Resoconto integrale del dibattito dell'aula

Oggetto del Consiglio n. 1990 del 7 maggio 1986 - Resoconto

OGGETTO N. 1990/VIII - REALIZZAZIONE DI UNA ISCRIZIONE SUL FRONTONE DELLA FACCIATA SUD DEL PALAZZO REGIONALE - REVOCA DI PRECEDENTE PROVVEDIMENTO.

PRESIDENTE: Do lettura della delibera in oggetto:

IL CONSIGLIO

DELIBERA

di revocare la propria precedente deliberazione n. 1513/VIII, in data 26 settembre 1985 e di approvare l'iscrizione sul frontone della facciata sud del Palazzo sede della Regione della seguente frase di Emile Chanoux "VOIR CLAIR, VOULOIR VIVRE".

PRESIDENTE: Ha chiesto la parola il Presidente della Giunta Rollandin; ne ha facoltà.

ROLLANDIN (U.V.): Il a été décidé de soumettre à l'attention du Conseil un choix qui avait été fait par le Conseil il y a quelques mois, le 26 septembre 1985. Suite à ce choix, il avait été prévu de faire un concours d'idées.

Tout en respectant les idées qui avaient été exprimées par la presse et par les différents peintres et sculpteurs de notre Région, je voudrais dire très brièvement les raisons du choix de représenter ce sujet et de modifier la phrase d'Emile Chanoux qui avait été choisie à propos de l'écriteau à placer sur la façade de l'Administration régionale, suite aux requêtes des différents Conseillers. A la suite de pourparlers, j'avais expliqué, lors d'une rencontre avec les Chefs de Groupe, que la phrase qui avait été choisie et celle que l'on propose maintenant sont, à notre avis, suffisamment valables et susceptibles de dire ce qu'un peuple voudrait être; la deuxième phrase est sans doute plus simple que la première. Je crois qu'il serait inutile d'expliquer l'expression car "voir clair et vouloir vivre" est une phrase universelle, que tout le monde peut comprendre et qui peut être valable à toute époque.

Même si certaines personnes peuvent interpréter cette nouvelle délibération comme une volonté de changer face aux prises de position et aux polémiques, je peux dire que ce n'est pas à cause de cela qu'il a été décidé de remettre en discussion le choix du Conseil.

Lors de l'entretien avec les Chefs de Groupe, certains Conseillers avaient soulève la question d'utiliser la phrase précédente pour un écriteau à apposer sur la paroi derrière nous, face aux Conseillers; ce problème pourrait être examiné lors d'une prochaine réunion. Je tiens seulement à souligner que ces phrases ont une valeur universelle, la deuxième présentant l'avantage d'être plus simple, mieux compréhensible et donc plus facilement applicable.

Si dà atto che alle ore 18,18 assume la Presidenza il Vice Presidente DE GRANDIS.

PRESIDENTE: Ha chiesto la parola il Consigliere Torrione; ne ha facoltà.

TORRIONE (P.S.I.): Mi sia consentito fare alcune considerazioni su questa vicenda, anche perché sul problema della scritta da apporre sul frontone della facciata sud del palazzo regionale, si intersecano due atteggiamenti diversi: uno di noncuranza, quasi di fastidio perché il Consiglio regionale si occupa di una "banalità" come quella di una scritta, l'altro, invece, di accesa passionalità dovuta alla scelta che il Consiglio ha fatto nella precedente seduta. Un'eco di questa passionalità, suscitata nell'opinione pubblica, la si è avuta nei mesi scorsi quando la stampa si è ripetutamente occupata del problema.

Ebbene io non vorrei che, in questa sede, il Consiglio regionale non facesse una riflessione, perché ritengo che la scelta fatta nella precedente seduta, sia stata oculata, ponderata e che abbia una sua validità, e ne spiegherò poi i motivi. Inoltre, alcune delle considerazioni fatte pubblicamente su quella scelta, a mio avviso, dimostrano una notevole disinformazione, quando, come in taluni casi, non dimostrano addirittura della malafede. Da questa tribuna io voglio rispondere indirettamente a coloro che, a mio avviso, hanno cercato di strumentalizzare la frase di Emilio Chanoux e, soprattutto, hanno fatto un'operazione culturale che personalmente non condivido, come quella di attualizzare il pensiero di Emilio Chanoux, attribuendo al martire valdostano cose che egli assolutamente non voleva e non poteva dire nel contesto storico in cui si collocava e si colloca la sua opera.

Dico questo non solo per difendere una frase di Emilio Chanoux detta allora, ma anche perché credo che un'intera generazione di valdostani si sia cullata nel sogno di considerare la Svizzera come un modello nel quale dovesse essere rispecchiata la nostra diversità e la nostra peculiarità. Io credo invece che Emilio Chanoux abbia scritto quella frase, inserendovi un riferimento specifico ai piccoli popoli e interpretando l'opinione, allora largamente diffusa, che la Svizzera fosse un modello a cui ispirarsi, perché non ce n'erano altri. In questo senso faccio un'accusa a chi ha cercato di trasferire la frase di Emilio Chanoux attribuendola, innanzitutto, ad una parte politica e sbagliando, perché la scelta è stata fatta da tutto il Consiglio, ed in secondo luogo dando un'interpretazione capziosa del pensiero di Emilio Chanoux. Egli scrisse quella frase nel contesto di un articolo, dal titolo ben preciso: "La Suisse modèle de fédéralisme". Chi ha la pazienza di scorrere e di approfondire quanto egli ha scritto, può veder emergere l'ansia di un uomo che, in un mondo travagliato dalla prepotenza di un regime oppressivo e totalitario, con uno slancio culturale non indifferente, guardava al di là delle Alpi, dove le diversità erano prese in seria considerazione, dove una diversa cultura e un diverso modello di civiltà facevano sì che anche le piccole espressioni linguistiche ed etniche avessero diritto di cittadinanza.

Perchè la frase "incriminata" parla di un piccolo popolo che si pone come punto di riferimento? Il paragrafo successivo del testo di Chanoux ce ne dà una spiegazione, là dove fa un riferimento al popolo ebraico del quale dice che, proprio nel periodo più travagliato della sua storia, quando sembrava ormai essere in una fase di dissolvimento e di disfacimento, ha invece dato all'umanità la figura del Cristo. Ecco che in questo quadro ed in questa visione si giustifica ampiamente la frase precedente che viene ad acquisire un carattere di generalità e di universalità, perché è suffragata da un elemento storico che testimonia come spesso i piccoli popoli siano stati come una specie di punto di riferimento. C'è da stupirsi per questo? È becero, invece, l'atteggiamento di chi ha voluto "calare" questa frase in un contesto attuale. Sarebbe stato sufficiente aggiungere sul frontone che quella frase era stata scritta da Chanoux nel 1944 quando l'aveva scritta, e tutto si sarebbe risolto. Anche il viandante più distratto si sarebbe accorto che non avevamo assolutamente intenzione di fare un riferimento all'attualità del presente e avrebbe capito che Chanoux l'aveva scritta in un periodo storico del tutto particolare.

Questa polemica è stata proprio da "strapaese" e poco gratificante per la nostra collettività. Mi assumo tutta la responsabilità di queste mie affermazioni, perché so che personaggi autorevoli, anche del mondo della cultura, sono intervenuti in questo dibattito, assumendo l'atteggiamento di uno sdegnoso silenzio, in certi casi, o addirittura di uno sdegnoso rifiuto a partecipare al concorso d'idee.

Per carità! È un dato di fatto più che scontato che questa nostra comunità debba fare un esame autocritico sulla propria esperienza autonomistica e non siamo certamente qui per elogiare i nostri 40 anni di autonomia, che sono stati caratterizzati da luci e da ombre. Io però non mi sento più di tacere o di negare, con un'operazione culturale molto discutibile, la validità universale di una frase scritta da Emilio Chanoux. L'ho votata l'altra volta e non ho considerato la mia scelta un atto di presunzione, ma un atto doveroso, non solo nei confronti di Chanoux, ma anche nei confronti dell'universalità del concetto espresso nella sua frase. Pertanto, non mi sembra un atto opportuno, capace di rendere giustizia alla sua memoria e soprattutto al suo sacrificio, far dire a Chanoux, con un'operazione "retro", cose che invece noi vogliamo riferire ad una situazione attuale.

Sono fermamente rispettoso anche della volontà espressa dalla famiglia e quindi, se si vuol cambiare, che si cambi. Però, poiché non è giusto che in questa sede non si dica fino in fondo quello che si pensa, io credo che la frase attuale, che pure è più breve, sia anche più banale. Anch'essa infatti è stata estrapolata da un particolare contesto. "Voir clair et vouloir vivre" è infatti la parte finale di un discorso di Emilio Chanoux estremamente articolato e che ha un cappello introduttivo: "Voilà l'exprit de victoire: voir clair et vouloir vivre". Tutta la frase poi è riferita ad un discorso che io non sto qui a ripetere.

Riferendomi a coloro che si sono fatti promotori dell'iniziativa per farci cambiare idea, posso dire che in questo caso, se gli alberi cresceranno troppo, me lo consenta il collega Consigliere Viberti, non si potrà "voir clair", ma almeno si prenderà atto della nostra intenzione di voler vivere nella chiarezza.

(...INTERRUZIONE...)

Io ho scritto anche un articolo sulla possibilità di cambiare quella frase, ma si trattava comunque di un'opinione personale che forse non vale neppure la pena di ripetere. Comunque, se si vuole ritornare sui nostri passi, lo si deve fare con un atto responsabile e consapevole, frutto di una seria riflessione consiliare. Vorrei inoltre che la stessa sensibilità dimostrata in questo caso venisse dimostrata anche in altre occasioni. Sovente invece si manifesta disattenzione e disaffezione verso problemi importanti e, quando il Consiglio regionale esprime all'unanimità un giudizio, si cerca di far dire al Martire valdostano ciò che egli non voleva assolutamente dire. Credo che questa puntualizzazione sia doverosa e necessaria. Per i motivi che ho cercato di spiegare credo proprio che la frase di Chanoux non debba assolutamente essere messa in un cantone, perché sarebbe un atto irrispettoso nei suoi confronti, che non ci possiamo permettere proprio perchè egli è una delle figure emblematiche della nostra "storia", visto che ormai sono passati 40 anni.

Io accetto l'invito del Presidente della Giunta e per questo leggerò un ordine del giorno. Questo palazzo vede incompiuta anche questa sala del Consiglio regionale, che ha una sistemazione provvisoria che dura, però, da 24 anni. Forse sarebbe il caso di abbellirla con qualcosa di più artistico dei pannelli rosso neri e del leone molto stilizzato, e quindi in quest'ordine del giorno io propongo che la frase di Chanoux venga scritta qui dentro, in un contesto artistico adeguato all'architettura e al prestigio di questa sala. Così non "offenderà" più il viandante distratto che passa sulla strada, ma sarà un monito costante per tutti coloro che siederanno in questi banchi e che, facendo parte di un piccolo popolo, potranno riflettere, nei loro quotidiani atti di governo e di amministrazione, su quelle parole che, seppur non riferite alla realtà della Valle d'Aosta, Emilio Chanoux ha scritto oltre 40 anni fa.

Il nostro atto vuol far uscire dalla polemica spicciola questa vicenda della scritta, per riportarla in un filone culturale di cui anche questa comunità ha, ogni tanto, bisogno.

Leggo l'ordine del giorno:

"Il Consiglio regionale,

PRESO ATTO delle varie posizioni e delle opinioni espresse in merito alla proposta di apporre sul frontone della facciata sud del palazzo della Regione una frase tratta dagli scritti di Emilio Chanoux;

CONSIDERATO che la frase originariamente ed unanimemente scelta da parte del Consiglio regionale è stata sostituita con altra frase dello stesso Chanoux, sentito anche il parere della famiglia del Martire valdostano;

ACCERTATO che la frase originaria è stata volutamente fraintesa ed attualizzata snaturando in tal modo il pensiero e quindi i concetti di generalità ed universalità contenuti nella frase stessa;

RILEVATO infine che la parete interna della sala delle riunioni del Consiglio regionale deve essere ancora sistemata, nonostante siano passati oltre 24 anni dalla data di costruzione del palazzo regionale;

IMPEGNA

la Giunta regionale a bandire un nuovo concorso d'idee, in armonia con le caratteristiche architettoniche della sala delle riunioni del Consiglio regionale, per l'inserimento in un idoneo contesto artistico della seguente frase di Emilio Chanoux: "Il y a des peuples qui sont comme des flambeaux: ils sont faits pour éclarer le monde. En général ce ne sont pas de grands peuples par le nombre, ils le sont parce qu'ils portent en eux la vérité et l'avenir". Grazie.

PRESIDENTE: Ha chiesto la parola il Vice Presidente del Consiglio Dolchi; ne ha facoltà.

DOLCHI (P.C.I.): Monsieur le Président, je prends la parole car on est en train de continuer un discours qu'on avait commencé le 20 septembre 1985 et déjà à cette occasion j'étais intervenu pour exprimer quelques doutes à propos de la phrase qui avait été choisie. Le Groupe Communiste avait voté pour cette phrase et nous avions insisté, afin qu'il n'y ait pas de melentendu ni de polémique, sur le fait que la phrase devait être bien insérée dans une solution artistique et symbolique, et qu'il fallait surtout que les passants de Rue Festaz voient clairement que cette phrase avait été écrite dans un moment historique et qu'elle était valable pour l'avenir de tous les petits peuples et qu'il n'y avait pas dans cette phrase une volonté d'hégémonie à l'inverse.

Je crois que maintenant il faut, si vous le permettez, "in primis"; résoudre le problème et, comme il a déjà été dit dans la Conférence des Chefs de Groupe, nous croyons que la polémique qui a intéressé la famille Chanoux a été stérile; en effet, nous le constatons bien souvent, on discute beaucoup plus sur des détails (même si ici il ne s'agit pas d'un détail, mais d'un problème qui devait trouver une solution facilement) que sur de gros problèmes concernant la vie de toute la Région.

Nos positions sont les mêmes: nous étions perplexes quant à la première phrase; nous sommes d'accord sur la nouvelle, parce que d'autre part la famille Chanoux a exprimé son avis à propos de la polémique où avait été entraîné le martyr et aussi parce que nous croyons que "Voir clair et vouloir vivre" est quand même une synthèse acceptable pour un petit peuple comme celui des valdôtains qui, dans cette phrase, peut se reconnaître. Nous sommes d'accord sur le principe qu'il y ait la phrase de Chanoux; nous soutenons que cette phrase doit être insérée dans une solution artistique très valable et, comme nous n'étions pas contre la phrase écrite à l'extérieur, nous n'avons pas de préjugés sur la même phrase écrite à l'intérieur. Nous insistons sur le fait qu'après vingt-cinq ans il faut quand même trouver une solution pour cette paroi et celle qui avait été trouvée, une phrase dans un contexte artistiquement valable, est encore une fois la solution acceptable pour tout le Conseil. C'est une position tout à fait personnelle, mais je crois que c'est aussi celle de tout le Groupe Communiste qui est prêt à prendre en considération la possibilité de reprendre la phrase, que nous n'abandonnons pas suite à la polémique, mais parce que nous sommes d'accord de changer et d'arriver à la solution que nous propose le Président du Gouvernement régional pour l'extérieur.

PRESIDENTE: Ha chiesto la parola il Consigliere Maquignaz; ne ha facoltà.

MAQUIGNAZ (A.D.P.): La vicenda della frase dei "flambeaux" di Emile Chanoux, Martire della resistenza e Padre dell'autonomia valdostana, ha sollevato in Valle d'Aosta un dibattito che credo meriti ancora alcune considerazioni e riflessioni.

È vero che tutta la vicenda, specie in questi ultimi tempi, ha subito un processo di decantazione, vuoi perchè è trascorso un po' di tempo dal giorno della discussione in Consiglio regionale, vuoi perché nel frattempo ci sono state altre vicende che hanno distolto l'attenzione dell'opinione pubblica. Senza intenti polemici, ma solo per esprimere quella che secondo me è la verità e dare un'interpretazione autentica del pensiero di Emile Chanoux, ritengo, innanzitutto, che in Valle d'Aosta molti e soprattutto una parte dell'opinione pubblica abbiano interpretato in modo non corretto la frase sui "flambeaux", a ciò forse sollecitati da due persone che io rispetto molto: il pittore Nex e Andrea Zanotto. Occorre precisare che quella interpretazione è deviante, falsa e assolutamente non conforme al pensiero di Emile Chanoux.

Ritengo pertanto che, al di là delle considerazioni politiche e della logica partitica, sia nostro dovere dire quello che pensiamo, perchè si tratta di una questione di coscienza e di cultura, più che di una questione di maggioranza e di opposizione. Credo anche che sia giusto reinterpretare la frase tenendo conto, come già è stato suggerito dal collega Consigliere Torrione, della situazione storica in cui la frase è stata pronunciata e, soprattutto, tenendo nel debito conto il pensiero più generale e globale di Emile Chanoux. Occorre quindi dare ad Emile Chanoux quello che appartiene ad Emile Chanoux e dare a Nex ed a Zanotto quello che appartiene a Nex ed a Zanotto.

È stato anche detto che i Consiglieri regionali avevano votato questa frase con leggerezza e superficialità. È vero che qualche volta io sono molto distratto, però devo anche dire che non votai quella frase con leggerezza e superficialità, ma feci alcune riflessioni e scrissi anche alcuni appunti che avrei voluto illustrare in Consiglio regionale, cosa che poi non feci perché c'era un accordo tra tutte le Forze politiche presenti in Consiglio regionale. Oggi, però, leggo quegli appunti proprio per illustrare l'interpretazione di quella frase data dal nostro Movimento: "Emile Chanoux, in un momento molto difficile per la Valle d'Aosta, oppressa dalla violenza del regime fascista, volle far capire che anche i piccoli popoli possono dare un valido contributo per la costruzione di un mondo più giusto e di un mondo migliore. Secondo Emile Chanoux tale obiettivo doveva essere realizzato in una visione federalistica della società, nella quale la Valle d'Aosta avrebbe dovuto svolgere un ruolo primario, non perché migliore degli altri, ma perché erede di una tradizione autonomistica, secolare ed antichissima".

Nella frase di Emile Chanoux, quindi, non avevo visto della presunzione o della prepotenza, ma soltanto il desiderio di una persona di rappresentare la volontà del suo popolo, e per questo motivo votai quella frase. Ora si chiede di cambiarla e di fare un passo indietro: devo dire a questo riguardo che, sul piano personale, mi trovo un poco a disagio, in difficoltà e sono un po' perplesso. Prima di prendere una decisione definitiva voglio anche sentire come va a finire il dibattito regionale, perché se dovesse venir fuori che cambiare la frase significa dare peso e significato all'interpretazione che noi non condividiamo, allora io sarei costretto a votare contro o ad astenermi. Se invece si tratta di sostituire quella frase con l'altra "voir clair et vouloir vivre", perchè, come è stato scritto nella proposta di deliberazione, ci sono delle difficoltà oggettive per il suo inserimento sul frontone del Palazzo regionale ed anche perchè la famiglia Chanoux è andata incontro a delle difficoltà, non tanto perché non condivide il contenuto di quella frase, ma perché su quella frase si è svolto un dibattito non certo edificante, credo che anche il nostro Movimento potrebbe essere disponibile a valutare l'opportunità di accettare la soluzione proposta dalla Presidenza della Giunta.

PRESIDENTE: Ha chiesto la parola il Consigliere Stévenin; ne ha facoltà.

STEVENIN (U.V.): "Voir clair, vouloir vivre". "Il y a des peuples qui sont comme des flambeaux: ils sont faits pour éclairer le monde. En général ce ne sont pas de grands peuples par le nombre, ils le sont parce qu'ils portent en eux la vérité et l'avenir". La pensée de Chanoux ne peut être synthétisée ni dans l'une ni dans l'autre phrase. C'est bien pour cela que nous n'avons aucun problème pour accepter la nouvelle proposition. Cela dit, je ne veux pas faire de la polémique avec ceux qui mettent en discussion la valeur de la deuxième phrase: il y a là un message qui manifeste une volonté d'optimisme lancée à une Europe faible et mise à l'écart par la volonté des superpuissances.

Je ne comprends pas que l'on ne parvienne pas à saisir l'actualité de ce message, l'actualité de cet optimisme qu'on veut proposer à l'humanité, telle que la nôtre, qui ne peut pas être consciente de la situation dangereuse dans laquelle elle vit à cause des superpuissances et des déséquilibres qui existent avec les Pays en voie de développement. Les petits peuples peuvent avoir un rôle à jouer: Chanoux parlait de la Suisse et non de la Vallée d'Aoste? Peu importe. D'ailleurs, cela a été dit d'une façon claire dans un article paru sur "Le Peuple"; Combefroide écrit que, sauf erreur, cette phrase de Chanoux est tirée d'un des écrits sur la Suisse: "Chanoux voyait dans la Suisse l'embryon de l'Europe future; on en est en tout cas le modèle à suivre. Le pacte perpétuel de 1291 entre les quatre cantons est un pacte entre de petits peuples, qui s'étendit ensuite à d'autres petits peuples de langue et de religion différentes. C'est de cette Fédération qu'est née la prospérité économique qui, encore aujourd'hui, intéresse ce Pays".

D'ailleurs, d'autres qui m'ont précédé, le Conseiller Gianni Torrione notamment, ont dit que c'est de la Suisse que voulait parler Chanoux et c'est à la Suisse qu'en ce moment on visait pour avoir un point de repère pour une conception différente d'un Pays qui devait se développer. D'ailleurs c'était la Suisse le Pays de Rousseau, Piaget et Pestalozzi, c'est-à-dire de grands pédagogues qui ont agi pour que le Pays se pose comme point de repère de tous les peuples. Alors, pourquoi devrait-on craindre de dire que le modèle de la vie à mesure d'homme, de dire que les gouvernements, les administrations à mesure d'homme nous viennent de petits peuples? Pourquoi devrions-nous avoir honte éventuellement d'avoir l'espoir, en luttant, de devenir un de ces peuples? Nous pouvons aspirer à travailler dans cette direction.

D'ailleurs, si l'on devait tenir compte de l'histoire récente, sans aller voir ce qu'était le Val d'Aoste dans le passé (du fait que dans le passé on l'appelait la pucelle, du fait de l'autogouvernement qui a tenu pendant des siècles), si l'on devait tenir compte seulement de certaines déclarations qui ont été faites lors de la visite au Val d'Aoste de M.me Nilde Jotti (et ceux qui étaient présents ont pu apprendre les valeurs de cette Région), il suffirait de lire ce qu'elle a dit à cette occasion pour comprendre que nous sommes dans la bonne direction, que nous pouvons aspirer à devenir un de ces peuples dont je parlais.

Quelqu'un a dit que cette phrase était trop longue, qu'elle n'inspirait pas les artistes, qu'elle nous rappelait d'autres inscriptions remontant au temps funeste du "ventennio". La vérité est que ce qui est valable pour une phrase est aussi valable pour l'autre. Ce qu'il importe de rappeler est que Emile Chanoux a été porteur d'une idée originale, authentique, voire, unique. Au-delà de quelques tentatives pour réduire son importance, en mettant quelqu'un d'autre au même niveau, je crois que tout le monde reconnaît en lui un guide. Alors il ne faut pas cacher combien se sont éloignés des idées proposées par Chanoux et par Trèves, ces forces politiques qui ont oublié que la Jeune Vallée d'Aoste envisageait un Etat fédéraliste; et l'autonomie n'est pas fédéralisme, même si le fédéralisme produit par la culture italienne, telle que Spinelli le conçoit, tient compte exclusivement des Etats constitués et ignore les peuples, surtout les petits peuples.

A cet égard, lors de son 2ème congrès national, l'Union Valdôtaine a présenté une proposition de loi constitutionnelle. L'amertume que je ressens en votant la phrase "voir clair, vouloir vivre", est due au fait que je suis conscient que chacun pourra l'interpréter à sa façon, en oubliant le sens et le message dont Chanoux voulait la charger.

PRESIDENTE: Ha chiesto la parola il Consigliere Aloisi; ne ha facoltà.

ALOISI (M.S.I.): Più volte ho avuto modo di esprimere il pensiero del Movimento Sociale Italiano su queste frasi. Ritengo che l'idea e la volontà di iscrivere queste frasi di Emile Chanoux siano alquanto riduttive, perché si limitano esclusivamente a valutare il periodo storico di 40 anni, dimenticando che la Valle d'Aosta ha una storia millenaria. La scelta quindi di indirizzarsi su un determinato personaggio e su una determinata epoca risulta essere alquanto riduttiva e, soprattutto, non ne vedo l'opportunità nel momento in cui l'opinione pubblica e la gente che passa e che legge quella frase non riuscirebbe a capire niente. Infatti si tratta di una frase estrapolata dal concetto originario e, quindi, il vantaggio o l'opportunità di poterla leggere e di poterne capire il significato non va incontro alle esigenze della gente o di coloro che leggono e che potrebbero capire qualche cosa.

Ritengo, quindi, che questa scelta sia sbagliata e che si sarebbe potuto fare meglio e diversamente. Con questo, ovviamente, non voglio andare contro la volontà dell'intero Consiglio rispetto le idee che scaturiscono da questa maggioranza, però, per quanto mi riguarda, io mi asterrò su questa votazione e così pure mi asterrò sull'ordine del giorno proposto dal Consigliere Torrione, perché condivido ancor meno la scelta che quella frase venga scritta all'interno del Consiglio.

PRESIDENTE: Ha chiesto la parola il Consigliere Viberti; ne ha facoltà.

VIBERTI (N.S.): Speravo di potermi risparmiare questo intervento, anche perché mi ero già autolimitato nell'intervento sulla questione relativa all'incidente di Chernobyl, anche se in considerazione di una precisa richiesta che era stata fatta dal Presidente della Giunta. Purtroppo, come sempre accade, argomenti che avrebbero potuto essere risolti con una veloce votazione (contrariamente a quanto io ho ammesso di aver fatto con scarsa attenzione la volta scorsa), vengono invece ad occupare un notevole spazio nelle discussioni consiliari. Sinceramente io avrei preferito, almeno per quello che mi riguarda, una votazione molto veloce perché io, immodestamente, sono entrato in quella "polemica" (così almeno è stata definita da tutti, ma a me sembrava invece una riflessione personale), dopo aver scelto di fare delle cose senza prestare molta attenzione (a tutti può succedere di sbagliare), e avevo anche cercato di spiegare in quali condizioni avevo partecipato a quella votazione. Inoltre era mancata una riflessione su questo punto da parte del mio Gruppo che non lo aveva ritenuto sufficientemente importante da meritare un'ulteriore riflessione.

Da parte di molti ora c'è il tentativo di dire che si è trattato di una bassa polemica, che alcuni hanno definito anche inutile. Mi pare che i politici dimostrino ancora una volta l'estrema presunzione di voler, da una parte, impedire alla famiglia di conservare quello che è il suo patrimonio e, dall'altra, di impedire ai cittadini di esprimere liberamente, sugli organi di stampa, le loro opinioni che poi è il loro unico modo di intervenire, oltre a quello di premiare o punire i politici che si presentano alle elezioni.

Non mi pare proprio che debba trattarsi di "una bassa polemica", anzi, a me pare che siano state espresse idee diverse e che tutti abbiano cercato in qualche modo di fare il punto sull'autonomia della nostra Regione. Proprio perché si partiva dalla frase di uno che ha dato la vita per l'autonomia della Valle d'Aosta, questa poteva essere un'occasione per fare il punto sull'autonomia della nostra Regione, andando al di là della semplice discussione sulla più o meno facile interpretazione del pensiero di Emile Chanoux attraverso quella frase. Invece quest'occasione è venuta a mancare e noi continuiamo a mancare oggi, se vogliamo ridurre la questione al fatto se siamo stati o meno consapevoli di aver votato in un certo modo. No, noi siamo mancati proprio nel dibattito su quel punto e qualcuno, provocatoriamente, ha sostenuto che sarebbe stato più opportuno lasciare libero spazio all'opera d'arte o, addirittura, che sarebbe stato preferibile riprodurre un buono di benzina, uno sciatore o magari un TIR.

Sinceramente io ripeto che avrei preferito evitare questo intervento, però il vero nocciolo di questo dibattito e cioè l'accertamento dell'effettiva esistenza di un'autonomia reale dentro le nostre teste e dentro quelle dei valdostani è stato stroncato e alcuni l'hanno, addirittura, voluto ridurre ai soliti canoni dello scontro politico. Personalmente ho cercato di non metterci assolutamente niente del Gruppo al quale appartengo, ma ho fatto solo delle considerazioni personali. Credo anche che tutti i cittadini che hanno scritto le loro opinioni ed anche quelli che hanno sostenuto la necessità di andare avanti nella realizzazione dell'iscrizione di quella frase, abbiano cercato, in qualche modo, di darci un segnale proprio nel merito di quello che noi facciamo nei confronti dell'autonomia della nostra Regione. Certe nostre analisi, a volte e per certi versi condivise anche da altri, sulle modificazioni sociali che avvengono nella nostra Regione, dovrebbero farci pensare; così come dovrebbe farci pensare lo stesso uso della lingua francese che sentiamo in che modo viene usata all'interno di questo Consiglio! Io non mi azzardo a parlare in francese, perché non sono in grado di farlo, ma sentirlo storpiare, come lo sento storpiare, mi fa male, perché mi sembra più un affronto che non un tentativo di recuperare qualche cosa che fa parte del nostro patrimonio culturale.

Ci sono quindi tante cose che possono o non possono stare dietro questa frase; quello che manca è proprio questo dibattito sui valori e sulla cultura dell'autonomia. Questo non lo abbiamo fatto e mi spiace che si voglia a tutti i costi recuperare, in qualche modo, quella frase che adesso sarebbe quasi bruciata. Cerchiamo di approfondire quello che noi facciamo oggi, cerchiamo di riconquistare quella volontà di migliorare, che c'era in chi, a suo tempo, ha lottato e ha perduto anche la vita.

Qualcuno, provocatoriamente, potrebbe anche dire: "All'interno mettiamo allora la frase di Federico Chabod"; qualche altro, ancora più provocatoriamente, potrebbe dire: "Mettiamo la storica frase di Chabod, quando era Assessore: "C'è chi ci piace e chi non ci piace".

(...INTERRUZIONE...)

Si trattava di un altro Chabod e cioè di quello è stato per anni nei banchi della Giunta e che oggi si trova nei banchi del Consiglio.

Io credo che dovremmo lasciare che siano gli artisti a riempire questo spazio, mentre a noi spetterebbe di riempire il vuoto che si è creato sul concetto di autonomia; dovremmo difendere questa autonomia, ma con il contributo costante del nostro lavoro, nel compito che noi abbiamo di Consiglieri regionali, cercando di non mancare ai nostri obblighi, cercando di dare il nostro contributo al lavoro delle Commissioni e del Consiglio, cercando di dare onestamente, seriamente e non con secondi fini, quel poco che ognuno di noi è in grado di dare.

Ammetto tranquillamente di non avere molto da dare, però cerco sempre di dare tutto quello che posso.

PRESIDENTE: Ha chiesto la parola l'Assessore alla Pubblica Istruzione Faval; ne ha facoltà.

FAVAL (U.V.): Dans une vieille chanson valdôtaine, écrite dans les années 20, on dit entre autres dans un couplet: "Si notre cher poète était encore là aujourd'hui, il se mettrait à pleurer". J'ai l'impression qu'après un débat de ce genre, non seulement le Conseil régional, mais le peuple valdôtain aussi, devrait se mettre à pleurer, par ce qu'il n'est pas permis de s'exprimer d'une certaine façon à propos de l'autonomie et à propos de la question valdôtaine.

J'ai entendu le Conseiller Aloisi qui a fait, à mon avis et j'en prends toutes mes responsabilités, des affirmations offensives. Il s'est permis de dire: "Que voulez-vous, le petit Emile Chanoux. Ce sont des phrases que les gens ne comprendraient pas". Et bien, je voudrais rappeler au Conseiller Aloisi qu'en ce qui concerne le peuple valdôtain, ceux qui sont conscients et ceux qui ne le sont pas, les phrases qui ont été proposées, que ce soit l'une ou l'autre, représentent la synthèse de la pensée de quelqu'un qui a eu la capacité de rappeler aux gens, à sa communauté, qu'ils sont héritiers d'une certaine façon de bien conduire leur propre vie, comme disait Descartes. Et nous, nous n'avons pas oublié cette leçon. Je répète donc que l'on peut discuter sur l'une plutôt que sur l'autre phrase, mais sur cette synthèse, on ne discute pas, au moins d'après nous, car là on est d'accord.

Quelqu'un se permet de dire que l'on estropie le français ici, mais quelqu'un a-t-il fait parfois de réflexions sur la façon dont certains Conseillers régionaux de la Vallée d'Aoste parlent l'italien? Alors, où est-il le sens autonomiste de ce Conseil? C'est cela que je demande à ce Conseil: de dire et d'exprimer, plutôt que de faire une série de discussions, que je définirais inutiles, pour être dans ce cas euphémistes.

PRESIDENTE: Ha chiesto la parola il Consigliere Torrione; ne ha facoltà.

TORRIONE (P.S.I.): Non nascondo un certo imbarazzo nel riprendere la parola su questo argomento, anche perché nel mio precedente intervento avevo tentato di dare alcune giustificazioni al nostro atteggiamento e mi ero sforzato, forse non centrando il risultato, di approfondirlo per non farlo passare per una semplice frase di Chanoux scritta su un frontone desolatamente vuoto, ed inoltre perchè fosse utile per una rimeditazione.

Spesso questo Consiglio si occupa di fognature, di case o di altro, con toni estremamente accesi, mentre, quando ogni tanto si parla di certi valori, il livello del dibattito tende a scendere ed a confondersi con la polemichetta. Già nel mio precedente intervento ho detto, e torno a ribadirlo, che la mia frase non era rivolta al Consigliere Viberti che, probabilmente, si è sentito toccato da essa: io ritengo che il dibattito è stato privo di un approfondimento culturale. Il voler ad ogni costo attualizzare le frasi di Chanoux, che avevano una validità universale, dando loro dei contenuti attuali, significa fare un'operazione culturale di bassa lega, perché credo che si voglia attribuire ad una parte politica o ad un'altra, o alle Forze politiche intese nel loro insieme, l'incapacità di gestire l'autonomia. Questa invece doveva essere l'occasione per approfondire il tema dell'autonomia.

Io non voglio salire in cattedra perché faccio della politica, ma qui ogni tanto si parla della sensibilità dell'opinione pubblica ed io credo che sia opportuno cogliere anche gli umori di quest'ultima. Un politico attento deve fare anche questo, però, quando non è d'accordo, deve avere il coraggio, come in questo caso, di dire pubblicamente il suo pensiero.

In alcune affermazioni c'era un certo atteggiamento qualunquistico. Perché voler dire che un piccolo popolo, come il nostro, non ha contribuito per qualche verso al progresso dell'umanità? Perché voler dire che i 40 anni di autonomia sono da buttar via? Certamente dobbiamo pur guardare con senso critico a questo nostro modo di essere autonomi e di autogovernarci, ma dobbiamo anche avere una certa obiettività e serenità per giudicare quanto di positivo o meno c'è stato in questa nostra esperienza che, tra l'altro, è frutto del patrimonio storico che noi avevamo alle spalle e nel quale, in maniera determinante, si inserisce Emilio Chanoux, come si inseriscono anche altre figure di eminenti valdostani che hanno contribuito a far crescere globalmente (se vogliamo dare un significato più ampio e non ristretto ai nostri confini) e a far salire il tono culturale (se non vogliamo dire altro) di questa nostra umanità di cui noi siamo una parte, quasi un granellino di sabbia.

Come valdostano, mi sono sentito offeso quando si è cercato di far dire ad una persona quanto egli non voleva dire. Io sono rispettoso dell'ultima volontà della famiglia e, se essa ha espresso questo suo desiderio, io mi inchino e dico solo che si cambi pure la scritta, però non si faccia dire a Chanoux quello che egli non ha voluto e non poteva dire. D'altra parte se ci caliamo nella realtà di quei tempi, quando la tirannia fascista cercava di far scomparire la nostra diversità, ci rendiamo conto del perché Emilio Chanoux abbia cercato di interpretare un popolo. Bisogna quindi dargli atto di aver visto più lontano di altri e di aver dato delle indicazioni delle quali noi dobbiamo tener conto, considerando queste sue frasi in un contesto più ampio e nell'ambito storico che era quello in cui Chanoux le ha scritte.

Perciò io credo che questa poteva essere una buona occasione per una riflessione più complessiva sull'autonomia, ma il dibattito, anziché scendere, sarebbe dovuto salire. In questo dibattito c'è stata della strumentalizzazione, perché su altri temi (il collega Consigliere Viberti ha citato quello della lingua) questo discorso a volte non emerge a livello di comunità. Questi "paladini" di certi sensi o sentimenti autonomistici lasciano che il dibattito scenda. Ad esempio, l'istituzione dei Lycées Techniques poteva essere l'occasione per un approfondimento sul nostro modo di essere, di governarci e di interpretare la nostra peculiarità che è anche di tipo linguistico. Per questo io credo di aver cercato, con il mio modestissimo contributo, di riportare il dibattito lungo dei binari che fossero consoni e rispettosi della nostra storia e soprattutto del pensiero di uno che, per le sue idee, ha dato il massimo di ciò che poteva dare, la sua vita.

È con questo spirito che noi riaffrontiamo questo dibattito, non per immiserirlo a polemica tra Forze politiche, ma per ridare prestigio a questo Consiglio che, sovente, manifesta atteggiamenti non sempre condivisibili di disinteresse e di mancanza di approfondimento. Credo, però, che nella scelta della frase si sia un pochino sintetizzato lo stato d'animo che oggi è riemerso anche in questo Consiglio. Non mi stupirei se ci dovessero essere anche altre polemiche sulla nuova frase che qualcuno interpreterà, con presunzione, come segno di vittoria: "Hai visto, i politici si sono visti toccati ed hanno cambiato!" Se abbiamo cambiato, abbiamo anche cercato di giustificarci.

Personalmente accetto questa impostazione, anche se non la condivido. Ripropongo, però, che la frase di Chanoux, proprio per i motivi che ho cercato di illustrare, sia comunque scritta da qualche parte, perché sul suo significato noi dobbiamo meditare ogni giorno, anche nella pratica attiva della politica spicciola, perché certi insegnamenti vanno tenuti presenti affinché questa nostra autonomia, in ogni sua istanza, riesca ad essere la migliore possibile. Grazie.

Si dà atto che assumono la Presidenza il Vice Presidente DOLCHI (dalle ore 19,09 alle ore 19,17) e, successivamente, il Presidente BONDAZ.

PRESIDENTE: A demandé la parole le Conseiller Aloisi; il en a faculté.

ALOISI (M.S.I.): Sono rimasto alquanto "strabiliato" dall'atteggiamento dell'Assessore Faval che si è sentito offeso per le mie dichiarazioni. Io ho semplicemente detto quello che penso e ritengo di aver detto la verità, perché nel momento in cui viene inserita una frase estrapolata dal suo concetto originale e completo...

FAVAL (fuori microfono): "Dal suo contesto...".

ALOISI: ...dal suo contesto, essa diventa incomprensibile sia per i cittadini della Valle d'Aosta che per i turisti, visto che la Valle e la Città di Aosta sono due realtà turistiche. Quindi ho solo detto quello che pensavo, senza offendere nessuno e rispettando la volontà del Consiglio, Assessore Faval, se lo ricordi bene.

Piuttosto, sono io che mi ritengo offeso dalle sue dichiarazioni. Le ricordo in modo categorico che la Valle d'Aosta fa parte integrante della Repubblica Italiana e quindi, quando noi in Consiglio ci esprimiamo in italiano, facciamo il nostro dovere. È un nostro diritto parlare in francese, sempre che abbiamo voglia di parlare in francese, ma non accettiamo rimproveri dall'Assessore per il fatto che noi ci rivolgiamo in italiano e parliamo in italiano, perché, fino a prova contraria, facciamo parte della Repubblica Italiana.

FAVAL (fuori microfono): "Allora non hai capito proprio niente!"

ALOISI: "No, io ho capito benissimo!"

(INTERRUZIONE dell'Assessore Faval)

PRESIDENTE: A demandé la parole le Conseiller Maquignaz; il en a faculté.

MAQUIGNAZ (A.D.P.): Io credo che l'ultima frase proposta ("Voir clair et vouloir vivre"), anche se ha un suo profondo significato, non soddisfi pienamente tutte le Forze politiche e le persone presenti in questo Consiglio regionale. D'altra parte il Capogruppo dell'Union Valdôtaine ha parlato di "amertume"; il Vice Presidente del Consiglio, Dolchi, manifesta delle perplessità; abbiamo sentito l'intenzione del Consigliere Aloisi di astenersi ed ho seguito anche con particolare attenzione l'intervento un po' impulsivo dell'Assessore Faval che, nella sostanza, ha detto che occorre fare una sintesi delle due frasi.

Io credo che il discorso di fondo sia proprio questo, perché le due frasi hanno un loro preciso significato e per ciò occorre fare una sintesi tra loro che permetta anche al Consiglio regionale di trovare un accordo unitario.

Ebbene, io credo che questa sintesi e questo accordo unitario potrebbero essere trovati nella realizzazione di un'opera d'arte. Si potrebbe bandire un concorso, magari anche internazionale, per realizzare un'opera d'arte che rappresenti la sintesi del pensiero di Emile Chanoux. Credo che così potremmo trovare quell'accordo unitario che tutti, in questo Consiglio, si auspicano sull'argomento. Spero che questa proposta venga accolta.

PRESIDENTE: Ha chiesto la parola il Presidente della Giunta Rollandin; ne ha facoltà.

ROLLANDIN (U.V.): Je dois avouer que certaines interventions m'ont beaucoup étonné. Personnellement, j'ai toujours respecté n'importe quelle opinion, n'importe quel système d'expression et je croyais que les autres auraient le bon sens d'en faire autant: enfin, c'est un avis personnel. Sur le problème de la phrase et du choix j'ai toujours cru qu'il fallait préférer aux grands discours une action constante de tous les jours, en tant que valdôtains conscients du fait que la défense de l'autonomie ne se fait pas uniquement par un débat au sein du Conseil régional.

A ce sujet, je pense que plusieurs exemples mériteraient d'être examinés: chaque fois que l'on sent l'exigence d'interpréter la pensée de quelqu'un, on peut commettre des fautes; on peut même être un peu moins exhaustif au moment où l'on donne une certaine interprétation de la pensée. Dans le cas présent, on avait essayé de démontrer que la pensée de Chanoux devait être examinée, lue et portée de l'avant dans son ensemble. Pour une exigence contingente on avait cru qu'il était possible de procéder au choix d'une phrase et lorsque l'on a envisagé d'écrire une autre phrase sur la façade, ce n'était pas pour admettre que quelqu'un avait gagné, ou pour reprendre les polémiques. Le 26 septembre, lorsqu'on a décidé à l'unanimité, à part l'abstention du Conseiller Aloisi, du choix tout le monde avait conscience de la validité de la phrase. Je crois qu'un débat sur un thème de ce genre pourrait se poursuivre des jours et des jours sans que pour autant on ne puisse rien ajouter à la validité d'une telle phrase. On croyait qu'après la réunion avec les Chefs de Groupe, un autre débat au Conseil aurait été évité; j'avais expliqué que le choix avait été opéré pour des raisons très simples; or le débat a été recouvert...

Il est inutile de faire des déclarations de principe à cet égard: je crois que chacun peut essayer d'être un bon interprète, dans les faits plutôt que dans les mots. Je crois donc, pour ce qui est de la majorité, que l'on peut mettre aux votes la phrase destinée à la façade. Ensuite, on pourra examiner l'ordre du jour pour ce qui est de l'autre phrase et de la possibilité de l'inscrire à l'intérieur du Conseil régional. Je pense que l'idée de reprendre le discours de synthèse de la pensée de Chanoux pourra être exploitée en d'autres occasions.

PRESIDENTE: Se nessuno chiede la parola, metto in votazione la delibera in oggetto:

ESITO DELLA VOTAZIONE

Presenti: 28

Votanti: 25

Favorevoli: 25

Astenuti: 3 (Aloisi, Maquignaz e Viberti)

Il Consiglio approva.

PRESIDENTE: Ha chiesto la parola il Consigliere Segretario Tamone; ne ha facoltà.

TAMONE (U.V.): Je prends la parole seulement pour dire que je voterai à faveur de l'ordre du jour présenté par le Conseiller Torrione et pour déclarer que j'ai voté a faveur de la phrase proposée pour la façade extérieure du Palais régional, seulement pour respecter la requête de la famille Chanoux.

PRESIDENTE: Ha chiesto la parola il Presidente della Giunta Rollandin; ne ha facoltà.

ROLLANDIN (U.V.): Je crois qu'à propos de l'ordre du jour qui a été présenté par le Conseiller Torrione on pourrait le discuter demain matin, afin qu'il y ait la possibilité de le mieux examiner.

PRESIDENTE: La discussione e la votazione sull'ordine del giorno presentato dal Consigliere Torrione vengono rinviate a domani mattina.