Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 4451 del 27 febbraio 2025 - Resoconto

OGGETTO N. 4451/XVI - Discussione generale congiunta sulla PL n. 58: "Modificazioni alla legge regionale 12 gennaio 1993, n. 3 (Norme per l'elezione del Consiglio regionale della Valle d'Aosta). Abrogazione della legge regionale 7 agosto 2007, n. 21", sulla P.L. n. 115: "Nuove disposizioni in materia di elezione del Consiglio regionale e del Presidente della Regione. Modificazioni alla legge regionale 12 gennaio 1993, n. 3", sulla P.L. n. 118: "Nuove disposizioni in materia di elezione del Consiglio regionale e del Presidente della Regione, di funzionamento della forma di governo e di cause ostative all'assunzione e all'espletamento della carica di Consigliere regionale, ai sensi dell'articolo 15, secondo comma, dello Statuto speciale. Modificazioni alle leggi regionali 12 gennaio 1993, n. 3, 7 agosto 2007, n. 20, e 7 agosto 2007, n. 21" e sulla PL n. 161: "Nuove disposizioni in materia di elezione del Consiglio regionale, del Presidente della Regione e degli Assessori, ai sensi dell'articolo 15, secondo comma, dello Statuto speciale. Sistema proporzionale con misure in favore dei gruppi di liste e introduzione dell'elezione per appello nominale del Governo regionale. Modificazioni alle leggi regionali 12 gennaio 1993, n. 3, 7 agosto 2007, n. 21, e 7 agosto 2007, n. 20".

Bertin (Presidente) - Riprendiamo dopo la pausa. All'ordine del giorno ci sono ora le proposte di modifica alla legge elettorale, vale a dire i punti 7, 8, 9 e 10. Come convenuto nella Conferenza dei Capigruppo, i punti saranno affrontati congiuntamente in un'unica discussione generale dopo le singole presentazioni e si voterà poi ogni singola proposta elettorale alla fine della discussione generale. I punti 7, 8, 9 e 10 non stiamo a leggerli perché sono tutti uguali, per cui non leggiamo il titolo, tanto è lo stesso.

Ha chiesto la parola la consigliera Minelli, che è la relatrice della proposta n. 58, ne ha facoltà.

Minelli (PCP) - La presente proposta di legge è stata depositata presso la Presidenza del Consiglio Valle dalle Consigliere di PCP il 26 aprile del 2022, vale a dire ampiamente nella prima parte della XVI legislatura, in totale coerenza con il programma della lista Progetto Civico Progressista e con una tempistica adeguata ad affrontare i lavori di Commissione al fine di addivenire a una globale e incisiva riforma dell'attuale sistema per l'elezione del Consiglio regionale. Tale obiettivo costituiva peraltro anche il primo punto del programma di legislatura del Governo Lavevaz e della maggioranza che lo aveva sostenuto, inoltre compariva nei programmi elettorali delle liste presenti alla tornata elettorale del 2020. La proposta di legge e il suo impianto intendono dunque rispondere alla necessità per noi imprescindibile, ma dichiarata anche da vari gruppi e forze politiche, di intervenire per favorire stabilità nell'azione di governo.

Nella legislatura 2013-2018 in Consiglio regionale si sono avvicendate ben sei diverse maggioranze, la legislatura 2018-2020 ha visto un avvicendamento di due maggioranze nei primi otto mesi e si è conclusa prematuramente all'inizio del 2020, con lo scioglimento anticipato del Consiglio. Questa legislatura è stata fin qui caratterizzata da due Giunte, due Presidenti e modifiche nella maggioranza a loro sostegno. La situazione di crisi e di incertezza che si è determinata negli anni passati in Valle d'Aosta ha comportato pesanti ricadute negative sull'attività amministrativa, troppo spesso non è stata rispettata la volontà degli elettori a cui ci si è presentati al momento del voto con orientamenti, contenuti e alleanze, che sono stati poi stravolti nel corso delle legislature. Anche in quella attuale, come dicevo, abbiamo assistito a un cambio di rotta, oltre che di nocchiero, vale a dire a un cambio di programma, con pesanti differenze rispetto a quello presentato ai cittadini subito dopo le elezioni del 2020 e a un nuovo Presidente e a una nuova Giunta.

L'attuale sistema, inoltre, non garantisce, come previsto dalla Costituzione e dallo Statuto speciale una presenza e un ruolo paritario fra uomini e donne. La sproporzione è evidente: oggi in Consiglio regionale ci sono solo 3 donne e 32 uomini. Non è neppure prevista la presenza in Giunta di entrambi i generi e questa è l'altra necessità per noi imprescindibile: prevedere la doppia preferenza di genere come è nei sistemi di tutte le Regioni italiane, tranne la Sicilia, il Friuli Venezia Giulia e ovviamente la nostra Regione.

Infine, l'attuale sistema non è neppure democratico perché, con uno sbarramento al 5,7% per accedere alla ripartizione dei seggi e l'obbligo di raccogliere ben 900 firme per una lista non rappresentata in Consiglio, si comprime la partecipazione di forze nuove e con l'esclusione dall'elettorato passivo dei diciottenni si penalizzano i giovani.

La proposta di legge di riforma, perché questo è, contiene i seguenti punti essenziali: elezione diretta del Presidente della Regione e contestualmente della maggioranza a lui collegata. Diventa Presidente il candidato che ottiene più voti e almeno il 40% dei voti validi. Se nessuno raggiunge tale soglia, si va a un ballottaggio fra i due candidati che hanno avuto più voti. La lista o coalizione che elegge il Presidente al primo o secondo turno ottiene almeno 21 seggi. In ogni caso alla lista o coalizione vincente vanno un massimo di 24 seggi, 11 sono riservati alle minoranze a loro garanzia.

È possibile la presentazione di mozione di sfiducia nei confronti del Presidente, la sua approvazione comporta la decadenza del Presidente stesso, lo scioglimento del Consiglio e nuove elezioni. Una persona che ricopre per due legislature la carica di Presidente non si può ricandidare neppure come Consigliere, attualmente c'è un limite per i Consiglieri, lo sappiamo, di tre legislature.

La Giunta è composta da un massimo di un Presidente e sei Assessori, attualmente non ci sono limiti. La soglia di sbarramento per l'accesso ai seggi di ogni lista è fissata al 4% (ora è al 5,7%) e questa storia di sbarramento fissata al 4 sta all'interno di un meccanismo di altro tipo, ma proprio come elemento di contrappeso.

Il numero minimo di firme per presentare una lista è fissato in 300, oggi, come dicevo, ne sono richieste 900. È prevista la doppia preferenza di genere, senza ambiguità.

Nelle liste di candidati ogni genere non può essere rappresentato in misura inferiore al 40%, oggi sappiamo che è previsto il 35%.

È inoltre previsto l'obbligo della presenza di entrambi i generi in Giunta e, quando parlo di entrambi i generi, non parlo di una donna in Giunta, ma parlo di presenza delle donne in Giunta, oggi non c'è l'obbligo.

L'elettorato passivo è esteso ai diciottenni, oggi bisogna avere 21 anni.

Lo spoglio delle schede avviene con il sistema centralizzato.

Questi sono gli elementi e i punti salienti della proposta di legge.

È evidente che si tratta di una proposta di legge di riforma organica, che interviene su vari aspetti di primaria importanza, per un cambiamento significativo del nostro sistema elettorale; una proposta su cui, lo ricordo, è stata presentata, a suo tempo, nel 2022, una richiesta di referendum consultivo sottoscritta da 3.363 elettori, una proposta che è stata respinta dal Consiglio Valle nel gennaio 2023, una sottoscrizione a dimostrazione dell'interesse della comunità valdostana per la tematica, un interesse che non ha allora ricevuto e non riceverà risposte adeguate.

Presidente - La relazione della proposta di legge n. 58 è stata illustrata. Passiamo alla seguente, punto n. 8, proposta di legge n. 115. Il relatore è il consigliere Lavevaz, a cui passo la parola.

Lavevaz (UV) - La proposta di legge regionale n. 115 presentata dai Consiglieri dei gruppi di Union Valdôtaine e Alliance Valdôtaine, oggi tutti facenti parte del gruppo dell'Union Valdôtaine, mirava ad apportare modifiche puntuali e circoscritte all'impianto normativo esistente in materia di elezione del Consiglio regionale, con un intervento limitato ai soli profili che, almeno potenzialmente, apparivano favorire l'instabilità che ha caratterizzato gli ultimi decenni di vita democratica della nostra Regione.

La visione di riforma elettorale contenuta nella proposta di legge elettorale n. 115 prevedeva inizialmente diversi interventi normativi volti a trovare delle risposte al persistente problema dell'instabilità dei Governi e delle maggioranze della nostra Regione. In particolare all'articolo 50, comma 1, si proponeva di aggiungere la lettera abis), dove si prevede che la cifra elettorale di ciascun gruppo che ha presentato un programma elettorale comune sia data dalla somma di tutte le cifre elettorali delle liste facenti parte del gruppo, ivi comprese quelle che non hanno raggiunto il quoziente naturale (i cui voti, dunque, non vengono "persi"). La soglia minima per partecipare alla ripartizione dei seggi rimane in ogni caso il doppio del quoziente naturale. Tale meccanismo mirava a stimolare il coordinamento tra liste più ampio possibile, evitando al contempo la dispersione dei voti ottenuti da liste appartenenti a una coalizione che individualmente non abbiano superato la soglia per l'attribuzione dei seggi alle liste. Allo stesso tempo la proposta mirava a rinsaldare il vincolo tra liste appartenenti alla medesima coalizione e tra coalizione ed elettorato, attraverso la modifica dell'articolo 4bis, cui viene aggiunto un comma in cui si stabilisce che il programma elettorale impegna la responsabilità politica dei sottoscrittori.

Si proponeva inoltre di introdurre l'obbligo di indicare nel programma elettorale, a pena di esclusione, i criteri che la lista o il gruppo di liste considerava rilevanti al fine della scelta del Presidente della Regione dopo lo svolgimento delle elezioni. Restava in ogni caso immutata la disciplina dell'elezione del Presidente della Regione.

Sempre nell'ottica di garantire stabilità agli Esecutivi regionali e di favorire le coalizioni di liste, la proposta introduceva un doppio premio di maggioranza. Tale meccanismo, per un verso, non sacrifica le esigenze di rappresentatività, giacché lega il riconoscimento del "primo" premio a una soglia (quella del 40% con attribuzione di 20 seggi) senz'altro consistente e ragionevole; per l'altro mirava a conciliare quell'esigenza con la necessità di stabilità del Governo regionale, pur senza rovesciare radicalmente l'impianto proporzionale della legge elettorale vigente. Il "secondo" premio, ancorato al raggiungimento del 45% dei voti validi, consentiva invece di ottenere 22 seggi. Tale misura, ancorché superiore, appariva idonea a garantire un'adeguata stabilità all'Esecutivo regionale, senza però frustrare le prerogative delle opposizioni, atteso che la misura dei seggi garantiti è comunque inferiore ai due terzi del totale e dunque non incide nel funzionamento dei meccanismi garantisti che lo Statuto attiva quando contempla maggioranze qualificate.

Purtroppo su questi aspetti, fondamentali per poter considerare questa proposta di legge una riforma di legge elettorale, non si sono trovate convergenze oltre al gruppo proponente e quindi sono state emendate già in Commissione consiliare.

Già nella proposta iniziale, tuttavia, all'esigenza di assicurare stabilità agli Esecutivi regionali si accompagnava quella, altrettanto stringente, di favorire una più ampia presenza del genere meno rappresentato all'interno del Consiglio regionale, aspetto che ha trovato una convergenza all'interno della maggioranza attuale. Su questo aspetto, dunque, la presente proposta di legge interviene, seppur con leggere modifiche rispetto alla proposta iniziale della proposta di legge 115, senza stravolgere il vigente impianto normativo di base, al fine di garantire in termini effettivi quanto imposto dall'articolo 15, comma 2 dello Statuto, e dagli articoli 51 e 117, comma 7, della Costituzione, senza tuttavia sacrificare la libera espressione di voto. Nello specifico si va a modificare l'articolo 7 della legge regionale 12 gennaio 1993 n. 3, introducendo la possibilità di esprimere fino a tre preferenze, con l'aggiunta che, nel caso di espressione di tre preferenze, almeno una deve riguardare candidati di genere diverso, pena l'annullamento dell'ultima preferenza. Questa formulazione riprende quanto già previsto nella formulazione attualmente in vigore della legge regionale 9 febbraio 1995, n. 4, per l'elezione dei Consigli comunali della nostra Regione, garantendo quindi uniformità nelle procedure e chiarezza per l'elettore, un aspetto non secondario, in particolare nel caso di concomitanza delle elezioni, come sarà nel prossimo autunno, come abbiamo approvato ieri.

Inoltre va evidenziato che l'applicazione di questo dispositivo normativo nei nostri Comuni nelle ultime tornate elettorali, come in ultimo evidenziato anche in una recente relazione della Consulta regionale per le pari opportunità, ha permesso comunque un deciso miglioramento dell'equilibrio tra i generi all'interno dei Consigli. Un primo passo, non la soluzione definitiva di un problema che nel nostro Paese in particolare richiede probabilmente un cambiamento culturale di fondo.

Concludo ringraziando gli uffici del Legislativo del Consiglio regionale, tutti gli uffici che hanno collaborato con noi alla redazione del testo di legge e anche degli emendamenti.

Ovviamente la mia è una relazione ahimè sintetica della nostra proposta di legge, le mie considerazioni più politiche le farò all'interno della discussione generale.

Presidente - Passiamo ora al punto n. 9 all'ordine del giorno, vale a dire la proposta di legge 118. Il relatore è il consigliere Sammaritani, che si è prenotato e a cui passo la parola.

Sammaritani (LEGA VDA) - L'attuale legislazione elettorale regionale è il risultato di diversi interventi legislativi che sono andati stratificandosi nel corso degli ultimi trent'anni, producendo una disciplina ridondante, a tratti contraddittoria e priva di un disegno unitario. Lo scopo di questa proposta di legge è riportare a coerenza il sistema elettorale valdostano e il correlato funzionamento della forma di governo, così come disegnato dalla legge statutaria.

Al fine di rendere più trasparente il procedimento di elezione da parte del Consiglio Valle, la presente proposta di legge stabilisce che il gruppo consiliare che abbia ricevuto il maggior numero di seggi, entro il giorno precedente la prima riunione del nuovo Consiglio, indichi il candidato capolista della propria lista come candidato alla Presidenza secondo un modello analogo a quanto previsto anche dalla disciplina transitoria della legge costituzionale n. 1/1999. Sarà quindi questo gruppo consiliare, attraverso il proprio candidato, a esercitare per primo il potere di eleggere il Presidente della Regione. Se il capolista non fosse tra i Consiglieri eletti, il medesimo gruppo indicherà un altro candidato, non necessariamente eletto nelle proprie liste, secondo le medesime modalità procedimentali. In tal modo la proposta bilancia la necessità di tenere in maggior considerazione la volontà degli elettori con il potere statutario del Consiglio, in primis del gruppo consiliare di maggioranza relativa, di scegliere un candidato alla Presidenza.

Da ultimo la proposta di legge interviene abrogando la mozione di sfiducia costruttiva quale istituto necessario così come introdotto nel 2007. A questo punto, pertanto, in caso di voto favorevole su una mozione di sfiducia del Presidente, conseguirà lo scioglimento del Consiglio, come previsto dall'articolo 126, comma terzo, della Costituzione e dall'articolo 15 del nostro Statuto regionale, analogamente all'ipotesi di elezione a suffragio universale e diretto del Presidente.

Per quanto concerne l'elezione del Consiglio Valle, la proposta individua alcuni dispositivi idonei a contrastare la frammentazione elettorale. Il correttivo più significativo è quello che interviene sul meccanismo di ripartizione dei seggi. L'individuazione della soglia di sbarramento viene modificata e fissata direttamente al 4% dei voti validi per ciascuna lista, allo stesso tempo la proposta introduce alcune disposizioni a favore per i gruppi di liste. Accedono al riparto dei seggi solo i gruppi di liste che abbiano ottenuto almeno il 9% dei voti validi e comprendano almeno una lista che abbia raggiunto il 4% dei voti validi. Al loro interno partecipano al riparto dei seggi anche le liste che abbiano ottenuto almeno il 3% dei voti, dunque le liste del gruppo che non abbiano raggiunto nemmeno quest'ultima soglia non partecipano alla ripartizione dei seggi, ma consentono comunque al gruppo corrispondente di aumentare la propria dote di seggi. Un questo modo questa nuova legge enfatizza la necessità di non disperdere del tutto gli sforzi elettorali compiuti dalle liste minori, purché esse abbiano preventivamente scelto di far parte di una coalizione. Infine vengono previsti due premi di maggioranza con quorum differenziati: il primo scatta nell'ipotesi in cui una lista o un gruppo di liste raggiunga il 35% dei voti validi e assegna a questa lista 19 seggi; il secondo scatta nell'ipotesi in cui una lista o un gruppo di liste raggiungano il 40% dei voti validi e assegna tale lista o a tale gruppo di liste 21 seggi. Questi criteri, questi numeri non sono casuali, ma sono correlati all'orientamento della Corte costituzionale nelle sue ultime pronunce, quindi da definire attuali. Nel caso di gruppi di liste, come prima indicato, le liste collegate che non raggiungono la soglia di sbarramento contribuiscono comunque al raggiungimento del quorum. Abbiamo anche ridotto il numero minimo di firme necessarie per la presentazione di una lista nuova rispetto a quelle che abbiano già avuto rappresentanza in Consiglio Valle nella legislatura precedente e allo stesso tempo si prevede che le liste corrispondenti a gruppi parlamentari della Camera dei Deputati o del Senato della Repubblica, escluso il Gruppo Misto naturalmente, siano esonerate dalla raccolta delle firme.

La proposta poi modifica anche il numero delle preferenze, introducendo la libertà dell'elettore di esprimerne fino a un massimo di cinque, ampliando così il diritto del cittadino di scegliere i propri rappresentanti.

Infine, la proposta interviene anche sulla razionalizzazione delle cause di ineleggibilità e incompatibilità, in particolare segnaliamo il superamento della disciplina, di dubbia costituzionalità peraltro, attualmente prevista per il Difensore civico, anche qui siamo nel tema che affrontavamo già ieri, abbiamo delle norme che chiaramente sono vecchie, ma che probabilmente non sono più in linea con l'orientamento costituzionale, nonché quella che interessa il Direttore generale, il Direttore amministrativo o il Direttore sanitario dell'Azienda regionale USL Valle d'Aosta. Queste situazioni con questa legge sarebbero inserite fra le cause di ineleggibilità, la cui rimozione è possibile solo entro sei mesi dalla scadenza naturale della legislatura, ma si esclude, da un lato, la sussistenza di una causa di ineleggibilità per i Difensori civici non più in carica e, dall'altro, che il Direttore generale, il Direttore amministrativo e il Direttore sanitario, qualora non eletti, non possano esercitare funzioni in detta Azienda per cinque anni. Tra le cause di incompatibilità è stata mantenuta quella prevista per Consiglieri e Assessori comunali solo ove esercitano le proprie funzioni in Comuni con popolazione superiore ai mille abitanti. Si consente così ad Assessori e Consiglieri dei Comuni minori il cumulo delle cariche, senza perciò violare i principi generali dell'ordinamento, così come del resto è già chiarito dalla giurisprudenza della Corte costituzionale, quindi anche questa è una disciplina che va in conformità all'orientamento della Corte costituzionale. Infine, si abbassa a 250 mila euro la soglia di entrate o di ricavi a partire dalla quale i soggetti nominati o designati dalla Regione negli organi di enti, in particolare del terzo settore, risultano incompatibili. Questo è sostanzialmente e molto rapidamente il contenuto della nostra legge.

Ringrazio per il contributo fornito all'elaborazione della presente proposta di legge per la condivisione dei principi ivi contenuti tutte le forze del Centro-Destra valdostano, oltre alla Lega VDA, Forza Italia, Fratelli d'Italia, Noi Moderati e UdC.

Presidente - Passiamo al punto n. 10, proposta di legge n. 161. Il relatore è il consigliere Aggravi, a cui do la parola.

Aggravi (RV) - Anche quando le leggi sono scritte, non dovrebbero mai rimanere immutate. Questo era l'auspicio che avevamo inserito in relazione della nostra proposta di legge perché la riforma o una riforma della legge elettorale, quando è stata presentata, non si intravedeva l'orizzonte e possiamo dire che purtroppo non si intravede neanche oggi, seppur a fronte di altrettanti testi di legge che sono stati depositati o, meglio, quelli che sono sopravvissuti sono quelli che sino ad ora sono stati rappresentati.

L'obiettivo della nostra proposta di legge non era certo quello di avere l'ambizione di costituire La riforma, "La" con la "L" maiuscola della legge elettorale, bensì tentare di sbloccare una impasse alla quale sembrava e sembra ormai condannata questa legislatura. Lo abbiamo detto in sede di presentazione: alcuni contenuti della nostra proposta non rappresentano e non rappresentavano certo elementi di novità rispetto a quanto si trovava già all'interno dei testi di legge presentati in I Commissione.

La nostra proposta di legge aveva cinque elementi fondamentali: il primo portava il numero delle preferenze a quattro, con la preferenza di genere, introduceva l'età minima di eleggibilità alla carica di Consigliere portandolo appunto al diciottesimo anno di età, prevedeva l'obbligo di definire nel programma elettorale a pena di esclusione i criteri che la lista o il gruppo di liste considerava rilevante al fine dell'individuazione del Presidente della Regione.

Introduceva poi una modifica dell'articolo 50 della legge regionale 3/1993, disciplinante le modalità di determinazione del numero di seggi da attribuire, fatti salvi la circoscrizione unica regionale e il metodo del quoziente dei più alti resti, in particolare con l'intento di favorire la semplificazione del quadro rappresentativo post elettorale, la soglia di sbarramento veniva modificata e fissata direttamente al 4,5% dei voti validi per ogni lista e al contempo introduceva alcune disposizioni per favorire i gruppi di liste, le aggregazioni, quello che oggi non viene considerato dalla legge vigente. Nello specifico, la cifra elettorale di gruppo viene calcolata sommando le cifre regionali di tutte le liste che fanno parte, comprese quelle che non hanno raggiunto la soglia di sbarramento, quindi una valorizzazione dei gruppi. Accedono dunque al riparto dei seggi solo quei gruppi di liste che abbiano ottenuto almeno il 9% dei voti validi e comprendano almeno una lista che abbia raggiunto il 4,5% dei voti validi. Ci tornerò su questo punto.

Vi era poi una duplice proposta legata in realtà dallo stesso leitmotiv che cercava di fare anche, se possiamo dire, tesoro della pessima esperienza avuta nel corso della legislatura, prevedendo l'appello nominale a maggioranza assoluta, quindi il voto palese per la nomina del Presidente e degli Assessori.

Questa proposta di legge è stata presentata il 7 ottobre 2024 e, perdonatemi, ma cercherò di spiegare adesso il perché e fare anche un po' di cronistoria, perché è utile alla comprensione del perché siamo arrivati a proporre questo testo di legge e perché arriveremo alla conclusione che rappresenterò al termine, proprio con l'intento di uscire da quel porto delle nebbie in cui si è finiti dopo l'esito infruttuoso dei colloqui estivi. Incontri che hanno avuto una prima fase... come dire? informale tra eletti di maggioranza e di minoranza, con la giusta regia del Presidente di I Commissione, la principale regia del Presidente di I Commissione, che comunque ha avuto un badò [traduzione letterale dal patois: fardello] non indifferente - e glielo voglio riconoscere, perché la sua posizione non era e non è sicuramente facile - e una seconda fase dove a parlarsi sono stati i partiti e i movimenti. Non ho particolari passioni per le agende e le rendicontazioni dei colloqui avvenuti, fanno parte della politica, fanno parte delle relazioni umane, è una giusta e salutare liturgia della democrazia, ma ricordo bene l'incontro inaspettato dell'8 agosto 2024, al quale parteciparono, oltre al Presidente dell'Union Valdôtaine, anche i Segretari dei movimenti e partiti di maggioranza, quindi il PD, la Stella Alpina, Pour l'Autonomie e un invito che non mi aspettavo o, meglio, mi aspettavo di trovare uno solo di questi, mi sono trovato tutti i vari rappresentanti politici, tant'è in queste cose è bene non formalizzarsi e in quella sede effettivamente una soluzione di massima, un accordo di massima si era trovato su due aspetti: le tre preferenze, di cui una di genere, quella che ritroviamo nella PL 115, e l'ottimizzazione delle soglie, tra il 4,5 e il 5 per le singole liste e il 9 e 10 sui gruppi di liste, un tema su cui c'era una volontà di trovare una posizione comune. Una proposta, seppur di massima, che però poi venne meno da un confronto interno all'Union Valdôtaine, così ci è stato rappresentato. Non ne faccio colpe, attenzione, rappresento in trasparenza i fatti come sono accaduti. Ognuno ha la propria opinione, il proprio pensiero, io lo rispetto, spero sempre che lo facciano anche gli altri. Il tutto poi riprese in una nuova fase, quella di ottobre, che sappiamo come è andata, siamo oggi qua anche perché siamo figli di quella fase.

Al termine di quella fase, come Rassemblement Valdôtain, abbiamo prodotto un documento, una nota datata14 ottobre 2024, consegnata ai referenti delle forze politiche della maggioranza regionale dal titolo: "Considerazioni in merito alle interlocuzioni avute inerenti la prospettata riforma della legge per il rinnovo del Consiglio Valle". Questo documento è stato consegnato il 14 di ottobre dopo un primo incontro, quello del 7 ottobre, ai referenti delle forze politiche presenti, che avevano quasi mi sembra tutte un eletto e un rappresentante del movimento di riferimento. Perché è importante questo documento? Perché all'interno del documento noi abbiamo cercato di rappresentare una situazione che è importante per capire la ratio della nostra proposta di legge. Nell'incontro del 7 ottobre del 2024 erano sostanzialmente emerse due richieste o due posizioni da parte in particolare delle forze di maggioranza: quella della reintroduzione delle tre preferenze di voto, con la preferenza di genere, ripeto, quella che poi è confluita nella 115, e l'indicazione della necessità di includere almeno un componente di genere differente all'interno della composizione del Governo della Regione, richiesta espressamente dal Partito Democratico. In quella sede noi abbiamo chiesto al PD o, meglio, a tutte le forze, di avere una rappresentazione puntuale di questa seconda richiesta, perché? Perché è fondamentale evitare ambiguità o la necessità di successive interpretazioni, considerando che il sistema elettorale regionale - lì dicevamo salvo modifiche - dovrebbe rimanere di natura proporzionale, quindi volevamo, almeno dal punto di vista pratico, perché a idea ci dovrebbe essere una proposta... abbiamo chiesto la possibilità di avere una formalizzazione e una comprensione di che cosa si proponesse al di là del principio. In quella sede noi avevamo rappresentato che eravamo a favore della possibilità di esprimere più preferenze proprio per incrementare la partecipazione dei cittadini alla vita politica, quindi, anche se abbiamo presentato una proposta con quattro preferenze, non ci siamo mai detti totalmente contrari alle tre preferenze. Abbiamo, per l'appunto, scelto - e l'ho detto prima - di mettere però nero su bianco, con l'intento di rappresentare in modo chiaro e concreto la nostra posizione in merito alle eventuali modifiche da apportare non soltanto alla legge 3/1993, ma anche ad altre leggi, come la 21/2007, infatti abbiamo depositato la proposta di legge.

Abbiamo però detto che eravamo disponibili e siamo sempre stati disponibili a discutere sulle possibili ulteriori modifiche, tra l'altro, nell'incontro del 7 ottobre era emersa anche una concordanza sulla modalità di indicare i criteri della scelta del Presidente della Regione, che, come ha ricordato chi mi ha preceduto, era già presente all'interno della PL 115 storica e dall'altro lato anche una concordanza sul tema della proposta di una votazione per appello nominale, anche se poi su questo punto tornerò successivamente.

Abbiamo poi cercato di rappresentare in maniera più puntuale, visti i giusti dubbi di alcuni dei partecipanti, il tema della razionalizzazione delle soglie di sbarramento, cercando appunto di spiegare che questo approccio mirava a garantire che le liste che non raggiungono il quorum di base possano comunque contribuire allo sforzo elettorale della propria coalizione o del proprio gruppo di liste, casistica appunto ad oggi non contemplata dal nostro sistema elettorale. Io esprimo un voto, la lista che rappresenta un certo programma o una serie di liste che sono in una coalizione non passa lo sbarramento, sostanzialmente quei miei voti non tengono conto della mia posizione, ma vanno a vantaggio di tutto il resto, è un sistema di semplificazione, ma, abbiate pazienza, noi riteniamo che possa essere riformato questo passaggio. Proprio questa proposta traeva e trae origine dall'ultima esperienza elettorale in cui molte realtà sono state escluse, di fatto, dal risultato finale, affrontando le carenze del meccanismo elettorale attuale che non ha favorito la creazione non soltanto di coalizioni, ma anche di eventuali gruppi di liste. L'obiettivo è l'aggregazione.

Avevamo specificato, nel documento del 14 ottobre, che quanti potrebbero obiettare invece che l'abbassamento del quorum di base, senza ovviamente considerare l'effetto aggregativo dei gruppi, possa portare di contro a una maggior frammentazione e instabilità dovrebbero altresì considerare che l'esperienza degli ultimi anni ha dimostrato come quanto avvenuto sia da riscontrarsi tutto nell'ambito di dinamiche interne a uno o anche più partiti di maggioranza relativa. È innegabile questo, al netto della scorsa legislatura dove ci sono stati anche degli effetti esterni, questo va detto perché ho ascoltato la prima relatrice, però ci ricordiamo che quella legislatura ha avuto anche degli effetti non politici, diciamoci la verità, quindi abbiamo cercato di rappresentare questo.

Abbiamo rinnovato la nostra posizione sul tema della presenza di genere in Giunta e abbiamo concluso questo documento dicendo che, sulla base di quanto sin qui sinteticamente rappresentato, non si ritiene che vi siano le condizioni per condividere preventivamente all'eventuale presentazione in Consiglio Valle - perché lì si parlava di una legge condivisa ancora - un testo di legge limitato alle sole modifiche da voi proposte, ma in tutto il documento non abbiamo mai detto che quella era una chiusura, abbiamo cercato di mettere nero su bianco un posizionamento, augurandoci - saluto la Senatrice - di poter avere una risposta almeno o comunque un contro-documento o comunque un'interlocuzione che noi non abbiamo avuto, almeno dal punto di vista formale. Quanto è avvenuto poi è stato questo, abbiamo avuto una calma autunnale apparente e successivamente un'accelerazione invernale che tuttavia non ha consentito, come a ottobre, di poter condividere un testo comune. Per quello che ci riguarda, quindi la parte formale è ferma al 14 ottobre. Ripeto: io non ne faccio colpe, rappresento in trasparenza i fatti come sono accaduti, incontri successivi ed estemporanei e sullo stesso tenore di quelli estivi e autunnali e quindi nulla di nuovo... bozze, accordi, eccetera, non ce ne sono stati per buona pace dei giornalisti che giustamente fanno il loro mestiere. L'unica cosa scritta, almeno che riguarda Rassemblement Valdôtain, è questa. Dico anche per la cronaca che io questa notte ho dormito molto bene e non sono stato impegnato in nessun tipo di incontro, diciamo che mi sono dedicato a seguire una miniserie televisiva proprio per stare al di fuori di tutta una serie di cose, quindi auguro buon lavoro ai titolisti della stampa.

Ultimo incontro, pressoché ufficiale, è stato quello - non è un segreto - di venerdì scorso con una delegazione dell'Union Valdôtaine, che ringrazio della disponibilità; un incontro che però ha dato i medesimi risultati, forse - e qui torno - c'è stata una tiepida disponibilità sul tema del voto palese paventando - poi si sarebbe potuto anche approfondire - un tema di presunta incostituzionalità, per carità di Dio, si poteva approfondire, ma, visto il punto al quale eravamo arrivati, possiamo dire: nulla di nuovo.

Le proposte di legge oggi... me lo consentiranno i colleghi, non possiamo definire tutte quelle depositate delle riforme elettorali, le regole del gioco vanno sempre scritte a più ampia maggioranza possibile per tempo, lo abbiamo detto un po' tutti e il tempo possiamo dire che davvero scaduto, ma sto dicendo qualcosa che penso sia condiviso da tutti. In conseguenza, nostro malgrado, abbiamo dovuto prendere atto del fatto che non si sia voluto fare neanche un discorso di insieme tra le PDL elettorali e il disegno di legge sull'election day, che ci ha visti particolarmente frizzanti ieri nella trattazione, che è un intervento che completa quelle regole del gioco sul 2025 che in più occasioni avevamo chiesto di cercare di poter trattare tutte insieme, lo avevo anche chiesto esplicitamente, soprattutto sui contenuti, in una delle due ultime riunioni della I Commissione, e ringrazio il Presidente di I Commissione, che mi rispose con i contenuti di massima e avemmo una comprensione maggiore, poi avevamo capito che anche all'interno della maggioranza c'era qualche dubbio, perché probabilmente il testo definitivo non era ancora stato rappresentato. Va detto che forse questo è avvenuto perché l'unica vera preoccupazione dei più - per carità, è legittima, molto tattica, ma legittima - sia stata quella legata alla legge elettorale o, meglio, una sorta di tattica dei due forni, di trattare le prime regole regionali e le seconde, ma ci sta, ne prendiamo atto. Sempre nostro malgrado dunque abbiamo dovuto prendere atto, non me ne vorranno i colleghi se nelle prime Commissioni del 13 e del 17 di febbraio io ho chiesto, partendo dalla nostra proposta di legge, se c'era la volontà di condividere - e non l'ho chiesto soltanto alle forze di maggioranza, l'ho chiesto a tutta la Commissione - o di esprimersi a favore o contro oppure si poteva discutere su alcuni degli elementi della nostra proposta di legge che siamo oggi qui a rappresentare e soprattutto a spiegare la ratio.

Abbiamo compreso, sia nella Commissione del 13 che del 17, che non era di interesse, quindi forse anche perché le posizioni a un certo punto poi sono state quelle di autodifesa di ognuno; lo dico in senso positivo, perché ognuno poi, quando entra giustamente in campagna elettorale, deve mettere in piedi anche dei meccanismi di autodifesa politica.

Prendiamo dunque atto, senza la presunzione di essere stati esaustivi in questo nostro ragionamento, se posso chiamarlo così, ma era importante rappresentare i passaggi principali e soprattutto rappresentare il fatto che Rassemblement Valdôtain, nero su bianco, ha cercato di mettere sia una legge elettorale, sia un documento politico al quale, ripeto, non c'è stata poi una risposta formale o anche una replica formale. Abbiamo provato appunto a essere esaustivi rispetto a quanto avvenuto sino ad oggi e in tal senso, quale ultimo atto di questa nostra proposta di legge, ne annunciamo il ritiro proprio perché il suo obiettivo è venuto meno. Al termine di tutto questo percorso, prendiamo atto, e quindi al termine di questa rappresentazione e di questa spiegazione, annunciamo il ritiro della nostra proposta di legge. Non daremo colpe a nessuno, abbiamo cercato di non dare colpe a nessuno, non sta a noi giudicare, non vogliamo giudicare nessuno, se vogliono, lo facciano pure gli altri, ognuno ovviamente ha un suo imperativo categorico e io categorico a cui fare riferimento, spiace essere arrivati a questo punto, ma così è, ne prendiamo atto e, ripeto, annuncio il ritiro della nostra proposta di legge.

Presidente - Le quattro proposte di legge sono state illustrate, nel frattempo ci ha raggiunto la senatrice Spelgatti che saluto.

Apro la discussione generale, la discussione generale è aperta. Si sono prenotati i consiglieri Baccega, Marquis e Sammaritani. Consigliere Baccega, a lei la parola.

Baccega (FI) - Grazie Presidente di avermi dato la parola.

Presidente - Guardi, non faccia lo spiritoso, c'è un Regolamento e io lo seguo.

Baccega (FI) - Il momento è talmente importante che non richiama polemica, okay? L'ho semplicemente ringraziata.

"Il Consiglio di oggi costituirà un grande momento di verità su chi vuole veramente cominciare a provare a mettere fine a un evidente deficit di democrazia". Questo si leggeva sull'organo di stampa dell'Union Valdôtaine, il "Peuple Valdôtain", nei giorni scorsi e allora è giusto ricordare alcuni passaggi che si sono sviluppati in questo Consiglio regionale. A febbraio 2021 noi presentavamo: dico noi perché facevo parte di un altro gruppo, ma quel gruppo presentava un'interrogazione e cercava di sollecitare la maggioranza affinché si avviasse un percorso politico serio che portasse a una modifica legislativa per andare nella direzione di rendere più democratico il percorso elettorale. Silenzio totale per tanto tempo. Febbraio 2022, ulteriore sollecitazione con un'interpellanza nella quale si diceva: "Avviamo il percorso", perché in realtà tutte le forze politiche nei loro programmi avevano al primo punto: "Riforma della legge elettorale". A maggio 2022 Forza Italia ha presentato una legge: il progetto di legge n. 67, che ha avuto un percorso importante, io direi che le esperienze degli ultimi anni delle legislature che si sono succedute... ovviamente caratterizzate da ribaltoni, tentati ribaltoni, tante baruffe, incomprensioni, ma soprattutto nella legislatura che si sta avviando alla conclusione, ne abbiamo viste delle belle, soprattutto l'avvicendamento alla carica di Presidente della Giunta che ha caratterizzato inevitabilmente l'incertezza inevitabile, l'incertezza politica e amministrativa. Premesso appunto che tutte le forze richiamavano la volontà di andare a una riforma, insomma, si pensava a una più incisiva azione che, sulla base delle esperienze del passato, andasse verso una forma di governo della Regione, ma anche dell'elezione del Consiglio regionale che potesse avere principalmente la stabilità di Governo e una riforma vera e propria, una vera riforma, che garantisse una reale stabilità di Governo, lo ribadisco perché è l'elemento fondamentale su cui si è mossa la nostra azione.

Noi appunto avevamo presentato una proposta di legge, la n. 67, che certamente garantiva stabilità con l'elezione diretta del Presidente della Regione, della maggioranza che lo rappresentava e lo sosteneva e del programma di governo condiviso. Era previsto un premio di maggioranza dove la lista o la coalizione che sosteneva il candidato eletto a Presidente otteneva almeno 21 seggi, compreso il seggio del Presidente qualora il candidato eletto avesse ottenuto almeno il 40% dei voti validi, il premio di maggioranza. La soglia minima per partecipare all'attribuzione dei seggi era corrispondente al 4% dei voti validi espressi e ogni elettore poteva attribuire tre voti di preferenza, dei quali almeno uno doveva essere di un candidato di genere diverso dagli altri due. Questa era la legge che Forza Italia, anche sostenuta da Fratelli d'Italia, presentava e che garantiva l'approvazione di una vera riforma di stabilità, ma, siccome la politica è anche mediazione e bisogna confrontarsi, il Centro-Destra si è ritrovato in un tavolo importante perché appunto con le altre forze di Centro-Destra abbiamo deciso di ampliare quel percorso e cercare di trovare una squadra che andasse nella direzione di poter presentare una legge che il collega Sammaritani ha testé presentato, questo ha determinato il fatto che Forza Italia ritirasse la sua proposta di legge, la 67, per confluire appunto in quella logica. Abbiamo sostenuto e continuiamo a sostenere che la stabilità era la nostra priorità, qualora il Presidente non avesse più avuto la fiducia della sua maggioranza o della sua Giunta decadeva e si andava a votare nuovamente. Questo era il principio fondamentale.

Io credo che, sulla base di questo, era necessario far sapere ai Valdostani che quella per Forza Italia era la legge quadro, la legge principe, che poteva poi essere modificata nel numero delle preferenze o degli altri aspetti delle percentuali, però la stabilità e la vera riforma doveva andare in quella direzione, riforma e stabilità. Così, sulla base di quello che presentate come maggioranza, dal nostro punto di vista, non ci siamo proprio e qui mi fermo perché i colleghi avranno altre cose a sostegno di questa nostra tesi.

Presidente - Consigliere Marquis, a lei la parola.

Marquis (FI) - Nel 2020 nel programma di molte forze politiche tra le priorità rientrava la riforma della legge elettorale. Per Forza Italia la riforma stava al primo posto e in primis, come ha anticipato e già ben detto il collega Baccega, per garantire la stabilità del Governo regionale, dopo diverse stagioni che sono state contraddistinte da vari cambi di maggioranza e anche in questa legislatura abbiamo avuto modo di avere due Presidenze della Regione e due Governi regionali. Ovviamente il tema della legge elettorale è stato affrontato e declinato in modo diverso dalle varie forze politiche in funzione della propria visione e delle proprie sensibilità.

È stato poc'anzi illustrato quello che era il pensiero - e che rimane tuttora valido per Forza Italia -: l'elezione diretta del Presidente della Regione. Abbiamo dovuto con consapevolezza arrivare a una mediazione tra le forze del Centro-Destra, perché, ovviamente, non abbiamo i numeri per poter pretendere che venga approvata la nostra riforma elettorale all'interno dell'aula, pertanto ci siamo posti al tavolo con una sensibilità e un'attitudine volte al confronto e alla mediazione, così siamo riusciti tra le forze del Centro-Destra ad arrivare a presentare la proposta di legge 118/2023, che è stata una sintesi delle varie sensibilità.

Nel corso di questa legislatura tutte le proposte di legge che sono state presentate sono confluite nel lavoro della I Commissione; bisogna dare atto che all'interno della I Commissione il presidente Lavevaz è stato chiamato a un lavoro arduo vista la situazione di contesto, un dossier che molto presto è stato rinviato all'attenzione del tavolo politico perché non c'era la possibilità in Commissione di arrivare a trovare delle posizioni di sintesi. A questo riguardo, a differenza del collega di Rassemblement che ci ha preceduto, noi ci sentiamo invece di dire che chi governa la Regione, chi dispone della maggioranza dovrebbe avere una maggiore responsabilità sotto questo profilo di indirizzare la discussione, perché è chi ha più numeri a disposizione che deve cercare di dare il "la" alla discussione, al confronto, al dibattito e alla mediazione.

Ci rincresce molto che il tema sia stato lasciato dormiente per molto tempo e sia stato poi, in ultimo, tirato fuori dal cilindro e si è arrivati a una sintesi tra le forze della maggioranza, una sintesi che ha stravolto completamente i principi iniziali, perché anche nella proposta di legge 115 si parlava di stabilità, è un principio al quale abbiamo visto che si è rinunciato completamente e si è arrivati esclusivamente a parlare di numero di preferenze. In definitiva, questa proposta che oggi viene messa in discussione e che è perorata dalla maggioranza regionale è una proposta che, di fatto, è rinunciataria rispetto alle previsioni e alle condivisioni politiche che stavano alla base della finalità da perseguire, pertanto, per quanto ci concerne, riteniamo che sia troppo riduttiva oggi la discussione per concentrarsi sul tema delle preferenze. Non vogliamo neanche entrare nel merito di questa questione, che, tra l'altro, è addirittura paradossale, perché la preferenza unica nel 2020 è stata il frutto dell'alleanza progressista, che è stata imposta dalla Sinistra, la preferenza unica come se fosse la soluzione di tutti i mali che stavamo attraversando e ci fa piacere che oggi il presidente del Consiglio Bertin, che adesso non vediamo in aula, ma credo che sicuramente ci starà ascoltando dal suo ufficio, oggi ha cambiato idea e perora una situazione completamente opposta e diversa alla quale ci hanno fatto portare lui e il suo gruppo nel 2020. Pertanto riteniamo che il derubricare una riforma della legge elettorale a modifica delle preferenze in questo contesto sia un po' il decretare un fallimento politico, perché, se dopo tre anni da quando sono state depositate le proposte di legge elettorale, si arriva al dover abrogare tutte le previsioni che erano contenute in una proposta, bisognerebbe cambiare anche il titolo per onore di verità. A questo punto, tenuto conto di questo contesto, noi non vogliamo nemmeno entrare nel merito della questione perché riteniamo che questo non corrisponda alle esigenze dei cittadini valdostani, che hanno oggi da affrontare tutti altri problemi rispetto alla questione delle preferenze che verranno espresse al momento della votazione del rinnovo delle elezioni regionali. Pertanto, tenuto conto che non c'è la possibilità di discutere le proposte con successo, le proposte di riforme, perché, da una parte, è stata derubricata a modifica delle preferenze la nostra proposta, che è una proposta complessa, articolata, che è finalizzata invece ad analizzare la riforma della legge elettorale, a questo punto ci sentiamo costretti, come Forza Italia, a ritirare la firma dalla proposta di legge 118.

In ultimo, a questo punto, colleghi, vi lasciamo continuare la discussione perché noi riteniamo di non prendere parte ad affrontare la tematica ridotta alla questione delle preferenze con rinuncia del vero clou, il vero centro, il vero nucleo della riforma elettorale di interesse per i cittadini valdostani: quello della governabilità della Regione.

Dalle ore 12:17 assume la Presidenza il vicepresidente Marguerettaz.

Marguerettaz (Presidente) - Ha chiesto la parola il vicepresidente Sammaritani, ne ha facoltà.

Sammaritani (LEGA VDA) - È stato appena detto dal collega Marquis in effetti che c'è questo paradosso, si parla anche - l'ho letto sugli organi di stampa ieri, se non erro - di queste dichiarazioni da parte di rappresentanti dell'Union Valdôtaine, che parlano di momento di democrazia, eccetera, laddove si doveva parlare di una legge elettorale, di una riforma vera della legge elettorale prevista in tutti i programmi di tutti i partiti e poi ci si riduce a cambiare le preferenze dopo che le stesse persone che fanno queste dichiarazioni erano proprio coloro che avevano portato alla preferenza unica, allo spoglio centralizzato, eccetera, quasi che ci fosse quest'enorme necessità di trasparenza che adesso improvvisamente sparisce... va beh, comunque le cose cambiano ed è così.

Potremmo riassumere la discussione sulla legge elettorale, tutto l'iter sulle leggi elettorali, quello che c'è stato prima e quello che verrà oggi in quest'aula, alla quale poi noi in effetti, come è già stato anticipato, non parteciperemo se non per queste poche dichiarazioni, con la frase che tutti conoscono, fa parte dell'Ars poetica di Orazio, che diceva che "La montagna ha partorito il ridicolo topolino", non dice solo topolino, ma ridicolo topolino e credo che calzi perfettamente a descrivere tutto ciò che è avvenuto in questa legislatura a proposito della legge elettorale, dove in realtà un confronto democratico vero e proprio sulla legge elettorale non c'è mai stato, quindi il Centro-Destra Valle d'Aosta, la Lega in primo luogo, esaminati gli emendamenti a questa legge elettorale 115, depositata dalla maggioranza, che prima presenta una legge organica e poi la ripulisce completamente e si risolve soltanto alla questione delle preferenze. Questa legge, avente a oggetto la legge elettorale della Regione Autonoma Valle d'Aosta, intende chiarire la propria posizione al fine di prevenire strumentalizzazioni da parte della maggioranza, la quale, in quasi quattro anni e mezzo di consiliatura, arriva oggi, a tempo ampiamente scaduto, a mettere sul tavolo una modifica che riguarda il ritorno alle tre preferenze, tutto qua, al posto dell'attuale preferenza unica.

Hanno messo indietro l'orologio di sette anni, un ritorno al 2018, e questo è solo per accontentare quella parte Sinistra del Governo che, ad oggi, risulta scomparsa dai radar e condannata all'irrilevanza politica e per tornare alle famose cordate delle tre preferenze e della facoltà per l'elettore di scegliersi direttamente chi lo governerà, del grave problema dell'instabilità del Governo regionale il più ballerino d'Italia, dei giochi di Palazzo per fare e disfare i Governi niente, problemi non pervenuti alla maggioranza, che pensa solo a rinsaldare una compagine, Réunion Valdôtaine-PD, che dà prova, ancora una volta, di non voler cambiare nulla. L'importante è che, vincenti o no alle urne, siano sempre loro a governare. Allora, dopo un'intera consiliatura di cinque anni, noi non ci stiamo a ridurre tutto ad aggiungere due preferenze con solo la terza di genere peraltro, lasciando così irrisolti tutti i problemi, ivi compreso quello della rappresentanza di genere, l'ennesima occasione persa, l'ennesima riforma non fatta, il tempo è scaduto. Per fortuna, fra poco più di sette mesi, gli elettori valdostani potranno scegliere non certo grazie a qualche preferenza in più o in meno se continuare a delegare tutto al Palazzo o piuttosto votare chi darà loro finalmente le riforme necessarie che l'attuale maggioranza non ha fatto e non farà mai. Potremmo così verificare se gli elettori valdostani si accontenteranno ancora delle promesse o se preferiranno farla finita una volta per tutte con i giochi di Palazzo che da più di trent'anni danneggiano la nostra Regione. Pertanto, constatata l'assenza di volontà di riforme, non parteciperemo a un'inutile discussione sulle varie leggi elettorali. Ritiriamo anche la nostra e aggiungo quindi il ritiro della mia firma a quella del collega Marquis, che era cofirmatario della nostra proposta di legge e, come preannunciato da tempo, ci riserviamo di contrastare quest'azione della maggioranza con l'eventuale richiesta di referendum.

Presidente - Siamo in discussione generale. Ci sono colleghi che intendono prendere la parola? Ultima chiamata? C'è stato un ordine del giorno che è stato depositato, credo che vi sia stato inviato. Ha chiesto la parola il collega Lavevaz, ne ha facoltà.

Lavevaz (UV) - Avevo detto nell'illustrazione della relazione che avrei fatto delle considerazioni di discussione generale, quindi continuo un po' l'analisi che avevo sommariamente fatto ovviamente della nostra proposta di legge. Confesso che oggi per me c'è quasi una sorta di sollievo, una sorta di liberazione nel portare in Consiglio regionale questa discussione e questa riforma o, meglio, di quello che ne è rimasto, una liberazione perché in questi mesi, oramai anni, da quando sono subentrato alla Presidenza della I Commissione, come è già stato detto anche da alcuni colleghi, che ringrazio anche per le considerazioni e, dopo il deposito delle varie proposte di legge che sono avvenute, peraltro con delle tempistiche anche abbastanza distaccate, quindi con un iter molto articolato e complesso, devo dire che i confronti, dal punto di vista politico, ovviamente sempre cordiali dal punto di vista personale e tutto quanto... ma in linea generale questo percorso non credo sia stato particolarmente edificante dal punto di vista proprio della politica, anzi, lo voglio dire fin da subito: io credo che quello che siamo oggi qua a discutere sia in qualche modo un prendere atto di un fallimento comunque della politica in senso lato. La politica, come abbiamo spesso detto, lo sappiamo tutti, quindi non voglio essere ultroneo... una considerazione la voglio fare, lo dico spesso: è la più alta arte di mediazione, di dialogo, di confronto, mediazioni che devono portare, come sempre, a una decisione finale che deve essere un qualcosa che portiamo, diamo alla nostra comunità.

Qual è quindi la questione? La questione è il fine che muove le cose, quando si deve progettare una grande opera, ci sono delle discussioni ai vari livelli, nei partiti, nei movimenti, nel Consiglio regionale, si discute nel merito dell'opera, si discute delle scelte progettuali, si discute delle scelte strutturali, dove ubicare... che ne so? una scuola piuttosto che un ospedale, ma l'obiettivo da perseguire è sempre comunque molto chiaro, molto evidente e molto oggettivo. Nella discussione invece di una legge elettorale ogni gruppo, ogni movimento, ogni parte politica ha ovviamente non solo dei legittimi punti di vista diversi, ma anche dei propri obiettivi da perseguire, anche questi ovviamente altrettanto legittimi. Tuttavia, nella riforma immaginata più o meno da tutti è già stato detto da chi mi ha preceduto, al di là di tutte le sfumature diverse, i colori diversi, c'era comunque l'obiettivo principale condiviso da tutti: quello di migliorare, di tentare di migliorare la stabilità e la governabilità della nostra Regione. A questo poi si aggiungeva - ma questo solo per qualcuno, non per tutti - la necessità di migliorare il problema della rappresentanza di genere all'interno dell'Assemblea, insomma, la nostra grande opera, quella a cui tendevamo, era la stabilità. Se devo essere sincero, mi sembra che abbastanza presto nel dibattito - o almeno io ho avuto questa percezione - sia stato messo un po' da parte questo obiettivo, questa grande opera che volevamo realizzare, mettendo un po' davanti invece le questioni più legate alle necessità, le richieste, i punti di vista delle diverse forze politiche e dei diversi movimenti.

Anch'io voglio ripercorrere, ma è già stato fatto in maniera abbastanza corretta direi, anzi corretta e precisa, dai colleghi, in particolare dal collega Aggravi, la storia di quello che è stato, quindi dopo la presentazione delle varie proposte di legge, abbiamo fatto effettivamente un'illustrazione in Commissione delle varie proposte e poi nei mesi seguenti abbiamo effettivamente iniziato un percorso di confronto, in primis all'interno della maggioranza, perché avevamo comunque sul tavolo della Commissione due proposte di legge presentate da forze della maggioranza, quindi ovviamente andava innanzitutto trovata una sintesi all'interno della maggioranza. Questo è stato fatto, devo dire che nella primavera scorsa una sintesi era stata trovata, rimanevano da definire alcuni aspetti, ma la sintesi era sostanzialmente trovata e si era trovata intorno alla proposta di legge 115 in buona sostanza, con delle modifiche da apportare, ma avevamo condiviso, all'interno della maggioranza, che la nostra proposta fosse quella un pochettino mediana su tutti gli aspetti, quindi avevamo anche condiviso una sorta di forcella, chiamiamola così, di discussione sui vari aspetti, in modo da poter andare a cercare oltre la maggioranza, avendo già un pochettino condiviso quale potesse essere la forbice di discussione sui vari aspetti, con le altre forze politiche. In quella fase poi è stato deciso, ma io credo giustamente, di alzare il livello della discussione - perché comunque la cosa non era chiusa, rimanevano da definire le questioni di percentuali, le questioni di merito comunque puntuale - ai partiti e ai movimenti, che sicuramente sono i più titolati a dare indicazioni sulle regole dell'elezione della più importante assemblea elettiva della nostra Regione.

Ho anche ricevuto delle accuse, se così posso dire, da parte di alcuni esponenti di forze politiche, di non aver coinvolto o non aver sentito i partiti e i movimenti, in realtà abbiamo proprio passato tutto il pacchetto ai movimenti, in attesa che i movimenti restituissero una posizione condivisa. Io ovviamente non ho sentito personalmente i movimenti, ma sono i movimenti stessi che si sono incontrati, credo in maniera opportuna. Purtroppo, come è già stato detto, dopo questi confronti politici, durati sostanzialmente il tempo dell'estate, quello che ci è stato restituito in autunno, ahimè, era però un torsolo, se così posso dire, perché all'inizio avevamo quanto meno provato a mantenere una mela, ci è stato restituito un torsolo, perché purtroppo la condivisione e i punti di incontro politico non hanno dato i frutti che si credeva, perché sono sostanzialmente rimasti sul tavolo, è già stato detto anche questo, sostanzialmente soltanto la questione delle preferenze e del reinserimento della preferenza di genere e poco altro, perché sulla questione della soglia di ingresso, poi tornerò dopo, in realtà la posizione dei movimenti era piuttosto chiara già durante l'estate. Probabilmente, per avere la forza e il coraggio di presentare una riforma degna di questo nome, ci vuole una maggioranza più solida, più compatta, ci vogliono forze politiche probabilmente più coese e convergenti su questi temi, non lo so, perché effettivamente il risultato non è certo quello che speravamo. Può essere una possibilità forse utopica? Non lo so, magari nella prossima legislatura saranno più coesi e si riuscirà a portare una riforma.

Non voglio rientrare nell'illustrazione della nostra proposta di legge, l'ho fatto in maniera sommaria prima, però voglio sottolineare il fatto che nelle prime settimane di lavoro sulla nostra proposta di legge, sulla 115, devo dire che è stato un lavoro anche molto interessante, di studio delle altre leggi elettorali, non solo italiane, ma addirittura anche estere, un confronto molto interessante con un esimio costituzionalista, che peraltro oggi è un Giudice della Corte costituzionale, quindi è stato un lavoro anche molto interessante da questo punto di vista. Abbiamo poi partorito quello che poi è diventato un topolino, ma in realtà all'inizio non lo era, un testo, secondo me, con dei contenuti che veramente potevano cambiare gli equilibri delle stabilità future, incentivando - e qua c'è il centro della questione dal mio piccolo punto di vista - il dialogo precedente alle elezioni, quindi di incentivare il confronto sano, politico, delle forze politiche e in qualche modo di presentare dei progetti in qualche modo già digeriti, perché, se si fa una coalizione, è perché si crede in un progetto, si discute prima e si presenta in modo organico un progetto politico. Abbiamo quindi cercato di studiare dei sistemi che incentivassero, se non altro, il fatto di doversi parlare prima.

Avevamo poi studiato quel sistema di soglie diversificate di prima maggioranza, anche questo aveva un obiettivo che è un pochettino lo stesso, perché il primo obiettivo, quello più facilmente raggiungibile, addirittura un pochettino più basso rispetto a quello previsto nella norma attuale... aveva l'obiettivo di incentivare le coalizioni, perché, se tu hai un obiettivo che sai che è raggiungibile, incentivi comunque la coalizione. Il secondo, invece, era un obiettivo un po' più alto, più ambizioso e questo aveva l'obiettivo di presentare delle coalizioni più grandi, quindi un obiettivo raggiungibile per incentivare la coalizione, il secondo per incentivare delle coalizioni il più grande possibili.

Vi devo anche dire che nei vari confronti - ma questo era nella fase in mano alle forze politiche - ho addirittura sentito delle proposte che erano quelle di togliere dalla legge 3/1993 la possibilità di fare le coalizioni, una cosa che francamente mi ha fatto un attimino traballare, perché, se mettiamo in discussione addirittura la possibilità di fare le coalizioni, è perché veramente non abbiamo chiaro qual è l'obiettivo che vogliamo tendere, o abbiamo altri obiettivi, francamente questo è un aspetto che ho fatto veramente fatica a capire.

L'altro aspetto sul quale si è ampiamente discusso e sul quale ovviamente discutiamo ancora oggi nei vari confronti era proprio quello del quorum di accesso alla ripartizione dei seggi. Su questo abbiamo delle visioni probabilmente molto diverse, abbiamo sentito poco fa la relazione della collega Minelli, che diceva che il quorum attuale è poco democratico, sono tutte condivisioni che ci possono essere da un punto di vista politico. Il nostro punto di vista invece, lo voglio dire qui, lo abbiamo chiarito, qua parlo del mio movimento, l'Union Valdôtaine, fin da subito, ad agosto scorso, al netto degli incontri che si sono fatti, dove vengono messe sul tavolo delle proposte... poi ovviamente chi partecipa alla riunione non ha una piena titolarità di esprimersi subito su quella proposta, quindi giustamente quelle proposte vengono portate all'interno dei movimenti e devo dire che il nostro movimento dopo pochi giorni ha chiarito che su quest'aspetto, per quanto ci riguarda, non c'era margine di trattativa, ma non c'era margine di trattativa non perché vogliamo essere fermi su una posizione per questioni di principio o perché vogliamo essere rigidi tout court. È una soglia, quella del doppio quoziente, che ha un senso al di là della percentuale, l'abbiamo detto e ridetto tante volte, è una soglia che garantisce che non possano essere eletti in Consiglio regionale dei gruppi monocomponenti. Poi è vero che, se lo abbassiamo al 5% o al 4,5%, ma in particolare al 5%, la possibilità che vengano eletti comunque dei gruppi con un solo Consigliere sono comunque poco probabili, perché ovviamente il resto... perché, se uno raggiunge il 5, ma non raggiunge il 5-7, vuol dire che comunque il resto è importante, ma non garantisce matematicamente che questo non avvenga. Su questo quindi nei tanti incontri che abbiamo avuto, più o meno informali, ci è stato proposto, poi giustamente, come hanno detto i colleghi, anche in maniera formale con degli scritti... noi effettivamente - e forse abbiamo sbagliato - non abbiamo fatto delle proposte scritte, ma questo più volte ci è stato presentato, ma la nostra risposta su questo è sempre stata, io credo, chiara. Ma lo ripeto per una questione molto semplice, possiamo immaginare che in qualche modo, con l'aumentare dei gruppi, anche di gruppi rappresentati da un singolo Consigliere all'interno del Consiglio regionale questo possa in qualche modo giovare alla stabilità dell'Assemblea? Io veramente su questo non riesco proprio a capire quale possa essere... se qualcuno è in grado di spiegarmelo, me lo spieghi, ascolterò con molto interesse, ovviamente se l'obiettivo è la stabilità. Sulla discussione invece sulla rappresentanza democratica si può discutere ovviamente se è giusto che ci debbano essere due Consiglieri per entrare in Consiglio regionale, eccetera, ma se l'obiettivo è la stabilità, io credo che quello sia un punto che non possiamo toccare.

Noi avevamo, a dire il vero, fatto una controproposta e, ripeto, oggi mi pento di non averla scritta, di non averla presentata in modo più formale, ma l'abbiamo messa sul tavolo diverse volte, che era appunto una proposta di mediazione in questo senso. La nostra proposta era molto semplice, consisteva nel dire per una lista che si presenta da sola il quorum rimane il doppio quoziente attuale, se una lista si presenta in coalizione, questo quorum può essere abbassato a una percentuale che era in fase di discussione sul tavolo, ma ancora poco tempo fa. Questo ovviamente potenzialmente poteva aumentare il numero dei gruppi consiliari all'interno del Consiglio regionale, perché, nel momento in cui abbassi il quorum, dai la possibilità magari a un gruppo monocomponente di essere eletto, ma aveva un contrappeso, secondo me, più importante - e torno a quello che dicevo prima -: quello di incentivare la coalizione, perché se tu, anche magari forse un pochettino meno forte, sai che hai la possibilità presentandoti in coalizione di raggiungere l'obiettivo, un obiettivo che è più semplice da raggiungere, hai comunque l'incentivo di partecipare in coalizione, quindi torno al discorso della coalizione. Purtroppo questa proposta non è stata accettata, ma non è che dovesse essere accettata, mi spiace solo un po' che sia dimenticata, nel senso che non viene mai citata come se è una proposta fantasma che non c'è mai stata, che non abbiamo mai messo sul tavolo.

Io personalmente ritengo che il doppio quorum - qua dirò una cosa che magari può sembrare un po' strana, ma ne sono assolutamente convinto - sia il giusto e necessario - sottolineo "necessario" - contrappeso alla non elezione diretta del Presidente della Regione, di questo ne sono abbastanza convinto e non voglio essere frainteso. Io sono e rimango fermamente contrario all'elezione diretta del Presidente della Regione nella nostra realtà per tanti motivi che non voglio stare qui ad analizzare, perché, anche se ho un'ora nel mio intervento, probabilmente non basterebbe, ma sono questioni che riguardano i nostri numeri piccoli, le nostre competenze, riguardano le competenze del Presidente della Regione che non ha pari anche nelle altre Regioni del nostro Paese. Io non ho proprio dubbi su questo, nonostante io abbia provato sulla mia pelle tre elezioni dirette, da Sindaco ho fatto quasi tre mandati completi con l'elezione diretta e ho avuto l'onore di fare il Presidente della Regione per un piccolo periodo, sentendo sulla mia pelle l'instabilità, ma, nonostante questo o forse proprio per questo, ritengo che nella nostra realtà, nella nostra piccola Regione, l'elezione diretta del Presidente non possa essere lo strumento giusto, peraltro è un aspetto che è condiviso dalla stragrande maggioranza di quest'Aula, perché poi la proposta del Centro-Destra - poi magari voglio dire due cose - è una cosa un pochettino diversa dall'elezione diretta per come la intendiamo noi.

Bisogna dire, nonostante questo, che sicuramente l'elezione diretta del Presidente della Regione è un elemento di stabilità, questo bisogna dirlo, è così, non possiamo dire che non è così perché non saremmo comunque corretti, ma sapete qual è la più grande forma di instabilità? È l'immobilismo, perché la staticità è sicuramente stabilità, perché se stai fermo, sicuro che non crei instabilità. Abbiamo diversi esempi di Presidenti eletti direttamente e per sopravvivere, per tirare avanti la legislatura, nell'impossibilità totale di prendere qualsiasi iniziativa e di portare avanti un programma di legislatura, hanno dovuto barcamenarsi. Cito spesso, l'ho citato anche nei vari incontri all'inizio di questo lavoro, il presidente Crocetta in Sicilia perché lui nel 2012, per cercare di mantenersi in cammino, nei primi due anni di legislatura ha cambiato 33 Assessori e ne ha cambiati 59 nel corso delle legislature, questo per cercare in qualche modo di trovare i giusti contrappesi politici per andare avanti. Ma perché, ripeto, sottolineo questo? Perché, da un lato, dobbiamo tenere ben fermo il punto sulla stabilità, come dicevamo, delle maggioranze e, laddove non riusciamo a trovare delle condivisioni, non abbiamo la forza politica, non abbiamo il coraggio magari di proporre delle riforme degne di questo nome, come siamo oggi qui a prendere atto, dobbiamo quanto meno fare attenzione a non fare dei danni. Io questo veramente lo dico dal mio punto di vista, un punto di vista personale, ma io sono fermamente convinto che, nel momento in cui tocchiamo il quorum, facciamo dei danni, dei danni peraltro perenni perché non potrà più essere modificato e sicuramente peggioriamo ulteriormente, e in modo significativo, la situazione di instabilità della nostra Regione.

Come dicevo, quindi, io credo che, se andassimo a modificare quest'aspetto, ci troveremmo nella necessità, nel giro di una o due legislature, di dover inserire nel nostro ordinamento l'elezione diretta del Presidente. Questa è una mia idea e magari non è così, ma ovviamente l'elezione diretta, quella vera, non quella proposta dal Centro-Destra, perché quella del Centro-Destra francamente è una proposta che, secondo me, rischia di essere potenzialmente una bomba, veramente portatrice quella sì di immobilismo, ma la vedo sinceramente molto pericolosa, poi io non sono un giurista, quindi non mi addentro in analisi che non mi competono sulla costituzionalità della proposta, eccetera, ma quello che sicuramente posso dire è che, dal punto di vista dell'opportunità, io trovo completamente inopportuna quella proposta, perché maschera dietro a un'elezione indiretta un'elezione diretta. Tutti quegli aspetti di cui dicevo prima, che io vedo come positivi nell'elezione diretta, cioè il fatto di doversi confrontare, doversi parlare in maniera franca, individuare un programma, individuare la figura del Presidente alla competizione elettorale... lì invece si lascia completamente alle autorità, seppur democratica, delle elezioni. Ma perché dico: alle autorità? Perché nella nostra realtà, con piccoli, piccolissimi numeri, bisogna dircelo che ovviamente, se fossimo in un'altra Regione, questo non sarebbe un Consiglio regionale, ma sarebbe probabilmente un Consiglio comunale di una città di provincia, parlando di numeri, con tutto il rispetto del nostro popolo e di quello che è scritto sul muro ovviamente, ci mancherebbe altro, parlando soltanto di numeri. Dall'altro lato, quindi anche i ragionamenti e quello che avviene nell'urna, nella campagna elettorale, è legato anche da questioni diverse dalle grandi realtà, da conoscenza personale, da tante cose, che fanno parte della democrazia, che fanno parte della nostra realtà, ma uno potrebbe prendere tanti voti perché è uno che ha tanti amici a calcetto - adesso dico delle banalità ma è così - potrebbe essere un Presidente che però poi si rivela completamente non adeguato al ruolo, ma per tanti motivi, ma, nel momento in cui viene eletto con un sistema di questo tipo, ovviamente quel Presidente rimane lì, sennò si torna alle elezioni. Io quindi ho dei dubbi veramente sulla giusta applicazione, la giusta considerazione anche di quanto previsto dal nostro Statuto, in particolare dall'articolo 15, perché lì non è più un'elezione del Consiglio regionale, ma è un obbligo di individuare quella persona. Poi se quella persona, come è stato detto prima, non viene eletta... comunque non stiamo ad analizzare una proposta di legge che è stata ritirata, ma era per fare delle considerazioni che ovviamente tutto il mio ragionamento fatto sull'elezione diretta, e lo ripeto ancora, sulla quale rimango contrario, è un'elezione diretta che prevede ovviamente un confronto politico iniziale.

Come abbiamo detto, la condivisione trovata dalla maggioranza sull'introduzione delle tre preferenze e della preferenza di genere è comunque un aspetto molto importante, è un aspetto sicuramente ancora parziale, ma comunque molto importante, ma anche l'introduzione della preferenza unica... poi anche qui non voglio tornare nel ragionamento del perché è stata introdotta la preferenza unica, eccetera, eccetera, ma abbiamo visto delle storture anche da questo punto di vista, al di là della questione di genere, perché con la preferenza unica un eletto si sente in qualche modo un portatore di un patrimonio di preferenze che lo sente molto più personale e quindi - ma anche qui io parlo ovviamente con delle mie considerazioni - in qualche modo si sente più libero probabilmente anche di fare dei cambi di casacca piuttosto che altre cose, non che prima non ci fossero, abbiamo visto di tutto, abbiamo visto anche dei cambi di casacca addirittura prima della convalida degli eletti, quindi ormai la storia della nostra Regione è veramente disseminata di cose fantastiche. Non so però se statisticamente in questa legislatura ci sono stati più passaggi rispetto ai precedenti, però comunque io credo che il fatto che uno si senta portatore di un patrimonio troppo personale di voti non sia un dato troppo positivo, ma ovviamente l'aspetto importante invece da risolvere è proprio quello sul divario che nel nostro Paese c'è tra i lavoratori e le lavoratrici. La nostra Vicepresidente nei giorni scorsi ha fatto delle dichiarazioni rispetto ai dati che l'INPS ha reso pubblici nei giorni scorsi, li avevo letti anch'io e sono dati francamente che evidenziano un divario che non è degno di un Paese come il nostro nel 2025. È un divario che richiede uno sforzo di tutti, sia l'emi-universo maschile che l'emi-universo femminile, ma richiede veramente io credo una rivoluzione culturale da parte di tutti. È notizia di ieri che una Consigliera comunale di Treviglio, Capogruppo di Fratelli d'Italia, ma qua non c'entra niente il fatto che sia di Fratelli d'Italia, perché poteva essere di qualsiasi gruppo, ma il fatto che fosse donna sì, in una discussione di una mozione che voleva introdurre la possibilità per le donne in dolce attesa negli ultimi tre mesi o comunque donne che avessero dei problemi durante la gravidanza di poter seguire da casa i Consigli comunali e il Capogruppo che citavo invece ha detto di no, se una donna è incinta, per buona creanza deve dimettersi. Questo l'ha detto una donna, Consigliera comunale ieri. Capite quindi che il cambiamento culturale è veramente necessario, ma è necessario nel mondo femminile come nel mondo maschile. Come dicevo prima, questo è un primo passo, quello che facciamo, seppur piccolo, non risolutivo, né decisivo, ma che in qualche modo può aiutare gli equilibri di genere. Su questo poi sarò smentito nella discussione ormai questo pomeriggio ma i numeri, per fortuna, sono numeri e l'applicazione di questo tipo di equilibrio di genere all'interno della legge 4/1995, che è stato presentato anche dalla consulta, ha portato un deciso cambiamento di equilibrio di genere all'interno dei Consigli comunali, quindi, checché se ne dica, è così. Io personalmente non credo che ci sia bisogno di iniziative per dare rappresentanza a un genere all'interno delle Istituzioni, perché il genere sia appunto in qualche modo rappresentato, cioè nel senso che abbia un rappresentante. Io credo che siano le Istituzioni, le assemblee, gli organismi di governo che hanno invece loro la necessità di avere entrambi i generi all'interno del dibattito, ma per avere delle sensibilità diverse. Questo lo voglio dire, ma veramente è fuori di retorica perché ci credo realmente, ci credo sinceramente, sono convinto, e chiudo, ragionando per assurdo - poi magari io risulto antipatico perché spesso faccio questi ragionamenti per assurdo ma a volte servono - in un mondo ideale in cui dovessimo trovarci oggi qui a ragionare su delle iniziative per riequilibrare i generi, in un mondo ideale in cui il genere che manca è quello maschile, quindi con delle preponderanze di quote rosa all'interno dei nostri organismi, io credo che ci troveremmo comunque in un mondo in cui la politica sarebbe forse addirittura più pragmatica e probabilmente anche più giusta.

Dalle ore 12:56 riassume la Presidenza il presidente Bertin.

Bertin (Presidente) - Consigliera Minelli, rimandiamo al pomeriggio, credo che cinque minuti non bastino. Con questo interrompiamo i lavori del Consiglio di questa mattinata che riprenderanno alle ore 15:00.

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La seduta termina alle ore 12:56.