Objet du Conseil n. 2385 du 5 février 1997 - Resoconto
SEDUTA ANTIMERIDIANA DEL 5 FEBBRAIO 1997
OGGETTO N. 2385/X Sistemi di monitoraggio delle zone soggette al rischio di cadute di slavine e valanghe. (Interpellanza)
Interpellanza Premesso:
che la sicurezza in montagna è un obiettivo primario per una regione alpina come la nostra, ampiamente frequentata da turisti, sciatori e alpinisti che apprezzano e usufruiscono delle nostre bellezze naturali;
che il livello di sicurezza da garantire è particolarmente delicato quando si fa riferimento alle masse nevose, i cui movimenti sono causa di valanghe e slavine;
che, com'è ampiamente dimostrato dai tragici eventi del recente passato, le masse nevose "a rischio" debbono essere oggetto di un'azione costante di monitoraggio;
che appare quantomeno singolare che, in un'epoca in costante evoluzione tecnologica, il maltempo sia una causa di impedimento dei necessari controlli delle masse nevose, come si sta verificando per l'emergenza relativa al seracco delle Grandes Jorasses, di cui è stato previsto il prossimo distacco;
che, nel caso in questione, la prevenzione dell'incolumità dei residenti e dei turisti è stata fatta paradossalmente attraverso una campagna di articoli "allarmistici" pubblicati su testate nazionali, con l'ovvio danno che può derivare all'immagine di Courmayeur e dell'intera Valle d'Aosta;
tutto ciò premesso, il sottoscritto Consigliere regionale
Interpella
la Giunta regionale per sapere
1) se ritiene che il sistema di monitoraggio da essa adottato, sia adeguato a tenere sotto controllo i movimenti delle masse nevose e a prevedere eventuali fenomeni valanghivi, nonché possa permettere di evitare o quantomeno limitare, con sufficiente tempestività, possibili incidenti in montagna;
2) se è a conoscenza di altri sistemi di monitoraggio delle masse nevose oltre a quello abitualmente adottato e, in caso affermativo, quali sono e quali valutazioni sono state espresse in merito.
F.to: Tibaldi
Presidente Ha chiesto la parola il Consigliere Tibaldi.
Tibaldi (Ind) Quest'interpellanza è stata redatta il 23 gennaio e nella premessa si può leggere chiaramente che c'era ancora la situazione di emergenza imminente relativa al seracco delle Grandes Jorasses, di cui era stato previsto il prossimo distacco. E' un fenomeno che si è concluso senza particolari danni a persone o a cose, tuttavia quest'interpellanza, ciò nonostante, non perde di attualità perché, come si evince dal resto della premessa e dalle domande che sono state rivolte all'Assessore competente, ha come tema centrale quello fondamentale della sicurezza in montagna.
Ed è appunto sulla sicurezza in montagna che vorrei soffermarmi un attimo, perché sta diventando su tutto l'arco alpino un problema di notevole rilievo. Ci sono fenomeni di carattere fisico, come l'innalzamento della temperatura dovuto all'effetto serra e alla fusione delle basi dei ghiacciai e dei seracchi, che provocano lo scivolamento a valle di queste masse nevose con conseguenze talvolta disastrose.
Di fronte a questi fenomeni l'uomo si trova spesso impotente o perlomeno deve attrezzarsi e adeguare le sue esperienze cognitive alle tecnologie. Quanto ho appena detto l'ho trovato sottolineato in diversi articoli di giornale che hanno ispirato quest'interpellanza, dove si dice che i problemi relativi al movimento delle masse nevose a livello di regioni alpine devono essere affrontati in maniera più energica.
Qualche paese non ha preso sotto gamba la questione e ha adottato misure tecnologiche che possiamo considerare adeguate a un grado di normale previsione di eventi che si verificano in montagna.
In Valle d'Aosta, e qui vorrei citare la rassegna stampa che ho raccolto, abbiamo avuto paradossalmente una forma di prevenzione che è stata fatta da una campagna giornalistica fortemente allarmistica, con il danno immaginabile che essa porta alla Regione, agli operatori turistici e a tutto l'indotto connesso all'immagine.
Abbiamo visto quanto scandalo e quanto danno ha suscitato quell'articolo pubblicato su "Repubblica", secondo quelli che sono stati i riflessi in Courmayeur e nelle zone limitrofe; però abbiamo assistito paradossalmente al fatto che questo articolo è stato per l'occasione l'unica forma preventiva per evitare un afflusso turistico che magari era incontrollato; senza voler processare le intenzioni, se il seracco non si fosse distaccato con quella morbidezza che ha caratterizzato il verificarsi di questo fenomeno, avremmo potuto avere effetti notevolmente disastrosi. Dicevo, paradossalmente, purtroppo la prevenzione è stata fatta da questi articoli giornalistici.
Allora io penso che una regione alpina come la nostra, a vocazione turistica evidente, abbia non solo il diritto, ma anche il dovere di istituire una forma o un insieme di forme di prevenzione e di sicurezza in montagna che siano tecnologicamente avanzate e soprattutto che siano in grado tempestivamente di fornire dati certi, e ai cittadini residenti e a coloro che la frequentano per ragioni turistiche o per ragioni escursionistiche o sportive, la nostra regione, in grado di supportare in maniera corretta - evitando possibili distorsioni allarmistiche - gli stessi organi d'informazione.
Da alcuni articoli di questa rassegna stampa si evince come la Regione si sia trovata impreparata dinanzi a questo fenomeno, poiché sapendo che ogni inverno cadono decine di seracchi, come quello delle Grandes Jorasses o di dimensioni anche inferiori, non è ammissibile che il monitoraggio di queste masse nevose e ghiacciate sia bloccato dal maltempo, in quanto l'elicottero non può alzarsi o perché gli uomini della Protezione civile non sono in grado di verificare lo spostamento delle paline che hanno precedentemente posizionato.
In attesa della valanga, si è consumata tutta una serie di situazioni che ha fatto riflettere su quella che era l'impreparazione tecnica della Regione. Non voglio con questo accusare specificamente qualcuno; però ritengo che alle soglie del terzo millennio la Valle d'Aosta abbia il dovere - essendo una regione alpina e non una regione marina - di monitorare in maniera più efficiente e adeguata quelli che sono gli spostamenti delle masse nevose. Articoli significativi come "Il maltempo impedisce ancora i controlli", "Il maltempo ieri ha di nuovo impedito i controlli dall'elicottero sull'enorme valanga caduta dalla Brenva", oltretutto valanga che sembra sia stata addirittura prevista mesi addietro, e quindi non sia stata un fenomeno eccezionale... Assessore, non le ho fatte io queste affermazioni, le abbiamo sentite attraverso gli organi d'informazione da persone qualificate a monitorare il territorio. Lei non può attribuire al sottoscritto un'affermazione che viene ripresa papalmente dagli organi di informazione.
Se l'Assessore non ritiene corretto quello che sto dicendo, lo smentirà. Però io mi supporto di fonti d'informazione, lui si supporterà di altri documenti. Comunque sono comparsi sui giornali una serie di articoli che hanno, ripeto, dimostrato questa impreparazione e paradossalmente che la Regione ha affidato alle campagne allarmistiche la prevenzione.
Ritengo dunque che ciò non sia ammissibile, non sia possibile in Valle, dove ci sono disponibilità finanziarie e risorse intellettuali più che sufficienti per poter dare quello spunto alla sicurezza in montagna che una regione come la nostra si merita. D'altronde abbiamo sempre fatto della montagna il fulcro della nostra esistenza, ed è giusto che sia così, siamo in una regione alpina; però è naturale che si pretenda - e che naturalmente l'input parta dal Palazzo regionale - un monitoraggio più adeguato, una tutela dell'incolumità pubblica per evitare disastri come già si sono verificati in passato. Insomma, i disastri tante volte sono occasionali, tante volte sono prevedibili, lo abbiamo visto nel '91 con la valanga al Pavillon.
Penso che da questi eventi disastrosi, che hanno creato vittime, si debba trarre un insegnamento. Attraverso questa interpellanza si vuole incrementare l'attività di prevenzione che doverosamente compete all'organo amministrativo.
Si dà atto che, dalle ore 10,23, presiede il Vicepresidente Aloisi.
Presidente Ha chiesto la parola l'Assessore all'agricoltura, forestazione e risorse naturali, Vallet.
Vallet (UV) Apprezzo la volontà di stimolo del Consigliere Tibaldi, apprezzo un po' meno e devo contestare con fermezza alcune delle affermazioni che il Consigliere Tibaldi si permette di fare. Affermare che è stata la campagna allarmistica scatenata dall'articolo di "Repubblica" ad evitare che nelle zone interessate affluissero persone e quindi si sottoponessero al pericolo, mi pare sia una libera interpretazione del tutto gratuita.
Voglio ricordare al Consigliere Tibaldi che la prevenzione per quanto riguarda la Val Ferret e il seracco delle Grandes Jorasses l'abbiamo fatta noi e la stavamo facendo con i metodi che forse il Consigliere Tibaldi, o qualcuno per lui, giudica inadeguati, ma che hanno consentito di avere la situazione sotto controllo prima che "Repubblica" scrivesse l'articolo del 2 gennaio. Ripeto, la prevenzione l'abbiamo fatta noi e la stiamo facendo noi e non l'ha fatta l'articolo di "Repubblica".
Per quanto riguarda l'affermazione di regione impreparata rispetto a questi fenomeni e alla prevenzione rispetto a questi fenomeni, anche questa è un'affermazione del tutto gratuita, di cui il Consigliere Tibaldi si prende la responsabilità.
Come cappello a quanto andrò ad illustrare, che riguarda la descrizione di quanto viene fatto dai servizi dell'Amministrazione regionale in questo campo, vorrei porre una frase che ha scritto Giorgio Bocca su "Venerdì" di "Repubblica" della settimana scorsa. Conclude Bocca che forse sarebbe il caso che gli Italiani - e quindi anche il Consigliere Tibaldi - si convincessero che in montagna cadono le valanghe e nel mare si affonda.
Questo a significare che rispetto a certi fenomeni naturali è possibile sicuramente attrezzarsi per fare una prevenzione, che ha evidentemente i limiti che sono posti da fenomeni naturali, rispetto ai quali la certezza e la matematica sicurezza non esistono.
Per quanto riguarda nel dettaglio le domande poste dall'interpellanza, intanto credo che parlare di monitoraggio di masse nevose sia improprio, nel senso che una cosa sono le masse nevose che staccandosi possono generare valanghe, altra cosa sono i seracchi pensili.
In tutte le regioni e province autonome dell'arco alpino nel periodo invernale appositi uffici controllano il manto nevoso mediante stazioni automatiche o propri operatori all'uopo addestrati, e in base ai dati raccolti viene elaborato un bollettino valanghe con cadenza almeno trisettimanale, che indica un grado di rischio circa la possibilità di caduta di valanghe. Il bollettino valanghe viene emesso dall'Ufficio valanghe e si basa essenzialmente su una serie di informazioni provenienti, per quanto riguarda la nostra regione, da una rete di 13 stazioni manuali ubicate a quote fra 1400 e 2600 metri.
I rilevatori trasmettono ogni giorno via telefono i dati relativi ai principali parametri meteorologici e nivologici.
A queste postazioni si aggiungono 7 campi nivometrici, dove con cadenze settimanali vengono eseguiti i profili del manto nevoso, prova penetrometrica e analisi degli strati su pendii rappresentativi. Inoltre l'ufficio ha accesso ai dati rilevati da due stazioni automatiche di Plan Praz e del Monde de la Saxe rispettivamente nei Comuni di Pré-Saint-Didier e Courmayeur.
La parte meteorologica viene fornita dall'Ufficio meteorologico regionale e altri dati vengono scambiati con la Scuola militare alpina.
Il bollettino è valido per il territorio montano della Regione Valle d'Aosta e causa la variabilità delle condizioni nivo-meteorologiche viene sovente indicata una suddivisione del pericolo a settori. Esso è strutturato in maniera da soddisfare primariamente le esigenze dei fruitori della montagna al di fuori delle zone controllate; tuttavia in caso di abbondanti precipitazioni e forte pericolo di valanghe, le informazioni possono fornire utili indicazioni ai responsabili di enti gestori di strade, impianti di sci, sindaci, eccetera.
I bollettini di previsione valanghe forniscono una descrizione delle condizioni del manto nevoso e del conseguente indice di pericolo valanghe, inteso come possibilità che si verifichino distacchi di valanghe più o meno grandi, e sulla base della previsione meteorologica una stima dell'evoluzione del pericolo.
Le indicazioni sono a carattere generale e non riguardano singoli pendii, pertanto quando è necessario effettuare delle scelte comportanti la chiusura e/o la riapertura di strade, piste di sci, o l'eventuale evacuazione di centri abitati, non è sufficiente basarsi sulle informazioni contenute nei bollettini ma si deve rapportare il pericolo di valanghe alla situazione locale. Il bollettino, quindi, è uno strumento in grado di fornire un aiuto per le decisioni.
Per quanto riguarda invece la situazione del ghiacciaio delle Grandes Jorasses le problematiche risultano sensibilmente differenti, in quanto si è trattato di controllare i movimenti di un ghiacciaio sospeso. La tecnologia adottata, cioè un monitoraggio topografico di precisione con teodolite di stanziometro, risulta la più affidabile in rapporto anche a nuove tecnologie, ad esempio il sistema satellitare GPS, sia per gli aspetti operativi sia per quelli economici. Si precisa che la scelta effettuata è stata concordata con gli esperti svizzeri, che hanno una notevole esperienza in questo campo, e credo rappresentino sicuramente in Europa un'autorità indiscussa in questo settore.
Per quanto riguarda invece il secondo quesito, ossia se si è a conoscenza di sistemi di monitoraggio di masse nevose, devo dire che nel recente passato è stata presentata agli uffici competenti un'offerta in merito ad un sistema di possibile controllo di masse nevose.
Tale proposta, pur contenendo un aspetto innovativo rispetto alle classiche stazioni automatiche ampiamente diffuse su tutto l'arco alpino, necessita tuttavia a parere dei tecnici di un ulteriore periodo di sperimentazione in ambiente alpino, e per motivi anche economici non poteva trovare collocazione se non in un contesto globale di riorganizzazione della rete di rilevamento attualmente in uso.
Concludo dicendo che in questo campo non è possibile garantire la matematica sicurezza; il sistema di controllo e di previsione adottato dalla Regione Valle d'Aosta è lo stesso ed è adeguato quanto a livello a quello in uso in tutte le regioni dell'arco alpino; è evidente che il sistema può essere anche migliorato e reso più capillare, comunque sempre teso a fornire dei dati che possono consentire di fare delle ragionevoli previsioni e quindi di garantire una ragionevole sicurezza.
Presidente Ha chiesto la parola il Consigliere Tibaldi.
Tibaldi (Ind) Com'era prevedibile, è stata fatta la difesa d'ufficio del sistema esistente.
Vorrei subito togliere dal campo alcuni equivoci, che mi sembra l'Assessore abbia raccolto. Non ho detto che gli articoli giornalistici debbano adempiere alla funzione di prevenzione, ma abbiamo visto come l'articolo di "Repubblica" si sia sostituito, come strumento preventivo, a quelle che normalmente sono le attività della Protezione civile e di tutti gli organismi che sono preposti alla sicurezza in montagna. Bisogna dare atto che purtroppo si rischia di cadere nel paradosso che articoli di questo tipo diventino uno strumento distorto della prevenzione. E rischiano di diventarlo maggiormente nel momento in cui le strutture o il sistema di sicurezza e prevenzione non siano adeguati.
E' quindi naturale e doveroso che ci sia in questo Consiglio l'interesse per sapere come si articola il sistema di prevenzione. Però lascia qualche dubbio o crea qualche perplessità il fatto che oggi in piena era tecnologica il maltempo impedisca di effettuare un'azione di monitoraggio costante e compiuta sugli spostamenti delle masse nevose, a maggior ragione se sappiamo che a valle ci sono antropizzazioni di diversa natura e quindi la vita è a rischio, a maggior ragione se in quelle zone c'è un afflusso turistico di notevole entità.
Mi limito a prendere atto delle risposte dell'Assessore. E' vero quello che dice Bocca che in montagna cadono le valanghe; però è altrettanto vero che oggi l'uomo può fare qualcosa di più, può utilizzare le risorse che ha a disposizione per garantire anche la sicurezza di sé stesso e degli altri esseri viventi nelle zone alpine come la nostra, che sono particolarmente frequentate e usufruite da turisti e da sciatori.