Resoconto integrale del dibattito dell'aula

Oggetto del Consiglio n. 575 del 11 novembre 1982 - Resoconto

OGGETTO N. 575/VII - CRISI DELLO STABILIMENTO IN.TE.VA. DI POLLElN. (Interrogazione ed interpellanza).

PRESIDENTE: Do lettura dell'interpellanza presentata dal Consigliere Carlassare:

INTERPELLANZA

Venuto a conoscenza dai mezzi di stampa, della gravissima situazione venutasi a creare all'IN.TE.VA. di Pollein, dove da parte dei titolari viene ventilata la chiusura dello stabilimento con il conseguente licenziamento di tutti i lavoratori;

Tenuto conto che la "crisi" IN.TE.VA. viene ad aggravare ulteriormente la situazione della Valle;

Considerando inoltre che la Regione è intervenuta già in favore di questa società con varie agevolazioni che hanno comportato l'esborso di grosse cifre;

INTERPELLA

l'Assessore regionale all'Industria, Commercio, Artigianato e Trasporti per sapere:

1) qual è la situazione che si è venuta a creare nell'IN.TE.VA.;

2) quali sono le proposte sindacali e padronali per uscire dalla crisi che sta attraversando l'azienda;

3) quale intervento è stato fatto dall'Assessorato competente e come intende operare per salvaguardare tanto i livelli occupazionali che i capitali pubblici investiti.

PRESIDENTE: Do lettura dell'interrogazione presentata dai Consiglieri Mafrica e Bajocco:

INTERROGAZIONE

La sempre instabile situazione dell 'IN.TE.VA. sta in questo periodo attraversando una fase particolarmente acuta di crisi, con minacce di licenziamento delle lavoratrici occupate e prospettive di ridimensionamento dell'azienda.

Preoccupati per il futuro di circa 80 lavoratrici, che vedono nuovamente in pericolo il proprio posto di lavoro,

i sottoscritti Consiglieri regionali

INTERROGANO

l'Assessore all'Industria, Commercio, Artigianato e Trasporti per sapere:

1) quali sono le attuali condizioni occupazionali, produttive e di mercato dell'IN.TE.VA.;

2) se la Giunta regionale, in rapporto alle rilevanti agevolazioni concesse in passato dalla Regione ai titolari dell'azienda, ha preso iniziative per intervenire in difesa dei posti di lavoro presso l'IN.TE.VA.

PRESIDENTE: La proposta è di trattare l'interrogazione e l'interpellanza congiuntamente, dato che concernono il medesimo argomento.

La parola al Consigliere Carlassare se intende illustrare l'interpellanza.

CARLASSARE - (Dem. Prol. - Nuova Sin.): Più che illustrare l'interpellanza, vorrei cercare di fare rientrare questa situazione in una più generale che tocca praticamente tutto il tessuto industriale valdostano. Situazione che vede, in molti casi, una partecipazione diretta della Giunta alle scelte che hanno determinato questo tipo di strutture industriali.

Si tratta infatti di industrie che hanno avuto a suo tempo, anche molto recentemente in taluni casi, dei notevoli contributi.

Io ritengo che alla base di questa situazione ci sia, è vero, una crisi generale che attanaglia il paese coinvolgendo interi settori industriali. Ritengo però che nel particolare caso della Valle d'Aosta ci siano anche scelte poco oculate, fatte senza avere alle spalle un'analisi che facesse preferire investimenti in certi settori piuttosto che in altri.

Noi abbiamo innumerevoli esempi, dalla FERA alla SIRCA DAVID di Arnad, ecc. di situazioni in cui l'Amministrazione regionale è stata costretta ad intervenire per salvare posti di lavoro, quasi alla disperata, quando ci trovavamo di fronte a fabbriche che chiudevano per crisi di settore o per comportamenti poco ortodossi e positivi dei loro padroni, degli imprenditori che gestivano queste aziende.

E' però mancata la volontà di fare scelte programmate, scelte che creassero condizioni per cui in Valle d'Aosta si venissero ad installare strutture industriali sane ed in grado di sopportare i momenti congiunturali sfavorevoli, in grado di svilupparsi, in grado di creare dell'indotto e delle lavorazioni specializzate, in grado di creare del personale specializzato.

Ritengo che questo sia il quadro generale entro il quale si colloca la crisi dell'IN.TE.VA. Sul giornale abbiamo letto che oggi la situazione è precipitata e che da parte dell'azienda non pare esserci più alcuna volontà di riapertura.

Secondo certe voci sembrerebbe che si voglia ulteriormente approfittare delle agevolazioni concesse dalla Regione, ma che, nonostante ciò, il titolare non è più disponibile a tenere aperto lo stabilimento.

Con questa interpellanza pertanto intendo essere messo al corrente con precisione sulla reale situazione venutasi a creare all'interno dell'IN.TE.VA., sulle proposte sindacali e padronali per uscire da questa situazione, sull'intervento fatto dall'Assessorato competente

Desidero soprattutto avere delle precise risposte, se possibile, su come si intende agire per salvaguardare questi livelli occupazionali. Infatti se non verranno salvati questi posti di lavoro noi avremo un'ulteriore caduta dei livelli occupazionali con ripercussioni che saranno gravissime nel tessuto sociale della Valle d'Aosta.

PRESIDENTE: Risponde il Presidente della Giunta; ne ha facoltà.

ANDRIONE - (UV): Rispondendo all'interrogazione ritengo che fornirò una risposta anche su gran parte dell'interpellanza.

Le persone occupate sono 78 - questo è l'ultimo dato successivo al mese di agosto, dopo l'avvenuta riduzione degli organici di 17 dipendenti.

La situazione produttiva deve essere divisa tra la produzione di cappotti - circa 20.000 - e la produzione di pantaloni.

Alla lavorazione dei cappotti sono addette circa 50 persone, 18 alla lavorazione dei pantaloni, i rimanenti sono impiegati.

La situazione di mercato è molto pesante per quanto riguarda i pantaloni, tale da non essere, secondo l'azienda, sostenibile e appena sufficiente per quanto riguarda i cappotti.

La proposta fatta dall'azienda, comunicata alla Presidenza e discussa con i sindacati, è stata quella di scorporare l'azienda, e cioè proseguire soltanto la linea di produzione dei cappotti con 50 impiegati ed affidare a un dirigente la confezione dei pantaloni.

Vi sono state discussioni con i sindacati, incontri con l'Assessorato competente e con la Presidenza, una presa di posizione da parte del sindacato che non si è dichiarato favorevole ad un'operazione di questo genere che, tra l'altro, presentava anche diverse difficoltà ed ha voluto, in questo caso, penso abbastanza giustamente, che si sapesse esattamente quali erano le prospettive e le possibilità future.

La risposta, maturata qualche giorno fa, è stata molto rigida da parte dell'azienda: ha inviato lettere di licenziamento a tutti i dipendenti, ha dichiarato la chiusura, fatto questo che significa praticamente l'abbandono dell'azienda.

Per quanto riguarda gli interventi regionali, a parte che dall'83 si sarebbe dovuto pagare il canone, a parte il comodato dato di immobili di proprietà regionale, di difficile collocazione, in quanto nessuno vuole fare l'imprenditore, ma che valgono certamente molto di più di quanto non siano stati pagati, vi è anche una quota del fondo di rotazione che evidentemente verrà rimborsata per intero, al 14,50% di interesse che, pur essendo molto inferiore a quello delle banche, è comunque un interesse che è un po' al limite di quello che si può richiedere per avere ancora una certa possibilità di funzionamento dell'azienda.

Nel 1981 l'IN.TE.VA. ha pagato oltre 360 milioni di lire di imposte dirette e di IVA che sono imposte, teoricamente, in gran parte recuperabili dalla Regione.

In questa situazione dovrò incontrare nuovamente i sindacati sabato mattina, in quanto l'alternativa si presenta in questi termini:

1) possibilità di richiedere una cassa integrazione che, almeno per esplicita dichiarazione dell'azienda, sarebbe un po' un piacere fatto perché non ci sono spazi per delle trattative;

2) accettare il fondo disoccupazione con l'immediata ricerca di soluzioni alternative.

Già ieri abbiamo iniziato; con l'Assessore competente Chabod ed un noto professionista di origine valdostana, a vagliare la possibilità, pur rimanendo nel settore dell'abbigliamento, di indirizzare la produzione verso i settori sempre ritenuti alla moda, che hanno un valore aggiunto notevolmente superiore.

Nei prossimi giorni questi contatti dovrebbero portare positivi e concreti risultati, per adesso si esplorano queste possibilità.

Vorrei solo sottolineare, anche se mi rendo conto di essere monotono e non ritengo che con quanto dico adesso posso sviscerare il problema, pregherei i colleghi di leggere sulla Repubblica la relazione su quanto il CIPE ed il Ministro La Malfa hanno affermato circa la GEPI e, senza volere andare troppo lontano, circa la crisi che attanaglia molte aziende tessili, dovuta per almeno il 90% al fatto che c'è chi può mettere le perdite a carico del contribuente, mentre c'è chi ad un certo momento non può più sopportarle e chiude gli stabilimenti.

Questi i due differenti regimi che spiegano sia la vicenda SIV sia, anche se in misura forse minore, la vicenda IN.TE.VA., dove sono presenti fattori difficilmente controllabili di gestione industriale, di psicologia di questa gestione, di rapporti tra dipendenti e direzione - rapporti che nell'IN.TE.VA., da almeno un paio di anni a questa parte, hanno notevolmente appesantito il clima sociale della fabbrica e che non hanno di certo giovato, di fronte all'aggravarsi di una crisi del settore ed alla caduta delle ordinazioni.

Quindi, si tratta di un grosso problema: siamo oggi purtroppo in mezzo ad un guado che non si annuncia facile, ma che potrebbe essere risolto - forse perché la speranza è dura a morire - unicamente con un cambiamento di titolarità dell'azienda e con la scelta di un settore in cui il valore aggiunto, cioè la possibilità di spuntare dei prezzi remunerativi, sia prettamente superiore a queste fabbricazioni " di battaglia" e che al primo stornire di foglie, alla prima importazione dell'Indonesia non riescono a tenere il passo con la situazione italiana che purtroppo si sta aggravando sempre di più ed in maniera preoccupante.

PRESIDENTE: La parola al Consigliere Mafrica; ne ha facoltà.

MAFRICA - (PCI): Il nostro gruppo rinnova al Presidente della Giunta ed all'Assessore la sollecitazione a seguire, con particolare attenzione, il problema dell'IN.TE.VA. così come abbiamo già chiesto per altre aziende in crisi.

Abbiamo l'impressione che presa tra la necessità di intervenire e la situazione anche economica difficile, la Giunta tenda a procedere un po' a tentoni.

Ci sembra che non vengano utilizzati tutti gli strumenti possibili. Ad esempio, si era molto discusso al momento della formazione della Finanziaria sulla possibilità di utilizzare tale strumento in quanto più efficace nella selezione degli imprenditori, nell'esame dei piani presentati.

Abbiamo l'impressione che la Giunta regionale non utilizzi come potrebbe questo strumento e d'altronde ci sembra che la stessa Finanziaria, per ciò che riguarda la gestione ordinaria, tenda a seguire le strade che già si sono rivelate fallimentari in passato per gli investimenti riconosciuti ed accettati dalla Giunta.

Per fare un esempio, il primo caso di intervento della Finanziaria, riguarda un imprenditore che riceverà dalla stessa un finanziamento contemporaneamente ad un finanziamento ricevuto attraverso i fondi di rotazione. La novità non mi sembra molto grande, infatti i soggetti beneficiari sono sempre gli stessi.

Noi crediamo invece che bisognerebbe fare uno sforzo più sistematico nei confronti di imprenditori più seri.

L'impressione che noi abbiamo è che finiscano per insediarsi in Valle d'Aosta prevalentemente imprenditori che utilizzano le aziende valdostane come stazioni di pompaggio di risorse verso loro aziende esterne.

Si prelevano cioè finanziamenti nella nostra regione Valle d'Aosta, si acquistano macchinari, si fanno investimenti e poi si scaricano sulle aziende valdostane i deficit e, a nostro avviso, nel bilancio complessivo si salvaguardano più le aziende esterne.

Chiediamo quindi che la Giunta regionale utilizzi lo strumento della Finanziaria per avere elementi tecnici più precisi a disposizione nella valutazione delle proposte che vengono fatte.

Crediamo che debba essere soprattutto verificato meglio quanto viene offerto come garanzia, sia dal punto di vista degli investimenti, sia dal punto di vista delle possibilità di mercato.

Dobbiamo evitare che, in una situazione difficile, siano ancora una volta avvantaggiati personaggi che poi si comportano come quell'imprenditore dell'IN.TE.VA.

PRESIDENTE: La parola al Consigliere Carlassare; ne ha facoltà.

CARLASSARE - (Dem. Prol. - Nuova Sin.): Io non vorrei sembrare monotono, però voglio precisare, anche se può sembrare casuale, che dal prossimo anno questo imprenditore avrebbe dovuto cominciare a pagare regolare affitto.

In pratica fino ad oggi non lo ha mai pagato, usufruendo comunque dello stabilimento.

Per quanto riguarda la battuta sul fatto che questo signore abbia pagato, cioè che questa società abbia pagato 360 milioni di imposte che perlomeno teoricamente dovrebbero rientrare nel bilancio regionale, vorrei ricordare a questo proposito che, in data 20 agosto 1982, è stata fatta una deliberazione che prevede 70 milioni di spese di lavori in economia per la manutenzione di questo stabilimento.

Questi sono quattrini non teoricamente, ma realmente spesi e rientrano nel mantenimento. Ho voluto rilevare ciò per evidenziare una certa situazione, un certo tipo di comportamento di imprenditori che hanno sempre operato nella logica della Cassa del Mezzogiorno - per fare una battuta - e quando iniziano a dover pagare qualche cosa tendono a sbolognare il tutto per ritornare nei patrii lidi.

Questo, secondo me, è l'atteggiamento di certi imprenditori che io considero in molti casi poco seri ma che ritengo debba essere preso in considerazione dall'amministrazione regionale, al momento in cui si cercano delle soluzioni.

A questo proposito faccio pertanto una raccomandazione: se si cercano delle soluzioni, al limite si trovino con meno occupati, ma che diano decisamente più garanzie rispetto ai risultati ottenuti fino ad ora con le varie esperienze avute.

C'è un'altra cosa che vorrei fare rilevare, anche se probabilmente non c'entra niente col problema in senso stretto, però è inerente al piano politico, e riguarda l'efficacia di intervento dell'amministrazione regionale nell'affrontare questi problemi ed ha un suo peso.

Vorrei dunque far rilevare che tanto l'interrogazione, quanto l'interpellanza, erano rivolte a chi dovrebbe, per sua specifica funzione, affrontare questi problemi - all'Assessore all'Industria e Commercio Chabod. Questo signore continua a dare risposte estremamente evasive quando le dà, quando non ci troviamo di fronte ad una realtà come quella odierna dove non si è premurato di prendere la parola su questo problema che lo riguarda direttamente. Si è fatto rappresentare degnamente dal Presidente della Giunta. Visto e considerato però che trattasi di argomenti che lo interessano specificatamente sarebbe stato corretto, non nei nostri confronti, non nei confronti dell'opposizione, ma nei confronti del Consiglio, soprattutto dei lavoratori che stanno perdendo il lavoro, che egli fosse presente durante la discussione.