Oggetto del Consiglio n. 132 del 24 febbraio 1983 - Resoconto
OGGETTO N. 132/VII - INIZIATIVE CONTRO L'INSTALLAZIONE DI ARMI E ORDIGNI NUCLEARI (Approvazione di mozione).
PRESIDENTE: Do lettura del testo della mozione presentata dai Consiglieri Mafrica, Tonino, Carral, Péaquin, Cout, Bajocco e Carlassare:
MOZIONE
CONSIDERATO che la pace fra gli Stati, la pacifica convivenza e la cooperazione tra i popoli costituiscono condizioni essenziali per lo sviluppo e la stessa sopravvivenza dell'umanità;
RILEVATO che oggi l'alternativa tra consolidamento della pace e possibilità di sterminio nucleare è diventata sempre più attuale, sia per la capacità di distruzione raggiunta dagli ordigni nucleari, sia per la loro diffusione, sia per l'accentuarsi di una politica di riarmo che assorbe enormi risorse mentre continua a pesare sulla coscienza di tutti la morte per fame di milioni di esseri umani;
VALUTATA la speranza sollevata dal crescere in Italia e nel mondo di un vasto movimento per la pace che unisce uomini dai molteplici orientamenti politici, sociali, religiosi;
FACENDO PROPRIE aspirazioni alla pace, alla sicurezza, ad una migliore qualità della vita e dei rapporti tra gli uomini che sono molto sentite dal popolo valdostano;
Il Consiglio regionale
della Valle d'Aosta
DICHIARA
il territorio della Valle d'Aosta ZONA LIBERA DA ARMI NUCLEARI, opponendosi quindi ad ogni possibile insediamento o passaggio di armi nucleari sul territorio valdostano;
INVITA
il Governo italiano a sospendere i lavori di costruzione della base di Comiso;
FA APPELLO
ai Parlamentari valdostani e a tutti i Gruppi presenti in Parlamento perché votino contro i provvedimenti di installazione di armi e ordigni nucleari in qualsiasi parte d'Italia;
DELIBERA
di impegnare la Giunta regionale a farsi promotrice di una iniziativa che coinvolga tutte le regioni alpine in un movimento tendente a TRASFORMARE LE ALPI IN UNA ZONA DI PACE "DENUCLEARIZZATA" e di trasmettere copia della presente mozione al Governo della Repubblica, ai Capigruppo della Camera e del Senato, ai Parlamentari valdostani, ai principali organi di informazione nazionali e locali.
PRESIDENTE: Ha chiesto di illustrare la mozione il Consigliere Carlassare, ne ha facoltà.
CARLASSARE - (Dem.Prol.-Nuova Sinistra): Questa mozione trae la sua ragione di essere da una motivazione più generale e ampia, che è quella di vedere di preservare il nostro territorio da ogni possibile azione militare che comporti l'intervento e l'uso di armi nucleari. Penso che l'importanza di questo discorso sia comprensibile a tutti indipendentemente dal fatto che la guerra non c'è e speriamo che non debba mai esserci.
Riteniamo che sia preciso dovere degli Enti locali, di quelle strutture periferiche dello Stato più vicine ai sentimenti ed alle esigenze reali della popolazione di farsi interpreti nei confronti del Governo del nostro Stato e più in generale nei confronti dei Governi di tutti i potenti, affinché si arrivi a generalizzare questa opinione comune, cioè che le popolazioni non vogliono armi nucleari sul proprio territorio nè sui territori altrui. Chiaramente compito nostro è quello di esprimere un giudizio su quella che è la volontà della popolazione valdostana.
L'occasione che ci ha fatto presentare questa mozione è stata la presentazione di una mozione analoga, votata all'unanimità dal Consiglio comunale di Aosta, che si riferisce naturalmente al territorio ed alla popolazione del Comune di Aosta; quindi si tratta di fare nostra come Consiglio regionale questa mozione.
PRESIDENTE: Ha chiesto di parlare il Consigliere Mafrica per illustrazione della mozione, ne ha facoltà.
MAFRICA - (P.C.I.): Qualche settimana fa c'è stata un'interessante riunione pubblica nel piano sottostante, dedicata alle spese militari ed il Prof.Rochas ci ha fornito alcuni elementi che credo utile riprendere.
Abbiamo appreso da uno studioso del problema, quindi da una persona che fa della storia e che non è impegnata in politica, che le spese militari dei diversi paesi sono le seguenti: gli Stati Uniti spendono 230 miliardi di dollari su un prodotto interno di 3.000 miliardi di dollari; l'URSS spende 180 miliardi di dollari su un prodotto interno lordo di 1.200; la Repubblica Federale Tedesca spende 25 miliardi su 800; l'Italia 9 su 400 e il Giappone 11 su 1.000. Se si sommano questi interventi per spese militari, si arriva ad un totale di 455 miliardi di dollari e se si continua il calcolo si può verificare come questi 455 miliardi di dollari potrebbero bastare per dare un milione a persona a 637 milioni di persone.
Poiché esiste il problema della fame nel mondo, quelle popolazioni se avessero almeno un milione a persona, potrebbero sfuggire a tale problema. Anche l'Italia che come percentuale è fra le più basse, spende il 2,6% delle proprie risorse, comunque ha una spesa pro-capite di 210 mila lire.
Quindi anche nel nostro paese una riduzione delle spese militari ha un suo significato ai fini di un miglioramento del bilancio dello Stato e di una diversa utilizzazione delle risorse.
In quella riunione è stata posta in modo semplice e lineare la questione su cui a volte ci accapigliamo qui in Consiglio, se cioè l'equilibrio è stato turbato dall'URSS con l'installazione degli SS 20, oppure se questa installazione era una risposta a mutamenti precedenti all'equilibrio.
Già prima che l'URSS installasse gli SS 20, quindi missili a media gittata, già prima che l'Italia decidesse di installare a Comiso i Pershing, esistevano missili intercontinentali da una parte e dall'altra sufficienti a distruggere due volte e mezzo il mondo.
L'aggiunta di nuovi missili a media gittata non toglie assolutamente nulla ad un equilibrio del terrore che esisteva già prima.
In sostanza, diventa difficile stabilire se un equilibrio esisteva o meno, perché il fatto che prima ancora di passare ai missili a media gittata con gli altri missili i due blocchi contrapposti potessero autodistruggersi più volte, dimostra come entrare nel merito di quella discussione sia assolutamente inutile, come sia meglio invece battersi per una progressiva riduzione degli armamenti nucleari.
Il senso della nostra mozione è quindi quello che la Regione Valle d'Aosta faccia una piccola parte dichiarandosi zona denuclearizzata, che in questo modo segua le indicazioni che sono state date dal Comitato per la Pace e dia il suo contributo perché questa irrazionale corsa agli armamenti, che è contrapposta alle necessità di popoli che ancora non hanno risolto il problema della fame, abbia termine.
Chiediamo che il Consiglio si pronunci in questo senso e che la Giunta regionale prenda iniziative con le altre Regioni dell'arco alpino per arrivare ad un'intera zona denuclearizzata nelle Alpi.
Invitiamo il Governo italiano a recedere dalla sua posizione rispetto ai missili per Comiso, perché ci sembra che in questa logica non abbia molto senso stare a discutere, in quanto qualunque argomentazione avrebbe scarso peso rispetto alla sostanza. Occorre camminare sul terreno della disponibilità a trattare, a fare passi concretiverso la riduzione degli armamenti e verso l'eliminazione del pericolo di sterminio per l'umanità.
PRESIDENTE: Ha chiesto di parlare il Consigliere Tamone, ne ha facoltà.
TAMONE - (U.V.): Très souvent, le Parti Communiste - et cette fois je devrais dire aussi le Parti de Nuova Sinistra, mais je crois que maintenant l'agrégation entre M. Carlassare et ce Parti soit chose faite, de façon qu'on peut dire Parti Communiste - a l'habitude de présenter des motions qui ont un certain sens et qu'après, à leur intérieur, contiennent des choses qui n'ont rien à voir avec le contenu fondamental de la motion, de façon qu'on croit de voter dans un certain sens, et si on est un peu ingénu de ne pas lire à fond la motion, on s'aperçoit d'avoir voté une motion qui est complètement différente de celle qu'on pensait de voter.
Alors, moi j'ai lu la motion du Parti Communiste et je déclare dès maintenant que cette motion l'Union Valdôtaine ne la votera pas comme elle a été présentée.
Le problème de la dénucléarisation de la Vallée d'Aoste nous intéresse et sur cette question nous sommes prêts aujourd'hui à discuter et à dire que nous voterons cet aspect de la motion. Au contraire, pour la partie qui concerne les alinéas deux et trois, il s'agit d'un discours beaucoup plus vaste, que nous sommes disposés à faire mais pas aujourd'hui, parce que nous sommes ici au Conseil régional avec l'ordre du jour pour faire la déclaration "delle iniziative contro l'installazione di armi ed ordigni nucleari in Valle d'Aosta".
Quant au problème plus complexe de la question de Comiso et à toutes les autres questions qui sont reprises aux alinéas 2 et 3, il nous semble qu'elles sont à soumettre à une discussion plus ample qui pourrait être faite de la part de ce Conseil régional. L'Union Valdôtaine est disponible à voter le ler et le 4ème alinéa de cette motion; pour le 2ème et le 3ème je demanderais au Parti Communiste de les éliminer de cette motion.
PRESIDENTE: Ha chiesto di parlare il Consigliere De Grandis, ne ha facoltà.
DE GRANDIS - (P.R.I.): Questa è una di quelle classiche mozioni che mi lasciano perplesso, perché dovrebbe trattarsi di un deliberato, votato da forze politiche diverse che operano a livello nazionale in un determinato modo. Come uomo e come repubblicano ho fatto una scelta di campo ben precisa, ho scelto la democrazia occidentale e per cautelarmi contro ogni rischio che poteva metterla in pericolo ho accettato di mettermi sotto l'ombrello atomico del patto atlantico e quindi dell'organizzazione della NATO.
Ora, mentre credo che sia condivisa da tutti la speranza verso la pace e che pertanto tutti vedano con occhio estremamente favorevole quelle organizzazioni che nascono spontaneamente e che sostengono la necessità della pace e del disarmo nucleare, interpretando così sentimenti che sono anche i nostri, sono tuttavia convinto che occorra calarsi nella realtà e quando si hanno responsabilità politiche il non tenerne conto significa volersi sottrarre a tali responsabilità.
Non vedo come si possa accettare, a livello nazionale di essere nel patto atlantico - e lo hanno accettato persino i comunisti sorprendendo gli altri partiti - e poi a livello locale affermare che si è contrari, che si vuole il disarmo unilaterale, perché in realtà si tratta di indebolire un rapporto che si è stabilito fra due blocchi che noi vorremmo vedere certamente superati, ma che non si superano nel modo migliore indebolendo solo una parte a vantaggio dell'altra o rafforzando una parte a detrimento dell'altra. Vedrei bene che si assumessero delle posizioni precise perché, come nell'Occidente, i cittadini che stanno nell'altro blocco, quello del patto di Varsavia, avessero la possibilità di esprimersi liberamente contro determinate scelte politiche che vengono fatte in questo campo.
Abbiamo visto tutti i telegrammi di solidarietà che Breznev mandava alle marce per la pace in Europa ed in Italia; quello stesso Breznev che ha proibito in seguito che la marcia per la pace che partiva da Copenhagen potesse raggiungere Mosca.
Con questi presupposti mi sembra che assumere posizioni a livello politico sia controproducente o che si vogliano raggiungere fini che non si confessano ma che diventano abbastanza chiari sotto un certo aspetto, per cui una mozione di questo genere non mi sento di sottoscriverla.
D'altra parte mi sembra abbastanza strano e molto egoistico quello di voler scegliere la nostra zona e qualche zona circonvicina per dire che intanto noi ci denuclearizziamo, escludendo il Piemonte, la Liguria ecc., perché il discorso ci coinvolge tutti allo stesso modo e non solo come italiani, ma come europei, come occidentali, quindi il discorso va fatto piuttosto in senso globale, non parziale. Pretendere poi che sopra la Valle d'Aosta non passino le armi, quando potrebbe volare sopra di noi un aereo armato di missili, è utopistico: voglio vedere i miei amici come faranno a fermarlo!
Questa mi sembra un'affermazione che lascia il tempo che trova e che vuole semmai far credere ai movimenti della pace che solo i Comunisti e Nuova Sinistra sono disposti ad appoggiare le loro istanze, mentre io, repubblicano, divento un guerrafondaio perché mi oppongo ad una mozione di questo tipo.
Secondo me le cose non stanno in questi termini: l'importante è operare politicamente, quotidianamente, perché si raggiungano gli accordi per smilitarizzare e per eliminare tutte le armi nucleari; questo però non può essere fatto in questo modo perché così diventa una strumentalizzazione assai pericolosa e non posso accettarla.
PRESIDENTE: Ha chiesto di parlare il Consigliere Ricco, ne ha facoltà.
RICCO - (D.C.): Sono lieto che il Gruppo comunista abbia presentato questa mozione, unitamente al Consigliere Carlassare. Avrei visto però anche di buon grado una mozione in cui si dicesse che i paesi dell'Est principalmente smantellino subito i missili puntati contro l'Europa atlantica.
Prima di entrare in argomento vorrei dire che per mantenere la pace costante ci vuole un accordo sincero fra Stati, mentre per cadere in guerra basta la cattiva volontà di uno solo.
Direi che questa mozione comunista, a mio giudizio, trae origine dal famoso documento del P.C.I. sui temi del disarmo e della pace, con particolare riguardo al negoziato di Ginevra sugli euromissili; ma anche pensando alle grandi conferenze di Vienna per la riduzione delle forze militari in Europa e di Madrid per l'applicazione degli accordi di Helsinki si possono condividere senz'altro l'ansia che lo pervade, i propositi di appoggiare ogni iniziativa che possa ridurre la tensione internazionale, gli auspici generali per un mondo pacificato in cui regnino la concordia, la collaborazione e la fiducia reciproca.
Certo, nessun uomo con un minimo di buon senso potrebbe dichiararsi contrario al negoziato o fautore di un suo fallimento. La posta in gioco è talmente alta e vitale per tutti che sarebbe veramente un atto di irresponsabilità non dare il dovuto sostegno alle trattative in corso.
Premesso questo, a noi sembra che il documento del P.C.I. cerchi di contrabbandare molte altre cose, soprattutto che sia dominato da preoccupazioni meno nobili come quella di non lasciare spazio alcuno al filosovietismo cossuttiano, per cui a leggerlo bene il documento appare interamente squilibrato nella valutazione delle cause e delle responsabilità che hanno portato all'attuale situazione dei rapporti fra Est ed Ovest.
Discorso vecchio, ma è un fatto che il P.C.I. ha scoperto la questione degli euromissili ed il pericolo che essi rappresentano come elemento strategicamente dirompente nelle relazioni fra i due blocchi non quando i sovietici hanno cominciato a dispiegare i loro missili SS 20, continuando imperterriti anche dopo le offerte di negoziato le ipotesi di dissolvenza formulate dal Consiglio atlantico sin dal 1979, bensì solo di fronte alla decisione occidentale di attuare le inevitabili contromisure. Anzi, vi è una sorta di giustificazione di base per le posizioni dell'URSS e cioè che quando le armi sono state fabbricate e dispiegate è molto più difficile ottenerne il ritiro e la distruzione. E' appunto ciò che si sta verificando.
Ma se Andropov si è deciso con il discorso del 21 dicembre a riaprire un certo dialogo con l'occidente, adombrando la possibilità di concrete e inedite concessioni, ciò è dovuto senza ombra di dubbio non al pensoso argomento del P.C.I., bensì alla prova di compattezza e determinazione data dagli alleati occidentali. Solo gli sviluppi del negoziato ginevrino potranno darci la misura concreta della reale disponibilità dell'URSS, una disponibilità che viene già delineandosi per molti segni in Occidente. Ma riteniamo che in questa fase sia legittimo da parte occidentale insistere sulle esigenze di un equilibrio che gli stessi sovietici riconoscevano esistere nel 1975 e che è stato alterato esclusivamente - oggi lo ammette implicitamente lo stesso Andropov - dall'installazione degli SS 20.
Va ricordato tuttavia che il P.C.I. cominciò con il respingere la fondatezza della denuncia degli squilibri, che di fatto l'iniziativa di Mosca introduceva nei rapporti strategici in Europa, accettando con ciò a sua volta il grande disegno che sta dietro questa mossa che mira apertamente a mettere in crisi i rapporti fra le due sponde dell'Atlantico e all'interno dell'alleanza europea.
Un tentativo denunciato senza mezzi termini da Mitterrand, sulla cui analisi perfino Marchais sembra oggi convenire. Anzi, anche noi ci battiamo e continueremo a batterci perché si trovi attraverso il negoziato ed il dialogo una soluzione a questi problemi vitali essenziali. L'angoscia che sta crescendo nella pubblica opinione mondiale benché qualsiasi manifestazione in questo senso sia drasticamente repressa in tutti i partiti comunisti, ha un suo indiscusso valore nel momento in cui dall'equilibrio del terrore si sta passando ad una sorta di terrore dell'equilibrio, con il giustificato timore che l'accumularsi sempre più rapido di ordigni di morte possa ora avvicinare, anziché allontanare, i pericoli dello scontro.
Tuttavia se gli obiettivi ed i propositi dei pacifisti sono sinceri, e mirano effettivamente a preparare e favorire sul piano politico-psicologico le condizioni per un necessario accordo di disarmo, che riduca quantomeno le armi di teatro ad un equilibrio al più basso livello possibile, come suggeriscono oggi i paesi atlantici, che non sembrano irrigidirsi sulla opzione Zero considerata poco realistica, non è solo con le marce a senso unico che ciò può essere raggiunto. Anzi, anche i movimenti pacifisti possono ingenerare pericolose illusioni e dare supporti alla strategia sovietica che ritiene di dover imporre ancora oggi i suoi diktat.
In questo senso il documento del PCI si rivela peraltro deludente e soprattutto nella parte che si riferisce all'Italia, chiaramente strumentale e di parte, sembra riflettere sul piano politico e concettuale gli stessi equilibri che Mosca tenta di imporre, sia pure con qualche correttivo, sul piano strategico.
Le proposte che sono state fatte da Andropov nel discorso del dicembre, poi fatte proprie dal patto di Varsavia riunito a Praga agli inizia di gennaio, non possono trovare automatica accoglienza in occidente; in primo luogo perché l'idea di ridurre il numero degli SS 20 fino a pareggiare quello dei missili di cui dispongono la Gran Bretagna e la Francia - 162 in tutto mi pare - otterrebbe il risultato di lasciare all'URSS un vantaggio sempre accettabile, se non altro per il diverso livello tecnologico dei due arsenali ed in secondo luogo perché se il progetto andasse a segno, Mosca avrebbe raggiunto il suo antico scopo di scardinare il sistema difensivo europeo da quello americano; inoltre resta poco chiaro quale sarebbe il destino degli SS 20 eliminati. Verrebbero distrutti o solo spostati al di là della linea degli Urali? In questo ultimo caso nulla garantirebbe che i missili sovietici installati su rampe mobili non potessero in una fase successiva essere ritrasferiti sul fronte europeo.
Ogni intesa dovrà corrispondere al principio dell'equilibrio e della parità; solo così sarà possibile garantire la sicurezza dell'occidente come del resto quella dell'URSS e dei suoi alleati.
Credo che se i paesi NATO dessero l'impressione di non volere più installati i missili in Europa, finirebbero con il compromettere la possibilità concreta di successo del negoziato stesso, il cui obiettivo resta quello di una riduzione delle forze nucleari di teatro a livello il più vasto possibile. L'obiettivo di stabilità cui mira l'Italia, non può prescindere da un impegno costante al mantenimento di un equilibrio di pace delle forze e non è affatto un controsenso dire che si vogliono ridurre gli armamenti e nel contempo essere decisi ad installare i "Cruise" in Italia entro l'anno 1983.
Potrebbe sembrare quindi logica la tesi di chi sostiene, di fronte alle ultime proposte sovietiche, che è necessario disporre la sospensione dei lavori per l'approntamento delle basi in Europa come contributo degli alleati atlantici al successo della trattativa in Ginevra, ma proprio il realismo - caratteristica essenziale della politica estera sovietica - rende logica la posizione atlantica che si esprime in termini non equivoci nè contraddittori. La posizione atlantica non è certo quella di installare le armi nucleari, ma di operare per fare in modo che non sia necessario installarle. Il Governo ha sempre risposto in maniera positiva alla domanda di dialogo richiesta dalla pubblica opinione italiana, portando anche un notevole contributo al buon esito del negoziato sulla sicurezza e cooperazione in Europa formalizzato nell'atto di Helsinki, il quale ha rappresentato un punto di raccordo fra due sistemi altrimenti condannati a restare chiusi, impermeabili fra loro.
Per il resto concordo con quanto esposto nell'ultima parte dal Consigliere De Grandis, allorquando si riferisce all'egoismo che va attentamente valutato. Nel caso mi riservo di intervenire.
PRESIDENTE: Ha chiesto di parlare il Consigliere Nebbia, ne ha facoltà.
NEBBIA - (P.S.I.): Ci sembra che la mozione evidenzi notevolmente la differenza che esiste fra le buone intenzioni e le azioni che conseguentemente dovrebbero derivarne per raggiungere determinati risultati.
Credo che nessuno ammetta o voglia affermare di non essere per la pace; d'altra parte chiunque a livello mondiale affermasse che tutta la sua azione è come si dice guerrafondaia, sarebbe tacciato se non altro di pazzia. Quindi credo che sulle buone intenzioni siamo tutti d'accordo.
Dove non siamo d'accordo è sulle azioni politiche da intraprendere per raggiungere quei determinati risultati. La mozione parla di una dichiarazione che dovrebbe fare la Regione da sola o insieme ad altri enti territoriali per affermare che il suo territorio è libero dalle armi nucleari. Direi che questa è una affermazione di principio che con la realtà non ha nulla a che vedere perché da un momento all'altro ci può essere piazzata una base di qualsiasi genere.
O si è, come la Svezia o la Svizzera, neutrali e si dispone di forze armate notevolissime, oppure si tratta solo di affermazioni di principio, che non vediamo come possano poi servire alla causa.
Le altre considerazioni fatte sono più o meno dello stesso tipo perché non ottengono o non potrebbero ottenere realisticamente dei risultati. Forse l'argomento dovrebbe essere avvicinato in un'altra maniera.
Dopo gli orrori della Prima Guerra Mondiale, la società civile si è interrogata e da parte di eminenti personalità, in primo luogo del Presidente degli Stati Uniti Wilson, è stata fatta la proposta, accettata da tutti, per la formazione di una società delle Nazioni Unite ove all'interno si potessero discutere le contese, risolvere i problemi e quindi appianare le tensioni prima che queste si manifestassero, conseguentemente evitare nuove guerre mondiali ed evitare nuovi orrori e dolori. Purtroppo questa idea è stata smentita dalla serie di guerre successive che sono culminate poi nella seconda guerra mondiale, al termine della quale l'idea ha preso corpo in modo diverso e sono state create le Nazioni Unite, che hanno cercato e cercano ancora sempre con minore peso di contenere le tensioni e di inviare forze di pace per sanare certe situazioni. Le Nazioni Unite hanno cercato di contenere le tensioni ma abbiamo visto che in luoghi diversi sono sempre scoppiati dei conflitti.
Credo si debba sostenere politicamente la tesi del rafforzamento delle Nazioni Unite o se non altro della soluzione di molti conflitti o del loro smorzamento anche attraverso l'uso di forze internazionali di pace. L'esperienza recente delle forze internazionali inviate in Libano sta a dimostrare che una strada di questo tipo potrebbe essere possibile.
D'altra parte già nei dibattiti dei decenni scorsi fra URSS e Stati Uniti era stata fatta una richiesta da parte, in particolar modo, degli Stati Uniti, di un controllo sul territorio avversario della consistenza delle attrezza ture militari, che invece è stato negato. Quindi se non si arriva ad un controllo a livello mondiale al di sopra delle Nazioni credo che le tensioni rimarranno e credo che i ragionamenti da fare saranno sempre del tipo "equilibrio della paura" o se non altro tentativo di prevalenza di una forza rispetto ad un'altra. Del resto i dati che lo stesso Consigliere Mafrica ha fornito, dimostrano che rispetto al prodotto nazionale lordo degli Stati Uniti l'incidenza delle spese militari è del 7,5% solo, mentre nell'URSS è del 15%, quindi il doppio. In Italia è del 2,2%, in Giappone dell'1,1%, ma adesso qui si sta tentando di ricostituire una forza militare di un certo peso.
Noi dobbiamo contrastare queste iniziative militari, ma non credo - anche se hanno un valore psicologico notevole - che valgano le marce della pace nè mozioni tipo quella che è stata presentata, in quanto affermano dei principi che sono interni a noi tutti ma che non suggeriscono azioni politiche concrete in grado di raggiungere determinati risultati.
Ultima considerazione, quella sui missili intercontinentali e sugli euromissili. Direi che forse il nostro egoismo nazionale si è chiaramente evidenziato proprio da questo fatto, che sino a che erano le due superpotenze che si minacciavano vicendevolmente con missili intercontinentali, questo interessava poco. Quando invece si è parlato di installare missili cosiddetti di teatro o a più corta gittata che potevano interessare anche il nostro territorio, la cosa ci ha colpito un pò di più. E' umano che questo avvenga, ma non è politicamente giustificabile.
D'altra parte occorre ricordare un altro ragionamento circa la base di Comiso, cioè la Sicilia si trova in mezzo al Mediterraneo ed il Mediterraneo è circondato da alcuni Stati che hanno idee e tentazioni di tipo militare molto preoccupanti. Ricordo che qual che tempo fa un aereo libico è precipitato nel territorio italiano senza che fosse addirittura avvistato dalla nostra rete di osservazione, che forse allora non esisteva neanche.
Quindi i problemi sono molto più ampi, sono anche quelli di una difesa delle vie del petrolio, perché l'Italia è forse la nazione europea che può essere maggiormente strozzata rispetto ad altre per quanto riguarda il rifornimento energetico, e quindi ci sono problemi diversi che non sono quelli soltanto della contesa fra euromissili e SS 20.
In questo senso noi riteniamo che la mozione dovrebbe essere modificata per essere approvata, o che chiaramente si distinguessero gli obiettivi da raggiungere, sui quali tutti siamo d'accordo, dagli strumenti da utilizzare per raggiungerli.
PRESIDENTE: Ha chiesto di parlare il Consigliere Lustrissy, ne ha facoltà.
LUSTRISSY - (D.P.): Ormai credo che molte delle cose che si potevano dire sono già state dette, in particolare mi riallaccio a quanto diceva il Consigliere Ricco, che ha svolto una esauriente relazione sull'argomento, per dire che su questi problemi, che interessano buona parte dell'umanità, purtroppo nel sistema militare, così com'è organizzato a livello mondiale, queste decisioni non possono essere unilaterali, ma devono essere concordate nei sistemi che sono in gioco. E' chiaro che l'Italia è collocata in una posizione particolare, per cui oltre a vivere all'interno di due sistemi di difesa, corre dei pericoli che vengono non tanto dai due grandi sistemi, ma da altri più interni che esistono nel bacino del Mediterraneo.
Non è una novità che la Libia ha dei missili puntati sull'Italia e che già parecchie volte sono state minacciate delle azioni di rappresaglia nei confronti dell'Italia da quel paese, per cui all'interno dei grandi sistemi di difesa interagiscono anche dei sistemi minori incontrollati che purtroppo trovano l'Italia in questo frangente poco preparata a resistere.
Le dichiarazioni che si fanno continuamente a livello centrale, a livello di governo, a livello anche di assemblee locali, sono per le intenzioni pacifiche del popolo italiano e su questa linea ci vogliamo muovere.
Ci rendiamo tutti conto - ed è stato detto - che se un domani venisse assunta una decisione nei confronti nostri, certamente reagiremo nel modo possibile, ma certo non potremo ostacolare queste cose, se non con i mezzi civili di cui disponiamo.
Pertanto si può anche concordare su questa dichiarazione di estraneità del territorio della Valle d'Aosta alla localizzazione di questi sistemi difensivi che non vogliamo, come concordiamo anche che ci sia un'iniziativa da parte della Giunta regionale nei confronti delle altre Regioni affinché si discuta di questo problema ed assieme si assuma un'iniziativa per quanto riguarda il problema della pace denuclearizzata.
Su quello che ci convince meno, proprio per i motivi già esposti, cioè il sistema che ha delle regole e che si può trovare in equilibrio solo mediante una trattativa che deve intercorrere fra le parti, riteniamo che sia più utile indirizzare un appello di tipo diverso al Governo italiano, che non quello indicato nella mozione.
E' chiaro che l'obiettivo deve essere quello, però riteniamo che oggi, se non vogliamo essere partigiani dell'uno o dell'altro sistema, dobbiamo fare di tutto affinché queste trattative sul disarmo abbiano a proseguire affinché si trovi una soluzione sul disarmo controllato da parte dei sistemi che sono attualmente in equilibrio instabile e precario. Per cui proponiamo che i due paragrafi "invita il Governo italiano" e "fa appello ai parlamentari" siano stralciati e si emendi la mozione in questo senso: "Invito al Governo italiano a farsi promotore a livello internazionale di opportune iniziative per la soluzione del disarmo controllato".
PRESIDENTE: Ha chiesto di parlare il Vicepresidente Faval, ne ha facoltà.
FAVAL - (U.V.): Je voterai cette motion aux conditions qui ont été illustrées par M.Tamone.
Je veux de même faire une réflexion sur la question que nous sommes en train de discuter; on a entendu parler ici des systèmes de défense ou d'agression que les différents pays ont mis en fonction, et je m'étonne, mais en sens positif, qu'un grand nombre de Conseillers régionaux ait une telle compétence.
Je rappelle au Conseil régional qu'on a déjà discuté une fois sur cette question, quand on a décidé l'aptitude que le Conseil régional devait tenir par rapport à certaines choses. Je suis convaincu d'ailleurs qu'aussi le Conseil régional doit s'exprimer sur ces problèmes parce qu'il est évident que les choses que l'on discute à Washington, ou à Moscou ou à Genève, nous concernent directement.
Moi, tout de même, plutôt que m'adresser aux systèmes militaires adoptés par un pays ou par l'autre, j'aimerais faire un discours plus général, qui est le suivant; à l'école l'histoire qu'on nous a apprise, - et ça a été une chose qui m'a toujours choqué - c'est une succession de guerres et de paix; mais on ne nous a pas dit de quelle façon entre une guerre et une paix les gens vivaient.
Les choses, si vous voulez, se répètent; il y a eu Vico qui a parlé de "corsi e ricorsi storici". Mais malheureusement on n'a pas voulu ici toucher un côté qui est très important. Les Etats que nous voyons autour de nous - que ce soient en Europe ou dans d'autres continents - sont le résultat de guerres, faites par les peuples, mais voulues toujours et quand même par une oligarchie.
Moi, j'appartiens à la couche de la société populaire et je ne respecte pas ce genre de héritage, que l'histoire nous a obligés à recevoir; c'est une position du point de vue idéologique très importante, parce que les interventions, les réflexions que j'ai entendu faire jusqu'ici, au fond remontent à ce genre de situation. Moi, je dis et je suis convaincu que si nous faisons une réflexion de la même façon que je viens de faire, nous devons alors tous ensemble, à l'intérieur du milieu dans lequel nous vivons, par exemple dans ce Conseil régional qui est l'expression, du point de vue politique, la plus haute de la Région autonome de la Vallée d'Aoste, chercher d'aller au-delà de ce genre d'imposition que nous recevons soit à travers l'histoire soit à travers l'incapacité et la disponibilité à réfléchir un peu plus à fond sur notre situation. Et ceci veut dire que nous devons demander que l'on ne raisonne plus en termes d'Etats mais en termes d'hommes, et qu'il y ait la capacité de reconnaître la diversité que chacun de nous supporte.
Plutôt que souligner les différences en sens négatif on devrait accepter qu'il y ait des différences de conduite, qui proviennent d'une expérience, d'une culture, de certaines conditions de vie qui amènent chacun d'entre nous à se comporter d'une différente manière.
Nous ne devons pas accepter le discours du rapport de forces; nous tous, nous devons faire l'effort de chercher de renverser ce genre de rapport.
Il y a un grand nombre de gens qui n'ont même pas la nourriture; nous devons refuser cette aptitude qui nous est imposée par d'autres et démontrer que nous sommes autonomes aussi dans ce sens, parce que si nous continuons à faire des discussion de cette façon, nous accepterons que l'histoire des hommes ce soit uniquement une histoire de guerres et de paix.
PRESIDENTE: Ha chiesto di parlare il Consigliere Mafrica, ne ha facoltà.
MAFRICA - (P.C.I.): Sono state dette molte cose interessanti, però forse non siamo riusciti a spiegarci oppure si è frainteso lo spirito della mozione.
Abbiamo dato alcune cifre sugli armamenti non perché rivendichiamo una particolare competenza in questo campo, ma perché, come per ogni argomento che dobbiamo trattare in Consiglio regionale, cerchiamo di avere la documentazione sufficiente per farlo.
Le cifre citate erano quelle del Prof. Rochas, che è uno studioso, non sono cifre prese da materiale di partito, quindi accusare la mozione di essere filosovietica credo sia esagerato; abbiamo fatto questa mozione perché un'al tra mozione analoga è stata votata al Comune di Aosta per dichiarare Aosta zona denuclearizzata.
In questo Comune i Consiglieri di tutti i partiti qui presenti l'hanno votata e non hanno fatto il ragionamento, come ha fatto il Consigliere De Grandis, che ci preoccupiamo solo di Aosta.
Io dico che preoccuparsi della Valle d'Aosta sarebbe già più che preoccuparsi di Aosta ma il ragionamento fatto dai Consiglieri comunali di Aosta è quello secondo cui se ogni Comune, ogni Regione, esprime dal basso questa volontà, possa essere ricoperto tutto il territorio italiano da una espressione di volontà di essere zona denuclearizzata.
Devo dire che il punto più contestato, cioè l'invito al Governo a sospendere l'installazione dei missili a Comiso, in realtà dal "Comitato della Pace" di cui fanno parte anche l'Union Valdôtaine e D.P., è accettato. Quindi dico che non è così strano, anzi faccio un rilievo ai D.P. ed all'Union Valdôtaine di schierarsi a volte nella politica nazionale italiana sulle posizioni più tipiche di quel Governo che spesso si critica. Ma non voglio fare polemica. Voglio arrivare alla sostanza della mozione, che è di esprimere una volontà del Consiglio regionale secondo cui la Valle d'Aosta vuole essere una zona sgombra da armi nucleari e vuole favorire un negoziato per raggiungere un disarmo graduale ma che vada sempre più avanti perché le spese per gli armamenti sottraggono risorse ai paesi che le fanno e ad altri paesi che hanno problemi magari ancora più gravi.
Devo fare un'ultima considerazione per dire che secondo me bisognerebbe uscire da questa logica. I Consiglieri Ricco e De Grandis hanno sposato la tesi secondo cui, in seguito ad un equilibrio che è stato rotto dai sovietici, in Italia per difenderci dobbiamo schierare determinati armamenti.
Non ho nessuna competenza, ma faccio il seguente ragionamento: come tante cose l'equilibrio dipende dai parametri che si considerano. Se si considera il parametro vulnerabilità, allora ha ragione l'URSS, perché rispetto a questo parametro c'erano missili intercontinentali schierati negli Stati Uniti ed in Europa contro di lei. Il ragionamento della difesa è quello che nei trenta minuti impiegati dai missili che partono da Washington per arrivare a Mosca, Mosca possa far partire i suoi per la rappresaglia.
Siccome invece i missili intercontinentali schierati in Europa impiegano otto minuti, il ragionamento che ha fatto Mosca è stato che si deve, oltre a quelli puntati contro Washington, avere anche quelli puntati contro l'Europa.
Se invece andiamo a considerare l'equilibrio dal punto di vista del tipo di armamenti, è chiaro che c'erano tanti missili intercontinentali da una parte e tanti dall'altra come numero; l'URSS ha installato missili a media gittata, quindi il ragionamento fatto dalla NATO è quello di essere scoperti nel campo dei missili a media gittata. Però questo è un equilibrio considerato con il parametro del numero delle testate, che è un parametro differente. Voglio dire che tutte e due le logiche sono aberranti, perché quando c'erano già missili intercontinentali, bastanti a distruggere tutti i territori due volte e mezzo, andare ancora avanti è un progetto che non porta da nessuna parte, se non all'incremento delle spese nucleari ed al possibile aumento di situazioni di tensione.
Quindi noi come partito non siamo assolutamente perché rimangano i missili SS 20 e non si schierino quelli di Comiso; siamo perché si inneschi un processo di disarmo e per quello che riguarda l'Italia l'occasione può essere quella di sospendere per un momento in vista della conclusione delle trattative. Questo è il tipo di proposta che facciamo, che non è filosovietica perché posizioni analoghe ci sono nella socialdemocrazia tedesca, che non sempre segue le posizioni che vengono proposte da Reagan. E' un'esigenza che secondo noi raccoglie spinte che provengono da movimenti molto ampi e molteplici in cui ci sono tante correnti di pensiero e anche tanti sentimenti. Quei movimenti hanno avuto qualche effetto, non sono stati a senso unico secondo noi, perché hanno costretto sia Reagan che Andropov a fare proposte differenti da quelle che facevano due anni fa. Quindi una loro funzione l'hanno avuta e questa mozione si collega proprio a quelle proposte e non a posizioni differenti.
Siccome ci interessa anche il risultato, sarei dell'idea di procedere a votazioni separate; ne uscirà comunque un documento del Consiglio regionale che dice ancora qualcosa.
PRESIDENTE: Faccio presente ai presentatori della mozione che vi è un emendamento sostitutivo al 2° comma presentato dal Consigliere Lustrissy, per cui dopo "Invita il Governo italiano" si cancellano le parole "a sospendere i lavori di costruzione della base di Comiso" e si sostituiscono con la frase "farsi promotore a livello internazionale di opportune iniziative per la soluzione del problema del disarmo controllato".
Ha chiesto di parlare il Consigliere Carlassare, ne ha facoltà.
CARLASSARE - (Dem.Prol.- Nuova Sinistra): Devo confessare che sono rimasto allibito da una serie di argomentazioni che mi sono state buttate in faccia, a parte il fatto che il Consigliere Tamone mi considera del PCI, la cosa può anche essere vera, ma non ha importanza; ritengo che stando un clima staliniano o brezneviano di ferro, i compagni del PCI sarebbero dalle parti della Siberia, forse il sottoscritto sarebbe già involato dal camino, questo per esperienze storiche, e forse quelli che sostenevano posizioni simili alle mie, hanno preso strane vie in quel paese nei ricorsi storici.
L'aspetto che mi ha lasciato più allibito è quando negli interventi, soprattutto dei Consiglieri De Grandis e Ricco si è voluto cercare in questa mozione una serie di motivazioni nascoste, mentre vi posso assicurare che questa mozione è stata presentata essenzialmente per il fatto che mi è arrivato un ordine del giorno votato dal Consiglio comunale di Aosta e da questo si è deciso di presentare una mozione.
Francamente il ragionamento anti-reaganiano non l'ho fatto, così come le motivazioni portate dal Consigliere De Grandis! Inoltre sono state dette molte altre cose e vorrei fare un minimo di riflessione.
Prima cosa, ci troviamo di fronte - e mi riallaccio a cose dette dal Consigliere Lustrissy - non più solo a due blocchi che svolgono ruoli ben precisi, che hanno una loro politica militare, economica, nucleare, ma ci troviamo di fronte ad un proliferare di nuove potenze. Vorrei ricordare a tutti i Consiglieri che la flotta inglese, quando è andata a fare la guerra con l'Argentina per le Isole Falkland, trasportava nelle sue navi dei missili a testata atomica. Sappiamo che l'Argentina ha una capacità tecnologica e voci di giornali dicono che cerca di usarla per attrezzarsi con delle bombe atomiche.
Sappiamo che Israele ha questa tecnologia, come pure l'India e il Pakistan, il Giappone, l'Italia, la Spagna, la Francia. Il problema non è quello di creare una condizione per cui il Consiglio regionale della Valle d'Aosta abbia la capacità di impedire l'installazione qui dei missili, perché faremmo ridere; è chiaro che questa è una mozione di principio, perché se una qualsiasi di queste potenze, URSS o Stati Uniti, decidessero di far diventare territorio nucleare la Valle d'Aosta, noi non potremmo farci niente.
Il problema è un altro e vorrei fare riflettere questa Assemblea su alcune cose dette dal Consigliere Faval. La storia è storia soprattutto di guerre che si sono succedute e sono state fatte dalle popolazioni e subite da esse; le guerre però sono state volute ed i trattati di pace firmati dai potenti che le governano. In questo periodo storico queste componenti corrispondono grosso modo ai governi degli Stati; però, prima di dichiarare la guerra, si fa in modo che la gente comune sia entrata nella mentalità per cui è giusto e doveroso combattere il mostro, chiunque esso sia.
Ci vuole poco a studiare quanto è avvenuto nel periodo antecedente la prima guerra mondiale, quando c'è stata una propaganda assillante che ha portato a grossi cedimenti di movimenti e partiti popolari, come i partiti socialisti europei, che sono diventati favorevoli alla guerra rompendo la solidarietà di classe che li vedeva pacifisti.
Con questa mozione di principio, si vuole contribuire ad evitare che si creino i presupposti presso la popolazione perché si sviluppi una realtà di guerra. Questa mozione ha tutti i limiti del poco potere che abbiamo di fronte a problemi di questo genere, però ha il grosso pregio di voler esplicitare pubblicamente quella che è una volontà di pace della popolazione, che è poi l'elemento fondamentale.
Prego il Presidente del Consiglio di prendere nota di un emendamento aggiuntivo che vorrei fare in premessa, creando così un 5° punto: "Nella convinzione che la risoluzione dei gravissimi problemi che travagliano l'umanità passi inevitabilmente attraverso una generale politica di disarmo, in primo luogo nucleare". Questo per cancellare anche quell'insinuazione che ci vede egoisti perché vogliamo il non nucleare solo in Valle d'Aosta.
Siamo più che convinti che non si creano i paradisi artificiali e che il problema di evitare una guerra nucleare si può risolvere solo su scala mondiale.
PRESIDENTE: Ha chiesto di parlare il Consigliere Bordon, ne ha facoltà.
BORDON - (D.C.): Quando ricevetti il malloppo di questo Consiglio regionale, ed ebbi occasione di leggere questa mozione, ne fui veramente soddisfatto perché dissi a me stesso che finalmente anche in Consiglio si sarebbe toccato questo argomento di grande importanza; da qui le perplessità che mi vennero e che cercherò di illustrare brevemente.
Tanto per cominciare ero lieto che questa mozione venisse dibattuta perché era giusto che anche in questo Consiglio regionale si mettesse a fuoco questo argomento, in quanto l'avevamo visto dibattere un pò dappertutto. Mi sono però anche augurato che questo dibattito durasse almeno diverse ore (sono già due ore che parliamo e vorrei approfondirlo ancora per altre due) perché indubbiamente dopo aver tanto dibattuto le decisioni che il Consiglio prenderà avranno certamente un enorme peso sia presso il Governo italiano che verso il cosiddetto ombrello americano o verso quello russo.
Però si deve constatare che, in certi paesi dell'Est, è stato sufficiente che due individui, sulla piazza di Mosca, si siano dichiarati contrari alle forze nucleari, per prenderli e imprigionarli e che, come ha detto il Consigliere Carlassare, quelli che come lui affermano certe cose qui da noi laggiù li spediscono in Siberia. Quindi la prima cosa che mi ha colpito è un pò questa.
Seconda cosa, ad un certo momento chi non vorrebbe che tutto fosse denuclearizzato? Ma ci sono situazioni che sono quelle che sono ed allora questa mozione quale scopo persegue? Io che sono un ingenuo, non ci vedo nessun secondo fine se non l'impostazione così com'è messa qui.
La preoccupazione enorme che abbiamo è quella di non avere in casa nostra delle armi nucleari, però dobbiamo anche pensare che se noi non le abbiamo possiamo anche riceverne, ed allora le dobbiamo togliere dappertutto, queste armi.
Ho ascoltato gli interventi di tutti: dal Consigliere De Grandis, che ha preso la sua solita posizione netta, ai Consiglieri Ricco, Faval, tutti quanti. Sono considerazioni che dobbiamo tenere presenti, ma che non mi convincono a vedere determinati torti da una parte ed altri dall'altra, perché sappiamo che l'esercito italiano, in caso di guerra con la Russia, durerebbe 17 minuti.
Quindi mi chiedo: perché ce lo teniamo l'esercito? Mandiamolo a casa, perché se quando arrivano i russi ho un fucile puntato e resisto per 17 minuti, se io invece il fucile non ce l'ho, cosa vuoi che mi faccia quello lì?!! Però se ho il fucile, mi fa fuori prima!
Allora io mi permetto di dire che forse è meglio se la bomba non ce l'abbiamo e questi denari li impieghiamo in ben altri settori, vista la crisi attuale. Però adesso dobbiamo cercare di dare una votazione a questa mozione che non cada nel ridicolo e dica apertamente che chiediamo che tutte queste armi nucleari vengano tolte.
Ritengo che, con buon senso, la mozione abbia suggerito di non installare i missili a Comiso e di intervenire presso il Governo italiano perché assuma determinate posizioni. Ma questo si sta già facendo; qual è quel governo che non vorrebbe togliere le armi? La verità è un'altra: qualcuno è interessato a dimostrare che ci sta da una parte è cattivo, dall'altra invece è buono. Quindi vorrei pregare il Presidente di leggere questa mozione nel testo emendato dal Consigliere Lustrissy e poi se è necessario dibattiamola ancora per due ore, proprio per quanto ho detto prima e per sviluppare più questo ragionamento, onde avere un maggior peso là dove manderemo le nostre decisioni.
PRESIDENTE: Colleghi Consiglieri, sul testo iniziale c'è l'emendamento aggiuntivo nelle premesse del Consigliere Carlassare, c'è una proposta del Consigliere Tamone accolta dal Gruppo comunista e poi avanzata formalmente dal Consigliere Mafrica di votare separatamente i quattro punti del dispositivo della mozione.
Al 2° punto c'è un emendamento sostitutivo del Consigliere Lustrissy che riprende il concetto ma che non sostituisce tutto il resto, espresso dal Consigliere Bordon che sottolinea la necessità di un'azione a livello internazionale nel quadro della quale poi si arriva a deliberare la richiesta che sia dichiarata la zona delle Alpi zona di pace denuclearizzata.
Faccio presente che l'emendamento in premessa del Consigliere Carlassare è un completamento del ragionamento che poi fa il Consigliere Lustrissy nell'emendamento sostitutivo, in quanto dalla premessa si passa poi all'invito e c'è uno stretto collegamento fra i due. Chiedo al Consiglio se ci sono dichiarazioni di voto, altrimenti passiamo alle votazioni tenendo conto che queste posizioni articolate facilitano, in questa occasione, la votazione separata.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Bordon, ne ha facoltà.
BORDON - (D.C.): A me interessa soprattutto la parte deliberativa della mozione, che impegna la Giunta regionale a farsi promotrice di un'iniziativa che coinvolga tutte le regioni alpine in un movimento tendente a trasformare le Alpi in una zona di pace denuclearizzata. Ne sarà trasmessa copia al Governo della Repubblica, ai Capigruppo della Camera e del Senato, ai Parlamentari valdostani, ai principali organi di informazione nazionali e locali, ed io aggiungerei anche all'ONU.
PRESIDENTE: Colleghi Consiglieri, la mozione - dice il Regolamento - è un atto deliberativo del Consiglio, quindi come tale è soggetta alla votazione; in questo caso, a tutte le votazioni separate che il Consiglio ritiene. La mia proposta è di votare nell'ordine: i quattro punti alle premesse; l'emendamento aggiuntivo del Consigliere Carlassare; il dichiara; l'invita - e qui si vota l'emendamento sostitutivo del Consigliere Lustrissy -; il fa appello - qui c'è una proposta di eliminazione ed una di mantenimento -; il delibera.
Metto in approvazione le premesse con l'emendamento del Consigliere Carlassare nel testo seguente:
CONSIDERATO che la pace fra gli Stati, la pacifica convivenza e la cooperazione tra i popoli costituiscono condizioni essenziali per lo sviluppo e la stessa sopravvivenza dell'umanità;
RILEVATO che oggi l'alternativa tra consolidamento della pace e possibilità di sterminio nucleare è diventata sempre più attuale, sia per la capacità di distruzione raggiunta dagli ordigni nucleari, sia per la loro diffusione, sia per l'accentuarsi di una politica di riarmo che assorbe enormi risorse mentre continua a pesare sulla coscienza di tutti la morte per fame di milioni di esseri umani;
VALUTATA la speranza sollevata dal crescere in Italia e nel mondo di un vasto movimento per la pace che unisce uomini dai molteplici orientamenti politici, sociali, religiosi;
FACENDO PROPRIE aspirazioni alla pace, alla sicurezza, ad una migliore qualità della vita e dei rapporti tra gli uomini che sono molto sentite dal popolo valdostano;
NELLA CONVINZIONE che la risoluzione dei gravissimi problemi che travagliano l'umanità passi inevitabilmente attraverso una generale politica di disarmo, in primo luogo nucleare".
ESITO DELLA VOTAZIONE
Presenti: 28
Votanti: 27
Astenuti: 1 (De Grandis)
Favorevoli: 27
Il Consiglio approva.
PRESIDENTE: Metto in approvazione il 1° capoverso della mozione:
IL CONSIGLIO REGIONALE DELLA
VALLE D'AOSTA
DICHIARA
il territorio della Valle d'Aosta ZONA LIBERA DA ARMI NUCLEARI, opponendosi quindi ad ogni possibile insediamento o passaggio di armi nucleari sul territorio valdostano.
ESITO DELLA VOTAZIONE
Presenti: 28
Votanti: 19
Astenuti: 9 (Berti, Borbey, Bordon, De Grandis, Fosson, Lanièce, Mappelli, Nebbia e Ricco);
Favorevoli: 19
Il Consiglio approva.
PRESIDENTE: Metto in approvazione il 2° capoverso della mozione con l'emendamento sostitutivo del Consigliere Lustrissy:
INVITA
il Governo italiano a farsi promotore a livello internazionale di opportune iniziative per la soluzione del problema del disarmo controllato.
ESITO DELLA VOTAZIONE
Presenti: 30
Votanti: 22
Astenuti: 8 (Bajocco, Carlassare, Carrai, Cout, Dolchi, Mafrica, Péaquin e Tonino)
Favorevoli: 22
Il Consiglio approva.
PRESIDENTE: Metto in approvazione il 3° capoverso della mozione:
FA APPELLO
ai Parlamentari valdostani e a tutti i Gruppi presenti in Parlamento perché votino contro i provvedimenti di installazione di armi e ordigni nucleari in qualsiasi parte d'Italia.
ESITO DELLA VOTAZIONE
Presenti: 30
Votanti: 24
Favorevoli: 8
Contrari: 16
Astenuti: 6 (De Grandis, Fosson, Lustrissy, Maquignaz, Martin, Pollicini)
Il Consiglio non approva.
PRESIDENTE: Metto in approvazione il 4° capoverso:
DELIBERA
di impegnare la Giunta regionale a farsi promotrice di un'iniziativa che coinvolga tutte le Regioni alpine in un movimento tendente a TRASFORMARE LE ALPI IN UNA ZONA DI PACE " DENUCLEARIZZATA" e di trasmettere copia della presente mozione al Governo della Repubblica, ai Capigruppo della Camera e del Senato, ai Parlamentari valdostani, ai principali organi di informazione nazionali e locali".
ESITO DELLA VOTAZIONE
Presenti: 31
Votanti: 30
Astenuti: 1 (De Grandis)
Favorevoli: 30
Il Consiglio approva.
PRESIDENTE: Do lettura della mozione nel testo approvato dal Consiglio:
MOZIONE
CONSIDERATO che la pace tra gli Stati, la pacifica convivenza e la cooperazione tra i popoli costituiscono condizioni essenziali per lo sviluppo e la stessa sopravvivenza dell'umanità;
RILEVATO che oggi l'alternativa tra consolidamento della pace e possibilità di sterminio nucleare è diventata sempre più attuale, sia per la capacità di distruzione raggiunta dagli ordigni nucleari, sia per la loro diffusione, sia per l'accentuarsi di una politica di riarmo che assorbe enormi risorse mentre continua a pesare sulla coscienza di tutti la morte per fame di milioni di esseri umani;
VALUTATA la speranza sollevata dal crescere in Italia e nel mondo di un vasto movimento per la pace che unisce uomini dai molteplici orientamenti politici, sociali, religiosi;
FACENDO PROPRIE aspirazioni alla race, alla sicurezza, ad una migliore qualità della vita e dei rapporti tra gli uomini che sono molto sentite dal popolo valdostano;
NELLA CONVINZIONE che la risoluzione dei gravissimi problemi che travagliano l'umanità passi inevitabilmente attraverso una generale politica di disarmo, in primo luogo nucleare;
IL CONSIGLIO REGIONALE DELLA
VALLE D'AOSTA
DICHIARA
il territorio della Valle d'Aosta ZONA LIBERA DA ARMI NUCLEARI, opponendosi quindi ad ogni possibile insediamento o passaggio di armi nucleari sul territorio valdostano;
INVITA
il Governo italiano a farsi promotore a livello internazionale di opportune iniziative per la soluzione del problema del disarmo controllato;
DELIBERA
di impegnare la Giunta regionale a farsi promotrice di una iniziativa che coinvolga tutte le regioni alpine in un movimento tendente a TRASFORMARE LE ALPI IN UNA ZONA DI PACE "DENUCLEARIZZATA" e di trasmettere copia della presente mozione al Governo della Repubblica, ai Capigruppo della Camera e del Senato, ai Parlamentari valdostani, ai principali organi di informazione nazionali e locali.
PRESIDENTE: Essendo stata dichiarata la votazione separata, la mozione non è soggetta a votazione nel suo complesso; passiamo quindi alla trattazione dell'oggetto n. 29: