Compte rendu complet du débat du Conseil régional

Objet du Conseil n. 2453 du 19 mars 1997 - Resoconto

SEDUTA ANTIMERIDIANA DEL 19 MARZO 1997

OGGETTO N. 2453/X Disapplicazione della legge statale recante disposizioni in materia di risorse idriche. (Reiezione di mozione)

Mozione Vista la legge 5 gennaio 1994, n. 36 "Disposizioni in materia di risorse idriche", che ha riconosciuto il carattere pubblico di tutte le acque;

Considerato che l'Assessorato regionale dei Lavori Pubblici ha predisposto una dichiarazione con la quale tutti i proprietari di sorgenti e di pozzi d'acqua, gli utilizzatori di acque derivate da corsi d'acqua non pubblica e coloro che vantano diritti di utilizzo di acque superficiali e sotterranee devono richiedere il riconoscimento del diritto d'uso di tali acque;

Visto il secondo paragrafo dell'articolo 5 dello Statuto Speciale per la Valle d'Aosta che recita "Sono altresì trasferite al demanio della Regione le acque pubbliche in uso di irrigazione e potabile";

Visti gli articoli 7, 8 e 9 dello Statuto Speciale per la Valle d'Aosta;

Visto il R.D. 11 dicembre 1933, n. 1775;

Di fronte alla palese ingerenza compiuta dallo Stato italiano sui fondamentali principi riconosciuti dallo Statuto Speciale valdostano che, da una parte, ha riconosciuto alla nostra Regione la piena competenza in materia di acque pubbliche e, dall'altra, obbliga i cittadini valdostani a presentare una consistente e costosa documentazione a corredo delle domande per il riconoscimento del diritto d'uso;

tutto ciò premesso, il Consiglio regionale

Delibera

di non dare corso all'applicazione della legge 5 gennaio 1994, n.36 perché in palese contrasto con lo Statuto Speciale per la Valle d'Aosta.

Ribadisce

la propria autonomia e competenza in materia di acque pubbliche in Valle d'Aosta.

F.to: Linty

Presidente Ha chiesto la parola il Consigliere Linty.

Linty (LNPIAP) Lo Stato con la legge 5 gennaio 1994 n. 36 "Disposizioni in materia di risorse idriche", decide che tutte le acque private (derivazioni, pozzi, sorgenti) sul territorio dello Stato diventano acque pubbliche. Ora, partendo dal nostro Statuto speciale, vediamo che all'articolo 5 già si prevede che "sono altresì trasferite al demanio della Regione le acque pubbliche in uso di irrigazione potabile", quindi non è che lo Stato abbia inventato l'acqua calda, diciamo che ha tolto la proprietà dalle acque che prima c'era, per cui i proprietari dei fondi erano anche i proprietari delle sorgenti, mentre ora non lo sono più perché si dice che c'è un bene collettivo da salvaguardare, quindi le acque diventano pubbliche.

La cosa che invece fa discutere ed è alquanto anomala è il fatto che si obblighino gli ex proprietari delle sorgenti, delle derivazioni, dei pozzi, a presentare una domanda per vedersi riconosciuto il diritto all'uso: le acque non sono più loro, ma visto che le hanno utilizzate per molti anni, viene loro riconosciuto il diritto all'uso di queste acque. Fino a qui ancora niente; il problema è sulla modalità ed i contenuti dei due atti legislativi di riferimento: uno è un articolo dello Statuto speciale, quindi approvato con legge costituzionale; l'altro è una legge ordinaria, che peraltro non fa assolutamente menzione della Valle d'Aosta. Viene quindi fatta una legge composta da un certo numero di articoli, viene detto che le acque sono tutte considerate pubbliche, ma non si fa riferimento al fatto che in Valle d'Aosta non esiste sulle acque ad uso di irrigazione potabile il demanio dello Stato, bensì quello della Regione.

L'Assessorato dei lavori pubblici ha fatto predisporre dagli uffici una documentazione e in data 24 gennaio 1997 è stato pubblicato un avviso che ricordava a tutti i Valdostani ex proprietari delle sorgenti e dei pozzi di derivazione che entro lunedì 3 febbraio dovevano presentare una domanda in bollo per vedersi riconosciuto il diritto all'uso di quest'acqua, con una proroga al 31 ottobre di quest'anno per la documentazione da allegare.

Visto che molto spesso parliamo di delefigicazione o di semplificazione della macchina burocratica, amministrativa, viene da chiedersi se in questo caso la Regione non possa intraprendere iniziative diverse da quelle fin qui intraprese per ovviare alle problematiche causate da questa legge, ovvero per evitare ai numerosi cittadini valdostani, che vantano dei diritti sull'uso di queste acque, la copiosa documentazione che devono presentare, mettendo per una volta le strutture della Regione a disposizione dei cittadini senza chiedere ai cittadini di venire sempre in Regione per vedersi riconosciuto un diritto acquisito.

La mozione in oggetto quindi, chiede la non applicazione di questa legge anche perché la legge stessa non ha fatto alcuna menzione riguardante la nostra Regione, ma si è limitata ad uniformarci a tutte le altre regioni italiane, e ribadisce - ed è questa la parte sicuramente più forte - l'autonomia e la competenza della nostra Regione.

Questo non significa solo ricordare allo Stato la legge costituzionale della Valle d'Aosta che dà le acque ai Valdostani, ma significa anche creare un nuovo corso in merito alla burocrazia: evitare cioè l'aumento della burocrazia, mettendo a disposizione dei cittadini valdostani che ne fanno richiesta le strutture che la Regione ha già distribuito su tutto il territorio - mi viene da pensare agli enti locali, alle stazioni della forestale, queste sono cose che si possono vedere - ed evitando loro di produrre tutta la documentazione allegata anche perché ci sono persone anziane che difficilmente riescono a produrre da sole i documenti richiesti, per vedersi riconosciuto fra l'altro un diritto che esiste già da centinaia di anni. Inoltre con questa mozione si ribadisce la nostra autonomia nei confronti dello Stato rispetto alla materia delle acque pubbliche nella nostra regione.

Président La discussion générale est ouverte. Le Conseiller Dujany a demandé la parole.

Dujany (PVA) Vorrei solo chiedere se prima di chiudere la discussione generale fosse possibile acquisire la posizione dell'Assessore su quest'argomento.

Président On ne peut pas obliger personne à intervenir. Je déclare close la discussion générale et je passe la parole à l'Assesseur des travaux publics, Lavoyer.

Lavoyer (ADP-PRI-Ind) Il Consigliere Linty nei suoi atteggiamenti a volte è anche simpatico, soprattutto quando fa l'allievo di Bossi, nel senso di sparare affermazioni che fanno rumore su argomenti seri. Tutto ciò penso per movimentare il dibattito politico, è un suo diritto in quanto Consigliere regionale.

Eviterò quindi di cadere nella trappola della polemica sterile, per attenermi ai fatti oggettivi relativi ai comportamenti della Giunta, che non hanno nulla a che vedere con le affermazioni contenute nella presente mozione. In ogni caso cercherò comunque di rispondere nel dettaglio ai rilievi della mozione stessa.

Innanzitutto alcune premesse, sia relative alle attribuzioni statutarie, sia relative alle novità che introduce la legge 36, dopodiché entrerò nel dettaglio di quanto affermato nella mozione.

Il quadro normativo a livello costituzionale - legge costituzionale n. 26 e del febbraio '48 n. 4, Statuto ed autonomia speciale della Regione relativamente alle acque potabili - è così costituito, articolo 5, comma 2: "Sono trasferite al demanio della Regione le acque pubbliche in uso di irrigazione e potabile. Su tali acque ai sensi dell'articolo 2, lettera m), sussiste la potestà normativa primaria della Regione". Non abbiamo mai messo in discussione questa potestà normativa primaria della nostra Regione, abbiamo soltanto avviato una procedura che evita da parte della Regione un atteggiamento che va nella direzione di non riconoscere i diritti acquisiti dai privati cittadini.

Alcune premesse sulle novità introdotte dalla legge n. 36 del 1994. Tale legge persegue l'intento con una normazione quadro di valorizzare e razionalizzare le risorse idriche. L'obiettivo immediato è di garantire livelli gestionali ottimali che assicurino un servizio di qualità agli utenti, avviando un processo di completa ristrutturazione della materia. Tale obiettivo è ritenuto perseguibile attraverso lo strumento della gestione del ciclo integrale: distribuzione, depurazione e fognatura.

I principi di questa legge sono così sintetizzabili. Viene riconosciuto il carattere pubblico di tutte le acque, ovvero "Tutte le acque superficiali e sotterranee ancorché non estratte dal suolo sono pubbliche e costituiscono una risorsa che è salvaguardata e utilizzata secondo criteri di solidarietà". È prioritario l'uso potabile, non viene disconosciuta però l'importanza dell'acqua quale risorsa essenziale per lo sviluppo economico. Le risorse idriche vanno risparmiate e rinnovate, la gestione deve mirare al superamento dell'uso indiscriminato della risorsa che non è più sostenibile visti i consumi sempre crescenti che la civiltà del benessere impone; dove si presenti possibile, l'acqua va utilizzata per fini diversi. Si persegue l'equilibrio di bacino idrico, la gestione della risorsa non deve compromettere gli equilibri ambientali.

Fino all'entrata in vigore della presente legge la normativa italiana in materia di acque si basava sul combinato disposto dell'articolo 822 del Codice civile e dell'articolo 1 del R.D. 11 dicembre 1933 n. 1775, Testo Unico delle leggi sulle acque. Ai sensi dell'articolo 822 del Codice civile, appartengono allo Stato e fanno parte del demanio pubblico i fiumi, i torrenti, i laghi e le altre acque definite pubbliche dalle leggi in materia. L'articolo 1 del Testo Unico del '33 recita: "Sono pubbliche tutte le acque sorgenti, fluenti o lacuali, anche se artificialmente estratte dal suolo, sistemate ed incrementate, le quali considerate sia isolatamente per la loro portata o per la loro ampiezza nel rispetto bacino imbrifero, sia in relazione al sistema idrografico al quale appartengano, abbiano o acquistino attitudine ad usi di pubblico e generale interesse".

Contro il principio di pubblicità di tutte le acque contenute nell'articolo 1 della legge n. 36, il Tribunale superiore delle acque pubbliche ha promosso un giudizio di legittimità costituzionale in quanto verrebbero così sottratte al dominio privato tutte le acque in modo indiscriminato, a prescindere dalla sussistenza di un interesse pubblico da tutelare e dalle ragioni di solidarietà economica e sociale che sole potrebbero, secondo il Tribunale delle acque, giustificare la sottrazione.

Con la sentenza n. 259 del luglio '96 la Corte costituzionale ha riconosciuto la non fondatezza della questione di legittimità costituzionale dell'articolo 1 della legge n. 36, fondando le sue conclusioni sulle seguenti considerazioni: "Si è avuto un'evoluzione progressiva nei criteri distintivi delle acque pubbliche o private con una caratterizzazione crescente dell'interesse pubblico per il bene acqua in relazione all'aumento dei fabbisogni, alla limitatezza della disponibilità quantitativa e qualitativa e ai rischi concreti di penuria per diversi usi. L'interesse per la protezione delle acque in conseguenza di una maggiore consapevolezza della limitata disponibilità idrica è via via aumentata, soprattutto in ambito comunitario, dove l'acqua è considerata una risorsa da salvaguardare, in quanto bene primario per l'uomo, da rischi di inquinamenti e sprechi. L'interesse generale da salvaguardare, che sta alla base del principio di pubblicità, è quello di un utilizzo adeguato della risorsa idrica in relazione alla limitatezza delle disponibilità ed alle esigenze prioritarie specie verso gli usi futuri. D'altra parte non vi è una generalizzata ed indiscriminata forma di pubblicità di tutte le acque, essendo comunque privilegiate alcune utilizzazioni tradizionali che sono escluse dall'interesse generale: raccolta di acque piovane a servizio dei fondi agricoli, uso di acque sotterranee per usi domestici e agricoli da parte di proprietà del fondo. Viene infine previsto un periodo transitorio per l'esercizio del diritto di riconoscimento della concessione di acqua a salvaguardia di coloro che utilizzavano acque che hanno assunto natura pubblica".

La mozione prevede: "Di fronte alla palese ingerenza compiuta dallo Stato italiano sui fondamentali principi riconosciuti dallo Statuto Speciale valdostano che, da una parte, ha riconosciuto alla nostra Regione la piena competenza in materia di acque pubbliche e, dall'altra, obbliga i cittadini valdostani a presentare una consistente e costosa documentazione a corredo delle domande per il riconoscimento del diritto d'uso...;". Questa è una delle prime affermazioni contenute nella mozione che, secondo me, non è corretta. Infatti il principio della pubblicità delle acque è sancito come costituzionale dalla sentenza sopracitata, quindi si è cercato di fare in modo di salvaguardare i diritti di coloro che prima possedevano un'acqua come privata attraverso una procedura che fosse la più semplice possibile, avvalendosi proprio della competenza primaria in materia. Le modalità di attuazione di questo riconoscimento sono dettagliatamente previste nella legge n. 36, che prevede di utilizzare procedure del Testo Unico del '33 per le concessioni di derivazione d'acqua.

La scelta operata dall'Amministrazione regionale, proprio nel rispetto delle competenze primarie e statutarie, è stata quella innanzitutto di comprendere quale sia l'entità delle domande da prendere in considerazione attraverso la presentazione di una domanda di riconoscimento molto semplice. Non si può quindi fare della polemica sulle ventimila lire della marca da bollo.

In seconda fase è stata poi prevista la presentazione - sempre sulla base di un modello predisposto allo scopo dall'Assessorato - di una serie di informazioni più tecniche quali l'ubicazione della derivazione sulla carta tecnica della Regione, l'indicazione dell'origine del diritto d'uso che si intende salvaguardare. È una documentazione semplicissima, che non richiede né il diploma né la laurea.

Quanto sopra non per riconoscere dei diritti allo Stato, o per non salvaguardare le competenze statutarie, ma per confermare la piena competenza della Regione, evitando però come Regione di non riconoscere dei diritti acquisiti ai privati cittadini.

La documentazione, ripeto, è semplicissima, è la fotocopia di una mappa con indicazione di dove è ubicata la sorgente con al limite una fotografia allegata.

Non è quindi un'azione che va nella direzione di rendere subalterna la Regione allo Stato, ma che vuole dare la possibilità al cittadino di non perdere i diritti acquisiti nei confronti della Regione, pertanto non è che disconosciamo la competenza primaria dell'Amministrazione regionale.

L'altro punto non corretto della mozione è dove si dice: "Delibera di non dare corso all'applicazione della legge n. 36 perché in palese contrasto con lo Statuto speciale della Valle d'Aosta." La legge non limita assolutamente il potere regionale sancito dallo Statuto, in tutte le parti ove ciò avviene evidentemente non è da applicarsi, cioè se la legge n. 36 limita in alcune parti lo Statuto della Valle d'Aosta, noi certamente non lo applichiamo.

La legge non limita il potere regionale perché non toglie alla Regione la possibilità di regolamentare la materia come meglio ritiene opportuno. Infatti le possibilità di manovra della Regione sono notevoli, richiamandosi proprio alla competenza primaria per le acque pubbliche ad uso potabile nella realizzazione degli obiettivi generali posti nei modi e nei termini più opportuni per la Regione stessa.

La Regione per ora ha solo avviato le procedure di riconoscimento, che sono affidate alla Regione stessa ai sensi dello Statuto e non ad altro organo extraregionale, secondo le modalità che ritiene più congrue per la propria realtà.

Considerato che in Regione si discute sempre più sulla necessità di migliorare ed incrementare lo sfruttamento delle acque, l'operazione di riconoscimento dei diritti d'uso permette anche di censire per la prima volta un patrimonio idrico comunque vincolato, rispetto al quale porsi in tutti i progetti di utilizzo delle acque senza ledere i diritti acquisiti di alcuno. Quindi non si tratta di subalternità della Regione nei confronti dello Stato, ma di salvaguardia da parte della Regione dei diritti dei cittadini.

Nell'ultimo punto della mozione si dice: "Ribadisce la propria autonomia e competenza in materia di acque pubbliche in Valle d'Aosta.". Quanto sopra è una dichiarazione di principio che mi pare inutile riaffermare. Il problema in discussione infatti non riguarda i rapporti Regione - Stato, ma eventualmente i rapporti Regione - enti locali - cittadini, per un corretto utilizzo delle risorse idriche. In tale senso le possibilità di razionalizzare l'utilizzo delle acque sono notevoli se viene abbandonata la visione settoriale - agricoltura, idroelettrico, potabile - e lo spirito localistico - conflitti fra comuni, fra consorzi e rispettivi comuni - che fino ad oggi ha caratterizzato l'intervento pubblico nel settore. Si tratta quindi di utilizzare al meglio rispetto ai propri bisogni le risorse, in questo caso idriche, che il proprio territorio mette a disposizione per tutta la collettività regionale, senza avere aree privilegiate per la loro posizione geografica o altre comunità che invece vengono penalizzate.

Per queste motivazioni, se il Consigliere Linty ritiene di mantenere la propria mozione, ci asterremo.

Presidente Ha chiesto la parola il Consigliere Dujany per dichiarazione di voto.

Dujany (PVA) Mi pare che il Consigliere Linty abbia posto un problema politico di tipo generale. L'impostazione della mozione a mio parere è effettivamente di carattere strumentale e non può da parte nostra, così com'è, essere votata positivamente. Vorrei, sotto questo profilo, chiedere al Consigliere proponente se vi è una possibilità di modificare o di rinunciare a questo tipo di impostazione poiché non possiamo assolutamente deliberare la disapplicazione di una legge che è stata regolarmente impugnata davanti alla Corte costituzionale da parte della Regione. A questo proposito non concordo con le parole dell'Assessore che dice che questa legge non va ad incidere sui poteri statutari; va ad incidere in modo pesante, tant'è vero che la Giunta regionale l'aveva impugnata davanti alla Corte costituzionale. Siamo in presenza ancora di una Corte costituzionale fortemente nazionalista, con una presenza ancora del tutto carente delle energie regionaliste, di quella che potrebbe essere un'ipotesi di nazione federale, quindi ancora pronta per lo più, soprattutto in questo momento storico, a difendere le posizioni dello Stato, quindi bisogna partire da questo presupposto, ovvero ci troviamo di fronte ad una forte ingerenza statale che ha trovato anche un suo riconoscimento da parte della Corte costituzionale, che ha accolto quella posizione che la Regione aveva contestato nel momento dell'impugnativa.

A questo punto si tratta di capire cosa si deve fare. La soluzione indicata da Linty non è perseguibile né sul piano politico né su quello giuridico. Mi pare peraltro che ponga all'attenzione del Consiglio un problema serio, nel senso che le soluzioni che indica non sono idonee, ma la problematica che pone è seria perché non possiamo proprio accettare il principio che la Regione diventi un ufficio operativo dello Stato in termini di principio, in una materia in cui abbiamo una competenza ad intervenire.

Questo anche nell'ipotesi in cui, e questa sarebbe la giustificazione dell'Assessore, sia nell'interesse dei cittadini pervenire a quest'individuazione delle acque poiché il principio è che, se abbiamo una competenza statutaria nostra, siamo noi che nell'interesse dei nostri cittadini indichiamo tramite una legge le strade per pervenire a quegli obiettivi. Non possiamo accettare la logica nazionale che, per il solo fatto che una legge nazionale può andare a supporto delle esigenze dei Valdostani, si debba subire la potestà statale rinnegando i contenuti statutari.

Chiederei al Consigliere Linty se è disponibile a ritirare la mozione per andare invece verso un impegno della Giunta regionale a legiferare in applicazione dello Statuto, così da coprire quelle carenze legislative che oggi la legislazione regionale manifesta e che costringono la Regione a dare applicazione ad una legge statale.

Presidente Ha chiesto la parola il Consigliere Linty.

Linty (LNPIAP) Sostengo sempre che a volte ci troviamo di fronte a due pesi e due misure perché su questa mozione alcuni si sono espressi dicendo che traccia principi generali, è un'affermazione di principi, ma quella di Abdujamal sulla pena di morte cos'era? Era forse diversa? Era forse più pragmatica? Risolveva forse qualcosa in più? O sul contratto dei metalmeccanici forse il Consiglio regionale ha consentito la sigla dell'accordo grazie ad una mozione presentata in quest'aula?

Forse è il mittente della mozione che determina l'esito della mozione in quest'aula e di questo prendo atto perché mi si dice sempre che sollevo una problematica giusta, ma poi mi si invita a ritirare la mozione perché bisogna valutare bene. Se volevo sollevare la problematica, potevo scrivere 35 lettere a tutti i consiglieri per informarli di questo problema e per invitarli a risolverlo, ma certamente non presentavo una mozione in Consiglio.

Chiedo ai consiglieri: quanti di voi sanno fare una corografia 1:10.000? Lanivi. Perché quando si parla di troppa burocrazia, bisogna poi fare attenzione perché è assolutamente falso quando si dice che la cosa non è un impegno per i cittadini, che è una cosa blanda. È falso e passo a spiegarlo. In primo luogo contesto anche le 20mila lire di marche da bollo per una questione di principio, perché questa gente ha dei diritti maturati sulle acque negli anni e anche le 20mila lire sono sbagliate per vedersi riconosciuto un diritto.

C'è gente che si è sparata i suoi bei 150 chilometri per portare le domande, chi glieli paga quei 150 chilometri? Vorrei saperlo, perché un conto - con tutto il rispetto per gli abitanti di Porossan - è farsi il tratto Porossan-Assessorato dei lavori pubblici, un altro è farsi Courmayeur oppure Staffal-Aosta. Cambia la musica in termini di chilometri che nessuno rimborsa loro quindi, viene richiesta la corografia, il rilevamento delle opere esistenti, e questo in soldoni cosa significa per queste persone? Non me lo sto inventando io adesso, perché queste persone lo hanno già fatto, basta fare una telefonata agli studi dei professionisti della Valle d'Aosta e chiedere quante pratiche hanno aperto per queste persone, le quali, dicevo, prendono un geometra che fa tutto il lavoro ed alla fine della fiera minimo sono 300 mila lire, perché voi sapete cosa costa la consulenza professionale in queste pratiche.

Ho ascoltato l'elencazione di sentenze della Corte costituzionale, di tribunali delle acque, ma io dico che l'Amministrazione regionale deve iniziare ad andare contro questo perverso meccanismo di ulteriore burocratizzazione del comparto pubblico, altrimenti io parlerò anche solo di principi, però cerco di andare dietro ai principi. Non ho detto che la Regione non vuole tutelare i diritti dei cittadini valdostani, dico che per tutelarli bene sarebbe stato il caso di operare in altro modo, ovvero di utilizzare ciò che già la Regione ha per addivenire, con la collaborazione degli enti locali, ad una facilitazione per tutti i cittadini nel presentare queste domande.

Posso anche dire forse come avrei affrontato il problema perché parlare di cose astratte a volte può sembrare difficile. Per fare anche notare il pragmatismo che mi anima e non solo il grande principio, avrei sicuramente fatto presentare delle domande in carta libera, non avrei invece pubblicato questa scadenza il 24 gennaio per il 3 febbraio, la legge è stata approvata 3 anni prima, perché la cosa mi sarebbe sembrata un tantino in ritardo. Non è che mi si possa dire che tutti i cittadini dovevano sapere; allora perché è stato pubblicato? Se dovevano sapere, non si doveva pubblicare nulla ed invece è stato pubblicato. Perché una settimana prima della scadenza?

Sicuramente il censimento di questi diritti, con la presentazione delle domande in carta libera, era necessario, poi si cercava da parte della Regione, per il tramite degli enti locali e del Corpo forestale della Regione, di andare incontro ai cittadini, cioè per una volta è la Regione che si muove verso il territorio e non fa, come al solito, muovere i cittadini verso sé stessa. Sarebbe stato, secondo me, un esempio di quello che tutti noi vorremmo diventasse questa macchina regionale.

Venendo al discorso più inerente la mozione, sostengo e mantengo tutto ciò che è stato scritto perché il dispositivo è collegato anche a quanto detto dal Consigliere Dujany e cioè che la legge n. 36 in qualche modo incide sulle competenze della nostra Regione in materia di acque; approvare questa mozione però, significa dare un monito ben preciso allo Stato, laddove ci si rivolge allo Stato per dire che c'è una legge costituzionale, che conferisce alla Regione piena competenza in materia di acque, e per sollecitare a non fare leggi che in qualche modo possono incidere sull'ordinamento delle acque della nostra Regione.

Il fatto di ribadire la propria autonomia e competenza è un rafforzativo di quanto ho appena detto e se andiamo a prendere le mozioni che sono state approvate in quest'aula o che verranno approvate magari già stamani o nei prossimi Consigli nelle quali ribadiamo i diritti della Valle d'Aosta..., attaccarsi a queste cose su questa mozione mi sembra un tantino ridicolo. Convengo con il Consigliere Dujany quando dice che è necessaria una legge che regolamenti la cosa in questa Regione; non credo nel modo più assoluto che questa legge possa partire con il ritiro della mia mozione perché qui si tratta di volontà politiche che vanno ben oltre alla volontà di un singolo consigliere. Auspico che venga fatta questa legge sull'ordinamento delle acque pubbliche in Valle d'Aosta, mantengo la mozione così come è stata formulata e chiedo che venga messa ai voti.

Président La parole à l'Assesseur des travaux publics, Lavoyer.

Lavoyer (ADP-PRI-Ind) Per confermare l'astensione della maggioranza su questa mozione e per ricordare sia al Consigliere Dujany sia al Consigliere Linty, i quali insistono nel dire che la legge n. 36 incide sulle competenze statutarie della Regione in materia di acque pubbliche, che i Parlamentari valdostani, quando è stata approvata la legge n. 36, hanno fatto inserire un articolo 33 (disposizioni di principio) che contraddice quanto sostenuto dai due Consiglieri. Le disposizioni di principio dell'articolo 33, che sono state inserite grazie all'azione dei nostri Parlamentari, sono le seguenti: "Le disposizioni di cui alla presente legge costituiscono principi fondamentali ai sensi dell'articolo 117 della Costituzione. Sono fatte salve le competenze spettanti alle Regioni a Statuto speciale e alle Province autonome di Trento e di Bolzano, ai sensi dei rispettivi Statuti e delle relative norme di attuazione".

Président Conseiller Dujany, vous n'avez pas le droit d'intervenir, quelle est la raison de votre intervention?

Dujany (PVA) Una richiesta di precisazioni in relazione all'intervento dell'Assessore.

Président Ce n'est pas le cas; ça me déplaît beaucoup. La parole au Vice-Président Viérin Marco pour déclaration d'intention.

Viérin M. (PpVA) Probabilmente è vero che la proposta del Consigliere Linty è provocatoria ed altro, però ricordiamoci che in quest'aula abbiamo discusso di altri argomenti assai meno significativi per la Valle d'Aosta e che su quest'argomento siamo di gran lunga in ritardo.

Per quanto riguarda le dichiarazioni dell'Assessore sul fatto che non si disconosce da parte della Giunta la piena competenza della Regione in materia, va bene continuare a dire questo, però va anche bene ricordare che ad oggi non si è ancora prodotta nessuna proposta da parte della Giunta per farvi fronte.

Sulla legge nazionale n. 36 l'Assessore ha ribadito poc'anzi - rileggendo un passaggio della stessa legge - che non è vero che la stessa toglie delle competenze alla Regione; se è vero quello che ha affermato l'Assessore, è anche vero che nei confronti della nostra comunità ha il significato di togliere la competenza della Regione in materia e quindi sul da farsi in merito al riconoscimento delle sorgenti e dell'utilizzo delle acque. È proprio per questo motivo, è proprio per quanto diceva il Consigliere Linty, e cioè che tante volte in questo Consiglio si sono approvate delle risoluzioni ben più astratte di questa e assai meno importanti di questa, che voteremo questa risoluzione.

Président On peut passer à la votation. Les conseillers sont invités à s'exprimer:

Presenti: 27

Votanti e favorevoli: 5

Astenuti: 22 (Agnesod, Aloisi, Bionaz, Borre, Dujany, Ferraris, Lanivi, Lavoyer, Mafrica, Mostacchi, Parisi, Perrin C., Perrin G.C., Perron, Piccolo, Riccarand, Rini, Squarzino Secondina, Stévenin, Vallet, Vicquéry e Viérin D.)

Il Consiglio non approva