Resoconto integrale del dibattito dell'aula

Oggetto del Consiglio n. 2909 del 24 giugno 1987 - Resoconto

OGGETTO N. 2909/VIII - REIEZIONE DI RICORSO AMMINISTRATIVO PER CAUSE SOPRAVVENUTE DI INELEGGIBILITÀ NEI CONFRONTI DI CINQUE CONSIGLIERI REGIONALI.

PRESIDENTE: Ha chiesto di parlare il Consigliere Aloisi; ne ha facoltà.

ALOISI - (M.S.I.): Signor Presidente, colleghi Consiglieri, in data 29 maggio, il sottoscritto, ai sensi e per gli effetti dell'art. 32 della legge 5 agosto 1962, n. 1257, inoltrava al Presidente del Consiglio un ricorso per ineleggibilità nei confronti di cinque Consiglieri regionali, che sono: l'ex Presidente della Giunta, Mario Andrione, gli ex Assessori Giuseppe Borbey, Angelo Pollicini e Guido Chabod, e l'attuale Assessore alle Finanze Maurizio Martin.

In tutta questa amara vicenda, che coinvolge in modo pesante l'intero Consiglio regionale e coinvolge in parte tutta la classe politica valdostana, vi sono non solo motivi di carattere giuridico, che avallano la richiesta di ineleggibilità nei confronti dei colleghi prima citati, ma vi è soprattutto una ragione di ordine morale, che avrebbe dovuto indurre questi personaggi ad evitare che i loro colleghi, oggi, si dovessero pronunciare su questa vicenda, in una situazione di notevole imbarazzo per l'intero Consiglio regionale. Avrebbero, essi, dovuto rassegnare le dimissioni; avrebbero dovuto avere una certa sensibilità, soprattutto morale, oltre che politica, che, invece, non avendo rassegnato le dimissioni, dimostrano di non avere, volendo, essi, rimanere aggrappati al potere a tutti i costi, infischiandosene delle ragioni di ordine morale e politico e costringendo quindi tutti i colleghi Consiglieri a rimanere soli con la propria coscienza a prendere una decisione di questo tipo.

Vorrei brevemente illustrare ai Consiglieri, all'opinione pubblica che ci ascolta, le accuse che vengono rivolte nei confronti di questi personaggi, soprattutto da parte della Magistratura.

Perchè sono stati rinviati a giudizio? Quali sono i motivi e quali sono le cause? Vorrei brevemente ricordare un fatto, che viene citato nel rinvio a giudizio, quando gli stessi giudici dicono testualmente a pag. 102: "che meritano alcuni brevi cenni le difficoltà incontrate da questo Ufficio (giudice istruttore) nell'espletamento dell'istruttoria. Non va sottaciuto, infatti, ed è stato oggetto di precedente specifico rilievo, che la Regione Autonoma Valle d'Aosta, nonostante precisi provvedimenti giudiziari, non ha fornito agli inquirenti quel materiale documentale richiesto".

In pratica, questo vuol significare che la Magistratura aveva sovente richiesto alla Regione Valle d'Aosta la documentazione inerente a questa vicenda; richieste che sono state sistematicamente ignorate, anzi, si è fatto di tutto per impedire che la Magistratura venisse in possesso di certi documenti per poter ricercare la verità.

A pag. 104, dicono i giudici istruttori:" Non va passato sotto silenzio il comportamento omissivo tenuto dal Presidente della Giunta, Augusto Rollandin, allorché emerse da indagini amministrative la circostanza delle sottrazioni alla Saiset". Su questo fatto specifico il nostro Presidente è stato amnistiato.

Lo stesso Masi fornisce una importante rivelazione quando ricorda che, dopo la morte di Cotta, ha avuto un incontro con il Presidente Andrione, alla presenza di Ramera e di Pollicini e di un terzo, di cui non ricorda il nome (sarebbe interessante sapere ohi è questo terzo personaggio), e loro dicono a Masi che devono avere fiducia soltanto in lui e che sono intenzionati a far saltare il rinnovo della convenzione, se resta al Casinò.

Queste sono accuse molto pesanti, che coinvolgono il potere politico assieme a quel settore economico, per accaparrarsi la gestione del Casinò di Saint Vincent.

Vi è stata una sciagurata negligenza da parte dell'apparato pubblico, che si disinteressò dei lavori edili di ampliamento avvenuti al Casinò, fino al tardo inverno del 1982. Eppure, con la delibera del 12.9.1980, un giorno dopo la redazione del nuovo contratto Regione-SITAV, la Giunta valdostana, su proposta del Presidente Andrione, costituì una Commissione composta da Andrione, Borbey, Pollicini e Vitali. Questa Commissione, come vedremo, rimase inerte.

A pag. 288 emerge nella vicenda un personaggio, che è sempre rimasto al di fuori della vicenda: un certo Colombi Vincenzo, che non si sa come mai è stato accusato - e lo dicono testualmente i giudici - di essere azionista al 2% delle azioni della SAISET e che adesso viene citato perché era proprietario di una villa a Capri, assieme a Masi, del valore di svariate centinaia di milioni, dove il 50% era di proprietà di Masi e il 25% era di proprietà della moglie di Colombi Vincenzo, signora Gaglione Concetta. Questo personaggio non ha mai ricevuto comunicazione giudiziaria, comunque era dipendente regionale e doveva controllare tutta la questione delle manifestazioni al Casinò e contemporaneamente era azionista della società che doveva controllare.

A pag. 274 Masi dice testualmente che aveva fatto partecipi del suo disegno alcuni collaboratori sulla struttura della SITAV ed essi risultavano particolarmente attivi. Aveva coinvolto in questa vicenda il Colombi Vincenzo, l'Ispettore alle Manifestazioni, il Natta e il Fiore, che era addetto stampa della società. Costoro erano stati segretamente comprati da Masi, che aveva loro promesso, in cambio della riuscita del progetto SAISET e della loro fedeltà alla sua persona, delle quote sociali; di questo si venne a conoscenza in occasione della fortunosa scoperta, presso il Vegezzi, delle scritture private.

Ma non è tutto: in questa vicenda compare anche il Sindacato. Si dice che, anche all'interno del Sindacato, tutto ciò fu avvertito, perchè in quel periodo vi erano delle situazioni molto particolari di scioperi continui all'interno del Casinò. Negli organi centrali, il Mattei, un esponente della CISL, riferisce, nella sua deposizione del 2.5.1985, di avere avuto la netta sensazione che detta agitazione fosse protratta un po' oltre il limite ragionevole della prassi e di avere avuto confidenze da suoi amici sindacalisti sul pilotamento dell'operazione sindacale. Uno di questi sindacalisti, a mio avviso, non poteva non essere il Segretario regionale della CISL (visto che il Casinò di Saint Vincent si trovava in Valle d'Aosta), il quale ha vissuto, riunione per riunione, questi strani travagli, però non ha mai detto niente in Commissione; infatti, questo pilotamento è stato provato in atti - dice testualmente la Magistratura. Quindi mi chiedo: è possibile che Beneforti non si sia accorto di nulla?

Più avanti vi furono riunioni segrete presso la casa del sindacalista Gemello, noto esponente dei Democratici Popolari e iscritto alla CISL. Il Mattei afferma: "Già allora mi sono reso conto della infondatezza del pretesto fiscale per quella programmazione delle modalità dello sciopero". A questo punto è impossibile immaginare una estraneità dei responsabili della CISL ai fatti, perchè lo stesso (si riferisce a Beneforti) non impedì tale sconveniente programmazione degli scioperi, che incidevano negativamente sulla finanze regionali. Nulla è mai stato riferito dallo stesso Beneforti in Commissione.

Ho fatto questa premessa, perchè, oltre a richiedere il ricorso per i cinque esponenti che ho citato prima, aggiungo a quella lista un sesto Consigliere, che emerge proprio dagli atti processuali.

PRESIDENTE: Consigliere Aloisi, desidero ricordare che stiamo discutendo su di un ricorso da Lei presentato sull'eventuale ineleggibilità di cinque Consiglieri regionali. La prego di volersi attenere al tema della discussione, onde mantenere un certo ordine dei lavori. Se Lei intenderà, potrà presentare un altro ricorso, ma in questa sede le cose devono essere tenute in altra considerazione.

ALOISI - (M.S.I.): Prendo atto di queste osservazioni del Presidente; vuol dire che la posizione del sesto personaggio che viene coinvolto in questa vicenda sarà oggetto di un successivo dibattito a livello di Consiglio regionale, perchè presenterò nell'occasione una mozione in proposito.

Torniamo pure all'argomento dei personaggi che sono oggetto di questo ricorso. Citano i giudici a pag. 610, riferendosi all'ex Assessore Chabod, che lo stesso Chabod non ha avuto il pudore di tacere (Chabod affermava il 28.10.86 di non capire nulla sulle finanze, di non sapere leggere un bilancio) ed il pavido Chabod ha anche tenuto a precisare che era Andrione il vero Assessore alle Finanze. Infatti, nonostante la candida versione di sconcertante incoscienza, l'Assessore alle Finanze Chabod era stato compiutamente informato dal Vitali, che era responsabile del settore, su quanto stava accadendo. Chabod manifestò la menzogna anche nella propria difesa verso la classe politica valdostana, che, scoperto lo scandalo del 25%, lo ritenne responsabile al pari di Andrione. Al Dirigente del Dicastero, Vitali, fu negata la documentazione che doveva trovarsi presso il suo Assessorato ed egli fu obbligato a chiederla nientemeno che alla SITAV.

Non voglio adesso stare a penalizzare o strumentalizzare certi fatti; voglio mettere in risalto quello che dicono i giudici con questo rinvio a giudizio verso questi personaggi, soltanto per capire perchè vengono accusati, perchè vengono rinviati a giudizio e, soprattutto, quali sono le loro responsabilità. Ecco il motivo principale di questa illustrazione.

Veniamo a Pollicini. Questo imputato ha dichiarato nell'interrogatorio del 28.10.86: "Andai a vedere i lavori di ampliamento al Casinò come qualsiasi cittadino, senza veste ufficiale". A sentirlo parlare così, dicono i giudici, viene da pensare a questo Assessore capitato chissà perché sulle rupestri balze di Saint Vincent, il quali, invece di ammirare le cime nevose e le maestose pinete, osserva interessato e compiaciuto l'allestimento di un montacarichi, ovvero la costruzione di un impianto cucine o la posa di una palizzata. E vien da meditare sulla coincidenza che questo svagato Assessore, insieme alla Giunta regionale, partecipi favorevolmente a contributi pubblici, proprio verso quegli stessi lavori in cui si era imbattuto. Poco spessore rivestono poi gli argomenti che lo vogliono estraneo alle delibere successive al luglio 1983; egli continuò sempre a votare a favore di quella linea che, a sua detta, sbadatamente lo aveva visto vivace promotore di favori alla SITAV e alla SAISET.

A pag. 700 si ritorna su Guido Chabod: poche battute per Chabod. Le sue dichiarazioni sono disarmanti, anche perchè non hanno alcun pregio. Chabod assume di essere un perfetto ignorante. Il pesante e irriguardoso giudizio non è di chi scrive (cioè dei giudici), ma del troppo modesto Assessore Chabod: "Dichiaro che non capivo nulla delle finanze; non sono in grado di leggere un bilancio".

Le carte processuali dicono una cosa un po' diversa della tesi, poco dignitosa, dello Chabod: "Chabod aveva la caratteristica di farsi vedere il meno possibile agli uffici dell'Assessorato alle Finanze; egli diceva che non voleva gravarsi di nessuna responsabilità per le vicende Regione - SITAV e che di esse si doveva addebitare ogni responsabilità a Andrione". Così afferma Chabod

nell'interrogatorio del 28.10.86. E allora si apprende che Chabod ebbe tutte le opportunità, nonostante la rimozione, per i problemi di quella alta carica, di venire a conoscere violazioni di legge ed abusi a favore della SITAV.

Il pavido Chabod conobbe, e puntualmente, gli illeciti che si stavano perpetrando, dispose del potere di intervenire sugli stessi, essendo Assessore preposto al rapporto finanziario, e, pertanto, del corrispondente dovere di impedire il loro perfezionamento. Nulla fece per evitare il pregiudizio all'ente pubblico, ma perseverò; tutti i requisiti della fattispecie si sono concretati anche per Chabod, che dovrà offrire migliore versione difensiva in tribunale.

Un secondo imputato coinvolto in questa vicenda è Giuseppe Borbey. Per mera svista del giudice istruttore - francamente lo si ammette - la sua posizione è apparsa rilevante, indipendentemente dalle segnalazioni pervenute dalla minoranza consiliare. Egli fu Assessore ai Lavori Pubblici e poi assunse il Dicastero del Turismo, con istituzionali compiti di controllo sul Casinò, e il posto che gli lasciò Pollicini. Egli fu, al pari di Ramera e Pollicini, e proprio per quella sua veste, incaricato in quella famosa ed "accidiosa" Commissione, che venne costituita dopo l'approvazione della convenzione dell'11.9.80, per il controllo sui lavori di ampliamento in Saint Vincent.

La sua difesa diretta, sostenuta in seno agli interrogatori, è quella di aver creduto che il Presidente avesse ragione; difesa che sembra confliggere innanzitutto con l'insuperabile principio di cui all'art. 5 C.P., e alla sua applicazione di cui all'art. 47 C.P., in materia di errore su norma "extrapenale", integratrice della fattispecie penale. Infatti, Borbey non ricevette soltanto opinioni e pareri di Andrione, ma conobbe esattamente, come anche Pollicini, l'indirizzo della Commissione di Coordinamento, motivato, reiterato e logicamente indiscutibile. Per queste convergenti ragioni si dispone il rinvio a giudizio del Borbey, per la vicenda relativa alle opere complementari extra-contratto. E qui non metto neanche in evidenza la questione del tiro al piccione, che sarà oggetto di un altro discorso.

Ma perchè Borbey fu nominato membro autorevole della Commissione sui lavori del Casinò e mai sentì il dovere di riunirla? Una mera coincidenza? Perchè Borbey aveva il dovere di controllare quei lavori, quale responsabile primario che egli era, e mai lo fece, come espressamente ammettono perfino i suoi difensori? Borbey aveva il dovere di pretendere certificati, scritti di controllo preventivo, da parte dei suoi funzionari, su quei lavori, prima di sottoscrivere una impegnativa di spesa, e mai lo fece.

Perchè falsamente dichiarò in delibera essere avvenuti controlli del suo Assessorato? Una mera coincidenza? Egli avrebbe dovuto chiedere l'intervento di tecnici giuridico-amministrativi, come Andrione ebbe a promettere in sede consiliare, per dirimere la "querelle" insorta con la Commissione di Coordinamento (vertenza che lo vedeva protagonista istituzionale quale Assessore ai Lavori Pubblici) e mai si preoccupò di chiederlo, o almeno non risulta al giudice istruttore. È una mera coincidenza anche questa?

La Commissione di Coordinamento chiese ragguagli sui capitoli di spesa non indicati in delibera (sostituzione di evidente patologia giuridica) e su quell'urgenza, che a nessuno, fuori della Giunta, era dato apprezzare, egli non si interessò, come era suo compito istituzionale di fornire, lasciando cadere nell'inefficacia una delibera consiliare. Anche questa una mera coincidenza? Perchè non si attivò, come la delibera del 31.12.83 prometteva, per una sistemazione corretta e convenzionale, perseverando nella forzatura di potere verso l'organo di legittimità, pervenendo a tollerare spese per opere neppure lontanamente comprese nella convenzione, ma palesemente extra contratto? Anche questa una coincidenza?

La sostanza della prova raccolta in atti è quella di una consapevole e cosciente inerzia verso l'altrui illegittima, anche clamorosamente illecita, condotta: di questo - si ribadisce - il Borbey risponderà al tribunale. Queste sono le accuse nei confronti dell'ex Assessore Borbey.

Sul Presidente Andrione sappiamo tutti che pendono due mandati di cattura internazionali; da quasi quattro anni egli è latitante. Cosa resta da dire? Le responsabilità primarie nei suoi confronti sono quelle di aver taciuto la verità, soprattutto per quanto riguarda il problema del controllo regionale, dove, leggendo attentamente gli atti, emerge in piena evidenza la assoluta estraneità ai fatti da parte del controllo regionale, da parte soprattutto del Commissario Eraldo Manganone, dei Vice Commissari e dei controllori, dove vengono messe in evidenza la malafede e la falsità e le menzogne dell'ex Presidente Andrione.

Brevemente vorrei citare il quinto Consigliere, l'attuale Assessore alle Finanze Maurizio Martin. Maurizio Martin è stato citato dalla Corte dei Conti a comparire in sede giurisdizionale-contabile nella qualità e per le causali sopra illustrate: è accusato di restituire in solido con Andrione e Chabod una somma relativa al 1983 di L. 3.757 milioni. Questa citazione è un fatto molto significativo, perchè ci troviamo oggi di fronte all'Assessore regionale alle Finanze, Maurizio Martin, che deve restituire all'Assessore Maurizio Martin una somma per danni arrecati all'Amministrazione regionale.

Dopo questa illustrazione, seppure abbastanza limitata, emerge la responsabilità di questi personaggi, responsabilità sul piano giuridico, soprattutto, responsabilità sul piano morale, perchè sono convinto che oggi noi non avremmo dovuto trovarci qui a discutere su questo argomento. Se avessero avuto una coscienza morale, questi personaggi avrebbero dovuto rassegnare loro stessi le dimissioni, evitare che noi, oggi, dovessimo discutere di questa tematica.

Ho avuto l'opportunità di consultare un ottimo legale, un avvocato costituzionalista, al quale ho esposto la situazione in cui ci veniamo a trovare; ha confermato la singolarità della nostra situazione, aggiungendo che, in qualsiasi Consiglio comunale, provinciale o regionale d'Italia, non appena un rappresentante del popolo è indiziato, riceva comunicazione giudiziaria o mandato di comparizione, è suo dovere morale mettersi in disparte e lasciare che la giustizia faccia il suo corso.

Qui non siamo arrivati a questo livello: ci troviamo di fronte a cinque Consiglieri regionali che non solo hanno ricevuto la comunicazione giudiziaria, ma sono stati addirittura rinviati a giudizio con accuse precise. Eppure sono qui e si comportano come non fosse successo niente. Siamo ad un livello talmente degradante sul piano morale che questa situazione desta meraviglia presso gli avvocati costituzionalisti.

Veniamo ai pareri. Sono confortato in questo mio ricorso dal parere dell'Avv. Dal Piaz, favorevole alla mia tesi di sussistenza di cause di ineleggibilità, parere che è stato richiesto dalla Presidenza del Consiglio. Ci tengo a precisare che l'Avv. Dal Piaz in questo momento è difensore del Presidente della Commissione di inchiesta, Valerio Beneforti, che dice di avermi querelato; ma a tutt'oggi non ho ricevuto alcunché. Non sto a leggere tutto il parere, che è molto lungo, cito solo la sintesi di questo parere, dove si dice: "Da quanto ora detto, discende con evidenza che, ritenendosi tuttora vigente per la Valle d'Aosta la citata legge statale, n. 1257 del 1962, è e rimane sufficiente per determinare una situazione di ineleggibilità e quindi di decadenza il solo fatto della pendenza di un procedimento penale, in qualsiasi stato o grado del procedimento stesso, indipendentemente dalla intervenuta o meno costituzione di parte civile della Regione. (...) La situazione di ineleggibilità sussiste del pari nel caso di giudizio pendente avanti la Corte dei Conti - infatti i Consiglieri si trovano su due piani diversi: alcuni citati perché rinviati a giudizio, altri perchè citati dalla Corte dei Conti per accertamento di responsabilità amministrativa - costituendo tale giudizio, secondo la corrente interpretazione, una lite pendente e comunque un procedimento amministrativo sufficiente in ogni caso a determinare la situazione di ineleggibilità."

In merito, volevo chiedere al Presidente della Giunta a che punto si trova la costituzione di parte civile nei confronti dell'ex Presidente Andrione (se non sbaglio, non vi è ancora stata la costituzione di parte civile nei suoi confronti, mentre era stata approvata una delibera del Consiglio, dove si dava mandato al legale di costituirsi parte civile), in altre parole se c'è stata o no, ovvero se ci sarà o no in tempi brevissimi. A sentire il mio legale, è un fatto gravissimo, soprattutto per la posizione del Presidente della Giunta, se non avviene la costituzione della Regione di parte civile nei confronti di questi personaggi rinviati a giudizio.

Dopo questa mia illustrazione vi saranno certamente degli interventi e una votazione; la votazione deve avvenire per scrutinio segreto e, soprattutto, coloro che sono inquisiti devono assolutamente astenersi dal prenderne parte, altrimenti potrebbe prefigurarsi nei loro confronti un interesse privato.

PRESIDENTE: È aperta la discussione generale sul ricorso presentato dal Consigliere Aloisi.

Ha chiesto di parlare il Consigliere Sandri; ne ha facoltà.

SANDRI - (N.S.): È brutto dover discutere, in termini di diritto, di ineleggibilità, di legge elettorale, su un problema così importante dal punto di vista morale, come quello dello scandalo Casinò e del rinvio a giudizio che è stato depositato nel maggio scorso; è brutto perché significa ridurre il dibattito su termini di legge, su articoli, su interpretazioni, in cui ognuno può trovare quella più confacente alle proprie idee politiche. Sarebbe stato sicuramente più importante, più serio e più dignitoso, per questo Consiglio, fare una discussione sulla base di dimissioni presentate dalle persone rinviate a giudizio.

Credo che la Regione Valle d'Aosta meriti in questo momento non un dibattito interpretativo, magnificando le lodi dei propri avvocati, ma un dibattito che arrivi a portare un po' più di chiarezza, di informazione, di stile, su questa vicenda. Penso che si debbano subito rimarcare alcuni fatti concreti, che non ci consentono oggi, a mio parere, di esprimere un giudizio, se non quello di un quadro confuso che alcuni hanno interesse a mantenere tale.

Il primo grosso problema consiste nell'assenza di uno dei Consiglieri di cui è stata chiesta la ineleggibilità: l'ex Presidente della Giunta Mario Andrione. Il problema non è solo quello della sua assenza fisica, di cui conosciamo tutti le motivazioni, ma quello dell'assenza morale; infatti, non abbiamo mai ricevuto una sua lettera che ci informi di come si vuole comportare dopo essere stato rinviato a giudizio. Non ha sentito il dovere morale di informare la Regione Valle d'Aosta sulle sue responsabilità; resta la testimonianza che è scappato, lasciando la Regione a grattarsi questo problema, e questo è un fatto moralmente inaccettabile.

Un altro elemento di mancanza di chiarezza è legato al fatto che ancora oggi non c'è stata la costituzione di parte civile da parte della Regione Valle d'Aosta nei confronti dei rinviati a giudizio per lo scandalo Casinò. Credo che sia nell'intenzione del Presidente della Giunta di fare questo, però ancora ieri mi sono permesso, con un telegramma, di richiedere la documentazione su questo problema e la costituzione di parte civile è stata richiesta soltanto per i controllori, la SAISET, Masi, Chamonal, Giovannini e per l'ex Presidente della Giunta Andrione. Esistono, e tutti lo sappiamo, altre persone coinvolte, sia a livello politico, sia a livello di dipendenti dirigenti, sia a livello di terzi. La Regione deve essere tutelata nei suoi interessi civili e amministrativi, quindi faccio un appello al Presidente della Giunta perché il più rapidamente possibile sia fatto questo atto doveroso nei confronti degli interessi della Regione Autonoma della Valle d'Aosta.

Esiste ulteriore confusione sull'atteggiamento della Regione nei confronti di quei dirigenti che hanno avuto rinvio a giudizio per problemi legati al maneggio di denaro pubblico o alla propria posizione di dipendente pubblico. Mancano provvedimenti cautelativi degli interessi della Regione, ma anche degli interessi di questi dipendenti dirigenti che, quantomeno in un caso, continuano a fare esattamente lo stesso lavoro di prima e non possono sottrarsi dal commettere degli interessi privati in atti di ufficio, in quanto coinvolti direttamente nelle loro funzioni.

In questo quadro di confusione la risposta che dobbiamo dare è innanzitutto una risposta politica. Nuova Sinistra ha fatto del problema del Casinò, dal 1978, da quando è stato istituzionalizzato nel Consiglio regionale, uno dei temi fondamentali della propria battaglia politica e vuole continuare a fare chiarezza. In questo senso ha organizzato per la prossima settimana tre dibattiti a Pont Saint Martin, Aosta e Morgex, perchè questo dibattito non merita di rimanere soltanto in quest'aula, ma deve essere portato fra la gente, e perchè è un diritto dei valdostani di potersi esprimere sullo scandalo del Casinò.

La risposta politica che prima di tutto deve essere data da parte dei Consiglieri qui presenti, che sono stati coinvolti nel rinvio a giudizio, è quella di rimettere al Consiglio regionale le proprie dimissioni, in modo che il dibattito sia ampio, corretto, libero da qualsiasi tipo di condizionamento o ricatto.

Voglio ricordare il precedente di un po' più di venti anni fa, a partire dall'8 ottobre 1965 fino al marzo del 1966, in cui due Consiglieri, che fanno parte di questo Consiglio, in particolare il Consigliere Pedrini, avevano fatto delle osservazioni che meritano di essere citate. Diceva al tempo il Consigliere Pedrini sul problema dei Consiglieri Gneis e Torrione, che erano stati incriminati, e non rinviati a giudizio, per concussione aggravata: "Avrei preferito discutere e respingere le dimissioni presentate da due Consiglieri, piuttosto che discutere di questioni legislative sulla sospensione".

Credo che il problema sia proprio questo: i Consiglieri regionali coinvolti, appena avuta la comunicazione di rinvio a giudizio, dovevano presentare al Consiglio le loro dimissioni, che ognuno sarebbe stato libero di accettare o di respingere, ma sarebbe stato un dibattito libero e non un dibattito da leguleio. Per garantire la dignità del Consiglio regionale, per garantire questo dibattito chiaro, credo si possano chiedere le dimissioni dei Consiglieri incriminati.

Esiste il problema legato alla posizione di Assessore del Consigliere Martin, che non voglio porre in termini di legge, di diritto, ma in termini politici. Ricordo che il Consigliere Pollicini, qui presente, quando fu coinvolto nello scandalo Casinò, diede le dimissioni da Assessore, perché giudicava incompatibile questa sua posizione con la presenza nell'esecutivo. L'essere coinvolti in un procedimento presso la Corte dei Conti, per sentirsi condannare "a pagare alla Regione Autonoma Valle d'Aosta, con gli interessi, le seguenti somme" (già citate dal Consigliere Aloisi), è un motivo sufficiente perchè l'Assessore Martin presenti le sue dimissioni da Assessore alle Finanze e assuma, all'interno del Consiglio, una posizione di rapporto politico corretto nei confronti della popolazione. Questa richiesta l'avevamo già fatta il 6 marzo 1986; da allora sino ad oggi abbiamo assistito a molti silenzi e in questo senso volevo chiedere al Presidente della Giunta se ritiene, oggi, che sia giunto il momento di esprimersi sulla vicenda Casinò. Qualche tempo fa aveva detto che aspettava per dare una risposta al momento giusto, per fare le sue considerazioni; penso che quel momento sia arrivato ed è una esigenza sentita non solo da Nuova

Sinistra, ma da tutta la popolazione.

PRESIDENTE: Ha chiesto di parlare il Consigliere Torrione; ne ha facoltà.

TORRIONE - (P.S.I.): Voglio innanzitutto esternare un mio stato d'animo che è profondamente presente in me in questo momento: provo malessere e disagio dovuti al fatto che ancora una volta sono impedito a svolgere le mie funzioni di Consigliere regionale e sono chiamato invece ad ergermi a giudice della posizione di alcuni colleghi presenti in questa aula.

Dissi una volta che questa del Casinò sembrava una storia infinita e mi auguravo che con la sentenza di rinvio a giudizio trovasse un primo approdo: invece, così non è. Ancora una volta dobbiamo trasformare noi stessi (e non è facile), perché siamo qui chiamati a funzioni di tipo politico-amministrativo e non a funzioni di altro genere. Questa legislatura passerà alla storia come una legislatura che si è occupata poco dell'amministrazione della nostra Regione e tanto di uno scandalo, che l'ha addirittura condizionata al punto da frenarne l'attività.

Il Consiglio regionale non è padrone di se stesso e questa è una constatazione amara che dobbiamo fare, anche perchè dovremmo dare poi un giudizio politico sul perchè si è determinata questa situazione, perchè è stato possibile che un certo clima si instaurasse all'interno dello stesso Consiglio, perchè certe deviazioni si siano determinate all'interno dell'Amministrazione regionale. Oggi, invece, dobbiamo occuparci ancora una volta dell'aspetto penale, se vogliamo, e dei riflessi degli aspetti penali di questa vicenda nell'ambito del Consiglio regionale. Credo di aver sempre distinto, a nome mio personale e del mio Partito, i due elementi: quello giudiziario e quello politico. Oggi, invece, stranamente, dobbiamo confondere questi due ambiti e non è facile.

Cito un caso personale, che mi vide protagonista come Consigliere comunale; anche lì, per altri versi, fummo costretti a pronunciarci sulla permanenza in Consiglio comunale di un nostro collega, la cui vicenda giudiziaria era alla fine. Era stato condannato - e la sentenza era passata in giudicato - per un reato che non riguardava la Pubblica Amministrazione, ma riguardava una pubblicazione che era stata giudicata oscena dal tribunale. Racconto questo perchè in quell'occasione fummo costretti, fra virgolette, ad esprimere un giudizio che non era di tipo personale, ma di tipo politico. I partiti, compreso il mio, presero duramente posizione su quell'argomento e richiamarono alla cosiddetta "disciplina di partito" i singoli Consiglieri. Provai un senso profondo di rivolta in quell'occasione, perché non volevo assolutamente che, come individuo, fosse condizionato il mio modo di essere, di pensare, di giudicare. Ancora adesso pareri espressi in quell'aula pesano sulla vita di questo personaggio. Avevamo confuso la politica con la morale, che riguarda la coscienza di ogni individuo.

Al di là di altre osservazioni che si possono fare, questo discorso della coscienza riguarda il sottoscritto in questo momento, perchè posto in questa condizione, ma riguarda anche coloro che sono stati coinvolti in questo procedimento di ineleggibilità e quindi di decadenza.

Non ho mai condiviso certe affermazioni del Consigliere Aloisi, ma devo dire che questo discorso riguarda un aspetto che lui ha sottolineato e che è stato poi ripreso dal Consigliere Sandri: è un problema che riguarda la coscienza di ogni individuo.

Stavolta non ho assolutamente accettato, e con me il Partito Socialista, che il partito si intromettesse in vicende che di politico non hanno assolutamente niente. Se dessimo una colorazione politica a questa vicenda, è chiaro che, a colpi di maggioranza o di minoranza, si potrebbero trarre delle conclusioni che non riguardano il caso in esame, ma riguardano aspetti che hanno un altro tipo di rilevanza. Infatti, in Commissione per il Regolamento, quando il Presidente del Consiglio ha sollevato questo caso, ho rivendicato con forza due cose: che la votazione fosse segreta e che avvenisse sotto un profilo di carattere personale, non politico.

Ribadisco quindi questa dignità dell'individuo ad esprimere il proprio parere, perchè siamo in un campo minato; la Presidenza del Consiglio ci ha fornito dei pareri legali, che sono, se vogliamo, uno difforme dall'altro. Non c'è neanche la certezza di un riferimento giuridico; in questo caso, la legge, secondo l'interpretazione, non è uguale per tutti. Noi ci regoleremo secondo quello che dice la nostra coscienza. Lo rivendico con forza in questa e in tutte le altre occasioni in cui si tratti di dare un giudizio che con la politica non ha niente a che fare, ma riguardi la sfera morale dell'individuo, anche perchè il riferimento giuridico è estremamente labile e contraddittorio.

È per questo motivo che, a nome del Partito Socialista, dichiaro che i tre Consiglieri presenti in quest'aula voteranno oggi secondo coscienza e risponderanno esclusivamente a se stessi, per quel voto che potranno esprimere, e a nessun altro, liberi da qualsiasi condizionamento di tipo politico che il Partito, giustamente, non ha voluto imporre.

PRESIDENTE: Ha chiesto di parlare il Consigliere Mafrica; ne ha facoltà.

MAFRICA - (P.C.I.): Anche il nostro Gruppo esprime disagio per trovarsi a discutere di una situazione delicata e complessa quale è quella attuale. Se ci fosse ancora una certa concezione del fare politica, non ci si troverebbe ad affrontare queste complesse vicende giuridiche, perchè amministratori rinviati a giudizio avrebbero autonomamente preso l'iniziativa per rassegnare le proprie dimissioni e per sottoporre questo fatto all'assemblea di cui fanno parte. Questo non è avvenuto, non solo, ma si è creata in questi anni una situazione per cui questo Consiglio (ormai da quattro anni) non ha il "plenum", perchè un suo Consigliere è regolarmente assente e non ha ritenuto di dover rassegnare le proprie dimissioni.

Per ciò che riguarda il nostro Partito, abbiamo l'abitudine di sospendere gli amministratori che si trovano in condizioni di procedimento penale avviato e chiediamo loro di rassegnare le dimissioni. Gli altri partiti, ovviamente, sono liberi di fare altre scelte, però poi non ci si deve stupire se ci si trova ad affrontare situazioni quali quella che oggi abbiamo di fronte e cioè un ricorso per sopravvenuta ineleggibilità.

La Presidenza del Consiglio ha consultato un legale di fiducia, avv. Claudio Dal Piaz, che è anche consulente di questa Amministrazione regionale in materia di diritto amministrativo. Questo legale ci ha detto chiaramente che le norme oggi esistenti e valide per la Valle d'Aosta senza dubbio pongono i quattro Consiglieri (Andrione, Pollicini, Chabod, Borbey) e l'Assessore Martin nelle condizioni di trovarsi ineleggibili e quindi di essere dichiarati decaduti.

Diceva prima il Consigliere Torrione che esistono anche altre interpretazioni; queste sono le interpretazioni dei legali degli interessati e fanno riferimento ad una successiva legge dello Stato, che ha modificato in senso meno restrittivo le condizioni di sopravvenuta ineleggibilità.

Abbiamo riflettuto, ci siamo consultati e per quello che abbiamo potuto valutare serenamente, la legge n. 154 - come sostiene il legale della Presidenza del Consiglio e della Regione - non è applicabile alla Valle d'Aosta. Quando questa legge, nel 1981, ha modificato per le altre regioni le condizioni che riguardano l'ineleggibilità dei Consiglieri, se allora si fosse presa l'iniziativa per una estensione alla Valle d'Aosta di queste norme, non ci si troverebbe in queste condizioni; oggi, però, la legge che vale per la Valle d'Aosta, dice Dal Piaz, confermato in tal senso dal Segretario Generale della Regione, è la legge del 1962, che impone la decadenza dei Consiglieri che si trovino con una lite pendente con l'Amministrazione regionale.

Riteniamo che le leggi, fin quando non vengono modificate, valgano, in questo senso, con piena serenità e, dando un giudizio tecnico cui siamo stati chiamati dall'iscrizione all'ordine del giorno del Consiglio di questo punto, voteremo per la decadenza dei Consiglieri.

PRESIDENTE: Ha chiesto di parlare il Presidente della Giunta; ne ha facoltà.

ROLLANDIN - (U.V.): Au nom des forces de la majorité, je proposerais de repousser la déchéanche des fonctions des Conseillers Andrione, Borbey, Chabod, Pollicini et de l'Assesseur Martin.

J'ai écouté avec attention les considérations qui ont été faites de la part des Conseillers et je souligne un aspect: au moment où on doit interpréter les règlements, il faut le faire dans son ensemble, surtout l'art. 7, au point b), dernier alinéa. L'hypothèse prévue par l'art. 7 de la loi 1257 du 5 août 1962 - hypothèse dont l'existence rend applicable l'art. 25 de la loi en question - ne subsiste pas. En effet, il convient, en premier lieu, de vérifier s'il existe réellement une situation de "lite pendente" entre, d'une part, les cinq Conseillers, pour lesquels il a été demandé une déclaration de déchéance, et, de l'autre, la Région Vallée d'Aoste.

La législation de l'Etat, en la matière concernant des cas semblables, précise qu'il y a "lite pendente", empêchant la couverture de la charge, lors que le sujet qui aspire à devenir, ou est déjà - comme dans ce cas échéant - devenu, Conseiller d'un organisme public territorial est partie dans une cause civile ou administrative, ayant comme partie adverse l'organisme public lui même. Il s'agit d'un élément d'interprétation que l'on peut légitimement tirer des normes plus récentes, à savoir que là où il n'existe aucun règlement particulier afférent au Conseil régional de la Vallée d'Aoste, on pourrait directement appliquer par analogie les dispositions de la loi n° 154 du 23 avril 1981.

La jurisprudence de la Cour de Cassation a encore précisé que les causes à l'état potentiel, par exemple celles qui pourraient impliquer une procédure pénale pour un délit au préjudice de l'organisme public, sans que ce dernier se soit porté partie civile, ne sont pas "liti pendenti" et, donc, ne peuvent engendrer les conséquences qui en dérivent. La Cassation a par ailleurs exolu la situation de "lite pendente" lorsqu'à la suite d'une action de responsabilité intentée par le Procureur général de la Cour des Comptes, le jugement définitif n'ait été rendu déclarant l'existence de la responsabilité à l'égard de l'organisme.

Cette jurisprudence, produite à la lumière de la loi n° 154/81, est sans aucun doute applicable au cas en question, car on ne peut ignorer la fonction interprétative qu'une disposition plus récente revêt à l'égard d'une loi précédente, qui, en étant spéciale demeure en vigueur, mentionne le cas de "lite pendente" sans en indiquer ponctuellement les domaines d'application. Donc, on n'est pas là pour dire que la loi n° 1257 n'est pas applicable, mais on est d'avis que la loi n° 154 doit être appliquée par analogie.

Dans tous les cas l'accomplissement du fait, dans le contexte de l'exercice du mandat - et c'est là le point que les Conseillers n'ont pas souligné -, est un élément déterminant aux fins du rejet du recours: l'art. 7 lettre b) de la loi n° 1257/62 est clair à cet égard. La Cour de Cassation elle-même a admis la déchéance par inéligibilité au regard de celui qui, en sa qualité de Conseiller, s'est rendu coupable d'actes préjudiciables pour l'organisme public, seulement si ces actes ont été commis par le Conseiller en tant que particulier, en ayant profité de manière illégale dans son propre intérêt de sa position publique.

L'indication législative, claire et nette, et la précise position jurisprudentielle ne peuvent, par conséquent, en pas imposer le rejet du recours en question.

Pour les requêtes qui ont été faites de la part des Conseillers, à propos de la constitution de la Région partie civile, vendredi cela sera fait envers tous ceux qui ont renvoi au jugement.

PRESIDENTE: Ha chiesto di parlare il Consigliere Sandri: ne ha facoltà.

SANDRI - (N.S.): Presento una mozione d'ordine. Considerando la notizia dataci dal Presidente della Giunta, per cui venerdì ci sarebbe la costituzione di parte civile nei confronti di tutti coloro verso cui la Regione non si è ancora costituita parte civile, chiedo il rinvio della discussione dell'oggetto N. 1 al prossimo Consiglio.

PRESIDENTE: Mi permetto di dire al Consigliere Sandri che non è possibile dar corso a questo tipo di richiesta, in quanto la legge prescrive che il Consiglio regionale deve decidere entro 30 giorni e questo tempo scade il 29 giugno.

Ha chiesto di parlare il Consigliere Aloisi, ne ha facoltà.

ALOISI - (M.S.I.): Devo mettere in risalto l'atteggiamento dilatorio e sotto certi aspetti compiacente, da parte del Presidente della Giunta, nei confronti dei personaggi rinviati a giudizio. Mi chiedo, come ognuno di voi potrebbe chiederselo, come mai il Presidente della Giunta aspetta venerdì per costituirsi parte civile nei confronti di queste persone.

Il Presidente della Giunta, fino ad oggi, ha dimostrato di non essere credibile, perchè ci ha "preso in giro" parecchie volte; mi riferisco esattamente a quella famosa delibera del 30 marzo 1984, dove testualmente è stato citato: "Richiamate le precedenti deliberazioni N. 7605 in data 21.12.983 e n. 1302 in data 22.3.1984, con le quali la Regione Valle d'Aosta si è costituita parte civile, rispettivamente nei confronti di personale regionale in servizio presso la Casa da Gioco di Saint Vincent e dell'ex Presidente della Giunta regionale Mario Andrione". Nei confronti dei controllori regionali, quindi, si è costituita parte civile, mentre, nei confronti dell'ex Presidente della Giunta, Mario Andrione, non lo ha fatto.

Alcuni mesi fa avevo chiesto al Presidente della Giunta di dirci a che punto eravamo con la questione del Presidente Andrione e anche allora aveva detto di aver dato mandato al proprio legale di costituirsi parte civile in base alla delibera votata in Consiglio regionale. Oggi scopriamo che, per salvare i rinviati a giudizio di questa vicenda, la Regione non si è costituita parte civile subito dopo il rinvio a giudizio, ma ha aspettato il venerdì, per cercare di salvare i rappresentanti del proprio partito politico e, probabilmente, per salvare questa alleanza, che era stata messa in discussione dalle ultime elezioni politiche.

Ma ci rendiamo conto della situazione in cui ci troviamo? Abbiamo un ex Assessore alle Finanze che ha affermato testualmente di non sapere leggere un bilancio, un ex Assessore ai Lavori Pubblici che ha permesso che avvenissero tutti questi illeciti. Vogliamo salvare un personaggio quale è Mario Andrione, che a distanza di quasi quattro anni non ci ha fatto pervenire una riga, ha due mandati di cattura ed è tuttora latitante?

Ha ragione il Consigliere Torrione quando dice che è una questione morale; ma di fronte a queste persone, che di moralità non hanno nulla, la questione come diventa: morale o politica? Cosa deve fare un Consigliere regionale in tali situazioni? Bisogna subire supinamente queste situazioni che offendono la dignità di tutti noi?

In questo Consiglio c'è: un Presidente della Giunta, che è stato amnistiato ed è tuttora lì; un Assessore, che è citato dalla Corte dei Conti e che non ha neanche avuto il pudore di dimettersi; tre ex Assessori, che si sono dimessi e che sono tuttora lì; rinviati a giudizio, ma non per accuse inerenti a fatti personali al di fuori di questa aula, per accuse di reati commessi nei confronti dell'Amministrazione, di cui loro sono i rappresentanti. Questo è un aspetto importantissimo che bisogna tenere presente.

È vergognoso che di fronte a questi fatti non si ponga rimedio o non abbiano, questi Consiglieri, la coscienza di dimettersi, come giustamente è stato rilevato prima da tutti i colleghi che sono intervenuti. È oltretutto ancora più vergognoso che, di fronte ad un fatto del genere, non un rappresentante di una forza politica di maggioranza ha avuto il coraggio di alzarsi e dire qualcosa. Questo è perchè, forse, la "ammucchiata" si è sgretolata, si è ricostituita la maggioranza come prima e si cerca di continuare a campare, dopo aver ingannato altre forze politiche che, a loro volta, si sono fatte ingannare.

Invito tutti i colleghi Consiglieri, tutte le forze politiche, a riflettere attentamente. Qui non si tratta di un fatto morale, o meglio, è anche un fatto morale, ma è soprattutto politico. Non possiamo accettare che non succeda niente di fronte a questi fatti.

È evidente che, se il responso dell'urna sarà favorevole al ricorso, i Consiglieri inquisiti decadranno; ne prenderemo atto e mi auguro che ciò avvenga, anche se sono sicuro che ciò non avverrà, perchè qui, come al solito, prevarrà la logica dei numeri. Preannuncio che, se il ricorso verrà bocciato, il sottoscritto farà ricorso alla Corte d'Appello di Torino e ci vedremo fra qualche mese, ma arriveremo al dunque. Vedremo allora la moralità da che parte sta. Coloro che dovranno vergognarsi di venire qui dentro, dovranno uscire dalla porta "con la coda in mezzo alle gambe", ma con loro usciranno anche le forze politiche che hanno accettato una situazione di questo tipo; quindi, la vergogna non sarà solo dei personaggi inquisiti, ma sarà di tutto il Consiglio, perchè, purtroppo, saremo tutti coinvolti in questa vicenda, e sarà, soprattutto, di quelle forze politiche che tentano di salvare certi personaggi, come se in Valle d'Aosta non fosse successo nulla in questi anni.

Invito un'ultima volta tutti i Consiglieri a riflettere attentamente nel segreto dell'urna, a votare secondo coscienza; ma la coscienza deve avere un obiettivo, soprattutto la moralità. È assurdo venire in quest'aula o andare in televisione o scrivere sui giornali che vogliamo moralizzare la vita pubblica valdostana, quando poi, nei fatti concreti, si è complici contro la moralizzazione. Invito tutti a votare, nel segreto dell'urna, a favore di questo ricorso, perché vengano espulsi dall'aula coloro che non sono degni, sul piano morale e sul piano politico, di rimanere in quest'aula.

PRESIDENTE: Ha chiesto di parlare il Consigliere Mafrica; ne ha facoltà.

MAFRICA - (P.C.I.): Devo fare tre osservazioni alle dichiarazioni del Presidente della Giunta. La prima è che si ha una strana concezione dell'autonomia, quando, per ragioni di comodità politica, si vogliono fare valere in Valle d'Aosta leggi che non riguardano la Valle d'Aosta. La Valle d'Aosta ha una sua legge specifica: si modifichi quella legge, se non va bene, altrimenti non si possono utilizzare principi di leggi che non riguardano la nostra Regione, perché fa comodo.

La seconda questione riguarda il punto b) dell'art. 7. L'Avv. Dal Piaz, consulente di fiducia della Giunta, dice, rispetto al punto b) art. 7, che: "La formula che compare anche nel citato D.P.R. va, a mio avviso, interpretata nel senso che la causa di ineleggibilità non sussiste soltanto qualora nella contestazione del reati si faccia riferimento alla qualità di amministratore, senza la contemporanea contestazione di un abuso dei poteri attribuiti all'amministratore medesimo". Questa formula, secondo l'Avv. Dal Piaz, significa che, se uno viene rinviato a giudizio per omicidio colposo, perché ha ucciso una persona investendola con l'auto, e se ne chiede la decadenza come Consigliere, siccome il delitto non riguarda il suo mandato, non può essere dichiarato decaduto. Il "non" esclude proprio i casi che non riguardano l'amministrazione; sarebbe una assurdità se venissero, per gli Amministratori, esclusi i casi che li riguardano in quella veste. A parte il fatto che, anche l'interpretazione estensiva della legge 154, non salverebbe il caso di Martin, perchè in quel caso c'è un procedimento amministrativo in corso.

La terza osservazione è che mi pare strano che la Giunta abbia ribadito la volontà di costituirsi parte civile contro questi Amministratori che oggi ritiene debbano non essere toccati da questa contestazione di eleggibilità.

PRESIDENTE: Ha chiesto di parlare il Consigliere Sandri; ne ha facoltà.

SANDRI - (N.S.): Avevo chiesto un rinvio, che rimane giustificato, e, se ci sono problemi di tempo, si potrebbe fare venerdì 27, pomeriggio, un Consiglio straordinario per la discussione di questo punto, perchè l'essere o meno parte civile in questo procedimento, in base ai pareri che sono stati dati, sarebbe un fatto determinante. Se il Consiglio però non è d'accordo, rispetto la decisione del Consiglio.

Ho sentito parlare qua di coscienza, che è stata anche sottolineata, con un intervento abbastanza caloroso, da parte del Capogruppo del PSI. Abbiamo fatto, come Nuova Sinistra, un appello alle dimissioni spontanee al Consiglio da parte dei Consiglieri incriminati, e rinviati a giudizio, e da parte dell'Assessore regionale Martin; dobbiamo denunciare alla popolazione della Valle d'Aosta che non abbiamo avuto il piacere di sentire cosa pensa la coscienza di questi Consiglieri: si sono coperti dietro un accordo di maggioranza, quando qui era un problema squisitamente personale.

Questo è un insulto dato alla popolazione della Valle d'Aosta: se avete rispetto, non dico del Consiglio regionale, che è un organo politico e anche partitico, ma della popolazione della Valle d'Aosta, dovete parlare. Sarebbe grave per la storia della nostra Regione chiudere questo dibattito senza una vostra parola e soprattutto, se, come voi ritenete, siete innocenti, credo sia questo il momento per essere chiari e corretti, per dare questa informazione alla Valle d'Aosta.

PRESIDENTE: Ha chiesto di parlare il Presidente della Giunta; ne ha facoltà.

ROLLANDIN - (U.V.): Pour répondre à M. Aloisi, je n'ai pas l'habitude de "prendere in giro" quelqu'un. J'ai toujours dit quelle était l'attitude de l'Administration régionale et je veux répéter aujourd'hui ce que j'ai dit alors: l'Administration régionale va se constituer partie civile contre tous ceux qui peuvent être en question avec l'Administration régionale même. J'ai, en même temps, souligné la différence entre la délibération, qui va donner mandat au légal (dans le cas échéant M. Lozzi) de se constituer au moment dû, et le fait de la constitution matérielle, qui sera faite lors de l'ouverture du débat, comme nous a reconfirmer notre avocat: "Tale costituzione verrà effettuata come normalmente avviene alla prima udienza, durante le formalità di apertura del dibattimento".

Pour éviter de malentendus, au moment où il y avait eu cette remarque de la part de M. Aloisi, j'avais envoyé une lettre à M. Lozzi pour avoir des éclaircissements sur les responsabilités et sur l'exigence de se constituer partie civile à un moment donné. Il m'a reconfirmer par lettre que, n'importe quand, l'Administration régionale pouvait se constituer et alors il n'y a absolument pas une attitude de "condiscendenza" vis-à-vis de n'importe qui, car j'ai reçu la lettre de M. Lozzi qui nous signalait le renvoi au jugement le 16 de juin. J'ai examiné les données et vendredi prochain on donnera mandat pour la constitution partie civile, tandis que la constitution, comme j'ai lu, sera faite au moment que j'ai déjà rappelé. Donc; il y a la même attitude par rapport aux dépendants régionaux et par rapport aux Administrateurs.

Pour répondre a M. Mafrica, à propos de l'art. 7, il est vrai que les interprétations de l'art. 7 d'après M. Siniscalco et M. Dal Piaz sont différentes; quand même, on renvoie à ce que dit le dernier alinéa du point b) de l'art. 7: "salvo che non si tratti di fatto connesso con l'esercizio del mandato".

L'attitude politique et morale ont déjà été objet de discussion dans d'autres moments; les propositions et les différents avis à ce sujet nous ont donné la possibilité de reconfirmer le fait que les forces de la majorité sont pour rejeter l'instance présentée par M. existence

PRESIDENTE: Il Consigliere Aloisi chiede di parlare per fatto personale. Prima di concederle la parola, la invito ad esplicitare brevemente qual'è il fatto personale.

ALOISI - (M.S.I.): Siccome il Presidente della Giunta ha fatto affermazioni non vere nei miei confronti, quando ha citato delibere e pareri dell'avvocato, vorrei avere l'opportunità di smentire ciò che ha detto, perchè non voglio assolutamente passare per bugiardo, visto che di bugiardi qui dentro ce ne sono anche troppi ....

(Interruzione del Consigliere Beneforti)

PRESIDENTE: Consigliere Aloisi, La prego di attenersi all'argomento per il quale ha chiesto il fatto personale, altrimenti sono costretto a toglierle la parola.

ALOISI - (M.S.I.): Signor Presidente, Lei prima ha affermato che non corrisponde al vero ciò che avevo detto sulla costituzione di parte civile nei confronti di Mario Andrione. Ho qui una delibera del 30.3.1984: "Rinvio costituzione di parte civile nei confronti dei controllori regionali e di Mario Andrione"; è sottoscritta da Guido Chabod, Renato Faval, Ettore Marcoz, Maurizio Martin e Angelo Pollicini. "... Scusa l'assenza l'Assessore Borbey". La delibera dice testualmente: "Si è costituita parte civile, rispettivamente nei confronti del personale regionale in servizio presso la Casa da Gioco di Saint Vincent e dell'ex Presidente della Giunta regionale Mario Andrione".

Adesso siamo nel 1987 ed il Presidente della Giunta ci ha preso in giro fino ad ora.

PRESIDENTE: Dichiaro chiusa la discussione generale.

Qualche Consigliere vuole prendere la parola per dichiarazione di voto?

Proporrei di fare cinque votazioni separate, che, così come è stato concordato nella Commissione del Regolamento, avverranno per scrutinio segreto.

Ha chiesto di parlare il Consigliere Sandri, per mozione d'ordine; ne ha facoltà.

SANDRI - (N.S.): Chiedo una sospensione del Consiglio per cinque minuti, per verificare alcuni problemi legati al tipo di votazione.

PRESIDENTE: Abbiamo convocato la Commissione del Regolamento proprio per decidere questo; in quella sede abbiamo concordato la procedura per la votazione, per cui non ritengo che, adesso, in sede di dichiarazione di voto, si passi alla sospensione del Consiglio.

Ha chiesto di parlare il Consigliere Sandri; ne ha facoltà.

SANDRI - (N.S.): Mi scuso con il Presidente del Consiglio se insisto, ma, a mio parere, non è chiaro chi partecipa al voto; questo non è stato precisato in Commissione per il Regolamento ed è un punto che deve essere approfondito.

PRESIDENTE: Al voto partecipano tutti i Consiglieri regionali, starà alla volontà dei singoli Consiglieri di partecipare o meno alla discussione.

Ha chiesto di parlare il Consigliere Aloisi, per dichiarazione di voto; ne ha facoltà.

ALOISI - (M.S.I.): Solo per far presente che, se dovessero partecipare al voto i colleghi Consiglieri che sono inquisiti, potrebbe prefigurarsi nei loro confronti "interesse privato" in questa vicenda. Se dovessero partecipare al voto coloro che sono inquisiti, sporgerò denuncia nei loro confronti.

PRESIDENTE: Ha chiesto di parlare il Consigliere Mafrica; ne ha facoltà.

MAFRICA - (P.C.I.): Voteremo per accogliere il ricorso. Riteniamo che i Consiglieri interessati non debbano prendere parte in alcun modo alla votazione, anche perchè l'astensione, nel sistema di votazione di questo Consiglio, equivale ad un voto contrario.

PRESIDENTE: Pongo in votazione, per scrutinio segreto, la decadenza del Consigliere Mario ANDRIONE, per sopravvenute cause di ineleggibilità:

VOTAZIONE A SCRUTINIO SEGRETO

ESITO DELLA VOTAZIONE

Consiglieri presenti e votanti: 34;

Voti favorevoli: 14;

Voti contrari: 20.

PRESIDENTE: Pongo in votazione, per scrutinio segreto, la decadenza del Consigliere Giuseppe BORBEY, per sopravvenute cause di ineleggibilità:

(Si dà atto che il Consigliere BORBEY si allontana dall'aula e non partecipa alla votazione)

VOTAZIONE A SCRUTINIO SEGRETO

ESITO DELLA VOTAZIONE

Consiglieri presenti: 33;

Consiglieri votanti: 32;

Astenuto: BALDASSARRE;

Voti favorevoli: 10;

Voti contrari: 22.

PRESIDENTE: Pongo in votazione, per scrutinio segreto, la decadenza del Consigliere Guido CHABOD, per sopravvenute cause di ineleggibilità:

(Si dà atto che il Consigliere CHABOD si allontana dall'aula e non partecipa alla votazione)

VOTAZIONE A SCRUTINIO SEGRETO

ESITO DELLA VOTAZIONE

Consiglieri presenti: 33;

Consiglieri votanti: 32;

Astenuto: BALDASSARRE;

Voti favorevoli: 10;

Voti contrari: 22.

PRESIDENTE: Pongo in votazione, per scrutinio segreto, la decadenza del Consigliere Maurizio MARTIN, per sopravvenute cause di ineleggibilità:

(Si dà atto che il Consigliere MARTIN si allontana dall'aula e non partecipa alla votazione)

VOTAZIONE A SCRUTINIO SEGRETO

ESITO DELLA VOTAZIONE

Consiglieri presenti: 33;

Consiglieri votanti: 32;

Astenuto: BALDASSARRE;

Voti favorevoli: 11;

Voti contrari: 21.

PRESIDENTE: Pongo in votazione, per scrutinio segreto, la decadenza del Consigliere Angelo.

POLLICINI, per sopravvenute cause di ineleggibilità:

(Si dà atto che il Consigliere POLLICINI si allontana dall'aula e non partecipa alla votazione)

VOTAZIONE A SCRUTINIO SEGRETO

ESITO DELLA VOTAZIONE

Consiglieri presenti: 33;

Consiglieri votanti: 32;

Astenuto: BALDASSARRE;

Voti favorevoli: 13;

Voti contrari: 19.

PRESIDENTE: Do lettura della delibera inerente al ricorso amministrativo per cause sopravvenute di ineleggibilità nei confronti di cinque Consiglieri regionali:

IL CONSIGLIO

- Visto il parere presentato in data 29 maggio 1987 dal Consigliere ALOISI Domenico per la decadenza dalla carica di Consigliere regionale di: Mario ANDRIONE, Giuseppe BORBEY, Guido CHABOD, Maurizio MARTIN e Angelo POLLICINI;

- Vista la raccomandata R.R., in data 3 giugno 1987, prot. n. 781, con la quale il Presidente del Consiglio ha dato comunicazione ai Consiglieri interessati dell'avvenuta presentazione del ricorso dei termini per la presentazione delle controdeduzioni;

- Viste le controdeduzioni fornite dai Consiglieri interessati con lettere in data 8 giugno 1987, corredate dei pareri di un legale e di un organo ed un ufficio della Regione;

- Visto il parere del consulente legale del Consiglio regionale;

- Ai sensi del combinato disposto degli artt. 7, 25 e 26 della legge 5 agosto 1962, n. 1257, e dell'art. 5 del Regolamento interno per il funzionamento del Consiglio;

DELIBERA

di respingere il ricorso del Consigliere regionale ALOISI Domenico, tendente a chiedere la dichiarazione di decadenza, per sopravvenute cause di ineleggibilità, dei Consiglieri ANDRIONE Mario, BORBEY Giuseppe, CHABOD Guido, MARTIN Maurizio e POLLICINI Angelo.