Resoconto integrale del dibattito dell'aula

Oggetto del Consiglio n. 313 del 25 gennaio 1984 - Resoconto

OGGETTO N. 313/VIII - PARTECIPAZIONE DELLA FINANZIARIA DEFINITA "GRUPPO FINANZIARIO PRIVATO AL QUADRO SOCIETARIO DELL'ALLUVER DI VERRES. (Interpellanza).

PRESIDENTE: Do lettura dell'interpellanza in oggetto presentata dai Consiglieri Torrione e Pascale:

INTERPELLANZA

Una recente notizia di stampa sulla drammatica crisi dell'ALLUVER di Verrès ha riportato alla ribalta un aspetto oscuro della vicenda di detta società. Secondo tali notizie, infatti, nel settembre del 1983 una finanziaria definita "Gruppo Finanziario Privato" versa 630 milioni ed entra nel quadro societario dell'ALLUVER senza però mai recitare un ruolo di partecipazione attiva nella gestione della società.

Dal momento che la Regione, tramite la FINAOSTA, ha aumentato in tale occasione la partecipazione azionaria a 315 milioni per poter mantenere la quota del 35% nell'ambito del capitale sociale, si presume che l'operazione sia stata vagliata accuratamente sotto tutti gli aspetti compreso quello relativo alla solidità finanziaria del nuovo Gruppo - la cui trasparenza della proprietà doveva quindi essere stata preventivamente accertata.

Tutto ciò premesso i sottoscritti Consiglieri

INTERPELLANO

l'Assessore competente per conoscere:

1) i nomi dei Soci del "Gruppo Finanziario Privato";

2) i motivi della mancata partecipazione dei rappresentanti di tale Gruppo al Consiglio di Amministrazione della Società;

3) in quale modo detto Gruppo ha motivato il proprio ritiro dalla Società stessa agli altri Soci e alla FINAOSTA.

PRESIDENTE: La parola al Consigliere Torrione; ne ha facoltà.

TORRIONE - (P.S.I.): La nostra interpellanza, come precisato, nasce da una notizia comparsa sul quotidiano "La Stampa", pagina locale, di domenica 8.1.1984: parlando dell'ALLUVER "La Stampa" titolava "Affarista versò 630 milioni e poi se ne andò dall'ALLUVER". Già il titolo poteva dare un minimo di precisazione con quella parola "l'affarista se ne va": viene in Valle d'Aosta, si insedia, versa 630 milioni e se ne va. Questa figura di industriale benefattore poteva anche andarci bene, nel senso che uno può versare i propri soldi in qualsiasi attività, non ricavarne nessun utile, e andarsene tranquillamente. Raramente ho visto personaggi così disponibili a lasciare i propri soldi in imprese poco vantaggiose, ma nella storia del processo di industrializzazione della Valle, storia molto travagliata e difficile, possiamo appunto annoverare anche un capitolo di questo genere.

Il discorso ci ha un po' preoccupati perché nell'ALLUVER è presente in maniera massiccia la FINAOSTA, questa finanziaria della Regione, e tra l'altro - sempre stando alla notizia di stampa, per non essere frainteso, per non voler fare della polemica inutile - citerò testualmente quanto allora scriveva il giornale, anzi l'articolista: "Nella complicata e sofferta storia dell'ALLUVER vi è anche un misterioso apporto di denaro avvenuto nel settembre dello scorso anno. La Giunta regionale con una delibera del 30 settembre chiese alla FINAOSTA, finanziaria regionale che ha il 35% delle azioni ALLUVER, di aumentare a 315 milioni la propria partecipazione di capitali, iscrivendoli sul capitolo "Gestione Speciale". Intanto il capitale sociale della fabbrica di Verrès era stato aumentato da 270 milioni a un miliardo e 215 milioni perché nella società era entrato un non meglio definito Gruppo Finanziario Privato con 630 milioni. L'operazione doveva rappresentare la salvezza per lo stabilimento. Ma da settembre ad oggi il Gruppo Finanziario Privato è rimasto nell'ombra e nessun suo rappresentante ha mai partecipato al Consiglio di amministrazione della società. Ora il gruppo si è definitivamente ritirato dall'affare, ha però lasciato il capitale già speso perché non più interessato".

Un capitolo bizzarro, commenta l'articolista.

Ora, la bizzarria è un conto, 630 milioni sono un altro. Il discorso, ripeto, aveva questo aspetto un po' misterioso, ma un tocco di suspence in certe vicende non guasta se non avesse avuto dei risvolti tragici per l'azienda. Conosciamo, e non sto qui a ripeterlo, il discorso dell'ALLUVER, e in questo contesto estremamente travagliato, di cui ci siamo occupati anche recentemente, si infila una voce, una voce che non può non preoccuparci. Perché? Perché, qualcuno mormora, dietro questo Gruppo Finanziario privato si nascondono in realtà due persone: una, il noto impresario della Bassa Valle Giuliano Follioley, che, sempre secondo quanto si mormora nei bar, avrebbe partecipato a questa operazione finanziaria con un esborso di 310 milioni; l'altra Società o parte della Società, o un rappresentante della Società che gestisce il Casinò di St. Vincent (qualcuno fa il nome di un certo Chamonal) che avrebbe contribuito per la restante parte, cioè 320 milioni.

Mi auguro, e lo dico sinceramente, che queste voci siano smentite. Perché siano smentite? Perché l'ALLUVER non ha certo bisogno di essere caricata da un'ombra di sospetto.

E' vero che ognuno di noi può essere azionista di qualsiasi società - non è una mia affermazione, ma qualcun altro l'ha già fatta, in quest'aula, in risposta proprio a una mia domanda - per cui non mi stupisco se due personaggi, Chamonal o chi per esso della SITAV e Follioley, siano entrati nella società che doveva salvare l'ALLUVER. Mi preoccupa perché pare che tutta l'operazione, a quel che dice il giornale, dell'aumento di capitale della FINAOSTA sia stata in funzione dell'entrata di questi due signori. E a questo punto mi chiedo se la Giunta regionale era a conoscenza di questo aspetto, se l'operazione è andata avanti, perché è andata avanti, in base a quali possibilità di trasparenza della proprietà la FINAOSTA abbia poi potuto avvallare l'operazione del Gruppo Finanziario privato o di chi ci stava dietro.

Questo lo dico perché ritengo che in questo caso esista anche una qualche responsabilità nella conduzione di questa operazione da parte di coloro che l'hanno avallata. E lo dico perché questa situazione di confusione estrema nella gestione della politica industriale ci avrebbe portato a scrivere un capitolo poco edificante quale quello dell'ALLUVER. Perché - ed è la domanda che io pongo alla Giunta - questi due noti imprenditori, se è vero che sono loro, sono entrati per salvare questa società? Prima domanda.

Perché la Finanziaria FINAOSTA non ha operato quei controlli necessari ed ha avallato un aumento di capitale per favorire questo tipo di operazione? Seconda domanda.

E soprattutto perché poi questi signori, insalutati ospiti, hanno versato 630 milioni, che nonostante la svalutazione della lira sono pur sempre una certa cifra, hanno partecipato (rettifico, perché mi è stato detto che invece hanno partecipato a qualche Consiglio di amministrazione), hanno preso la valigia e se ne sono andati?

Io credo che sia opportuno che su questa vicenda si faccia un minimo di chiarezza, in primo luogo nell'interesse dei lavoratori dell'ALLUVER che sono in quella tragica situazione che tutti conosciamo; in secondo luogo per evitare che operazioni di questo tipo possano ripetersi (io mi auguro che non si ripetano); terzo, per evitare che si leghi, per qualche verso, il Casinò anche al processo di industrializzazione della Valle.

Perché dico questo? Perché con quel po' po' di proliferazione di società che stanno emergendo e nelle quali troviamo sempre i soliti personaggi che poi gestivano la Casa da Gioco, non vorrei che qui, proseguendo di questo passo, si scopra che questi signori stavano mettendo veramente le mani sulla Valle d'Aosta. Perché, mi chiedo, quale interesse aveva il Casinò di St. Vincent a entrare in una gestione che si presentava fallimentare come quella dell'ALLUVER, se non, visto che questi non sono dei benefattori, per motivi o per obiettivi che io non riesco a spiegare? Tutto qui.

Mi auguro che le risposte della Giunta siano quanto mai precise e puntuali e non ho motivo per dubitare che non lo siano.

Mi consenta, signor Presidente, di concludere con una battuta, mutando il vecchio detto "il diavolo fa le pentole e non i coperchi": mi auguro che nella vicenda dell'ALLUVER, si continuino a fare le pentole e i coperchi non li facciano né Chamonal né Follioley. Grazie.

PRESIDENTE: La parola al Presidente della Giunta; ne ha facoltà.

ROLLANDIN - (U.V.): C'est un peu naïf, sans doute, de présenter le problème de l'ALLUVER comme une belle représentation théâtrale, où il y a une série d'acteurs qui jouent leur pièce.

En effet, en regardant la chose d'un certain point de vue, ça pourrait être même possible, et comme on était à la Veille de Noël, ça pourrait être un cadre de Noël! Mais je pense que les questions posées sont assez sérieuses, et surtout les problèmes qui intéressent les Conseillers qui ont fait cette interpellation sont dus à la nécessité de savoir pourquoi cette chose a été faite.

Alors, avant tout il faut faire une prémisse: la question de l'ALLUVER, en effet l'ALLUVER, comme société et comme possibilité de marché, était une société saine. Il y a eu, malheureusement, depuis quelques mois, à cause du problème de la gestion, des difficultés que nous connaissons, et c'est justement à cause de ces difficultés qu'il y avait eu, de la part de l'administration régionale, la tentative de trouver quelqu'un qui puisse apporter à nouveau du capital financier pour maintenir cette société et pour pouvoir donner un espoir; justement, à cause de ça on avait intéressé des privés pour voir s'ils étaient disponibles à intervenir financièrement dans la question de l'ALLUVER.

Donc la raison c'était justement de voir si c'était possible de donner la possibilité à la société d'avoir du temps. Malheureusement les choses nous les connaissons, il y a eu des difficultés supplémentaires, et ceux qui ont donné leur disponibilité pour verser à la société les 60 millions ont démontrer, dans ce cas, que leur titre n'était pas sûrement correcte, dire qu'ils étaient des affairistes c'est vraiment, à ce point, un peu naïf. Mais je n'entre pas dans le mérite des appellations qui ont été données aux intéressés, et je dis que la Junte n'avait aucune intention de maintenir le mystère sur les intéressés à ce problème, car je dis que un des personnages qui avaient été intéressés c'était, comme disait avant Torrione, l'entrepreneur Follioley. J'avais dis quelle pouvait être une des raisons pour laquelle on pouvait prévoir qu'il y avait quelques possibilités pour l'ALLUVER de trouver un marché, tenant compte du fait, et je le répète, que la position était bonne, et que malheureusement c'était comme disait Torrione: il fallait terminer le produit, mais il manquait (et il manque encore) de l'argent pour terminer une certaine partie du produit qui peut être vendu et qui peut donc donner un certain revenu.

Alors, ceux qui ont participé à cette société et qui ont donc versé les 630 millions c'est le groupe Follioley, et pour l'autre partie de l'argent, il a été versé de la part, ici je dis de la part d'un groupe qui semble faire revenir à Chamonal.

Pour ce qui concerne ces observations faites de la part du Conseiller Torrione sur les dangers que cette opération pouvait donner: oui, certains dangers, d'un certain côté, peuvent être partagés, car je pense que chaque fois qu'il y a une intervention des privés, et à ce moment, je sais et je le dis encore une fois, malheureusement quand on voit les sociétés du Casino on a tout de suite la tentation de dire que c'est quelque chose de mauvais, quelque chose qu'il ne fallait pas faire, mais je dis que, d'autre part, il y a six mois on voyait les choses sous une autre perspective.

L'intéressant, on l'a dit plusieurs fois, au niveau des entreprises régionales, c'est qu'on sollicite maintes fois d'avoir l'intervention des privés, et si pour un choix qui est à eux ils ont voulu intervenir dans cette question (qui après, malheureusement, a eu des difficultés), nous regrettons non pas, et non seulement pour la question que cet argent est fini comme nous connaissons, mais pour l'entreprise même, pour la question que là il y aura encore des difficultés: ça c'est la chose qui nous déplait le plus.

Donc, sur les questions aux quelles je peux répondre, j'ai cherché de donner une réponse. Je peux comprendre qu'elles ne sont pas si exhaustives que le Conseiller Torrione pourrait prétendre, mais je pense quand même d'avoir donné des éclaircissement sur ce problème, qui, comme disait auparavant le Conseiller Torrione, semblait quelque chose de si mystérieux.

Le problème des rapports entre sociétés: je n'entre pas dans des questions qui sont des choix des sociétés intéressés.

PRESIDENTE: La parola al Consigliere Torrione; ne ha facoltà.

TORRIONE - (P.S.I.): Io ringrazio il Presidente della Giunta perché devo riconoscere che la sua risposta è esauriente, precisa, nel senso che ha risposto a quelli che erano gli interrogativi da noi posti.

Voglio fare a voce alta, come membro di questo Consiglio, alcune riflessioni, che vanno pur sempre portate all'attenzione e alla meditazione di tutti noi. Il fatto più discutibile di questa vicenda, signor Presidente, è che i due imprenditori che hanno giudicato sana l'azienda e che sono entrati nel momento in cui questa pare avesse non solo un problema di liquidità immediata (lei me l'ha confermato) questi due imprenditori, dicevo, improvvisamente, nonostante avessero giudicato a monte l'operazione come vantaggiosa, hanno abbandonato la partita, lasciando 630 milioni. Posso capire che, in parte, sia un comportamento giustificato, visto che uno dei soci è temporaneamente impedito a partecipare all'attività del Gruppo finanziario, poiché è stato coinvolto in una vicenda come quella del Casinò!

Condivido anche la sua ipotesi di sollecitare: mi sembra fosse un discorso molto significativo quello fatto dall'Assessore Pollicini, che criticava un certo tipo di imprenditoria che in questa Regione cerca di portare a casa qualcosa, ma quando si tratta di esporsi in prima persona trova delle grosse difficoltà. E' vero, è uno dei lati negativi di una certa imprenditoria (non di tutta), che è presente nella nostra Regione. Questa inversione di tendenza poteva anche essere una utile indicazione per coloro che avevano la possibilità, o avevano giudicato l'opportunità di reinvestire i loro capitali in Valle.

Signor Presidente, qui però lei mi consentirà l'unica e sola disgressione che mi porta a Follioley: per carità, è un imprenditore, lavora in Valle, bene ha fatto a investire nella società ALLUVER attraverso una partecipazione che lo ha esposto, tra l'altro, per un bel po' di soldi!

L'altro discorso su cui io mi permetto di riflettere e di far riflettere il Consiglio, è quello che conduce alla SAISET, perché allora tutte le perplessità che in questo Consiglio si sono sollevate erano obiettivamente delle perplessità più che giustificate. La SAISET, a parte il fatto che la trasparenza di questa società deve ancora emergere, la troviamo invischiata in un sacco di altre imprese, per cui il giudizio non può che essere di perplessità; obiettivamente vediamo che nella società di incremento turistico, nella società del trasporto rifiuti, nella società di altro tipo, e anche nella stessa ALLUVER troviamo la presenza del Casinò. Questo ci deve far riflettere sul fatto che siamo di fronte ad una società che perlomeno gestisce una parte di questo intreccio, perché in questa intersecazione di società troviamo una volta il Prof. Masi, l'altra volta Chamonal, qualche parente dell'uno, qualche parente dell'altro.

Obiettivamente noi riteniamo che questo debba costituire un elemento di valutazione anche da parte della Giunta quando sollecita, tramite la FINAOSTA, alcuni interventi, perché poi non ci si debba accorgere che l'imprenditore deve essere uno che ha non solo una solidità finanziaria, ma anche di un certo tipo e garantisca effettivamente la sua partecipazione azionaria non con la volontà di effettuare veramente degli investimenti nella nostra Valle.

Per il momento ci dichiariamo soddisfatti della risposta del Presidente, la offriremo come ulteriore meditazione alla attenzione del Gruppo socialista, e vedremo se non è il caso di fare su questo argomento un ulteriore piccolo ragionamento. Grazie.