Trascrizione informale del dibattito dell'aula

Oggetto del Consiglio n. 268 del 10 ottobre 1973 - Resoconto

OGGETTO N. 268/73 - Provvedimenti per la salvaguardia del Castello di La Ruine in Comune di Morgex. (Rinvio di Mozione)

Andrione (UV) - Signori del Consiglio, con il loro permesso io vorrei fare alcune considerazioni generali in questa materia prima di parlare del problema specifico poiché, da quando è stata presentata dal nostro Gruppo una interpellanza sulla questione del Castello de La Ruine, diversi fatti che si sono verificati ci hanno convinto dell'urgenza di sottoporre al Consiglio tutta la materia riguardante l'edilizia in Valle d'Aosta e, in particolare, l'edilizia nelle zone turistiche.

È noto a tutti che la Valle in questo momento è sottoposta a una fortissima pressione economica poiché la fuga che si sta verificando dalla lira e dai piazzamenti immobili, immobiliari, fa sì che vengano particolarmente ricercate le speculazioni edilizie e i piazzamenti immobiliari.

E si traffica, si commercia in alloggi, in metri quadri, situati a Courmayeur o ad Ayas, così come altre volte si commerciavano titoli di borsa o cartelle dei titoli dello Stato, con il risultato che il valore dei terreni sta salendo a dei prezzi tali per cui non è umanamente possibile che, da parte delle nostre popolazioni, ci sia un riflesso di autodifesa e mi mantengano come agricoli dei terreni che sono vendibili a 30, 40 o 50 mila lire al metro.

D'altra parte sappiamo che, da parte di potenti gruppi finanziari, sono iniziate già da diverso tempo delle vaste prospezioni su intere zone della Valle d'Aosta, quali il Vallone della Clavalité, il Vallone di Champdepraz e Dondena per quanto riguarda Champorcher e - lo dico al Consiglio con il beneficio d'inventario - che tutta la zona a nord-ovest di Saint Jacques d'Ayas, che sale fino a Plan de Verra da una parte e Roche Noire dall'altra è stata venduta 10 giorni fa a un gruppo finanziario non meglio identificato per la piccola somma di un miliardo di lire. Di fronte a fenomeni di questo genere, è chiaro che avviene una serie di costruzioni che sommergono di cemento tutta la Valle, e basta scendere da Courmayeur a Pré-Saint-Didier a Morgex per vedere quali sono i risultati di questa pressione economica che si esercita sulle zone turistiche della Valle d'Aosta. Secondo noi la malattia ha un nome: è lebbra. È lebbra che rischia di sfigurare per sempre il volto della Valle d'Aosta. Lebbra che, se noi non prendiamo rimedi - e abbiamo gli strumenti giuridici per farlo - ridurrà la Valle d'Aosta a un dormitorio, dove delle case costruite per motivi puramente speculativi saranno vuote per 11 mesi all'anno e saranno commerciate da gruppi finanziari di Milano, di Genova, senza che noi possiamo mai metterci il becco. Con il pericolo che il giorno in cui gli investimenti immobiliari - giorno che prima o poi verrà, ritorneranno di moda - vi sarà un crollo anche economico in Valle d'Aosta.

Finora la Giunta e il Consiglio regionale ci siamo... - e dico "ci siamo" per essere generoso - ci siamo limitati, anche con delle Amministrazioni che si proclamano di sinistra, ad applicare la più fisiocratica delle dottrine perché abbiamo sempre applicato la massima "Laissez faire, laissez aller". Non si è mai voluti intervenire. E una caotica massa di leggi nazionali, sovente contradditorie, sovente inique nei confronti delle popolazioni montane, sono venute a confondere ancora maggiormente le idee e a permettere ai più furbi delle speculazioni che queste sono veramente scandalose. Per cui noi crediamo che sia possibile lasciare questa materia, che è amministrativa, all'unico organo repressivo che è la Magistratura.

In questo campo la Magistratura distribuisce imputazioni come altre volte si distribuivano noccioline ma noi non crediamo che il momento repressivo sia sufficiente. Uno, perché purtroppo arriva sempre in ritardo e arriva cioè, normalmente quando il reato è consumato, quando il fatto fisico della deturpazione del paesaggio è già esistente.

E non vorrei ricordare ancora una volta - ma lo faccio - la triste sorte che hanno avuto sinora in Valle d'Aosta gli ordini di demolizione. Per cui noi riteniamo che, invece di lasciare che solo la Magistratura reprima certi abusi, si debba dare una risposta positiva e la Regione debba prendere in mano questa materia e dire che cosa intende fare del territorio della Valle d'Aosta.

La terra si vende una sola volta. Una volta che noi non saremo più neanche in grado, che tutti i buoi saranno scappati dalla stalla e che non potremo più determinare che cosa vogliamo fare del nostro territorio, è perfettamente inutile che questo Consiglio si riunisca e che discuta.

Per cui la nostra preghiera, il nostro invito, è quello che la Giunta voglia sensibilizzarsi su questo problema e voglia concretamente procedere perché nei più brevi tempi possibili ci sia una risposta adeguata alla minaccia che pesa sul territorio della Valle d'Aosta. Minaccia breve, imminente e in gran parte già in atto.

Per quanto riguarda in particolare il Castello di La Ruine, io devo dare atto all'Assessore di esser stato convocato nel suo ufficio e di avere esaminato - questo ieri - e di avere esaminato con lui alcune proposte di modifica del primitivo progetto licenziato e devo dare atto che, poiché queste proposte rappresentano una diminuzione della volumetria originariamente prevista, per noi sono migliorative per il solo fatto che diminuiscono questa specie di cintura di cemento che si vuole costruire intorno al Castello dei Pascal.

Però devo altresì dire che, secondo noi, queste proposte non sono sufficienti in quanto questo piccolo problema - perché a me quel paesaggio st particolarmente a cuore ma io non voglio imporre a nessuno le mie scelte - quel piccolo problema è sintomatico di un certo stato di incuria, è sintomo di una certa negligenza, di una certa passività di fronte a delle operazioni speculative che non possono essere state completamente ignorate da questa Giunta e da questo Consiglio, per cui manteniamo la nostra proposta di intervenire o ai sensi della legge del '39 oppure con - e la mia proposta non è assoluta perché ci possono essere delle modificazioni a quello che abbiamo detto noi - e cioè di intervenire finanziariamente indennizzando, se necessario, parzialmente le parti in causa e permettere soltanto una costruzione che sia di gran lunga inferiore e sia soltanto a levante del castello e non così vicina.

Questo, naturalmente, potrebbe esser il punto di partenza per una serie di prese di posizione della Regione e del Consiglio, prima di tutto in materia di movimenti storici da difendere, in secondo luogo in materia di paesaggi, di siti particolarmente belli e, in certo luogo, io penso proprio di veri e propri piani particolareggiati perché la maggioranza dei nostri Comuni o non intende fare il Piano regolatore perché il Piano regolatore non conviene, oppure lo fa a maglie talmente larghe che, praticamente, permette qualsiasi tipo di costruzione.

Rendiamoci conto che è già tardi ma che comunque è l'ultima occasione che si ha per reagire e che bisogna farlo immediatamente.

Dolchi (Presidente) - Vorrei ricordare che dopo l'illustrazione della mozione per la quale uno solo dei proponenti ha diritto alla parola, è aperta la discussione generale.

Bondaz (DC) - Signor Presidente, Signori Consiglieri, non posso non condividere le parole che ha pronunciato il Consigliere Andrione nello sviluppare la mozione che oggi è in discussione. Direi che il problema riveste un duplice aspetto: un aspetto di ordine generale e un aspetto di ordine particolare. Direi che il Consiglio dovrebbe cercare, per quanto possibile, di rimediare a una situazione che si sta facendo di giorno in giorno sempre più pesante.

I mezzi legislativi vi sono e, pertanto, non credo che si possano avere delle difficoltà di ordine interno, di ordine politico. Ciò che interessa in questo momento è nella discussione che riguarda la località La Ruine, è il 4° comma dell'articolo 1 della legge del 1939, legge che testualmente recita: "Sono soggette alla presente legge, a causa del loro notevole interesse pubblico" e lascio il prosieguo per passare al comma 4° che dice testualmente: "Le bellezze panoramiche come quadri naturali e così pure quei punti di vista o di belvedere accessibili al pubblico dai quali si goda lo spettacolo di quelle bellezze". È senza dubbio il caso del sito del Castello La Ruine... (voce) ...Scusa? Beh, guarda Lustrissy, è una battuta di spirito che hai fatto quindi te la lasciamo fare, è perché non sei abituato... (voce) ...è una battuta di spirito che, purtroppo, parli così raramente come Assessore che te la lasciamo fare.

La Corte Costituzionale, con sentenza del 22 febbraio 1962, dichiarava incostituzionale l'articolo primo della legge del 1960 - legge regionale urbanistica e per la tutela del paesaggio della nostra Regione - articolo che costituiva una dichiarazione di pubblico interesse del territorio valdostano.

Ecco la ragione per cui, passando per la finestra, siamo costretti a richiamarci a vecchio nome per la tutela del paesaggio. Purtroppo, a tutt'oggi, solo 6 Comuni della Valle d'Aosta, oltre a quello di Aosta che sta rielaborando il proprio Piano urbanistico, hanno un Piano regolatore approvato dalla Regione e si tratta, se non vado errato, dei Comuni di Antey, Arvier, Pont-Saint-Martin, Sarre e Valpelline. La cosa non ha evidentemente bisogno di molti commenti.

A ciò si aggiunga che alcuni Amministratori comunali dimostrano, con la proliferazione delle licenze edilizie, di non aver recepito il significato profondo e innovatore della legge delle Comunità montane, approvata da questa Assemblea il 27 febbraio scorso. Tale proliferazione di permessi edilizi avviene evidentemente in assenza di un Piano regolatore generale.

Io ritengo che difendendo il sito del Castello di La Ruine noi tuteliamo non solo gli interessi del Comune di Morgex ma anche quelli della prima Comunità montana, della quale Morgex fa parte unitamente a Courmayeur, Pré-Saint-Didier, La Thuile e La Salle.

In assenza di un Piano regolatore regionale sembra infatti opportuno richiamare l'articolo 9, paragrafo e) della nuova legge sulle Comunità montale, ove si demanda al Consiglio della Comunità di voler "Délibérer le plan pluriannuel de développement socio-économique et le plan d'urbanisme zonal de la Communité".

Se è vero che le Comunità non sono ancora funzionanti, è però innegabile che una ferita urbanistica inferta al corpo di Morgex si ripercuote innanzitutto sulla Comunità montana e, in secondo luogo, sulla Valle.

Si fa un gran parlare di ecologia, di difesa, di valori fondamentali del territorio in quanto tale e poi si permette a un Sindaco di sostituire, a suo piacimento, il verde con il cemento armato.

Si realizzino pure, e anzi ben vengano, opere a Morgex. Si installino servizi pubblici, palestre e infrastrutture utili alla popolazione ma cerchiamo di fermare la prolificazione irrazionale del cemento, questa corsa frenetica delle costruzioni che reca pregiudizio alla natura stessa del territorio riproponendocelo deformato, dannoso all'economia turistica della Valle.

Noi, e io in particolare per motivi di carattere professionale, abbiamo apprezzato molto la crociata degli Amministratori di Morgex contro i fumi inquinanti della Società Morgex-Carbo.

Prelievi, analisi del terreno, perizie, veterinari, medici, contro-analisi. Siamo stati ammirati da questo lodevole zelo.

E mi sia permessa solo una piccola parentesi nel dire che l'Amministrazione di Morgex, e per essa il Sindaco, probabilmente ha agito senza tener conto - e in antitesi - di quelle che erano state le iniziative che aveva a suo tempo il Consorzio dei Bacini Imbriferi, il quale aveva concesso notevoli contributi alla Morgex-Carbo affinché si insediasse nella zona e iniziasse la produzione che le è congeniale.

È pure vero che i fumi vi erano e che oggi non ci sono più... (voci) ...o in parte. Ma questa ammirazione, dicevo, che ho avuto nei confronti dell'Amministrazione di Morgex si è però spenta di fronte allo spettacolo dirompente della Morgex degli ultimi due anni. Sembra, a tratti - mi sia consentito - di attraversare un quartiere della periferia di Milano.

E ci domandiamo: cosa fanno le autorità regionali competenti a tal proposito? Dalla Sovraintendenza, all'Assessore, al Presidente della Giunta. Come mai tollerano un simile sfacelo mentre in altri casi intervengono con ordinanze e fior di denunce? E mi sia consentito ricordare all'Assessore competente che, in base all'articolo 8 della legge del '39, egli avrebbe potuto intervenire, come lodevolmente aveva fatto per un condominio che si stava costruendo sulla collina di Aosta in regione Saraillon, per cui l'Assessore era perfettamente a conoscenza delle possibilità che gli dava la legge.

Però, dal discorso particolare di Morgex, non possiamo non constatare che ci troviamo in assenza di un Piano regolatore regionale. Manca una politica del territorio a livello regionale per cui sono in balia, forse, di possibili favoritismi sia la tutela effettiva del paesaggio sia la certezza del diritto, per molti cittadini e anche per gli Amministratori comunali, che nessuno difende, e che talvolta devono assumersi delle responsabilità troppo grandi.

Voglio, a tal proposito, ricordare un brillante intervento dell'Assessore al Turismo sul Piano urbanistico regionale, la cui bozza è stata portata a questo Consiglio questa primavera. Vi sono espressi concetti che illustrano molto bene la nostra mozione di oggi e che, direi, la giustificano. A proposito della protezione del paesaggio, l'Assessore disse: "È la difesa di un bene comune e irripetibile che dovrebbe stare a cuore di tutti noi: l'ambiente alpino, il nostro paesaggio tradizionale. Non è solo l'abuso di costruzioni condominiali a minacciare l'equilibrio paesaggistico e urbanistico della nostra Regione, anche la casualità, l'accidentalità e il discutibile stile di certe casette sparse stanno degradando l'ambiente". È pur vero che l'intervista pubblicata sul "Progrès" del 31 marzo 1973 ha un sapore pre-elettorale, ma ciò non ci impedisce di prendere sul serio le solenni affermazioni di principio rese dall'Assessore e che dovrebbero essere seguite dai fatti.

Il primo fatto qualificante, dopo 13 anni di attesa, è il Piano urbanistico regionale cioè la risultanza dell'"équipe" diretta dall'Architetto Nebbia.

Portarlo in Consiglio per un primo esame, sarebbe già una manifestazione di buona fede, al fine che non si contrabbandi all'opinione pubblica e per scopi demagogici, per un piano urbanistico, una bozza di piano che nessuno osserva, essendo appunto una bozza.

Il secondo impegno che oso pretendere è una severa politica di salvaguardia del territorio senza distinzione di sorta, così come era nello spirito e nella lettera della legge urbanistica regionale del 1960.

Ed è per questi motivi che ho cercato brevemente di illustrare, che ritengo doveroso presentare al Consiglio il seguente:

ORDINE DEL GIORNO

Il Consiglio regionale della Valle d'Aosta, riunito in data 10 ottobre 1973,

considerato che la bozza di piano urbanistico regionale non è stata ancora predisposta in norma di legge e di regolamenti regionali per cui non esiste, al momento, lo strumento sul quale si basa la legge regionale 28 gennaio 1960, n. 3;

che, insensibili alla legge regionale n. 13 del 5 aprile 1973 sulle Comunità montane, alcuni Amministratori rilasciano indiscriminatamente licenze edilizie in assenza di un Piano regolatore comunale regolarmente adottato dai Consigli comunali;

che la proprietà del suolo non dà l'automatico diritto alla costruzione;

che l'Ente regionale, pur rispettando e favorendo l'autonomia degli Enti locali e lo spirito d'iniziativa degli Amministratori locali, spesso impotenti di fronte alle grosse manovre speculative, deve poter svolgere un'opera di prevenzione, di tutela, onde salvaguardare il paesaggio;

visto che la legge 28 giugno 1939, n. 1497 e 11 giugno 1922, n. 778 possono, unitamente alla citata legge regionale 28 aprile 1960, n. 3, rappresentare un parziale strumento di vigilanza in attesa delle auspicate conclusioni tecniche e giuridiche sul nuovo aspetto e sulle conseguenti destinazioni del territorio regionale;

Invita

L'Assessore regionale al Turismo, ai sensi delle disposizioni di legge di cui in premessa e con esso il Sovraintendente, nonché il Presidente della Giunta regionale,

a portare, con particolare sollecitudine, all'approvazione del Consiglio il Piano urbanistico regionale;

a impedire, con ogni mezzo consentito, il continuo attentato al paesaggio valdostano e a voler sollecitare i Comuni a predisporre i piani regolatori di loro competenza, come previsto dalle legislazioni urbanistiche in vigore.".

Dolchi (Presidente) - Ecco, se viene presentato l'ordine del giorno, la parola all'Assessore Milanesio.

Milanesio (PSI) - Io credo che, anche se l'ora è tarda, la discussione che questa sera dobbiamo affrontare sia una discussione molto importante e testimoniano dell'importanza di questa discussione i due interventi che hanno illustrato la mozione presentata, quello del Consigliere Andrione e quello del Consigliere Bondaz.

Intanto, con piacere, devo prendere atto che si è passati dal particolare al generale cioè, per intenderci, il caso in ispecie cioè quello di una costruzione nel sito de La Ruine, ha fatto sì che un singolo episodio, con una connotazione direi abbastanza precisa sulla quale valeva la pena di presentare sia una interpellanza che una mozione, abbia portato a delle considerazioni di carattere più generale che sono necessarie, a mio avviso, perché non vi può essere risoluzione di nessun problema particolare se non vi è una volontà precisa in ordine alla generalità della situazione.

Per intenderci, noi potremmo oggi intervenire nel caso de La Ruine in un certo modo, però quanti altri casi, tipo quello de La Ruine, magari si stanno verificando o si sono verificati o si verificheranno senza che si possa intervenire in modo adeguato e opportuno.

Io, quindi, cercherò di svolgere due ordini di considerazioni. Una, circa il caso in ispecie e darò delle precisazioni e comunicherò al Consiglio quali passi sono stati fatti nella direzione della risoluzione del caso in ispecie e poi, sul discorso generale che, a mio avviso, è estremamente importante e che, se anche verrà fatto, diciamo così, in un secondo tempo per ragioni temporali, però ha la preminenza rispetto al caso in ispecie.

Ebbene, per quanto si riferisce alla costruzione di questo condominio in zona La Ruine, intanto, come Sovraintendenza, abbiamo cercato di stabilire quale fosse la natura del vincolo che si riferiva al Castello denominato Casa Pascal o Tour de La Ruine.

Per intenderci, i nostri accertamenti non ci hanno ancora consentito di conoscere il testo del decreto di vincolo assunto nel 1946, per quanto si riferisce all'immobile.

Abbiamo chiesto immediate delucidazioni alla Sovraintendenza del Piemonte perché, con la costituzione della Sovraintendenza di Aosta, della Valle d'Aosta, la Sovraintendenza del Piemonte da cui dipendeva, di Torino da cui dipendeva anche quella della Valle d'Aosta, ha trattenuto inspiegabilmente o forse perfino troppo spiegabilmente, molti documenti che ci riguardavano, ma non mi risulta che alla Sovraintendenza del Piemonte e di Torino, in questo caso, esista copia o comunque l'autentico decreto di questo vincolo.

Ci siamo rivolti al Ministero della Pubblica Istruzione e non ci è stato possibile, per il momento, venire a conoscenza del decreto di vincolo. Pertanto, per ragioni cautelative che si riferiscono evidentemente al contenuto che è ignoto, nei suoi termini precisi, a questa Sovraintendenza, come penso, in questo momento sia ignota a quella del Piemonte e forse anche al Ministero, io ho mandato, in data di ieri - anche perché questa ricerca l'abbiamo fatta in questi giorni - e non ci è stata data risposta, dicendo che non l'avevano trovata, che la stavano cercando, che facevano l'impossibile per cercarla.

Io ho mandato, in data di ieri, questa lettera al Sindaco del Comune di Morgex e all'impresario Tito Mammilio:

"Oggetto: Comunicazioni.

Questa Soprintendenza è venuta a conoscenza del fatto che l'impresa Tito Mammilio di Aosta sta realizzando un fabbricato in Comune di Morgex in una zona prossima all'immobile vincolato ai sensi della legge nazionale 1 giugno 1939 n. 1089 sulla tutela delle cose di interesse artistico e storico, denominato Casa Pascal.

Apro un piccolo inciso: Consigliere Bondaz, questo monumento attualmente è soggetto alla legge del '39 n. 1089 e non alla legge del '39 n. 1497, questo agli effetti del tipo di interesse e di intervento perché uno attiene al discorso paesaggistico mentre questo attiene alle cose di interesse storico.

Accertamenti svolti dai nostri uffici hanno confermato l'esistenza del decreto con il quale l'immobile in questione sarebbe stato sottoposto al regime della legge predetta. Ma non è stato purtroppo possibile, sino a oggi, rintracciare il decreto medesimo del quale abbiamo peraltro richiesto copia al Ministero della Pubblica Istruzione.

Non essendo, pertanto, a conoscenza dei contenuti del decreto di vincolo, riteniamo necessario che il Sindaco del Comune di Morgex ordini la sospensione dei lavori di costruzione del detto fabbricato, in quanto il menzionato decreto potrebbe contenere prescrizioni circa le distanze e le visuali nei confronti del monumento, da rispettarsi da parte delle nuove costruzioni, articolo 21 della legge.

Nel contempo, tenuto conto della rilevante dimensione del fabbricato in costruzione e della sua relativa vicinanza al monumento tutelato, si richiede all'immediato invio da parte del Comune del progetto dell'immobile in argomento, onde mettere l'Ufficio scrivente in grado di valutare la situazione e assumere le decisioni del caso".

Ecco, io vorrei far presente al Consiglio che questa lettera è la sola lettera che allo stato dei fatti e degli atti era possibile, da parte della Sovraintendenza, fare nei confronti di questo caso, di questa costruzione in Comune di Morgex.

Devo dire che sono stati esperiti i tentativi per arrivare in via, diciamo così, amichevole, a una risoluzione della vicenda che potesse consentire la salvaguardia paesaggistica, tenuto conto che quella monumentale non sappiamo in che cosa si debba concretizzare esattamente perché manca il decreto del vincolo, ma per operare una certa salvaguardia paesaggistica.

Abbiamo invitato sia il Sindaco del Comune che l'impresario che ha in costruzione questo condominio a un incontro al quale ha presenziato anche il Consigliere Andrione, per esaminare quali iniziative, praticamente, si potessero assumere per risolvere in modo adeguato la questione.

Io ho proposto, in quella sede, la riduzione abbastanza congrua della volumetria del fabbricato in costruzione mediante la divisione in due corpi e non in un corpo solo che, tra l'altro, aveva una lunghezza di fronte di circa 50 metri. La proposta che ho fatto, pur non essendo, diciamo così, risolutiva in senso, direi, totale del problema, a mio avviso potrebbe già in qualche modo risolvere il problema e rendere accettabile un inserimento, diciamo così, edilizio in quel contesto. Ciò detto, io ritengo che le vie da seguire nella fattispecie possano essere o quella della riduzione concordata, così come da me proposto, però questa, mi pare, non ha visto il Consigliere Andrione consenziente, oppure la richiesta di mettere un vincolo paesaggistico, ai sensi della legge 1497. Mi pare che il Consigliere Bondaz abbia ricordato che alcuni anni fa la Sovraintendenza si comportò in questo modo nei confronti di una costruzione che stava sorgendo in zona Saraillon nel Comune di Aosta, Casa Barrello, tanto per non fare nomi, e questa decisione venne assunta da parte, diciamo così, del Presidente della Giunta quale Prefetto, Presidente quindi della Commissione che è preposta all'imposizione dei vincoli e consentì di mettere un vincolo in quella zona e di chiedere al Ministro della Pubblica Istruzione la sospensione immediata dei lavori, cosa che il Ministro fece puntualmente in questo caso. Al di fuori di questa procedura, non esiste per la Sovrintendenza possibilità diversa di intervenire. Questa è la sola possibilità di intervento ai sensi delle leggi citate dal Consigliere Bondaz nel suo intervento. Io ritengo quindi lasciare al Consiglio fare una valutazione su quello che si può e si vuole fare nel caso in ispecie, vi ho già detto prima che intanto sarebbe opportuno venire a conoscenza di questo decreto di vincolo perché forse la conoscenza precisa del testo potrebbe tagliare la testa al toro, potrebbe dire che, non so, devono essere rispettate delle distanze e allora, a questo punto, se le distanze sono fissate in 50, 60 o 70 metri, non vi è neanche più materia del contendere perché il permesso edilizio è illegittimo. Se non fissasse queste distanze, invece, ma si riferisse solo al sito, così com'è stato delimitato, evidentemente il problema si ripropone in tutta la sua, diciamo così, natura. Ora però mi sia consentito - tenuto conto che è stato presentato un ordine del giorno che intinge in un significato molto più vasto, quale del resto richiamato dall'intervento, direi, molto puntuale e anche drammatico ma, giustamente direi drammatico, fatto dal Consigliere Andrione - qui ci troviamo di fronte a un problema che può, deve, che è assunto a simbolo di una certa situazione cioè non è un caso isolato, è un caso che si ripete in modi diversi se vogliamo, in situazioni diverse ma con gli stessi risultati di minaccia del paesaggio, di minaccia di un certo contesto ambientale. Ora, Signori Consiglieri, io non voglio assolutamente citarmi - hanno pensato altri a citare alcuni miei interventi - né voglio, con questo, dire che certe cose erano state dette, non è quello il discorso perché è chiaro che la volontà urbanistica di un'Amministrazione come l'Amministrazione regionale, può esistere nella misura in cui c'è una coincidenza di vedute di larghi settori del Consiglio regionale. Se il Consiglio reginale nella sua grande maggioranza non decide di fare una politica urbanistica di un certo tipo, non è certo l'Assessore o la Sovraintendenza che possono fare questa politica urbanistica perché l'Assessore è un organo esecutivo, la Sovraintendenza idem - sotto un certo profilo, è un organo di un Assessorato - quindi o questa manifestazione di volontà urbanistica si estrinseca nelle forme e nei modi dovuti e intanto, con un atto di volontà politica e poi con delle deliberazioni, con delle leggi, con degli strumenti oppure, Signori, io non credo che né da parte mia né da parte della Sovraintendenza sia possibile mettere un argine, un freno direi, sufficiente all'attuale spunta che si manifesta e che non si manifesta solo - come ha ricordato giustamente Andrione - da parte di chi ha interesse a costruire, ma da parte di chi ha interesse a vendere il proprio terreno, da parte di chi ha interesse a contribuire, diciamo così, a questa attività economica con altri tipi di attività che possono essere la fornitura dei materiali, che possono essere l'installazione degli impianti, che possono essere tutte quelle attività collegate al fatto edilizio.

Ora, abbiamo detto in più circostanze che la proprietà del suolo in Valle d'Aosta era un fenomeno di massa, cioè quasi tutti erano proprietari del suolo. Che cosa succede? Succede che questo suolo, da suolo agricolo è diventato suolo edificabile per effetto di che cosa? Per effetto di due atti fondamentali: primo, l'espansione edilizia in conseguenza dello sviluppo turistico, chiamiamolo così; secondo, la delimitazione dei centri abitati operata ai sensi della legge ponte. La delimitazione - e consentitemelo di dire - è avvenuta in modo improprio perché non si sono delimitati i centri abitati. I comuni hanno delimitato le aree che loro ritenevano fossero oggetto di possibile edificazione e la Regione, quasi sempre, le ha approvate, queste aree, così come erano state fatte dai Comuni.

Ora, cosa succede in questo? Succede che si sono aperte ampissime arre alla edificazione, con indici che non sono per nulla punitivi perché l'indice massimo di un metro cubo e mezzo per metro quadrato è un indice incentivante, è un indice elevato, complessivamente. È un indice che, nelle zone di montagna, può concedersi e verificarsi solo in certe situazioni e non nella generalità dei casi.

L'Amministrazione regionale prima ancora che uscisse la legge ponte, aveva cercato di salvaguardare e qui credo che la politica dei vincoli sia stata fatta, anzi, certamente è stata fatta da altre Amministrazioni inizialmente con un intento giusto, lodevole, anche perché il vincolo si è dimostrata la sola cosa che ha portato in qualche modo - però in modo ancora imperfetto, insufficiente direi - a contenere gli aspetti più deteriori di questo sviluppo.

Ora dico, ci troviamo con un solo strumento perché quello della legge ponte abbiamo dimostrato che è uno strumento che agisce nel senso - almeno così com'è stato interpretato qui in Valle d'Aosta per interpretazione prevalente dei Comuni, della Regione - agisce nel senso di incoraggiare l'edificazione. L'unico ostacolo, l'unico argine è quello del vincolo paesaggistico, ai sensi della legge del 1939.

Unico argine che deve essere esercitato dal Sovraintendente e dall'Assessore, in questo caso, che è un argine, a mio avviso, assolutamente insufficiente perché tra l'altro questo tipo di argine si esercita in modo discutibile sul piano partico perché esamina caso per caso una iniziativa che è dei cittadini, che è dei terzi, o un insieme di iniziative che vi giungono in modo casuale, che vi giungono in tempi successivi per cui non vi è... e ha ragione Bondaz quando dice "Non vi è la certezza del diritto entro certi limiti": certo perché, a seconda di una valutazione discrezionale, che non è sancita in un documento, che non è sancita da un Piano regolatore, in un Piano paesaggistico, in una zona può succedere che, non so, si stabilisce di attribuire lo 0,3, in un'altra l'1, in un'altra l'1,5. Ci sono delle motivazioni, sempre, alla base di questi ragionamenti ma non sempre queste motivazioni sono intelligibili per il pubblico, sono intelligibili per le Amministrazioni comunali e molto sovente si vede in certe decisioni e anche in certe motivazioni una, diciamo così, discrezionalità troppo eccessiva se non addirittura, in certi casi, una parzialità, se volgiamo, e degli atteggiamenti di punizione o di favore. Ora, io credo che questo strumento sia - e lo abbiamo dimostrato, lo ha dimostrato la realtà, lo hanno dimostrato i fatti - sia insufficiente e sia necessario andare oltre con qualcosa di oggettivo, con qualcosa che sia eguale per tutti e che valga per tutti e che sia deliberato dalle sedi politiche competenti.

Ora, la spinta in questo settore è fortissima. Gli interessi sono cospicui, innumerevoli, molteplici, non si possono annidare nei 10, 20, 30, 50 costruttori, ma hanno delle radici molto estese e sono radicati nell'interno della nostra gente anche, nella gente che ha un pezzo di terreno e che, a un certo punto, se ha l'opportunità di non venderlo magari ma di barattarlo con dei metri quadri o dei metri cubi di costruzione, tutto sommato ci fa il pensierino perché quei terreni li lascia lì e o li usa come verde agricolo; gli rendono ben poco, anzi, forse gli comportano ancora dei problemi, però il fatto che le aspirazioni di ciascuno possano anche essere, entro un certo limite, legittime ma che possano contrastare con le aspirazioni di una collettività, questo fa sì che la collettività deve porre un freno a queste aspirazioni di ciascuno. E ora il freno non può che essere una pianificazione urbanistica e questa pianificazione urbanistica non può che svolgersi, diciamo così, a tre livelli: quello del Piano regionale, quello dei piani comprensoriali o delle Comunità montane e quello dei Piani comunali.

Però adesso facciamo ancora uno sforzo critico e vediamo cosa è successo. Io, così, faccio un discorso autocritico e dico: va bene, sono pronto a riconoscere - per comodo di discorso, per poter riallacciare un discorso, un dialogo con quelli che hanno sostenuto tesi diverse in altre circostanze - sono pronto a riconoscere che la bozza di piano era una introduzione alla bozza di piano, voglio sgomberare il terreno da certe polemiche.

Però va bene, era poco, era pochissimo. Io non ne sono convinto, io sono convinto del contrario ma sono pronto ad accettare questo discorso. Ora, però, andiamo avanti, spingiamoci oltre a questo. E per fare questo io ritengo che non sia sufficiente la Giunta come tale, l'Assessore come tale, l'Ufficio tecnico come tale; sia necessaria una volontà del Consiglio o della grande maggioranza del Consiglio.

Ora, è chiaro che ci sono dei tempi tecnici, di attuazione, di realizzazione. Il Piano urbanistico regionale richiede dei tempi che sono abbastanza lunghi, anche se c'è una volontà politica precisa che lo sostiene e che lo pungola, lo stimola.

Ora, se non vogliamo ritrovarci qui fra qualche mese per dire che di nuovo i buoi stanno scappando dalla stalla o che sono scappati tutti o che sono scappati quasi tutti, io credo che dobbiamo agire secondo due tempi: uno, quello del Piano urbanistico regionale che deve andare avanti, anzi, deve prendere rinnovato vigore da questo momento in avanti e l'altro, con interventi che siano concepiti come anticipazione di questo Piano urbanistico regionale in ordine a quelle zone di accelerata urbanizzazione, cioè dove più si concentra l'attività di sviluppo edilizio. Attività che, come abbiamo visto, è caotica, è disorientata e sarà sempre più intensa perché la lira continua a scivolare, le ragioni economiche che hanno indotto a fare degli investimenti di quel tipo non sono superate anzi, ci fanno credere che la spinta sarà sempre maggiore.

Ora, Signori Consiglieri, questo io voglio dire: se questa è lebbra - come dice Andrione - bisogna curarla in qualche modo, con una terapia d'urto molto intensa. E allora, accanto al discorso del tempo breve cioè del Piano urbanistico, facciamo il discorso del tempo breve cioè quello dei Piani per zone di particolare interesse turistico.

Perché faccio questo discorso per zone di particolare interesse turistico? Qualcuno dirà: ma perchè non facciamo i Piani paesaggistici? Ecco, vorrei fare due brevissime considerazioni su questo.

Il Piano per zone di particolare interesse turistico si può fare ai sensi del nostro Statuto che ci dà questa competenza e richiederebbe una procedura, per intenderci, del tipo adottata per l'approvazione del Piano di Pila, sia pure, evidentemente, in questo caso con altre finalità perché mentre lì si è voluto incentivare uno sviluppo, in questo caso lo scopo del piano sarebbe di contenerlo e di razionalizzarlo.

Ecco, quindi, le procedure sono tutte di competenza regionale e si muovono in un certo modo che non sto qui a elencare. Comunque potrei essere più preciso, se richiesto, su questo argomento.

Invece, il discorso sul Piano paesaggistico è un discorso di carattere nazionale cioè sfuggirebbe alla Regione perché è fatto su ordine del Ministro, il quale incarica il Sovraintendente e chiede che il Sovraintendente si faccia coadiuvare dai tecnici dei Comuni. Evidentemente è una legge del '39 e quindi è fatta in un certo modo e il Ministro stesso fissa le direttive di questo Piano paesaggistico o di questi Piani paesaggistici per le varie zone e così poi lo approva anche lui. Cioè verrebbe sottratto in qualche modo anzi, in tutti i modi verrebbe sottratto alla sovranità di questo Consiglio regionale.

Ecco che quindi io individuo due strumenti che devono essere messi in atto immediatamente, cioè intendo che devono essere iniziati, nella loro fase di redazione, immediatamente e che possono dare dei risultati in tempi successivi. I risultati potrebbero essere quelli: i piani, diciamo così, per le zone di particolare interesse turistico potrebbero benissimo essere presentati, io ritengo, se c'è una volontà politica e se c'è anche uno strumento consiliare che segua queste vicende e che partecipi all'elaborazione di questi piani. I Piani paesaggistici, cioè di particolare interesse turistico potrebbero - io ritengo - essere presentati addirittura entro il luglio del 1974 mentre, dopo un anno, cioè nel 1975, si potrebbe arrivare al Piano urbanistico regionale.

Ora io credo che sarebbe anche opportuno aggiungere a quelle che sono le ovvie competenze dell'organo esecutivo, aggiungere per questa bisogna, un'apposita Commissione consiliare che seguisse, non dico in modo platonico, ma che partecipasse all'elaborazione di questi piani per fare in modo che il Consiglio regionale ne sia investito fin dal concepimento, diciamo, di questi piani e non si trovi di fronte a un prodotto finito che viene presentato e si dice: o mangi questa minestra o salti questa finestra cioè o voti a favore o voti contro. Il che, evidentemente, sottrarrebbe molte energie alla redazione e alla discussione di questo piano.

Ora, qui siamo in materia di ordini del giorno. Io ho sentito l'ordine del giorno presentato dal Consigliere Bondaz e, per molti aspetti, mi sento di condividerlo. E, in questo caso, evidentemente, parlo a titolo personale.

Ora, sempre per dare maggiore ampiezza a questa discussione nel caso in esame, io, intanto, vorrei preliminarmente formulare una domanda al Consigliere Andrione e agli altri che hanno sottoscritto la mozione, cioè se la mozione rimane fissa e si vuole arrivare a un voto sulla mozione oppure se la mozione, in qualche modo, è oggetto di trattativa, diciamo così, politica, quindi fatta alla luce del sole in questo Consiglio e se può invece sfociare nella ricerca di un ordine del giorno comune, possibilmente, o comunque il più ampio possibile, che risolva sia l'uno che l'altro problema di carattere generale.

Ecco, io adesso però, a titolo personale, perché non ho avuto modo di consultarmi con i colleghi di Giunta in quanto questo ordine del giorno io l'ho preparato questa mattina prima della discussione del Consiglio ed è un ordine del giorno di un tipo impegnativo, io mi permetto solo di proporre, come ordine del giorno alla discussione del Consiglio - quindi non come oggetto formale che ha il crisma della Giunta - una proposta che dovrebbe servire a ricercare convergenze, se se ne vogliono ricercare.

La leggo brevemente:

"Il Consiglio regionale

con riferimento all'interpellanza del Consigliere Andrione discussa nella seduta precedente all'attuale mozione a firma del Consigliere medesimo e di altri, concernente la licenza edilizia rilasciata dal Sindaco di Morgex per la costruzione di nuovo fabbricato di civile abitazione in frazione La Ruine nelle vicinanze dell'immobile sottoposto alla legge 1 giugno 1939, n. 1089 denominato "Casa Pascal", prende atto della relazione dell'Assessore al Turismo, Antichità e Belle Arti, nonché della lettera in data 9 ottobre 1973 con la quale l'Assessore medesimo invita il Sindaco a ordinare la sospensione dei lavori in argomento e impegna l'Assessore stesso a relazionare sugli ulteriori sviluppi della vicenda nella prossima seduta del Consiglio.

Con riferimento alla più vasta problematica, sollevata anche dal caso in questione, concernente la delicata situazione urbanistica dell'intera Regione, il Consiglio regionale invita la relazione dell'Assessore al Turismo, Antichità e Belle Arti dopo ampia discussione prende atto delle seguenti considerazioni:

1. La pianificazione regionale è tutt'ora alla ricerca della definizione dei suoi contenuti.

Questo è anche un discorso autocritico, la pianificazione comunale va a rilento e non assicura sufficienti garanzie. I pochi Piani regolatori adottati dai Comuni sono nella misura del 90% inaccettabili per diverse ragioni.

2. I limiti della legge ponte si sono dimostrati insufficienti anche perché sono stati vulnerati già in sede di delimitazione dei centri abitati, sia a livello comunale, sia a livello regionale.

Anche qui è una constatazione.

3. La pressione edilizia diventa ogni giorno più forte e organizzata. Inoltre le limitazioni volumetriche della legge ponte non rappresentano più un ostacolo alle iniziative immobiliari in quanto oggi il mercato edilizio, per ragioni connesse essenzialmente alla perdita di potere d'acquisto della moneta, è in fase di accelerata espansione.

4. L'azione della Magistratura sta difatti interessando un'area di esclusiva competenza dell'attività legislativa e amministrativa a causa del regime di incertezza che caratterizza la disciplina dell'uso del suolo. L'indipendenza delle carenze lamentate ai punti 1, 2 e 3 e degli interessi di cui al punto 4.

Cioè, se oggi, come lamentava il Consigliere Andrione, vediamo la Magistratura intervenire in vicende sulle quali il diritto di intervento è quantomeno discutibile, però lo fa perché c'è un vuoto di potere, questo vuoto di potere l'abbiamo lasciato noi, l'abbiamo lasciato noi come Regione, l'hanno lasciato i Comuni, l'hanno lasciato un po' tutti.

Richiama l'ordine del giorno votato dal Consiglio regionale nell'adunanza del 30 gennaio 1973 in occasione della discussione sullo schema del Piano regionale urbanistico per la tutela del paesaggio.

Ricordo che in quella sede ci fu un ordine del giorno, mi pare votato a grandissima maggioranza, non vorrei andare errato, comunque se così non fosse questo potrebbe essere l'impedimento.

Delibera quanto segue:

a) di assumere il Piano regionale urbanistico pe la tutela del paesaggio come unico strumento atto a porre rimedio alla situazione lamentata e assicurare una equilibrata utilizzazione del territorio della Regione.

b) di articolare il processo di pianificazione del Piano regionale in due fasi da iniziare contemporaneamente e da condurre in parallelo.

Prima fase. Delimitare e disciplinare le zone di particolare importanza turistica ove maggiormente si manifesta o è presumibile che si manifesti nel prossimo futuro la pressione edilizia, sulla base della lettera g) art. 2 dello Statuto Speciale della Valle d'Aosta, già utilizzato per la Conca di Pila al fine di limitare la degradazione delle zone medesime.

A detti strumenti al Piano regolatore per le zone di particolare importanza turistica si assegna il compito di contenere l'espansione edilizia, salvaguardando i beni culturali quali risultano dalla definizione della Commissione Franceschini, compresi in tale zona.

C'è stato a livello nazionale un'elaborazione abbastanza importante in ordine alla definizione di quelli che sono beni culturali che non sto qui a richiamare perché i Consiglieri certamente lo sapranno.

Tali strumenti transitori dovranno rappresentare il primo concreto intervento dell'Amministrazione regionale in ordine alla pianificazione regionale.

Seconda fase. Dare avvio al processo di pianificazione regionale assumendo lo schema di Piano urbanistico regionale per la tutela del paesaggio come base di studio e di dibattito per definizione dei contenuti del futuro Piano regionale urbanistico per la tutela del paesaggio.

c) di impegnare la Giunta ad assumere le necessarie iniziative per dare attuazione nel più breve tempo possibile al programma di cui al punto b) e pertanto predisporre i piani di cui alla prima fase entro la fine di luglio 1974 e il Piano regionale urbanistico entro la fine di luglio 1975.

Ecco, poi quello che più importa:

un certo meccanismo di impegnare la Giunta a relazionare mensilmente al Consiglio sul procedere degli studi...

di nominare una Commissione Consiliare speciale composta

Qui ho lasciato in bianco

con il compito di affiancare la Giunta nei seguenti atti: ulteriore definizione di programma di pianificazione territoriale sopramenzionata.

Cioè, intanto ci sarebbe da individuare quali sono le zone che occorre investire subito da parte di questo intervento regionale. Ci sono le zone vincolate, potrebbero esser un'utile guida.

C'era anche un punto d) che diceva di stabilire che la prima riunione venga fatta in una certa data che era proposta per il giorno 18, cioè giovedì prossimo addirittura, vista l'importanza delle cose.

Ora, Signori Consiglieri, questa proposta io non ho avuto modo di concordarla con l'esecutivo, era una proposta che io facevo a titolo personale però, in questo caso, investito dalle responsabilità di Sovraintendente, in qualche modo, al paesaggio della nostra Regione.

Non ho voluto avere... polemici di nessuna natura, ho cercato di fare un discorso piano, sereno, ho detto le cose che penso in questo preciso momento e che pensavo già in altre circostanze. Io chiedo solo questo: che di questo discorso, di questo argomento, se ne esca in qualche modo se non in questa sera stessa, perché sono le 21.26, però se ne esca in qualche modo nel prossimo Consiglio al piò tardi, con una decisione precisa perché altrimenti non vi è politica urbanistica nella nostra Regione ed è sempre più difficile che, se si interverrà tardi, questa politica urbanistica non si possa poi in realtà fare perché le cose saranno così compromesse che qualunque intervento sarà platonico, sarà nominale, sarà l'intervento fatto per salvarsi l'anima, diciamo così, ma risultati pratici, concreti non ne darà più. Grazie.

Dolchi (Presidente) - Signori Consiglieri, l'ordine del giorno proposto dall'Assessore Milanesio viene duplicato e sarà distribuito.

Non per una questione solamente formale ma anche perché ne siamo informati gli altri colleghi del Consiglio, mentre per l'ordine del giorno presentato dall'Assessore Milanesio è stato chiaramente specificato essere dell'Assessore Milanesio, vorrei chiedere al Consigliere Bondaz - in quanto non è stato sottoscritto, non è stato firmato l'ordine del giorno da lui presentato - se è suo personale o se è del Gruppo della Democrazia Cristiana.

Questo è un chiarimento che può servire ai colleghi.

Bondaz (DC) - A nome del Gruppo della Democrazia Cristiana.

Dolchi (Presidente) - Quindi abbiamo un ordine del giorno presentato dal Gruppo della Democrazia Cristiana e un ordine del giorno presentato dall'Assessore Milanesio che, appena duplicato, vi sarà distribuito.

Manganone (Ind.) - Pare che oggi sia il giorno delle soddisfazioni personali, prima la piscina di Pré-Saint-Didier e ora spietata - perché la chiamo così - autocritica che si è fatto l'Assessore Milanesio.

Io lo ringrazio e non entro in polemica ma, dopo molti anni che noi abbiamo dibattuto questo problema, finalmente adesso, dopo che sono stati spesi centinaia di milioni, finalmente l'Assessore ci dice di proporre una Commissione che studi questo problema.

Se non vado errato, noi questa Commissione l'avevamo già proposta nel 1970 e già allora dicevamo che la legge 765 non poteva e non doveva essere impiegata nella Valle d'Aosta, ma erano parole vane che adesso hanno travato però conferma in fatti. E il caso di Morgex certamente non è un caso isolato.

Forse sono stato uno dei primi a dire che l'impostazione, che le norme del 765 non erano consone alla nostra Regione perché ho avuto la disgrazia e ho la disgrazia di abitare a Pont-Saint-Martin dove c'è un Piano regolatore col quale si possono fare gli scempi più indecenti per la Valle d'Aosta e l'elaborazione di quel piano è stata fatta con i parametri, con gli standard della legge urbanistica e quindi questi standard, applicati negli altri 74 Comuni, certamente ci avrebbero portato lo scempio e ce lo hanno già portato, come a Morgex.

Non entro in polemica e voglio solo sintetizzare il mio pensiero che è questo: che fin quando noi operiamo nel caos delle molteplici leggi urbanistiche nazionali, fin quando si danno interpretazioni diverse dalle norme edilizie e dai regolamenti edilizi comunali, fin quando si rimane nel vago e nel generico e finché giudici e avvocati si fronteggeranno nelle aule delle Preture dei Tribunali - i primi, magari, a condannare chi ha costruito senza licenza edilizia una piccola tettoria e questi sono i nostri contadini e i secondi, magati, a difendere dei trust di speculatori - fin quando abbiamo questo caos, certamente noi non salviamo la Valle d'Aosta.

Ci deve essere un'esigenza di giustizia e di rispetto che si ottiene solo con il varo di una legge regionale.

È un problema difficile ma anche da risolvere e penso sia il più urgente.

A nulla varranno le altre leggi, i provvedimenti, se prima non si metteranno i Comuni in grado di gestire il territorio su un piano di giustizia e di tempestiva efficienza.

Sono più che mai necessarie buone norme generali e una legge urbanistica regionale, perché la 765 seria non lo è, - e vorrei continuare ma ho detto che non facevo polemiche - comunque che riservino la parità di trattamento a tutti i cittadini e che non siano favorite e lo vedremo, lo abbiamo visto, solo determinate categorie di speculatori.

Comunque io non vado oltre ma voglio confermare la mia soddisfazione perché quello che ho sentito pronunciare questa sera dall'Assessore Milanesio non l'avevo mai sentito, lo pronunciavamo noi da questi banchi della minoranza e quest'oggi abbiamo avuto la conferma che le nostre tesi erano quelle giuste. Grazie.

Caveri (UV) - C'è da pensare, parlando di questo argomento, il fatto di pensare alle varie ere geologiche che si sono succedute una all'altra.

Ogni era geologica ha avuto la sua fauna, vi è stata un'era geologica che ha visto i dinosauri, adesso noi viviamo in un'era nella quale non ci sono i dinosauri, diciamo, della geologia ma ci cono i dinosauri delle costruzioni.

I mali che noi deploriamo non sono dei mali specifici della Valle d'Aosta e dell'Italia ma sono dei mali che noi vediamo dappertutto perché in Savoia per molto tempo si è saputo difendere il paesaggio e poi abbiamo visto sorgere le famose stazioni invernali integrali, come ad esempio Pila, che non danno nessun vantaggio all'abitante delle Valli alpine perché le ditte costruttrici sono ditte costruttrici estranee al Paese e non mi risulta che vi siano imprese valdostane a Pila. Ad esempio, i dirigenti delle stazioni invernali della Savoia comprano la frutta e le primizie in Provenza o nel "Midi" in genere, il latto lo fanno venire da Lione, il personale è personale specializzato che non viene in genere assunto in loco e le stazioni invernali della Savoia spesse volte rappresentano delle autentiche brutture che offendono forse meno il paesaggio perché lo spazio in Savoia è molto più grande di quello che possa essere nella piccola Valle d'Aosta.

In Svizzera abbiamo visto sorgere il grattacielo che è un'autentica offesa alla bellezza del lago e di quel paesaggio in genere e a Crans-sur-Sierre abbiamo visto che si sono commessi degli errori degni di competere con gli errori che si sono commessi in Valle d'Aosta.

I giornali svizzeri sono pieni di articoli che illustrano la necessità di difendere il suolo agrario, il che vuole dire difendere il verde, quel verde che tende a scomparire perché, se continuiamo di questo passo, vi sarà un'immensa megalopoli che comincerà a Pont-Saint-Martin e finirà a Entrèves e siamo già bene avviati su questa via.

Venendo più da vicino alla discussione che si è svolta finora, noi abbiamo sentito, come al solito, una bellissima predica dell'Assessore Milanesio ma, evidentemente, non bastano le belle prediche, occorrono i fatti perché è troppo conosciuto l'esempio di padre Zapata che predica bene e razzola male.

Milanesio si è compiaciuto che si è parlato del problema in generale e che si sono evitati gli esempi particolari. In realtà il particolare non può essere separato dal generale e io mi occuperò di qualche piccolo esempio che serve meglio a dimostrare la gravità del tema generale.

Io non condivido l'ottimismo di coloro che citano le leggi e si rifanno alle leggi e indicano nelle leggi i rimedi e la panacea. È vero il contrario, è vero che l'interprete si trova di fronte a delle difficoltà estreme. Io dico questo: che parecchi anni fa ho comprato, ho acquistato il volume "Disciplina urbanistica" di Virgilio Testa, Consigliere di Stato che avevo conosciuto personalmente perché era stato il Capo dell'Ufficio Regioni per molti anni. Ho letto quel trattato ma dopo aver letto quel trattato io avevo, confesso che avevo le idee molto più confuse di prima dell'inizio della lettura di questo trattato.

Il trattato del Testa contiene in appendice le più vecchie leggi in materia urbanistica fino al 1958 e per conto mio ho raccolto in questo fascicolo le leggi urbanistiche che un po' alla volta ho potuto raccogliere ma penso che non siano tutte lì le leggi urbanistiche, leggi urbanistiche fatte in tempi diversi, da Governi diversi, con principi diametralmente opposti, per cui l'avvocato, il magistrato che deve esaminare queste questioni si trova in una selva selvaggia. E allora non dobbiamo essere ottimisti quando parliamo delle leggi.

Il buon Chantel, spesse volte, mi ricordo, nelle discussioni in Consiglio e in Commissione, spesse volte diceva che per questo c'è la legge, senza mai dire qual era poi la legge che doveva servire per il caso.

Si è parlato, e l'Assessore Milanesio ha parlato della questione degli organi che dovrebbero intervenire in questa materia. Io penso che si dovrebbe sperare di più nei funzionari che in certi Amministratori perché ci sono troppi Amministratori che, essendo elettivi, si comportano in modo troppo prevalente da preoccupazioni elettoralistiche e noi questo, in Valle d'Aosta, l'abbiamo visto più di una volta.

Qui in Valle d'Aosta c'è la Sovraintendenza, c'è la Sezione Urbanistica, ci sono dei funzionari ma io non voglio parlare del funzionario A o del funzionario B. bisognerebbe soprattutto lasciare ai funzionari, che non sono elettivi e che non hanno timori elettoralistici, bisognerebbe lasciare ai funzionari una maggiore autonomia.

Da noi vige, in questa materia, la duplice competenza ma esiste più di fatto che di diritto la duplice competenza dell'Assessore e del Sovraintendente, per cui si vedono tutte quelle lettere firmate dall'Assessore e il Sovraintendente dall'altra. È questo il regime della diarchia o del letto a due piazze.

Sarebbe augurabile che gli interventi dell'Assessore non fossero degli interventi onnipotenti. Beh, qui veramente dobbiamo essere obiettivi; nel caso specifico dell'Assessore Milanesio io riconosco un suo felice intervento per impedire che un certo condominio sorgesse sulla collina si Aosta, in modo tale che avrebbe chiuso completamente la possibilità di una vista panoramica dall'ultimo tornante, l'ultimo nella discesa della strada del San Bernardo però ricordo, purtroppo, altri interventi che invece sono stati ben poco felici e io non voglio riesumare le vecchie polemiche e non voglio parlare di quella mal nata, no, era nata bene poi si è trasformata dopo, con una specie di colpo di Stato, per cui Milanesio e Chantel hanno eletto Chantel come membro della Commissione, per cui quello che era l'accusato, diventava l'organo che nominava il giudice e il Dottor Balestri è stato balestrato e al posto di Balestri è andato Chantel e così noi, che volevamo veramente difendere certi interessi estetici, paesaggistici e urbanistici, ci siamo trovati in minoranza e sappiamo benissimo quali sono le forze politiche che hanno poi costituito la maggioranza in quella Commissione, per cui costoro hanno detto che i condomini dei fratelli Gambaro andavano benissimo e che una certa casa della collina andava pure molto bene.

Questi sono i fatti, questa è la sostanza, quella che conta è la sostanza, quello che conta è quello che si fa, non quello che si dice perché i sermoni servono a poco quando l'azione invece è diametralmente opposta alla predica.

Dunque ci sono i funzionari della Sovraintendenza che dovrebbero essere lasciati più autonomi, sperando naturalmente in un maggior vigore da parte di questi funzionari che d'alta parte, sono meritevoli di lode per la loro preparazione e per la loro onestà. Occorrerebbero meno, servirebbero meno pressioni da parte di certi personaggi politici che perseguono, oltre che scopi economico-finanziari, evidentemente anche scopi politico-elettoralistici e poi non dimentichiamo che occorrerebbe una ferma politica urbanistica della Giunta come organo collegiale perché quello che noi, il fenomeno che noi avvertiamo, è che quando io dico queste cose, voi pensate che io le dica per fare dell'opposizione. Noi non facciamo dell'opposizione, noi non facciamo un'opposizione prefabbricata, aprioristica dell'opposizione per l'opposizione, ma mi pare che l'abbiamo dimostrato parecchie volte, ma parecchie volte noi, anche per altre Giunte, noi abbiamo deplorato la mancanza di collegialità della Giunta che deve sentirsi organo collegiale che ha una volontà politica, una volontà politica anche in materia urbanistica e questa volontà politica ho l'impressione che fino a ora sia stata molto evanescente e non dimentichiamo un organo che deve intervenire, eppure il Presidente della Giunta che è competente lui solo a ordinare le demolizioni dei fabbricati quando questi fabbricati sono stati costruiti senza autorizzazione o al di là delle autorizzazioni, come è avvenuto parecchie volte.

Vi sono esempi di fabbricati che si sarebbero dovuti demolire e che non sono stati demoliti.

Quindi anche qui c'è stata carenza e c'è stata omissione di atti d'ufficio.

Non saremo certamente noi a presentare delle denunzie in questa materie perché noi non pensiamo che la lotta politica debba svolgersi su questo piano.

L'Assessore Milanesio ha parlato del generale e del particolare; io vorrei - al di fuori di ogni polemica - segnalare all'Assessore al Turismo attuale, al Turismo e anche alle Attività e Belle Arti, vorrei segnalare un fenomeno di cui l'Assessore è certamente a conoscenza ed è che i costruttori e gli impresari e i costruttori e gli speculatori hanno fatto, come ben sa l'Assessore, delle bellissime scoperte per eludere le già confuse leggi urbanistiche e per passare attraverso le maglie di queste leggi.

C'è la trovata delle mansarde, c'è la trovata dei piani falsamente interrati e c'è un'altra trovata che è la trovata dei cosiddetti serpenti. Siccome la legge Ponte stabilisce che le abitazioni non debbano avere mancanza di Piano regolatore, non debbano avere di più di tre piani se non erro, e stabilisce un piano volumetrico che è eccessivo in un paese come la Valle d'Aosta perché in certe zone della Valle d'Aosta seguire il rapporto planivolumetrico di 1,50, di 1 metro cubo e 50, in rapporto a un metro di superficie, vuol dire fare dei veri e propri disastri.

Io non parlo di certi disastri in corso che avranno luogo e che hanno determinato certe ben conosciute guerre in seno all'Union Valdôtaine.

Ma la scoperta, voglio parlare della scoperta dei serpenti, già i famosi fratelli Gambaro che avevano costruito quei tali sei condomini a Pré-Saint-Didier che hanno dato luogo a quella Commissione d'inchiesta ecc. ecc. avevano fatto, avevano ricorso ai trucchi delle mansarde, ai trucchi dei piani interrati e avevano, tra i primi in Valle d'Aosta, avevano pensato a quella bella trovata di sviluppare gli edifici in lunghezza.

Questo esempio è stato seguito sulla collina di Aosta, non so da quali impresari, da quali proprietari e questo esempio viene adesso seguito nei paesi di particolare vocazione turistica in Valle d'Aosta e io mi ero permesso di segnalare un esempio, uno di questi esempi, alla Sovraintendenza alle Antichità e Belle Arti, cioè a Chamois. Qui entriamo nel particolare: si è incominciato lo scavo per costruire un edificio che non è di grande altezza, beh, è già di altezza eccessiva per Chamois perché è un edificio di 9 metri e 50, alto 9 metri e 50, c'è la mansarda, naturalmente, mansarda alta ben metri 3,40 mentre i piani sono alti 2,30 e poi ch'è una lunghezza eccessiva di 30 metri perché è una costruzione alta 9,50 e lunga 30 metri. È veramente qualche cosa di eccessivo a Chamois che, se questo esempio verrà seguito a Chamois, la bellezza di Chamois verrà distrutta, verrà semplicemente distrutta e mi ricordo che alcuni Consiglieri avevano votato contro la strada da La Magdeleine a Chamois perché dicevano: "Per carità, non facciamo una strada, Chamois deve andare avanti con la funivia perché così evitiamo le costruzioni eccessive" ma vediamo che sorgerà a Chamois un serpente alto 9,50 e lungo ben 30 metri.

Io non entro nei particolari di quella costruzione. Ho presentato un promemoria al Sovrintendente, io mi aspettavo che ci fosse l'istruttoria e che durante questa istruttoria per le mie osservazioni si facessero delle contro osservazioni da parte della Sovraintendenza e da parte dell'Assessorato e invece non si sono aspettate le mie contro osservazioni, si è fatta una bella epistola firmata dall'Assessore Milanesio, indirizzata a me e per conoscenza al Sindaco di Chamois, nella quale lettera si diceva che quella costruzione era perfettamente normale. Io ho i miei dubbi sulla perfetta normalità di quella costruzione perché bisognerebbe vedere se quel tale numero 758 del foglio 9 appartiene veramente a chi vuole costruire la casa e mi domando e dico se è ammissibile che una mansarda sia alta 3,40 metri.

Ma può anche darsi, può anche darsi che quella progettazione riesca a passare tra le maglie di queste leggi mal combinate in materia urbanistica per cui proprio c'è questo caso particolare. Mi pare che nelle leggi può darsi che ci sia qualche cosa nelle varie leggi ma mi sembra invece che ci sia una lacuna in questa materia, una lacuna alla quale dobbiamo cercare di ovviare se non vogliamo che anche questo fatto dei serpenti contribuisca alla distruzione della bellezza del paesaggio della Valle d'Aosta.

A proposito di questo ordine del giorno presentato dall'Avvocato Bondaz, io vorrei fare alcune osservazioni. Qui si parla di bozza di Piano urbanistico regionale, noi ci siamo sgolati, noi Consiglieri dell'Union Valdôtaine, in diverse riunioni del Consiglio regionale per dimostrare che quello che la Giunta o l'Assessore, non so, aveva sottoposto all'esame del Consiglio non era una bozza di Piano regionale; voi fate troppo onore a questa Giunta chiamando "bozza di Piano regionale" quello che invece è un'introduzione, è una "préface" a uno studio di un Piano regionale, è una introduzione, quindi come si fa a chiedere che questa introduzione venga mutata, tramutata in norma di legge? Io questo non lo so perché è una introduzione a uno studio; si può sempre auspicare che si faccia una legge ma io non so.

E poi, per quanto riguarda le Comunità montane, io dichiaro la mia assoluta mancanza di fiducia nei futuri Amministratori delle Comunità montane e, con questa dichiarazione, naturalmente mi espongo a perdere altre preferenze in più di quelle che ho già perso ma non mi importa perché voglio conservare il privilegio di dire le cose come sono, infischiandomene altamente delle conseguenze delle mie dichiarazioni.

Io non credo che le Comunità montane possano mettere ordine nell'urbanistica; abbiamo visto l'impotenza, purtroppo, dell'Amministrazione regionale dovuta non solo a colpa di Amministratori, ma insufficienza di leggi, immaginiamoci se quei poveri Amministratori delle Comunità montane potranno ovviare agli inconvenienti che noi oggi lamentiamo.

Ora, questo invito rivolto all'Assessore regionale al Turismo e al Sovraintendente, nonché al Presidente della Giunta regionale, a portare all'approvazione del Consiglio il Piano urbanistico regionale lo possiamo anche condividere però per fare questo Piano urbanistico regionale bisognerà avere un coraggio da leone e non guardare in faccia un qualunque Revel che cumula le funzioni di Sindaco con quelle di mediatore di compravendita immobiliare e di costruzioni, per cui questo Sindaco diventa, a un certo momento, un tabù intoccabile perché è un grande elettore!

Ed è per questo che io dico che prima di tutto in queste cose dovrebbero muoversi i funzionari che non sono elettivi, che possono infischiarsene altamente delle proteste illegittime o smodate dei proprietari, io metto anche i proprietari; d'altra parte non possiamo chiedere un eroismo ai proprietari di terreni, come diceva Andrione, che hanno la possibilità di trasformare un terreno agrario in un terreno che viene pagato le 30, le 40, le 50.000 lire al metro. E qui si parla anche di voler sollecitare i Comuni a predisporre i Piani regolatori. Quando si parla di Piani regolatori bisogna vedere chi li fa questi Piani regolatori e come si fanno questi Piani regolatori perché abbiamo visto dei Piani regolatori di certi Comuni che facevano letteralmente drizzare i capelli sulla testa perché erano Piani regolatori comunali fatti proprio per favorire la speculazione, e noi abbiamo ancora delle persone ingenue che credono che normalmente un Piano regolatore comunale serva a disciplinare, a difendere la bellezza delle nostre città e la bellezza dei paesaggi ma spesse volte succede esattamente il contrario. Io qui non mi voglio avventurare nel particolare perché io il particolare dei Piani regolatori comunali l'ho già lumeggiato abbastanza e imprese di certi architetti, di certi... quindi io non so che cosa dirà il nostro capo per quanto riguarda l'ordine del giorno presentato dall'Avvocato Bondaz; con qualche modificazione lo possiamo anche votare, certo però che rimaniamo sempre - questo sia detto senza offesa verso il Gruppo consiliare democristiano - rimaniamo sempre nel campo del teorico e del platonico. Oddio, si può sempre votare un ordine del giorno ma, evidentemente, in questa materia bisogna vedere di incidere più in profondità e noi Consiglieri dovremmo seguire sempre di più, se è possibile, nei limiti del possibile, l'attività e le insufficienze della Giunta.

Io non entro nella questione delle proposte fatte dall'Assessore Milanesio per quanto riguarda il problema specifico di Morgex, penso che di questo argomento parlerà il Consigliere Andrione. Naturalmente io ho delle idee al riguardo perché non vorrei che noi fossimo menati per il naso dalle dichiarazioni edulcoranti, emollienti dell'Assessore Milanesio perché Milanesio è molto in gamba a placare gli spiriti e dare delle grandi assicurazioni però io preferirei stare a vedere se l'Assessore Milanesio, e con l'Assessore Milanesio la Giunta - perché non dimentichiamo che non esiste solo Milanesio, non esiste solo l'Assessore al Turismo, io non voglio mica trasformare l'Assessore Milanesio in un ospizio di parafulmine, di tutte le ire in materia urbanistica; c'è una Giunta, organo collegiale, che è responsabile, c'è un Presidente della Giunta regionale che è responsabile, non dobbiamo caricare tutto sulle spalle dell'Assessore al Turismo il quale, peraltro, ha le sue responsabilità, secondo il mio modesto e sommesso parere.

Dolchi (Presidente) - La parola al Consigliere Borbey.

Borbey (DC) - Sono così confuso che francamente vi dico che non capisco niente in materia e in materia così complicata vengo a capire sempre meno.

Siamo una piccola Regione di 100.000 abitanti, siamo in 35 Consiglieri, penso che tutti vogliamo bene alla nostra Valle, penso che siamo tutti qui per tutelare il nostro paesaggio.

Ora, non vorrei a un certo punto tediarvi sulle considerazioni e, diciamo, sulle mie esperienze passate ma vi voglio - proprio col cuore aperto - dirvi una cosa: ho sentito l'Assessore Milanesio che, a un certo punto, come ha bene espresso l'Avvocato Caveri, ha fatto una lunga esposizione e io sarò il primo a proporla affinché si presenti un domani come Deputato della Valle d'Aosta poiché lo ritengo più adatto a rappresentarsi in campo nazionale che non in sede di una nostra piccola Assemblea regionale poiché, anche se ho solo 34 anni, stavo per addormentarmi e chiedo scusa di questa mia espressione poiché, a un certo punto, il nesso logico dei nostri interessi non riusciamo più a seguirlo; se lasciamo parlare troppo l'Assessore Milanesio noi perdiamo il filo, noi non cerchiamo più di fare l'interesse delle nostre popolazioni quindi, senza offesa alcuna ma come ex Sindaco, quando sollecitate, noi come associazione di Sindaci, sollecitavamo sempre incontri con l'Assessore Milanesio per discutere di questi problemi importantissimi poiché qui proprio su questi problemi purtroppo abbiamo, diciamo, esempi classici sia alla Pretura di Donnaz e Pretura di Aosta dove, diciamo, ci va l'onorabilità della nostra popolazione, l'onorabilità dei Sindaci, piccoli Amministratori comunali alcune volte non all'altezza e non coscienti anche di andare contro leggi così difficili e così complesse e tante leggi. Dicevo, non abbiamo mai avuto l'occasione o la possibilità di discutere approfonditamente, un discorso approfondito con l'Assessore e quindi ci siamo sempre rivolti al Presidente della Giunta il quale, in effetti, ci ha sempre dato molte e svariate rassicurazioni che il problema dell'urbanistica in Valle d'Aosta sarebbe stato preso al più presto in considerazione ma che noi Sindaci - e mi riferisco ai miei colleghi adesso - i Sindaci avevano il dovere di cercare, diciamo, di fare un'opera di persuasione, di cercare di cambiare la mentalità del nostro cittadino, dei valdostani poiché il problema urbanistico in Valle d'Aosta è un problema anche di formazione culturale.

Ora mi permetto di dire che il Presidente della Giunta ha per buona parte ragione in questo senso ma ritengo che siamo noi, qui, in questo Consiglio regionale, i maggiori responsabili della situazione attuale in Valle d'Aosta e quindi rivolgo un caldo invito a tutti i Gruppi consiliari affinché prendano veramente sul serio questa nostra, diciamo nostra... non mi viene la parola, proprio questa nostra difficoltà.

Quindi qui sotto ho proprio quello che i Sindaci, da due anni e mezzo, chiedevano alla precedente Giunta regionale, questioni edilizie, gravità della situazione anche in considerazione delle particolari caratteristiche dei nostri villaggi di montagna, richiesta di legge regionale, parziale deroga della legge Ponte e via dicendo. Nessuno si muove per questo e quindi per le piccole cose i nostri abitanti sono nelle grane fino qui, però consentitemi di dire che per le grandi cose nessuno si muove e se, a un certo punto, oggi abbiamo l'ordine del giorno, non una grande cosa, è una cosa particolare anche questa che però, diciamo, fa parte di un complesso di una Comunità montana quale la Valdigne, di un Comune importante come Morgex che fa parte di una Comunità montana prettamente turistica, a un certo punto sentiamo l'Assessore Milanesio che si scusa dicendo che, sì, abbiamo delle pecche ma mi sembra che l'Assessore è dal '68 che è Assessore al Turismo. Abbiamo delle pecche, quindi tutti assieme dobbiamo cercare di fare qualcosa da adesso in avanti per la Valle d'Aosta ma io insisto su questo: che non è che l'Assessore Milanesio deve ora coinvolgere tutto il Consiglio regionale, ma ritengo che fosse di competenza sua il cercare di fare una legge regionale urbanistica urgente, di cercare di formare una Commissione precedentemente, di cercare di dare l'incarico ad alcuni competenti in materia affinché riunissero tutti gli architetti, gli ingegneri quali l'Ingegnere Binel, l'Ingegnere Castelli che avevano quasi la totalità dei Piani regolatori comunali da studiare, affinché in una riunione o in due, o tre, o anche un mese, venissero dati gli indirizzi. Quindi è inutile che noi adesso discutiamo e sentiamo anche l'Avvocato Caveri che viene... cioè ci dice: "Alcune volte anche gli Amministratori comunali o determinati architetti o ingegneri hanno fatto dei Piani regolatori che noi in Consiglio non potemmo approvare". È la Giunta regionale l'organo preposto che deve dare indirizzi precisi, indirizzi precisi a questi tecnici per formare lo studio del Piano regolatore comunale.

Quindi, prima Piano regolatore regionale con una legge appropriata, in seguito Piani regolatori delle Comunità montane, di conseguenza Piani regolatori comunali.

Quindi diamoci da fare ma non diamoci da fare a tutto il Consiglio, datevi da fare voi, Signori della Giunta, poiché siete voi che avete il compito di fare queste cose e non, a un certo punto, così, quando determinate cose particolari vengono sul tappeto, di cercare di portare il discorso sempre al generale perché se noi continuiamo, anno per anno, ad aspettare che vengano fuori dei casi particolari, e io qui non mi soffermo al caso particolare e mi spiace l'affermazione che ha fatto l'Assessore Lustrissy, ha detto - salto un po' di palo in frasca - il quale ha detto al nostro Consigliere Bondaz, che si è preparato molto bene su questa questione, dice: "Forse non l'hai neppure visto il Castello de La Ruine". L'abbiamo visto, Assessore Lustrissy e forse dubitiamo che è lei che non l'ha visto poiché è troppo preoccupato di fare propaganda elettorale a Morgex che non ha visto forse quel bel sito, ma non è qui che noi vogliamo fare la polemica poiché riteniamo che questo condominio di circa 45 o 50 metri non deturpi il paesaggio eccessivamente, ma noi diamo una responsabilità proprio agli uffici preposti che, a un certo punto, non può, non voglio dire delegare, perché l'Assessore Milanesio che sovraintende logicamente perché mi sembra che le ultime lettere quando c'era la disquisizione dell'Avvocato Caveri che dice da una parte c'è la firma dell'Assessore Milanesio e sulla sinistra c'è la firma del Sovraintendente Prola. Vi posso assicurare che da circa otto o nove mesi c'è sempre solo la firma dell'Assessore Milanesio, il Sovraintendente non risulta più e questo non l'ho mai capito. A ogni modo questo era tra parentesi.

Volevo soltanto dire che non facciamo una questione particolare per quello, però non possiamo esimerci dal dire all'Assessore Milanesio che ci sembra strano che la Valle d'Aosta, che non ha un'estensione enorme, che a un certo punto si sia premunito soltanto l'altro ieri di mandare una lettera al Sindaco di Morgex nel dire di sospendere i lavori poiché tutti i cittadini della Valdigne, e non solo tutti i cittadini ma buona parte dei cittadini della Valle d'Aosta, erano al corrente di questa situazione. Quindi mi sembra strano che a un certo punto questa situazione non sia stata presa in considerazione prima degli scavi e non adesso che tutti i muri perimetrali sono fatti e che l'impresa sta quasi per gettare la soletta.

Quindi proprio ho avuto il piacere di constatare personalmente quel bel sito e ritengo che ci sono delle cose più gravi e, ad esempio, a Morgex, ve lo dico onestamente, che forse il condominio vicino al Villaggio del Lavancher rovina più, diciamo, il paesaggio di Morgex che non questo condominio, quindi però è una situazione particolare che è di competenza esclusiva degli uffici dove l'Assessore Milanesio è preposto; quindi, proprio a titolo personale, ritengo che sull'ordine del giorno, che anch'io ho votato, non è una cosa gravissima e che quindi si può anche soprassedere, questo lo dico a titolo personale, però, Signori Consiglieri, vi invito proprio caldamente di non lasciarvi incantare, questo ve lo dico perché ho il piacere che la Valle d'Aosta venga tutelata. Non lasciamoci incantare perché è da quattro anni che ci lasciamo incantare e la cosa che più mi spiace è che gli Assessori che fanno parte della nostra Giunta si lasciano incantare molte volte troppo facilmente. Grazie.

Dolchi (Presidente) - La parola al Consigliere Andrione per mozione d'ordine.

Andrione (UV) - Perché qui la questione è questa e parlo evidentemente anch'io a titolo personale.

Bisogna dividere il problema in due parti. Da un lato c'è il problema generale. Noi, negli ordini del giorno che sono stati presentati, vediamo degli aspetti positivi ma abbiamo bisogno di esaminare punto per punto, di discuterne e di vedere cosa si può fare unitariamente in questo Consiglio sulla materia, non credo che sia possibile questa sera alle dieci e un quarto sparare così un'approvazione o un diniego quando, ripeto, secondo quello che ho letto, ci sono degli aspetti che ci interessano e che possono essere la base di una differente politica urbanistica in Valle d'Aosta. Questo il primo aspetto.

Secondo aspetto è la questione specifica del Castello di La Ruine. L'Assessore Milanesio ha dato notizia di una lettera scritta in data 9 ottobre 1973 con la quale l'Assessore medesimo invita il Sindaco a ordinare la sospensione dei lavori in argomento.

Ora, noi vorremmo sapere, per rispondere alla domanda che ha fatto Milanesio, perché la nostra mozione è trattabile soltanto se raggiunge lo scopo a cui è stata diretta; noi vorremmo sapere qual è il risultato della lettera di Milanesio perché le alternative sono due: o il Sindaco ottempera all'invito e allora vi è sospensione e allora vi è il tempo materiale per studiare una soluzione - e io non voglio dire quale sarà questa soluzione, lo vedremo insieme - oppure il Sindaco non ottempera all'invito e il condominio continua a salire e allora, evidentemente, ci troviamo in una situazione differente, per cui entro le 24 ore dovremo sapere qualche cosa, per noi è indispensabile che la nostra mozione che rimane in piedi venga rinviata e venga discussa, come si dice in piemontese "A bocce ferme", sapendo qual è la situazione di fatto della costruzione del condominio di La Ruine, perché qui c'è un fatto nuovo, c'è una lettera che invita il Sindaco a sospendere i lavori.

Dolchi (Presidente) - Scusa un momento, ci sono parecchi iscritti ma vorrei avere dal Consigliere Andrione una conclusione alla sua mozione d'ordine, cioè propone...

Andrione (UV) - La conclusione è questa. Noi proponiamo un rinvio per quanto riguarda la prima parte, abbiamo bisogno di studiare l'ordine del giorno, in particolare quello presentato dall'Assessore Milanesio, in cui troviamo diverse cose che ci piacciono; abbiamo bisogno di concordare esattamente la portata di questo ordine del giorno e quello che vogliamo fare, non possiamo dire, così su due piedi, sì senza nessuno studio.

Per quanto riguarda la seconda questione, quella del condominio, secondo noi oggi, se preferite, votiamo la mozione ma votare in questo momento la mozione, respingerla o approvarla quando vi è un invito al Sindaco di sospendere i lavori, autorità che il Sindaco ha in base a quelle famose leggi che sono state più volte citate, ci sembra che noi gettiamo acqua in un mortaio, in una situazione che invece può essere risolta per un fatto differente.

Dolchi (Presidente) - Signori Consiglieri, c'è un esplicito Richiamo da parte del Consigliere Andrione al Regolamento che si traduce in parole, chiare, povere, scusa l'espressione, in questo, c'è una mozione, c'è una discussione di carattere generale; il Richiamo al Regolamento è che ci sia il rinvio della discussione generale e che il Consiglio si pronunci esclusivamente sul motivo specifico dell'ordine del giorno.

Io mi ricordo che, in base all'articolo 57, uno specifico Richiamo al Regolamento, prima di essere messo ai voti, può essere oggetto di intervento per un Consigliere per Gruppo, i quali non intervengono più sulla discussione generale ma intervengono solamente sul Richiamo al Regolamento.

Il Consiglio è d'accordo di procedere in questo senso?

No, la discussione generale non è chiusa, la discussione generale continua in altra occasione se il Consiglio lo ritiene; in questo caso la priorità, come ha sottolineato il Consigliere Andrione, ritorna alla mozione. Un Consigliere per Gruppo è chiamato a pronunciarsi sulla mozione d'ordine, ai sensi dell'articolo 57 del Regolamento.

No, io voglio sentire se il Consiglio... (voci) ...no ma la proposta, io vi leggo i richiami per l'ordine del giorno, per il Regolamento, per la priorità delle votazioni hanno la precedenza su tutte le questioni principali, ne fanno sospendere la discussione; in questi casi non può parlare dopo la formulazione del Richiamo che un oratore per ciascun Gruppo.

Andrione (UV) - Per semplificare le cose ritiro la mia mozione d'ordine, probabilmente la ritiro. Andiamo avanti.

Dolchi (Presidente) - Allora ritirata la mozione d'ordine. Sono iscritti a parlare i Consiglieri Monami, Lanivi, Manganoni, Andrione, scrivo anche il Consigliere Bordon.

Mi sembra che il Richiamo al Regolamento del Consigliere Andrione aveva questo scopo: la mozione è ritirata, il Consiglio continua la discussione generale. La parola al Consigliere Monami.

Monami (PCI) - Si poteva anche aderire a una richiesta formulata...

(voce)

Dolchi (Presidente) - Per mozione d'ordine.

Bordon (DC) - ... anche un malinteso, è una spiegazione, dà l'impressione forse che non si possa accettare questa soluzione; a noi sembra strano che arrivati qui dentro per discutere una mozione, sembra strano per modo di dire forse, perché in fondo in fondo il generale ha superato tutto quanto e ha fagocitato il particolare. Noi qui avevamo una mozione sul problema de La Ruine ed è logico che fosse accaduto questo, che si fosse sviluppato in questo modo, a un certo momento abbiamo parlato di tutto quello che si è detto qui, io non voglio ripeterlo se no abbiamo incominciato la chiacchierata alle 20,20, sono le 22,15, si tratta di due ore quindi se mi mettessi lì a ripeterlo, almeno mezz'ora me lo devo ricordare.

Ora, che cosa venivo fuori a dirvi? Ma l'incongruenza che però la si deve accettare è questa: che questo dibattito per poco che prosegua, certamente va avanti ancora per un paio d'ore, da lì non si scappa perché indipendentemente da quello che dirà Monami, che diranno gli altri, noi avremo ancora l'intervento, io penso piuttosto caldo, dell'Assessore Milanesio e della Giunta, in quanto che insomma certe cose le sono state rivolte ma con una bella precisione da parte del Consigliere Borbey e pertanto noi vogliamo poi rispondere a nostra volta, quindi io voglio sapere: in base a questo articolo 57, meraviglioso questo Regolamento, a un certo momento si alza uno, invoca l'articolo 57, ci tappa la bocca e si rinvia. E va beh, il Regolamento l'abbiamo votato tutti, arrivederci e grazie.

Però che cosa si fa, praticamente? Lo si rinvia quando? E quando riprendiamo questo discorso? Lo continuiamo su questa falsariga? Ecco, è questo che io volevo sapere dal Presidente del Consiglio perché se per caso mi si dicesse: ma noi questo problema lo rinviamo, non so, a sabato mattina, faccio una supposizione, beh, qualcuno può anche aderire ma se dice no, lo rinviamo alla prossima seduta consiliare e naturalmente, trattandosi di una mozione, va alla fine, e invece dovrebbe essere portata come primo oggetto, eventualmente si può anche discutere, ecco perché mi sono permesso di interrompere Monami, perché effettivamente qui si va avanti ancora due o tre ore, allora io chiedo al Presidente, per cortesia, come è 'sta storia? In base a questo articolo 57, cosa facciamo? Cioè, in sostanza, la si rinvia a quando? Quando io saprò questo, vedrò che cosa devo fare.

Dolchi (Presidente) - Allora per chiarificazione.

Bordon (DC) - È indubbio che siamo tutti contenti di sospendere questo, siamo tutti contenti un po' perché siamo stanchi, ma un po' perché si sta scaldando il problema perché si è parlato molto in campo generale ma in campo del particolare non si è parlato se non pochissimo ed è qui che, invece, è molto interessante perché, per esempio, a un certo momento si dice: ho mandato una lettera di sospensione, alla faccia della serietà! Perché se non venivano fuori l'interpellanza e la mozione, non veniva fuori questa lettera di sospensione e, cosa che mi stupisce di più - e vi chiedo scusa di questo mio intervento che non voleva essere così ma che riprenderò al momento opportuno - guardate con quanta generosità arriva qua qualcheduno e dice: "Guarda, io volevo fare un serpente, non so come l'hanno definito, una costruzione lunga tanti metri, era un obbrobrio". Però io, Signori, ve lo ridico, naturalmente mi costa dire queste parole perché ha detto bene il Consigliere Caveri, qui dentro purtroppo molte volte abbiamo degli amici, abbiamo delle persone che noi conosciamo e che a noi spiace danneggiare, ma perbacco, arrivati a un certo momento bisogna pure dire le cose come sono, quindi io che cosa dovrei fare? Un monumento a questo impresario? Metterlo lì al posto di Cerise al giardino pubblico perché è venuto qui, ha diminuito la volumetria? Ma io dico la verità: se avessi avuto il diritto di fare quella volumetria lì, non la diminuivo per niente perché allora voglio vedere di chi era la responsabilità perché è giusto, certi sospetti che vengono fuori, e ne parleremo di questi sospetti, e a un certo momento non si può, a un certo momento, parlare due ore del problema generale tralasciando il particolare. Quindi io prego, e chiedo scusa, Presidente del Consiglio, ma è proprio per venire a una trattativa, se così si può chiamare, mi dica: in base all'articolo 57, quando è che riprenderemo questo discorso? Se lo portiamo come oggetto unico, lo potremmo fare in una mattinata o in un pomeriggio? Perché continuerà a lungo questo discorso.

Dolchi (Presidente) - Vorrei definire, Andrione scusa...

C'è stata una richiesta, un Richiamo al Regolamento, mozione d'ordine del Consigliere Andrione, il quale l'ha ritirata; io però ho spiegato il significato della mozione d'ordine.

Il Consigliere Bordon, prendendo la parola sulla mozione d'ordine, ha richiesto che la Presidenza si pronunciasse sul significato di questa mozione d'ordine.

Io concordo con quanto hanno detto certi Consiglieri: che il dibattito è ampio, può ancora protrarsi a lungo, merita tutta l'attenzione dei Consiglieri. Se i presentatori della mozione sono dell'avviso di non insistere sul Richiamo al Regolamento e di addivenire a un rinvio della discussione al punto in cui siamo arrivati, io non ho niente in contrario di sottoporla all'attenzione e all'approvazione del Consiglio, dicendo al Consiglio se vuole fare una seduta apposita o se questo argomento può essere messo fra gli altri argomenti della seduta della fine del mese. Dipende però dai presentatori della mozione il fatto di insistere o non insistere sulla richiesta dell'applicazione del Regolamento.

Sempre su questo argomento, la parola al Consigliere Caveri.

Caveri (UV) - Ma mi pare che la questione sia molto semplice, cioè alcuni Consiglieri hanno presentato una mozione per la questione di Morgex, de La Ruine, le distanze, condomini ecc. ecc.

Nella discussione di questa mozione si è inserita, evidentemente, una discussione generale sul tema dell'urbanistica e questo non si poteva evitare. Evidentemente, se domani discutessimo di un altro caso specifico, discutendo del caso specifico si verrebbe fuori anche a fare una discussione di ordine generale perché non si possono mica separare, tagliare a pezzi degli argomenti che sono collegati.

Ora, l'Assessore Milanesio ha presentato un documento, un documento nel quale annuncia di avere richiesto al Sindaco di Morgex la sospensione di quella costruzione e quel documento dell'Assessore Milanesio contiene altre affermazioni sulle quali non mi voglio soffermare perché dobbiamo stare all'essenziale e cioè che l'Assessore Milanesio comunica, con questo documento, al Consiglio di aver richiesto la sospensione.

A questo punto il Consigliere Andrione dice: "Un momento, tu Assessore Milanesio dici che hai scritto una lettera nella quale chiedi la sospensione al Sindaco di Morgex, io ti credo ma io sono so che cosa succederà dopo la tua lettera" e, infatti, il Consigliere Andrione ha enunciato le due ipotesi e i due casi che naturalmente determinano delle conseguenze diverse.

Il succo della proposta di Andrione qual è, dice: prima di ritirare la mia mozione, io per il momento non ritiro la mia mozione, mia e di quegli altri Consiglieri che l'hanno firmata, io chiedo che il problema della discussione della mozione di Morgex venga rinviato. Mi pare di aver capito che il Consigliere Andrione desidera che questa mozione venga mandata a una seduta del Consiglio ad hoc - di questo particolare possiamo discutere dopo - comunque qua, se siamo dell'avviso di rimandare a udienza fissa, diciamo, a una seduta determinata, in modo da dar tempo che si svolga il dialogo tra l'Assessore al Turismo e il Sindaco di Morgex, evidentemente, se si rimanda a quella data la discussione di questa mozione, ne consegue che in quell'occasione riprenderà naturalmente la discussione generale perché in questo momento sarebbe veramente platonico continuare una discussione generale nella quale facciamo tutti dei bellissimi esercizi di retorica e ci strappiamo i capelli e ci laceriamo le vesti perché si sta distruggendo, come si sta distruggendo, la bellezza della Valle d'Aosta in questi anni e, se si continua di questo passo, dovremo dire che con l'autonomia della Valle d'Aosta si è distrutta la bellezza della nostra Valle, ci caricheremo di una colpa non piccola ma non facciamo retorica, stiamo alla logica, mi pare che la richiesta del Consigliere Andrione possa essere accolta e chi intende intervenire nella discussione generale ulteriormente, benissimo, ha l'occasione di farlo in quella tale seduta nella quale riprenderemo la discussione sulla mozione di Morgex, mi pare che è semplice, non c'è mica nessuna complicazione.

Dolchi (Presidente) - Allora, mi sembra di aver capito che l'Avvocato Caveri, indipendentemente dalla richiesta che aveva fatto il Consigliere Andrione e che era chiara, era la priorità della mozione, la sospensione, la sospensiva, la sospensiva di questa discussione. Se siete d'accordo e c'è anche una richiesta specifica che questa discussione con lo stesso oggetto, invece di essere iscritto fra gli argomenti in discussione il 29, sia oggetto unico di una speciale convocazione del Consiglio regionale.

Il Consiglio accetta questa proposta? In questo modo c'è la sospensiva e la seduta continua ripartendo dal momento in cui viene interrotta, con quelli che sono gli iscritti a parlare in sede di discussione generale.

Sulla proposta del Consigliere Caveri, Bordon.

Bordon (DC) - Io ho apprezzato molto ancora questa successiva spiegazione dell'Avvocato Caveri, ma mi avvalgo della battuta anche degli amici vicini, l'avevamo capito perfettamente questo, che si trattava di un rinvio, come voi avete capito perfettamente che la nostra domanda era un'altra, cioè noi aspettiamo questa trattativa tra l'Assessore Milanesio e il Sindaco di Morgex. Io mi ero premesso di dire entro quale tempo, entro quale limite e allora vorrei una risposta solo su questo. Io la paternità della mozione l'ho firmata e quando poi dovrò dire che cosa ne pensavo di questa mozione, vedrete che sarete d'accordo anche voi perché ne parleremo per sei ore e rimarranno le cose come sono, questo lo anticipiamo già questa sera, però, a parte questa battuta, insomma, quando tra quindici giorni, fra venti giorni - era un po' questo il discorso - non che io voglia mettere un termine perché non posso pretendere che domani Milanesio parta in bicicletta per andare a Morgex e mettersi d'accordo con Revel o che venga giù Revel, però che non vada troppo alla lunga, ecco, solo questo perché vedrete che questa sera questo clima di discussione e un problema di questo genere, per forza scaldava un po' tutti, ma perderà il 50% del suo valore perché sarà completamente raffreddato, vedrete.

Dolchi (Presidente) - Ecco, io ricorderei ai Consiglieri che hanno chiesto la parola, Bondaz, Monami e al Presidente della Giunta, che siamo sempre sulla discussione della ripresa in un'altra seduta. La parola al Consigliere Bondaz.

Bondaz (DC) - Signor Presidente, non so che valore potrà avere quello che dico però io sono nettamente contrario a questo rinvio, e parlo a titolo personale, perché se è vero quello che è stato detto, che l'Assessore Milanesio dovrà parlare col Sindaco di Morgex, io ritengo che il "o con quelli per concordare una via di uscita a questo problema o comunque dovrà parlare", così è stato detto, io ritengo che l'Assessore Milanesio avrà maggiore forza dialettica nei confronti di questi suoi interlocutori il giorno in cui avrà una decisione da parte di questo Consiglio e non permettere, secondo me, all'Assessore al Turismo di andare a parlare senza delle chiarificazioni che il nostro Consiglio può dargli e quindi portare la voce del Consiglio stesso in questa trattativa.

Monami (PCI) - Signor Presidente mi permetta di dirle che la sua signorilità nel dirigere questa Assemblea permette a due oratori del Gruppo della Democrazia Cristiana e a due oratori del Gruppo dell'Union Valdôtaine di intervenire su una proposta di rinvio, quando il Regolamento alla mano articolo 57 dice che su quella proposta un solo Consigliere ha diritto, ma io capisco, sono perfettamente d'accordo con lei, Signor Presidente io intervengo articolo 57 e non in dibattito generale per fare una mia proposta che vuole cercare, se è possibile, di trovare un accordo e cioè, se ho ben capito - e credo di averlo capito sin dalla prima proposta fatta dal collega Andrione - dovremmo dividere la cosa, questo problema, in due distinti problemi, il caso specifico de La Ruine, per cui i proponitori o meno della mozione la ritireranno sulla base di quelle eventuali considerazioni che l'Assessore ci potrà dire fra tre, quattro giorni ecc. ecc.

L'altro problema è il dibattito generale, allora io dico: il dibattito generale lo abbiamo già affrontato per metà, sono due ore che si fa il dibattito generale sul problema, mi rendo conto, sono le 22,31, è difficile, tutti siamo stanchi però dico, concludiamo questo dibattito generale che permetterà di presentare, oltre alla soluzione prevista per il caso specifico, l'elaborazione di quei documenti che saranno presentati alla prossima seduta. Perché tronchiamo la discussione generale dove una parte del Consiglio ha potuto esprimere la sua opinione, l'altra parte non ha espresso la propria opinione e ritrasformeremo di nuovo la prossima, sì, è previsto, in discussione generale e allora anche lì avremo il problema del documento che non rispecchia il dibattito del Consiglio.

Allora, approfondire il dibattito del Consiglio in modo che da questo dibattito nascano questi documenti che sul tema generale si vorranno proporre oggi e, nel frattempo, i documenti che saranno comunque discussi in altra seduta e, nel frattempo, rinviamo pure per quanto riguarda il caso specifico de La Ruine, in attesa che consultazioni, trattative, portino al chiarimento della cosa.

Direi, ecco, io la dividerei in questo, a meno che non si voglia dire che è troppo tardi e rinviamo il tutto, il che può essere anche una scelta però i documenti che andremo a discutere fra due o tre o quattro giorni avranno bisogno a monte di un approfondimento del dibattito dell'argomento e questo è il momento più opportuno per avere dei documenti, sia quello dell'Avvocato Bondaz, sia quello di Milanesio o altri, elaborati sulla base del dibattito di questa sera. Però riusciamo sempre a non cavare il ragno dal buco e dico, questo vale per l'unico intervento che vale al nostro Gruppo su questo argomento.

Dolchi (Presidente) - E vorrei richiamare l'attenzione del Consiglio sul fatto che l'articolo 57 è stato superato dalla proposta dell'Avvocato Caveri che riguarda l'articolo 64 che è una sospensiva. La sospensiva è immediata e quindi, se il Consiglio è d'accordo, si rinvia, se il Consiglio è di diverso avviso, vuole accettare la proposta del Consigliere Monami, può arrivare alla chiusura della discussione generale rinviando l'esame degli ordini del giorno e della mozione, che rimane l'oggetto fondamentale del dibattito consiliare, ad altra seduta. La parola al Presidente della Giunta, sempre per quanto riguarda la proposta di sospensiva.

Dujany (DP) - Mi pare, come Giunta, di poter esprimere il parere della richiesta di rinvio fatta dai Consiglieri e riproposta dal Presidente del Consiglio, anche perché abbiamo bisogno di tempo per riflettere sulle due proposte, c'è un ordine del giorno da parte dei democristiani e c'è un'altra proposta fatta dall'Assessore Milanesio che sarebbe opportuno che fosse ulteriormente approfondita.

Chiedo, se non ci sono pareri contrari, che sia rinviata alla riunione del 29, mi pare che è stato fissato il prossimo Consiglio, come primo oggetto all'ordine del giorno.

Dolchi (Presidente) - C'è una proposta concreta, sempre dal Presidente della Giunta, per quanto riguarda l'articolo 64. La parola al Consigliere Andrione.

Andrione (UV) - Ma, credo che veramente questa volta non sono stato capito. Il mio problema è questo: mi sembrerebbe inutile - perché noi manteniamo la mozione - mi sembrerebbe inutile votare una mozione quando c'è un invito ad una sospensione dei lavori perché se i lavori sono sospesi, il significato della mozione cade, diventa differente, potremmo proporre altri strumenti di altro tipo. Quindi questo è un punto.

Io non voglio assolutamente soffocare la discussione generale, anzi, mi farebbe piacere continuarla, dicevo solo che, per quanto riguarda il nostro Gruppo, per rispondere approfonditamente alle proposte fatte, noi abbiamo bisogno di riflessione per venire in Consiglio a dire certe cose e le diremo molto caldamente, senza termosifone. Prima questione.

Seconda questione. D'accordo con quanto dice il Presidente della Giunta ma non sul rinvio perché noi abbiamo bisogno di pochi giorni e rimandare al 29 sulla lunghezza di questo rinvio, rimandare al 29 a noi sembra sproporzionato ai bisogni della causa che sto difendendo. Questo mi sembra, per cui noi controproponiamo, se è possibile, il 15 ottobre pomeriggio alle ore quattro, lunedì, questo lunedì. Lunedì 15 ottobre alle ore quattro con questo solo argomento. Si potranno finalmente dire alcune cose perché io devo riprendere la parola e, evidentemente, si va alle tre di notte.

Chanu (DP) - ... Dujany.

Dolchi (Presidente) - Superato dalla proposta del Presidente della Giunta.

Signori Consiglieri, io comprendo e condivido l'opinione che la discussione è importante. Sono d'accordo con il Consigliere Andrione che i problemi sono strettamente collegati, che anche se il problema specifico può essere superato, esiste - perché il Consiglio lo ha affrontato, lo ha dibattuto - un problema generale sul quale anche il Consiglio deve pronunciarsi perché ci sono due ordini del giorno.

Quindi, anche se fosse superata dai fatti la mozione presentata, il Consiglio oramai è investito di tutto il problema da quei due ordini del giorno che vanno votati e discussi.

La parola all'Assessore Milanesio sempre sulla proposta di sospensiva.

Milanesio (PSI) - Sempre sulla proposta di sospensiva. Prima, parlandone con il Presidente della Giunta, diceva, perché tenuto conto del giorno 15, per la Giunta non sarebbe la giornata adatta. Se per il Consigliere Andrione può andare bene, un giorno che vada dal 15 al 20... (voce di Andrione) ...no, no, lasciando, cioè sì, per noi andrebbe bene, no, ma difatti la proposta era questa: di dire un giorno dal 15 al 20 e il Presidente del Consiglio avrebbe chiesto ai Capigruppo quale di questi giorni era il più opportuno.

Dolchi (Presidente) - Signori Consiglieri, l'esperienza ci insegna che non si riesce mai a trovare una data e un'ora che possa soddisfare le necessità di tutti. Il Consiglio è d'accordo, faccio io una proposta di rinviare di otto giorni, cioè esattamente mercoledì 21 alle ore sedici, no, un momento, un momento, ho sbagliato, mercoledì 17.

Proposta definitiva e conclusiva: giovedì 18 alle ore sedici.

Tonino (PCI) - La Commissione Industria e commercio è convocata...

Dolchi (Presidente) - Il Consiglio... cioè il Consiglio è più importante della Commissione, rinviate la Commissione. Il Consiglio aggiorna i suoi lavori a giovedì 18 alle ore sedici.

(voce)