Compte rendu complet du débat du Conseil régional

Objet du Conseil n. 13 du 27 juillet 1988 - Resoconto

OGGETTO N. 13/IX - DIBATTITO SULLE DICHIARAZIONI PROGRAMMATICHE DEL PRESIDENTE DELLA GIUNTA REGIONALE.

PRESIDENTE: Ha chiesto la parola il Consigliere Tonino; ne ha facoltà.

TONINO (P.C.I. ): Io voglio iniziare questo intervento rivolgendo un augurio di buon lavoro al nuovo Presidente della Giunta che in questo quinquennio si troverà ad operare in una situazione non facile, perché la nostra Regione dovrà impegnarsi in sfide importanti per il futuro della nostra comunità.

Rivolgendomi a tutto il Consiglio ed a tutti i colleghi Consiglieri, vorrei augurarmi che in questa legislatura si svolga un dibattito politico aperto, all'altezza dei bisogni della Regione e che abbia come punto di riferimento due temi che noi riteniamo di grande rilevanza, uno dei quali è già stato da me accennato ed è quello della sfida che la Valle d'Aosta si appresta a sostenere in vista dell'unificazione europea. Il secondo tema, invece, è quello relativo al come governare la modernizzazione in Valle d'Aosta, a fronte di processi e di cambiamenti di grande portata, che possono incidere pesantemente anche sull'identità della nostra Regione.

Ho parlato di augurio, ma in realtà dietro questo nostro augurio si nasconde una preoccupazione per due rischi che noi vogliamo evidenziare. Il primo è quello derivante dalla dimensione della maggioranza (27 Consiglieri su 35) che rischia di svilire il dibattito in Consiglio regionale - tentazione che è stata sempre presente anche nel passato - e che rischia di spostare il dibattito all'oscuro, non alla luce del sole, ma all'interno delle forze di maggioranza.

Il secondo rischio che vogliamo evidenziare deriva da una concezione della politica che noi vogliamo combattere e che io, per comodità, definirei "della corsa alla gestione", per cui sembra essere importante avere qualcosa da gestire o da utilizzare in quella che viene definita "la politica dello scambio", per raccogliere consensi elettorali, facendo però passare i programmi in secondo piano.

Voglio qui evidenziare una cosa che abbiamo già detto in campagna elettorale e cioè che il rischio enorme che si nasconde dietro una tale concezione della politica è quello di una deresponsabilizzazione, di una caduta verso l'assistenzialismo ed anche, visto che parlo a dei Consiglieri che si apprestano a lavorare per una nuova legislatura, di un appiattimento della nostra funzione e del nostro ruolo, che io vedo soprattutto creativo nella capacità di individuare prospettive nuove per la comunità valdostana e nella nostra effettiva capacità di saperci autogovernare e di andare verso un effettivo autogoverno regionale.

Ecco, a nostro avviso, non c'è stata questa attenzione ai programmi, ai contenuti, alla qualità dell'impegno politico e, in fondo, anche alla concezione della politica, nella trattativa per la formazione della nuova maggioranza regionale. Questa attenzione, in realtà, è stata vista poco anche nel corso della campagna elettorale, nella quale hanno giocato ben altri fattori ed elementi.

Non sono chiare a noi le ragioni e le discriminanti di carattere programmatico che hanno portato alla formazione di questa maggioranza. Vorremmo anche discutere sulle ragioni politiche che hanno portato alla riproposizione della vecchia maggioranza, con l'allargamento al Partito Socialista Italiano.

Io faccio queste considerazioni partendo da una valutazione, ovviamente molto sintetica, del risultato elettorale che è molto chiaro: c'è stata una forte avanzata dell'Union Valdôtaine che, in generale, ha penalizzato tutti gli altri partiti. Hanno perso molti partiti a base nazionale ed anche quei partiti o movimenti che non hanno perso, in realtà sono rimasti sulle loro posizioni. Una perdita significativa è stata registrata anche da partner della maggioranza uscente.

E' indubbiamente vero che i comunisti hanno perso più di altri e non voglio eludere il problema o sottacere questo aspetto. Noi stiamo pagando il prezzo di una trasformazione e di una fase di cambiamento che è più violenta che non in altri momenti della storia del nostro Paese e della nostra Regione. Scontiamo anche un attacco a valori, a contenuti ed a idealità che erano propri della Sinistra, tant’è vero e questo è un dato che deve far riflettere in generale tutte le forze di Sinistra e tutti coloro a cui stanno a cuore le sorti della Sinistra - che questa fase della nostra vita nazionale degli ultimi dieci anni vede che l'intero arco della Sinistra perde complessivamente terreno.

Noi restiamo, tuttavia, nella nostra Regione la terza forza politica, crediamo di essere portatori di un disegno programmatico chiaro, fatto di contenuti, e di una concezione seria e sana della politica, di un rapporto corretto tra politica ed istituzioni e tra istituzioni e cittadini.

Dal voto, quindi, è venuto il dato sicuro della riconferma di una centralità dell'Union Valdôtaine nello schieramento politico regionale. Volendo guardare gli schieramenti non riusciamo a vedere altre conferme. Noi abbiamo riconosciuto questo ruolo dell'Union Valdôtaine, che d'altronde le deriva da una lettura della volontà popolare, e dopo le elezioni abbiamo sviluppato una proposta politica partendo dai programmi e dalle necessità, in parte nuove, della nostra Regione. Noi abbiamo proposto uno schieramento democratico e progressista, fondato sul rapporto tra la Sinistra ed i movimenti autonomistici. Si tratta di una proposta che è finalizzata all'attuazione di un salto di qualità nell'azione della nostra Regione, nella capacità progettuale, nei rapporti tra la Regione e lo Stato, nello sviluppo in Valle d'Aosta della democrazia interna, dei diritti dei cittadini e della possibilità di partecipazione effettiva dei cittadini.

Una simile scelta era o non era possibile? Noi diciamo di sì, partendo dalla considerazione che la piattaforma presentata dall'Union Valdôtaine alle diverse forze politiche era stata da noi giudicata come un'utile base di discussione, che non conteneva chiusure o forzature e che, a nostro avviso, doveva essere riempita di contenuti pregnanti. Questa avrebbe dovuto essere la vera sfida ed il vero confronto tra le forze politiche. Ancora una volta, invece, è prevalsa la logica degli schieramenti. Ad un certo punto il confronto sul programma è stato interrotto, si è chiuso il recinto e si è deciso di discutere dei posti, tant’è che il programma presentato oggi dal Presidente della Giunta è identico a quello presentato in una prima fase dall'Union Valdôtaine. Non credo, infatti, che possano essere prese in considerazione le aggiunte di alcuni capitoli.

Quale è stato l'apporto dato dalle altre forze politiche alla stesura di questo programma? In che modo si è svolto il confronto programmatico? La realtà è che l'interruzione della discussione sul programma è stata reale e che l'attenzione delle forze politiche si è rivolta a ben altro. La riproposizione della vecchia maggioranza, con questa sorta di cooptazione del Partito Socialista Italiano, è stata presentata finora con una notevole scarsità di motivazioni e mi auguro che il dibattito serva anche a capire questa circostanza.

Nel corso della trattativa, l'Union Valdôtaine ha gestito bene il potere contrattuale che le derivava dalla sua posizione, sia verso la Democrazia Cristiana, alla quale è riuscita a far pagare un prezzo, sia verso gli Autonomisti Democratici Progressisti, aiutata in questo dal comportamento del Consigliere Maquignaz.

A me pare che ai socialisti bastasse poco: la Presidenza del Consiglio, le cui funzioni, tra l'altro, si vogliono ridimensionare rispetto al passato; questo, infatti, è un punto del programma. Crediamo che questo sia un po' poco perché si possa parlare di una apertura a Sinistra, ed in questo voglio essere chiaro, non certo perché la Sinistra siamo solo noi o solo quando ci siamo noi si può parlare di un rapporto con la Sinistra. E' ben lontano da me un simile pensiero e noi infatti riconosciamo il ruolo che ha il Partito Socialista Italiano e siamo interessati, come abbiamo già detto tante volte, ad una ricomposizione di tutta la Sinistra nella nostra Regione, che vada ben oltre gli spazi occupati dai tradizionali partiti della Sinistra. Non credo, però, che si possa parlare in questo caso di un significativo spostamento a sinistra.

Tutti sappiamo che, in realtà, l'allargamento è servito per governare meglio alcune contraddizioni che erano presenti nella vecchia maggioranza, alcuni conflitti ed alcune tensioni che erano presenti in alcune forze della maggioranza, per cui credo che sia giusto dire che, in realtà, una maggioranza così larga sia sostanzialmente funzionale al bisogno del Presidente della Giunta di avere un maggiore margine di manovra e di sicurezza. Queste sono, per come le vediamo noi, le ragioni principali di questa maggioranza quasi pletorica che - e qui ripeto una preoccupazione che ho già espresso all'inizio - rischia di essere soffocante delle istituzioni.

Ho detto prima del rischio implicito in un dibattito che si svolga solo all'interno della maggioranza ed a questo si deve aggiungere il fatto davvero negativo, che è già stato ricordato questa mattina dal Consigliere Riccarand, di un passo indietro e di una scelta grave relativamente all'equilibrio tra la maggioranza e l'opposizione nella gestione dei lavori di questo Consiglio regionale. La scelta di non riconoscere alle forze di opposizione alcuna presidenza di Commissione come può essere letta se non come il tentativo di controllare anche l'attività del Consiglio?

Nella riunione che si è svolta ieri è stato detto che questo dovrebbe consentire un maggiore raccordo: che cosa significa? Significa forse che con un più stretto raccordo si vogliono violare le norme regolamentari, per favorire la Giunta rispetto all'attività del Consiglio? Noi crediamo che sia questa la vera preoccupazione, che non è solo del Partito Comunista, perché riguarda il funzionamento delle istituzioni e del Consiglio regionale. Per noi non si tratta di una questione di potere, ma di una questione di garanzie, questo sì, sul ruolo e sulle funzioni del Consiglio regionale.

Torno a ripetere che questa, a nostro avviso, è una scelta grave che fa anche iniziare male i rapporti, in quest'aula, con una vera e propria prevaricazione che non ha riscontro in nessun Consiglio regionale di questo Paese, in cui il dibattito tra le varie componenti è improntato alla civiltà ed al rispetto reciproco.

E' stato detto anche che il rapporto con la Democrazia Cristiana e l'allargamento della maggioranza al Partito Socialista Italiano dovrebbero servire per un migliore raccordo con il Governo nazionale, al, fine di risolvere alcuni problemi del cosiddetto "contenzioso" tra la Regione e lo Stato. Anche in questo caso, onestà avrebbe voluto che si facesse un bilancio dei cinque anni trascorsi e forse anche dei cinque precedenti. Che cosa è stato risolto, nel rapporto tra la Regione e lo Stato, con l'alleanza privilegiata con la Democrazia Cristiana? In che cosa si è distinta la Democrazia Cristiana nazionale nei confronti in generale delle autonomie ed in particolare dell'autonomia di questa Regione? Qualcuno di voi ha parlato con l'On. Caveri sul dibattito in corso in questi giorni presso la Commissione affari istituzionali della Camera sulla riforma delle autonomie locali? Non è sfuggito a nessuno, e tanto meno a noi, il fatto che il Presidente della Giunta, nel leggere questa mattina il programma, ha stancamente ripetuto questioni che erano già alla base del programma della vecchia maggioranza regionale cinque anni fa: il Parco Nazionale del Gran Paradiso, il Mauriziano, le norme di attuazione per l'industria, la legge elettorale, il problema della ferrovia ... Mi fermo qui, ma l'elenco potrebbe continuare. Si tratta comunque di questioni che erano all'ordine del giorno esattamente cinque anni fa.

In realtà noi abbiamo già detto, e torniamo a ripetere qui, che il metodo deve essere ben altro. Noi non abbiamo bisogno di "padrini romani", peraltro inconcludenti, per risolvere le questioni dell'autonomia di questa Regione; abbiamo invece bisogno, questo sì, di alcune piattaforme autonomistiche attorno alle quali si raccolgano atteggiamenti il più possibile unitari - qualche forza politica può anche non essere d'accordo, perché non è obbligatorio avere l'assenso di tutti - e di condurre una battaglia autonomistica unitaria su contenuti precisi per la soluzione dei nodi che ancora esistono tra la Regione Valle d'Aosta e lo Stato. Questo è a nostro avviso il modo più corretto per affrontare questi problemi. Così è stato, ad esempio, per la vicenda del riparto fiscale e così è stato, recentemente, per la vicenda del futuro dello stabilimento COGNE di Aosta, dove un atteggiamento unitario di tutte le forze politiche ed una chiarezza di obiettivi (cosa che non sempre esiste) hanno fatto perseguire risultati positivi.

Per quanto ci riguarda, tutta questa materia sarà oggetto di grande attenzione, così come lo sarà anche il problema più generale del rapporto tra l'autonomia di questa Regione e le riforme necessarie dello Stato italiano. In campagna elettorale noi abbiamo parlato della necessità di una fase costituente ed in questo senso è da noi bene accolta la proposta di formare una commissione istituzionale, con il compito di ragionare sullo Statuto speciale, e noi aggiungiamo anche di inserire la voce della Valle d'Aosta nel dibattito più generale per le riforme istituzionali.

Grande attenzione daremo ai contenuti del programma. Non credo che oggi si possa entrare nel merito dei punti programmatici, proprio per la loro genericità, perché, come ho detto prima, essi andrebbero riempiti di contenuti e di proposte.

Vogliamo tuttavia qui riproporre il tema della sfida del 1992 che è stata posta al centro della nostra campagna elettorale e che, a nostro avviso, dovrebbe riguardare il modo in cui, in questa Regione, facciamo la politica di sviluppo. Noi siamo preoccupati per come la data del 1992 è stata vista da alcune forze politiche nel corso della campagna elettorale. A sentire qualcuno, sembra quasi che il problema principale sia quello di risolvere la quantità di risorse da mettere nel bilancio regionale nel momento in cui, con la caduta delle barriere doganali, mancherà un'entrata derivante dall'I.V.A. da importazione. Se questa è l'impostazione, io credo che sia ben poca cosa rispetto, invece, ai compiti ed alla qualità della struttura produttiva ed umana di questa Regione nel 1992.

E' appena uscito un libro, preparato dalla Commissione C.E.E., in cui si prevede, per gli effetti del 1992, la creazione di 2,5 milioni di nuovi posti di lavoro in Europa e si quantificano, anche se vi risparmio le cifre che sono molto articolate, i benefici economici della caduta dei costi della "non Europa". Quello che va considerato è il fatto che, per le divisioni tra i diversi Paesi, esistono dei costi aggiuntivi sull'economia. Ora, è a questo livello che dovremmo attrezzare una Regione di frontiera.

In campagna elettorale, con la presenza ad Aosta del Capogruppo al Parlamento europeo On. Cervetti, noi abbiamo proposto fin da adesso, in vista del 1992, una direttiva del Parlamento europeo che riguardi interventi per le zone di frontiera, che riguardi la necessità di riconvertire anche alcune strutture produttive che, con la caduta delle barriere doganali, non avranno più ragione di esistere; quindi è urgente da oggi una nostra iniziativa in tal senso.

Più in generale, noi dobbiamo stare attenti a come verrà costruito questo mercato unico europeo, perché è sotto gli occhi di tutti che ci sono almeno due tendenze. La prima è quella dei cosiddetti "neoliberisti" e di tutti coloro che hanno cavalcato le teorie in base alle quali la nuova Europa viene vista soprattutto come la caduta di qualsiasi impaccio (deregulation selvaggia), per cui la funzione principale dovrebbe essere svolta dal mercato e dai grandi gruppi finanziari. Questa è la teoria della Thatcher e di altre forze moderate in Europa, che noi vediamo come molto pericolose per una realtà come la nostra, perché, di fronte ad un'Europa di quel tipo, con la via libera al potere delle multinazionali e del mercato finanziario, una realtà piccola come la nostra rischia un impoverimento, un appiattimento e soprattutto una perdita della capacità di controllare e di governare lo sviluppo economico e civile della Regione.

Esiste poi una seconda tendenza che è quella portata avanti dalle forze di Sinistra, che vedono il mercato unico come una possibilità nuova per avere una leva in più per lo sviluppo dell'Europa, ma soprattutto che intendono esercitare nell'Europa un'effettiva possibilità di governare lo sviluppo in funzione del riequilibrio e delle necessità che hanno le diverse autonomie e collettività locali. Noi dovremmo attestarci e lavorare su questa seconda tendenza, affinché la nostra Regione svolga un ruolo effettivo nella costruzione della nuova Europa.

Ho fatto solo questi riferimenti, perché il programma che noi ci attendiamo da parte della maggioranza dovrebbe dare risposte ai contenuti, da un lato, e cioè quello che facciamo qui, ma anche all'iniziativa esterna, perché noi non ci accontenteremo solo dei contenuti. Questo è, a nostro avviso, il modo migliore per esaltare con una certa fantasia la capacità di essere una Regione pilota anche nella sperimentazione dell'autonomia e dell'autogoverno. Noi lavoreremo, quindi, in questo senso e lavoreremo anche per modificare i rapporti di forza e per modificare i rapporti tra le forze politiche di questo Consiglio regionale.

Non ci contrapponiamo a questa maggioranza, quasi che essa fosse un blocco omogeneo, perché sono tante ovviamente le sue differenze interne, e le vediamo, perché le varie forze politiche presenti hanno necessità di giocare un certo ruolo. Crediamo che lo stesso confronto con l'Union Valdôtaine, per tutte le forze politiche, debba essere fondato su contenuti e su valori, contro tendenze al conformismo od all'appiattimento e crediamo anche che questa maggioranza debba al più presto essere superata, anche qui come nelle democrazie avanzate, da due schieramenti che si contrappongono soprattutto sul piano dei contenuti.

Questa sorta di corsa alla maggioranza o di corsa al potere di tipo gestionale può essere giustificata in una fase storica in cui si perdono, o si stanno perdendo alcuni valori, od in cui vengono messi in discussione alcuni capisaldi. Se ne ricava altrimenti l'impressione come del resto ho già detto prima, che serva di più a gestire qualcosa, piuttosto che ad esprimere delle idee, dei valori o dei programmi.

Noi vediamo, quindi, la nascita di questa maggioranza anche come una fase di transizione e la consideriamo come un modello che deve essere superato da equilibri più avanzati. La nostra opposizione sarà chiara e netta, un'opposizione che guarda ai contenuti e che si prefigge anche uno scopo.

Le distinzioni sul modo di governare e sui contenuti da dare all'azione regionale non possono essere soffocate da una vasta maggioranza, per quanto ampia essa sia. Le distinzioni ci sono nel modo di essere delle forze politiche, per i contenuti di cui ciascuno di noi, per la propria tradizione e storia, è portatore. Noi lavoreremo su questi contenuti per fare in modo che si costruisca fin da adesso un rapporto che consenta di tendere a maggioranze diverse, che abbiano al centro la necessità di un salto qualitativo nell'azione della Regione, ed in questo senso siamo convinti assertori dell'autonomia e dell'autogoverno regionali.

Il giorno in cui per autonomia si in tendesse soltanto una somma di privilegi e la pratica politica fosse limitata al galleggiare sull'esistente, utilizzando questi privilegi, allora ci troveremmo all'inizio della fine. Sempre di più invece, anche se il problema non riguarda solo la Valle d'Aosta, il rilancio delle autonomie e della capacità di autogoverno verranno valutati sui fatti, sulle cose che si fanno e si producono, nonché sulle idee che si riusciranno ad esprimere.

Se non ci sarà volontà prevaricatrice da parte delle forze di questa maggioranza, noi porteremo nel dibattito consiliare questi contenuti e svolgeremo questa azione, convinti di difendere in quel modo gli interessi della Valle d'Aosta più avanzata.

Si dà atto che alle ore 16,23 assume la Presidenza il Presidente BICH.

PRESIDENTE: Prima di procedere nel dibattito, informo il pubblico che nella sala sottostante è stato attivato un impianto di amplificazione che consente di seguire i lavori del Consiglio e di sfoltire l'eccessivo assembramento della tribuna.

Ha chiesto la parola il Consigliere Riccarand; ne ha facoltà.

RICCARAND (N.S.):Io mi sarei aspettato l'intervento di qualche rappresentante della maggioranza anche per alternare le voci dell'opposizione con quelle, sinora silenziose, della maggioranza. Visto però che nessuno chiede la parola, intervengo per esporre le considerazioni del Gruppo di Nuova Sinistra rispetto alla proposta di maggioranza che è stata formulata e rispetto al documento programmatico letto dal Presidente della Giunta.

La prima cosa che vorrei rilevare è la totale assenza di motivazioni nel giustificare la composizione della maggioranza: né nelle parole del Consigliere Viérin, infatti, né in quelle del Presidente della Giunta è stato spiegato il perché della novità costituita dalla nuova composizione della maggioranza con l'ingresso del Partito Socialista Italiano. Non abbiamo sentito nessuna spiegazione e nessuna teoria per motivare la nuova composizione della maggioranza e quindi noi, così come credo anche l'opinione pubblica, ci chiediamo se questo è l'effetto dell'onda lunga craxiana, se è l'effetto più locale del prestigio del nuovo Capo gruppo del Partito Socialista Italiano oppure se dipende da qualche altro fattore.

Alcune spiegazioni ed alcune motivazioni vanno date. Come mai nella precedente legislatura si è ritenuto di dover tenere il P.S.I. fuori dalla maggioranza, mentre adesso si ritiene necessario inserirlo a pieno titolo ed affidargli la Presidenza del Consiglio? E' una domanda che finora non ha avuto risposta.

L'altra questione, sulla quale non ho sentito spiegazioni o giustificazioni, è relativa alla composizione della Giunta. Sappiamo, e fra poco ne avremo una conferma ufficiale, che su otto membri della Giunta cinque saranno dell'Union Valdôtaine, due della Democrazia Cristiana ed uno degli Autonomisti Democratici Progressisti. L'Union Valdôtaine cioè avrà la maggioranza assoluta nell'Esecutivo (5 membri su 8), pur avendo solo una maggioranza relativa nel Consiglio regionale (12 membri su 35). Non c'è proporzione in questi rapporti, così come non c'è neppure all'interno delle forze della maggioranza, perché i Consiglieri dell'Union Valdôtaine sono soltanto 12 su 27 e cioè sono meno della metà dei componenti della maggioranza, eppure detengono più della metà dei posti in seno all'Esecutivo. Non solo, ma fra i cinque posti dell'Union Valdôtaine c'è la Presidenza della Giunta, ci sono Assessorati come Agricoltura, Foreste ed Ambiente Natura le e Turismo, Urbanistica e Beni Culturali, che, come ben sappiamo, hanno un peso notevolmente superiore a quello degli altri Assessorati. Non a caso c'è stato un confronto serrato sul come andavano ripartiti gli Assessorati. C'è quindi un'occupazione molto forte, da parte dell'Union Valdôtaine, di tutti i posti che contano e che giunge a farle avere addirittura la maggioranza assoluta all'interno della Giunta.

Evidentemente bisognerebbe riuscire a parlare di questo assetto, per capire qualcosa di più in merito. Naturalmente noi non chiediamo spiegazioni all'Union Valdôtaine, la quale prende tutto quello che può afferrare e del resto essa conosce molto bene l'arte di occupare e di gestire il potere e sa molto bene come ha fatto a passare dall'11 per cento dei voti del 1973, quando stava all'opposizione, al 34 per cento del 1988, dopo la crescita che ha avuto quando ha preso in mano la Giunta regionale. La mia domanda, però, ha per interlocutori le altre forze regionali,

la Democrazia Cristiana, gli A.D.P., il Partito Socialista Italiano ed il Partito Repubblicano Italiano, che dovrebbero spiegare come mai accettano una situazione di questo genere, con le conseguenze che essa avrà in prospettiva. Esse dovrebbero spiegare se c'è qualche supremo interesse della Regione a cui sono disposti a sacrificare tutto, anche il senso della propria dignità e del proprio ruolo politico. Ma di tutto questo noi, almeno finora, non abbiamo avuto alcuna spiegazione.

Vengo ora al programma che ci è stato illustrato dal Presidente della Giunta. Come ha già detto giustamente il Consigliere Tonino, da un confronto attento del testo presentato oggi dal Presidente della Giunta con quello che era stato fornito alle forze politiche consultate dall'Union Valdôtaine quindici giorni fa, non risultano esserci differenze sostanziali o significative. C'è solo qualche piccola variazione che adesso dirò, ma la sostanza è rimasta identica. C'è in più soltanto un capitolo sulla formazione professionale che non compariva nel precedente testo, ma il resto è quasi tutto invariato.

In particolare, nulla di quello che era contenuto nella bozza di programma che, torno a ripetere, era dell'Union Valdôtaine ed era stata proposta per il confronto sulla base del quale si sarebbe poi costituita la Giunta, è stato tolto e sono state apportate solo pochissime correzioni. Questo cosa significa? Significa quello che è già stato detto e cioè che sul programma in realtà non c'è stato confronto fra le forze che adesso compongono la maggioranza, perché è stata accettata "in toto" la proposta presentata dall'Union Valdôtaine.

Direi anzi che c'è un dato sorprendente, che io ho notato già questa mattina ascoltando le parole del Presidente della Giunta e poi questo pomeriggio leggendo attentamente il testo scritto che ci è stato fornito, e cioè che, a parte il capitolo sulla formazione professionale, che non compariva nel precedente testo, ci sono cinque modifiche, non certamente di grande rilievo, ma che io voglio elencare perché sia chiaro anche il significato di certi cambiamenti.

Nella pagina 1 è stato aggiunto un riferimento piuttosto generico alla parità uomo-donna ed alla difesa delle categorie deboli (anziani, giovani ..); così come, sempre nella pagina 1, è stato aggiunto un riferimento alla necessità di modernizzare l'apparato regionale e di introdurvi il lavoro a tempo parziale.

Ci sono poi due modifiche alla pagina 4, dove si prevede l'adozione di una legge regionale per la valutazione dell'impatto ambientale delle opere pubbliche, che non compariva nel precedente testo; così come, restando sempre nella pagina 4, non compariva nel precedente testo la sottolineatura della necessità di estendere le incentivazioni per il recupero abitativo.

L'ultima variazione è alla pagina 8, dove è inserito un riferimento al Piano energetico regionale: "La Région rédigera un Plan régional de l'Energie".

Queste sono le uniche cinque novità, ma ciò che mi ha particolarmente sorpreso ed interessato è il fatto che, di queste cinque, le uniche tre che possono essere considerate come novità sostanziali coincidono con tre dei ventun punti che il nostro Movimento aveva presentato con un documento scritto all’Union Valdôtaine.

Noi cioè avevamo esplicitamente chiesto che nel documento, che poi sarebbe stato presentato dal Governo regionale, fossero previsti: una legge regionale per la valutazione dell'impatto ambientale delle grandi opere pubbliche, un piano energetico regionale ed una precisa scelta nel campo della politica abitativa, con l'incentivo al recupero abitativo rispetto alle nuove costruzioni.

Prendiamo atto con soddisfazione che l'Union Valdôtaine ha avuto un atteggiamento di attenzione rispetto alle proposte che abbiamo fatto. E' una cosa che, evidentemente, ci fa piacere, perché si tratta di punti che, secondo noi, sono importanti, per cui cercheremo di fare in modo che questi, così come anche altri che riteniamo validi, siano realizzati al più presto.

Se però togliamo questi punti che abbiamo proposto noi, ci chiediamo che cosa hanno proposto la D.C., gli A.D.P., il P.S.I. ed il P.R.I., cioè quei partiti che fanno parte della maggioranza: essi non hanno proposto niente e ci sembra che il loro apporto programmatico sia pari a zero.

Venendo allora ad un giudizio più complessivo sul documento programmatico, al di là di quello che c'è o non c'è, che è stato aggiunto o modificato, la nostra valutazione è sostanzialmente questa: c'è un punto su cui noi siamo totalmente contrari, che avevamo già indicato all'Union Valdôtaine e che ripetiamo oggi in Consiglio, del resto lo conoscete tutti, ed è il punto del programma in cui si ribadisce la validità della scelta della realizzazione dell'autostrada Aosta-Courmayeur. Non sto a riprendere le motivazioni che abbiamo più volte espresso per dire che questa scelta è negativa, completamente e strategicamente sbagliata e peserà negativamente sul futuro della Valle d'Aosta.

A parte questo, che è l'unico punto sul quale il nostro dissenso è totale, io credo che sul resto del documento ci sia la possibilità di un'ampia convergenza, però questo ci dice anche che il documento è molto generico. Che cosa significa, infatti, affermare, come si fa a pagina 2, in merito ai rapporti istituzionali, che bisogna risolvere la questione del Parco del Gran Paradiso? E' piuttosto sorprendente che si costituisca una Giunta, ci sia una maggioranza e si lavori su un programma per dire: "Eh, dobbiamo risolvere il problema del Parco del Gran Paradiso!". Ma chi non lo sa che bisogna risolvere il problema del Parco del Gran Paradiso? Però un programma di governo, e questo è un programma di governo per il quinquennio 1988-93, dovrebbe, quantomeno, non dico esplicitare, ma dare almeno una indicazione secondo quali linee si vuole risolvere questo problema, perché lo si può risolvere in tanti modi diversi.

Noi ci chiediamo, pertanto, che cosa vuol significare questa formulazione così generica e priva di contenuti. Vuol dire forse che il Partito Socialista Italiano dovrà andare dal Ministro dell'Ambiente, Ruffolo, e dirgli: "Guardi che bisogna regionalizzare il Parco del Gran Paradiso"? E' questo il significato? Qui non c'è scritto. Possiamo pensare che sia questo, così come possiamo pensare che sia tutt'altro, ma questo non significa presentare un documento programmatico e cioè un documento in cui ci sono delle scelte di governo. L'altro dato che si rileva è il seguente: l'Union Valdôtaine aveva detto agli organi di stampa, ed anche a noi, nel corso dei primi incontri che sono stati fatti, che era assolutamente necessario, su alcune questioni di grande peso istituzionale ed in particolare sui rapporti tra Regione e Stato, definire dei tempi certi. Basta con degli impegni generici senza scadenze certe; vogliamo delle date precise, dei punti di riferimento e delle scadenze entro cui verificare se i nostri partner hanno rispettato o meno determinati impegni! Ognuno può leggersi il documento e cercare da tutte le parti, ma non troverà mai un punto di riferimento od una scadenza, perché non vi è mai detto che al tale impegno si dovrà provvedere entro sei mesi, un anno, due o tre anni, od entro la legislatura, nel senso che tutto è lasciato in una sfera di totale indeterminatezza. Anche sotto questo aspetto, quindi, ci sembra che il documento sia estremamente carente.

Per quanto riguarda le omissioni, occorre dire che esse ci sono, perché nessun documento può essere del tutto esaustivo, però alcune sono particolarmente macroscopiche, anche perché, sia il nostro Movimento sia altre forze politiche, nel momento di andare a costituire un governo regionale, avranno sicuramente sottolineato la necessità di dire delle cose più precise su alcuni punti. Per non dilungarmi, faccio soltanto due esempi.

Sappiamo tutti che fra due anni scade la convenzione Regione-SITAV per la gestione della Casa da Gioco di Saint-Vincent, quella convenzione che, da quando esiste il Casinò, è sempre stata rinnovata in modo sciagurato a trattativa privata, senza che mai sia stata fatta la benché minima gara d'appalto.

Sappiamo quali sono i rapporti che si muovono intorno al Casinò di Saint-Vincent, che hanno fatto sorgere non solo recentemente, ma anche in passato, grandi questioni molto delicate con dei risvolti anche penali. Sappiamo che nella prossima legislatura questo problema dovrà essere affrontato e che anzi già nei prossimi mesi bisognerà cominciare ad avviare una riflessione su questo tema; eppure si costituisce una maggioranza, si forma una Giunta e si predispone un programma di legislatura senza dire quali sono le intenzioni dell'Esecutivo rispetto al fatto che si possa andare o meno verso una trattativa privata e senza alcun orientamento? A me sembra che alcune indicazioni dovessero essere date.

Così come rispetto a tutto il problema della politica delle entrate, e cioè del bilancio, delle risorse finanziarie e dei soldi su cui si regge la Regione Valle d'Aosta, qui non c'è niente. Come Nuova Sinistra, da tempo diciamo che la Regione non ha una politica delle entrate, e cioè non fa niente per dire come devono essere reperite le risorse, e praticamente delega tutta questa parte molto importante delle scelte politiche allo Stato. Mi pare di capire che anche per questo fosse emersa, la volontà di affidare l'Assessorato alle Finanze alla Democrazia Cristiana, forse perché la stessa viene vista come il partito più affine alla realtà statale.

La logica che sembra in auge nella nostra Amministrazione è che lo Stato deve preoccuparsi di reperire i soldi e di farli arrivare nelle casse della Regione e poi l'Union Valdôtaine si preoccupa di spenderli. Questa è la filosofia che sta dietro tutto un certo tipo di comportamenti. Però, se si vuole fare un discorso di autonomia di governo, bisogna avere una politica delle entrate o la capacità di individuare dove bisogna andare a reperire le risorse e quali risorse bisogna andare a reperire.

Su questo terreno non si può delegare e non si può far finta di niente, specie quando si sa, come ha ricordato prima il Consigliere Tonino, ma lo sappiamo tutti perché ne discutiamo da anni, che la scadenza del 1992 inciderà pesantemente rispetto ai soldi che arrivano all'Amministrazione regionale, con un taglio grosso sull'I.V.A. da importazione che, attualmente, è la principale entrata del bilancio della Regione. Su questo problema e su questa decurtazione, che sarà grossa, non si dice niente?

Mi sembra che ci sia un notevole livello di irresponsabilità rispetto alla questione finanziaria ed ai soldi da cui dipende tutto l'apparato regionale, dalla politica del personale all'ammodernamento ed alle scelte da effettuare, ad esempio, nel campo dei lavori pubblici, e dai quali credo che dipendano anche i cinque posti in Giunta dell'Union Valdôtaine.

Su questo problema, nei ventun punti che avevamo presentato all'Union Valdôtaine, tra l'altro avevamo indicato anche una proposta, per quanto limitata, nel senso che abbiamo suggerito di cercare, in questi anni che ci separano dal 1992, di considerare i 300 miliardi annui circa dell'I.V.A. da importazione, che sono destinati a scomparire, come una parte straordinaria del bilancio regionale, da non utilizzare, quindi, nella spesa corrente, ordinaria e ripetitiva, perché un domani non li avremo più, ma da utilizzare solo in investimenti che un domani ci daranno un determinato reddito. Eppure, neanche questa piccola scelta, che potrebbe essere un segno dell'attenzione, non sufficiente, ma comunque necessaria rispetto alla gestione del bilancio, è contenuta in questo documento e ciò dimostra che questo discorso non è stato recepito.

Su molti punti si potrebbe continuare a fare degli altri esempi, ma io voglio solo dare il senso di quelli che, a mio avviso, sono i limiti di questo documento, che si presenta come documento programmatico per la legislatura 1988-93. A nostro avviso questo documento contiene alcune cose interessanti, sulle quali siamo d'accordo e per la cui più rapida realizzazione Nuova Sinistra darà tutto il suo apporto ed anzi, in caso di mancato rispetto di determinati impegni, ve ne chiederà la ragione. Al di là di questo, tuttavia, ci sembra che il documento, rispetto ai problemi reali ed alle grosse questioni dei prossimi cinque anni, non sia all'altezza della situazione, non dia delle indicazioni e non faccia delle scelte.

Noi, quindi, come abbiamo espresso un giudizio critico rispetto alla costituzione della maggioranza ed alla scelta del Presidente della Giunta, così esprimiamo un giudizio Critico sull'impostazione di questo documento programmatico.

PRESIDENTE:Ha chiesto la parola il Consigliere Maquignaz; ne ha facoltà.

MAQUIGNAZ- (Indipendente): Certamente non è senza un po' di emozione che oggi prendo la parola per la prima volta in questo Consiglio regionale nella mia qualità di indipendente. Desidero subito ricordare, infatti, che ho rassegnato le dimissioni dagli A.D.P., anche se il Movimento ha ritenuto di non doverle rendere pubbliche, già il 19 luglio 1988.

La mia decisione è stata sofferta e mi ha lasciato pieno di amarezza, ma d'altra parte non potevo restare in un Movimento che non mi riconosceva e che io non riconoscevo, circostanza questa che provocava delle sofferenze ad entrambi. Credo, quindi, che non si tratti di una rottura, ma semplicemente di una separazione naturale, anche se definitiva, che nasce dal senso delle cose e da incompatibilità di comportamenti e di idee.

Mi auguro che questa separazione non degeneri in una polemica inutile, che non servirebbe a nessuno e tanto meno alla comunità valdostana, ma possa rappresentare un momento di riflessione per entrambi.

Mi riservo di spiegare più compiutamente nel corso dei prossimi mesi i motivi di questa scelta, mentre oggi desidero rendere pubblica la lettera di dimissioni che ho inviato al Presidente del mio Movimento, Sen. Cesare Dujany:

"Cher César,

Le printemps va renaître et moi je dois mourir.

Je chante la liberté et celle de mes amis.

Je cherche mon chemin perdu dans la forêt.

Je suis triste, mais j'ai un devoir à accomplir: c'est celui de donner à mes enfants l'exemple de nos ancêtres.

Pour conclure je te communique ma décision de chercher ailleurs tout ce que je n'ai pas trouvé chez les ADP.

Ma démission n'est pas une question de haine ou de rancune, c'est seulement une question de vie et de liberté.

Aimé"

Detto questo, nella mia qualità di indipendente desidero confermare il mio sostegno incondizionato, leale e sincero, però attento, all'attuale maggioranza regionale che credo, con l'allargamento al Partito Socialista Italiano, possa rappresentare nel migliore dei modi le istanze di tutta la comunità valdostana. Credo di dover dare questo appoggio alla maggioranza perché ne condivido il programma, perché condivido le considerazioni di carattere metodologico espresse dal Presidente della Giunta, quando ha parlato di efficacia dell'azione amministrativa, di collegialità delle decisioni, di necessità di un confronto tra le forze politiche presenti in questo Consiglio e quando ha parlato della necessità di un coinvolgimento nelle decisioni di fondo di questa comunità di tutte le forze politiche, della gente, delle organizzazioni sindacali e locali, nonché di tutti quelli che fanno parte della nostra Regione. Credo in sostanza che questa maggioranza sia il segno di una continuità del passato e rappresenti una garanzia per il futuro.

Non intendo dilungarmi oltre su questo discorso, anche perché, come ho già detto, mi riservo di farlo in altre occasioni. Mi auguro soltanto che nel Consiglio, al di là degli interessi di partito e dei contrasti che possono nascere tra schieramenti contrapposti, domini sempre tra noi il rispetto per la persona e soprattutto per la cultura valdostana, che affonda le sue radici nella cultura cattolica ed in quella autonomistica, nonché nella libertà.

PRESIDENTE: Ha chiesto la parola il Consigliere Aloisi; ne ha facoltà.

ALOISI (M.S.I.): Signor Presidente e colleghi Consiglieri, a mio giudizio vi sono - alcuni elementi di perplessità e di critica per il modo in cui è stata costituita questa maggioranza regionale che ha premiato il Movimento regionalista dell'Union Valdôtaine, già premiato dall'elettorato valdostano. Bisogna riconoscere che lo stesso Movimento si è dimostrato anche all'altezza della situazione, nel senso che, oltre ad essere rampante a livello elettorale, è riuscito anche ad esserlo a livello di potere e, per spiegarmi meglio, dico che è stato come l'asso pigliatutto".

Ciò è stato spiegato abbastanza bene dal Consigliere Riccarand, che ha citato le varie proporzioni: 12 seggi in rapporto ai 27 della maggioranza e maggioranza assoluta all'interno dell'Esecutivo regionale. Questa situazione non si manifesta neppure a livello nazionale tra i grandi partiti della Democrazia Cristiana e del Partito Socialista Italiano: i rapporti di forza all'interno del Governo nazionale, infatti, sono molto diversi da quelli rispecchiati qui in Valle a livello di Governo regionale.

Da una parte, quindi, abbiamo il Movimento dell'Union Valdôtaine, "asso pigliatutto", e dall'altra i partiti nazionali. Di questi ultimi, i principali, la Democrazia Cristiana ed il Partito Socialista Italiano, hanno raccolto soltanto ciò che è stato loro benevolmente concesso e restano in attesa sullo zerbino, specie il P.S.I., in balia della volontà del grande vincitore, aspettando che con il passare del tempo arrivi qualche altra possibilità di sedersi alla grande tavola per spartirsi i posti del potere.

Al di là di queste battute, che comunque contengono un fondo di verità, il giudizio che noi diamo della nuova maggioranza che si è costituita è alquanto negativo. Non lo facciamo certo per partito preso, ma perché sappiamo che il programma che ci è stato letto questa mattina dal Presidente della Giunta è il solito programma, che di volta in volta viene rivisto, riverniciato ed aggiornato. E' il solito programma che avevo già ascoltato cinque anni fa, all'inizio del mio insediamento, ma è un programma che in realtà è solo un'espressione di intenti, che sistematicamente restano inapplicati.

Mi auguro, comunque, che possano essere risolti i gravi problemi della nostra Regione, in particolare quelli occupazionali; mi auguro che si possa provvedere a risanare la Sanità e mi aspetto che il nuovo Assessore sia all'altezza della situazione, anche perché in quel campo ce n'è veramente bisogno. Non basta infatti esplicitare una volontà d'intenti, ma bisogna soprattutto risolvere i problemi; basta fare un giro negli ospedali, basta vedere ciò che succede all'interno della Sanità per dimostrare e giustificare queste mie dichiarazioni, che confermano che fino ad oggi non sono stati risolti i gravi problemi della nostra Regione. Mi riferisco al problema occupazionale, a quello della Sanità, all'aiuto da offrire ai giovani per eliminare la droga, che è un problema drammatico anche nella nostra piccola Regione, a quello degli anziani e dei pensionati ... Insomma, mi auguro che si possano risolvere i gravi problemi della nostra gente.

Il Movimento Sociale Italiano, quindi, pur collocandosi all'opposizione, non rifiuta il dialogo ed il confronto con le altre forze politiche e, di volta in volta, saprà valutare ed analizzare le proposte della maggioranza, comportandosi in modo corretto, nell'esclusivo interesse della collettività valdostana.

In merito alla questione morale, il M.S.I. sarà assolutamente vigile e puntuale. Io ribadisco che ogni situazione scandalosa, ogni distorsione di ordine amministrativo od ogni malefatta amministrativa sarà prontamente denunciata sul piano politico e, se non trova adeguato riscontro, sul piano giudiziario, così come è stato fatto per le situazioni scandalose avvenute nella passata legislatura. Il M.S.I., quindi, porta avanti con decisione e coraggio l'esigenza di fondo di un codice di comportamento morale a tutti i livelli, nell'amministrazione della cosa pubblica.

Altro argomento di attenta analisi e valutazione sarà la questione autonomistica. Vediamo che, a livello nazionale, i vari movimenti autonomistici e le varie leghe regionaliste sfidano continuamente lo Stato nazionale, chi sventolando la bandiera irredentista, chi quella separatista e chi quella autonomistica esasperata. Il quadro che emerge per l'Italia, quindi, è alquanto preoccupante. Noi, nel quadro dell'unità nazionale, vogliamo ridare sostanza e splendore di valori al concetto unitario di patria, nel rispetto delle diverse realtà regionali, che, proprio per la loro diversità, rappresentano la ricchezza culturale della nazione italiana.

Il Movimento Sociale Italiano, quindi, in questo Consiglio regionale sarà l'opposizione e farà un'opposizione seria, costruttiva, attenta e pronta al dialogo ed al confronto, nell'esclusivo interesse della collettività valdostana.

Grazie.

Si dà atto che alle ore 16,23 assume la Presidenza il Vicepresidente DOLCHI.

PRESIDENTE: Ha chiesto la parola il Consigliere Gremmo; ne ha facoltà.

GREMMO (U.A.P.): Signor Presidente, colleghi Consiglieri, come neofita o matricola di questo Consiglio regionale, anzi della Valle d'Aosta, mi ero preparato due brevi appunti, molto pacati. Ho impiegato trent'anni a realizzare un sogno che avevo da bambino, quando, negli unici momenti di felicità, trovandomi tra queste montagne, decisi che, in qualche maniera, avrei voluto, prima o poi, riuscire ad integrarmi in una comunità che sentivo piena di valori positivi, che si confacevano ad un tipo di mentalità che in qualche modo era la mia. Ho impiegato trent'anni a farcela e vorrei fare appunto una pacata riflessione su questa circostanza, da persona che arriva alla politica ed all'amministrazione per caso e forse anche impreparato. Tuttavia, prima di fare questi ragionamenti che mi ero preparato e dopo aver sentito gli interventi di qualche collega, devo pur aggiungere due parole e mi riferisco in particolare all'ultimo intervento.

Quando ero bambino e venivo su queste montagne, sentivo la gente avere l'orgoglio di quella che chiamavano "la petite patrie" che, senza negare altri valori e vincoli - questa mattina io ho giurato fedeltà alla Repubblica e l'ho fatto volentieri, del resto l'avevo già fatto, compiendo il mio dovere, quando ho fatto il servizio militare - implica un concetto di appartenenza ad un'entità di valori e di cose che, in qualche modo, ha nutrito questa comunità. Credo pertanto che nessuno possa passare col rullo compressore su certi valori e su certe cose, dicendo: "Dimentichiamo tutto questo, perché la patria ...". Francamente non credo che sia accettabile etichettare come separatismo o disfattismo i meravigliosi fermenti autonomistici che, anche grazie all'esempio che dà la Valle d'Aosta, fortunatamente si stanno espandendo in altre regioni dello Stato italiano.

Io non dimentico che nel 1979 il mio modesto esordio politico avvenne grazie al fatto che il compianto amico Bruno Salvadori ed altri amici che sono qui mi proposero una candidatura per il Parlamento europeo proprio nella lista dell'Union Valdôtaine. Se si riuscì a far maturare l'ideale autonomistico anche in quelle zone dove, per la verità, già nei tempi della Carta di Chivasso, fermenti, velleità ed esigenze erano presenti in qualche maniera, se oggi in Piemonte gli autonomisti contano 150.000 voti, se in Lombardia la Lega lombarda conta 180.000 voti e se nel Veneto la Liga veneta conta 100.000 voti, ciò non è, signori Consiglieri, per ché ci sono delle velleità separatiste, ma perché il messaggio che è partito allora dalla Valle d'Aosta, il messaggio di un'autonomia propositiva e di un autogoverno, il messaggio di popoli che si riappropriano della loro identità in qualche maniera ha sollecitato delle spinte, delle esigenze e dei bisogni.

Io ho seguito con molta attenzione il discorso che ha fatto il collega del Partito comunista e gli dicevo con rammarico: "Magari, il Partito comunista facesse questi discorsi anche a Torino! Magari, li facesse anche a Milano! Magari, non si limitasse a farli solo in Valle d'Aosta!", perché allora sarebbe credibile il ragionamento che è stato fatto qui. Il guaio è che questi discorsi vengono fatti qui, in questo contesto, ma non vengono fatti in altri contesti. In ogni caso io voglio riprendere comunque positivamente le affermazioni che ha fatto il collega del Partito comunista, quando ha evidenziato, ed in questo ha ragione, il nesso tra autonomia e riforma dello Stato, per dire che proprio dal tipo di ragionamento che fanno queste, tanto vituperate da qualcuno, Leghe o Movimenti autonomistici, viene l'alternativa alla degenerazione che, purtroppo, certe istituzioni hanno avuto, e l'alternativa alla degenerazione della vita politica che, purtroppo, è avvenuta.

Qui si è fatta qualche considerazione nel merito del grande risultato che ha avuto l'Union Valdôtaine, ma il cortese collega Riccarand, che ringrazio per avermi permesso di usurpare in qualche modo il suo posto - facendo un inciso, io ho voluto prendere la posizione più defilata e più nell'angolo, quasi tipica dell'ultimo arrivato, proprio per questo - mi deve permettere di precisare che il grande risultato dell'Union Valdôtaine non è dovuto alle ragioni che ho sentito qui e che non mi sento di condividere, ma è dovuto al fatto che sono maturate in questa comunità, più che in altre, l'esigenza e la coscienza che il messaggio autonomistico, dell'autogoverno e della riappropriazione della propria identità è superiore ai Canoni della politica tradizionale. E' per questo che l'Union Valdôtaine oggi, giustamente secondo noi, come avevo detto non appena sono stato eletto, si propone come referente della politica valdostana e non per il discorso dell'essere al governo o del non esserci, ma perché è maturato e matura sempre di più il ragionamento per cui il referente, il garante e, direi, la spina dorsale di quella che può essere una maniera di gestire le cose consona all'identità di un popolo viene dai movimenti autonomistici. Questo è il dato che sfugge.

Allora io sento certe analisi, come ad esempio quelle del "fuori", come campate in aria. Si dice: "No", questi movimenti, chissà perché, nascono come funghi e non si capisce il perché". Si capisce, invece, si capisce, perché la gente matura una nuova coscienza e matura una nuova dimensione.

Premetto che io sono qui anche per imparare, perché voglio imparare. Ho sentito della gente fare molte prediche, ma io non ne sono capace e sono qui, come ripeto, per imparare e, del resto, ho solo trentasette anni. Solo un partito come il tuo, Consigliere Aloisi, che viene da lontano, ma nel senso peggiore del termine, può voler insegnare agli altri; io invece sono qui anche per imparare.

In questi pochi mesi di permanenza in Valle d'Aosta, ho imparato molte cose dalla gente della Valle d'Aosta; ne ho imparate molte anche dal sentimento autonomistico della Valle d'Aosta e, se non altro - mi permetta Consigliere Aloisi - ho imparato che l'ideale autonomistico e l'ideale dell'autogoverno sono un qualche cosa che permea il senso di governo di questi amici ed allora io non mi rammarico.

Potrei fare il bizzoso e rammaricarmi del fatto che vengono consultati o che sono stati consultati soltanto trentatré Consiglieri e non trentacinque; potrei rammaricarmi di questo e farne una questione di lana caprina entrando nel merito, ma non ne sono abituato.

Capisco, e lo dico con molta franchezza, le perplessità che gli amici dell'Union Valdôtaine hanno avuto nei miei confronti, nei confronti di uno che arriva da fuori e di una lista come la mia, semplice, di persone come l'amico Nava ed alcuni altri pensionati, non addentro alle cose della politica. Ci possono essere delle perplessità, per carità! Io sono il primo a capire queste cose e capisco che ci si debba conoscere e confrontare per poi poter lavorare insieme. Questo l'ho capito benissimo.

Capisco meno la campagna calunniosa che qualcuno, anche presente qui - per carità! - del tutto infondatamente, in modo del tutto strumentale ed inaccettabile, ha fatto nei miei confronti e della compagine, "raccogliticcia" finché si vuole, ma comunque reale, che in qualche maniera io avevo avviato. Allora, prima di entrare nel merito del ragionamento che forse è più centrale all'ordine del giorno che stiamo discutendo, mi sento di dover fare una precisazione.

Io sono un immigrato, un immigrato per libera scelta, perché ho deciso di venire qui, e non ho nulla contro gli immigrati che, come me, da qualunque parte vengano, questo sia chiaro, hanno deciso di integrarsi in questa comunità e di rispettarne le tradizioni, hanno deciso magari di farle proprie e di farsi portatori delle istanze di questa comunità. Io non ho mai detto una parola, una che è una, contro le persone oneste, da qualunque parte arrivino e che desiderino integrarsi in questa comunità.

Certo, mi è stato difficile spiegare questi concetti quando avevo della gente che aizzava la folla - "la folla è cieca", diceva qualcuno - per impedirmi di esporre pacatamente questi concetti. Oggi ho la fortuna di aver avuto della gente che mi ha votato e, pertanto, posso esprimerli con pacatezza qui in Consiglio.

Precisato questo che, sia chiaro, l'ho precisato una volta per tutte, perché non tornerò più sull'argomento, ribadisco che io non faccio parte né della maggioranza, né della minoranza, perché, come ho già detto, sono qui per imparare e sono qui, comunque, con una mia coscienza, con un mio ruolo e, se permettete, anche con una mia dignità, perché comunque ho avuto un minimo di consenso. Io non voglio entrare in nessun tipo di schieramento.

A mio parere, tuttavia, mentre qualcuno si rammaricava nei confronti di questo programma - e la cosa sembrava quasi un'accusa al Presidente della Giunta ed ai colleghi dell'Union Valdôtaine sostenendo: "Ma l'Union Valdôtaine ha portato tutte le idee...", io ribadisco che esso conferma la validità del ragionamento che stavo facendo prima sulla validità della superiorità autonomistica, nel senso che la capacità di elaborare una globalità di pensiero e di visione fa sì che ci si confronti rispetto a questa nuova realtà, dalla quale non si può prescindere e verso la quale non si possono fare solo meri discorsi di schieramento, come è stato fatto da parte di alcuni colleghi dell'opposizione.

Io non entro nella maggioranza e, del resto, non sono mai entrato in nessuna maggioranza, neanche in altri consessi in cui sono presente. Porterò certamente dei miei stimoli e delle mie idee. Su alcune cose, come ad esempio sul ruolo dell'autonomia, sul problema di alcuni ceti sociali a rischio, disoccupati, anziani ... e, se vogliamo, anche sul problema della droga, che qualcuno, forse demagogicamente, ha richiamato qui, dicendo: "Adesso arriviamo noi da Roma, o da qualche altra parte, ad insegnare ai valdostani a risolvere il problema della droga", io avrei delle proposte da fare e dei ragionamenti da svolgere. Del resto è un mio diritto e, al limite, un mio dovere fare un ragionamento su questi temi. Non dimentichiamo, inoltre, il tema della sicurezza, il problema di rendere ancora più sicura la convivenza sociale di questa Regione.

Al di là delle mie modeste possibilità o capacità di svolgere dei ragionamenti, io credo però che il dato che mi rende orgoglioso, credetemi colleghi, di appartenere a questo Consiglio regionale è proprio il fatto che questo è il Consiglio regionale autonomistico della Valle d'Aosta, malgrado ci sia qualcuno che cerca in tutte la maniere di prevaricare quella spinta europea che è essenzialmente federalistica, cantonale e di tipo elvetico, che deve caratterizzare il domani.

Colleghi, per carità, ha ragione il collega Tonino quando antepone i problemi economici rispetto all'unità europea, ma prima dei problemi economici viene quello dell'identità ed allora io mi sento di dire che il ruolo che deve e può giocare la Valle d'Aosta nei prossimi anni, proprio perché ha una direzione di tipo autonomistico, è quello di arrivare all'appuntamento europeo con la grande svolta della creazione dell'Europa delle Regioni, non contrapposta a nessuno, perché noi non ci contrapponiamo a nessuno, di quell'Europa che è certamente superiore come idealità, capacità propositiva, mentalità e modo di essere e di rapportarsi alle cose, che è appunto l'Europa delle etnie e dei popoli.

Io credo che la grande sfida ed il grande gioco di questo Consiglio regionale non possano essere individuati nelle minime cose, anche se certamente importanti, ma in queste idealità. Io credo che la gente che ha votato gli autonomisti, e per autonomisti intendo l'Union Valdôtaine, gli A.D.P. e, se mi permettete, anche il sottoscritto, l'ha fatto pensando e credendo che questo era il momento di dare forza e capacità propositiva alla grande sfida federalistica, perché io credo che quello che oggi ci interessa di più è di riuscire a determinare la nostra capacità di essere alternativi. La gente ci chiede sempre di più di essere alternativi alle maniere di fare politica tipiche dei partiti.

Mi fa piacere che dei partiti si rendano conto di questa circostanza che favorisce non solo noi autonomisti, ma anche la Valle d'Aosta.

PRESIDENTE: Ha chiesto la parola il Consigliere Milanesio; ne ha facoltà.

MILANESIO (P.S.I.): Signor Presidente e colleghi Consiglieri, io avrei preferito prendere la parola dopo che altre forze politiche più cospicue del Partito Socialista Italiano avessero parlato, ma a questo punto ritengo ugualmente opportuno dire alcune cose, fare alcune precisazioni ed esprimere delle idee, dei concetti e delle posizioni, perché, come sempre avviene, mi pare che si stiano facendo dei processi alle intenzioni e che si giochi a sostenere delle parti secondo un copione, che potrebbe essere quello della commedia all'italiana.

Mi sembra, intanto, che quello che è stato letto questa mattina dal Presidente della Giunta, sia un buon programma e ciò per ammissione generale, perché non ho sentito nessuno degli intervenuti sostenere che si tratti di un cattivo programma. Qualcuno, ancorché all'opposizione, vi ha trovato delle parentele molto strette, mentre altri si sono ritenuti addirittura gli ispiratori di alcune modifiche, per cui mi potrebbe sorgere quasi spontanea questa domanda: "Ma perché non proponete un appoggio esterno a questa maggioranza, sia pure già grande o pletorica, come da qualcuno è stata definita?".

A questo punto vorrei anche spiegare la presenza del Partito Socialista Italiano in questa maggioranza. Noi non siamo partiti con la certezza, la consapevolezza o l'assicurazione di entrare in una maggioranza; noi siamo partiti da un desiderio di confronto politico e programmatico e da un rapporto di collaborazione che sussisteva e sussiste in altri enti locali, come ad esempio nel comune di Aosta, che non mi pare sia trascurabile come dimensione e come entità, e ci siamo accostati in modo empirico a questa trattativa, senza pretese di nessun tipo.

Abbiamo cercato di vedere se il programma, che in alcuni momenti viene vituperato ed in altri esaltato, è un buon programma, anche se necessariamente generico in certe affermazioni, perché un programma non è un piano di sviluppo. Del resto, non spetta né ad una forza politica, né ad ogni singola forza politica, in sede di costituzione di una Giunta o di un governo, fare un piano di sviluppo, che, ammesso che sia possibile, non sarebbe utile e tanto meno opportuno, anzi forse sarebbe addirittura presuntuoso, perché sarebbe privo della partecipazione di tutto il Consiglio, dei contributi e delle indicazioni politiche e tecniche che potrebbero emergere da una discussione o da un dibattito consiliare.

Ebbene, noi abbiamo concordato su delle proposte programmatiche che sono molto simili a quelle che il Consigliere Riccarand non conosce, perché, forse nella sua attività di consultazione e di controllo di tutti i testi prodotti, ha dimenticato di leggere il programma che il Partito Socialista Italiano, prima delle elezioni, ha spedito in oltre 30.000 esemplari a tutti i capifamiglia valdostani, ha pubblicato sul proprio giornale ed ha illustrato nei pochi comizi, che però hanno avuto una discreta partecipazione. Il nostro programma, quindi, non è un oggetto misterioso e comunque ne farò avere una copia al collega Riccarand, che l'ha perso o l'ha dimenticato.

Ebbene, nel nostro programma sono espressi, grosso modo, gli stessi concetti che, in una forma ed in un linguaggio forse anche diversi, sono contenuti in questo programma.

Qualcuno potrebbe dire: "Ah, ma qui c’è una identità di vedute, una sovrapposizione, una grande confusione, una grande "Babilonia" ideologica, programmatica e politica. Tutti vogliono la stessa cosa e allora non c’è più gusto, perché che politica facciamo?". Intanto non è detto che tutti vogliano la stessa cosa. Noi abbiamo registrato queste convergenze, stranamente significative, tant’è che, nel corso delle trattative, senza voler con questo celare nulla che possa essere detto, il Partito Socialista Italiano aveva avanzato la richiesta di entrare nella Giunta regionale. Ci è stato detto che, per ragioni di continuità e di equilibrio, forse ciò non sarebbe stato possibile e noi non ne abbiamo fatto una questione di dignità offesa, ma abbiamo detto che saremmo stati disposti a collaborare con una costituendo maggioranza, nelle forme e nei modi che si sarebbero potuti identificare e che sarebbero stati meno ingombranti e traumatici, perché noi non ritenevamo di dover turbare gli equilibri esistenti e ritenevamo che la nostra presenza avrebbe dovuto avere più un significato politico che numerico.

Le nostre richieste sono state accolte in modo diverso da come le avevamo formulate, ma a noi ciò è andato bene lo stesso, anzi posso dire che saremmo stati disposti anche ad appoggiare dall'esterno una maggioranza che si fosse impegnata - e noi riteniamo che questa maggioranza si stia impegnando sul programma con degli uomini capaci di garantirne l'attuazione. Noi quindi non siamo né sulla porta, né sullo zerbino. La nostra è una adesione politica di uomini liberi, coscienti e consapevoli. Questo è un primo argomento.

Veniamo ora ad un secondo argomento. Noi non siamo disposti ad appiattirci sulle posizioni di nessuno, se queste posizioni non ci piacciono. Se, però, ci piacciono, non vediamo perché dovremmo distinguerci a tutti i costi e portare all'esasperazione anche le minime differenze che possono sempre sussistere, quando ciò non servirebbe all'economia generale di un discorso.

Questa sera, quindi, noi vogliamo ribadire che il nostro ingresso nella maggioranza ha un significato politico, che dalla solidarietà di questa maggioranza noi ci aspettiamo l'attuazione e la realizzazione di questo programma e che, per quanto è nelle nostre possibilità e nelle nostre modeste forze, faremo tutto quanto ci compete e tutto quanto potremo fare, sia a livello locale, dando il contributo di idee e di propositi per quelle poche energie che possiamo avere, sia a livello nazionale, senza con questo voler instaurare nessun rapporto di "padrinaggio", che non è stato richiesto, ma che nessuno di noi sarebbe disposto a dare, quantomeno in questi termini.

Che il Partito Socialista Italiano sia un partito autonomistico, è un fatto ormai storicamente accertato ed asso dato. Di fronte poi alla domanda che mi pare sia stata rivolta dal Consigliere Tonino, o forse da Riccarand o da Aloisi, sul perché il P.S.I. è oggi in maggioranza, io potrei contrapporre un'altra domanda, che non vuole assolutamente essere provocatoria: "Ma perché non lo era già prima?". Il Partito Socialista Italiano, infatti, pur essendo all'opposizione, non ha mai fatto dell'opposizione dura, intransigente e comunque "evasiva", ma ha cercato di portare avanti dei temi, delle idee e dei propositi anche perché, in altre realtà, ha collaborato e collabora con le forze che oggi compongono la maggioranza.

Una volta io ho fatto questa battuta: "La politique valdôtaine a des raisons que la politique ne connaît pas". Forse è anche così, però noi diciamo che siamo qui per dare, alla luce del sole, tutti quei contributi che saremo in grado di dare.

Per quanto si riferisce poi alle altre osservazioni, che mi sembra siano state fatte utilmente dal Consigliere Tonino, circa un'analisi abbastanza approfondita ed interessante delle scadenze che attendono la nostra Regione, il Consiglio, la classe politica, ma non solo, perché direi anche l'intellighenthia, gli imprenditori e tutti coloro che vivono del loro lavoro, io penso di dover dire che questo Consiglio dovrà e potrà mobilitare il massimo delle sue risorse intellettuali e delle sue capacità. Credo che ciò verrà accettato ed accolto dal Presidente della Giunta e dalla Giunta e credo anche che questa maggioranza nasca come una maggioranza di programma, perché non ha nulla a che vedere con quelle che nascevano tanti anni fa e che venivano definite "maggioranze ideologiche". Credo, invece, che sia una maggioranza di programma, nella quale ognuno può portare la propria specificità in un disegno che, però, deve essere generale e garantito globalmente da chi rappresenta questa maggioranza e cioè dal Presidente della Giunta e dalla Giunta. Noi siamo pronti a fare il nostro dovere.

Certo, stiamo attraversando una difficile fase storica, non solo nella nostra Regione, ma anche a livello nazionale, ed i fatti di natura politica, legati anche ai risultati elettorali, sono un sintomo della profonda trasformazione che c'è nella nostra società, della poca o della diminuita credibilità nelle forze politiche tradizionali, della necessità che esse hanno di trasformarsi e di rispondere ad una domanda politica che è diversa. Questo problema riguarda un po' tutti, riguarda quelli che hanno perso e, in qualche misura, può riguardare anche quelli che hanno vinto o che hanno addirittura stravinto, perché i movimenti presenti all'interno della nostra società sono profondi e di difficile identificazione. Lo sforzo che devono fare le forze politiche e gli uomini politici (ma non solo loro perché tale sforzo deve essere fatto anche dagli uomini di cultura) è appunto quello di aiutarci a decifrare queste trasformazioni e questa domanda di un diverso impegno politico che proviene dal basso.

Io credo che nel corso di questa legislatura il Consiglio cercherà di fare il suo lavoro nel rispetto delle competenze dell'Esecutivo, così come credo che quest'ultimo rispetterà le competenze del Consiglio regionale. Io penso che solo in questo modo si potrà fare del buon lavoro.

C'è un tema che non è stato messo in questo programma, ma che è stato oggetto di una discussione, preliminare tra le varie forze politiche ed è quello che va sotto il nome di "riforma istituzionale", riferita non tanto ai rapporti Stato-Regione, sui quali credo che la maggioranza sia d'accordo, così come credo che sia d'accordo anche buona parte del Consiglio, ma mi riferisco in particolare a quello della riforma istituzionale, intesa soprattutto come riforma dei meccanismi che presiedono alla formazione, alla gestione ed al controllo del potere. Secondo me, certe forme che oggi regolano la nostra vita democratica sono vecchie, superate ed obsolete.

Non ci sentiamo, tuttavia, di indicare in questo campo una ricetta, ma abbiamo delle idee, che vogliamo confrontare con gli altri. Il tema è estremamente vasto ed importante, e su di esso nessuno può giocare a fare il primo della classe, e mi stupisco, a volte, come quando il Consigliere Riccarand, con il suo solito egocentrismo, dice: "Noi avevamo messo nel nostro programma questi tre punti ... Come mai, adesso che sono nel programma esposto dal Presidente della Giunta, non ci vengono riconosciuti?", come se una specie di copyright imponesse di pagare i diritti di autore anche su certe idee.

Noi abbiamo delle proposte da fare sul tema della riforma istituzionale, ma non è questa la sede più idonea per avanzarle e la discussione in corso non è l'occasione più adatta. In ogni caso le faremo e su di esse ci confronteremo, prima con la maggioranza e poi con tutto il Consiglio, perché riteniamo di dover prendere atto di certe manifestazioni di insoddisfazione e di insofferenza che, in seguito ai risultati elettorali, si sono verificate e che si stanno ancora verificando, anche se in modo convulso, all'interno di quasi tutte le forze politiche.

Con questo, ovviamente, non intendo esprimere un giudizio morale su quello che sta succedendo, perché, tornando a ripetere quello che ho già detto altre volte, in politica esiste il diritto di contraddirsi e di andarsene. Questo è un diritto fondamentale, anche se è importante che venga esercitato nei termini e nei modi dovuti.

Per usare una battuta cara al filosofo Gianni Vattimo, si tratta di un segno che dimostra come, oggi, la politica non attiene tanto "al pensiero forte", quanto piuttosto al "pensiero debole". I partiti, cioè, non sono più gli strumenti attraverso i quali si deve necessariamente canalizzare ed esercitare tutto l’impegno politico; in qualche misura stanno emergendo forme diverse ed esigenze di espressione individuale, che non riteniamo positive, però ci sono e sono una manifestazione del nostro tempo. Noi dobbiamo prenderle in considerazione, perché sono una manifestazione di malessere.

Io credo, quindi, che il Consiglio regionale si debba porre anche questo problema nel corso della presente legislatura, perché, se occorre fare certe riforme, bisogna anche avere il coraggio di impostarle fin da adesso. Se certe regole del gioco devono essere cambiate, ciò deve avvenire adesso per la prossima legislatura.

Io non ho altro da aggiungere se non augurare buon lavoro al Presidente del Consiglio ed al Presidente della Giunta, e colgo l'occasione per riconfermare loro l'appoggio leale e sincero del Partito Socialista Italiano.

Si dà atto che alle ore 17,54 riassume la Presidenza il Presidente BICH.

PRESIDENTE: Ha chiesto la parola il Consigliere Rusci; ne ha facoltà.

RUSCI (P.R.I.): Signor Presidente e colleghi Consiglieri, nel cosiddetto gioco delle parti, che si svolge durante la prima seduta del Consiglio regionale, in cui si elegge la maggioranza il Presidente dell'Esecutivo e la Giunta che, almeno me lo auguro, governeranno per tutta la prossima legislatura, mi aspettavo una serie di domande dall'opposizione, che sono venute puntuali, tra le quali, come è stato chiesto al P.S.I., così anche a noi è stato chiesto: "Ma perché il P.R.I. sta in maggioranza?". Il Consigliere Aloisi ha tentato di giocare al pescatore, facendo scattare qualche orgoglio di partito e dicendo: "Ma come, vi siete tutti appiattiti? Non vedete che siete tutti maltrattati? Gli unici che hanno veramente ottenuto un buon risultato elettorale, hanno poi fatto il pieno anche nella gestione del potere!".

Ebbene, io non no difficoltà a rispondere per spiegare perché il P.R.I. è in maggioranza. Non presumiamo di essere dei grossi politologi, anche se, dai risultati dell'ultima consultazione elettorale, abbiamo capito alcune cose, come, per esempio, che l'elettorato ha ribadito la centralità del Consiglio regionale da parte dell'Union Valdôtaine, dando un ruolo particolare a questa forza autonomistica. Questo, peraltro, era già stato da noi capito in un'epoca non sospetta, perché abbiamo collaborato con l'Union e con la maggioranza nella passata legislatura e ci siamo schierati con i movimenti regionalisti in occasione delle elezioni politiche dello scorso anno. Credo che non ci fosse periodo meno sospetto di quello. Dal punto di vista matematico, la coalizione usciva assolutamente battuta sulla carta, mentre essa ottenne un risultato superiore a quello che le singole forze hanno sommato o perso nell'ultima campagna elettorale per le elezioni regionali.

Ci eravamo e continuiamo ad esserci. In campagna elettorale abbiamo detto e ripetuto di essere contrari ad avventurismi politici e, fortunatamente, questa volta siamo qui in Consiglio regionale a guardare quelli che non ci sono più. Questa volta ci siamo e, sia pure con difficoltà e con sacrifici, constatiamo che il Partito Repubblicano Italiano ha fatto risultato e noi siamo convinti che questo risultato è stato raggiungo anche grazie alla mancanza di smania di avventuriamo politico, e questa è una grossa concretezza operativa.

Che cosa abbiamo trovato nel momento immediatamente successivo alle elezioni? Abbiamo potuto verificare una buona compatibilità programmatica. Noi riteniamo che il documento predisposto dalla forza di maggioranza relativa e poi chiosato, allargato, aumentato e limato nel corso dei vari incontri di maggioranza sia un buon documento, mentre credo che il Consigliere Riccarand abbia fatto una lettura riduttiva degli inserimenti e dei maggiori innesti programmatici. Il documento, ovviamente, non contiene tutto e noi, del resto, diffidiamo delle summae, che tutto vogliono dire e tutto vogliono risolvere. E' un canovaccio che dovrà necessariamente tenere conto delle modifiche imposte dalla realtà, perché la storia ed anche la cronaca di tutti i giorni sono come un grosso fiume in movimento, per cui è difficile fissare e stabilire per punti precisi quello che si dovrà o non si dovrà fare in seguito.

Dicevo, pertanto, che siamo ancora nella maggioranza. Consigliere Aloisi, non ci riteniamo feriti nell'orgoglio perché non sediamo sugli scranni della Giunta, anche perché, alla funzione assessoriale, noi non riconosciamo una capacità quasi taumaturgica. Io credo che una forza politica non presuntuosa, se è in grado di produrre idee, possa anche incidere in qualche modo sulla realtà che le sta intorno. Ebbene, è un po' questo quello che noi vogliamo. Crediamo che sia questa la funzione per la quale l'elettorato ci ha dato fiducia e cioè appartenere alla maggioranza, con serietà e con lealtà. Il nostro voto non sarà isterico, ma razionale e partecipato.

Ci ha fatto piacere sentire il Presidente della Giunta enunciare un'indicazione precisa nei confronti dell'efficienza e della collegialità. Forse, mi sentirete parlare sovente in questo Consiglio regionale, ma i miei interventi saranno di brevissima durata. Ho una mia regola morale, per la quale credo che in cinque od in sei minuti si possa parlare quasi di tutto.

A noi ed al Consiglio regionale rivolgiamo l'auspicio che la nostra Regione, che si è rivelata come un modello di convivenza civile e democratica, non abbia a dimenticare le sue radici ed utilizzi nel presente, al meglio, le sue potenzialità statutarie, umane, economiche ed ambientali, per prepararsi un futuro sereno, in cui il miglioramento della qualità della vita di tutti noi diventi una certezza, a partire dalle fasce più deboli ed indifese della popolazione.

Grazie.

PRESIDENTE: Prima di far continuare il dibattito, pregherei i numerosi colleghi Consiglieri che ancora non hanno restituito le schede con i relativi dati anagrafici, di provvedere in merito al più presto, per motivi organizzativi e tecnici, e per dar corso alle procedure previste.

Ha chiesto la parola il Presidente della Giunta, Rollandin; ne ha facoltà.

ROLLANDIN (U.V.):Je veux avant tout remercier les Conseillers pour leurs interventions, pour avoir eu la disponibilité à discuter d'un programme que nous avons présenté à l'attention de toutes les forces politiques.

En effet, on a choisi de présenter avant tout un programme justement pour faire comprendre que le résultat d'un débat qu’il y a eu avec toutes les forces politiques avait trouvé un consensus, surtout de la part de certaines forces et était ouvert à la participation et aux suggestions des autres forces politiques.

Le choix qui a été fait pour cette législature est un choix de continuité et je crois que là il y a déjà une première indication.

L'examen que l'on peut faire sur les résultats électoraux et sur le travail qui avait été préparé pendant la législature précédente a été objet d'attention de la part de la population. En effet, si je me rappelle bien, au moment où, il y a cinq ans, on avait présenté un programme, on nous avait dit: "Vous allez proposer trop de sujets que vous ne réaliserez probablement pas dans les prochaines années". Et bien, à l'examen final, on a eu la possibilité de voir que la plus grande partie de ce programme a été réalisée, sauf - et nous le regrettons vraiment - pour ce qui est des rapports envers l'Etat, envers le Gouvernement. On pourrait, je pense, reprendre ce chapitre.

Pour ce qui est, en revanche, du programme qui représentait la possibilité de l'action programmatique et de planification du Gouvernement, les forces politiques ont été exhaustives et l'action conséquente.

Suite à ces résultats, le minimum était d'avoir une confrontation avec les forces politiques sortantes et de voir s'il y avait la possibilité de continuer une activité qui avait déjà donné de bons résultats et de présenter un programme qui reprend des points du programme précédent, car lorsqu’on parle de développement des différents points de l’économie, et surtout d'un développement équilibré, ce qui signifie une attention particulière aux différents secteurs sans privilégier un secteur au détriment des autres, c'est là un choix qui n'est pas d'une importance secondaire.

Suite à cette présentation du programme, on a eu une attitude différente des différentes forces politiques. Il y a eu la possibilité d'un débat sur une proposition qui avait été faite par la force qui avait obtenu un certain résultat. Il est donc normal qu’il y ait un débat à l'intérieur des différentes forces qui ont apprécié un certain programme.

Le fait que nous soyons là aujourd’hui pour présenter avant tout le programme et pour soumettre ce programme et non pas des formules - et d'avoir un débat sur le programme et d'en accepter les suggestions, ce n'est pas une attention de deuxième degré par rapport au rôle du Conseil, même pas le fait d’avoir choisi d'arriver à la constitution d'une commission spécifique pour examiner un point qui est à l'attention des différentes forces politiques, l'examen de l'application du Statut, du règlement d'application du Statut et des modifications qui seront présentées à l'attention des régions.

N'oublions pas que pendant ces mois on a eu la possibilité et vendredi prochain il y aura l'exigence d'avoir une confrontation avec le Ministre des régions pour examiner les propositions de modification de la Présidence du Conseil des Ministres, avec certaines modifications des pouvoirs locaux et, surtout, une proposition qui sera, je crois, l'un des débats qu’il faudra faire dans ce Conseil, c'est la proposition du Sénat des régions. Ce sera je crois un débat très intéressant. Il y a différentes propositions dont celle qui prévoit l’élection directe à ce Sénat des régions de la part des populations et celle qui prévoit l’élection de la part du Conseil des représentants au Sénat des régions. Ce sera une exigence des forces de cette majorité, des forces du Conseil, d'examiner avec attention les conséquences d'un choix qui pourra donner une certaine compétence ou bien enlever d'autres compétences aux régions.

Je répète que le fait d'avoir choisi cette possibilité de participation de toutes les forces politiques avec une commission spécifique, c'est justement un choix marquant d'une exigence qui peut, à notre avis, être partagée par toutes les forces politiques.

Il y a déjà une autre réponse à l'autre question aussi, car n’oublions pas que certaines normes d'application, telles l'industrie, l'instruction publique, font encore l'objet de l'attention des organes compétents. Je le dis entre guillemets car, par exemple, le fait que la Cour aux Comptes n'ait pas encore donné la possibilité d'avoir finalement le décret qui concerne l'industrie, c'est une situation qui pourra être dépassée avec les nouvelles règles qui devront être votées d'ici quelques jours de modification des compétences de la Cour aux Comptes par rapport à l'activité du Gouvernement. Il y a là une série de questions que nous avons suivies avec attention et que nous sommes là pour suivre avec l'accord de toutes les forces politiques.

Le choix de mettre avant tout l'attention sur la signification du Statut et l'application du Statut est un point capital de l'activité de cette législature.

L'autre point qui a été mis en évidence est la préparation culturelle et économique à l'adoption de l'acte unique. J'ai entendu et j’avais déjà lu des réflexions de la part de M. Riccarand; j'ai pris bonne note du programme du Conseiller Riccarand sur les points concernants les possibilités d'arriver à '92 avec une certaine préparation: et bien, sauf l'indication de ne pas utiliser les 300 milliards qui à présent nous reviennent pour les taxes de l'I.V.A., il n’y a rien du tout.

J'ai entendu dire "Piattaforme autonomistiche" de la part du Conseiller Tonino: j’accepte et en effet la proposition que nous faisons va dans ce sens. Mais les limitations dont parlait M. Riccarand, "proposte, preoccupazione di spendere, politica delle entrate", attention! Le débat sur la possibilité de prévoir qu’il y ait l'imposition de la part des régions est encore ouvert. A présent, il n’y a aucune possibilité pour l'Administration régionale de faire des choix de ce genre, sauf de participer et de faire participer à certains choix qui concernent le rapport avec l'Etat.

C'est trop simple de faire certaines affirmations sans avoir la possibilité d'arriver jusqu’au bout. Quelle a été la proposition que nous avons faite et que nous faisons par rapport à la préparation à l’échéance de '92? C'est justement de participer en tant que force active au moment des décisions qui seront prises à travers les directives de la CEE. Vous le savez et plusieurs d'entre vous auront eu la possibilité de lire l'acte unique: c'est une déclaration d'intention. Il n’y a aucune indication de ce qui se passera, ni au niveau des réglementations financières, ni aux autres niveaux de réglementation des différentes libéralisations qui seront apportées avec l'acte unique.

Donc, s'il y a encore la possibilité de construire, la meilleure façon de participer est d’être présent au moment des décisions. Voilà alors l'engagement, par exemple, à travers l'organisation des différentes régions d'Europe et à travers les présences qualifiées au moment où il y aura la possibilité de décider.

Il y a donc une attention particulière sur ces thèmes que les Conseillers ont rappelés. Mais justement, le programme que nous avons présenté n'est certes pas exhaustif, ne reprend pas les problèmes dans le détail: nous le ferons au moment de la présentation du budget, en d'autres occasions.

Il y a certaines déclarations telles celle de quelqu’un sur le Parc: "Vous réclamez toujours à propos du Parc National, mais vous ne dites pas ce que vous voulez". Au contraire! Pour ce qui est de l'attitude des forces politiques, on avait trouvé une solution valable que l'on n'a pu mener à terme du fait que la Commission compétente n'a plus marché pour les retards qu’il y a eus à nommer les représentants dans la commission paritaire. Souligner ces points n'est pas un défaut de l'Administration régionale, c'est justement le point que nous voulons remarquer du rapport constructif avec le Gouvernement et la représentativité du Gouvernement.

Nous avons, c'est vrai, repris les points de l'hôpital, du Parc et de la loi électorale, par rapport aux compétences que nous avons à régler avec l'Etat italien; nous avons dit qu’il faudra arriver à certaines échéances car certaines situations sont insoutenables.

Nous avons demandé un engagement supplémentaire pour résoudre des problèmes que personne ne pourra résoudre s'il n’y a pas d'engagement au niveau central.

Dès l'instant où l'on a présenté un discours sérieux, un programme valable à l'attention du Conseil, on a fait un devoir de rapport sérieux envers le Conseil. Le fait d'avoir eu la possibilité de débattre sur le programme avant même de nommer l'Exécutif, c'est un signe de débat correct envers les forces politiques.

Pour le restant, reprendre les différents points, sur cinq points qui ont été signalés par le Conseiller Riccarand trois ont été acceptés, mais sans doute il y aura d'autres points, encore à évaluer de la part des forces politiques, qui pourront être acceptés. On n'a pas dit que l'on était sourd aux différentes suggestions des Conseillers, loin de là! Mais le fait de dire: "Je voudrais savoir la raison pour laquelle je ne fais pas partie de la majorité ... je crois que c'est un choix. Il suffit de le dire, si tu estime que..., tu vas modifier ton attitude par rapport au Casino et à l'autoroute et tu pourras donner ton appui.

Je crois que tu as toujours prêché que nous avions trop d'argent, tu l'as déclaré, tu as fait des interviews: c'est une attitude que nous n'apprécions pas.

Nous apprécions en revanche qu’il y ait une attention spécifique par rapport à ce qui se passera en ?92. Le fait de dire qu’aujourd’hui la possibilité d'avoir certains revenus est exagérée, je crois que c'est un tort à l'autonomie. Permets-moi de te le répéter encore une fois, Riccarand, c'est une attitude que je n'ai jamais appréciée, justement pour le fait que pour certaines compétences que nous avons, nous l'avons déclaré, nous avons la possibilité, face à certaines recettes, de disposer de certaines possibilités de créer les infrastructures pour notre économie, pour notre autogouvernement. Je crois que le fait d'avoir des idées, comme nous l'avons exposé, susceptibles de donner un certain essor à la Vallée d'Aoste, et en particulier l'idée de présenter notre Vallée comme un modèle - même si c'est une idée qui peut sembler excessive par rapport à ce qui se passe, par rapport aux possibilités d'un statut qui nous donne certaines priorités - n'est pas exagéré.

Voilà ce que nous voulons dire avec ce programme: que les forces qui feront partie de la majorité - P.S.I., P.R.I., U.V., A.D.P., Maquignaz qui l'a déclaré et la D.C. - feront leur devoir surtout en examinant à fond les problèmes, en leur donnant une réponse.

Au-delà de cette philosophie, je ne veux pas qu’il se passe ce que quelqu’un a dit à propos de certaines interventions, au niveau des différents partis nationaux. Je crois que tous ont lu cet article très amusant paru sur "La Repubblica": "Di che parlano i comunisti?".

Et bien, moi je ne voudrais pas qu’a l'assemblée du Conseil régional il y ait cette attitude. Il y a un débat, il y a sans doute des positions différentes, mais il y a une position claire des forces de la majorité, qui ont présenté le programme, qui s’engagent à travailler dans un but qui est très clair: le développement en préparation de ?92.

Si l'on me permet encore, l'analyse qui a été faite des forces de la majorité et des autres forces, tous ont mis l'accent sur la "centralità" de l'Union Valdôtaine, mais ce n'est pas un défaut; le fait de jouer un certain rôle en présentant un programme n'est pas d'aller vers l'occupation des forces de pouvoir; ce n'est pas la volonté de gérer pour gérer, comme certains l'ont laissé entendre: c'est de gérer pour résoudre les problèmes.

Nous avons eu la possibilité de voir que si l'analyse que quelqu’un a faite est vraie, à savoir que les partis ne sont plus à même de résoudre et de donner une réponse aux différents problèmes de la population, je crois que les mouvements au contraire le sont. Je crois que faire certaines analyses entraîne certaines conséquences.

Si l'on a trouvé, en tant que force de majorité, un accord, c'est que l'on a travaillé dans une certaine direction. On avait déjà travaillé ensemble, on a trouvé que ce travail pouvait continuer et partant on a exprimé un programme qui reprend les idées que les différents groupes ont apportées.

En remerciant encore les différents Conseillers pour leurs interventions, je crois devoir dire que nous sommes ouverts à la collaboration des différentes forces politiques, à condition qu’il s'agisse d'une collaboration constructive.

PRESIDENTE: Ringrazio il Presidente della Giunta per la replica e, prima di passare alla nomina degli Assessori, vorrei ricordare ai colleghi Consiglieri che verranno loro distribuiti, per la successiva disamina in via d'urgenza, gli allegati relativi ai ricorsi presentati dai signori Tegoni Bruno e Cattro Giorgio, in materia di ineleggibilità, e le ipotesi di formulazione delle Commissioni consiliari permanenti, che verranno nominate alla fine della presente seduta del Consiglio.