Oggetto del Consiglio n. 4531 del 26 marzo 2025 - Resoconto
OGGETTO N. 4531/XVI - Discussione generale congiunta del D.L. n. 173: "Disposizioni urgenti per lo sviluppo organizzativo degli enti del comparto unico della Valle d'Aosta. Modificazioni alla legge regionale 23 luglio 2010, n. 22 (Nuova disciplina dell'organizzazione dell'Amministrazione regionale e degli enti del comparto unico della Valle d'Aosta. Abrogazione della legge regionale 23 ottobre 1995, n. 45, e di altre leggi in materia di personale)" e della P.L. n. 160: "Disposizioni in materia di polizia locale. Istituzione di una autonoma area di contrattazione nell'ambito del comparto unico della Valle d'Aosta denominata 'Area della polizia locale'. Modificazione alla legge regionale 23 luglio 2010, n. 22".
Bertin (Presidente) - Punto n. 4 che verrà affrontato congiuntamente con il punto n. 7 all'ordine del giorno, pertanto vi saranno le due relazioni, una discussione generale congiunta e poi le votazioni separate sui due testi.
Per quanto riguarda il disegno di legge 173, è composto da 12 articoli e si esamina il nuovo testo predisposto dalla II Commissione consiliare.
Stanno pervenendo degli emendamenti che verranno segnalati successivamente.
Il relatore è il consigliere Malacrinò e, per quanto riguarda la proposta di legge, il relatore è il Consigliere Aggravi.
Consigliere Malacrinò, ne ha facoltà.
Malacrinò (FP-PD) - Il disegno di legge che andremo a discutere reca: "Modificazioni alla legge regionale 23 luglio 2010, n. 22 (Nuova disciplina dell'organizzazione dell'Amministrazione regionale e degli enti del comparto unico della Valle d'Aosta. Abrogazione della legge regionale 23 ottobre 1995, n. 45, e di altre leggi in materia di personale)".
L'obiettivo della norma, che concerne diversi ambiti, è volto a perseguire le seguenti finalità: per quanto riguarda la dirigenza, al fine di rendere attuabile il modello organizzativo proposto dai consulenti della Bocconi per l'Amministrazione regionale, occorre allineare il quadro normativo regionale prevedendo il rafforzamento del ruolo di sovraordinazione e delle funzioni di coordinamento del Segretario generale, nonché l'ampliamento delle aree funzionali dei dirigenti di primo livello, al fine di favorire una maggiore integrazione tra i settori dell'Amministrazione e lo sviluppo del ruolo manageriale, la riduzione del numero delle posizioni dirigenziali e l'introduzione delle procedure di reclutamento dei dirigenti anche mediante la valutazione di competenze trasversali.
Per quanto riguarda il reclutamento del personale, al fine di efficientare e velocizzare le procedure, vengono previste autonome sessioni di esame, programmate ogni tre mesi per tutti i livelli, separate dalle prove di esame di concorso, al quale si accede con il possesso dell'attestazione della conoscenza della lingua francese e/o italiana, che diventa requisito per la partecipazione alle procedure selettive, nonché per l'adesione alle chiamate pubbliche presso i centri per l'impiego, con conseguente eliminazione dell'accertamento linguistico preliminare alle prove di concorso.
Per quanto riguarda l'istituto della mobilità, si vuole regolamentare meglio tale procedura allo scopo di favorire l'istituto per la valorizzazione delle aspettative e la crescita professionale dei lavoratori, compatibilmente con le esigenze organizzative degli enti.
Infine, s'intende promuovere un nuovo sistema di classificazione del personale per aree funzionali e un più rigido sistema di classificazione per categorie e posizioni economiche, nell'ambito del quale rivedere anche l'ordinamento professionale all'interno del quale definire i profili professionali e di ruolo, ripercorrendo il percorso evolutivo sviluppato a livello statale.
Il disegno di legge si compone di 12 articoli piuttosto tecnici, che ho cercato in qualche modo di sintetizzare:
l'articolo 1 definisce l'oggetto e le finalità del presente intervento normativo, indicando gli ambiti oggetto di intervento tra quelli disciplinati dalla legge regionale 22/2010.
L'articolo 2 reca: "Modificazioni alle disposizioni generali in materia di organizzazione degli uffici pubblici della Regione", in particolare il comma 1 integra, mediante l'inserimento della lettera Bbis, l'articolo 3, comma 3, della legge regionale 22/2010, prevedendo - tra le funzioni degli organi di direzione politica amministrativa degli enti - anche la definizione del modello organizzativo, delle competenze, dei profili professionali necessari, nel rispetto dell'ordinamento professionale definito dalla contrattazione collettiva.
Il comma 2 modifica l'articolo 5, comma 2, della legge regionale 22/2010, concernente la "Definizione organizzativa delle strutture dirigenziali di primo livello", che diventano ampie aree di policy che aggregano al proprio interno settori e funzioni tra loro funzionalmente integrate e correlate e si distinguono in area di linea e in area di staff.
L'articolo 3 modifica gli articoli 9, 10, 11, 13 e 15bis della legge regionale 22/2010 riguardante l'organizzazione della Giunta e del Consiglio regionale.
I commi 1,2 e 3 integrano le funzioni del Segretario generale, specificando meglio il suo ruolo di raccordo tra il Presidente della Regione e i dirigenti di primo livello e di coordinamento delle attività comuni per garantire omogeneità e unitarietà aziendale.
Il comma 3 rafforza il ruolo del Segretario generale, attribuendogli i poteri sostitutivi in caso d'inerzia dei dirigenti, il coordinamento di progetti trasversali e la Presidenza del nuovo comitato di direzione.
Il comma 4 precisa che il Segretario generale svolge anche funzioni di dirigente di primo livello per le strutture che riportano direttamente allo stesso.
I commi 5 e 6 regolano il trattamento economico del Segretario generale, del capo di gabinetto e del vicecapo di Gabinetto, equiparandolo rispettivamente a quello massimo previsto per i dirigenti di primo e secondo livello.
Il comma 7 introduce il comitato di direzione: presieduto dal Segretario generale, è composto da tutti i dirigenti di primo livello, con il compito di coordinare tematiche trasversali e favorire l'integrazione organizzativa.
Il comma 8 modifica l'articolo 11, eliminando la posizione fiduciaria del capo dell'Osservatorio economico e sociale e stabilendo che la durata degli incarichi fiduciari coincida con quella dell'organo politico amministrativo che li conferisce.
Il comma 9 aggiunge che il trattamento economico dei dirigenti fiduciari deve corrispondere a quello degli altri dirigenti in base alle complessità delle funzioni.
Il comma 10 colma un voto normativo, fissando il trattamento economico dei collaboratori del Presidente della Regione a un massimo del 60% di quello dei dirigenti di primo livello, mentre il comma 11 prevede che tali collaboratori siano assunti con contratto di lavoro subordinato a tempo determinato.
Infine il comma 12 modifica l'articolo 13, aumentando da due a tre il numero di dipendenti che possono essere assegnati alle segreterie degli Assessori regionali per far fronte al carico di lavoro documentato dalle ore di straordinario regolarmente svolte.
L'articolo 4 introduce e modifica la disciplina della dirigenza pubblica del Comparto unico regionale, con particolare attenzione alla dirigenza dell'Amministrazione regionale.
I commi 1 e 2 intervengono sull'articolo 18 della legge regionale 22/2010, estendendo i requisiti per l'accesso alla qualifica dirigenziale anche al personale docente universitario, oltre che a quello scolastico, che è già previsto.
Vengono inoltre introdotte nuove prove concorsuali per valutare le competenze trasversali dei candidati e riservare fino al 30% dei posti a concorso ai funzionari interni, valorizzando così le risorse interne e allineandosi alla normativa statale.
La tipologia delle prove e la composizione delle Commissioni saranno definite dal regolamento regionale del 12 febbraio 2013 n. 1.
Il comma 3 modifica l'articolo 20, consentendo che gli incarichi dirigenziali a soggetti esterni possano essere conferiti anche a funzionari interni in possesso dei requisiti, superando il paradosso di escludere i dipendenti interni a favore di quelli esterni.
Resta comunque la natura eccezionale di tale incarico rispetto alla regola del concorso pubblico.
I commi 5, 6 e 7 intervengono sull'articolo 21, elevando a 5 anni l'esperienza dirigenziale richiesta per incarichi di primo livello e allineando la durata degli incarichi alla durata in carica dell'organo politico amministrativo.
Viene inoltre previsto un solo incarico di primo livello per Assessorato, rafforzando il meccanismo dello spoil system e la discrezionalità nella scelta dei dirigenti di vertice, basata sulla fiducia e sull'adesione agli obiettivi di legislatura.
Il comma 8 modifica l'articolo 22, specificando che gli incarichi esterni si riferiscono all'albo dei dirigenti dell'ente e non all'intero ente.
Infine, il comma 9 introduce una deroga alla soppressione automatica dei posti dirigenziali vacanti dopo 90 giorni, riconoscendo la necessità di tempi più lunghi per valutare soluzioni organizzative ottimali, come esternalizzazioni o riorganizzazioni, che richiedono analisi approfondite e tempistiche variabili.
L'articolo 5 introduce modifiche significative in materia di organici e reclutamento, intervenendo sugli articoli 40, 41 e 42 della legge regionale 20/02/2010.
Il comma 1 riformula il comma 2bis dell'articolo 40, stabilendo che l'organo delle istituzioni scolastiche regionali venga definita annualmente dalla Giunta regionale, in base alle esigenze organizzative e funzionali delle scuole, nel limite della dotazione organica complessiva prevista dalla legge di stabilità.
Il comma 2 modifica l'articolo 41 distinguendo chiaramente le due modalità di reclutamento a tempo indeterminato: il pubblico concorso e l'avviamento tramite liste di collocamento per il personale di categoria A.
Il comma 3 integra le categorie protette per assunzioni obbligatorie, includendo i familiari delle vittime di terrorismo e criminalità organizzata, allineandosi alla normativa nazionale.
I commi 4 e 5 riformano l'accertamento della conoscenza della lingua francese separandolo dalle prove concorsuali per velocizzare le procedure.
I candidati dovranno possedere la certificazione linguistica al momento dell'iscrizione, pena l'esclusione.
La regione organizzerà quattro sessioni annuali per gli accertamenti linguistici, mentre l'accertamento preliminare all'assunzione resta obbligatorio per incarichi dirigenziali, fiduciari e Segretari particolari.
Il comma 6 chiarisce che la Regione gestisce le procedure selettive uniche solo per i profili previsti dalla propria programmazione, mentre les Unités des Communes possono bandire concorsi per i Comuni del loro territorio.
Il comma 7 introduce l'obbligo di un indirizzo di posta elettronica certificata per i candidati, accelerando le comunicazioni e riducendo i carichi di lavoro legati alle relative comunicazioni.
I commi 8 e 9 aumentano dal 40 al 50% la quota dei posti riservati ai dipendenti con esperienza a tempo determinato e valorizzano tutte le forme di lavoro flessibile, inclusi i contratti di somministrazione.
Per gli enti locali si considera anche l'esperienza maturata in enti convenzionati.
I commi dal 10 al 14 riformano l'articolo 42 allineandolo al Testo unico delle disposizioni contrattuali.
Viene introdotta la possibilità di assumere a tempo determinato, per coprire posti vacanti, purché siano in corso procedure di copertura.
La durata dei contratti a termine per i progetti specifici è demandata alla contrattazione collettiva. Si chiarisce che le procedure selettive includono anche le chiamate dalle liste di collocamento.
Infine il comma 14 introduce contratti di somministrazione di lavoro tramite agenzie interinali, completando la gamma degli strumenti di lavoro flessibile.
L'articolo 6 modifica e integra l'articolo 43 della legge regionale 22/2010, riformando la disciplina della mobilità.
Il comma 1 chiarisce le diverse tipologie di mobilità.
Il comma 2 regola la mobilità tra gli enti del Comparto unico regionale, stabilendo che essa è un'alternativa delle procedure di reclutamento attivabile solo in assenza di graduatorie valide per il profilo richiesto.
Sono previste due modalità: una domanda spontanea del dipendente con nulla osta dell'ente di provenienza e la seconda un'adesione ad un avviso pubblico di mobilità con nulla osta richiesto solo in alcuni casi.
Il comma 3 specifica che l'accertamento della conoscenza del francese per i dipendenti provenienti da altri comparti, che richiedono mobilità verso un ente della Valle d'Aosta, avviene secondo le modalità previste dall'articolo 41, comma 4bis, o durante le sessioni periodiche di accertamento linguistico.
Il comma 4 introduce una tutela prioritaria per dipendenti vittime di violenza di genere, che possono essere trasferiti entro 15 giorni, a condizione che vi siano posti vacanti corrispondenti nella loro qualifica.
Il rientro nell'ente di provenienza è garantito su richiesta, nei limiti dei posti disponibili.
Il comma 5 istituisce il comando d'ufficio, uno strumento straordinario di solidarietà tra enti del Comparto unico regionale, attivabile per supportare enti con carenze di organico che compromettono le funzioni istituzionali.
La modalità di attivazione ai criteri di scelta dei dipendenti è definita dalla contrattazione collettiva e l'istituto non è applicabile fino alla sua sottoscrizione.
L'articolo 7 modifica l'articolo 50 della legge regionale 22/2010 relativo ad aree di contrattazione.
Il comma 1 istituisce nell'area di contrattazione del personale non dirigente due sezioni distinte: una per il personale sociosanitario, socioeducativo e socioassistenziale e l'altra per la Polizia locale.
Il comma 2 modifica il comma 2 dell'articolo 50, aggiungendo un riferimento all'articolo 15ter comma 4 della stessa legge, per chiarire la rappresentatività delle organizzazioni sindacali nelle aree di contrattazione dei giornalisti.
L'articolo 8 sostituisce l'articolo 58 introducendo nel Comparto unico regionale un nuovo sistema di classificazione del personale, simile a quello adottato dal pubblico impiego statale.
Il sistema si articola in quattro aree funzionali, basate su livelli omogenei di conoscenze e competenze professionali che definiscono le famiglie professionali, profili professionali e di ruolo, superando il precedente sistema rigido di categoria e posizioni economiche.
L'obiettivo è facilitare la corrispondenza degli inquadramenti nelle mobilità intercomparto, la disciplina delle progressioni economiche basata sul merito e la definizione del nuovo sistema di classificazione, comprese le corrispondenze con il vecchio ordinamento, che sono demandate alla contrattazione collettiva.
L'articolo 9 aggiorna le disposizioni sul telelavoro sostituendo il termine "Telelavoro" con "Lavoro da remoto".
Il comma 1 sostituisce il comma 1 dell'articolo 73quater della legge regionale 22/2010, eliminando il riferimento al Comitato per il telelavoro e sostituendo i posti di lavoro telelavorabili con posti di lavoro remotizzabili.
Il comma 2 modifica il comma 1 dell'articolo 73sexies, eliminando il rimborso delle spese per il telelavoro domiciliare, allineandosi alla disciplina del lavoro agile, che non prevede rimborsi per le spese di connettività.
L'articolo 10 introduce "Disposizioni transitorie per l'accertamento linguistico", in linea con la revisione dell'organizzazione degli esami di conoscenza del francese o italiano per le assunzioni negli enti del Comparto unico regionale, come previsto dall'articolo 5, commi 4 e 5.
Il comma 1 istituisce dal 1° gennaio 2026 un nuovo ufficio dedicato esclusivamente agli accertamenti linguistici, composti da un funzionario e da due collaboratori di categoria C C2 e si aggiungono all'organico dell'ufficio concorsi.
Quest'ufficio avvierà sessioni trimestrali di esami per gli accertamenti linguistici.
Il comma 2 stabilisce che nei primi sei mesi dall'avvio delle sezioni trimestrali, oltre alle sessioni periodiche, saranno garantiti anche gli accertamenti linguistici preliminari per le procedure selettive e concorsuali avviate in quel periodo.
Dopo tale data, la conoscenza del francese (o italiano) diventa requisito obbligatorio per partecipare alle procedure selettive, con esclusione in caso di mancato attestato.
Inoltre, dal 30 giugno 2026, è abrogato l'articolo 92 della legge regionale 8/2020 che consentiva di presentare diplomi DELF e DALF ottenuti dopo la scadenza del bando, ma prima dell'accertamento linguistico preliminare.
L'articolo 11 introduce "Disposizioni transitorie finali".
Il comma 1 fissa al 1° gennaio la decorrenza delle modifiche degli articoli 9, 10, 11, 13 e 21 della legge regionale 22/2010, in linea con la nuova organizzazione regionale.
Il comma 2 prevede l'aggiornamento del regolamento regionale 1/2013 per disciplinare la nuova Commissione delle valutazioni e le prove da somministrare, nonché l'introduzione di prove attitudinali per valutare le competenze trasversali nei concorsi dirigenziali.
Il comma 3 stabilisce che dal 1° gennaio 2026 sarà obbligatorio possedere un indirizzo di posta elettronica certificata per partecipare ai concorsi pubblici del Comparto unico regionale.
I commi 4 e 5 rimandano ai rinnovi contrattuali 2025-2027 la definizione di procedure di mobilità intercomparto, l'applicazione del comando d'ufficio e un nuovo sistema di classificazione del personale a tabelle di corrispondenza tra vecchie categorie e nuove aree funzionali.
Il comma 6 sostituisce il riferimento alle categorie e posizioni con quelle delle aree funzionali, mentre il comma 7 affida la contrattazione collettiva e la definizione delle progressioni tra aree, riservando il 50% dei posti all'accesso esterno.
Il comma 8 regola un regime transitorio per gli incarichi aggiuntivi in corso, che proseguiranno fino alla scadenza naturale per poi essere ricondotti alle funzioni dirigenziali di riferimento.
Il comma 9 sostituisce il termine telelavoro con lavoro da remoto in tutta la legge 22/2010.
Il comma 10 abroga l'articolo 60 della legge regionale 22/2010, ritenuto problematico per le criticità applicative e le disparità di trattamento, ripristinando il principio dell'onnicomprensività del trattamento economico.
Sono inoltre abrogati i commi 3 e 4 dell'articolo 73bis relativi al Comitato per il telelavoro, non più utilizzato.
L'articolo 12 reca infine "Disposizioni finanziarie".
La II Commissione consiliare permanente, riunitasi in data 10 marzo 2025, ha preso in esame il disegno di legge 173 presentato dalla Giunta regionale in data 4 dicembre 2024, concernente: "Disposizioni urgenti per lo sviluppo e la flessibilità organizzativa degli enti del Comparto unico della Valle d'Aosta, codificazione alla legge regionale 23 luglio 2010 n. 22. Nuova disciplina dell'organizzazione dell'Amministrazione regionale e degli enti del Comparto unico della Valle d'Aosta. Abrogazione della legge regionale 23 ottobre 1995, n. 45 e di altre leggi in materia di personale" e ha espresso a maggioranza parere favorevole.
Presidente - Per la proposta di legge, il relatore è il consigliere Aggravi, ne ha facoltà.
Aggravi (RV) - La presente proposta di legge reca: "Disposizioni in materia di Polizia locale finalizzate a istituire un'autonoma area di contrattazione nell'ambito del Comparto unico della Valle d'Aosta".
Nello specifico, l'intervento normativo si propone d'inserire, tra le autonome aree di contrattazione oggi già previste all'articolo 50 della legge 22/2010, un'ulteriore tipologia denominata "Area della Polizia locale".
Questa modifica prevede che la regolazione del rapporto di lavoro degli agenti della Polizia locale sia demandata alla contrattazione collettiva di Comparto nell'ambito, per l'appunto, di una specifica area di contrattazione - tenuto conto del quadro normativo definito dalla già citata 22 - con l'intervento delle organizzazioni rappresentative della categoria.
La Polizia locale riveste da sempre una particolare funzione e rilevanza nell'ambito dei nostri enti locali, così come in generale quale componente del sistema integrato di sicurezza regionale, garantendo un importante presidio di prossimità, sia in termini di prevenzione che di repressione di tutta una serie di condotte tipiche del contesto urbano di riferimento, che possono destare allarme sociale o financo turbative della corretta convivenza civile.
Allo stesso tempo si citano (a titolo di esempio) anche le attività svolte durante varie manifestazioni, come la Fiera di Sant'Orso, o anche quelle a carattere sportivo, di interesse nazionale e internazionale, quale presidio di ordine e sicurezza dei luoghi e delle strutture di volta in volta interessate.
Si consideri poi che, con le ultime evoluzioni normative nazionali, il compito del rilevamento dei sinistri stradali sta assumendo un ruolo sempre più orientato al deferimento all'autorità giudiziaria ordinaria in ambito penale di soggetti autori di condotte illecite. Ciò comporta spesso il rischio di reazioni inconsulte con annessi problemi di ordine e sicurezza pubblica, che devono giustamente essere affrontati e gestiti su strada dagli agenti.
In tal senso, la proposta di legge intende riconoscere alla Polizia locale tale particolare funzione, nonché la rilevanza di questa in termini di presidio del territorio di proprio riferimento.
La proposta di legge si compone di quattro articoli: il primo articolo descrive la finalità della proposta di legge, ovvero quella di istituire un'autonoma area di contrattazione per la Polizia locale nell'ambito del quadro normativo definito dalla legge 22.
L'articolo 2 reca "Modificazioni dell'articolo 50/22", introducendo al comma 1 la lettera A ter, volta a istituire, nell'ambito delle autonome aree di contrattazione già previste, anche quella relativa alla Polizia locale.
L'articolo 3 reca "Disposizione transitoria", stabilendo che il Comitato regionale per le politiche contrattuali, entro 30 giorni dalla data di entrata in vigore della legge, provveda a emanare e inviare proposta direttiva al Comitato regionale per le relazioni sindacali per avviare la contrattazione entro 60 giorni dal suo ricevimento.
L'articolo 4 è quello dell'invarianza finanziaria.
Il percorso della PL 160 è strettamente connesso alla PL 173, infatti abbiamo chiesto in Capigruppo la trattazione congiunta perché, di fatto, la 160 si occupa di un punto che è toccato dall'articolo 7 della PL 173.
La proposta che il gruppo di Rassemblement Valdôtain ha fatto è stata esaminata in ultima istanza in II Commissione il 10 marzo 2025 e purtroppo non ha avuto voti favorevoli; gli unici voti favorevoli sono stati quelli del nostro gruppo.
Spiace che nel corso delle audizioni si sia anche avuta io direi poca attenzione sulla proposta, in particolare dalle organizzazioni sindacali, ma giustamente ognuno fa il suo mestiere, fa le sue valutazioni e5 in quella sede, in particolare in quell'audizione, avevamo appreso che c'era in predisposizione tutta una serie di previsioni all'interno di quella che oggi è la 173, quindi le modifiche apportate alla legge 22.
Noi proponevamo per la Polizia locale la creazione di un'autonoma area di contrattazione, quindi un ambito contrattuale completamente distinto dagli altri, come già avviene per alcune categorie.
Nella 173 - e poi sarà anche interesse di un ulteriore emendamento (se ho letto bene) - troviamo invece la creazione di una sezione del contratto, cioè una parte interna al contratto collettivo, che disciplina aspetti specifici di un particolare comparto profilo.
Certo è che non siamo del tutto soddisfatti rispetto a questa chiamiamola controproposta, per capirci, però comunque dà la possibilità di valorizzare in qualche modo un corpo importante come quello della Polizia locale, in particolare una componente importante del sistema integrato di sicurezza regionale.
Detto questo - e considerato che la messa al voto prevederà prima la trattazione del disegno di legge 173, quindi le modifiche della 22, quindi questo a cascata genererebbe la decadenza della nostra proposta di legge - ci è sembrato però corretto rappresentare il lavoro che è stato fatto e ringraziare anche i colleghi in Commissione e chi è venuto in audizione, per aver dedicato un po' di tempo a questo passaggio.
Annuncio che sull'articolo 7, quindi sulla previsione della sezione, il nostro voto sarà favorevole, sul resto rimando poi invece alla discussione generale, proprio perché, comunque sia, una parte del lavoro che è stato fatto, è stato accettato, seppur - ripeto - avremmo preferito l'area autonoma di contrattazione rispetto alla sezione.
Detto questo ritiriamo la proposta di legge 160.
Presidente - La proposta di legge è ritirata. Apriamo la discussione generale. La discussione generale è aperta. Si è prenotata per la discussione generale la consigliera Erika Guichardaz, ne ha facoltà.
Guichardaz E. (PCP) - Se fino a ieri potevo esprimere solo una forte preoccupazione e contrarietà rispetto a questo disegno di legge (che modifica le disposizioni organizzative riferite a tutti i dipendenti della Regione, dei Comuni, delle Unités, più di 4 mila persone, quindi appartenenti al Comparto unico), oggi invece dico che sono veramente arrabbiata per questa norma che state portando avanti in aula oggi.
È irricevibile e conferma ancora una volta la subalternità della Regione nei confronti dello Stato per quello che conviene - e poi spiegherò perché - e soprattutto penalizza fortemente tutti i dipendenti del Comparto unico, i quali, se viene votata questa legge, da domani possono essere spediti fino a 50 km senza il loro assenso.
Potranno chiedere mobilità senza il nulla osta del dirigente solo se appartenente a enti che hanno più di 100 dipendenti, creando delle discriminazioni tra gli stessi dipendenti del Comparto. Potranno godere della quota del 30% per le progressioni di carriera solo se in servizio presso l'ente che bandisce la procedura selettiva, e anche qui vuol dire penalizzare fortemente quei dipendenti degli Enti locali, che tanto citiamo ogni volta proprio per la loro mancanza.
Quando quindi conviene, recepiamo i contenuti della 165, ma poi quando si tratta di trasparenza sulla mobilità, questi contenuti non li recepiamo: prima di avviare una qualsiasi procedura di concorso, la 165 prevede dei bandi pubblici di mobilità, dove tutti i dipendenti possono partecipare, ma questo non lo introduciamo.
Ma la cosa che oggi mi porta a intervenire duramente rispetto a questa legge sono gli emendamenti inviatici ieri alle ore 15:38 su un disegno di legge scaricato il 4 di dicembre del 2024. Emendamenti che vanno a impattare in maniera molto forte rispetto alle questioni del collocamento a riposo e del trattenimento in servizio e che hanno delle ricadute molto pesanti rispetto ai dipendenti pubblici.
Come è possibile? Parliamo di una legge di bilancio del 2023 riferita al bilancio 2024.
Voi avete depositato una legge il 4 dicembre, dal 4 dicembre fino a ieri alle ore 15:38, non avete avuto tempo di inviarci quegli emendamenti!
Come gruppi di minoranza quindi abbiamo presentato dei sub emendamenti per la loro soppressione, perché è del tutto evidente che ci vuole una discussione all'interno del Consiglio Regionale e in Commissione con le organizzazioni sindacali, bisogna capire quali sono le disposizioni date dall'INPS su questa tematica perché mi chiedo: se effettivamente noi sulla materia previdenziale non abbiamo possibilità di far nulla, ma allora perché ci stiamo arrovellando la testa sui Vigili del fuoco? Quelli fuori da Pont-Saint-Martin possono andare a 60 anni, anche da noi lo potranno fare da domani.
Sono queste le cose che dovrete spiegare alle varie persone.
Emendamenti...
(Intervento fuori microfono dell'assessore Caveri).
...Certo, avrà modo di parlare, assessore Caveri.
Gli emendamenti portano, ma è scritto chiaramente all'interno della relazione, alla perdita di possibilità di andare in pensione dopo 42 anni di servizio, salvo penalizzazioni, nel caso in cui non si raggiunga l'età per anzianità.
Io vi invito magari a verificare quanti operatori socio-sanitari abbiano preso servizio, magari da quando hanno 20 e dopo 40 anni di servizio, trattandosi anche di un lavoro usurante, purtroppo non riconosciuto, aspettano la pensione con ansia e andranno con delle penalizzazioni che capiremo - perché anche sotto questo punto di vista... magari ce lo potrà dire il Presidente - di quanto si tratta rispetto a queste penalizzazioni che, naturalmente, si portano avanti per tutta la vita.
Lo dico per le OSS, ma potremmo parlare di bidelli, operai, di tutte quelle categorie che ben conosciamo, e ben sappiamo le problematiche che negli anni abbiamo riscontrato.
Applicazioni che giustamente arrivano dal Governo Meloni ma che, in qualche modo, noi ci chiediamo se erano assolutamente necessarie da portare avanti in Valle d'Aosta; molto probabilmente, proprio su questo tema, era importante discuterne in Commissione e capire le valutazioni tecniche, perché ieri è arrivata anche una nota di alcuni sindacati che hanno parlato di un confronto, capiremo anche che confronto ci sia stato con i sindacati.
Mi sono confrontata con i colleghi e prima di ieri alle ore 15:38 non avevamo visto nulla di tutto questo, ma dicevo che la contrarietà c'era comunque già prima, ecco perché il deposito di dodici emendamenti a questo testo.
Questo intervento normativo è stato ampiamente contestato all'interno delle audizioni di tutti i sindacati e gran parte delle cose poste dai sindacati non sono state assolutamente considerate.
Questa legge, come sempre, non dà risposte alle criticità evidenziate negli anni ma, come dicevo, peggiora i diritti dei dipendenti e, di conseguenza, anche la qualità dei servizi.
Le modifiche peggiori riguardano proprio la mobilità, quella mobilità che - se leggiamo lo studio Bocconi che tutte le volte viene citato anche nella relazione di questa legge - è il primo problema che i dipendenti pubblici evidenziano: la possibilità di definire dei criteri corretti perché la mobilità possa avvenire, cosa che in questa legge non viene assolutamente considerato e, come dicevo, si prevede addirittura che, per un periodo di due anni, i dipendenti possano essere spostati presso un altro ente di comparto e distante fino a 50 km.
Domani magari potrei essere spostata quando tornerò in ufficio a Punta Helbronner a schiacciare il ghiaccio.
Ancora una volta non si intravedono procedure trasparenti e pubbliche, ma si confermano quei sistemi discriminatori che limitano la possibilità, anche per i dipendenti dei piccoli enti, di chiedere la mobilità - non si concilia e non si applica poi, come dicevo, rispetto all'articolo 30, comma 2bis, della 165/2001.
Rispetto alla dirigenza, con questa legge viene rafforzato in maniera evidente il ruolo della segretaria generale, a discapito di tutti gli altri dirigenti; viene eliminato dagli incarichi fiduciari il capo dell'Osservatorio economico e sociale, depotenziando così l'attività statistica; viene mantenuta la disparità di trattamento tra i Segretari comunali e tutti gli altri dirigenti perché, come sempre, all'Albo unico nemmeno ci proviamo ad arrivare; viene inserita una riserva di posti per l'accesso alla qualifica unica dirigenziale, applicabile solamente ai dipendenti della Regione, perché quando diciamo che deve essere l'ente che ha attivato la procedura, e parliamo di 30%, è del tutto evidente che questo è riferito solo ai dipendenti di enti più grandi.
Poi vi è una resa ancora più fiduciaria della nomina dei dirigenti di primo livello, perché chiaramente si dice che possono essere pescati anche fuori dall'albo.
Nonostante tutto questo, uno si aspetta: "Beh, magari sono intervenuti rispetto alla trasparenza e alle valutazioni", che negli anni sono state oggetto di osservazioni della Corte dei conti e della loro relazione, e riporto alcuni passaggi: "La disciplina del sistema dei controlli interni della normativa regionale non ha subìto innovazioni e per questo rimane frammentaria e incompleta nel regolare in modo organico e compiuto le diverse forme di verifica spettanti all'ente. In particolare la mancanza dell'organigramma regionale di una struttura deputata ad attività di controllo vanifica l'esigenza d'individuare organi che svolgano i controlli previsti, dalle norme regionali e nazionali in posizione d'indipendenza e di separazione dai soggetti controllati"; poi, fra le altre criticità evidenziate dalla Corte dei conti, la necessità d'istituire apposite strutture interne adibite allo svolgimento delle funzioni di revisione e analisi delle attività di amministrazione attiva e di adottare una procedura formale di ricognizione e valutazione degli esiti dell'analisi sulla gestione per la determinazione degli stanziamenti da parte delle singole strutture dirigenziali.
Altro tema posto spesso dai gruppi di minoranza è quello della criticità nel realizzare l'effettiva rotazione degli incarichi con più elevato rischio corruttivo.
A queste sollecitazioni della Corte dei conti non c'è nessuna risposta.
In compenso evidenziamo che di tutte le criticità che sono state accolte nel tempo, quella che viene accolta è l'aumento dei dipendenti nelle Segreterie particolari degli Assessori, quindi non le criticità sulle istituzioni scolastiche e sugli enti locali, ma quelle vengono considerate.
Rispetto all'articolo 15quinquies, lo avevamo già detto in discussione del Comparto sicurezza, è sbagliato escludere quelle organizzazioni sindacali rappresentative a livello nazionale che, in qualche modo, hanno collegamenti rispetto proprio ai contratti.
E poi, come prima diceva il collega Aggravi nella sua relazione, oltre alla sezione di Polizia locale, , con uno degli emendamenti portati ieri, adesso viene prevista anche una sezione di protezione civile.
Allora mi chiedo: ma perché non facciamo anche una sezione per quelli della viabilità, per gli uffici della Prefettura, per la questione delle istituzioni scolastiche?
E perché non facciamo una sezione particolare anche per quegli operatori socio sanitari che invece vogliamo spedire in un ente strumentale? Creiamo una sezione particolare e abbiamo risolto il problema.
Proprio riferito a questo personale, perché non è stata prevista una norma transitoria che permetta agli operatori e alle operatrici degli enti di comparto di transitare all'interno del comparto e transitare all'interno della USL, anziché essere spedite nell'ente strumentale dopo che hanno passato un concorso?
Qual è la visione di questo Governo rispetto alla riorganizzazione del personale, dopo 5 anni, sinceramente non è dato sapere.
Le cose che ho evidenziato sono all'interno di quegli articoli e sinceramente, in questi giorni ci sono anche le votazioni per le rappresentanze sindacali, penso e spero che sotto questo punto di vista anche loro potranno dire la loro.
Ultime due annotazioni, che saranno anche oggetto di emendamenti, rispetto alle prove dell'accertamento trimestrale della lingua francese (o italiana) ci chiediamo se è stata fatta un'analisi: sappiamo che chi ha conseguito il diploma in Valle d'Aosta non deve passare quel tipo di prova, a meno che non vada per categorie più alte, sappiamo anche che le certificazioni, quindi il DELF, sono valide per gli uffici pubblici; prima di mettere in piedi un meccanismo di questo tipo è stata fatta un'analisi? Questo non ci è dato sapere.
Siamo pure profondamente contrarie, l'abbiamo detto in Commissione e sarà oggetto di un emendamento, al chiedere l'obbligo del possesso della PEC a qualsiasi persona s'iscriva a un concorso perché sappiamo benissimo che, dietro a una PEC, ci sono anche degli adempimenti e ci sono anche poi delle ricadute che magari non sono accettabili e non sono accettate da tutti, quindi, anche sotto questo punto di vista, avessimo veramente una coda infinita di persone che vogliono entrare in pubblica amministrazione magari potremmo pensare anche a mille paletti in più, ma basta guardare gli ultimi concorsi per capire che tutta questa grande fila di persone che vogliano entrare all'interno degli enti del comparto non c'è, e forse qualche domanda ce la dobbiamo porre.
Saranno molti gli emendamenti che presenteremo e ci sarà anche un ordine del giorno e poi altri ordini del giorno che stiamo preparando adesso rispetto al personale coinvolto nel passaggio dell'ente strumentale; quello che noi diciamo è che è profondamente scorretto arrivare a poche ore dalla discussione di una legge di questo tipo con degli emendamenti di peso come quelli che ci sono arrivati ieri sulla posta.
Spero che per lo meno i sub emendamenti riferiti al trattamento previdenziale possano essere accolti, per darci la possibilità di analizzare la ricaduta che quegli emendamenti hanno su tutto il personale del comparto.
Presidente - Consigliere Manfrin, a lei la parola.
Manfrin (LEGA VDA) - Intervengo specificamente su un tema, che è proprio quello degli emendamenti giunti quasi notte tempo nella giornata di ieri, lascerò le altre osservazioni di livello tecnico alla collega Foudraz, che ha seguito in maniera più approfondita tutto il disegno di legge, ma permettetemi d'intervenire su questo perché sinceramente anche io sono particolarmente basito.
Ho sollevato più volte in quest'aula... e su questo chiederei anche a lei, Presidente Bertin, una valutazione, rispetto a qualcosa che succede costantemente, ormai lo vediamo fin dall'inizio della legislatura: disegni di legge che fa lo stesso Governo, che poi vengono auto emendati ma senza alcun collegamento rispetto a quello che esce in Commissione, cioè uno si aspetterebbe che io faccia un disegno di legge, lo depositi quando ho la certezza che questo disegno di legge sia a regola d'arte, peraltro la Giunta può anche fare affidamento sull'ufficio legislativo che fornisce un grosso supporto... prendo, scrivo un disegno di legge, lo deposito, poi c'è il passaggio in Commissione, uno immaginerebbe che nei passaggi in Commissione eventualmente, a fronte delle audizioni che vengono fatte, allora a quel punto si aggiungano degli elementi e si dica: "Va beh, sulla base di questi elementi magari integriamo, proviamo a migliorare".
Non succede, ma vengono depositati costantemente degli emendamenti che nulla hanno a che vedere con le osservazioni che emergono in Commissione ma che così, sono un po' calati dall'alto, come dire: "Caspita, ci eravamo dimenticati questo".
Abbiamo depositato, "Cielo, mi sono dimenticato un pezzo, aspetta che lo modifico".
Qui siamo ancora oltre, e cioè siamo in un momento nel quale viene modificata una legge che è uno dei pilastri che disciplinano l'impiego pubblico nella nostra regione e alle ore 15:38 di ieri arriva un (incomprensibile) emendamento che non ha neanche passato un esame o ha un'opinione, una valutazione rispetto ai diretti interessati e portatori d'interesse. Non si è immaginato nemmeno di confrontare un emendamento di questo tipo con i diretti interessati o con chi ne porta gli interessi, non si è immaginato di fare un passaggio in Commissione.
Allora io le chiedo, presidente Bertin, ma è possibile - siccome c'è questo fastidio della democrazia e questo fastidio di dover sottoporre il mio operato, che è giusto e sacrosanto, da parte del Governo che ha la scienza infusa - è possibile secondo lei depositare un disegno di legge di un articolo che dice: "Faremo un sacco di cose belle" e poi il giorno prima che arrivi in aula deposito il vero disegno di legge, con tutto quello che voglio, in modo che venga approvato, senza sottoporlo a nessun giudizio? Perché funziona così, se io deposito l'emendamento, ovviamente questo non passa in Commissione e non viene discusso.
Allora è possibile, secondo lei, fare una roba del genere? Perché a oggi è così.
Io posso capire se ci sono modifiche minimali, proposte magari dei gruppi di opposizione che l'unico strumento che hanno è quello dell'emendamento per poter provare a modificare o a impostare la propria visione... e se lei accetta, Presidente, che si faccia una cosa di questo tipo, quindi si facciano maxi modifiche sostanziali a disegni di legge così importanti e lo si faccia con questa naturalezza...
Io ringrazio i sindacati che ci hanno trasmesso una nota e siccome chi ha l'onere di governare questa Regione ha pensato bene di andargli in testa, credo che sia giusto leggere la nota di ieri che dice: "Domani, in occasione della revisione della legge regionale 22/2010, verrà proposto un emendamento all'articolo 64 della medesima norma che, in Commissione consiliare, non è stato discusso. Detto emendamento proviene dalla componente tecnica dell'Amministrazione, la quale sostiene che non si possa che allinearsi alle previsioni dello Stato rispetto al collocamento a riposo del pubblico dipendente. A oggi la nostra legge regionale prevede che al raggiungimento dei contributi massimi il dipendente venga collocato a riposo, mentre le previsioni dello Stato prevedono un collocamento a riposo alla soglia della vecchiaia.
Vi chiederete quali siano le ricadute per i dipendenti del Comparto unico rispetto al fatto di allinearsi alle previsioni dello Stato; ebbene, nel caso di specie, i dipendenti dovrebbero dimettersi e subire un taglio di rilievo del calcolo della pensione su pensioni che non sono certo faraoniche.
L'alternativa è proseguire per ulteriori sei-sette anni ed evitare questo taglio con la fatica che potrebbe comportare lavorare un periodo così importante dopo i sessant'anni e dopo aver lavorato più di 42 anni.
L'alternativa che propongono i sindacati UIL, Conapo e SAVT è quella di mantenere le due previsioni di uscita e di attendere che sulla norma si esprimano le sedi competenti.
Sarebbe una tutela importantissima e soprattutto si tratterebbe di esercitare fino in fondo le nostre competenze. Qualcuno sostiene che non abbiamo competenze previdenziali? Ebbene, trattasi di un maquillage sdoganato ad arte, considerato che collocare a riposo un dipendente non significa costringerlo ad andare in pensione, e laddove decidesse di farlo, scontato il suo diritto all'assegno, è sancito dallo Stato; semplicemente potrebbe proteggere da un calcolo deficitario della pensione che l'accompagnerebbe sino a fine vita.
Vi assicuriamo che l'attenzione ai lavoratori rispetto al punto cui all'ordine del giorno è massima e, rispetto al dibattito che ne seguirà, sarà data la massima divulgazione.
Ecco, per questi motivi riteniamo che quest'intervento sia assolutamente fuori tempo massimo, sia assolutamente ingiustificato e ovviamente non possa trovare il nostro accoglimento.
Ecco perché abbiamo condiviso l'emendamento che chiederà la soppressione di questi emendamenti che voi avete buttato sul tavolo all'ultimo secondo e se non vorrete ascoltarci, ve ne assumerete la piena responsabilità.
Presidente - Consigliere Aggravi, a lei la parola.
Aggravi (RV) - Per un intervento più di natura generale sull'intero disegno di legge e anche un po' sul percorso, poi anticiperò qualcosa sulla contingenza di cui ha appena parlato il collega che mi ha preceduto, o meglio, più che sulla contingenza, sulle novità del pomeriggio di ieri.
Faccio un po' un salto indietro per dare comunque contezza della genesi che c'era stata rispetto all'intervento di modifica normativa della 22.
Nel novembre 2021 era stata presentata una mozione che chiedeva sostanzialmente tre cose, o meglio, la prima domanda chiedeva al Governo di dare corso - con l'ausilio di un soggetto terzo, individuato tra società specializzate del settore - a un'approfondita attività di analisi volta a definire la congruità dell'attuale dimensionamento e organizzazione della struttura dell'Amministrazione regionale ai carichi di lavoro e alle relative necessità programmatiche; all'interno poi delle altre due domande c'era la possibilità di dare attuazione a questo percorso.
Questa mozione di cui ero primo firmatario fu poi ritirata perché nell'ambito della risposta che ricevetti dall'allora Presidente Lavevaz, ci trovammo a concordare, perché in più di uno dei suoi passaggi, in particolare cito il primo, disse: "Io devo dire che sono sostanzialmente in linea e d'accordo con tutto quello che è stato presentato", quindi sostanzialmente con la necessità di fare un'analisi puntuale su quella che era la situazione dell'Amministrazione ed eventualmente procedere con un percorso di modifica, o meglio, all'epoca si parlava ancora di riforma.
Nell'ambito di questa risposta avevamo appreso che era in corso un'attività di analisi con il supporto della SDA Bocconi per andare a fare una serie di valutazioni e, come sempre riportato dalle parole del presidente Lavevaz, si diceva: "Una prima ipotesi di riorganizzazione sarebbe comunque un percorso condiviso, fatto in maniera condivisa con chi la fa" e si prevedeva già sostanzialmente l'anno successivo.
Poi sappiamo che la storia è andata in modo diverso, però possiamo dire che quello è stato in questa consiliatura il primo momento in cui si era parlato sostanzialmente di mettere mano, o comunque di andare a fare una valutazione complessiva sullo stato dell'arte e il futuro dell'Amministrazione regionale.
Oggettivamente, rispetto alle analisi fatte, possiamo dire che è il primo punto, o meglio, questo può rappresentare il primo punto per andare a capire che cosa fare, perché, prima di andare a fare un nuovo disegno, devo capire effettivamente qual è lo stato di un'organizzazione sicuramente complessa come quella regionale.
Ovviamente dopo l'analisi o sulla base dell'analisi... e voglio focalizzare l'attenzione su quella dei carichi di lavoro e del peso delle varie strutture, perché poi da quello deriva anche il dimensionamento e anche l'efficienza produttiva, perché comunque anche la burocrazia ha un suo livello di efficienza produttiva, quello che riguarda il disegno nuovo, cioè faccio un'analisi, capisco come voglio e come è il disegno di quello che vorrei e poi cerco di capire come attuare questo disegno, e, a sua volta, di definire un piano di azione, un cronoprogramma, o comunque la serie d'interventi da fare, quindi diciamo che gli step potevano essere questi.
Perché dico: "Potevano essere questi"? Perché sin dall'inizio, o comunque dalla ripartenza del cambio di guardia della Presidenza, in generale del Governo (anche se c'è stata una sorta di continuità, e questo - lo ricordo - è scritto direttamente nel programma della seconda parte della legislatura) era stata organizzata un'interessantissima audizione in II Commissione proprio per capire che cosa stesse facendo il consulente incaricato, o, meglio, per capire quali erano le evidenze su cui poter lavorare; mi ero permesso di andare a rappresentare - e questo è avvenuto il 17 maggio 2023, quindi saltiamo un paio di anni - mi ero permesso di mettere nero su bianco una serie di osservazioni che derivavano anche da quell'interessantissima audizione che aveva permesso anche un confronto diretto con chi stava seguendo il dossier. All'interno di quell'audizione erano stati affrontati una serie di passaggi, che poi in parte troviamo e in parte non troviamo proprio all'interno dell'articolato che oggi è stato presentato dal relatore, il Presidente della II Commissione.
C'è un passaggio che su cui voglio fare un piccolo inciso, nel senso che riguardava già all'epoca il tema delle deleghe, è vero, è più una materia che riguarda poi l'attuazione, o meglio, l'organizzazione governativa, sappiamo che in gergo le chiamiamo le macrostrutture, le microstrutture, però un passaggio non di poco conto su cui si potevano fare delle analisi era nell'ambito appunto del disegno complessivo, anche di quelle che dovevano essere e che devono essere le strutture che non possono mancare all'interno dell'amministrazione, perché altrimenti il libero arbitrio totale ci potrebbe anche portare un po' in défaillance ogni tanto, faccio sempre lo stesso esempio, lo facevo già all'epoca.
Trovo particolare il fatto che un'organizzazione complessa, come la nostra Amministrazione - che deve fare governance su una miriade, una galassia di società partecipate - non abbia oggi un Dipartimento che si occupa puntualmente di quest'attività.
C'era prima, è stato eliminato, è stato ricondotto all'interno delle Finanze e, a sua volta, della Presidenza, e come ebbi a dire con ironia politica al presidente Testolin: "Lei si è tenuto la cassa" e quindi oltre che la cassa, anche la parte più pesante dal punto di vista della gestione della governance, cosa che, secondo me, non facilita l'efficienza dell'attività di governance e anche di controllo, ma sul controllo tornerò, o meglio, sulla vigilanza, perché in politica il termine "Controllo" non è proprio uguale a quello che è in economia aziendale.
All'interno di questa breve nota che avevo fatto, volevo puntualizzare e ho puntualizzato anche su un altro aspetto, che è quello del particolarismo della nostra realtà. Ho citato le sempre citate funzioni prefettizie, ma all'interno della presentazione anche del disegno di legge da parte del relatore, mi si consenta di citare un passaggio laddove si parla appunto delle funzioni locali, delle funzioni centrali di derivazione del pubblico impiego statale, cito questo come esempio e mi dico: "Ma perché non abbiamo potuto creare un modello nostro e dobbiamo sempre far riferimento al modello statale?", e questo lo possiamo trovare in più di una situazione, così come: perché non abbiamo inserito delle particolari forme organizzative che dovevano essere forse caratterizzanti rispetto a delle deleghe specifiche che noi abbiamo rispetto alle altre Regioni?
È sicuramente una questione anche di migliore efficienza di gestione, ma soprattutto io direi di identità della nostra autonomia speciale, anche in questo passa la nostra autonomia speciale.
Detto questo, c'erano altri fattori di preoccupazione che ritroviamo in realtà all'interno di quest'articolato, anche negli interventi dei colleghi che mi hanno preceduto e anche nella prima parte della relazione. In particolare, cito nuovamente, il rafforzamento del ruolo di sovraordinazione e le funzioni di coordinamento del Segretario generale.
Il Segretario generale diventa una figura estremamente importante, un pivot, un perno, dell'Amministrazione sulla base di questo disegno di legge, con tutta una serie di ricadute non del tutto banali, perché comunque la componente manageriale, la componente di gestione, non soltanto legata alle strutture direttamente collegate o direttamente di dipendenza del Segretario generale, diventerà più che importante, e soprattutto una parte che era già stata oggetto di dibattito in Commissione, che secondo me andrebbe valorizzata proprio per le caratteristiche peculiari che hanno alcuni interventi normativi e alcune procedure, ovvero delle figure trasversali di coordinamento soprattutto dei lavori complessi o delle leggi più complesse.
Si demanda sostanzialmente alla figura, o comunque alle strutture del Segretario generale in termini di coordinamento di tematiche trasversali e favorevoli all'integrazione organizzativa, ma oggettivamente, se devo fare un esempio che viene dall'organizzazione aziendale, servirebbero delle figure di PMO, cioè servirebbero delle figure di coordinamento, soprattutto laddove ci sono degli interventi normativi o procedurali complessi, uno fra tutti: parliamo spesso e volentieri della definizione di testi unici, se non abbiamo una figura che coordina, al di là delle figure singole che possiamo trovare nei vari Dipartimenti, il testo unico chissà quando arriva e chissà come arriva, così come anche eventuali procedure di semplificazione nelle attività burocratiche, e su questo se ne potrebbe parlare: non dobbiamo andare per forza lontano, ma già cercare anche di mutare in parte quello che alcune società partecipate fanno sull'amministrazione non è un esempio sicuramente negativo, anzi, può essere copiato e può essere integrato.
C'è poi tutta una questione ulteriormente complessa che già all'epoca era stata oggetto di attenzione e di discussione. Io sinceramente oggi non so quale potrà essere il livello di pervasività della politica nell'amministrazione o dell'amministrazione nella politica. Mi spiego: questa è un'analisi che potremo fare soltanto successivamente o la farà chi di dovere successivamente, però sicuramente nella politica ci sono dei pesi e dei contrappesi: bisognerà capire se la creazione di determinate aree di concentrazione di responsabilità non possa finire in determinate situazioni per creare una sorta di commistione tra la vision politica e la vision amministrativa.
Adesso l'ho detto in maniera molto souple ma penso che chi di dovere abbia capito: stiamo attenti a non sclerotizzare l'Amministrazione, concentrandoci più che sui ruoli, su singoli soggetti che, comunque, hanno compartecipato alla definizione di questo testo, perché come passano i politici e gli amministratori, prima o poi passano anche i grandi funzionari, e sappiamo benissimo che questo è un problema non di poco conto, perché ovviamente ognuno di noi si porta via il proprio bagaglio esperienziale e anche le proprie skills.
Per quello che riguarda invece il meccanismo dello spoil system, qualcosa è stato fatto, qualcosa è stato inserito, vedo nuovamente, si trova nuovamente una modifica all'articolo 21 con l'elezione a cinque anni rispetto ai tre dell'esperienza dirigenziale richiesta per gli incarichi di primo livello e allineando la durata degli incarichi e la durata in carica dell'organo politico amministrativo, se non erro nel breve periodo era stato oggetto più volte di modifica quest'articolo, speriamo appunto che si possa stabilizzare e capire come poter procedere.
Non vado troppo su un altro tema che è già stato anticipato dalla collega che è intervenuta precedentemente, che sarà sicuramente oggetto poi di analisi in un altro intervento normativo, ma si è persa l'occasione di definire puntualmente - e definitivamente, io direi - e di trovare una soluzione a quella che è spesso rappresentata in sintesi come la dirigenza unica, o l'albo o il registro, quel che è, però la problematica resta, e sappiamo che non è di second'ordine, considerate anche le difficoltà e le complicazioni legate al reclutamento dei Segretari comunali, quindi si poteva fare ordine e finalmente creare una vera riforma per quello che riguarda appunto l'organizzazione dell'apparato pubblico in senso lato, quindi tenendo conto anche appunto degli enti locali.
C'è poi un ulteriore punto che io avevo trovato estremamente interessante nell'audizione del 17 maggio del 2023, ovvero il fatto che si indicava anche la definizione, la volontà, o comunque l'obiettivo di definizione di strutture centrali di pianificazione e controllo strategico.
Qui mi collego al tema del controllo che ho detto prima: una volta all'anno si è tornati da un po' di tempo - ed è una cosa positiva, anche se poi diventa un dialogo quasi a due o comunque molto ristretto - a discutere sul sistema del controllo strategico e anche più di raggiungimento degli obiettivi del controllo di gestione.
Io in più occasioni ho cercato di dare alcuni spunti, come hanno fatto anche altri colleghi sul punto, come hanno anche fatto alcuni funzionari e dirigenti nel tempo, perché comunque, grazie a Dio, parliamo per atti, come dice qualcuno, ogni tanto scriviamo e quindi abbiamo contezza di tutto il lavoro fatto, però oggettivamente è un punto su cui non troviamo granché, non troviamo nulla; in particolare spiace che non ci sia nulla sul controllo interno, nulla su una funzione di audit, che non è l'ennesimo controllo "Chissà che cosa succede"; la struttura di audit, o di controllo interno, o di revisione interna, come la vogliamo chiamare, deve essere vista come una forma di prevenzione, come una forma di garanzia, come una forma di efficientamento dell'Amministrazione.
È vero, c'è qualcuno che ti controlla, ed è noiosa la cosa, lo dico anche da chi è stato o comunque ha avuto degli incarichi di controllo e che spesso non viene ben visto da chi viene controllato, però è quasi un'attività a volte anche di consulenza o di risoluzione dei problemi insieme, soprattutto se la revisione interna è per definizione interna, perché se noi cambiamo il soggetto che fa revisione interna o glielo facciamo fare magari in maniera puntuale solo su un tipo di attività, ovviamente viene meno la sua stessa funzione.
Lo dico perché questo tipo di attività dovrebbe essere vista prima di tutto come una forma di autotutela e di autodifesa dell'Amministrazione, sia in termini degli amministratori che degli stessi dirigenti, funzionari e fino all'ultimo dipendente perché, comunque sia, in tante situazioni può prevenire l'intervento di altri tipi di autorità e, se non erro, siamo tra le poche Regioni in Italia che non abbiano una funzione di audit, ovvero di controllo interno.
Ci fu un tentativo nel 2018 di inserirlo all'interno della struttura organizzativa, non per legge ma appunto tramite macro e micro e poi è sparito tutto in fretta e furia perché o non si sono comprese le sue finalità oppure si è visto come l'ennesima noia che era meglio togliere.
Su questo punto io penso che ci sia da fare un ragionamento in più, anche a fronte di tutta una serie di osservazioni che ogni tanto vengono fatte, come anche sulla valutazione del controllo strategico e del controllo di gestione.
Questo lo dico anche perché può essere anche utile, anzi, può essere molto utile all'Amministrazione e al Governo anche dal punto di vista contabile, perché la generazione dell'avanzo - che poi sarà ed è stata oggetto anche di lunga trattazione e di giusto confronto tra maggioranza e minoranza - forse si può anche prevenire con un controllo di gestione puntuale, a cadenza magari trimestrale, proprio per andare a generare efficienza della spesa, perché altrimenti non si capisce come si generi quest'efficienza di spesa, perché se abbiamo dei capitoli che puntualmente vengono trascinati da un anno all'altro con le stesse poste e poi non si spendono, abbiamo un problema. Cerchiamo di comprendere perché, cerchiamo di farne efficienza. Ne parlo dalla parte contabile perché mi è un po' più facile come rappresentazione di esempio, perché altrimenti sì, è vero, poi arriviamo in avanzo e in qualche modo li spendiamo, però abbiamo perso l'importanza della pianificazione, perché altrimenti si chiama in un altro modo ed eviterei di rappresentarlo in modo più colorito, però sappiamo che laddove non c'è programmazione c'è caos, che spesso non è un caos ordinato.
Anche riguardo alla costruzione, quindi, o alla definizione di strutture di controllo strategico, oppure di gestione e soprattutto di controllo interno, io avrei ben visto il suo inserimento all'interno della legge. Ho anche valutato di fare un emendamento, ma, siccome la falcidia degli emendamenti presentati dalle forze di minoranza è nota, ho evitato di farlo. Vedremo come vanno le cose, non è detto che magari prima della fine della legislatura un'ulteriore proposta di legge possa nascere per dare un poco più di contezza e di contenuti rispetto a quello che ho cercato di rappresentare qui davvero in forma sintetica.
Non torno su quanto già detto dai colleghi per quello che riguarda gli emendamenti presentati ieri: abbiamo sottoscritto appunto i subemendamenti abrogativi; permettetemi una cosa: è vero, non dobbiamo stupirci, è già capitato altre volte, ci siamo anche trovati (non in questa legislatura ma in quella scorsa) degli emendamenti che modificavano quasi totalmente una legge di bilancio, e mi ricordo quello che era successo, quindi sappiamo come va il mondo.
Oggettivamente un emendamento di questo tipo, ma soprattutto l'emendamento 5 - se non erro, quello appunto che tocca l'articolo 64 - soprattutto dal punto di vista della relazione, o meglio, della trattazione, avrebbe avuto e avrebbe meritato una trattazione ben diversa in Commissione, anche con numeri alla mano, perché quello che spesso manca nella definizione di leggi di questo tipo è una relazione d'impatto, perché oggettivamente bisogna capire effettivamente l'impatto che certe scelte possono avere e su questo penso che sia uno dei pochi insegnamenti che la burocrazia europea... e guardo l'assessore Caveri che la conosce bene, sa benissimo che nelle direttive la relazione d'impatto è qualcosa di molto puntuale e si capisce effettivamente quali possono essere gli impatti che vengono determinati poi dal passaggio di un intervento normativo o quant'altro.
Su questo emendamento, dei numeri in più per capire le conseguenze sarebbero stati più che utili, anzi, sarebbero stati essenziali, se non necessari. Riceverlo ieri pomeriggio, oggettivamente, è stato una cosa davvero sgradevole sinceramente, non soltanto per chi ne è interessato, ma penso per tutti i colleghi, non soltanto della minoranza, ma anche della maggioranza, perché è un emendamento che ha delle conseguenze molto particolari e anche molto impattanti su molte persone.
Presidente - Consigliere Marquis, ne ha facoltà.
Marquis (FI) - Anche da parte nostra alcune considerazioni politiche riguardo al disegno di legge 173 che reca "Disposizioni per lo sviluppo organizzativo degli enti del Comparto unico della Valle d'Aosta", in sostanza modifica la legge 22 e va ad abrogare la legge n. 45/95.
Dovrebbe essere questo il punto di arrivo per disciplinare l'aspetto organizzativo, soprattutto dell'ente Regione, a seguito del percorso avviato con l'acquisizione dello studio effettuato da parte della società Bocconi, che rientra nell'iniziativa della riforma della pubblica Amministrazione.
Sicuramente riteniamo che i tempi avrebbero dovuto essere diversi rispetto a questi, di arrivare agli sgoccioli di fine legislatura per proporre quest'iniziativa, un'iniziativa che è stata scaricata in fretta e, a livello di metodo, c'è da evidenziare il fatto, che è già stato sottolineato dai colleghi che sono precedentemente intervenuti, che non è possibile veder scaricare la sera prima della trattazione di un disegno di legge di questa importanza degli emendamenti da parte dello stesso Governo regionale.
Quantomeno questo denota una strana procedura di approccio, perché in genere i disegni di legge si scaricano quando ci sono le condizioni per essere scaricati, quindi il Governo regionale mette a disposizione un atto che intraprende il suo percorso all'interno delle Commissioni consiliari competenti, può anche assorbire il contributo da parte dei soggetti auditi e, qualora ci fossero delle innovazioni da portare, è comprensibile che si possano poi introdurre delle modificazioni.
Devo dire però che mai come in quest'ultimo periodo si è notata un'implementazione di questo approccio, un approccio che non va sicuramente verso l'efficienza e la qualità dell'agire legislativo.
Negli anni non si è mai visto un livello di produzione di emendamenti da parte del Governo sugli stessi disegni di legge proposti come stiamo vedendo in questa legislatura.
Questo, e lo risottolineo, incide pesantemente sulla qualità delle leggi che vengono poi predisposte e approvate.
Quanto al merito, questo disegno di legge sostanzialmente vuole sovraordinare l'organizzazione della macchina regionale attraverso il riconoscimento del ruolo del Segretario regionale e la ricerca di un maggiore coordinamento rispetto a quello consolidato.
Lo sforzo può essere apprezzabile ma, di fatto, traduce quello che oggi veniva gestito con delle delibere di Giunta dentro un provvedimento di natura legislativa, perché anche nell'ambito del PNRR era stato riconosciuto il ruolo di coordinamento al Segretario generale con delle semplici deliberazioni di Giunta.
A questo riguardo possiamo notare, rimanendo sempre sotto il profilo generale di tipo politico, che è stato costituito il Comitato di direzione, un Comitato che viene istituito per avere un maggiore raccordo tra il Segretario generale, che dovrebbe essere il soggetto responsabile dell'attuazione della progettualità, e i dirigenti di primo livello, ovvero i coordinatori.
Sotto questo profilo riteniamo che ci sia ci sia l'esigenza di un coordinamento e, come dicevo poc'anzi, forse questo metodo crea un irrigidimento rispetto a quello che è stato fatto sino a oggi, perché sino a oggi c'erano le occasioni di coordinamento delle tematiche che vengono trattate tramite i vari Assessorati, ma non necessariamente c'era l'obbligo che il coordinamento avvenisse attraverso il Segretario generale.
Oggi viene invece istituito questo principio che, secondo noi, va a irrigidire un po' il funzionamento della macchina amministrativa.
Un'anomalia che vediamo in questo Comitato di direzione è anche la partecipazione di soggetti che non sono sotto il coordinamento del Segretario generale per definizione, anche ai sensi della legge 22, ovvero la funzione del capo Gabinetto e quella dell'avvocato dirigente della Regione, perché nell'organizzazione generale i soggetti sostanzialmente sovraordinati all'agire amministrativo sono tre: il capo Gabinetto della Presidenza, l'avvocato dirigente e il Segretario generale.
Quindi, secondo noi, c'è un'anomalia perché a questo Comitato il capo Gabinetto dovrebbe essere invitato più che essere membro effettivo, perché non è assoggettato al coordinamento del Segretario regionale per definizione, quindi anche una questione di bon ton istituzionale, al di là di una logica organizzativa e funzionale, perché così è ai sensi della legge 22.
Noi immaginavamo che questa proposta fosse una proposta che introducesse anche una maggiore valorizzazione del merito, della meritocrazia, così come sta avvenendo a livello nazionale.
Abbiamo avuto modo, nello scorso fine settimana, di avere in quel di Pila un incontro organizzato dal nostro partito di Forza Italia, al quale ha partecipato il Ministro Zangrillo, Ministro della pubblica amministrazione, incontro dove ha avuto modo di raccontarci quello che sta avvenendo a livello nazionale.
È stato scaricato da poco un disegno di legge che parla di semplificazione e meritocrazia all'interno della pubblica amministrazione.
Avremmo avuto anche piacere che questo tema fosse ricompreso un poco in questo disegno di legge a livello di approccio per quanto riguarda l'assetto dirigenziale, ma anche qui - dal nostro punto di vista - vediamo un appiattimento delle funzioni.
Una volta (una volta vuol dire adesso) c'era la possibilità anche di riconoscere degli incarichi aggiuntivi ai dirigenti, riconoscere una piccola remunerazione per questo tipo di prestazioni che vengono erogate. Oggi queste prestazioni vengono del tutto cancellate, quindi c'è un appiattimento generale e non c'è il riconoscimento, che era il riconoscimento massimo, mi pare che sia in questa fase di circa 5 mila euro annui che si possono mettere a disposizione qualora i dirigenti assumano degli incarichi di natura speciale, che vanno al di fuori dell'ordinarietà della gestione alla quale sono chiamati ad adempiere.
Anche questo lo riteniamo un punto che poteva essere forse trattato in modo differente, perché, a nostro avviso, occorre comunque introdurre anche una maggiore valorizzazione del concetto del merito, così come anche la disciplina che è stata introdotta nell'organizzazione del Gabinetto della Presidenza, che dovrebbe essere, a nostro giudizio, il vero motore, la cinghia di trasmissione, da parte degli indirizzi politici alla macchina amministrativa.
Proprio in questo ambito istituzionale è prevista, ed è sempre stata prevista, da anni, la possibilità di avvalersi di tre collaboratori che, a nostro avviso, dovrebbero essere le figure più importanti, messe a disposizione del Presidente in termini consulenziali per poter definire le azioni politiche in tutti i loro effetti, senza dover prima interfacciarsi con la parte amministrativa che debba poi dare attuazione alle decisioni, e vedere che viene istituita il massimo della remunerazione per questi collaboratori nel 60% di quello che hanno diritto i dirigenti di primo livello, a nostro avviso, costituisce una mortificazione e una presa d'atto già che quel ruolo non è un ruolo che riveste un'importanza adeguata a quello che dovrebbe essere.
Erano previste tre figure non a caso, dovevano essere - si immaginava - una con delle competenze di carattere economico, l'altra giuridico e l'altra a livello organizzativo, non stiamo parlando di segretariati particolari o figure di questo genere, ma di professioni e professionalità che arrivano dall'esterno con un incarico a tempo determinato e quindi, se sono portatori di competenze, avrebbero anche bisogno di riconoscimenti remunerativi all'altezza della situazione.
Sotto questo profilo quindi non si capisce neanche bene quali siano poi i ruoli e le differenziazioni tra Gabinetto e Segretario generale a livello apicale.
Ci sono tutta una serie di trattazioni all'interno di questo disegno di legge sul reclutamento del personale: positivo il fatto che si cerchi di fare prima l'abilitazione di tipo linguistico, queste selezioni, per poi avere la possibilità di entrare solo nel merito nella fase successiva delle selezioni con le peculiarità di tipo particolare, che fanno riferimento poi alla parte dell'assunzione vera e propria.
A livello di mobilità ci sono, e rimangono, le problematiche che ci sono sul tavolo; la materia è sicuramente complessa e sarebbe anche questo un argomento da sviscerare in modo approfondito.
Abbiamo parlato in questi anni sempre dell'importanza e della difficoltà ad avere dati: la conoscenza è la base per agire in modo efficiente a livello amministrativo e si è sempre detto che dobbiamo potenziare l'ufficio statistico per avere una maggiore consapevolezza, vediamo invece che non è così in questo disegno di legge.
Ci sono quindi tutta una serie di situazioni che non ci danno chiarezza per quel che riguarda la vera applicazione dei principi che erano stati illustrati nel 2023, quando è stato presentato lo studio da parte della Bocconi.
Ci sembra anche che ci sia una scarsa apertura alle dirigenze esterne, cioè noi vediamo questa possibilità come un arricchimento per la pubblica amministrazione, chi arriva dal mondo esterno può essere portatore di valori nuovi, di valori che non sono a disposizione della pubblica amministrazione, sino a qualche anno fa, quando si parlava di riforme della pubblica amministrazione, ricorderete la riforma Bassanini, era tutto fondato sulla trasparenza, sul riuscire a garantire le prestazioni.
Oggi la riforma della pubblica amministrazione vuole avvicinare la pubblica amministrazione al mondo del privato, a considerare la risorsa umana che presta la sua professionalità come una risorsa funzionale all'erogazione di un servizio, una risorsa che deve essere qualificata, che deve essere formata e che quindi ha bisogno di avere anche la possibilità di un continuo percorso evolutivo a livello di formazione.
Qui in Valle d'Aosta è ancora basso questo livello di formazione, questa disponibilità, anche in termini di ore, di risorse che si mettono a disposizione per una maggiore qualificazione del personale. É un tema che invece viene molto spinto a livello nazionale, ne sentiamo parlare tutti i giorni, così come per la semplificazione.
Ci è stato detto dal ministro Zangrillo che entro la fine della legislatura verranno semplificate 600 procedure, oggi ne sono state già semplificate più di 300, per cui così, se facessimo la stessa domanda, non so quale sarebbe la risposta.
Io credo che in questa legislatura non ci siano delle semplificazioni, o per lo meno noi non ne siamo a conoscenza, non è mai stata data comunicazione in Consiglio regionale da parte del Governo regionale: "Abbiamo semplificato dieci o quindici procedure relative a delle iniziative legislative".
Il nostro giudizio quindi su questo disegno di legge è un giudizio che non ci lascia ben sperare che trattasi di una riforma della pubblica amministrazione. Sicuramente tramite quest'articolato non riusciamo a vedere i presupposti per ridurre l'avanzo di amministrazione da 400 milioni o poco meno che si materializzerà quest'anno per ricondurlo a dei numeri che siano accettabili.
Crediamo che una riforma della pubblica amministrazione sia qualcosa di più, qualcosa di più approfondito, qualcosa che porti a dei comportamenti innovativi, che siano coraggiosi.
Sono cose che non avvertiamo da quest'articolato, ci sembra piuttosto un discorso di adeguamento autoreferenziale, fatto a sei mesi dalle prossime elezioni regionali.
Presidente - Consigliera Foudraz, in ragione dell'ora, pensavo di sospendere per arieggiare i locali e, come deciso ieri, di convocare la Conferenza Capigruppo, pertanto chiedo ai Consiglieri Capigruppo di vederci nella sala adiacente, la sala Lussu. Il Consiglio è sospeso.
La seduta è sospesa dalle ore 10:54 alle ore 1:18.
Bertin (Presidente) - Riprendiamo dopo la pausa. Si era prenotata la consigliera Foudraz a cui passo la parola.
Foudraz (LEGA VDA) - Il disegno di legge in questione interviene appunto, come è già stato anticipato da coloro che mi hanno preceduta, con modificazioni alla legge regionale 22/2010, concernente: "Disciplina dell'organizzazione dell'Amministrazione regionale e degli enti del Comparto unico della Valle d'Aosta in materia di personale".
Un disegno di legge che, però e purtroppo, presenta delle criticità e arriva in aula praticamente a fine legislatura, lo definirei anche un provvedimento normativo molto discrezionale.
Diverse sono le criticità emerse anche durante le varie audizioni avvenute in Commissione consiliare, espresse da parte delle organizzazioni sindacali - a eccezione di un sindacato che si era detto favorevole alle modifiche intervenute con questo disegno di legge - ma anche da altri rappresentanti di diverse categorie interessate dal provvedimento, che hanno rilevato una totale mancanza di coinvolgimento nella stesura della norma in questione.
Vediamo quali sono alcune delle criticità che sono state riscontrate:
il conferimento di ampio potere al Segretario generale potrebbe andare a sminuire il ruolo, le competenze e le autonomie dirigenziali dei dirigenti di primo livello;
l'innalzamento del numero dei dipendenti che possono essere assegnati temporaneamente presso le segreterie degli Assessori regionali, con conseguente innalzamento della spesa di parte corrente a carico del bilancio regionale; non viene affrontata la problematica che concerne il personale amministrativo impiegato presso le istituzioni scolastiche: sappiamo bene dell'esistenza di difficoltà nel reperimento dello stesso e, soprattutto, anche una difficoltà nel mantenimento di queste figure all'interno del mondo della scuola, che spesso utilizzano l'istituto della mobilità verso altre strutture dell'Amministrazione regionale, poiché probabilmente gli uffici dell'istituzione scolastica sono poco attrattivi; a tal proposito è emersa l'esigenza di valutare la possibilità di effettuare dei concorsi ad hoc per la copertura di questi profili professionali all'interno delle segreterie scolastiche, rivalutando le competenze di coloro che operano nelle segreterie scolastiche, poiché questo non è più un lavoro solo di sportello;
Le difficoltà nell'avvicendamento del personale uscente e di quello entrante del Comparto unico, dove non si riesce praticamente mai a garantire una minima sovrapposizione e il conseguente passaggio di consegne e competenze, che creano quindi un rallentamento al lavoro della macchina amministrativa;
la disparità di trattamento per quello che concerne la possibilità di fruire dell'istituto della mobilità, del distacco, tra dipendenti appartenenti a enti che svolgono le medesime funzioni ma con grandezze differenti sotto il profilo numerico del personale in servizio. Questa criticità, nell'ottenimento dell'assenso alla mobilità dell'ente di appartenenza, laddove richiesto, verso l'ente di destinazione, è un vincolo che il più delle volte non consente effettivamente al personale di accedere a questi istituti;
la problematica in merito al comando del personale per contingenti carenze di organico, dove il personale può essere comandato d'ufficio, per un periodo massimo di due anni, presso l'ente che si trova in temporanea carenza di organico, in sedi collocate a distanza non superiore a 50 km, dove purtroppo non si tiene conto della morfologia del territorio della nostra regione, ma si applica tout court una norma nazionale che non si presta così agevolmente alla realtà valdostana.
Per quanto riguarda gli emendamenti che sono arrivati via mail ieri pomeriggio, e mi riferisco agli emendamenti 3, 4 e 5, che modificano gli articoli 64 e 65 della legge regionale 22/2010 - di cui non starò di nuovo a ripetere il contenuto perché è già stato ampiamente anticipato dai colleghi che mi hanno preceduta, quindi non vorrei essere ridondante - mi chiedo e ci chiediamo: è stato richiesto un parere ai competenti uffici dell'INPS in merito all'applicabilità di questi emendamenti?
A tal riguardo abbiamo quindi depositato poco fa un ordine del giorno che va appunto nella direzione di richiedere un parere all'INPS in merito a questa questione.
Abbiamo anche presentato, come gruppo Lega, alcuni emendamenti al disegno di legge che verranno illustrati successivamente quando analizzeremo l'articolato.
Presidente - Ci sono altri interventi? Non vedo richieste d'intervento, se non si si aggiungono richieste, chiudo la discussione generale. La discussione generale è chiusa. Apriamo la fase di replica, per il Governo replica il Presidente della Regione.
Testolin (UV) - Un disegno di legge approdato in Commissione e approvato dalla Giunta nel mese di dicembre, che ha avuto un iter partecipato, non altrettanto partecipata, direi, la discussione di oggi che è stata, se vogliamo, per certi versi anticipata da alcuni comunicati stampa dei giorni scorsi, dove si evidenziavano alcuni aspetti che non tengono particolarmente conto di quelle che sono invece delle necessità di un disegno di legge che non è solo dell'Amministrazione regionale, ma è degli enti pubblici in generale, quindi dove si focalizzano le attenzioni anche degli enti locali, del territorio, si focalizzano i bisogni di attenzione di quelle realtà più circoscritte che meritano comunque la possibilità di essere attrattive anche dal punto di vista delle maestranze che poi devono garantire i servizi alla popolazione.
Un disegno di legge sul quale - diciamo un po' come un disco che si ripete - sono state evidenziate alcune situazioni, dove invece c'è una sorta di ricerca delle linee guida che possano garantire un coordinamento all'interno della struttura amministrativa, un coordinamento e una messa in rete da parte del Segretariato generale che deve svolgere un po' la funzione di pivot all'interno dei dirigenti di primo livello che saranno individuati, in un contesto che è molto serio e che si va a sviluppare come un'opportunità di attivazione di uno spoil system che è anche sinonimo di presa in carico dei problemi, di responsabilizzazione da parte di chi sceglie e di chi è scelto per cercare di dare le risposte coerenti all'interno di un percorso politico-amministrativo, che dura 5 anni e che evidentemente deve rispondere anche a delle linee e a degli indirizzi politici che possano dare contezza del grado di raggiungimento degli stessi.
Ci sono poi state delle valutazioni che denotano, secondo me, o una scarsa voglia di interpretare le norme o la acquisita volontà di creare qualche perplessità gratuita - come sovente succede e come resta nel ruolo delle parti - nell'ipotizzare che l'eliminazione del posto fiduciario del capo dell'Osservatorio economico sociale voglia voler significare tout court depennare la possibilità da parte dell'Amministrazione di avere un punto di riferimento chiaro e preciso.
Questo rientra in un disegno un po' più ampio dove questo tipo di attività verrà svolta non da un fiduciario, anche perché è un ruolo estremamente tecnico, e verrà inserito all'interno dell'organizzazione generale della Regione, e questo permetterà di razionalizzare anche il numero dei dirigenti che è funzionale al fatto poi di creare dei presupposti di remunerazione che siano adeguati alle caratteristiche e alle attività che la dirigenza dovrà svolgere all'interno di questa rimodulazione del sistema organizzativo della Regione.
La qualifica unica della dirigenza permetterà di avere un percorso agevolato all'interno delle modalità di accesso nel contesto dirigenziale, garantendo una riserva del 30% all'interno dell'ente che deve, può e dovrà essere di stimolo ai nostri funzionari che abbiano la voglia di progredire in un percorso all'interno dell'Amministrazione pubblica, dandogli delle opportunità di crescita all'interno della stessa.
Altri aspetti toccano poi l'acquisizione della lingua francese che è stata riorganizzata cercando di andare verso quell'ottica - che è stata molte volte sollecitata all'interno di quest'aula - di semplificazione dei processi, di snellimento delle procedure, di alleggerimento degli oneri all'interno di un contesto regionale che, molte volte, viene tacciato di lungaggini, e ne approfitto anche per sottolineare come all'interno delle procedure amministrative si sia cercato di trovare anche delle situazioni che possano permettere di dare delle risposte più puntuali e più immediate all'utenza e principalmente ai cittadini.
Questi meccanismi consentiranno di avere la possibilità di acquisizione della lingua francese con delle sessioni dedicate trimestralmente, che permetteranno di alleggerire quelli che saranno i carichi da assumersi durante il percorso valutativo dei bandi di assunzione.
Le modalità d'intercomparto per la mobilità sono state al centro dell'attenzione, declinando gli aspetti, se vogliamo dire, meno favorevoli al dipendente.
Penso che una qualsiasi norma debba tener ben presente da un lato le esigenze di funzionamento di una macchina complessa come quella dell'Amministrazione regionale, quella delle Amministrazioni comunali e dei servizi che l'Amministrazione pubblica deve avere sul territorio e, dall'altra, deve tenere evidentemente ben presenti i bisogni e le necessità dei cittadini.
Questi due aspetti devono trovare un loro equilibrio all'interno della possibilità di garantire da un lato, anche alle Amministrazioni comunali più disagiate da un punto di vista della loro localizzazione geografica, di poter vedere coperti i posti all'interno del loro organico, anche laddove non ci sia una richiesta specifica, anche attraverso dei trasferimenti che siano compatibili con la presenza, in un contesto di collaborazione reciproca, di dipendenti che possano, per un certo periodo, dare questa copertura organizzativa a queste associazioni.
Dall'altro si è cercato di mediare tra i desideri delle organizzazioni sindacali che vorrebbero avere la possibilità di trasferimenti non subordinati a una verifica da parte dell'ente, con quelle che invece sono le necessità degli enti di avere certezze e garanzia che il personale al loro servizio possa continuare a svolgere all'interno del contesto lavorativo un ruolo importante.
Questi aspetti trovano un loro equilibrio in iniziative che hanno il loro percorso all'interno della norma e che vogliono cercare di garantire alle nostre strutture di essere in grado di dare quelle risposte che poi, in definitiva, i cittadini si aspettano.
Vi è poi una ristrutturazione e una rimodulazione anche delle aree di contrattazione. A questo proposito erano state individuate, come aree di contrattazione specifiche, quelle della Polizia locale, e per questo ringrazio comunque i rappresentanti di Rassemblement che hanno voluto discutere assieme la loro proposta normativa rispetto alla Polizia locale, andando anche a capire quali fossero le necessità, anche qui di base, che hanno portato a identificare in questo percorso un punto di equilibrio tra le giuste necessità da parte di chi svolge all'interno della pubblica Amministrazione delle attività specifiche che rimangono da contestualizzare all'interno del Comparto unico e dall'altra le esigenze di garantire un riconoscimento a quelle che sono appunto queste caratteristiche specifiche.
All'interno di questo percorso, oltre al personale sociosanitario, l'emendamento che abbiamo presentato - in seguito a tutta una serie di analisi di valutazioni, che ci hanno portato in ultimo a inserire anche il personale di Protezione civile all'interno di questo contesto - sono delle valutazioni che sono state condivise anche all'interno della realtà di Protezione civile, dove si pensava in un primo momento, ma poi sarà oggetto della presentazione dell'emendamento stesso, di poter risolvere alcuni aspetti da un punto di vista squisitamente contrattuale, ma che poi forse è più opportuno ed efficace inserire all'interno della contrattazione specifica all'interno di una sezione.
Questi sono gli elementi che vogliono caratterizzare un cambiamento che chiamarlo epocale non è corretto, ma è un cambiamento che deve poter mettere l'Amministrazione regionale e le Amministrazioni in generale nelle condizioni di poter fare delle scelte coerenti all'interno della propria organizzazione che possano permettere un'assunzione di responsabilità sui procedimenti da sviluppare e da svolgere, per poi rimettere a un giudizio complessivo alla scadenza del periodo di confronto, che possa essere qualcosa di misurabile anche da un punto di vista dell'efficacia del sistema.
Lascerei e rimanderei invece le osservazioni sugli emendamenti alla presentazione degli stessi nel momento in cui ci sarà la disamina dell'articolato per anticipare i percorsi e le istanze che sono state alla base della presentazione di questi stessi emendamenti e che, qualche volta, vengono banalizzate, perché credo che la necessità di approfondimenti che si sono sviluppati e che poi presenteremo, giustifichino appieno le risultanze degli emendamenti che sono stati proposti e daranno contezza dei contesti, anche normativi, all'interno dei quali ci si è mossi e ci si è avvicinati per degli approfondimenti che dessero contezza poi delle scelte da assumere