Resoconto integrale del dibattito dell'aula

Oggetto del Consiglio n. 3537 del 25 febbraio 1988 - Resoconto

OGGETTO N. 3537/VIII - REIEZIONE DELLA PROPOSTA DI LEGGE CONCERNENTE: "COSTITUZIONE DELL'AZIENDA REGIONALE AUTONOMA PER LA VALORIZZAZIONE DEL PATRIMONIO ARTISTICO, STORICO E ARCHEOLOGICO DELLA CITTÀ DI AOSTA E DELLA VALLE D'AOSTA (A.R.A.V.)".

PRESIDENTE: Ha chiesto la parola il Consigliere Torrione; ne ha facoltà.

TORRIONE (P.S.I.): Prima di illustrare il nostro disegno di legge relativo alla valorizzazione del patrimonio artistico, storico e archeologico della città di Aosta e della Valle d'Aosta, voglio esternare lo stato d'animo di chi siede all'opposizione e che sistematicamente si vede respingere i propri progetti di legge, quasi che il compito precipuo della minoranza sia di proporre, mentre quello della maggioranza sia di respingere.

Eppure, con questo disegno di legge si esaurisce una sorta di trilogia, che è partita dalla cultura, con il disegno di legge sul teatro, e che è passata attraverso l'ambiente, con il disegno di legge sull'impatto ambientale. Ma anche questo disegno di legge farà la stessa fine di quelli che l'hanno preceduto, perché la maggioranza probabilmente voterà contro, benché, al di là del fatto che è stato concepito da noi socialisti, abbia almeno il pregio di riproporre in termini estremamente espliciti il problema della valorizzazione dell'immenso patrimonio artistico, storico e archeologico del quale è dotata la nostra regione.

Dobbiamo, obiettivamente, riconoscere che l'Amministrazione regionale ha dato prova di una certa disattenzione nei confronti di questo bene insostituibile, che deve essere conservato ad ogni costo e che è costituito, appunto, dal complesso dei beni artistici, storici ed archeologici, che contraddistingue in modo così evidente la realtà della nostra regione. Non c'è sito, non c'è ambito o paese sperduto che non abbia almeno una testimonianza del passato o che non racchiuda una particolarità sul piano artistico, storico od archeologico.

Ritengo, pertanto, che l'Amministrazione regionale debba cambiare rotta in modo del tutto radicale, perché non è pensabile che un patrimonio così cospicuo giaccia in uno stato di degrado, a volte veramente colpevole.

È triste constatare che una Regione che ha potestà legislativa primaria in materia e che ha anche la prerogativa di disporre di una Sovraintendenza ai Beni Culturali completamente autonoma, si trovi su posizioni di netta retroguardia rispetto alla valorizzazione di ciò che il passato e ha lasciato in eredità.

Perché è importante la valorizzazione di questo patrimonio? Perché, obiettivamente, con la crisi che ha travolto la nostra industria - pensiamo solo a quanto è successo ai quattro poli produttivi di Aosta, Châtillon, Verrès e Pont-Saint-Martin - possiamo offrire un quadro di riferimento piuttosto deteriore, specie alle giovani generazioni valdostane, sulle future possibilità occupazionali.

Noi intendiamo sottolineare che un in versione di tendenza, specie nel settore dei Beni Culturali, può procurare opportunità e occasioni lavorative ad una ingente massa di giovani, non solo nel momento della valorizzazione del singolo bene, ma anche nei successivi momenti della sua gestione.

Faccio un esempio che è sotto gli occhi di tutti e che può essere additato come un'eccezione in questo panorama così desolante. Mi riferisco all'ultima ristrutturazione, attuata tra l'altro in termini estremamente positivi, del Collegio Saint-Bénin di Aosta, per la cui inaugurazione la Regione vi ha collocato una mostra del suo pittore più prestigioso, Italo Mus.

Colgo l'occasione per dare atto ad un valdostano che per anni si è sempre battuto, senza troppo clamore, per la ristrutturazione del Saint-Bénin, che era ormai un "bene" quasi dimenticato. Mi riferisco, ovviamente, al prof. Berton e sarebbe sciocco e assolutamente inopportuno se io non lo ricordassi qui in Consiglio. Una certa passione che mi è venuta per l'archeologia, mi è derivata proprio dal prof. Berton il quale, dai banchi del liceo in poi, mi ha insegnato che l'approccio nei confronti dei beni culturali deve essere di un certo tipo.

Questo personaggio che, a mio parere, nel corso degli ultimi quarant'anni, ha avuto il merito di riproporre costantemente questo argomento all'attenzione dell'opinione pubblica, con la sua azione, molto efficace sul piano culturale, non ha trovato, invece, sul piano pratico ed operativo un valido riscontro che gli permettesse di sortire una realizzazione completa.

Il discorso che abbiamo affrontato alcuni Consigli fa, sull'impatto ambientale, non prescindeva affatto dal discorso relativo ai Beni Culturali. L'ambiente non deve essere osservato con atteggiamento "museografico", perché l'ambiente non è altro che il risultato di una stratificazione di testimonianze secolari.

Come è doveroso cercare di rispettare la "naturalità" dell'ambiente, così è di importanza altrettanto primaria considerare la conservazione delle caratteristiche più peculiari delle testimonianze del nostro passato.

Dicevo poc'anzi che, grazie al cielo, questo dato di fatto pone la nostra Regione in una posizione di assoluta preminenza. Poiché credo di conoscere fin d'ora il risultato della votazione di questo disegno di legge, quanto dico lo lascio come testimonianza a futura memoria. Stando ad un vecchio censimento, fatto sulla scorta della legge n. 1089 del 1939, concernente la tutela del patrimonio artistico, storico ed archeologico, i beni culturali assommano a 243. È una raccolta notevolissima e, scorrendola velocemente, vi si trova di tutto: torri, castelli, affreschi, monumenti romani e numerose altre testimonianze, talora anche piccole, che hanno bisogno di un urgente intervento per essere consegnate alle future generazioni, se non vogliamo che l'opera di degrado assesti loro l'ultimo colpo mortale.

Cito anche un altro dato più che significativo, relativo alle aree archeologiche regionali, che non può non farci meditare. Nella sola città di Aosta sono da portare alla luce diverse zone archeologiche. Secondo un'indagine della Sovraintendenza, ad Aosta si è intervenuti su 1 testimonianza del periodo preistorico e su 15 dell'età romana; nel territorio regionale si è parzialmente intervenuti su 2 testimonianze del periodo preistorico e su 19 dell'età romana. Si tratta, quindi, di zone archeologiche già individuate. Un'annotazione ci ricorda che le zone ancora da scavare sono 2 ad Aosta e 23 nel restante territorio regionale.

Ho voluto citare questi dati perché l'Amministrazione regionale, a volte, si scervella per fornire possibilità occupazionali. Trovo strano che si vadano a ricercare - cosa giusta, sotto certi aspetti - possibilità di nuovi insediamenti industriali in Valle d'Aosta, proprio per evitare che la nostra regione sia condizionata da una mono-economia turistica, quando è un dato di fatto che noi, pur potendo sfruttare - ed uso deliberatamente questo verbo - l'enorme miniera di beni culturali di cui disponiamo, dopo quarant'anni di autonomia siamo ancora fermi ad osservare passivamente questa specie di primo censimento delle nostre opere.

È un dato estremamente sconfortante, perché in questi quarant'anni di autonomia, che saranno ricordati nel corso delle celebrazioni di domani, avremmo dovuto guardare alle nostre spalle con un altro occhio e soprattutto con una diversa attenzione, perché avremmo dovuto dare alla nostra Regione la possibilità di sviluppare il turismo culturale che, insieme a quello invernale, può effettivamente diventare l'aspetto portante e più qualificante di tutta la nostra offerta turistica.

So che un discorso sulle "pietre vecchie" può facilitare la disattenzione e spesso non sollecita il benché minimo interesse. Ma le "pietre vecchie" non sono qualcosa da buttare via, perché siamo noi stessi. Se non abbiamo riguardo per ciò che ci ha trasmesso in eredità il passato, non avremo neppure riguardo per noi stessi. Io credo che l'approccio nei confronti di questo problema debba essere diverso e caratterizzato da una qualificazione tipicamente culturale che, però, manca del tutto, tranne che in qualche rarissima occasione.

Basti pensare, ad esempio, in quale situazione di disagio, sul piano tipicamente operativo è lasciata la Sovraintendenza ai Beni Culturali, la quale, sommersa da un mare di incombenze quasi estranee alle sue funzioni principali, credo che non abbia la possibilità di esprimere una certa potenzialità d'iniziativa, proprio perché "rovinata" - ed uso deliberatamente questo termine - da una "routine" quotidiana che le preclude ogni valida possibilità espressiva, culturale e operativa.

Mi auguro che questo discorso possa avere, un giorno, un'altra rispondenza, anche all'interno di questo stesso Consiglio. Nella nostra Valle ci sono sempre state cose più importanti a cui pensare; può anche essere vero che, in passato, ci siano state realmente delle cose alle quali prestare attenzione con maggior impegno, ma per essere del tutto credibile, devo riconoscere che anche la Sinistra, intesa nel suo complesso, ha commesso un errore grossolano nell'aver scoperto piuttosto tardi l'importanza dei beni culturali. Forse si doveva occupare in via prioritaria della difesa della classe lavoratrice, ma credo che la Sinistra si sia addossata delle responsabilità nel non aver colto l'importanza culturale ed anche le possibilità occupazionali presenti nella valorizzazione dei beni culturali.

Con questo disegno di legge noi miriamo a rovesciare, in senso propositivo ed innovativo, la tendenza in atto. La Sovraintendenza ai Beni Culturali ha dei compiti ben precisi che nessuno vuole mettere in discussione. Riteniamo però che, per i motivi che ho indicato poc'anzi, essa non abbia la capacità, sul piano pratico, di operare attivamente alla rivalutazione dell'enorme patrimonio artistico, storico ed archeologico.

Ecco perché noi abbiamo pensato alla creazione di un'azienda di emanazione regionale che, pur avendo una autonoma capacità operativa, sia sotto lo stretto controllo della stessa Sovraintendenza, attraverso un comitato tecnico-scientifico che abbia il compito di attendere a tutte le incombenze relative alla individuazione e all'intervento nel settore dei beni culturali.

Questa iniziativa ha, praticamente, lo scopo di valorizzare il patrimonio artistico, storico e archeologico, con l'attivazione di un processo di esaltazione degli stessi beni, lasciando alla Sovraintendenza i suoi compiti istituzionali, che nessuno vuole mettere in discussione.

Partiamo dal concetto di azienda autonoma, per un motivo molto semplice. La Regione, e per essa l'Assessorato competente, in questi ultimi quattro o cinque anni non è riuscita a spendere i fondi stanziati per la valorizzazione dei beni culturali. Ho fatto una piccola ricerca ed ho scoperto che, nel settore delle Antichità e delle Belle Arti, l'anno scorso abbiamo avuto una massa residuale di ben 13 miliardi. Perché? Perché, mancando di validi strumenti operativi, anche le poche assegnazioni per la Sovraintendenza ai Beni Culturali non sono state spese. Infatti, l'ingranaggio della macchina burocratica regionale, specie in questo settore, ha assunto una dimensione preoccupante.

Questo è uno dei motivi che ci hanno determinato a proporre la creazione dell'A.R.A.V., che ha anche il compito di valorizzare i beni culturali attraverso la predisposizione di un piano particolareggiato dei beni archeologici. Noi, infatti, non abbiamo intenzione di fare degli interventi estemporanei, ma programmati nel tempo, sia nella città di Aosta, sia in zone particolarmente ricche di testimonianze storiche ed archeologiche della nostra Regione.

Qualcuno potrà dire che neppure le aziende autonome sono mai state caratterizzate da una qualificata capacità operativa. Può anche essere vero, ma questa nostra azienda, strettamente collegata alle funzioni ed ai compiti istituzionali della Sovraintendenza, può servire da braccio operativo della stessa Sovraintendenza.

Per quanto concerne l'aspetto occupazionale, noi abbiamo valutato che, con la messa in moto di un'operazione di questo tipo, potremmo offrire possibilità e opportunità di lavoro ad oltre 500 giovani valdostani, sia nella creazione dell'azienda sia nell'attuazione dei singoli interventi. Si tratta, perciò, di un settore che può dare un impulso essenziale e qualificante al turismo culturale.

Qualcuno ha detto o scritto che sarebbe nostra intenzione trasformare l'A.R.A.V. in uno dei soliti carrozzoni. Non è assolutamente vero. Basta leggere il testo della legge per scoprire che il suo consiglio di amministrazione è composto da un numero estremamente ridotto di membri e altro non è, come ho già detto, che una emanazione della Regione e, quindi, al suo interno possono trovare posto figure professionali che già prestano la loro attività presso la Regione.

Non credo che ci sia altro da aggiungere, anche perché ritengo che l'A.R.A.V. sia ormai un dato di fatto al quale non ci possiamo più sottrarre. Mi si potrà obiettare che manca, addirittura, un censimento dei beni culturali e che, grazie ad un finanziamento dello Stato, il consorzio "VALBENI" dovrà predisporci una mappa o un quadro di riferimento più preciso e puntuale. Quella mappa, però, non ci potrà mai indicare lo stato di degrado dei nostri beni culturali.

Mi sono permesso di segnalare personalmente lo stato di degrado di un bene culturale e devo dare atto all'Assessore di avervi provveduto con estrema sollecitudine. Il muro di cinta del castello di Cly si stava completamente sgretolando; l'intervento è servito perché, grazie ad uno stanziamento dell'Amministrazione regionale, è stato possibile ripristinare quel muro di cinta ed impedire che un pezzo così pregiato della nostra storia medioevale venisse distrutto. È un esempio che dimostra lo stato di degrado dei nostri beni culturali. Mi si potrà dire che si penserà anche a quelle cose, ma, senza voler fare del facile allarmismo, io credo che ogni giorno di ritardo registri un nuovo colpo mortale ai nostri beni culturali.

Ritengo che il fatto stesso di aver sollevato questa tematica, che è importantissima per il futuro della nostra Regione, sia un dato di fatto del quale noi andiamo giustamente fieri, perché è un settore completamente dimenticato e che, come ho anche cercato di evidenziare, vive tra carenze strutturali sul piano del personale ormai endemiche e che si ripetono da anni.

Concludo ricordando che il problema merita un approccio di tipo diverso, che deve essere tentato dalla Regione, proprio per dare il "la" ad una operazione che è di tipo culturale, perché riguarda la totale rivalutazione dei beni culturali.

So bene che l'opinione pubblica non ha ancora una sufficiente sensibilità nei confronti di questo problema, ma è necessario ed indispensabile che l'Amministrazione regionale svolga un'azione di stimolo, perché non possiamo non far rivivere questo enorme patrimonio. Notate bene, però, che non bisogna far rivivere il nostro patrimonio archeologico, per avere poi nei suoi confronti un atteggiamento esclusivamente contemplativo e "museografico", nel senso di limitarci ad osservare, quasi estasiati, l'opera appena restaurata. Noi riteniamo che l'opera restaurata debba essere fruita dal pubblico e debba essere ridiscussa e "rivissuta dentro", come ho scritto nella relazione, volendo significare che l'opera artistica restaurata non deve essere intesa come puro oggetto di contemplazione, ma come oggetto da usare, ovviamente con tutti i riguardi possibili, proprio perché noi dobbiamo riappropriarci della nostra storia anche attraverso la riappropriazione dei nostri beni culturali.

Questa operazione, a mio avviso, serve a diffondere la coscienza del nostro passato, che è indispensabile per valorizzare lo stesso senso della nostra autonomia.

Grazie.

Si dà atto che alle ore 10,11 assume la Presidenza il Vicepresidente DOLCHI.

PRESIDENTE: Ha chiesto la parola il Consigliere Tonino; ne ha facoltà.

TONINO (P.C.I.): Nel dibattito che si è svolto in Commissione, la proposta di legge del Gruppo Socialista è stata oggetto di una disattenzione che anch'io sottolineo come un fatto grave, proprio perché questa occasione doveva essere colta per riflettere e ragionare meglio sulla validità e sull'ampiezza dell'azione che la Regione compie nel campo dei beni culturali e, in particolare, per la conoscenza e la valorizzazione del patrimonio artistico ed archeologico della nostra Regione.

Io credo che, se vogliamo fare un bilancio onesto e veritiero dell'azione svolta in questi anni in questo settore, dobbiamo dire che qualcosa è stato certamente fatto, ma che nel complesso l'azione regionale è stata timida, carente e al di sotto delle necessità.

Innanzitutto io devo e voglio riconoscere l'importante ruolo che, nella tutela e nel vincolo di determinate zone, è stato svolto da pochi funzionari e da pochi studiosi, appassionati del settore. Quell'azione è stata veramente importante e, affinché non ci siano equivoci, devo precisare che quella è stata un'utile funzione svolta bene dalla Sovraintendenza regionale alle Antichità ed ai Beni Culturali. Infatti è quello il compito di ufficio della Sovraintendenza regionale, vale a dire: salvaguardare, vincolare e tutelare una serie di beni archeologici e storici che non possono essere distrutti e che non possono essere depauperati.

È mancata, invece, un'altra fase molto importante, che è quella della valorizzazione e della promozione, compito questo che non è solo della Sovraintendenza, ma della Regione nel suo complesso. Io insisto nel dire che questo compito deve essere affidato alla Regione nel suo complesso e non solo all'Assessorato al Turismo, Urbanistica e Beni Culturali. Deve essere un compito che viene assunto, in primo luogo come elemento importante della Giunta nel suo complesso, per i riflessi che ha nella politica culturale della Regione. In questo settore può avere importanza anche un'attenzione - faccio alcuni esempi - dell'Assessorato all'Industria, Commercio, Artigianato e Trasporti, per quanto riguarda il settore della cosiddetta "archeologia industriale", e dell'Assessorato all'Agricoltura, Foreste ed Ambiente Naturale, per quanto riguarda tutta la parte relativa alla civiltà contadina e agli insediamenti rurali. Potrei aggiungere tanti altri esempi.

Dico questo, o meglio noi diciamo questo, perché il complesso dei beni culturali di questa Regione deve essere l'occasione per una politica soprattutto di tipo culturale di ampio respiro, che viene svolta dalla Regione nel suo complesso.

Ho già avuto modo di dire in altre occasioni al Consigliere Torrione, al quale riconosco il merito di aver sollevato il problema con uno sforzo notevole, che a noi piace poco il termine "giacimento", perché in genere evoca implicitamente anche il verbo "sfruttare". In genere, infatti, un giacimento è fatto per essere sfruttato. Noi, invece, preferiamo parlare di un "patrimonio" che deve essere conservato ed amministrato con parsimonia e che, soprattutto, deve essere valorizzato.

In questo senso, l'operazione che deve svolgere la Regione non è di tipo commerciale o esclusivamente turistico. Torno a ripetere che l'azione della Regione deve essere un'operazione culturale di ampio respiro, che può essere un'occasione importante di crescita culturale della comunità e un'occasione importante per favorire grandi flussi turistici. È indubbio, infatti, che il cosiddetto turismo culturale, che oggi ha un importante rilievo, è sempre meno attirato da un singolo intervento o da una singola opera. Il fenomeno dei bronzi di Riace rimane, appunto, un fenomeno. In realtà, oggi, tutti i flussi turistici importanti vengono attratti da una offerta di tipo culturale molto più variegata e complessa, che faccia davvero valorizzare quella stratificazione storica che si è sedimentata sul territorio regionale.

Nel suo complesso questa regione non è solo la regione dell'Arco di Augusto o del Teatro romano, ma è una regione creativa molto importante. Io credo che sia proprio questa la proposta che noi dovremmo saper rivolgere.

Anche il rapporto importante tra valorizzazione e occupazione o proposta occupazionale si colloca, a mio avviso, in quest'ottica. Non si tratta, anche in questo caso, di fare solo alcune proposte puramente commerciali; ma un grosso piano di investimenti, inserito in una operazione culturale di quel respiro, consente occupazione e, soprattutto, la formazione di figure professionali nuove, molto interessanti e che non a caso sono registrate in quegli elenchi, stilati periodicamente, che riportano e cosiddette "professioni del futuro". Questo è appunto il taglio che noi vorremmo dare alla necessità di valorizzare il patrimonio culturale ed archeologico della regione.

Veniamo ora alla proposta dell'azienda, avanzata dal Gruppo Socialista. Anche in un'altra occasione noi abbiamo avuto modo di esporre, in merito, una nostra riserva. Se l'azienda è uno strumento operativo, affinché programmi regionali pluriennali in questo settore possano davvero decollare, noi non abbiamo chiusure pregiudiziali, però, pur senza entrare adesso nel merito della proposta di legge, perché con tutta probabilità ci dovremo limitare alla discussione generale, per poi troncare tutto all'articolo 1, credo che sia in questo senso che noi avremmo delle modifiche da proporre al provvedimento che, in realtà, istituisce un vero e proprio braccio strumentale della Regione.

Il vero problema, invece, è che la struttura regionale, così come essa è oggi, riesce abbastanza bene, pur tra mille difficoltà, a mettere in atto una politica di tutela vincolistica, ma non riesce a mettere in atto in modo soddisfacente le politiche di valorizzazione. Questo è il vero problema.

Sarebbe opportuno, allora, che la Giunta regionale, anche di fronte alla provocazione del Partito Socialista, sapesse rispondere con una proposta altrettanto credibile sul piano degli strumenti operativi che si intendono mettere in atto affinché questa valorizzazione si possa realizzare. Il che significa: professionalità, aziende che operano nel settore, rapporto con i privati sulla base di un vero programma pluriennale dell'Amministrazione regionale, che dia certezza anche ai privati che vogliono intervenire e collaborare con la Regione nel settore. Questa dovrebbe essere la risposta della maggioranza alla proposta di legge del Gruppo Socialista.

Queste sono le osservazioni di carattere generale che noi volevamo fare. Ribadiamo l'attenzione dei Comunisti valdostani rispetto ad un tema di questa portata, che noi riteniamo - e lo troverete anche nel nostro programma relativo alla prossima scadenza elettorale - uno degli aspetti più importanti dell'azione regionale, importante dal punto di vista culturale, ma importante anche per i riflessi che esso può avere sul piano economico ed occupazionale.

PRESIDENTE: Ha chiesto la parola il Consigliere Baldassarre; ne ha facoltà.

BALDASSARRE (P.S.D.I.): Non intendo entrare nel merito della proposta di legge presentata dai Consiglieri Socialisti. Dico subito che noi Socialdemocratici siamo favorevoli, perché il Gruppo Socialista con questa "provocazione", come la proposta di legge è stata definita dal Consigliere Tonino, mette in evidenza alcune carenze di questa maggioranza.

Chiedo a me stesso e agli altri Colleghi come mai la maggioranza regionale accusi spesso, ed ingiustamente, la minoranza di strumentalizzazione, quando, nel momento in cui si presentano delle proposte di legge come quella avanzata dai Consiglieri Socialisti, la maggioranza non fa altro che continuare a chiudersi ed a nascondersi dietro la forza dei numeri. I numeri le danno ragione, perché siamo in democrazia, ma forse la maggioranza sta abusando troppo dei numeri a sua disposizione.

Non è possibile che le proposte avanzate dai banchi dell'opposizione, per questo stesso fatto, debbano essere sempre bocciate. Nell'ultimo Consiglio regionale si è sfiorato quasi il ridicolo, perché è stata bocciata la proposta di legge sull'ambiente, ma il giorno dopo, senza badare a spese, la maggioranza regionale ha organizzato un convegno proprio sull'ambiente. Che cosa abbiano detto i vari esponenti in quel convegno rimane per me un mistero, perché io non ho partecipato e non avevo affatto intenzione di prendervi parte, ritenendo la cosa del tutto inutile, visto che solamente 24 ore prima era stata bocciata una proposta di legge sull'ambiente, avanzata dai banchi dell'opposizione.

È necessario chiedersi se sia democratico questo modo di amministrare la cosa pubblica. Poco fa ho detto che non sarei entrato nel merito della legge, perché, come ha detto giustamente il Consigliere Torrione, questa legge sarà sicuramente bocciata dalla maggioranza e, quindi, sarebbe del tutto inutile continuare a discuterne ed entrare nel merito.

Dobbiamo dare atto, tuttavia, al Partito Socialista di aver evidenziato, con questa proposta di legge, un settore dimenticato. Visto che esiste un Assessorato che sovrintende a questo settore, ci dica di che cosa si occupa questo settore e che cosa sta facendo. Solo così la bocciatura di questa legge potrebbe trovare una certa giustificazione. Tuttavia, in quel caso, l'Assessore e il Presidente della Giunta dovrebbero alzarsi per dirci che cosa hanno fatto nei cinque anni trascorsi e che cosa intendono fare nei prossimi cinque. Solo in presenza di giustificazioni o di proposte concrete noi potremmo essere d'accordo con la maggioranza, ma noi vediamo che essa non ha proposte, perché va solo alla ricerca di forme clientelari che le possano procurare voti per la prossima campagna elettorale, carpendo la buona fede della gente che, non dico che non sia libera, ma sicuramente si sente condizionata dal potere politico.

Ho ritenuto doveroso fare queste considerazioni, perché il settore dei beni culturali dà proprio l'impressione di essere dimenticato da tutti. Mi aspetto, perciò, che qualcuno ci spieghi che cosa intende fare la maggioranza. Credo che, se ci sentiremo dire che la legge sarà bocciata solo perché è stata proposta dalla minoranza, dovremo ritenere in pericolo la democrazia.

Vedo che la Giunta è anche assente e latitante - come sempre del resto, perché non è la prima volta che succede -, ma insisto nel dire che noi vorremmo capire le ragioni della bocciatura della presente legge.

PRESIDENTE: Ha chiesto la parola il Consigliere Borbey; ne ha facoltà.

BORBEY (D.C.): Credo che, per rispondere all'ultima domanda posta dal Consigliere Baldassarre sul che cosa abbiano fatto in questi ultimi cinque anni l'Esecutivo e la maggioranza nel settore ambientale, siano sufficienti le spiegazioni date nel corso dell'apposito convegno e le risposte fornite dal Presidente della Giunta. Pertanto, non mi soffermo oltre, anche perché andremmo in parte fuori tema.

Non potete negare che, nel corso di questi ultimi cinque anni, la maggioranza sia intervenuta massicciamente nel settore dei beni culturali, dove ovviamente i tempi di intervento devono coincidere con le esigenze dei tecnici sia nella fase progettuale sia in quella esecutiva. Anche il Consigliere Tonino ha detto giustamente che è facile proporre, ed io non nego che la proposta del Partito Socialista abbia una sua validità, ma sicuramente cadrebbe nel vuoto, proprio perché non ci sono ancora gli strumenti ed il personale specializzato capace di seguire la mano d'opera, che dovrebbe essere anch'essa specializzata per poter ristrutturare adeguatamente un bene culturale.

Si tribola a trovare del personale e si tribola anche a trovare del personale che accetti di partecipare ai corsi professionali. È una realtà, sia pure triste, della quale noi come forze politiche ci dobbiamo rendere conto. Recentemente la Sovraintendenza ha pubblicato un bando per un corso riservato a 20 rilevatori del patrimonio architettonico rurale: il limite di età era stato fissato tra i 18 ed i 25 anni, ma le domande pervenute sono state insufficienti, contrariamente alle previsioni; eppure si trattava di un corso retribuito in parte dalla SILT ed in parte dalla Regione.

Di tutto ciò noi ci assumiamo le nostre responsabilità ed io, personalmente, mi assumo le mie; anch'io del resto ho retto l'Assessorato al Turismo, Urbanistica e Beni Culturali. Riteniamo, tuttavia, di poter dire che manca una sufficiente opera di sensibilizzazione che stimoli ad operare in questo campo di attività. Non si può, quindi, approvare così "tout court" una legge che stanzia anche dei finanziamenti per intervenire immediatamente nel settore, perché è prima necessario preparare sia i tecnici sia gli altri operatori manuali.

Non voglio comunque dilungarmi in questa disquisizione, perché ho già detto che la proposta di legge del Partito Socialista ha sicuramente una certa validità, non fosse altro che per aiutare a sensibilizzare l'opinione pubblica e per ribadire l'importanza che riveste questo settore. Ciò che noi della maggioranza rifiutiamo categoricamente è che voi della minoranza vogliate far credere che noi non ci siamo mai impegnati in questo settore, perché questo è assolutamente falso e non risponde a verità! Mai, infatti, come in questi ultimi cinque anni, si sono visti tanti cantieri aperti nel settore dei beni culturali!

I soldi per ristrutturare il Forte di Bard alla fine sono stati trovati dal ministro Nicolazzi. È una battuta, ovviamente, perché i soldi ci sono venuti dal Ministero dei Lavori Pubblici, grazie all'abilità di questa maggioranza che ha saputo muoversi bene per ottenerli, per avviare, finalmente dopo vari decenni, i lavori di ristrutturazione e per far sì che nello stesso Forte, prima del suo passaggio alla Regione, il Ministero dei Lavori Pubblici spendesse un bel po' di soldi. Adesso, il Forte è passato tutto alla Regione, che sta predisponendo un grande concorso di idee per la sua destinazione futura.

Si può subito aggiungere che, sempre nella Bassa Valle, ci sono anche i castelli di Graine, di Cly e di Montjovet: è vero, però i responsabili della Sovraintendenza sono quelli che sono e non si possono dividere o moltiplicare. Gli stessi tecnici ci insegnano che non è neppure pensabile aprire cinquanta cantieri per eseguire delle opere che poi dovrebbero essere rifatte. Siamo obbligati a seguire un certo numero di cantieri, sempre, però, allo scopo di eseguire un intervento a perfetta regola d'arte.

Questa maggioranza ha ritenuto doveroso insistere affinché fosse aperto un numero di cantieri doppio di quello ritenuto ammissibile dagli stessi tecnici! Abbiamo fatto una forzatura politica e così abbiamo aperto i cantieri di Ussel, del castello Gamba di Châtillon, del castello di Quart, sulla base di un progetto che è in gestazione da ben 7 anni... Occorre ricordare che prima di definire la progettazione, bisogna eseguire un'adeguata ricerca archeologica sui muri. Dobbiamo riconoscere queste cose, perché non si può dire: "Facciamo una legge, mettiamo dei fondi e poi è facile partire!" Tornando all'esempio del castello di Quart, infatti, occorre precisare che la ristrutturazione non si poteva assolutamente avviare senza aver prima eseguito una attenta ricerca archeologica che permettesse di conoscere la derivazione cronologica di quel castello, il cui cantiere, però, è stato finalmente aperto.

Anche nel caso della caserma Challant occorre riconoscere che è stato completato il primo lotto i lavori, sia pure tra mille difficoltà, ed ora è stato appaltato anche il secondo lotto.

Siamo in pieno lavoro anche nel castello di Morgex, così come lo siamo nella casa Taravel che ospiterà un museo etnografico, e sicuramente sto dimenticando tanti altri cantieri.

Tutti sono al corrente della ristrutturazione in corso nel Collegio Saint-Bénin, dove la fase di progettazione continua ancora, proprio perché, oggi come oggi, non si possono iniziare altri lavori prima che siano terminate le ricerche archeologiche su tutte le opere murarie. Quest'anno, forse, completeremo i tetti, ma anche volendolo non potremo fare altro.

Chiedo scusa per essermi dilungato un po' troppo, ma non possiamo essere accusati di insensibilità nei confronti dell'inestimabile patrimonio che abbiamo e che, come ha detto giustamente il Consigliere Tonino, ma anche tutti gli altri, dobbiamo mettere in condizioni tali da farlo rendere anche economicamente.

Lo sappiamo anche noi che la Sovraintendenza deve essere completamente ristrutturata e necessita di personale specializzato, ma vi posso garantire che non è facile trovare questo tipo di personale. Per la poca esperienza che ho posso dire che, se qualche Consigliere ritiene di sapere che ci sia personale specializzato di altre regioni disponibile a venire in Valle d'Aosta, lo comunichi al Sovraintendente o all'Assessore Lanièce, perché gli farebbe un grande favore. C'è proprio grande bisogno di questo tipo di consulenti e credo che uno dei primi atti della prossima legislatura sarà proprio un progetto di legge di ristrutturazione dell'intero settore.

Grazie.

PRESIDENTE: Ha chiesto la parola l'Assessore al Turismo, Urbanistica e Beni Culturali, Lanièce; ne ha facoltà.

LANIECE (D.C.): La Sovraintendenza ha sempre proceduto per grandi linee, cercando di equilibrare gli interventi nei vari settori di cui si deve occupare. Un obiettivo preciso e generale è possibile solo sulla base di una conoscenza di tutto il patrimonio esistente in Valle, del suo censimento e della sua schedatura sistematica.

Possiamo dire, in ogni caso, di essere all'avanguardia, sul piano nazionale, con il lavoro di computerizzazione dei dati, svolto da alcuni mesi dalla sezione statale di documentazione della VALBENI. Quanto registrato nelle memorie elettroniche permetterà, finalmente, di realizzare il programma sulla base di esigenze obiettive e priorità reali. Questo tema è già stato sollevato dal Consigliere Torrione, quando ha detto che bisogna avere, innanzitutto, un quadro generale e completo del patrimonio archeologico ed artistico che possediamo.

Intendiamo rimarcare l'importanza dell'attività della Sovraintendenza ai Beni Culturali, che si occupa di una materia che attiene alla storia dell'uomo e alle testimonianze che l'uomo ha manifestato nel tempo sulla bellezza e sui rapporti tra le persone e, indirettamente, sulla natura e sul mondo.

Non è necessario insistere sul fatto che queste testimonianze del passato sono materie da trattare con la massima attenzione. Il benché minimo errore nell'uso delle metodologie di ricerca potrebbe dare informazioni false, ovvero cancellare alcuni aspetti della storia dell'uomo. Riteniamo, pertanto, estremamente pericolosa la privatizzazione e la misurazione economica di una attività di ricerca che deve dare un prodotto la cui misurazione è estremamente difficile, se non impossibile.

Per quanto sopra detto, la denominazione di "industria dei beni culturali" o di "giacimento dei beni culturali" ha una grossa componente di ambiguità, anche se riconosciamo la necessità di un maggiore controllo sull'attività della Sovraintendenza. Va detto per inciso che questo è un notevole difetto di quest'ultima ed è necessario dare Una sempre sufficiente e sollecita informazione sull'attività da essa svolta, che può vantare, peraltro, ampi riconoscimenti da parte di organismi specialistici e di esperti di fuori Valle.

In questi ultimi mesi la Sovraintendenza sta facendo un notevole sforzo organizzativo che ha il suo "clou" nel settore catalogazione e documentazione. La Giunta ha approvato di recente un progetto di legge per la costituzione dell' "Atelier", per lo studio e per la progettazione dei centri storici, che quanto prima sarà portato all'attenzione dei Consiglio regionale. È il primo passo per la creazione di un organismo che studi a fondo i problemi dei centri storici e dei borghi di fondovalle di maggior pregio architettonico.

A nostro parere, l'A.R.A.V. dovrebbe avere un compito meramente esecutivo e la sua attività dovrebbe essere limitata a realizzazioni precise e ben definite. Anche se alla Sovraintendenza fosse demandato il compito di fare programmi, ciò sarebbe insufficiente, perché la realizzazione di un programma archeologico, di restauro o di ricerca, implica molteplici aspetti variabili - il rinvenimento di oggetti imprevedibili durante lo scavo ed il restauro - e la metodologia di intervento deve poter mutare questi aspetti strutturali e far sì che non possano mai essere stabiliti esattamente i limiti di una ricerca. Durante il processo di scoperta, normalmente, possono variare tutte le condizioni preliminari, in misura tale che la ricerca preliminare avrebbe, al limite, poco a che fare con i risultati finali.

Per quanto sopra esposto, non riteniamo opportuno creare, attualmente, il nuovo organismo, i cui compiti non sono facilmente individuabili e, pertanto, ci asterremo sul progetto di legge, anche se riconosciamo che alcuni aspetti dello stesso dovranno essere affrontati nel prossimo futuro.

Per quanto concerne il notevole avanzo di bilancio, al quale ha fatto cenno il Consigliere Torrione, tengo a precisare che lo stesso riguarda soldi impegnati per lavori già avviati. Su 13 miliardi, infatti, 6 sono già impegnati per la Caserma Challant di piazza Roncas, altri 2 per i delicati e difficili lavori del collegio Saint-Bénin e l'altra cifra ragguardevole, che è registrata in avanzo, si riferisce al ricupero del castello Gamba, i cui lavori saranno appaltati quanto prima.

PRESIDENTE: Ha chiesto la parola il Consigliere Torrione; ne ha facoltà.

TORRIONE (P.S.I.): Ho ascoltato con estremo interesse gli interventi fatti in aula, ma ribadisco che in sede di Commissione, nei confronti di questo problema, c'è stata una disattenzione colpevole. È inutile fare appello al dialogo, al confronto ed anche all'incontro quando, in sede di Commissione, non sono riuscito ad ottenere il benché minimo parere su questo disegno di legge.

È ben lungi da me la pretesa che la Giunta l'approvi, per carità! Intendo, però, sottolineare certi aspetti che sono riemersi anche dal dibattito di questa mattina. È inutile, altrimenti, andare in Commissione! A cosa serve, infatti, il lavoro che si svolge in Commissione, se non a puntualizzare e forse anche enucleare certi problemi che magari non trovano riscontro nel provvedimento in discussione, ma evidenziano, appunto, una determinata situazione? In sede di Commissione, io non ho sentito alcun membro della maggioranza - e sfido chiunque a dimostrarmi il contrario - che, per qualche verso, abbia cercato di approfondire il problema e dire almeno questa frase: "Sì, esiste il problema!". Invece, niente, assolutamente niente!

Non si può, poi, venire qui a dire che l'opposizione accusa la maggioranza di non aver fatto nulla; affermazione, peraltro, che io non ho mai fatto. L'"excusatio non petita" del Consigliere Borbey, pertanto, è assolutamente gratuita, perché io non l'ho richiesta; ho solo detto che certe cose sono state fatte tra molte difficoltà, ma la presenza di quelle difficoltà è stata evidenziata anche dallo stesso Assessore.

Io non sono qui, nel modo più assoluto, per affrontare questo problema, o quello dell'ambiente, in termini duri. No! Io sono qui per cercare di ristabilire una certa priorità negli interventi da parte dell'Amministrazione regionale. Se mi si dice che non è possibile guardare con occhio diverso a questo patrimonio ed a questa parte della nostra civiltà, devo solo aggiungere che noi, a questo punto, non siamo neppure degni della nostra autonomia! È questo l'aspetto che io voglio sottolineare!

Ho citato appositamente per primo la ristrutturazione di una parte del collegio Saint-Bénin, come esempio non solo di ciò che è stato un bene culturale, ma anche di ciò che esso potrà essere e potrà rappresentare. È un indice di inversione di tendenza. Nel mio primo intervento dicevo che il bene culturale deve essere restaurato, ma non certo per porsi di fronte ad esso in atteggiamento contemplativo o "museografico", ma per farlo rivivere e per farlo utilizzare, sia pure con tutte le cautele e la delicatezza del caso. Questo è il mio discorso!

Ha ragione, poi, il Consigliere Tonino, quando dice che questo disegno di legge può essere interpretato anche come una implicita provocazione; non lo nego affatto. Dico, anzi, esplicitamente che il disegno di legge voleva proprio essere una provocazione, per denunciare una certa situazione che non è certamente imputabile solo a questa maggioranza, ma a tutti noi. Se guardiamo indietro, scopriamo che, nei confronti di questo problema, c'è sempre stata una totale disattenzione da parte dell'Amministrazione regionale. Non mi riferisco solo a questa Giunta, ma all'Amministrazione intesa nel suo senso più generale, tant'è che lo stesso funzionario che si occupava di questo problema era guardato quasi con un certo senso di fastidio. Il reperimento di un bene culturale, nel momento in cui si realizza un'opera pubblica, diventa realmente un problema: bisogna fare in fretta e tutto viene sacrificato, in omaggio ad un concetto del bene sbagliato e assolutamente errato. Io ritengo opportuno rinviare per il tempo necessario la costruzione di una casa, se al suo interno c'è da "guardare" qualcosa o si deve svolgere un'indagine che serva alla comprensione della nostra storia.

Con questo non posso e non devo non rendermi conto che, sinora, le piccole e deboli forze della Sovraintendenza hanno pure reso possibili certi interventi e che, a volte, qualche funzionario, grazie al cielo, ha operato con un certo compiacimento. Io credo, anzi, che il termine "talpa", usato in passato, ma ancora oggi, nei confronti di coloro che scavano al servizio della Sovraintendenza, sia profondamente offensivo per chi, pur tra le molte incomprensioni e difficoltà di un lavoro difficile ed oscuro, spesso contrastato, ha cercato ugualmente di tirare avanti per anni.

Mi appello all'Esecutivo regionale affinché si attui realmente questa rivoluzione, perché è assolutamente necessaria, innanzitutto per una ragione tipicamente culturale, poi per una ragione molto più prosaica, ma altrettanto importante, di tipo occupazionale ed infine per una ragione turistica. C'è un flusso turistico, infatti, che si muove solo in funzione di una giustificazione di tipo culturale: ecco perché, utilizzando il termine giacimento, intendevo alludere appunto al suo possibile sfruttamento. In questo modo si potrebbero modificare anche e cosiddette "stagionalità", che condizionano il turismo valdostano, grazie appunto a quel flusso turistico che sarebbe attratto dall'immenso patrimonio artistico, storico ed archeologico della Vale d'Aosta.

Di questo patrimonio ho citato solo alcuni numeri a titolo puramente indicativo, ma ne esiste anche una gran parte che è ancora tutta da scovare e che potrebbe essere offerta al turista che viaggia proprio per visitare e scoprire situazioni e vicende tipicamente culturali.

Questo era proprio quanto intendevo dire ed ho voluto mettere il dito nella piaga, proprio perché il nostro disegno di legge ha anche lo scopo di tentare di coniugare criteri di managerialità nella gestione dei beni culturali con il rispetto dovuto agli stessi beni. È un dato di fatto reale che deve essere, perché, obiettivamente, è mancato sovente un certo spirito di imprenditorialità.

Ci sono dei cantieri della Regione che io ritengo debbano essere chiusi con sollecitudine e cito per tutti il cantiere di Saint-Martin. Io credo, infatti, che, dopo dieci anni di studio, sia arrivato il momento di metterci sopra una pietra, perché, dopo il grande lavoro di carattere scientifico che è stato eseguito, il cittadino ha il diritto di sapere dove si va a parare quando interviene la Sovraintendenza. Tenere aperto un cantiere per troppo tempo, può ingenerare la giusta preoccupazione che, quando arriva la Sovraintendenza, tutto si fermi. Ho parlato di rivoluzione, proprio perché bisogna rivoluzionare anche la mentalità dei funzionari per evitare che si operi con tempi archeologici nello sfruttamento e nella valorizzazione del bene culturale, altrimenti l'eccesso di lentezza nuoce all'acquisizione, da parte del cittadino, di una diversa coscienza nei confronti del bene culturale.

Concludo riconoscendo l'importanza del fatto che questa mattina siano state dette alcune cose. La nostra proposta guarda anche ad Aosta e colgo l'occasione sia per fare un riferimento specifico sia per rivolgere una particolare sollecitazione all'Amministrazione regionale.

Abbiamo un comprensorio archeologico di primaria importanza e di dignità europea. È un comprensorio archeologico che va dalle Porte Pretoriane alla Torre dei Balivi e che include il Teatro Romano e l'Anfiteatro, oltre a tutte le torri medioevali inserite nel comprensorio stesso. Io credo che non possiamo lasciare le Porte Pretoriane nello stato di abbandono attuale. Non possiamo! Non possiamo più permetterci di offrire al mondo un'immagine di grande disattenzione nei confronti di un bene culturale che ci viene invidiato da tutti e che è di una bellezza unica ed irripetibile, a detta degli esperti.

Ma perché non pensiamo alla grande? Perché non pensiamo, per esempio, a rivoluzionare Aosta, attraverso una rivalutazione dei beni culturali? Perché non si può pensare di mettere in evidenza l'Anfiteatro Romano che è lì ed è solo da scavare? È da quarant'anni che dibattiamo questo problema! Non è pensabile che la cavea dell'Anfiteatro sia visibile se non si fa nulla per valorizzarla e per restituirla alla visione ed alla fruizione del pubblico! Questa nostra inerzia è assolutamente colpevole! Sussiste ancora una vecchia diatriba sorta in seguito al fatto che, su quel terreno, insiste la proprietà di un istituto religioso. Ma, visto che abbiamo avuto tanto riguardo nei confronti del Convento delle Carmelitane scalze, perché non dobbiamo avere lo stesso riguardo per le suore di questo istituto religioso? Comperiamo quel bene, a prezzo equo si intende, così avremo modo di programmare nel tempo una campagna di scavi che ci consentirà di portare alla luce anche l'Anfiteatro Romano! È un atto di riguardo che, tra l'altro, io ritengo doveroso nei confronti della città di Aosta e della sua storia.

Potrei citare anche l'esempio della necropoli di Vollein, sopra Quart, che aspetta ancora una definitiva sistemazione, pur trovandosi in uno dei siti più belli e caratteristici. È sufficiente recarvisi una sola volta, per restare colpiti dalla sua particolare atmosfera! Lì abbiamo scavato, ma abbiamo lasciato l'opera incompiuta.

Un discorso di carattere operativo deve, necessariamente, essere preceduto da un discorso di tipo politico, perché l'atteggiamento della Regione, intesa come ho già detto nel suo senso più generale, nei confronti dei beni culturali, deve essere sostanzialmente diverso. Bisogna invertire la tendenza in atto che, pur con rare e lodevoli eccezioni, dura ormai da troppo tempo.

Rivolgo ancora un altro appello all'Assessore. Recentemente, con molta calma e attenzione, ho visitato gli scavi effettuati sotto la Cattedrale di Aosta. Si tratta di un patrimonio di grandissimo valore che, a mio avviso, deve anche essere pubblicizzato e non deve essere tenuto nascosto per un malinteso e, forse, eccessivo senso di riguardo. Io credo che tutto ciò debba essere debitamente evidenziato. Lì davanti a noi, oltre la via B. Festaz, c'è quell' "insula romana" che nessuno conosce, sulla quale insiste un bel solettone che sorregge un parcheggio, ma nessuno è in grado di visitarla, se non a richiesta. Perché tra le tappe d'obbligo delle visite guidate alla città di Aosta non si può inserire ciò che può effettivamente interessare il turista?

Potrei citare anche altri esempi, ma non lo faccio proprio perché mi permetto solo di rivolgere delle sollecitazioni all'Assessore. Se io fossi al suo posto - e lascio la proposta come utile testimonianza per il futuro Consiglio - lancerei un "Progetto Valle d'Aosta" sui beni culturali: un progetto di ampio respiro e di dimensione europea, perché la nostra Regione ha tutte le caratteristiche per pensare alla grande in questo settore. È necessario farlo, approfittando della fortunata circostanza che in questo periodo la Regione ha, fortunatamente, dei cospicui finanziamenti. Affrontare il problema della valorizzazione dei beni culturali - e questa considerazione vale come attenuante per il passato - in un periodo di "vacche magre" è molto più difficile. Posso capire, quindi, come in passato si sia dovuta stilare una scala di priorità, che ha reso indispensabile effettuare delle scelte a volte non opportune, anche se inevitabili.

Cerchiamo, però, di approfittare del momento presente in cui la Regione beneficia di una certa disponibilità finanziaria da "buttare", sia pure con intelligenza, nel settore dei beni culturali.

A volte, quando si parla di questo argomento, si rischia di essere fastidiosi perché si dà l'impressione di volersi occupare di una cosa che è lì e che, comunque, lì rimane, proprio come un patrimonio. Io penso, invece, che ci si dovrebbe preoccupare del fatto che quel patrimonio potrebbe anche non rimanere più. Se non interveniamo in fretta, il degrado del patrimonio rischia, in certi casi, di privarci addirittura della nostra storia. Questo l'Assessore lo sa molto bene, perché non ha fatto alcuna polemica nei miei confronti, qui in Consiglio, per essermi preoccupato di denunciare personalmente certe situazioni. Voglio sperare, però, che questo discorso non si debba più ripetere in futuro.

Concludo osservando che noi siamo il prodotto di una civiltà. Oggi siamo qui perché, come popolo valdostano, abbiamo alle spalle una lunga tradizione storica che è costellata dalle numerose testimonianze che sono pervenute sino a noi. Bisogna cercare di sensibilizzare culturalmente l'opinione pubblica, affinché si renda conto che l'osservazione del passato ci permette di conoscere l'artefice di quelle testimonianze, ci permette anche di riscoprire ciò che siamo stati attraverso i secoli.

Da questa operazione di tipo culturale può derivare un altro tipo di coscienza nei confronti della nostra stessa autonomia. Io credo profondamente che la valorizzazione dei beni culturali, sotto questo aspetto, sia una sorta di rivoluzione che serve a noi tutti, perché l'osservazione del nostro passato ci consente di riflettere su ciò che siamo stati e sul tipo di società che, sulla base di questa stratificazione storica, noi saremo in grado di progettare per il futuro dei nostri figli.

È in ciò che risiede, a mio parere, la valenza del bene culturale, ed io credo che, dopo quarant'anni di autonomia, noi abbiamo il dovere di invertire radicalmente la rotta. Non l'abbiamo potuto fare noi e non lo potrà fare questo Consiglio, ma credo che a futura memoria possa rimanere la testimonianza, non di una disattenzione ma di un profondo sentimento di affetto del Consiglio regionale verso le cosiddette "pietre che contano".

Grazie.

Si dà atto che alle ore 10,46 riassume la Presidenza il Presidente BONDAZ.

PRESIDENTE: Ha chiesto la parola il Presidente della Giunta, Rollandin; ne ha facoltà.

ROLLANDIN (U.V.): Je m'excuse si je n'ai pu écouter les interventions précédentes mais il y avait une rencontre avec les forces syndicales pour le contrat. Néanmoins, je crois que la majeure partie de l'annexe du projet de loi donnait déjà une idée de la signification de l'intervention.

L'Assesseur a déjà exprimé ses perplexités face à ce problème, mais je tiens à rappeler deux aspects. Sur toute une série de considérations qui ont été faites sur le rôle de la ville d'Aoste et du patrimoine archéologique et culturel tout le monde ne peut qu'etre d'accord. Parallèlement, je voudrais souligner que pour toute une série de biens n'appartenant pas encore à l'Administration régionale, un effort a été fait depuis des années en vue de la disponibilité de ces biens, un des derniers succès ayant été l'acquisition du Fort de Bard. Là, nous avons eu la pleine disponibilité et, partant, la possibilité d'intervenir.

J'ai entendu rappeler aussi le problème de la Tour du Baillage, l'ancienne prison. Vous le savez, non seulement l'assessorat a déjà examiné le problème mais nous avons déjà un projet nous permettant d'intervenir sur cette zone et nous n'attendons que cette possibilité d'intervenir. Nous avons fait je ne sais combien de demandes pour obtenir finalement le passage à la propriété régionale. C'est une zone stratégique pour la ville d'Aoste.

D'autres biens culturels ont fait l'objet d'interventions et je crois que depuis quelques années nous avons intensifié les interventions; nous avons par exemple discuté au Conseil de la question du catalogage des biens culturels. Le travail que cette société est en train de faire, face à la requête qui a été présentée au Ministère pour les biens culturels et le Bureau du travail, pour que dans un délai de deux ans l'on puisse avoir un inventaire complet de tous les biens culturels, représente des efforts considérables; c'est le point de départ d'une activité susceptible de s'appuyer sur un programme sérieux.

Par ailleurs, au-delà de la constitution de ce syndicat particulier, je crois que le problème est surtout d'avoir les gens compétents pour y travailler. A présent, nous nous heurtons à une double difficulté. D'un côté nous avons les professionnels (architectes, etc.) qui n'ont pas encore la compétence voulue pour intervenir dans certains domaines. Il suffirait de citer quelques exemples récents pour comprendre la difficulté du problème; certaines interventions s'avèrent très difficiles. Le débat qui est en cours sur le centre de la ville d'Aoste - place Plouves, place Narbonne et le centre historique - est un débat sérieux; c'est l'idée d'intervenir radicalement sur un point stratégique de la ville d'Aoste.

Nous travaillons avec la ville d'Aoste pour parvenir à un résultat sérieux. D'ici quelque temps, les professionnels qui en ont été chargés, présenteront un projet d'intervention susceptible de tenir compte des différentes exigences, et surtout du futur de la ville d'Aoste, face à cette possibilité d'exploiter un patrimoine que tout le monde s'accorde à reconnaître.

L'autre problème, assez délicat, consiste dans la formation du personnel qui sera engagé dans les fouilles archéologiques et la restructuration. La difficulté de l'assessorat est d'avoir déjà un personnel qualifié, car à présent il fait défaut. Si l'on part avec un programme d'intervention qui est en grande partie financier et avec le personnel, à qualifier ou en cours de qualification, je crois que l'on peut effectivement intervenir. Au-delà de l'existence de cette nouvelle structure, un nouvel élan pourrait être donné: on ne s'occuperait que de cela, mais attention! Le trait d'union entre l'assessorat et la Surintendance ne peut être dépassé. Le problème de la Surintendance ne peut être résolu au niveau de l'Administration régionale: toute une série de compétences, de possibilités d'emploi sont strictement liées à certaines interventions qui ne ressortissent pas à des directives de l'Administration régionale.

Il y a un autre problème dramatique que d'autres Conseilleurs ont soulevé: le problème des temps. Lorsque l'on commence une fouille n'importe où, il est impensable de s'y éterniser sans que l'on ait de réponse, au-delà de l'intérêt de la recherche, au-delà de l'intervention sérieuse qui équivaudrait à dire: "Là, on ne peut plus rien faire", ou bien: "Nous ferons des photographies" et ensuite l'on donne la possibilité aux intéressés de travailler.

Le programme présenté pour 88-89 par l'assessorat est assez large et toute une série de travaux ne pourront même pas démarrer; quant à d'autres ils ne seront jamais terminés (au-delà de l'exemple de Saint-Martin-de-Corléans).

Les temps de réponse ne peuvent pas être des temps archéologiques, autrement les gens ne comprennent plus l'intervention. C'est difficile de faire saisir à tout le monde l'intérêt de cette recherche si l'on n'a pas, en même temps, la possibilité de donner une réponse dans un certain délai.

Pour toute ces raisons, la possibilité de prévoir un organe susceptible de s'intéresser uniquement à ce problème, à présent ne résoudrait pas dans son ensemble l'intervention mais donnerait un nouvel élan. L'Administration régionale veut accord en toute son attention aux différents problèmes pas seulement de la ville d'Aoste, mais aussi des autres fouilles qui n'ont pu être achevées pour maintes difficultés. Le premier engagement de l'Administration régionale est focalisé sur les cadres pour faire le travail et le problème sera ainsi à moitié résolu.

L'autre moitié concerne les compétences qui ne peuvent être déléguées; sur certaines spécificités, l'Administration régionale ne peut pas intervenir. M. Torrione le sait.

Nous apprécions de pouvoir revenir sur un sujet qui passionne de plus en plus les gens, mais nous nous abstiendrons sur le projet de loi.

PRESIDENTE: Passiamo ora all'esame dell'articolato.

Do lettura dell'articolo 1.

ART. 1

Finalità e costituzione dell'Azienda Autonoma

Al fine di conservare ed esaltare le caratteristiche del paesaggio e dell'ambiente storico della città di Aosta e della Valle d'Aosta, nonché di assicurare alla collettività ed ai singoli cittadini il corretto uso del territorio regionale per scopi culturali, sociali, didattici e scientifici, specie nell'intento di potenziare l'economia del capoluogo valdostano e di caratterizzare la funzione di quest'ultimo anche per effetto di un possibile incremento del turismo urbano, la Regione Autonoma della Valle d'Aosta istituisce "l'Azienda Regionale Autonoma per la valorizzazione del Patrimonio Artistico, Storico, Archeologico della Città di Aosta e della Valle d'Aosta (A.R.A.V.)".

PRESIDENTE: Ha chiesto la parola il Consigliere Sandri; ne ha facoltà.

SANDRI (N.S.): Questo disegno di legge, il cui primo articolo indica le finalità della legge e istituisce l'Azienda autonoma per la valorizzazione del patrimonio artistico, storico e archeologico della città di Aosta e della Valle d'Aosta (A.R.A.V.), è meritevole di grande attenzione. Tengo a precisare subito, però, che proprio quelle finalità e la costituzione dell'A.R.A.V. pongono alcune perplessità a Nuova Sinistra.

Mi scuso se faccio una breve introduzione, ma credo che al Partito Socialista debba essere riconosciuto il merito di aver condotto, in questi anni, una feroce battaglia per riaffermare il diritto alla dignità della cultura ed il dovere di questa Regione di contribuire alla valorizzazione del proprio patrimonio storico. Penso che anche questa proposta di legge, accompagnata dall'illustrazione e dalla citazione dei vari importanti interventi da attuare sul patrimonio culturale, come, ad esempio, quello nella zona di Vollein e tanti altri che continuano a permanere in una fase di stallo e di incomprensibile abbandono, costituisca un'ulteriore testimonianza della necessità di intervenire in maniera più netta e più precisa in questo settore.

Penso, tuttavia, che si debba fare una riflessione più ampia intorno a questo problema, perché la cultura alla quale, in sostanza, alludono questo disegno di legge e gli interventi che sono stati fatti dal Presidente della Giunta e da altri Consiglieri, è sempre quella antica: si parla dei Salassi, delle necropoli, delle testimonianze della romanità... Io credo, invece, che ci si dovrebbe riferire a tutta la nostra storia ed a tutto il patrimonio artistico e culturale che risale anche solo a 50 o 100 anni fa e che, spesso e volentieri, è oggetto di banditesche operazioni di trasformazione.

Voglio ricordare, a titolo di esempio, il palazzo Darbelley. Spero che ci sia ancora qualcuno che abbia la voglia di trasformare questo palazzo in qualcosa di diverso da un ufficio amministrativo regionale.

Vorrei ricordare che, quando si fanno degli interventi sulla struttura di Aosta, esistono delle testimonianze che ci possono piacere o meno, ma che appartengono comunque al nostro passato, anche recente, e che meritano attenzione. In proposito, quando qualcuno parla di Piazza Narbonne, io cito il palazzo delle Poste e dei Telegrafi, che può piacere o non piacere, ma che sicuramente è una testimonianza di un'epoca e, come tale, deve essere tenuto in considerazione.

Esiste la storia medioevale, la storia romana e quella pre-romana. Ma è proprio sull'aspetto storico che, questo progetto di legge rivela i suoi meriti ed i suoi difetti.

Ha i suoi meriti, perché ripropone all'attenzione la necessità di affrontare questo problema, ma rivela i suoi difetti, proprio perché io non credo che la valorizzazione di queste tematiche sia solo un problema di "Azienda", perché c'è un problema politico a monte. Ecco perché credo di capire il blocco e persino il rifiuto della maggioranza ad affrontare il problema. Proprio a questo, infatti, alludeva il Consigliere Torrione, quando si è lamentato che in sede di Commissione non se ne è minimamente discusso e ci si è rifiutati di affrontare il problema.

Ma perché? Perché in Valle d'Aosta c'è un certo blocco verso l'analisi storica. Perché troppo spesso si è voluta interpretare la storia - e la colpa di ciò, prima di imputarla agli altri, l'attribuiamo a noi stessi - per fini prettamente politici. Forse, questo disegno di legge può essere considerato come il primo anello della catena che ci convincerà a riprendere la storia nel suo senso oggettivo di "nostra storia", senza cercare di addomesticarla ai nostri fini.

In questo senso, credo che la proposta della costituzione dell'A.R.A.V. abbia qualche limite, il più evidente dei quali è proprio in quel suo voler sottolineare con troppa insistenza l'aspetto economico. Io sono convinto, quanto lo è il Consigliere Torrione, che la nostra cultura ed il nostro patrimonio artistico e storico, sono anche delle ricchezze in termini di denaro e di turismo.

Molti americani, cittadini di quella grande nazione che sta guidando il mondo, anche se non si sa bene se in senso positivo o negativo, venderebbero addirittura parti del loro corpo, mani, piedi..., per poter avere un centesimo di quello che esiste in Vale d'Aosta. Se gli svizzeri avessero avuto solo qualcuno dei nostri reperti archeologici, gli avrebbero già costruito intorno delle città turistiche. Noi, invece, non abbiamo nemmeno la capacità di andarli a cercare, forse perché ne abbiamo troppi.

Dicevo, comunque, che l'insistenza eccessiva sull'aspetto economico, a mio parere, può essere intesa come un limite del disegno di legge. Non so se è un vecchio residuo del mio passato di sessantottino, ma vedere rappresentate nel Consiglio di amministrazione dell'A.R.A.V. l'Associazione degli industriali, l'Associazione degli artigiani, la FINAOSTA..., mi ha fatto piangere un po' il cuore ed ho avuto delle difficoltà a leggere queste cose, anche perché non era indicato alcun rappresentante dell'Assessorato alla Pubblica Istruzione, che avrei visto, peraltro, molto bene...

TORRIONE (fuori microfono): C'è già nel Comitato.

SANDRI (N.S.): Sì, nel Comitato, ma non nel Consiglio di Amministrazione! Stavo dicendo che avrei visto molto bene un rappresentante dell'Assessorato alla Pubblica Istruzione, perché credo che uno degli obiettivi fondamentali di questa iniziativa, consista appunto nel far riacquisire la coscienza della propria storia alla stessa popolazione. Prima ancora di offrirlo ai turisti, questo patrimonio dobbiamo inculcarlo nella nostra popolazione.

È per questo motivo che mi permetto di suggerire al Consigliere Torrione di non prendersela troppo, se questa legge gli verrà bocciata. Con la sua presentazione, infatti, ha sicuramente buttato un sasso in piccionaia e credo che questo tema sarà uno degli argomenti che caratterizzeranno l'impegno politico nei prossimi anni e su di esso si giocherà, anche, la nostra capacità di essere autonomi, di essere capaci, cioè, di gestire e di presentare la nostra storia.

Nonostante queste perplessità sulle finalità della legge e nonostante i dubbi che ho espresso prima sulla bontà dell'A.R.A.V., Nuova Sinistra voterà a favore sia dell'articolo sia della legge, proprio per il significato politico che la proposta di legge rappresenta.

PRESIDENTE: Ha chiesto la parola il Consigliere Tonino; ne ha facoltà.

TONINO (P.C.I.): Non ripeto le osservazioni che ho già fatto nell'intervento di carattere generale, sottolineo però l'importante convergenza tra le forze di Sinistra su questo argomento. Le cose che ha detto poco fa il Consigliere Sandri erano parte integrante anche dell'intervento che ho fatto nel corso della discussione generale e molte delle osservazioni fatte dal Consigliere Torrione sono da noi condivise.

Approfitto di questo intervento sull'articolo 1 per ribadire il giudizio negativo nei confronti dell'attività della maggioranza su due piani: sul piano dei programmi e sul piano degli strumenti.

Lungi da me l'intenzione di voler dire che non sia stato fatto nulla. L'ho detto nell'intervento precedente e lo ripeto qui. Alcune realizzazioni sono state fatte, certe attività per acquisire il patrimonio storico ed archeologico al demanio regionale sono state portate avanti e l'attività di catalogazione è un fatto di grande rilievo. Riconosciuto questo, resta, però, quel giudizio di carattere generale, che l'attenzione nei confronti di questo settore - ed è quasi un insulto chiamarlo settore - è al di sotto delle necessità, sia sul piano della qualità dei programmi di recupero e di valorizzazione, sia nella ricerca degli strumenti.

In questo senso, io ripeto che la proposta del Partito Socialista era e costituisce un'importante provocazione proprio sul piano degli strumenti. Ribadisco la distinzione che ho già fatto sui compiti che sono propri della Sovraintendenza regionale, che devono essere riconosciuti e che non possiamo stravolgere in alcun modo, ed i compiti che sono nostri, delle scelte politiche relative a tutto questo patrimonio e che comportano anche la ricerca degli strumenti più idonei per poter intervenire anche ad un livello diverso rispetto a quello raggiunto sino ad oggi. In questo senso il nostro giudizio è pesantemente negativo, perché gli sforzi che bisogna fare sono ben superiori a quelli che sono stati fatti sino ad oggi.

Noi voteremo questo provvedimento, proprio perché accettiamo e vogliamo sottolineare il significato politico dell'aver riproposto il tema della valorizzazione del patrimonio artistico, storico e archeologico. Non entro più nel dettaglio, nel quale, anzi, saremmo potuti entrare molto più a fondo, pur avendo delle perplessità sull'opportunità dell'A.R.A.V. e sui compiti da attribuire a tale azienda autonoma. Noi vedremmo con più favore un'azienda davvero esclusivamente operativa, che saldi, anche in questo settore, l'intervento pubblico con quello privato, che ci sta benissimo e che, anzi, riteniamo utile, salvo che il tutto sia funzionale ad un programma di levatura regionale e che, soprattutto, abbia quel respiro di ricerca storica e culturale che a parole tutti diciamo di volere.

PRESIDENTE: Ha chiesto la parola il Consigliere Torrione; ne ha facoltà.

TORRIONE (P.S.I.): Ringrazio tutti coloro che sono intervenuti nella discussione e che hanno preso atto di quanto è stato detto dai banchi della Giunta e dal Presidente della Giunta. Io credo che la battaglia per i beni culturali debba uscire dal profondo isolamento dal quale è stata caratterizzata sinora.

Sovente - e faccio un'annotazione di costume - quando si è parlato di beni culturali in Valle d'Aosta, si è avuto modo di registrare una sorta di ostracismo nei confronti dei promotori, funzionari o Consiglieri regionali. È importante, invece, che questo argomento sia affrontato dalla Regione con un'altra sensibilità.

Condivido quanto è stato detto dai Colleghi che mi hanno preceduto, sulla necessità che la Regione promuova un'azione di estrema sensibilizzazione nei confronti dell'opinione pubblica e questa azione non dovrebbe trovare un riscontro solo marginale nella collettività. Si deve invertire l'attuale tendenza che vede questa richiesta salire dal basso verso l'alto. Si metta in atto il processo inverso, che vede invece la Regione farsi promotrice di un diverso approccio nei confronti del patrimonio artistico, storico e archeologico.

Ciascuno di noi ha le proprie convinzioni personali, ma io credo che il nostro compito sia molto arduo sul piano culturale ed è per questo che le considerazioni fatte oggi, pur con ottiche e prospettive diverse, senza accusare alcuno di inefficienza e senza minacciare di denunciare l'attuale situazione, rientrano in un discorso che deve essere indirizzato alla gente.

Ciò che è stato fatto oggi dal Consiglio è estremamente positivo.

La nostra proposta di legge non sarà confortata da un voto favorevole, ma ritengo che sarà confortata dal consenso di tutti coloro che, nella valorizzazione del patrimonio storico, artistico e archeologico, hanno ravvisato non solo una caratterizzazione imprenditoriale, ma soprattutto una caratterizzazione culturale. È su questo aspetto che noi dobbiamo insistere.

Mi auguro che il prossimo Consiglio rispolveri questo tema con un altro slancio, lo faccia proprio e dia al patrimonio dei beni culturali della nostra Regione l'impulso che esso merita come testimonianza storica e culturale.

Grazie.

PRESIDENTE: Se nessuno chiede la parola, pongo in votazione l'articolo 1.

ESITO DELLA VOTAZIONE

Presenti: 30

Votanti: 12

Favorevoli: 12

Astenuti: 18 (Bondaz, Borbey, Chabod, De Grandis, Faval, Lanièce, Lanivi, Maquignaz, Marcoz, Martin, Perrin, Pollicini, Ricco, Rolando, Rollandin, Stévenin, Tamone e Voyat)

Il Consiglio non approva

PRESIDENTE: Signori Consiglieri, il Regolamento consiliare prescrive che, quando il primo articolo di una legge non viene approvato, è da ritenere non approvata tutta la legge e, pertanto, la proposta di legge in oggetto è respinta.

Do, comunque, lettura degli articoli successivi della proposta di legge presentata dai Consiglieri del Gruppo Socialista.

ART. 2

Scopi e requisiti dell'Azienda Autonoma

La Regione nel promuovere e partecipare finanziariamente alla costituzione dell'Azienda Autonoma per la valorizzazione del patrimonio artistico, storico e archeologico della città di Aosta e della Valle d'Aosta condiziona i propri interventi finanziari esclusivamente al perseguimento degli obiettivi e all'accoglimento dei requisiti seguenti:

a) scopo dell'Azienda dovrà essere la valorizzazione del patrimonio artistico, storico e archeologico della città di Aosta, per conseguire un'effettiva azione di promozione culturale e turistica, in funzione anche di un disegno urbanistico che, attraverso l'esaltazione delle testimonianze del passato riportate alla luce da una ricerca archeologia sempre più qualificata, contribuisca a riconferire al capoluogo aostano un ruolo più consono alla sua importanza, alla sua funzione, alle sue tradizioni, in relazione anche alla sua vocazione turistica;

b) attivare un processo di valorizzazione dei Beni Culturali in altri Comuni della Regione, in analogia a quanto previsto per la città di Aosta;

c) l'Azienda dovrà assumere, oltre alle funzioni di cui ai precedenti punti a) e b), un ruolo primario di sollecitazione culturale ponendo in essere tutte le iniziative atte a coinvolgere il mondo scientifico e la pubblica opinione in un lavoro di approfondimento di tutte le tematiche connesse con la valorizzazione del patrimonio in questione, attivando i anali capaci di svolgere un'opera di informazione, sensibilizzazione e coinvolgimento specie attraverso un lavoro sistematico di divulgazione scientifica ed informativa;

d) l'Azienda, avente personalità giuridica propria, sarà retta da un Consiglio di Amministrazione e dovrà avvalersi della consulenza di uno speciale Comitato di Coordinamento Tecnico-Scientifico;

e) l'assoggettamento di territori a particolari vincoli d'uso e di destinazione, secondo le indicazioni del Piano Particolareggiato previsto dalla presente legge, è disposto per un periodo di anni 30, rinnovabile alla scadenza;

f) i finanziamenti poliennali erogati dalla Regione dovranno essere destinati a scopi e finalità previsti dalla presente legge;

g) i controlli contabili e di legittimità sugli atti dell'Azienda Regionale Autonoma sono determinati dalle disposizioni di cui alla presente legge;

h) l'Azienda provvede alla formazione professionale di personale specializzato nei settori dello scavo archeologico, del restauro, della conservazione e della ricerca concernenti i beni culturali in argomento.

ART. 3

Istituzione del Consiglio di Amministrazione e suoi compiti

Le funzioni di gestione e amministrazione dell'Azienda Regionale Autonoma sono esercitate da un Consiglio di Amministrazione così composto:

a) un rappresentante del Presidente della Giunta regionale con funzioni di Presidente e di rappresentante legale dell'Azienda;

b) un rappresentante dell'Assessore regionale al Turismo, Urbanistica e Beni Culturali con funzioni di Vice Presidente;

c) tre membri designati dal Consiglio regionale di cui due appartenenti alla minoranza consiliare;

d) un membro designato dal Consiglio comunale di Aosta;

e) un membro designato dall'Associazione Valdostana Industriali;

f) un membro designato, d'intesa o per sorteggio, dalle Associazioni regionali degli artigiani;

g) un membro designato dalla Finanziaria regionale (FINAOSTA S.p.A.);

Il Consiglio di Amministrazione dura in caria cinque anni e deve provvedere tra l'altro:

a) all'approvazione del bilancio preventivo e del conto consuntivo;

b) all'elaborazione e all'attuazione dei programmi di attività dell'Azienda;

c) all'assunzione e al licenziamento del personale;

d) all'acquisto e all'alienazione di beni mobili ed immobili;

e) all'ordinamento dei servizi, degli uffici e del personale.

ART. 4

Istituzione del Comitato di Coordinamento Tecnico-Scientifico e suoi compiti

È istituito, quale organo di consulenza sull'attività del Consiglio di Amministrazione di cui al precedente art. 3, il Comitato di Coordinamento Tecnico-Scientifico composto dalle seguenti persone:

Membri di diritto

a) il Sovraintendente regionale per i Beni Culturali ed Ambientali che lo presiede;

b) il responsabile del Servizio Archeologia della Regione;

c) il Dirigente del Servizio Urbanistica del Comune di Aosta.

Membri designati dal Consiglio regionale

a) un esperto in urbanistica;

b) un esperto in scenografia;

c) un esperto in sociologia;

d) un esperto di diritto;

e) un esperto in scienze economiche;

Il Comitato di Coordinamento Tecnico-Scientifico è tenuto inoltre a:

a) esprimere parere su tutte le questioni poste dal Consiglio di Amministrazione;

b) svolgere, attraverso qualificato personale dipendente dall'Azienda, la direzione e la sorveglianza di tutti i lavori commissionati dall'Azienda stessa;

c) coordinare tutte le azioni promozionali volte alla valorizzazione del patrimonio artistico, storico e archeologico nonché a curare il lavoro di divulgazione scientifica ed informativa.

d) autorizzare in via preventiva sia in fase progettuale che esecutiva qualsiasi intervento operativo nell'ambito del patrimonio artistico, storico e archeologico della Città di Aosta.

ART. 5

Statuto dell'Ente

Il Consiglio di Amministrazione e il Comitato di Coordinamento Tecnico-Scientifico sono costituiti con decreto del Presidente della Giunta regionale ed entro 90 giorni sono tenuti ad adottare lo Statuto dell'Azienda Autonoma.

Lo Statuto deve tra l'altro prevedere le varie forme di partecipazione e consultazione con gli organismi pubblici e privati interessati alla gestione delle attività dell'Azienda nonché regolamentare i rapporti fra Consiglio di Amministrazione e Comitato di Coordinamento Tecnico-Scientifico.

I membri degli organismi di cui ai commi precedenti hanno diritto a compensi stabiliti, con successivo provvedimento, dal Consiglio regionale e durano in aria sino al termine del mandato del Consiglio che li ha eletti.

ART. 6

Personale dell'Azienda

Per lo svolgimento delle proprie funzioni d'Istituto, l'Azienda provvederà con proprio personale, mentre potrà avvalersi, a titolo di consulenza, di prestazioni professionali di tecnici specializzati.

ART. 7

Istituzione del Piano Particolareggiato di valorizzazione dei beni artistici, storici e archeologici

Il Consiglio di Amministrazione predispone, sentito il parere vincolante del Comitato di Coordinamento Tecnico-Scientifico, un Piano Particolareggiato di valorizzazione delle zone in cui sono collocati beni di particolare interesse artistico, storico, e archeologico della Città di Aosta, in piena sintonia con gli strumenti urbanistici vigenti ed in assonanza con quanto previsto dalle leggi regionali in materia di Beni Culturali.

Il Piano è predisposto tenendo conto delle indicazioni fornite dalle singole realtà di zona cittadine anche tramite consultazione dei Consigli di Quartiere e di zona.

Esso deve contenere la determinazione delle zone da sottoporre a coordinamento, tutela e gestione nonché a valorizzazione o sviluppo, con relativa planimetria tematica e con l'indicazione altresì del tipo di classificazione per ogni singola zona individuata.

Il Piano è sottoposto, su iniziativa legislativa della Giunta ed entro 12 mesi dall'entrata in vigore della presente legge, all'esame e all'approvazione del Consiglio regionale.

Il Piano può essere oggetto di integrazione e revisione in base alle indicazioni fornite dal Comitato di Coordinamento Tecnico-Scientifico con l'osservanza preventiva delle norme e delle leggi vigenti in materia di urbanistica e tutela ambientale nonché di ricerca e di conservazione dei beni culturali.

Il Piano dovrà contenere inoltre le proposte per la conservazione fisica dei monumenti, la loro destinazione e gli elementi preliminari per la redazione dei progetti esecutivi destinati a materializzare il nuovo assetto delle singole zone presenti e prevedibili nel Piano stesso.

La Regione Autonoma Valle d'Aosta dispone per la conservazione, acquisizione e/o valorizzazione dei beni, oggetto del Piano, un primo finanziamento di L. 10.000.000.000 erogabile in relazione ad un programma pluriennale di finanziamenti approvato dal Consiglio regionale, da destinare a favore degli interventi nelle singole zone individuate dal Piano Particolareggiato.

Eroga, inoltre, per le spese di funzionamento un contributo annuo di L. 100.000.000.

ART. 8

Indicazione delle varie zone cittadine

Ad avvenuta approvazione del Piano Particolareggiato è istituita, al fine di perseguire tutte le finalità proprie dell'Azienda Regionale Autonoma la fisica indicazione delle varie zone individuate dal Piano stesso, con l'apposizione di specifiche tabelle collocate, in modo visibile, nei punti più significativi delle delimitazioni di zona e recanti la scritta "Azienda Regionale Autonoma per la valorizzazione del patrimonio artistico, storico, archeologico zona del...".

ART. 9

Bilancio e atti deliberativi dell'Azienda Autonoma - Controlli

L'Azienda Regionale Autonoma ha un proprio bilancio.

Il bilancio preventivo deve essere presentato dal Consiglio di Amministrazione entro il mese di novembre dell'anno precedente a cui si riferisce mentre il conto consuntivo, patrimoniale ed economico, deve essere reso entro il 30 marzo dell'anno finanziario successivo a quello cui si riferisce.

I bilanci di cui al comma precedente sono sottoposti, con deliberazione del Consiglio di Amministrazione, all'approvazione della Giunta regionale.

L'esercizio finanziario coincide con l'anno solare.

Tutte le deliberazioni del Consiglio di Amministrazione diventano esecutive dopo l'approvazione, con deliberazione, da parte della Giunta regionale entro 20 giorni dal ricevimento degli atti. Decorso tale ordine di tempo le deliberazioni si intendono tacitamente approvate.

ART. 10

Incarichi professionali esterni ed appalti

Per la redazione dei piani esecutivi di zona di cui al 6° comma del precedente articolo 7, il Consiglio di Amministrazione si avvarrà di professionisti esterni.

Le procedure di appalto di tutte le opere previste dal Piano Particolareggiato e dai Piani esecutivi di zona dovranno essere rigorosamente contenute entro i tempi tecnici necessari, fatte salve le disposizioni di legge in materia.

ART. 11

Interventi in altri Comuni della Regione

Il Consiglio regionale, con apposite convenzioni e su proposta della Giunta regionale, può affidare all'Azienda Regionale Autonoma l'opera di valorizzazione, secondo le modalità previste dalla presente legge, di Beni artistici, storici e archeologici posti in altri Comuni della Regione.

In tale ipotesi dovrà essere regolamentata la presenza, a titolo consultivo, nel Consiglio di Amministrazione dei rappresentanti dei rispettivi Consigli comunali.

ART. 12

Finanziamenti a carattere nazionale ed internazionale

L'Azienda Regionale Autonoma, oltre ai finanziamenti regionali previsti dalla presente legge, potrà utilizzane, per fini istituzionali, fondi messi a disposizione da Enti o Organizzazioni nazionali o internazionali per interventi di valorizzazione dei Beni culturali.

ART. 13

Oneri finanziari

L'onere derivante dalla prima applicazione della presente legge valutato in l. 10.100.000.000 di cui l. 100.000.000 annue, graverà sui capitoli n. 46370 e n. 46375 che vengono istituiti sul bilancio di previsione della Regione per l'esercizio 1986; alla relativa copertura si provvede per l'anno 1986 mediante l'incremento delle quote fisse di ripartizione delle tasse e imposte erariali già accentato sul Capitolo 1300 del bilancio per l'anno in corso.

ART. 14

Variazioni di bilancio

Al bilancio di previsione della Regione per l'esercizio finanziario 1986 sono apportate le seguenti variazioni:

Parte Entrata

Variazione in aumento:

Cap. 1300 "Quote fisse di ripartizione delle tasse ed imposte erariali di cui agli artt. 2 lettera d) e 3 della legge 26 novembre 1981, n. 690"

£ 10.100.000.000

Parte Spesa

Variazione in aumento:

Settore 2.2.4. - Promozione sociale

Programma 2.2.4. - 09 Attività culturali - Musei, Beni culturali e Ambientali.

Cap. 46370 (di nuova istituzione) codificazione: 2.1.1.6.2.2.06.06.09 "Contributo annuo per il funzionamento dell'A.R.A. Azienda Regionale Autonoma per la valorizzazione del patrimonio artistico, storico e archeologico della Città di Aosta"

L.R. n. Art. 7 ultimo comma

L 100.000.000

Cap. 46375 (di nuova istituzione) codificazione: 2.1.2.4.2.3.06.06.09 "Contributo all'A.R.A. Azienda Regionale Autonoma per la valorizzazione del patrimonio artistico, storico e archeologico della Città di Aosta" per gli interventi di programma.

L.R. n. Art. 7 penultimo comma

L. 10.000.000.000

Totale in aumento L. 10.100.000.000

ART. 15

La presente legge è dichiarata urgente ai sensi del 3° comma dell'art. 31 dello Statuto Speciale ed entrerà in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nel Bollettino Ufficiale della Regione.

È fatto obbligo a chiunque spetti di osservarla e di farla osservare come legge della Regione Valle d'Aosta.

PRESIDENTE: Prima di passare alla trattazione dell'oggetto iscritto al punto n. 47 dell'ordine del giorno, chiedo ai signori Consiglieri di confermare o meno il precedente accordo di terminare i lavori del Consiglio in mattinata.