Objet du Conseil n. 2372 du 22 janvier 1997 - Resoconto
SEDUTA ANTIMERIDIANA DEL 22 GENNAIO 1997
OGGETTO N. 2372/X Situazione gestionale e produttiva della Centrale del Latte di Aosta e ritardi nella realizzazione della nuova unità produttiva. (Interpellanza)
Interpellanza Premesso
che con deliberazione della Giunta regionale n. 1612 del 19 febbraio 1993 è stato definito il piano di riorganizzazione del settore lattiero-caseario;
che mediante una specifica legge la Regione ha provveduto alla ricapitalizzazione della società "Centrale del Latte" per far fronte alla copertura delle perdite accumulate nel corso di gestioni pregresse e per realizzare un nuovo impianto di produzione di latte e derivati;
che nel documento finanziario previsionale per l'anno 1997 è stato previsto un rifinanziamento della legge in oggetto;
che, nonostante le previsioni, la struttura produttiva localizzata nel Comune di Gressan non è ancora stata ultimata;
che il trattamento alimentare e l'imbottigliamento del latte vengono effettuati ancora fuori Valle;
Tutto ciò premesso i sottoscritti Consiglieri regionali
Interpellano
l'Assessore competente per conoscere
1) per quali ragioni si è verificato tale consistente ritardo nel completamento dei lavori e perché è stato necessario rifinanziare la legge;
2) se gli risulta che la gestione della società "Centrale del Latte" subisca tuttora pesanti perdite, dovute all'esuberanza dei costi rispetto ai modesti ricavi;
3) quale risposta trovano, presso il mercato locale e quello esterno, i prodotti lattiero-caseari della società "Centrale del Latte" in rapporto alle quantità di latte prodotto, raccolto e imbottigliato.
F.to: Tibaldi - Lanièce
Presidente Ha chiesto la parola il Consigliere Tibaldi.
Tibaldi (Ind) Come si evince dalle domande che sono proposte in questa interpellanza, l'iniziativa ha uno scopo essenzialmente cognitivo. Ma ciò non esime che si debbano fare delle doverose considerazioni sul piano di riordino del settore lattiero-caseario in Valle e sulla Centrale del latte, che rappresenta il fulcro di questo sistema lattiero-caseario valdostano.
E' diritto-dovere di ogni consigliere rendersi conto di cosa è successo, di cosa sta succedendo da tre anni a questa parte.
In particolare, è opportuno ricordare che il Consiglio regionale è intervenuto tre volte sulla Centrale del latte. La prima nel febbraio '93, quando la composizione politica di quest'Assemblea era completamente diversa, dove sono state delineate le linee programmatiche per la riorganizzazione di questo settore e dove sono stati stanziati i primi 10,3 miliardi per riorganizzare il settore e completare lo stabilimento della Centrale del latte nel Comune di Gressan.
Poi ci sono stati due altri interventi legislativi, non autonomi ma inseriti in progetti di legge più ampi, in particolare in materia finanziaria, che hanno previsto il rifinanziamento di questa legge ed hanno quindi incrementato l'intervento finanziario della Regione in materia.
Quali considerazioni si potrebbero fare sulla Centrale del latte e sulla riorganizzazione del settore lattiero-caseario? Anzitutto non si può negare che la Regione ha effettuato un intervento finanziario che potremmo definire monumentale, e penso che l'Assessore possa convenire con quanto sto dicendo. Fra il '93 e il '99, salvo ulteriori integrazioni, sono stati impegnati e in parte già spesi 17,3 miliardi a titolo di ricapitalizzazione del capitale sociale della Centrale del latte S.p.A., che dovrebbero servire per coprire le perdite di esercizio e per acquistare i nuovi impianti di lavorazione lattiero-casearia.
A questi 17,3 miliardi si aggiungono anche altri 9 miliardi circa di ulteriori spese in delibere di Giunta che sono state adottate fra il '93 e il '96, in questi primi 3 anni e mezzo di legislatura.
E' opportuno ricordare anche questo: la progettazione dello stabilimento di Gressan 464 milioni, la riqualificazione del personale 275 milioni, verifica statica 10 milioni, appalto dei lavori di costruzione dello stabilimento ad opera della ditta T & T di Torino 7.0134 milioni, fornitura del latte per l'analisi alla SATESSA 10,345 miliardi, valori vari in economia per 47 milioni, progettazione dell'impianto sanitario per quasi 200 milioni, spese di urbanizzazione per 48 milioni circa, 361 milioni per direzione dei lavori della costruzione dello stabilimento, 14,6 milioni per il collaudo del cemento armato, acquisto di porzione di un terreno limitrofo e una perizia suppletiva per ulteriori lavori per oltre 500 milioni, in totale l'intervento è di 26 miliardi circa.
Quindi possiamo convenire entrambi, da una parte il Consigliere Lanièce e il sottoscritto, dall'altra parte l'Assessore, che c'è stato un impegno finanziario che dovrebbe essere o che è destinato a perseguire questo obiettivo di riorganizzazione del settore.
Succede però che c'è un consistente ritardo nel completamento dei lavori di quello stabilimento, che è visto come l'epicentro di tutto il sistema di riorganizzazione.
Quali sono le motivazioni di questi ritardi, ed è la prima domanda ovvia che si deve porre alla Giunta che ha gestito in completa autonomia la materia. Poi, perché è stato necessario rifinanziare la legge, e la legge è stata rifinanziata di non poco, perché ai 10,3 miliardi iniziali, che erano secondo quanto si legge nella relazione descrittiva del '93 ampiamente sufficienti, se ne sono aggiunti ben altri 7. Quindi, perché è stato necessario rifinanziare la legge, quali sono stati gli imprevisti che si sono verificati nel corso di questi anni?
C'è poi da sottolineare che la gestione economica della Centrale permane in crescente perdita.
E' vero, dai bilanci si evince che comunque c'è stato un incremento delle vendite del latte e dei derivati, però d'altro lato non possiamo nascondere che c'è stata una crescita notevole dei costi; in particolare il consuntivo del '95 segnala che se da una parte c'è stata una crescita di 1,2 miliardi nelle vendite, c'è stata una crescita di quasi 1,5 miliardi nei costi, quindi è stata più che proporzionale la crescita nei costi.
Le perdite di esercizio poi negli ultimi tre anni sono particolarmente lievitate rispetto agli anni passati, e anche questo l'Assessore penso lo conosca.
Se nel '94 erano di 1,5 miliardi, nel '96 sono di 1,738 miliardi, quindi sono aumentate di non poco. Quali sono le ragioni di queste perdite continue, nonostante questi interventi da parte della Regione a ripianamento di questi aspetti deteriori dell'esercizio?
Altro punto, sul quale è necessario avere una risposta, è la commercializzazione del prodotto del latte della Centrale, che sembra avere una difficoltà di penetrazione nel mercato interno, cioè prima di tutto di essere localizzato al solo mercato interno, ma poi di essere poco appetibile nei confronti dell'utenza valdostana.
Perché è poco appetibile? Perché pecca in qualità? Oppure perché la rete distributiva è debole? Oppure perché la concorrenza delle grosse marche nazionali è talmente forte, che impedisce uno sviluppo minimo ma decoroso della produzione e della vendita del latte valdostano? Sono considerazioni importanti anche a livello strategico: se la Regione impegna 26-30 miliardi nella riqualificazione del settore e poi si rende conto che gli oligopolisti del settore alimentare impediscono una crescita adeguata della Centrale del latte e della vendita dei suoi prodotti, bisogna fare anche dei ragionamenti di tipo strategico, può darsi che le scelte non siano adeguate.
Tant'è che anche nella stessa relazione di bilancio, che purtroppo ho letto velocemente per scarso tempo a disposizione, in quanto, come l'Assessore sa, il bilancio mi è stato consegnato solo l'altro ieri, non mi sembra che ci sia un'adeguata considerazione della concorrenza da parte degli amministratori. Mi sembra anzi che la concorrenza sia sottovalutata, e questo non vorrei che fosse un difetto che reca poi nocumento alle scelte di strategia aziendale che devono essere adottate.
Mi pare che ci sia una scarsa adesione a livello locale dei conferitori che versano il latte a favore della centrale perché venga trattato, i quali sono in numero assai esiguo: come mai questa scarsa affezione da parte dei conferitori nei confronti di questo istituto, che valorizza un prodotto locale?
In linea di massima sono queste le domande, che ho esposto in maniera più dettagliata ma che rientrano in quelle proposizioni formulate nell'interpellanza, dalla quale si vuole conoscere qual è lo stato di gestione della società e soprattutto avere, se possibile, una risposta puntuale al terzo punto, dove si chiede quale risposta trovano presso il mercato locale e quello esterno i prodotti lattiero-caseari della società Centrale del latte, in rapporto alle quantità di latte prodotto, raccolto e imbottigliato.
Presidente Ha chiesto la parola l'Assessore all'agricoltura, forestazione e risorse naturali, Vallet.
Vallet (UV) Cercherò di rispondere in maniera più organica possibile, scusandomi sin da adesso se per lunghe parti la mia sarà una esposizione di numeri e di cifre, per cui potrà essere difficile per i consiglieri seguirmi fino in fondo.
Il punto di partenza - lo ha sottolineato il Consigliere Tibaldi - è sicuramente la delibera di Giunta del 19 febbraio 1993, avente oggetto: "Linee programmatiche per la riorganizzazione del settore lattiero-caseario", che nei contenuti, pur essendo datata di 4 anni, mantiene tutta la sua validità anche se qualche dettaglio deve essere aggiornato.
Tale delibera assegna alla Centrale del latte un ruolo di fondamentale importanza all'interno dell'intero comparto lattiero-caseario, attribuendo quindi alla Centrale dei precisi compiti. La Centrale non è più solo uno stabilimento per la raccolta e l'imbottigliamento di latte fresco, ma è una struttura attrezzata per diversificare la produzione lattiero-casearia con l'evidente intenzione di alleggerire, attraverso la diversificazione di prodotti fatta all'interno della Centrale, il mercato della fontina.
E' noto che una delle maggiori difficoltà incontrate dalla Cooperativa produttori latte e fontina, che è il maggior commercializzatore di fontina, è quello di non poter disporre o di non poter sapere qual è la quantità più o meno precisa di fontina da commercializzare. Negli ultimi anni il trend, tranne un'eccezione per la campagna '93-'94, è in aumento, rispetto ad un trend di aumento di vendite che stenta a seguire la curva fatta dall'aumento di produzione.
Una centrale del latte, quindi, integrata nel sistema non solo per quanto riguarda la produzione, ma possibilmente anche per quanto riguarda la riorganizzazione della rete commerciale e distribuitiva dei prodotti lattiero-caseari. Da qui l'esigenza di avere a regime per la Centrale del latte un'attività positiva non solo in termini di conto economico dell'azienda, ma con ripercussioni evidenti e positive per l'intero comparto.
Cosa è stato fatto dal febbraio del ?93? Il '93 è stato utilizzato per mettere a punto la progettazione esecutiva, il 30 dicembre 1993 la Giunta ha approvato un bando di pre-informazione che doveva servire ad accorciare i tempi di pubblicazione dell'appalto; l'11 febbraio 1994 la Giunta ha approvato l'appalto e il progetto di completamento dello stabilimento con una delibera che è stata ratificata il 14 marzo da questo Consiglio. Il 22 aprile è stato approvato l'elenco delle imprese da invitare, il 20 giugno è stata fatta l'aggiudicazione provvisoria e qui c'è stato il primo problema, che ha causato allungamenti di tempi: due imprese escluse hanno fatto ricorso al TAR, quindi abbiamo dovuto attendere fino all'11 novembre 1994 per fare l'aggiudicazione definitiva.
Dopo questa data c'è stato l'altro allungamento dei tempi della procedura, da mettere in relazione al fatto che è stata alquanto complessa la richiesta di documentazione, che doveva servire per la certificazione antimafia dell'impresa, tenuto conto che in questo periodo l'impresa ha avuto trasformazioni societarie. E' stata quindi possibile la consegna dei lavori, sotto riserva di legge, l'11 aprile 1995.
I tempi contrattuali previsti sono di 540 giorni, più 150 giorni di proroga, che sono stati concessi in considerazione del fatto che in quel periodo, quando l'impresa doveva fornire le strutture prefabbricate che sono servite a chiudere perimetralmente il fabbricato, l'impresa ha avuto grosse difficoltà a reperire queste strutture tenuto conto del fatto che in quel periodo, per effetto della legge Tremonti, tantissimi sono stati i nuovi stabilimenti prefabbricati realizzati sul territorio nazionale. Quindi le imprese fornitrici di queste strutture hanno potuto definire il contratto di fornitura solo con tempi più lunghi.
L'ultimazione dei lavori, salvo piccole rifiniture, è prevista per il maggio '97, il collaudo degli impianti per la lavorazione del latte è previsto per l'aprile '97, il collaudo degli impianti caseari per il maggio '97, inizio delle attività produttive - spero di non essere smentito - per il primo giugno '97.
Quindi, se il ritardo a cui si fa riferimento nel punto 1 dell'interpellanza è riferito alle previsioni fatte nel '93, effettivamente c'è stato ritardo; è chiaro che, quando nel '93 si fece la previsione di terminare lo stabilimento entro fine '94, si fecero delle previsioni che si sono rilevate troppo ottimistiche.
Per quanto riguarda il punto 2, se sono al corrente che la Centrale continua ad avere perdite, evidentemente la risposta è sì; ho avuto modo già altre volte in questo Consiglio di rispondere proprio a domande di Tibaldi durante la discussione del bilancio sulle ragioni della previsione di ricapitalizzazione della S.p.A. Centrale Laitière d'Aoste. Anche qui partirò dalla legge n. 37 del '93 per arrivare alla finanziaria del '97.
I 10,3 miliardi previsti dalla legge n. 37/93 dovevano servire per 4,5 miliardi a coprire perdite pregresse della società e a coprire le perdite del '93 e del '94; 5,8 miliardi di questi 10,3 era previsto, così come poi si è avverato, che fossero utilizzati dalla S.p.A. stessa per la realizzazione degli impianti di lavorazione, la Regione avrebbe provveduto - così come ha provveduto - all'appalto e alla realizzazione delle opere edili e degli impianti idrotermosanitari. E' evidente che i tempi di realizzazione - come dicevo prima - furono calcolati in modo forse troppo ottimistico, per quanto riguarda gli importi è chiaro che alla data del marzo '93, quando fu approvata la legge n. 37, non si disponeva di progettazione esecutiva né per quanto riguarda la parte edile, né per quanto riguarda la parte impiantistica, quindi le stime furono necessariamente approssimative.
Queste perdite sono da mettere in relazione al fatto che la Centrale oggi non dispone di uno stabilimento proprio per la produzione, ma deve appoggiare le sue produzioni presso terzi con oneri e per quanto riguarda la lavorazione e per quanto riguarda i trasporti, ma soprattutto all'impossibilità per la Centrale di fare produzioni alternative, e quindi casearie, se non in quantità molto limitate. Oggi la Centrale del latte si trova in una situazione curiosa per certi versi, perché più produce e più perde, proprio perché non dispone di un suo stabilimento e per le sue produzioni deve appoggiarsi a stabilimenti esterni e quindi sopportare oneri importanti.
Mi si chiederà perché la Centrale del latte cerca di produrre di più, anche se è costretta a perdere. Ma perché è evidente che tutto questo è fatto in funzione di quello che dovrà avvenire dal giorno in cui la Centrale disporrà di un proprio stabilimento, dove sarà possibile produrre a costi normali e dove sarà possibile produrre in quantità che dovranno essere correlate alle possibilità di mercato, ma che comunque non avranno limiti dal punto di vista della quantità. E' chiaro che in questa situazione non è possibile che ci sia un miglioramento del conto economico della società.
D'altronde la società deve, per poter operare a pieno regime dall'apertura, mantenere la raccolta e soprattutto mantenere e, se possibile, aumentare e migliorare la rete distributiva, che dovrà evidentemente accogliere le produzioni che potranno essere fatte.
Altro aumento di capitale, 4 miliardi, è stato previsto con la finanziaria del '96; questi 4 miliardi vanno a coprire per 3 miliardi le perdite del '95 e del '96. Ho già spiegato perché la Centrale perde e perderà fino a..., e anche per qualche tempo dopo l'apertura. Quindi 3 miliardi per coprire le perdite del '95 e del '96 e 1 miliardo per coprire investimenti che sono stati fatti dalla società per mantenere e per migliorare la sua attività; mi riferisco in modo particolare alla rinnovazione del parco automezzi sia per la distribuzione che per la raccolta. Con la finanziaria del '97 abbiamo previsto gli ultimi 3 miliardi, di cui 1,5 nel '98 e 1,5 nel '99; questi tre miliardi andranno a coprire le perdite che si produrranno nel '97 e in parte nel '98 e per poter consentire alla società di disporre e quindi di appaltare le attrezzature complementari degli arredi o comunque attrezzature tecniche di completamento.
Dicevo che non è ragionevole pensare che le perdite possano cessare il giorno stesso in cui inizieranno a Gressan le lavorazioni, perché da stime e da conti che sono stati fatti da Finaosta il punto di pareggio per la S.p.A. dovrebbe avvenire nel momento in cui si raggiunge un fatturato di 9,5 miliardi e una raccolta di latte di 5,5 milioni di litri. Tenuto conto che nel '96 il fatturato è stato di 6,2 miliardi e la raccolta di 3,8 milioni di litri, siamo ancora distanti per certi versi dal punto di pareggio, ma non così distanti da renderci pessimisti. Si tratterà di aumentare la raccolta e di conseguenza il fatturato.
E' chiaro che l'impegno dell'Amministrazione è di notevole entità, il Consigliere Tibaldi lo ha definito monumentale, io direi sicuramente importante, ma giustificato a nostro modo di vedere se partiamo ancora una volta dal ruolo che alla Centrale è assegnato dalla delibera del febbraio '93 di riorganizzazione del settore lattiero-caseario.
Per venire all'ultima domanda, quale risposta trovano presso il mercato locale e quello esterno, intanto bisogna dire che al momento il mercato è limitato alla Regione Valle d'Aosta per i motivi che elencavo. La curiosa situazione, come dicevo prima, è che più si produce, più si perde. Confrontando i dati della Centrale a quelli nazionali emerge che il trend di crescita della Centrale, escludendo il latte fresco, è molto più sostenuto delle medie nazionali.
In particolare emergono dei dati interessanti, quali quelli della vendita del burro che è in costante crescita, in controtendenza rispetto al dato nazionale, della panna e dei formaggi in generale, prodotti questi che hanno un alto valore aggiunto. Il latte fresco è in calo di vendita, compensato comunque dallo sviluppo del mercato del latte a lunga conservazione, che ha raggiunto volumi notevoli in soli 4 anni. Il mix di prodotti della Centrale si sta uniformando a quello delle altre centrali del latte o a quello di altre aziende del settore, dove il fatturato un tempo rappresentato quasi esclusivamente dal latte fresco, circa l'80 percento, ora si caratterizza per la crescita dei derivati: yogurt, formaggi e burro.
Per quanto riguarda la penetrazione nel mercato, poiché i consumi pro-capite sono statisticamente stazionari e la Centrale limita per ora la distribuzione al solo territorio valdostano, i dati confermano senza equivoco che è in atto un recupero delle quote di mercato in Valle. Infatti, gli incrementi di volumi di vendita sono positivi per tutti i prodotti della gamma, ad eccezione del latte fresco intero, un dato questo - cioè la diminuzione delle quantità di latte fresco intero - che è in linea con il dato nazionale che registra una diminuzione di circa il 7 percento.
In conclusione, è chiaro che per raggiungere la raccolta prevista per arrivare al punto di pareggio l'azienda dovrà estendere il suo mercato anche fuori dalla Regione Valle d'Aosta. Credo che i numeri che ho letto circa il fatturato del '96 confrontato a quello previsto per il punto di pareggio e la raccolta '96 confrontata alla raccolta che dovrebbe portare al punto di pareggio, non siano così distanti, e quindi credo che sia realistico pensare che se la Centrale del latte riuscirà a confezionare il primo litro di latte a giugno '97, è ragionevole pensare che nel corso del bilancio '98 la società possa comunque riuscire a pareggiare i suoi conti.
Mi rendo conto che è difficile nel corso di una risposta ad un'interpellanza essere completo e fornire le risposte nel dettaglio. Credo che un argomento come questo, che sicuramente rappresenta un punto molto importante per lo sviluppo del settore lattiero-caseario, valga la pena approfondirlo nella commissione competente. Se i consiglieri lo riterranno opportuno, se il Presidente della III Commissione o della IV Commissione lo vorranno, sono a disposizione, come sono sicuramente a disposizione gli amministratori della Centrale del latte.
Presidente Ha chiesto la parola il Consigliere Tibaldi.
Tibaldi (Ind) Accolgo favorevolmente la proposta dell'Assessore di approfondire ulteriormente la questione, anche perché i tempi tecnici del Consiglio impediscono una disamina approfondita.
Tuttavia, le dichiarazioni dell'Assessore mi danno lo spunto per fare alcune considerazioni, anche queste doverose.
La prima parte della risposta è stata meramente descrittiva, d'altronde è un'attività di informazione che anche i consiglieri che hanno proposto l'interpellanza hanno fatto, cioè la ricostruzione di tutte le delibere di Giunta e l'elenco degli interventi del Consiglio in materia di Centrale del latte e del settore lattiero-caseario. Su questo direi che c'è una piena concordanza, perché c'è corrispondenza su quelle che sono le date e le cifre.
Vorrei però appuntare le mie osservazioni su alcune affermazioni dell'Assessore, che è fortemente convinto della Centrale come perno integrato in un sistema, nonostante abbia lui stesso affermato che ci sono alcuni paradossi economici. Il primo è quello per cui la Centrale più produce e più perde in questa situazione, dovendo cioè ricorrere alla trasformazione all'esterno. Potrebbe anche essere accettabile quest'affermazione, però non penso - visto che lo stesso Assessore non ha fatto un'analisi compiuta su questo punto - che si possa ottenere quel punto di pareggio con la Centrale in piena funzione.
Dico questo, perché se attualmente i costi superano di gran lunga i ricavi, producendo quella perdita che regolarmente ad ogni esercizio viene verificata e pagata con soldi della Regione, bisogna tener presente che la ventina - o poco più - di persone che sono impiegate nella raccolta e nella distribuzione del latte, un domani devono essere o riconvertite e riqualificate come produttori e trasformatori di latte, oppure bisogna creare una struttura umana di supporto all'interno della Centrale, oltre a quella della rete distributiva. Quindi non si può solo fare una valutazione monca su quello che è il fatturato, su quelle che possono essere le vendite, senza considerare quelli che sono i fattori della produzione. Gli impianti tecnologici sono stati realizzati con quell'intervento che continuo a definire monumentale da parte della Regione, però d'altra parte ci sono costi di esercizio che lieviteranno inevitabilmente, e l'Assessore questo lo sa.
Quest'affermazione singolare penso che non debba assolutamente essere sottovalutata, perché se il punto di pareggio è previsto in 9,5 miliardi di fatturato e adesso siamo a circa 6, bisogna ancora crescere del 50 percento in un mercato che è estremamente concorrenziale e pesantemente condizionato dalla presenza di forti produttori a carattere nazionale. Al momento oltretutto il limite del latte commercializzato è quello della Valle, i confini sono solo quelli della Valle, e anche questo è un punto di debolezza perché o non si è ancora provato a vendere il latte sul territorio extra valdostano, oppure non c'è quella necessaria richiesta al di fuori dei confini regionali che possa permettere di vendere il prodotto.
Bisogna ricordare che nella delibera del '93 si prevedeva una possibilità di penetrazione ben superiore a quella che oggi mi pare venga esplicitamente affermata dall'Assessore, una possibilità di penetrazione in questo potenziale mercato, stimabile allora nel 30 percento circa, quindi 15 milioni di litri di latte, mentre oggi si parlava di 5,5 milioni per raggiungere il punto di pareggio. Quindi una valutazione notevolmente restrittiva rispetto a quelle che erano le previsioni: prima si parlava di un 30 percento, adesso ci attestiamo attorno ad un 10 percento se va bene, se riusciamo a conseguire certi obiettivi, con un fatturato che dovrebbe raggiungere almeno i 15 miliardi di lire.
Mi sembra che nel corso di questi anni si sia quindi verificata una correzione di rotta, o perlomeno una presa di coscienza di quelli che possono essere i limiti, per cui ritengo che sia più che mai necessario fare degli approfondimenti sulla questione, che un domani potranno e dovranno servire per definire linee strategiche un po' più chiare, non così pressappochiste che alla fine comportano molto dispendio di denaro per non ottenere nemmeno un risultato cospicuo.
Per quanto riguarda il discorso della realizzazione degli impianti, che sono stati ritardati per una serie di difficoltà prevalentemente imputabili all'impresa da quello che ho capito, e per la certificazione antimafia e per il reperimento di materiali edilizi idonei, volevo dire che c'è anche una poco chiara demarcazione di quelle che sono state le competenze assegnate alla Centrale nella realizzazione dell'impianto e le competenze che si è accollata la Regione, perché nella perizia suppletiva ad esempio la costruzione degli impianti, che teoricamente dovrebbe essere appannaggio della Centrale, in realtà viene realizzata in parte dalla Regione con la fornitura e la posa in opera di un addolcitore, di un contenitore di resine scambiatrici in acciaio Inox, di un contenitore di sale, di un dosatore di prodotti chimici. Questa è tutta un'impiantistica che è già specifica per il trattamento del latte, dico bene? Anche qui c'è una demarcazione alquanto fumosa di quelle che sono le rispettive competenze.
Per adesso mi fermo qui, mi chiedo solo: se non ci sarà una definizione strategica per il futuro, a chi giova la Centrale?