i membri tecnici della commissione edilizia, ma che qualcuno dei tecnici venga nominato su indicazione della minoranza. Abbiamo trovato anche un criterio, in modo che se i membri da nominare sono più di 5, l’opposizione possa nominare 2 membri, quindi il rapporto è ancora nettamente a favore della maggioranza, e in caso che i membri siano meno di 5, la minoranza consiliare indica un solo componente.

Non abbiamo voluto intaccare o proporre delle strane soluzioni, ma abbiamo solo voluto fare una cosa che ci sembra di buon senso, cioè che anche le opposizioni possano avere qualcuno di loro fiducia in commissione edilizia, in modo che ci possa essere questo scambio, utile e indispensabile, fra membri della commissione edilizia e consiglieri di minoranza, per capire cosa avviene a livello urbanistico nel proprio comune. E questo è quanto proponiamo.

Immagino che a queste nostre proposte verranno fatte delle obiezioni, e allora mi riserverò di ritornare su queste obiezioni. Per intanto mi fermo. Ma voglio utilizzare un’altra riflessione più generale. Perché dicevo all'inizio che questo problema è emblematico? Perché a mio giudizio rivela una tendenza che si sta rapidamente diffondendo nella nostra Regione ed è quella di togliere gli spazi di confronto, di dibattito, di democrazia.

Si va verso un sistema che tende sempre più ad accentrare tutto su una persona, su un sindaco, su una giunta, su una maggioranza, comprimendo con i fatti ogni possibilità di dibattito, di confronto, di democrazia. Quello che avviene in quest’aula spesso si sta riproducendo tale e quali nei comuni.

A me sembra una cosa poco sana, soprattutto in una realtà piccola e che dovrebbe essere vivace anche dal punto di vista politico come la nostra, che ci sia questa coperta che vuole coprire tutto e nascondere chi dissente, chi ha qualcosa di diverso da proporre, chi vuole in ogni caso non uniformarsi a quella che è la regola della maggioranza, del più forte, di chi ha i numeri per comandare.

È una cosa che diciamo spesso in quest’aula, io credo che questo problema che sta emergendo nella nostra Regione non vada sottovalutato, ma vadano anzi trovati gli strumenti normativi per impedire che questa deriva persegua, facendo danni sul tessuto democratico della nostra Regione.

PrésidentLa discussion est ouverte.

La parole au Conseiller Cottino.

Cottino (UV) Devo anzitutto chiarire in modo preciso la posizione che abbiamo tenuto in commissione a proposito di questa proposta di legge; evidentemente il messaggio non è rivolto ai consiglieri che ne sono a conoscenza molto bene, ma è un messaggio che deve arrivare all’esterno.

Abbiamo votato contro questa proposta di legge proprio per consentirle di arrivare in Consiglio, perché se ci fossimo astenuti, senza il parere della commissione la proposta non sarebbe approdata in Consiglio.

Noi volevamo invece che approdasse in Consiglio per un confronto serio, un confronto approfondito, contrariamente a quanto è stato appena affermato dal collega Curtaz, e verificare la giustezza e la fondatezza delle ragioni che hanno portato a questa modifica?

(interruzione del Consigliere Curtaz, fuori microfono)

? sì, caro Curtaz, di tanto in tanto ti dimentichi delle affermazioni che fai, ma ci ritornerò!

Detto questo, credo di dover rilevare in modo molto marcato, ma nello stesso tempo molto tranquillo, le contraddizioni che questa proposta contiene. Contraddizioni notevolissime che non ci permetteranno neanche in quest’aula di votare a favore della proposta in oggetto.

Quali sono queste contraddizioni?

La prima contraddizione è che si vuole che la commissione edilizia sia un organo tecnico, ma nello stesso tempo nominato dalla giunta comunale. Dal punto di vista legislativo questo non è possibile, dal punto di vista del principio della separazione dei poteri di direzione politica e di direzione amministrativa questo non ha nessuna logica? cioè se non fosse tecnico, forse ho dimenticato un "non", perché se non fosse tecnica di conseguenza dovrebbe essere nominata dal consiglio, proprio in quanto organo politico.

Con quel "non" ho fatto un po' di confusione forse, dunque ripeto che se si vuole che l’organo non sia tecnico, non può essere votato dalla giunta, ma la rappresentanza politica non può che essere nominata dal consiglio.

L’altra contraddizione è quella che avevo iniziato a dire. Se si vuole che sia un organo tecnico, in questo caso può essere votato dalla giunta, ma qualcuno mi deve spiegare che logica ha che ci siano tecnici rappresentanti della maggioranza e tecnici rappresentanti della minoranza.

Questo non ha nessuna logica: o sono tecnici, o non lo sono; se sono tecnici, possono essere votati dalla giunta, ma in quel caso non ha logica la rappresentanza politica, oppure non sono tecnici e in quel caso non è logico che siano nominati dalla giunta.

La legge n. 11 prevede che siano tecnici, questo lo dice un fautore di una posizione che era contraria; non ho nessun timore di dire in quest’aula che il sottoscritto al momento in cui era stata presentata la legge n. 11 dall’allora Assessore Riccarand, dunque da un assessore che rappresentava il gruppo che oggi fa una proposta esattamente contraria, il sottoscritto assieme a tanti altri colleghi aveva chiesto che la commissione edilizia rimanesse a grandi linee quella che era precedentemente.

La risposta era stata molto netta ed erano stati addotti due principi che ho già ricordato, il primo quello della separazione dei poteri, e quanto al secondo, poiché purtroppo da molte parti si ha l’impressione che tutti i politici e tutti gli amministratori debbano essere disonesti, debbano favorire il clientelismo, si era stabilito che all’interno delle varie commissioni, non solo della commissione edilizia, dovevano esserci i tecnici, i funzionari, i dirigenti, e via di questo passo. Questa è una scelta che è stata fatta non tanto e non solo a livello locale, anche questo è da precisare, perché questo è un indirizzo generale che "potrebbe", uso il condizionale, in caso di modifica in altro senso della commissione edilizia crearci dei problemi al vaglio della Commissione di Coordinamento.

Sicuramente al momento in cui andiamo a dire che queste proposte non sono accoglibili, non lo facciamo per togliere il confronto, semmai forse era prima che si voleva far questo. Il confronto ci deve essere, siamo convinti che è giusto che ci sia il confronto; non sono così convinto, e apro un inciso, della fondatezza delle affermazioni che sono state fatte dai colleghi che mi hanno preceduto, non sono convinto che lo abbiano fatto per necessità, per convinzione.

Troppo sovente mi sono accorto in questi due anni che da parte di certi gruppi politici, in particolare da parte del gruppo dell’Ulivo si è voluto a tutti i costi cavalcare tutte le tigri del dissenso e del malcontento, espressioni che in qualche caso e anche nel caso specifico possono anche avere una fondatezza, però è il comportamento che questo gruppo ha sempre tenuto che mi fa sorgere dei dubbi.

Noi non possiamo da una parte continuare a sostenere che i comuni debbano avere l’autonomia, debbano avere la possibilità di agire in modo molto celere, e poi a tutti i costi quando ci conviene o quando vogliamo dobbiamo per forza di cose metterci il cappello, metterci delle catene e dei paletti che li limitano nella loro azione. Questo non è accettabile.

Sono convinto che là dove i comuni hanno ritenuto di inserire dei non tecnici all’interno della commissione edilizia, là dove i comuni hanno ritenuto di snobbare le minoranze, hanno sbagliato. In linea di massima ritengo che abbiamo sbagliato, in linea di massima ritengo che il loro comportamento avrebbe potuto forse essere diverso.

Ma attenzione, anche qui non possiamo comunque e sempre generalizzare, perché ci possono essere dei comuni in cui il dialogo fra maggioranza e minoranza - e non tra esponenti del partito A piuttosto che del partito B o viceversa - è di un certo tipo. E il movimento che qui rappresento non è presente solo ed esclusivamente in maggioranza, ma anche in minoranza, in qualche caso è presente addirittura e in maggioranza e in minoranza?

(commenti da parte dei Consiglieri del gruppo dell’Ulivo, fuori microfono)

? ma certo, se mi permettete di finire, non è colpa nostra se i rappresentanti dell’Ulivo all’interno di molti comuni non hanno nessuna persona che ha voglia o che è degna di rappresentare la popolazione. E visto che non è colpa nostra, questo dimostra contrariamente a quanto è stato detto la vivacità e la possibilità del confronto, magari non sempre nel modo più corretto possibile.

Se questo è vero, allora può darsi che questo tipo di confronto in molti casi non dia quei risultati o quelle possibilità che tutti auspichiamo; e non è detto sempre che la colpa sia solo della maggioranza o sia solo della minoranza. In qualche caso può essere colpa dell’uno, in qualche caso può essere colpa dell’altro, in altri casi può essere colpa di entrambi.

Forse è necessario un ripensamento o una riflessione su quanto è accaduto e su quanto sta accadendo, nessuno lo nega; questo non significa che oggi, alla luce di questa situazione, si debba o si possa votare questa legge.

Voglio ancora ricordare alcune cose. La prima è che i comuni attraverso il loro statuto avranno la possibilità di regolamentare quello che è l’organo che deve nominare la commissione edilizia, e questo è previsto in modo specifico dalla legge n. 54.

L’altra cosa che voglio ricordare, e che personalmente ho sempre sostenuto, è che è abbastanza normale che i sindaci, che per legge continuano a firmare le concessioni edilizie, vogliano far parte dell’organo consultivo. Ma attenzione, vogliono farne parte in quanto tecnici e in quanto responsabili della concessione edilizia.

Nessun sindaco è stato nominato che io sappia in quanto tale, ma tutti i sindaci sono stati nominati in quanto tecnici. E poiché i comuni non hanno a disposizione i dirigenti di cui invece dispone la Regione e a cui molti sono abituati a far riferimento, per cui sovente il sindaco è quello che deve approfondire tutta una serie di tematiche per poi rilasciare la concessione sotto la sua esclusiva responsabilità, ho sempre sostenuto che il fatto di far parte della commissione edilizia gli dia qualche atout in più per conoscere quello che lui sta per concedere.

Ancore due questioni che voglio affrontare. Una è la questione dei dati. Collega Squarzino, più di 15 giorni fa, in occasione della commissione edilizia, i proponenti avevano preso l’impegno di darci tutta la documentazione. Documentazione che è arrivata ieri pomeriggio. Quando questo succede da parte del Governo allora c’è una levata di scudi. Mi fa piacere che metto di buon umore la Consigliera Squarzino.

Quando invece lo fanno loro, noi dobbiamo accettare di buon grado e magari dire anche grazie.

Noi ci troviamo anche di fronte ad un parere del CELVA, Conseil permanent des collectivités locales?

(commenti da parte dei Consiglieri dell’Ulivo, senza microfono)

? se c’era ancora necessità di avere una controprova, la stiamo avendo, perché quando i colleghi Curtaz e Squarzino ci tengono per delle ore a ripetere le stesse identiche cose, dobbiamo tenere una certa attitudine, altrimenti si sentono profondamente offesi. Quando invece sono altri che stanno esponendo le loro ragioni, allora diventa normale, normalissimo interromperli parecchie e parecchie volte. D’altronde questo rientra nel concetto di democrazia più volte espresso, ma che ha sfaccettature abbastanza diverse a seconda dei punti di vista. Caro Curtaz, io normalmente non ti interrompo, tu sistematicamente lo fai.

Dicevo, abbiamo un parere del CELVA, se noi oggi facessimo una cosa diversa per accontentare forse alcune minoranze, che potrebbero avere anche attualmente delle ragioni, ci troveremmo contro il sistema che tutti assieme abbiamo voluto, perché vorrei ricordare che anche qui la legge n. 54, riapprovata in base all’articolo 31, è dell’altra legislatura ancora. Per cui io credo che di questo dobbiamo tener conto, pur essendo disponibili, ripeto ancora una volta, a ragionare, a confrontarci, a verificare quali sono le possibilità reali di modificare alcune cose, tenendo conto però dell’impianto di una legge, perché una legge ha una sua filosofia, una sua globalità, e non può essere, a seconda degli interessi o a seconda delle ragioni, modificata in una parte piuttosto che in un’altra.

È per queste ragioni, poi eventualmente se ci saranno ulteriori interventi vedrò se sarà il caso di reintervenire, però è per queste ragioni che dichiariamo che non possiamo accettare questa proposta di legge e dunque ci asterremo per non farla passare, contrariamente a quanto abbiamo fatto in commissione, proprio per permetterne l’approdo in Consiglio.

PrésidentLa parole au Conseiller Tibaldi.

Tibaldi (FI) Siamo commossi dal "buonismo" del Consigliere Cottino per quanto riguarda la possibilità di analizzare oggi in aula questo progetto di legge, e siamo esterrefatti d’altra parte di fronte al suo concetto di democrazia. E adesso spieghiamo il perché.

Dal 1990, grosso modo in questo ultimo decennio, abbiamo assistito a livello nazionale a una progressiva decadenza del Consiglio e di tutte le sue emanazioni nelle diverse commissioni consiliari quanto a funzioni e competenze.

Dal 1990, in particolare con la legge n. 142, abbiamo visto che i poteri e le funzioni si sono concentrati nelle mani dei sindaci e delle giunte, naturalmente spogliando di rilevanza politica e amministrativa i singoli consigli comunali e di conseguenza le emanazioni dei consigli comunali nelle diverse commissioni consiliari e quindi anche nella commissione edilizia, che ha una funzione più tecnica, è vero, ma dove è sempre esistita anche una rappresentanza politica.

La Valle d’Aosta non ha fatto eccezione a questo processo evolutivo, anzi si è adeguata totalmente, pur avendo una competenza primaria, pur potendo sperimentare, grazie a questo suo modello autonomista e federalista, normative un po' più innovative.

Abbiamo visto recentemente che con le nuove amministrazioni comunali, che si sono costituite nel maggio 2000, e con la designazione dei nuovi organi nelle commissioni edilizie, c’è stata questa esautorazione delle opposizioni. Esautorazione che è stata poi rilevata in una petizione di principio da molti consiglieri comunali che siedono all’opposizione nei vari enti locali e che appartengono indistintamente ai diversi partiti, fra i quali anche l’Union Valdôtaine.

Evidentemente la sensibilità democratica di questi consiglieri comunali è diversa dalla sensibilità democratica che ha dimostrato poc’anzi il Consigliere Cottino, perché pur appartenendo al partito di maggioranza relativa bisogna che si renda conto che anche la stabilità e la continuità di un organo politico deve aver sempre una garanzia democratica.

Pur essendo vero che nelle commissioni edilizie le questioni affrontate sono prettamente tecniche e urbanistiche, ed è vero quello che dicevano poc’anzi i colleghi dell’Ulivo, che nei comuni vengono affrontati argomenti di forte valenza tecnica, è altresì vero che questa esclusione dei consiglieri di opposizione non trova alcuna giustificazione plausibile.

Ed è per questo che la legge così formulata ci sembra che agisca in maniera indolore su quello che è l’impianto normativo della legge regionale n. 11/1998 e possa costituire una soluzione seria e serena che garantisce la governabilità e quindi le scelte politiche di chi ha vinto le elezioni, ma anche l'esercizio del controllo di chi è all’opposizione.

Consigliere Cottino, la designazione dei tecnici, l’importanza dei tecnici all’interno della commissione consiliare sappiamo che esiste e ha una sua valenza. Sappiamo però anche come vengono scelti i tecnici. Lei ha amministrato per anni il Comune di Gressan, immagino che lei i tecnici li abbia scelti con un criterio che non sempre era "tecnico": può darsi che ci fosse una fiducia personale o una conoscenza personale, un'amicizia personale, e quando lei faceva il passaggio sul clientelismo in quest’aula forse quel ragionamento potrebbe esserle ribaltato contro. Non so se lei sempre ha scelto dei tecnici in virtù delle loro capacità e competenze tecniche, o piuttosto in virtù di altri criteri.

Sappiamo anche che i tecnici hanno albi d’oro in questa Regione e nei nostri comuni; abbiamo periodicamente l’elenco degli incarichi professionali che vengono conferiti e di conseguenza vediamo i soldi che vengono profusi in questa direzione.

Allora oggi perché il Consigliere Cottino diventa il difensore strenuo dei tecnici? E vuole escludere una parte politica, che comunque ha una funzione rappresentativa nell’ambito dell’ente comunale di riferimento? Perché questo ragionamento? Sinceramente non riusciamo a comprenderlo! Eppure, dicevo prima, la Valle d’Aosta con un suo modello autonomista avanzato rispetto ad altri modelli regionali, potrebbe essere un terreno di sperimentazione in senso positivo e propulsivo da questo punto di vista, prendendo in considerazione per l’appunto anche una legittima e normale partecipazione, come era in passato, di componenti dell'opposizione in seno alla commissione edilizia.

Pensavo che al "buonismo" iniziale del Consigliere Cottino che dice "che questa legge possiamo discuterla", anche se paradossalmente ci viene a dire che "questa legge gli è stata recapitata ultimamente, ieri". Ma lei si rende conto di quello che fate da due anni e mezzo a questa parte? E non solo, anche prima era un vezzo quello di proporci le leggi all’ultimo minuto, le iscrizioni di urgenza, e magari fra un po' avremo occasione di verificarlo, e di chiederne la votazione immediata, solo perché avete la logica dei numeri dalla vostra parte!

E oggi lei ci viene a dire che questa legge vi è capitata fra capo e collo e che siete voi a dare la possibilità ad una forza di opposizione di discuterla? Noi dobbiamo inchinarci perché la vostra forza dei numeri oggi ci dà la possibilità di esaminare un argomento di importanza rilevante, peraltro chiesto da consiglieri comunali che sono rappresentanti qualificati della comunità valdostana. Grazie, Cottino, che lei permette oggi, in quanto rappresentante della forza di maggioranza relativa, di discutere di questo argomento in Consiglio. Di nuovo, grazie.

Pensavo che a questo suo "buonismo" iniziale corrispondesse anche una proposta finale di apertura, cioè se questa legge non va bene per qualche ragione sostanziale, riportiamola in commissione per riesaminarla. Vi siete astenuti in commissione per poterla bocciare qua? O l’avete bocciata in commissione per dimostrare che qui avete la forza dei numeri e potete di nuovo bocciarla? Non so se questa chiusura sia così premiante, per la democrazia s'intende. Anzi non credo assolutamente che sia premiante.

Il gruppo di Forza Italia vede con favore questa proposta di legge, quindi se non ci sarà un rinvio in commissione, al termine dell’esame in aula, la voterà favorevolmente.

Ancora una considerazione. Il rinvio al comune, affinché i comuni adeguino i loro statuti e possano prevedere la possibilità di inserire un consigliere di opposizione nella commissione comunale, come apparenza può sembrare un rispetto del principio di sussidiarietà; è l’ente minore, l’ente più vicino al cittadino, che in questo caso è il comune, che deve decidere di normare questa singola situazione.

In realtà sappiamo che non sarà così, perché il reclamo espresso attraverso quella petizione di principio ci fa già capire, visto che ci sono anche i rappresentanti del suo partito, che non si andrà assolutamente in quella direzione, che nei comuni, dove il sistema autocratico è più forte e pregnante, non si andrà in quella direzione. Per cui o si riesce ad esaminare in questa sede politica e quindi a dare un indirizzo attraverso la modifica della legge n. 11/1998, altrimenti il discorso è già chiuso. E voi volete, in questo caso, che sia già chiuso!

Quindi ribadiamo il nostro favore a questa proposta modificativa della legge n. 11/1998, auspicando che se c’è un'accoglienza in tal senso anche da parte della maggioranza si possa ridiscuterla nelle commissioni competenti, altrimenti se si va al voto, il nostro sarà positivo.

PrésidentLa parole au Conseiller Fiou.

Fiou (GV-DS-PSE) Vorrei partire da una considerazione che aveva già fatto Cottino. Siamo nell’ambito di un percorso legislativo che interessa tutto il lavoro della pubblica amministrazione, che si rifà ad alcuni criteri guida, criteri che se noi perdiamo di vista per inseguire soluzioni e problemi particolari, rischiamo di fare pasticci. Ne cito due: la separazione dei ruoli, delle competenze e, in base a questo, la responsabilizzazione di chi un ruolo lo deve giocare.

In materia urbanistica per i comuni vedo due momenti nettamente separati, perché hanno logiche separate. Sono il momento delle scelte politiche, che non dimentichiamo diventano norma, e il momento dell’applicazione di queste norme e quindi tutta la vicenda delle procedure che segue quanto previsto dai piani regolatori, dalle varianti, dai regolamenti edilizi, e via dicendo.

In tutta questa materia il momento delle scelte politiche e normative spetta al consiglio; il dibattito deve avvenire nel consiglio, deve avvenire nell’eventuale commissione consiliare che è competente per questa specifica materia. Quindi lì avviene il confronto sulle scelte politiche. Una volta che il consiglio ha deciso, passiamo in una fase che è completamente diversa, che è quella dell'applicazione operativa delle norme, cioè l’istruzione delle pratiche, e così via. Qui ci sono altri attori, i principali non dimentichiamo che sono gli uffici, con tecnici, dirigenti, eccetera, che hanno responsabilità precise sull’applicazione delle norme di carattere edilizio urbanistico.

Quando la pratica è istruita, passa in commissione, che ha funzioni consultive, che ha compiti di verifica su quanto fatto dagli uffici affinché questi non diano interpretazioni non corrette di quelle che sono le norme, che sono state votate dal momento politico. È vero che questa commissione qualche volta assume un relativo ruolo di controllo, però il suo compito è puramente di carattere tecnico, proprio perché è l’applicazione di norme che non devono essere in questo contesto ridiscusse.

Guai se la commissione edilizia diventa un organismo in cui c’è di nuovo il confronto politico sulle norme già decise; questo sarebbe un grave errore, perché ci sarebbero organismi a ripetizione, si potrebbero modificare norme su cui qualcun altro ha competenza, e così via. E dopo la commissione c’è chi firma, in Valle d’Aosta nella maggior parte dei casi sono i sindaci, qualche volta non sono neanche i sindaci, ma un dirigente delegato che firma le concessioni. Questo per dire che siamo in una fase eminentemente tecnica.

Questo è il percorso lineare, ma non sempre avviene così. Sovente la commissione edilizia diventa un momento di confronto politico, e secondo me questo è sbagliato, va corretto.

E non credo che sancire questo eventuale stato di fatto (che non funziona) sia una scelta da fare, cioè il dire che "comunque nella commissione edilizia avviene il confronto politico, avviene dappertutto, per cui decidiamo che là riproponiamo le proporzioni fra maggioranza e minoranza perché questo dibattito sia democratico". Secondo me fare questo sarebbe un errore! Bisogna al contrario sancire un percorso che dica in maniera netta che là il confronto politico non deve avvenire.

Per concludere, come nominare una commissione di questo genere?

Ora, è vero che quella commissione ha anche qualche funzione di controllo di applicazione delle norme, per cui qui applicherei il buon senso e visto che la nomina della commissione è una competenza puramente comunale e il problema deve essere risolto lì, nel senso che non deve esserci una norma che va ad irrigidire le posizioni, se dovessi dare un suggerimento ai comuni, direi di agire con il buon senso.

E quindi, nel rispetto anche di una funzione relativa di controllo, che ripeto è solo il controllo sull’applicazione delle norme, non mi scandalizzo che ci siano interpretazioni diverse da comune a comune, che ci sia il comune dove il Sindaco dice: "voglio avere le mie certezze, visto che firmo, e voglio che quelli che mi dicono che la procedura è corretta mi diano tutte le garanzie". È una scelta anche in linea con le logiche della legislazione attuale.

Non mi scandalizzo neanche se qualcun altro dice: "Visto che c’è anche una funzione relativa di controllo, questo controllo può allargare la presenza anche a tecnici o non tecnici, nominati dalla minoranza".

Però, nel caso della legge in discussione, non condividere che venga sancito un funzionamento distorto delle commissioni edilizie limitando tra l'altro possibilità di scelta che sono dei comuni.

PrésidentLa parole au Vice-président Viérin Marco.

Viérin M. (Aut)Questo è un tema, come diceva qualcuno, già trattato negli anni scorsi in senso più generale, però è un tema che è sempre di attualità, anche perché tocca direttamente i cittadini e le amministrazioni.

Ritengo che la richiesta pervenuta da vari amministratori comunali sia legittima e anche fondata, però bisogna analizzare l’aspetto in senso complessivo, e cioè ripercorrere la storia di questa vicenda, perché siamo arrivati a questa situazione, e successivamente valutare come potremmo affrontarla in maniera reale e complessiva, altrimenti andremo sempre ad aggiungere delle virgole o dei trattini, che creerebbero solo nuove incomprensioni.

Partendo dalla fondatezza della richiesta arrivata in quest’aula da molti consiglieri comunali, veniamo alla storia.

Condivido qui il primo passaggio di Curtaz, che dice che la commissione edilizia ha un'importanza enorme. Penso che tutti i colleghi attribuiscano una grande importanza a questa commissione, perché è vero che pochissimi sono i sindaci che hanno fatto alcuni provvedimenti al di fuori dei pareri rilasciati dalla commissione edilizia.

Però, collega Curtaz, partiamo dalla legge n. 11. A prescindere dal fatto che questa proposta è stata fatta dall’allora Assessore Riccarand, e io ricordo chiaramente quei momenti perché abbiamo abbandonato l’aula, in quanto furono portati il PTP e la legge n. 11 nello stesso momento, con certi crismi, quindi se tecnicamente può essere condivisibile quello che era stato il dibattito sulla legge n. 11, senza il nostro contributo perché eravamo contrari a certe modalità, se allora si fece la scelta di dire che la commissione edilizia deve essere una commissione di tecnici e non più una commissione della quale facciano parte anche i politici, perché così si può avere una commissione edilizia più obiettiva, dove non sono presenti persone di "quel" comune elette da "quegli" azionisti? perché ritengo che un cittadino è un azionista di un comune, 1400 anime in un comune sono rappresentante dai consiglieri comunali, e quelle 1400 anime sono azioniste del patrimonio del loro comune? dunque il Consiglio regionale approvò allora questo concetto dove la garanzia dell'obiettività era che qualcun altro venisse ad amministrare l’urbanistica di quel comune, mentre chi era nominato dalla popolazione a gestire il proprio bene che è il territorio comunale, era persona che poteva non andare bene!

Questo è un concetto che noi abbiamo condannato e condanniamo anche oggi.

Quindi si sono nominati non dei politici, per fare in modo che i pareri fossero più obiettivi, o meglio si è previsto che la commissione edilizia fosse composta non da politici perché i pareri resi fossero più obiettivi.

Ma lo si sapeva già allora che i tecnici sarebbero stati comunque dei rappresentanti, e quindi il problema non sarebbe cambiato nella sostanza. E allora perché si è voluto dare questa finestra che non poi non è servita a niente, e sapevamo che non serviva a niente, ma arrivando a creare solo un aspetto peggiorativo della non rappresentanza di tutti? Questo è successo perché chi ha portato avanti la legge ad inizio del 1998 aveva, alle soglie, una campagna politica regionale e doveva presentarsi con qualche medaglia. E la medaglia fu del PTP, la medaglia fu della legge n. 11, la medaglia fu anche la legge sulle nomine.

E qui apro una parentesi per ribadire un punto di scontro con la forza dei Verdi Alternativi, perché, come dico da sempre, il problema sta in tutto. Prendiamo la legge sulle nomine: voi avete fatto una battaglia sulla legge sulle nomine, perché non fosse più il Consiglio regionale a scegliere i rappresentanti della Regione, ma fosse la Giunta regionale, e qui voi avete fatto valere la forza dei numeri, caro Curtaz. Ma bisogna fare attenzione quando si utilizzano certe affermazioni, perché ci si ricorda del passato, e oggi abbiamo una situazione delicata anche lì. Per il PTP il problema è lo stesso.

Allora su questa questione ribadisco che non si può affrontare un problema solo quando questo sorge e solo momentaneamente, ma si deve avere il coraggio di affrontarlo in maniera complessiva e quindi si prende la legge n. 11 e la si rivede sui principi. Non si può procedere a spizzichi e a bocconi di tutto quando è il momento che conviene e quando non conviene stare zitti. Caro Tibaldi, vogliamo ribadire che non eravamo d’accordo allora e siamo favorevoli a rivederla, non cambiamo opinione su questo, invece qualcun altro ha cambiato opinione.

Guardiamo i risultati reali dell’applicazione della legge n. 11: anche qui hanno ragione i Verdi perché in alcuni comuni i sindaci si sono presentati come tecnici per essere in commissione edilizia.

Vogliamo ragionare sul perché è successo questo? Vogliamo capire che i cittadini, quando hanno un problema diretto, non vanno a cercare il tecnico della commissione edilizia, ma vanno a cercare l’amministratore che può essere di maggioranza o di minoranza per capire perché è stato bocciato un provvedimento o è stato rinviato o è stato approvato?

E hanno ragione i cittadini perché il loro referente non è il tecnico nominato nella commissione edilizia, ma è chi essi hanno votato perché amministrasse il loro bene che è il comune. Questa è la dimostrazione che la legge non va in senso complessivo, di fondo.

Non voglio difendere alcuni colleghi dell’Union, che non hanno bisogno di essere difesi, ma possiamo prendere anche l’intervento del collega Borre che queste cose ha detto durante la discussione della legge n. 11, ma anche lì, per il discorso dei ruoli, dei numeri, della forza della maggioranza, qualcuno doveva mandare avanti la legge n. 11 subito.

Queste sono le cose vere.

Adesso cosa possiamo fare? Chiaramente qualcosa si deve fare, però va fatto in maniera diversa, cioè non possiamo qui approvare una legge di questo tipo e pensare di aver risolto il problema.

Ripeto che si deve affrontare la legge n. 11 per rivederla in senso complessivo e ragionare di nuovo su una partecipazione, noi siamo d’accordo su questo, però va rivisto lo strumento normativo in senso completo, altrimenti non si potrebbe capire come modifichiamo la legge n. 11 secondo quanto ci viene proposto oggi e come invece vediamo altri aspetti in maniera diversa sempre presenti nella legge n. 11.

Bisogna che tutti noi capiamo che la gente, i cittadini residenti nei rispettivi comuni quando hanno un problema edilizio chiamano gli amministratori, di maggioranza o di minoranza e gli chiedono cosa sia successo. Questo è l’amministrare in maniera diretta.

Abbiamo messo un altro paletto fra l’Amministrazione e i cittadini e alla fine è successo che gli amministratori hanno dovuto cercare una "gabola" in questi trenta comuni in alcuni casi, questa è la verità. Perché mi spiegate se uno di noi fosse un sindaco, ci sono quattro persone che hanno avuto la concessione rinviata, vengono a chiedere al sindaco in quanto capo dell’amministrazione come mai è stata rinviata e il sindaco deve rispondere: "Non lo so perché non ne faccio più parte", ci sono i tecnici, mi spiegate cosa dice la gente di questo sindaco?

Vi siete posti questa domanda? Direbbero che è un incapace, che non si interessa della comunità, non dedica abbastanza tempo ad amministrare la cosa pubblica, il proprio comune. Queste sarebbero le riflessioni che i cittadini, coloro che sono proprietari dei beni del comune, direbbero al loro amministratore: che non è informato, non si impegna, non vuole prendersi le responsabilità.

Ripeto che siamo disponibilissimi a rivedere il concetto, è chiaro che non possiamo rivederlo solo a spizzichi e bocconi.

PrésidentLa parole au Conseiller Borre.

Borre (UV)A me pare strano, e quindi chissà i cittadini che ci ascoltano cosa ne pensano, pare strano che chi era in maggioranza prima ed oggi è all'opposizione contesti una legge, chi era all'opposizione allora e ora dice di voler entrare in maggioranza contesti la stessa legge.

Io dico che Riccarand ha portato avanti la legge n. 11 e non l’ha votata solo Riccarand, l’abbiamo votata tutti quelli che eravamo in maggioranza allora, con la convinzione, legata alla legge n. 142/1990, che la separazione dei poteri maturando nel tempo nella cultura degli amministratori desse veramente i frutti che tutti ci auspicavamo perché a me non piace andare dal sindaco a chiedere come mai la mia concessione è stata bocciata e quella del mio vicino magari è stata approvata.

A me piace sapere che ci sono delle norme a cui i tecnici si attengono e approvano la mia se è in regola e approvano quella del mio vicino se è in regola e questo mi sembrava che fosse il discorso chiaro fatto dal Consigliere Fiou e prima ancora dal Consigliere Cottino. Dobbiamo mettere in piedi delle norme noi amministratori e poi dobbiamo farle applicare ai tecnici in maniera responsabile. Non deve essere più il sindaco che va in tribunale se una norma non viene applicata, ma deve essere il dirigente che è il responsabile di quella norma.

Parlare di modificare tutta la legge n. 11 perché si discute su un problema di una commissione edilizia i cui contenuti sono poi sempre solo due: uno è la modalità di elezione e l’altro è il contenuto vero e proprio.

Per quanto riguarda la modalità di elezione, il mio Capogruppo ha detto chiaramente che ci sarà uno statuto che i comuni dovranno elaborare dicendo se è il consiglio o la giunta che deve andare a votare la commissione edilizia; per quanto riguarda il contenuto, lì sono i tecnici che devono essere presenti all’interno della commissione stessa.

Se questo non è avvenuto in questa fase di nomina delle commissioni, andiamo ad esaminare il perché, cerchiamo di far capire qual era la nostra intenzione perché io l’ho votata convinta questa legge e anche questa riforma la voto convinto anche se all’interno del mio pensiero dico che a volte è meglio essere responsabili noi politici perché noi veniamo votati e corriamo il rischio di non avere più il consenso, mentre magari il dirigente è più freddo e distaccato dal consenso e può valutare attentamente. Quindi facciamo attenzione a non confondere questi momenti, cerchiamo di cambiare la cultura e la mentalità, non andiamo a cercare dei sotterfugi per tornare a gestire come vogliamo anche le parti tecniche.

PrésidentLa parole au Conseiller Martin.

Martin (FA)Quando ci è stata recapitata la proposta di legge a firma dei colleghi del gruppo dell’Ulivo, non avendo partecipato in quel periodo al dibattito della legge n. 11, sono andato a ricercare fra gli atti del Consiglio il dibattito che si era sviluppato, le proposte che erano state avanzate, per cercare di capire qual era la filosofia che aveva ispirato la presentazione da parte dell’Assessore Riccarand della legge n. 11.

Mi pare di aver capito, leggendo la documentazione, che alla base di questa legge c’era una filosofia ben precisa ossia quella che demandava al consiglio comunale la gestione politica della questione urbanistica, nel senso che il consiglio era deputato ad approvare un piano regolatore e poi c’era una seconda fase, cosiddetta "fase di gestione del piano regolatore e quindi di gestione della commissione edilizia", che era invece demandato a un organo tecnico. Questa mi pare fosse la filosofia di fondo che ispirava questa legge, quindi la separazione dei ruoli: ruolo politico e ruolo amministrativo, per cui il consiglio comunale approvava il piano regolatore e poi era compito dei tecnici indicati naturalmente dalla giunta comunale di interpretare le norme che l’amministratore aveva evidenziato nel piano regolatore.

Se questa filosofia è tuttora valida, non ha nessun senso andare a modificare la legge n. 11, quindi la legge presentata dal gruppo dell’Ulivo secondo me non ha alcun senso.

Se questa filosofia viceversa è cambiata, bisogna andare a rivedere questa legge.

Questo penso sia il problema di fondo che dobbiamo porci.

Non nego che, avendo avuto modo di parlare con diversi amministratori comunali, avendo avuto modo in III Commissione di fare una riflessione approfondita su questo tema, mi sono posto e ci siamo posti anche in commissione alcuni quesiti: ci siamo detti, per esempio, che se, come in tutte le cose, albergasse un po' il buon senso, questo problema non si porrebbe perché anche nella nomina da parte della giunta comunale dell’organo tecnico nulla vieta che un rappresentante possa essere non dico espressione della minoranza, che è forse un termine un po' eccessivo perché i tecnici non dovrebbero essere né di maggioranza né di opposizione, sono dei tecnici e basta, ma nulla vieta che il sindaco e la giunta comunale possano richiedere dei nominativi suggeriti dalla minoranza consiliare e quindi inseriti nella commissione edilizia.

E devo dire per la verità che in molti comuni questo è avvenuto e a me fa molto piacere perché è giusto che in un consesso così importante qual è quello della commissione edilizia, che va a toccare gli interessi di tutti i cittadini, ci sia l’espressione più ampia della rappresentanza consiliare. Questo è successo in tanti comuni e io mi compiaccio con quei sindaci e con quei comuni che hanno avuto questa sensibilità di far rappresentare anche una parte importante del consiglio.

Non sono d’accordo viceversa con quei consigli che hanno applicato tout court la legge e hanno indicato i nominativi che credevano più opportuni in quel momento senza interessare l’opposizione, però la legge oggi, lo ripeto, lo consente e rimane nella filosofia che la legge n. 11 si è data ossia la separazione netta dei poteri.

Se viceversa tutto questo non è più valido, come dicevo, e si ritiene che l’amministratore in quanto più direttamente vicino al cittadino, più direttamente coinvolto nella quotidianità dei problemi che poi si affrontano in commissione edilizia, debba essere più coinvolto, allora la filosofia deve essere rivista.

Ho visto anche fra la documentazione che la Consigliera Squarzino ci ha fatto pervenire e che ha richiesto a tutti i comuni che in effetti in molti comuni sono stati inventati i marchingegni più strani per far sì che alcuni amministratori più o meno tecnici facciano parte di questa commissione però, ripeto, non è che questo problema si possa definire dicendo sì o no a una proposta di legge presentata dal gruppo dell’Ulivo perché non è questo il problema.

Il problema è più serio e più complesso; dobbiamo prima chiederci se questa domanda di fondo è superata oppure no e questa riflessione in commissione consiliare ce la siamo posta, tutti i commissari indistintamente, e abbiamo detto che soprattutto nelle piccole realtà un maggior coinvolgimento dei consiglieri comunali sarebbe auspicabile in questo senso. Mi pareva di capire in quella sede che c’era la volontà di approfondire meglio la questione.

Ma il proponente o non ha capito o non ha voluto capire, fatto sta che la proposta è andata avanti e la commissione per permettere a questa proposta di legge di venire in aula, come qualcuno ha ricordato, ha dovuto votare contro, altrimenti questa proposta non sarebbe neanche giunta oggi in quest’aula; quindi quel voto contrario in commissione non è da interpretare come un voto contrario a tutto il disegno di legge, ma è da considerare come un voto responsabile della commissione per permettere a quel provvedimento oggi di venire e di essere discusso in quest'aula. In questo senso l’ho inteso e penso che tutti i commissari che erano presenti con me in commissione abbiano inteso quel voto. Evidentemente in quella sede si è fatto un ragionamento più complessivo e ci si è detti disponibili a discutere e a valutare se qualcosa è cambiato in questi momenti e mi pare che qualcosa sia cambiato; anche il Consigliere Cottino diceva che bisognerebbe rivedere certe cose, coinvolgere maggiormente gli amministratori e cose di questo genere.

Però rimane il problema di fondo: se è sempre valida la filosofia presentata nel 1998 dall’allora Assessore Riccarand e votata da una maggioranza, allora questa legge è perfetta. Se invece è cambiata, perché ci sono dei motivi contingenti evidentemente, perché quando una legge è da un po' che funziona può mostrare dei limiti, se si ritiene di fare quel cambiamento, allora bisogna rivederla, ma non bisogna rivedere soltanto questo articolo, bisogna rivedere la legge nel suo complesso.

PrésidentLa parole au Conseiller Beneforti.

Beneforti (PVA-cU)Non volevo intervenire, ma dopo gli interventi dei colleghi di maggioranza, non si può rimanere indifferenti. Comunque sarò breve, farò solo alcune riflessioni.

Smettiamo di fare della retorica; sempre si va a ricercare chi aveva promosso o sostenuto una determinata legge. Le leggi si fanno, ma sono fatte anche per essere modificate nel corso degli anni, oppure no? Quante leggi in questo Consiglio abbiamo modificato? Siamo la Regione che ha fatto più leggi di tutte, per apportare modifiche alla modifica, rimodifiche e via dicendo.

E non troviamo la giustificazione, Consigliere Martin, che allora bisogna rivedere tutta la filosofia, ma quali sono le leggi per le quali abbiamo rivisto tutta la filosofia per apportare una modifica?

Diciamo piuttosto che dovete sostenere la parte e la sostenete fino in fondo. E non venite qui a dirci che siete voi che avete permesso a questa legge di approdare al confronto in aula: Signori miei, è un fatto di democrazia oppure no? O la democrazia la intendiamo a senso unico? Se una minoranza pone un problema, credo che abbia tutto il diritto che debba essere sviscerato.

Ho sentito le proteste che si sono levate perché le minoranze non sono state ascoltate a Nizza, ho sentito le proteste sui Casinò, perché non sono stati sentiti a Roma: da ogni parte si protesta quando le minoranze non vengono ascoltate, e qui sembra quasi che si venga ascoltati per grazia ricevuta!

Signori, smettiamo di fare certi discorsi; capisco quanto dice il Presidente Viérin, a volte lo ha ricordato anche a me, che tutti siamo stati in maggioranza e in minoranza e, a seconda della parte dove stiamo, si tengono degli atteggiamenti forse diversi. Ma oggi si tratta di vedere se sulla richiesta che ci proviene da tante minoranze dei consigli comunali, noi vogliamo vedere se è valida oppure no.

Noi per renderla valida abbiamo presentato un progetto di legge; discutiamolo, confrontiamoci, non andiamo a ricercare la filosofia del 1998 o altre cose per respingere questo disegno di legge, magari con educazione, dicendo che certe cose si dovevano dire allora piuttosto che oggi. Il problema è uno solo; posso capire tutto quello che hanno detto Cottino, Martin, Viérin, sono stati anche amministratori comunali e hanno una certa esperienza, ma il problema di fondo sta, come in tutte le cose, nella trasparenza che ci deve essere. Se vogliamo essere trasparenti e democratici, non dobbiamo aver timore che nella commissione edilizia o in qualsiasi altra commissione ci sia la presenza anche di chi può rilevare un aspetto critico sui problemi che vengono esaminati.

Posso capire che ci sia il confronto tecnico e il confronto politico, ma ci deve essere anche il buon senso. Credo che, per quanto riguarda la certezza anche per i sindaci, per i consigli comunali, sia importante avere un organo che decide autonomamente e che valuta proprio in base alle norme se una concessione edilizia è da dare o non è da dare, senza risentire, come può succedere, di aspetti elettorali o clientelari, perché questo c’è. In quanti comuni ho sentito dire: "Ma a lui hanno dato la licenza, a me non la danno; perché a me no e a lui sì? Io ho votato il sindaco e quell’altro non lo aveva votato. Forse perché ero schierato da quella parte e non dall’altra". È bello sentirsi dire queste cose per chi amministra? E noi avalliamo queste situazioni nei comuni?

Vogliamo eliminare questo avallo, vogliamo rendere le commissioni edilizie libere in modo che ogni cittadino non abbia dubbi, che se gli dicono di no, è perché c’è un giustificato motivo?

Allora se vogliamo eliminarle, non andiamo a ricercare il passato, ma impegniamoci a modificare una legge facendo si che si permetta anche alle minoranze presenti in comune di partecipare e decidere in certi settori. Se c’è questa volontà di trasparenza e di democrazia, credo che nessuno debba aver timore o paura a modificare questa legge.

Anche il CELVA esprime parere contrario alla nostra legge; nel CELVA c’è più maggioranza che minoranza, e quindi è gestito dalle maggioranze. Il CELVA non esprime parere negativo su niente, né sulla sanità né sul sociale, tutti i disegni di legge che vengono presentati riportano sempre il parere favorevole del CELVA. Forse viene sentito prima, forse qualcuno ci parla prima, non lo so, ma pare impossibile che non emerga un aspetto di critica su qualche disegno di legge, critica che noi poi rileviamo in quest’aula, quindi per me non fa testo né la filosofia del 1998, né l’apporto del CREL, mi fa testo una cosa sola: che le minoranze devono essere presenti in tutti i luoghi dove è possibile inserirle, perché questo è un fatto di trasparenza, è un fatto di onestà politica e soprattutto di etica politica.

PrésidentA défaut d’autres requêtes d’intervention, la discussion générale est close.

La parole à la Conseillère Squarzino Secondina.

Squarzino (PVA-cU)Solo due annotazioni poi credo che anche il proponente avrà qualcosa da aggiungere.

Noto con soddisfazione che c’è l’affermazione, da parte dei Consiglieri di maggioranza che sono intervenuti, che il principio della separazione dei poteri, è un principio di buona amministrazione. Condivido le parole dette dal Consigliere Borre che ha messo in luce questo aspetto e che ha messo in luce anche il cammino che abbiamo dovuto fare proprio per capire il senso di questa innovazione all’interno dell’Amministrazione regionale e nazionale.

Noto che questo principio è condiviso dai Consiglieri Borre, Cottino, Fiou. C’è il vice-presidente Marco Viérin che ha più difficoltà, non capisco se la sua richiesta di rivedere la legge in maniera complessiva, senza peraltro indicare la direzione del cambiamento, sarà presa in considerazione quando entrerà a far parte della maggioranza. Lo vedremo.

Non è la nostra una proposta contraria al principio della separazione dei poteri, perché la commissione edilizia continua ad essere una commissione di tecnici: solo i tecnici entrano in questa commissione. Questa è la nostra proposta. Viene mantenuta una fisionomia tecnica a questa commissione.

Quello che chiediamo, visto che i tecnici comunque è la giunta che li nomina, è che la giunta nel nominare i tecnici tenga conto, anche dei nomi suggeriti, indicati dalla minoranza: si tratta sempre e solo di tecnici.

Nella situazione attuale non c’è la separazione dei poteri. Ora mi dovete dire come è possibile che venga garantita la formazione tecnica se in queste commissioni ci sono 30 sindaci, 4 vicesindaci, 31 consiglieri comunali di maggioranza, 2 consiglieri di minoranza oltre ad assessori? Questo che non va bene. Certo che voi dalla vostra parte avete i numeri: voterete contro e noi ne prenderemo atto.

Solo un'osservazione rispetto alla documentazione, Cottino: in commissione avevo detto alcuni numeri, erano una trentina di comuni all’incirca. Abbiamo aspettato fino a lunedì mattina che ci rispondessero altri comuni e la documentazione consiste poi in una tabella di questo genere.

La documentazione è raccolta in tre fogli: in uno c’è l’elenco dei comuni nelle cui commissioni edilizie c’è presenza di amministratori, nell'altro l'elenco dei comuni nelle cui commissioni non c'è presenza di amministratori e nel terzo, l'elenco dei comuni che devono ancora nominare la commissione edilizia. I nomi esatti sono nei fascicoli allegati, ognuno se li va a cercare, se vuole, ma quello che fa peso sono questi tre elenchi.

PrésidentLa parole au Conseiller Curtaz.

Curtaz (PVA-cU)Volevo fare brevi repliche ad alcune cose che sono state dette, anche se sono avvantaggiato dal fatto che sono stato appena preceduto sia dal collega Beneforti, sia dalla collega Squarzino che hanno affrontato qualche punto su cui non starò a ritornare dettagliatamente.

Dico la verità: mi è dispiaciuto che alcuni Consiglieri di maggioranza abbiano rappresentato la circostanza che un gruppo di minoranza prepari, depositi, discuta in commissione, porti in aula una legge come una concessione: "È Natale, siamo buoni, vi abbiamo concesso di venire in aula". A parte che ci saremmo venuti ugualmente anche con l’astensione in commissione, quindi questa è una cosa che dal punto di vista regolamentare non sta né in cielo né in terra, ci avremmo solo messo più tempo, ma sarebbe arrivata comunque in aula la nostra proposta. Quindi non ci avete concesso proprio niente! Ma è proprio la mentalità ed è la stessa mentalità che c’è nei comuni e nelle commissioni, è la stessa mentalità. Chiudo su questo punto.

Abbiamo fatto questa iniziativa per accontentare qualcuno? Non lo abbiamo fatto per accontentare qualcuno, perché questo è un problema generale che interessa le minoranze in maniera trasversale e giustamente. Ci sono appartenenti alla maggioranza, all’Union, ad altri partiti, ci sono quasi tutti tranne i Verdi, pochissimi, quindi non è una legge che abbiamo fatto per accontentare qualcuno.

Lo abbiamo fatto perché c’è un problema da risolvere, perché abbiamo visto nella pratica che quella norma che dal punto di vista teorico andava bene e che noi condividiamo - anch'io ho apprezzato molto le osservazioni che ha fatto Borre e in parte anche Fiou anche se poi ci tornerò un attimo perché rilevo un elemento di contraddizione - noi la condividiamo, dicevo, quindi abbiamo cercato la soluzione che, mantenendo inalterato il principio, consentisse anche alle minoranze di avere una relazione fra quanto viene deciso in commissione edilizia e l’attività del consiglio comunale.

Vedi, Borre, la tua osservazione è giusta, ma qui chi ha violato il principio non siamo noi, non sono i consiglieri di minoranza, sono state le amministrazioni comunali, lo dico senza polemica. La maggior parte dei sindaci sono del tuo movimento, non siamo noi che siamo venuti meno a questo principio perché noi ai principi ci teniamo.

Cottino ha fatto un discorso che apparentemente può avere una qualche fondatezza, che è quello di dire che normalmente le nomine tecniche le fa la giunta e le nomine politiche le fa il consiglio. Potrebbe essere anche discutibile, però è vero che in linea di massima è un principio che è accettato, ma è proprio per questo che proponiamo che le nomine vengano fatte dalla giunta, però consentendo con tutte le forme che si vuole alle minoranze di indicare qualche tecnico, ripeto, per non essere completamente tagliate fuori dalla conoscenza dei passaggi all’interno della commissione edilizia.

Quindi la nostra proposta non è assolutamente contraria a nessuna legge, a nessun principio: quel principio lo abbiamo condiviso.

Poi ho trovato fastidioso l'atteggiamento di chi strumentalizza la nostra iniziativa. Questa che è una piccola norma all’interno di un disegno di legge che fu approvato nel 1998, che è un disegno di legge enorme, la legge urbanistica, che abrogò 11 leggi precedenti ed è un tomo di centinaia di pagine. Noi proponiamo la modifica di un comma e si dice che non si può, che si deve rivedere tutta la legge. Ma che discorso è? Mica si discute l’impianto della legge, l’impianto della legge ci va bene. Abbiamo verificato che quella norma, che teoricamente va bene, in pratica è stata applicata in maniera completamente distorta e allora interveniamo.

E vengo ad un punto che è l’argomentazione forte che pensavo venisse utilizzata maggiormente, l’ha accennata solo Cottino.

Si è detto: "Sussidiarietà: devono decidere i comuni, hanno lo statuto, devono rifare lo statuto, noi cosa c’entriamo?" No, questo ragionamento non vale perché la norma nel 1998 non l’hanno fatta i comuni, l’abbiamo fatta noi e siamo noi i responsabili. Siamo noi che dobbiamo prenderci la responsabilità di modificare quella norma che è stata malamente applicata dai comuni. Poi ci ritorneremo quando i Comuni avranno fatto gli statuti e verificheremo se qualcosa è cambiato.

Vi sembra plausibile, colleghi, che le stesse maggioranze che hanno votato un certo tipo di commissione edilizia, spesso si sono autonominate nella commissione edilizia, facciano poi uno statuto per smentire sé stesse? Mi auguro che ci sia qualcuno che riconosca di aver sbagliato, ma mi sembra poco probabile che ci sia una maggioranza che attraverso gli statuti smentisce sé stessa, ma se così non avverrà, torneremo su questa questione perché oggi la motivazione più forte e più suggestiva è stata quella di lasciar decidere ai comuni attraverso gli statuti come vogliono regolare questa cosa, ma se come io credo la maggioranza degli statuti non lo farà, dovremo ritornare a discuterne.

Passando a questioni più di dettaglio per arrivare a una conclusione finale, circa il discorso affrontato dai Consiglieri Martin e Marco Viérin di rifacimento totale della legge ho già detto come intanto non sono d’accordo, e poi avrà, lo ha già accennato meglio di me la collega Squarzino, Marco Viérin modo di giustificare queste sue contraddizioni quando si avvia ad essere forse consigliere di maggioranza. Il discorso del parere del CELVA lo ha già svolto meglio il collega Beneforti. In riferimento a tali pareri, CELVA e CRER, da quando sono qua, due anni e mezzo, ci sono stati due pareri contrari, nei confronti di cosa? Nei confronti di due, ripeto due, proposte di legge dell’Ulivo. Tutte le altre proposte di legge della maggioranza hanno sempre avuto parere favorevole! Una meraviglia!

Alcuni interventi sono stati anche apprezzabili, ci sono stati anche dei punti interessati che sono stati posti, però c’è un punto, cari Consiglieri di maggioranza, dove siete stati deboli, anzi debolissimi.

È che non avete controproposto nulla, avete ammesso chi più chi meno, che il problema c’è; siete stati tutti a dire che la nostra proposta è inadeguata per delle ragioni le più diverse, contraddittorie, ma non avete controproposto nulla. Mi sarei aspettato di vedere degli emendamenti, mi sarei aspettato la proposizione di qualche disegno di legge, di qualche altra proposta, di qualche iniziativa.

Bisogna sottolineare ancora maggiormente la distinzione dei ruoli? Mi aspettavo una proposta concreta da parte del Consigliere Fiou.

Bisogna rifare tutta la legge? Mi aspettavo una proposta concreta del Consigliere Viérin.

Le minoranze sono già rappresentate, bisogna rappresentarle di più? Diceva Martin che si compiaceva perché molti comuni hanno già rappresentato le minoranze: due, sono solo due comuni.

Non c’è una proposta concreta. L’unica cosa che vi unisce è l’astensione per non fare passare il nostro disegno di legge, astensione che ricordo equivale a voto contrario, perché il non raggiungimento della maggioranza sul primo articolo della legge fa decadere tutta la proposta di legge nel suo complesso.

Quindi al termine del dibattito mi sento di dire che non è stato un dibattito inutile perché quanto meno c’è stato uno scambio di opinioni, credo che l’opinione pubblica si sarà potuta fare un'idea su quali erano le proposte e quali non erano le controproposte. Noi questo tema della rappresentatività, della democrazia, della trasparenza nella nostra Regione qui in quest’aula e nei comuni continueremo a seguirlo e prenderemo atto del vostro non accoglimento della nostra proposta.

Aspettando che vengano fatte nel futuro delle controproposte sicuramente noi torneremo su questa questione perché ci sembra una questione in parte simbolica, ma in parte sostanziale perché la commissione edilizia riveste nell’ambito di un comune una posizione importante e centrale rispetto a tutte le tematiche dell’urbanistica che rappresentano la stragrande maggioranza delle competenze in un comune.

PrésidentLa parole à l’Assesseur au territoire, à l’environnement et aux ouvrages publics, Vallet.

Vallet (UV)Il ne faut pas ajouter bien de choses à ce qui a déjà été très bien dit par les collègues Fiou, Martin et Cottino, mais il est nécessaire de souligner quelques aspects.

Il ne s’agit que de modifier un article de la loi n° 11, c’est vrai, mais ce n’est pas une question minimale, Mme Squarzino, celle que vous avez proposée. Il s’agit de mettre en discussion deux piliers que nous jugeons fondamentaux du processus de réforme qui est en cours: le processus de réforme de l’administration publique et le processus de réforme des pouvoirs locaux. Je me réfère évidemment à l’aspect de la séparation des fonctions entre la direction politique et la direction administrative, qui a été bien remarqué par plusieurs collègues, ainsi qu’au principe de l’autonomie statutaire qui a été peu souligné dans le débat, comme M. Curtaz vient de rappeler.

Les principes, surtout quand il s’agit de principes fondamentaux, sont difficiles à comprendre, mais il faut tâcher toujours d’être cohérents avec ces principes, surtout si on déclare d’y croire. Permettez-moi de le dire, cette proposition de loi n’est pas cohérente avec les principes qui ont été énoncés.

Il n’existe pas de techniciens de majorité et de techniciens de minorité. Le principe de la séparation des fonctions attribue à la commission communale pour le bâtiment le rôle d’organe technique, il s’agit d’appliquer les règles et elles sont égales pour tous. Il n’existe pas de règles pour la majorité et des règles pour la minorité. Si les règles ne sont pas appliquées, il y a les sièges opportuns pour faire appliquer les lois.

Je répète, il n’existe pas de techniciens de majorité et de techniciens de minorité. Là peut-être on escompte une attitude ancienne des Verts qui considère que les techniciens sont bons quand ils font référence à leur aire politique et que les techniciens sont vendus ou toujours en mauvaise fois si ce sont d’autres qui les proposent. On a connu cette attitude et je pense que certains raisonnements sont le fruit de ces arrière-pensées.

On nous reproche de rien proposer, par contre. C’est bien simplement parce que nous retenons que le texte de l’article 55, en tant qu’il est conçu, répond aux principes inspirateurs de la loi n° 11 et aux principes de réforme que j’ai tantôt énoncés.

M. Curtaz a dit que la loi a été mal appliquée, les communes ont nommé des politiciens masqués en techniciens, mais cela ne signifie pas que la loi est trompée, peut-être il y a eu une application incohérente de la loi, mais attention, aux principes il faut croire et il faut tenir une attitude conséquente. Si nous croyons à l’autonomie des pouvoirs locaux, nous devons respecter l’autonomie des organes des pouvoirs locaux et si une junte communale fait des nominations d’une certaine façon, il faut respecter son choix.

Là il y a deux possibilités: ou le choix viole les règles, et alors là les organes compétents peuvent prétendre que les règles seraient respectées?

(interruzione dei Consiglieri Squarzino Secondina e Curtaz, fuori microfono)

? si par contre, comme vous l’avez dit, l’application viole les principes, c’est autre chose. Là il s’agit de responsabilité des choix, les organes et les administrateurs qui ont fait certains choix en répondront au moment opportun aux citoyens. Moi je refuse, avec tout le respect que je porte à l’autonomie des organes et des pouvoirs locaux, de prévoir des règles qui puissent limiter leur autonomie. Ils prennent des décisions, ils en supportent les conséquences.

Permettez-moi de conclure avec un petit mot à propos de la loi n° 11 et de l’exigence manifestée par quelqu’un de réformer cette loi.

La loi n° 11 est une bonne loi, elle est fille des temps évidemment et contient l’application pratique des principes déjà énoncés, mais elle contient aussi beaucoup d’aspects innovateurs, nous n’avons pas encore commencé à l’appliquer, nous avons pourvu à définir tout ce qui est nécessaire pour sa concrète application et donc, avant de parler de réformer la loi n° 11, il faut l’expérimenter. S’il y a des aspects dans la pratique qui créent des problèmes, là on pourra y penser.

Voilà, ces quelques mots pour confirmer que notre attitude par rapport à cette proposition de loi sera d’abstention.

Si dà atto che il Consigliere Lanièce lascia l'aula consiliare alle ore 11,42.

PrésidentOn passe à l’examen article par article.

Sur l’article 1er la parole au Conseiller Curtaz.

Curtaz (PVA-cU)Per annunciare il nostro voto favorevole.

Volevo solo approfittare della possibilità datami dalla dichiarazione di voto per fare due osservazioni all’Assessore Vallet.

Condivido quando egli dice che la legge n. 11 è una buona legge, la nostra iniziativa non intendeva ovviamente intaccare nulla di questa legge.

L’Assessore ha insistito con una frase ad effetto che: "Non ci sono tecnici di maggioranza né tecnici di minoranza". È una bella frase a cui si potrebbe rispondere scherzando che in effetti è vero perché ci sono solo tecnici di maggioranza.

Ma non è neanche vero perché ci sono tecnici di maggioranza e politici di maggioranza nelle commissioni edilizie, è questo il fatto che non viene mai esplicitamente ammesso.

L’Assessore dice che forse ci sono dei casi, ma non forse, c’è tutta una serie di casi, quasi dappertutto è successo questo.

Allora questo ci deve far riflettere. Ripeto, ritenete che la nostra proposta di legge sia inadeguata? Controproponete, emendate, eccetera; in realtà non è stato fatto perché questa situazione è funzionale a tutta una serie di cose, siete soddisfatti che ciò avvenga, quindi non bisogna trovare gli strumenti per fare in modo che queste incongruenze non abbiano a verificarsi.

PrésidentLa parole au Conseiller Fiou.

Fiou (GV-DS-PSE)Riprendo laddove mi pare che fossimo tutti d’accordo salvo qualche precisazione che è andata un po' fuori rispetto a questa interpretazione: che la Commissione edilizia sia una commissione di carattere tecnico-operativo.

Avevo anche sottolineato due funzioni proprio per chiarire la cosa: una funzione che chiamerei di garanzia per chi deve assumersi la responsabilità di emanare la concessione edilizia e una funzione di relativo controllo, spiego poi perché relativo, nell’applicazione delle norme che vengono decise dal Consiglio.

Dico relativo perché questa commissione non ha un carattere decisionale, ma dà un parere ed è qualcun altro che si prende la responsabilità della decisione.

Il come nominare questa commissione può privilegiare o l’uno o l’altro di questi aspetti. Se devo esprimere un parere personale, direi che il ricercare un equilibrio fra queste due funzioni sarebbe opportuno, però dopo che ho detto questa mia opinione torno all'individuazione di chi ha competenza nel prenderla e secondo me la competenza in tal senso non può che essere dei comuni. Perché il comune è il livello istituzionale che ha competenze sul piano regolatore e dunque sarebbe illogico che il nominare una commissione che poi va a fare la parte operativa riguardo al piano regolatore fosse decisa da qualcun altro.

I problemi di democrazia che vengono sollevati, che sarebbero solo di rapporto fra maggioranza e minoranza, ritengo che debbano anche comprendere il rispetto dei ruoli e delle decisioni dei livelli istituzionali per cui se il comune tal dei tali prende una decisione che io posso anche non condividere?

(interruzione della Consigliera Squarzino Secondina, fuori microfono)

? non è contro la legge, assolutamente. È una decisione che l’organismo prende democraticamente per cui io la rispetto.

Sarebbe contro la legge se inserissimo quella norma che voi volete inserire nel vincolare la composizione della commissione.

Il problema che stiamo discutendo, quello della composizione che può avere rappresentanti o meno di maggioranza e di minoranza, è un dibattito puramente politico che non comporta questioni normative.

Voi dite: "Non avete dato soluzioni", condivido la soluzione che ha dato l’Assessore, la davo per scontata.

La soluzione è lasciare la norma così com’è ed eventualmente il dibattito politico che state facendo qua portatelo nei comuni perché le decisioni nei comuni vengano prese con un maggior equilibrio, ma è inutile che, quando una decisione viene presa a un certo livello, non condividendola, cerchiamo subito un livello superiore che la smentisca. Su questa procedura non concordo perché la riterrei antidemocratica.

PrésidentLa parole au Vice-président Viérin Marco.

Viérin M. (Aut)Mi sembra doveroso chiarire, perché non vorrei che qualcuno utilizzasse il mio intervento, che è stato un intervento veramente su quello che penso e su quello che credo?

(interruzione della Consigliera Squarzino Secondina, fuori microfono)

? anche perché poi la collega Squarzino dice che non rispondo alle sue domande. Dicevo, per evitare che si interpreti male quanto ho detto poco fa, voglio ricordare ai colleghi che mi hanno richiamato che il mio intervento è stato un intervento chiamiamolo di cuore, nel senso di dire quello che sto percependo nei comuni in merito a questa questione.

Ho dato in maniera corretta, ritengo anche ragione ad alcune considerazioni dei colleghi Curtaz e Squarzino, cioè questo è un problema che è emerso e che è legittima ed anche comprensibile la proposta che è pervenuta da vari amministratori comunali su questo argomento.

La cosa sulla quale io, ma anche il mio gruppo ritiene che si dovrà ragionare è proprio quell’argomento che è stato ripreso da tutti. Oggi la legge n. 11 ha fatto nettamente la separazione dei ruoli, però su questo tema vedo nell’intervento dei Verdi che c’è contraddizione, bisogna essere onesti.

È chiaro che oggi nei comuni si scelgono dei tecnici che ragionano da tecnico, ma che hanno la fiducia di chi li nomina, parliamoci chiaro, sono tecnici che riscuotono la fiducia di chi li nomina, quindi il concetto che ho voluto lanciare oggi è che, quando la legge n. 11 avrà completa applicazione, dobbiamo avere il coraggio di rivedere alcune cose che non funzionano fra cui una potrebbe essere questa, ma dobbiamo ragionare in senso complessivo, non possiamo ragionare a spizzichi e bocconi anche perché, quando si richiama la sensibilità, caro Curtaz, bisogna essere convinti fino in fondo. Faccio qui un riferimento che non ha del personale, ma per far capire ai colleghi che bisogna essere concreti fino in fondo: nel tuo comune, dove siete in maggioranza, è stato nominato il sindaco.

Cosa avete detto in quel consiglio comunale voi come forza politica? Voglio capirlo. Non si può venire qua, accettare un principio come forza politica, dove uno ha il proprio movimento, e poi qui fa un discorso completamente diverso. Io non accetto queste cose. Allora, abbiamo il coraggio quando la legge avrà piena applicazione, come diceva l’Assessore, di verificare se ci sono problemi e uno potrebbe essere questo.

Abbiamo riconosciuto che questo problema esiste, io personalmente ho detto che i cittadini vogliono risposte dirette perché sono stufi di sentirsi rispondere che chi decide lì sono i tecnici, i politici non c’entrano niente. Questa è una reazione che sta nascendo nella comunità valdostana, bisogna fare una riflessione su questo.

In conclusione riteniamo di non poter votare questa legge, pertanto ci asterremo.

Anche qui voglio dire al collega Curtaz che tante altre volte i Verdi hanno motivato l’astensione come una cosa molto diversa dal voto contrario; anche qui non utilizziamo certi sistemi di valutazione quando fa comodo.

Ti invito ad andare a prendere i verbali per leggere che finalità avete dato all'astensione che era molto diversa dal voto contro, allora bisogna essere responsabili delle affermazioni fatte in certi momenti rispetto ad altri.

PrésidentJe soumets au vote l’article 1er:

Conseillers présents: 30

Votants: 4

Pour: 4

Abstentions: 26 (Agnesod, Bionaz, Borre, Cerise, Charles Teresa, Collé, Comé, Cottino, Cuc, Ferraris, Fiou, Lavoyer, Louvin, Marguerettaz, Nicco, Ottoz, Pastoret, Perrin, Perron, Piccolo, Praduroux, Rini, Vallet, Vicquéry, Viérin, D., Viérin M.)

Le Conseil n’approuve pas.

Je rappelle qu’aux termes de l’article 77, 2ème alinéa, du Règlement du Conseil, le refus du premier article implique le refus de la loi toute entière.

Il Consiglio respinge la proposta di legge in oggetto.