Oggetto del Consiglio n. 4319 del 28 gennaio 2025 - Resoconto
OGGETTO N. 4319/XVI - Parere sullo schema di decreto legislativo recante "Norme di attuazione dello statuto speciale per la Regione autonoma Valle d'Aosta/Vallée d'Aoste in materia di concessioni di derivazione d'acqua".
Bertin (Presidente) - Punto n. 3.01.
Il 31 ottobre scorso, il Capo di gabinetto del Ministero degli Affari regionali ha trasmesso, al fine dell'acquisizione del parere da parte dell'Assemblea regionale, lo schema di norme di attuazione approvato dalla Commissione paritetica.
La prima Commissione il 23 gennaio ha espresso all'unanimità parere favorevole.
Il Consiglio è ora invitato a esprimere il proprio parere sullo schema del decreto legislativo in questione, ai sensi del secondo comma dell'articolo 48bis dello Statuto.
Vi sono interventi su questo punto? Consigliera Minelli, ne ha facoltà.
Minelli (PCP) - Aspettavo che intervenisse per lo meno qualcuno della maggioranza, considerata la portata di questo atto che oggi è in discussione in Consiglio regionale.
Finalmente arriviamo a discutere di questo atto molto importante, che è lo schema di norma di attuazione dello Statuto in materia di concessioni per le derivazioni d'acqua, ed è da quasi 6 anni che è stata messa a fuoco la necessità di questa norma e oggi arriviamo al testo su cui il Consiglio si può esprimere.
Un tema su cui, con il mio gruppo, in questi anni ho particolarmente insistito, ma che era già stato oggetto di mie iniziative nella Legislatura precedente, per un totale di dieci, tra interrogazioni, interpellanze e mozioni, senza contare gli ordini del giorno.
Nel 2019 sono stata la prima firmataria di una mozione, sottoscritta anche dai consiglieri Luigi Vesan per il Movimento 5 Stelle, da Roberto Luboz per la Lega, da Elso Gerandin per il MOUV, in cui si sottolineava la necessità di definire al più presto la norma per affidare alla Regione la potestà legislativa in materia di concessioni; una mozione che venne approvata all'unanimità dal Consiglio il 19 marzo 2019.
Allora, era Presidente della Commissione Paritetica il professor Roberto Louvin, che recepì immediatamente l'importanza del tema e in un'audizione di Commissione, successiva a quella mozione, ci spiegò che teoricamente, visti i precedenti percorsi di norme di attuazione che aveva seguito, se ci fosse stata determinazione e volontà politica da parte della Regione, la norma avrebbe potuto concludere il suo iter ed essere approvata entro nove mesi-un anno.
In effetti, la Commissione Paritetica di allora si mise subito all'opera.
La prima bozza dello schema di norma di attuazione era pronta fin dall'estate del 2019, ed è poi in sostanza la bozza che è arrivata fino a oggi con pochissime modifiche. Comunque modifiche non sostanziali, nel senso che l'impianto complessivo non è stato modificato, l'impostazione è rimasta quella dell'estate 2019.
Questo per evidenziare anche plasticamente il ritardo che si è accumulato, che è stato determinato in parte da alcuni stop and go dovuti a modificazioni nella composizione della Commissione, sia per quanto riguarda i membri di parte regionale, sia per quelli di parte statale (abbiamo avuto anche proprio un'interruzione completa di Legislatura), ma anche, e soprattutto a mio avviso, per lo scarso impegno politico su questo punto da imputare, ritengo, soprattutto a due elementi.
Innanzitutto, c'era chi, a partire dal 2019, soprattutto all'interno dell'Union Valdôtaine, preferiva seguire altre vie e percorsi, come a esempio la quotazione in borsa e la trasformazione di CVA da uno strumento operativo della Regione a un'azienda leader sul mercato nazionale dell'energia.
Secondo elemento: erano in tanti a puntare su una congrua proroga delle concessioni in scadenza nel 2029.
Una situazione che si è aggravata a partire dal 2022, con l'avvento dei nuovi vertici della società, che hanno puntato su un percorso che prescindeva dalla norma di attuazione, a cui non hanno mai dedicato una grande attenzione.
La bozza della norma, pur pronta da tempo, è rimasta quindi bloccata per 5 anni e poi è stata improvvisamente ripresa qualche mese fa, tra luglio e settembre, con modalità, finalità e tempistiche che non sono del tutto chiare.
Non siamo a tutt'oggi riusciti ad avere i verbali delle riunioni della Commissione Paritetica da aprile a ottobre 2024.
Il presidente Testolin ci aveva detto in Aula, rispondendo a una nostra interrogazione, che in quel periodo, aprile-settembre 2024, la Commissione paritetica si era riunita solo due volte, ma l'altro giorno in Commissione il Presidente della Paritetica, il professor Marini, ci ha detto che non era così, e che le riunioni sono state certamente di più.
Il presidente Marini il 30 settembre scorso ha inviato una mail al presidente Testolin facendogli il grande annuncio che quel giorno stesso la Commissione aveva approvato lo schema della norma, ma noi tutti possiamo leggere nelle prime righe di quello schema inviato il 30 ottobre dal ministro Calderoli al presidente del Consiglio Bertin, che l'approvazione è intervenuta in Paritetica il 29 luglio.
Allora abbiamo chiesto e in audizione e ci è stato detto che il 29 luglio si è esaminato lo schema, che era praticamente definitivo, e che l'approvazione è avvenuta il 30 settembre, però l'atto che noi andiamo oggi a votare riporta la data di luglio.
Poi il professor Marini ha anche detto giovedì scorso che c'è stata un'ulteriore riunione di Commissione (come mi risultava) a ottobre.
Perché queste precisazioni? Perché questo è un atto formale importante, non è il verbale di una riunione di un'associazione di quartiere o di un collegio docenti, è un atto importante che riguarda anche e soprattutto l'autonomia di questa Regione e io credo che meriterebbe maggiore cura e precisione.
Poi non è soltanto un problema formale, io penso che riguardi anche un atteggiamento nei confronti del dossier e dell'atto che si sta confezionando.
Ancora, il Presidente della Paritetica in Commissione ci ha detto: "Sì, abbiamo dovuto fare alcuni aggiustamenti perché abbiamo voluto mandare un testo il più pulito possibile al Consiglio regionale".
A me sinceramente non pare proprio così, perché nel testo "pulito" la data di approvazione è sbagliata; nel testo che dovrebbe essere pulito, lo potete vedere, ci sono delle parti sottolineate ed evidenziate in corsivo, cosa che io credo che non dovrebbe stare in un testo ufficiale di questa portata; probabilmente è un retaggio del lavoro istruttorio compiuto su bozze per evidenziare delle differenze rispetto a precedenti testi, ma poi forse ci si è dimenticati di ripulire.
Queste sottolineature quindi, come anche le date ballerine, a me sembrano una sciatteria, così come mi sembra che non ci sia stata un'adeguata convinzione nel portare avanti in questi anni il testo per arrivare a questa norma di attuazione.
Sempre gli uffici della Presidenza della Regione ci hanno detto che i verbali della Commissione Paritetica non erano disponibili, ma giovedì scorso in Commissione il Presidente ci ha detto che non c'è nessun problema a consegnare questi verbali, e noi li richiediamo perché ci sia chiarezza.
Venendo al testo, entrando nel merito dello schema, ricordo che a marzo 2024, quando il consigliere Marguerettaz venne nominato componente della Paritetica in sostituzione del consigliere Rollandin, il collega Chatrian affermò che quella presenza avrebbe portato una connotazione di fierté autonomiste nei lavori della Paritetica.
Io devo dire che, entrando nel merito del testo, di fierté autonomiste in questo schema ne vedo ben poca, e quel poco che c'è non deriva da cambiamenti degli ultimi mesi, dell'ultimo anno, ma c'era già nella bozza del 2019, ed entrerò nel dettaglio.
C'è poca fierté autonomiste perché questa norma di attuazione è, in buona sostanza, un atto obbligatorio, che arriva con grande ritardo, semplicemente per allineare la Valle d'Aosta alle altre Regioni italiane che, tutte, hanno già da tempo, in base a un decreto legge del dicembre 2018, poi convertito nella legge 12/2019, la potestà di legiferare in materia di concessioni per le grandi derivazioni d'acqua a scopo idroelettrico.
È un potere che hanno tutte le Regioni a Statuto ordinario e anche le Province autonome del Trentino Alto Adige e il Friuli Venezia Giulia.
In sostanza, questa norma stabilisce semplicemente che anche la Valle d'Aosta, come tutte le altre Regioni, può disciplinare con una propria legge le modalità per le concessioni per la produzione idroelettrica che, in gran parte, praticamente quasi tutte tranne tre, scadono nel 2029.
Finora lo Statuto non consentiva di legiferare, perché la materia era affidata allo Stato; adesso, con l'approvazione della norma, sarà possibile superare i limiti attuali ancora dello Statuto valdostano.
Però - e qui vengo a una valutazione sulla valenza autonomista di quest'atto -, la potestà legislativa è sì trasferita alla Regione, ma è delimitata da rigidi paletti.
L'articolo 3, che porta il titolo "Disposizioni in materia di grandi derivazioni d'acqua ad uso idroelettrico", al comma 3 prevede infatti quattro tipologie per l'assegnazione delle concessioni, e immaginavo che fossero poi illustrate da qualcuno.
Non è una norma particolarmente favorevole per una Regione autonoma, a me pare, non è così significativamente centrata sull'autonomia della Regione, lo avevamo già detto e avevamo anche presentato un'apposita mozione a marzo dello scorso anno, a marzo 2024 - una mozione respinta -, per chiedere di cercare di formulare diversamente la norma.
Chiedevamo infatti, in quella mozione, di invitare i membri di parte regionale della Commissione Paritetica, leggo testualmente, "a operare affinché la competenza della Regione di disciplinare con propria legge le procedure e modalità per il rilascio di tali concessioni sia piena e ampia, senza clausole e griglie restrittive che vanificherebbero la potestà legislativa che la Regione può esercitare nel rispetto dei principi fondamentali dell'Unione europea e dell'ordinamento dello Stato".
Io credo quindi che da una norma chiaramente autonomista ci si sarebbe aspettati che assegnasse più ampie potestà alla Regione che, ripeto - ed è anche un po' curioso che siamo noi a sottolinearlo -, è una Regione autonoma.
A me pare che non si sia insistito sufficientemente nel rivendicare un'autonomia decisionale, e lo dico perché non ricordo, e sono stata attenta, di aver sentito una voce forte dal mondo autonomista valdostano che si sia levata, come è successo in altre occasioni, per dire: "Vogliamo poter decidere liberamente", ovviamente nell'ambito e nel rispetto delle regole europee, ma senza rigidi paletti.
Poi non ne ho neanche sentito parlare di questo, almeno pubblicamente.
In cinque anni, quasi sei, perché ormai siamo a gennaio, penso che si potesse arrivare a qualche cosa di più pregnante; per fortuna però c'è un elemento, un aspetto, che era già presente nella bozza del 2019, e che è rimasto, seppure un po' annacquato, e che dà un maggiore margine di discrezionalità legislativa alla Valle d'Aosta rispetto a quella che hanno le altre Regioni.
Quest'aspetto è rappresentato dal punto d) dell'articolo 3, comma 3. Punto che c'è soltanto nella nostra norma e che non ho visto in nessun'altra Regione.
Questo punto, già presente nel 2019, dice: "Le concessioni si possono assegnare a società a totale controllo pubblico, costituite per soddisfare preminenti interessi generali connessi alla produzione dell'energia nel territorio regionale", ma, mentre nel 2019 ci si fermava qui, nel 2022, perché poi la bozza è stata cambiata, allora si aggiunge: "Nel rispetto dei principi dell'affidamento in house", quindi è intervenuta un'aggiunta che compare anche nello schema che abbiamo oggi sotto gli occhi e compare curiosamente sottolineata nel testo che ci è stato trasmesso dalla Presidenza.
A mio avviso, il punto d) è una possibilità che dovremmo studiare subito e a fondo, perché permette di riassegnare le concessioni senza procedura di gara ad una società interamente pubblica, come è la CVA, evitando quindi di ricorrere alle rischiose opzioni dei punti a) (la gara), dei punti b) e c) del comma 3, che comprende anche il partenariato pubblico-privato.
L'amministratore delegato di CVA, già all'inizio dello scorso mese di ottobre, appena è uscita la notizia dell'approvazione dello schema da parte della Paritetica, ha affermato che la società era pronta sia per le gare, sia per l'assegnazione, sia per il punto a), sia per il punto d); un'affermazione che io credo sia azzardata, perché le gare sono gare e sono, lo sappiamo, un'opzione rischiosa che si può concludere positivamente (e speriamo che così sarà), ma anche negativamente.
In questo caso poi sarebbero certamente delle gare di valenza europea, quindi possiamo veder arrivare anche delle importanti e agguerrite società energetiche, ed è un rischio che, a nostro avviso, è bene evitare, oltretutto considerato che può esserci un'ulteriore complicazione che è rappresentata dall'esistenza di un potenziale vizio di ammissibilità per la partecipazione di CVA a una gara indetta dalla Regione che ha su questa società poteri di controllo e di direzione.
Questo rischio non è superato dalla formulazione della lettera a), sempre di questo articolo 3, comma 3 della norma; se ci sarà una gara per l'assegnazione di 29 concessioni, si tratterà di una gara immagino miliardaria che farà gola a molti e i cavilli, i ricorsi e tutte le attenzioni per eliminare dei concorrenti io immagino che non mancheranno.
È una strada, questa delle gare, che è pericolosa e che non bisogna percorrere, perché sicuramente CVA rischia, se si fa una gara, ma chi rischia è soprattutto la comunità valdostana.
Poi CVA non è neppure pronta perché si possa utilizzare a suo favore quel punto d), per il motivo molto semplice che la società non opera nel rispetto dei principi di una società in house, non lo è, anzi, in questi ultimi tre anni è andata in una direzione opposta a quella che è la conformazione di una società di quel tipo, si è buttata sul mercato nazionale, vuole diventare un'azienda leader nel campo delle rinnovabili in Italia ma rimane - lo sappiamo, per fortuna - una società totalmente pubblica, sottoposta a indirizzi della Regione, ma non ha i requisiti per avere le assegnazioni secondo i criteri che noi leggiamo adesso nel punto d).
E allora che cosa bisogna fare? Bisogna pensare a una trasformazione della CVA in una società che abbia queste caratteristiche, ma è un'operazione che richiede innanzitutto l'espressione di una volontà politica chiara e ferma da parte della Regione e poi richiede anche uno studio attento per la riorganizzazione e la trasformazione; a me non sembra un'operazione di poco conto.
Anche per questo, già mesi fa, avevamo proposto, con un'altra mozione, anch'essa respinta, almeno di avviare un lavoro propedeutico ai fini della scrittura della legge regionale, chiedendo di prendere in esame tutte le altre normative e cominciare a ragionarci, al fine di questa legge regionale che, appena la norma di attuazione sarà approvata e verrà validata dal Consiglio dei Ministri, bisognerà mettersi a scrivere e poi ad approvare, ma è chiaro che la politica valdostana deve dire esattamente quale obiettivo vuole raggiungere.
Per noi l'obiettivo è chiaro: mantenere le concessioni in capo a una società interamente pubblica, che sia strumento operativo della Regione e che agisca al servizio della comunità valdostana e della transizione energetica della Regione Valle d'Aosta.
Occorre fare una discussione di grande valenza politica e, credo, anche di grande valenza autonomista e pensiamo che si sia perso tanto tempo. Ora occorrerà per forza di cose accelerare.
Concludendo e riassumendo, ci troviamo a esaminare un testo che migliora il nostro Statuto speciale, che trasferisce finalmente alla Regione una competenza che è ancora in capo allo Stato e riporta quindi la Valle d'Aosta a pari livello con le altre Regioni italiane sulla materia delle concessioni idroelettriche. Quindi un trasferimento di competenza necessario, ma formulato, come dicevo, con dei paletti restrittivi che comprimono le prerogative di una Regione autonoma.
È anche vero, però, che è un testo che contiene questo punto utile, questo punto d) di cui abbiamo parlato.
Noi riteniamo quindi che si debba fin da ora, almeno da ora in poi, approfondire la materia e sapere, prima di scrivere la legge regionale sulle modalità delle concessioni, in che direzione si intende andare.
Il voto sullo schema della norma sarà favorevole, ci auguriamo che l'iter di emanazione del decreto legislativo con la nuova norma si concluda rapidamente e, nel frattempo, senza indugio, mettiamoci a studiare a fondo questa materia.
Presidente - Consigliere Aggravi, ne ha facoltà.
Aggravi (RV) - Intervengo anch'io su uno schema di norma di attuazione che sicuramente tutti avremmo voluto discutere molto prima e sicuramente non a ridosso della fine di questa Legislatura. Però - a differenza della collega - io cercherò di non guardare al passato, ma cercare di guardare ai contenuti dello schema di norma di attuazione e in alcuni passaggi mi è doveroso anche cercare di fare un po' di luce, o comunque diradare, quelle che sono delle cortine fumogene che lei, mi spiace dirlo, non me ne voglia, ha seminato anche oggi nel suo intervento, condividendo, per carità, in alcune parti alcune critiche, ma su altri ci sono vere e proprie cortine fumogene, perché le cose sono leggermente diverse da come vengono rappresentate.
Non sto parlando del percorso, sto parlando dei contenuti e soprattutto, visto che la sua giusta chiusura dell'intervento di dire che bisogna mettersi a studiare... non c'è mai fine allo studio, però ci sono dei passaggi su cui forse è bene fare un ripasso, oppure c'è un'altra volontà da parte di uno storytelling che, in realtà, contiene anche dei passaggi falsi, e cercherò di fare un po' più di chiarezza.
Questo è il termine di un percorso sicuramente travagliato, difficile, e che non è stato condotto soltanto da una parte, perché necessariamente c'è stata la necessità di trovare un'intesa con lo Stato italiano, ma soprattutto con un convitato di pietra, che ogni tanto o ci dimentichiamo per necessità, oppure per dolo, che è la regolamentazione europea, perché non possiamo limitarla a un semplice passaggio finale di una frase, perché il vero convitato di pietra è relativo alla regolamentazione comunitaria, quella che ogni tanto piace tanto e in questo caso facciamo finta di non considerare.
Rimando subito anche alcune critiche sul fatto che il mondo autonomista non ha parlato del tema delle concessioni.
Qualcuno, magari in solitaria, magari ovviamente non facendo certi risultati con primari personaggi che hanno accompagnato il percorso alle elezioni europee, ha portato nel proprio programma un punto importante che si rivendica, ovvero il fatto che ci sono concessioni e concessioni.
Ci sono delle concessioni strategiche per definizione, e da convinto liberista ne sono più che convinto, perché i grandi invasi non possono essere trattati come beni contendibili, perché sono degli elementi fondamentali non soltanto dal punto di vista della produzione energetica, della sicurezza energetica, ma soprattutto anche per quello che rappresentano come potenziali vere e proprie batterie e soprattutto per quello che ne è anche il bene più prezioso che contengono, quindi l'acqua.
Qualcuno l'ha detto, ovviamente se chi non l'ha voluto ascoltare, ripeto, sempre per giusta necessità di campagna elettorale, à chacun son rôle.
Ci sono due grandi elementi su cui vorrei concentrare il mio intervento: uno è quello delle gare, e l'altro della futura legge.
Parlo e sintetizzo con il termine "gare", perché l'audizione della scorsa settimana dei componenti di parte regionale della Commissione Paritetica ha permesso di chiarire un punto cardine di questo schema, che ci piaccia o no, che è soprattutto interno e contenuto nell'articolo 3, e in particolare il comma 3, che anche chi mi ha preceduto ha citato.
Il tema delle gare è un tema importante perché chi oggi ci dice che noi possiamo bypassare le gare e andare a fare delle riassegnazioni, ci deve spiegare il perché.
Faccio un inciso ulteriore: non confondiamo quello che viene citato all'interno dello schema di norma di attuazione come società a controllo pubblico con la primaria partecipata della Regione autonoma Valle d'Aosta. Lo schema di norma di attuazione parla di tipologia di società; l'errore che fu fatto anche nella scorsa Legislatura, anche nell'ambito della discussione della Commissione speciale a suo tempo costituita, era confondere il tema concessorio con il gestore, con CVA, che è sì partecipata dalla Regione, ma se domani mattina dovesse nascere una società partecipata pubblica idroelettrica S.p.a., è sempre una società controllata dal pubblico, che opera all'interno di un mercato, non necessariamente controllata dalla Regione autonoma Valle d'Aosta, potrebbe essere controllata dal Comune di "Vattelapesca" e purtroppo, che piaccia o non piaccia - di solito a una certa parte politica piacciono molto le società a controllo totalmente pubblico -, può partecipare alle gare.
Le quattro lettere che richiama il comma 3 dell'articolo 3, e quindi le quattro tipologie di possibilità di assegnazione delle concessioni, va letto in senso ampio e in senso lato.
Il passaggio per gara è, di fatto, inevitabile, e questo non lo dobbiamo all'eventuale inerzia di qualche rappresentante locale, come magari qualcuno ha detto, e non mi si faccia difendere la controparte del Governo, però anche se il Governo avesse dovuto chiedere un passaggio della norma che diceva: "Noi le concessioni le diamo a chi vogliamo", non si poteva fare; si può fare in altri stati di diritto, non si può fare in Valle d'Aosta, non si può fare in Italia e non si può fare nell'Unione europea che spesso tanto piace.
La famosa Bolkestein, per sintetizzare, considera anche l'energia come un servizio, anche la produzione come un servizio e quindi le concessioni vanno messe a gara.
Lo fa anche la Spagna, che ne ha molte meno; i paesi germanici hanno un diritto diverso, perché lì la concessione è differente, nel senso che c'è la differenza tra l'autorizzazione e il permesso, quindi hanno un escamotage che è consentito dal loro diritto; e poi ci sono i francesi, che sappiamo notoriamente essere dei grandi europeisti e fanno come vogliono, perché i francesi si allungano le proprie concessioni come piace loro.
Dobbiamo dircelo, che questo non l'ha deciso questo Governo, quello precedente (sto parlando di Governi nazionali) o il Governo Testolin, o il Governo Lavevaz o Governi precedenti, l'ha deciso l'Unione europea, e l'hanno deciso i membri dell'Unione europea, che ci piaccia o no, e tutti i Governi che fino a oggi ci sono stati hanno detto: "Sì, signore", e questo l'hanno accettato, e lo sappiamo.
In Italia contano molto di più i balneari o i tassisti (non me ne vogliano i tassisti) delle concessioni idroelettriche su cui, forse, ci sarebbe da fare un ragionamento diverso, soprattutto, ripeto, dei grandi impianti e dei grandi invasi, perché è inutile che parliamo di sicurezza energetica, cambiamo anche la denominazione di un Ministero, se poi dopo non ci comportiamo di conseguenza. E torno al documento in chiusura della scorsa Legislatura nazionale che ha fatto il Copasir, non l'ha fatto Stefano Aggravi, che dice delle cose notevolmente importanti che però sono state messe in un cassetto e non vengono considerate.
Su questo sì, c'è stato un lassismo da parte di tutti i Governi, perché non si sono fatti valere in Europa e tempo fa io mi ricordo che in un'interpellanza dissi all'assessore Caveri: "Vorrei sapere Fitto che cosa ha promesso - se lo ricorderà - nell'ambito dello schema del PNRR", perché le gare, anche se non è stato dichiaratamente detto, fanno parte del patto con l'Unione europea, quindi oggettivamente è inutile che oggi ci diciamo che siamo stupiti che non c'è la possibilità delle riassegnazioni.
Va anche detto però una cosa, la stagione delle gare, e soprattutto la forza che in Italia ha avuto il partito delle gare, chiamiamole così, ha anche un senso storico.
Ci sono dei territori (non la Valle d'Aosta) che non hanno potuto, non hanno voluto fare quello che la Valle d'Aosta ha fatto nel tempo.
Ci sono dei territori che si sono resi conto di creare la loro CVA con questa possibilità soltanto nella stagione delle gare, e io capisco, perché il monopolista idroelettrico per definizione, che è l'ENEL, che era il vecchio, fino al 1962 sostanzialmente, prima c'era il mondo dei privati, poi è arrivato il monopolista elettrico, in alcuni territori non ha riversato un euro.
Ci sono delle valli in cui ci sono dei grandi invasi che non hanno visto un euro, a differenza dell'occasione che la Regione autonoma ha sfruttato in un momento lungimirante, e su questo io posso essere d'accordo con la critica, abbiamo dormito sugli allori, perché a un certo punto bisognava fare una valutazione molto probabilmente differente, proprio perché il mondo non cambiava e si andava sempre, lo sapevamo che si sarebbe andati in questa direzione, quindi purtroppo non facciamo finta di niente, le cose sono ben chiare e, ripeto, alcuni grandi invasi fondamentali (noi ne abbiamo uno dei tre che servono per la riattivazione del sistema elettrico nazionale) dovrebbero avere delle concessioni gestite in modo differente.
Su questo si sarebbe dovuto battere di più, ma lo dico a tutti, non lo dico solo a una parte politica piuttosto che ad un'altra, e mi stupisco perché invece non si faccia un altro ragionamento.
Nell'ultima legge di bilancio - poi oggettivamente, visto l'insieme di cose su cui si sta lavorando mi sono perso come è andata la votazione, se è già passata o no, oppure era nel Milleproroghe, però cito il tema - è stato presentato un emendamento che, con un colpo di penna, riassegna le concessioni per il trasporto dell'energia elettrica per ulteriori 20 anni. Questo costo a fronte di ulteriori investimenti che i concessionari dovrebbero fare.
Benissimo, siamo tutti contenti che ci possano essere delle società a noi vicine che possono beneficiare di questa previsione, ma il 5,6% che pagheranno allo Stato per la riassegnazione, secondo voi dove finirà? Finirà in bolletta e bisognerà capire se gli investimenti sono, a loro volta, importanti per giustificare questa riassegnazione.
Dico questo perché un altro tema su cui ragionare - ma non voglio aprire troppe parentesi - è quello che non è detto che la riassegnazione automatica sia una buona cosa per gli utenti. Dobbiamo essere molto franchi su questo, perché le società che ne beneficiano generano sicuramente dei dividendi, ma poi questi come vengono distribuiti? Io preferirei che ne beneficiassero di più gli utenti che sostengono questo tipo di meccanismo e quindi che pagano le bollette, altrimenti noi sì, sì, abbiamo un tesoretto, ma che poi, per carità, può essere l'azionista che decide come distribuirlo, ma non è detto che ci sia un automatico beneficio nei confronti dell'utenza, perché poi finisce tutto in bolletta, come aver detto no al nucleare anni fa.
Sulla questione in house - e poi passo al secondo tema di cui volevo parlare - anche qua, per favore, in house non vuol dire di casa nostra. L'in house è una società che ha una particolarità normativa che ha delle influenze gestorie; l'in house deve servire al soggetto o ai soggetti che sono azionisti e una sola minima parte può essere dedicata ad attività di mercato.
Una in house tipica è INVA: INVA fa una parte sicuramente di mercato, ma il resto è tutto verso le Amministrazioni che ne sono azioniste.
Stessa cosa Finaosta: infatti Finaosta separa nettamente quella che è la gestione propria da quella che viene gestita dal punto di vista dell'in house, e quello che produce l'in house deve essere utilizzato necessariamente per i bisogni dell'azionista, che non vuole dire che l'azionista si mette a vendere l'energia elettrica, perché se noi pensiamo di riassegnare una concessione a una società in house che produce energia elettrica e poi la vende sul mercato, signori cari, botte piena, moglie ubriaca e del bordone nella botte. È bellissimo, è stupendo questo, però questo succede in altri ordinamenti e, per favore, non parliamo che questo è determinato dal neoliberismo dell'Unione europea.
L'Unione europea è una macchina per favorire gli oligopoli oggigiorno, non è liberismo, perché una realtà che parla di mercato unico e non ha un'Iva comunitaria definita e unica non è un posto dove c'è il libero mercato. Ci sono degli aggiustamenti che servono a determinati obiettivi.
Noi - e questo dobbiamo dirlo - abbiamo perso la partita europea nel termine delle concessioni, ci hanno guadagnato altri, Francia in primis, che fa quello che vuole, e paesi di diritto germanico, perché si sono fatti i conti a modo loro e perché probabilmente in casa nostra, ma non parlo di Valle d'Aosta necessariamente, parlo d'Italia, c'era un monopolista e quindi tutto andava bene. Ecco quello che portano i monopoli, quindi l'in house non è una soluzione che può permettere domani mattina di riassegnare le concessioni e con l'energia prodotta da quelle concessioni venderla sul mercato, perché sennò, signori, la farebbero tutti, di che cosa stiamo parlando? Non lo fanno manco i francesi, quindi cerchiamo di rendercene conto.
Voglio concludere questo passaggio, perché dovrò poi utilizzare altri interventi molto probabilmente, per dedicarmi a quello che è il tema invece della futura legge.
Spiace, lo dicevo, che si arrivi alla fine di una Legislatura, quindi anche in un periodo complesso. E su questo sono d'accordo con chi mi ha preceduto e avevamo anche sostenuto una mozione, che permetteva di iniziare a ragionare e a pensare su come costruire la legge che deriverà dall'approvazione di questo schema di attuazione, perché ci sono delle questioni su cui ragionare in maniera attenta: una, ad esempio, è quella delle piccole derivazioni. Parliamo solo di grandi derivazioni, le piccole derivazioni non sono di seconda importanza, anzi, sul tessuto economico hanno un'importanza notevole, e sappiamo che ci sono tutta una serie di problematiche, legate non soltanto al regime autorizzatorio per le piccole concessioni, ma anche per il tema dei rinnovi, e sappiamo che ci sono dei rischi latenti notevoli.
Dovremmo anche forse ragionare, ma forse non ci sono proprio più i tempi tecnici in questa Legislatura, su delle disposizioni in materia di limiti al prelievo idrico e tutela ai corsi d'acqua, ed è comunque tangente e collegato alla normativa che riguarda anche lo sfruttamento della risorsa idrica, però i tempi sono quelli che sono.
Vorrei fare una considerazione finale su un passaggio che è riportato soprattutto nella relazione illustrativa dello schema di decreto legislativo, ovvero dello schema di norma di attuazione.
Nell'ambito della relazione illustrativa, giustamente si ricorda che questo è funzionale, tra l'altro, ad attuare le competenze legislative riconosciute alla Regione dallo Statuto speciale, in particolare dagli articoli 2 e 3, ma soprattutto c'è un passaggio che richiama una delle fonti spesso dimenticate della nostra autonomia.
Alla Regione erano state oltretutto riconosciute, fin dalla fase pre-statutaria, particolari competenze amministrative in ordine alla gestione a mezzo di aziende speciali di servizi pubblici di natura industriale o commerciale relativi ad acquedotti, impianti di energia elettrica. E sto parlando delle previsioni di cui al decreto luogotenenziale del 7 settembre 1945, n. 545, che è uno dei pilastri della nostra autonomia, ma che come tutti i pilastri, se non viene manutenuto e non viene ricordato, rimane lì come una sorta di totem.
Su questo passaggio, secondo me, dobbiamo fare un'ulteriore riflessione, e su questo io sono pienamente d'accordo: l'autonomismo debole non aiuta, soprattutto in un contesto iper regolamentato, con un nuovo moloch, che è quello della regolamentazione europea, che ha degli effetti, perché l'Unione europea non è un posto fatto di gnomi e di fate, ma è fatto di grandi burocrati che ti dicono che cosa fare, a cui tu comunque hai ceduto una quota parte di tua sovranità. Questo va detto perché c'è scritto nei trattati, e non sempre quel burocrate si libera della propria nazionalità e quindi fa gli interessi di tutto il mercato comune.
Spesso e volentieri, fa gli interessi della propria realtà, perché c'è un po' di sovranismo in ognuno di noi, latente fino in fondo, e sicuramente il burocrate che ha più a cuore il futuro delle proprie concessioni idroelettriche se ne frega (perdonate il termine) del futuro delle concessioni idroelettriche magari di un paese che, comunque, è da sempre... o magari è anche interessante, perché io penso che EDF ci stia guardando con grandissimo interesse rispetto a tutte le gare che verranno lanciate, e non voglio parlare dei contenziosi.
Perché ho citato questo passaggio della relazione? Perché sarebbe bene ricordarsi che, spesso, più aspettiamo e quindi "plus le temps passe, plus les occasions de developper notre Autonomie échappent à notre maîtrise": il contesto cambia e lo abbiamo visto chiaramente in un altro passaggio del nostro Statuto dimenticato e che, ogni tanto, ci ricordiamo, che è quello della zona franca.
Spiace che chi oggi critica pesantemente un autonomismo debole, non abbia voluto condividere e votare l'unica azione che aveva una volontà di affermare la volontà di un autonomismo forte, e quindi quello in ottica di rivendicare in una maniera moderna, perché oggi non si può più fare quello che era previsto all'epoca, perché i tempi sono cambiati, e perché sono arrivate delle nuove norme, sono arrivate dei nuovi totem che ci dicono come gestire tutta una serie di previsioni, e il richiamo all'Iva non è a caso, quindi io mi dico che dobbiamo ricordarci di questi pilastri, come i decreti luogotenenziali e come il nostro Statuto, ma non al bisogno delle nostre politiche. Poi ci sta nella dialettica politica, nel confronto in campagna elettorale ognuno lo fa, ma ce lo dovremmo ricordare ogni giorno, perché l'autonomia va applicata in maniera pratica ogni giorno, in ogni cosa dovremmo rivendicarla, non solo quando ci fa comodo, anche su altri limiti e previsioni che ci vengono imposte.
Noi quindi sosterremo questo schema di norme di attuazione, seppur ovviamente avremmo voluto scrivere ben altro. Io penso che ognuno di noi avrebbe avuto delle sue idee su come andare a implementare lo schema di norma di attuazione, però, diciamo, che comunque è un testo che - al di là dei corsivi, delle sottolineature e quant'altro... la forma a volte è sostanza, ma in questo caso ci siamo dedicati più alla sostanza che alla forma - permetterà, o potrà permettere, di fare comunque un buon lavoro rispetto, magari, ad altre realtà che sono andate un po' più avanti, ma che vediamo anche l'opportunità di dire che forse questo ci permetterà anche di concepire una legge sull'esperienza di prove che hanno fatto altri soggetti.
Comunque, io penso che, alla fine, si debba anche considerare che, stante la normativa europea, più di questo non si poteva fare.
Faccio un ultimo esempio: il termine dei 40 anni di concessione, anche lì, se noi facciamo un confronto a livello comunitario, noi vediamo che nell'Europa del nord il termine non c'è, è ad libitum la concessione, finché il gestore la può gestire, più scendiamo e più ovviamente il tempo cambia.
40 anni sono comunque tanti, ci sono tanti investimenti da fare, anche mettere a gara le proposte di investimento non è detto che possa essere una cosa buona.
L'importante è che la proprietà delle concessioni, cioè l'ente regolatore, resti la Regione autonoma Valle d'Aosta, poi su quello che riguarda la gestione delle gare, che ci piaccia o no, non sarà neanche il mercato, sarà proprio il bando di gara che definirà le modalità di gestione, e non sarà sicuramente un bagno di salute, perché sappiamo che i ricorsi sono dietro l'angolo, abbiamo visto cosa è successo in Lombardia, che è un esempio di quello che potrà succedere, ci sono delle concessioni che sono estremamente appetibili, ma sono soprattutto appetibili perché molti di questi impianti sono ormai ammortizzati nel tempo, quindi l'investimento non è detto che sia solo manutentivo, ma può essere anche proattivo.
Faccio una conclusione, e concludo davvero: io mi auguro che l'Italia si svegli e si ricordi che la prima fonte di energia rinnovabile, quella certa, è la fonte idroelettrica. Questo è un punto fondamentale, e quindi che si favoriscano anche la realizzazione di impianti di pompaggio, di potenziamento, di quelli che sono gli invasi che oggi abbiamo, sennò hai voglia a correre dietro a sole e a vento.
Presidente - Consigliere Cretier ne ha facoltà.
Cretier (FP-PD) - Per esprimere un parere su questa norma, perché credo che l'opinione pubblica si chieda quale sia il senso di questo parere.
Intanto vorrei ricordare al collega Aggravi che prima dell'ENEL la c'era la SIP, si chiamava così perché era Società Idroelettrica Piemontese, ed è ancora possibile vedere i termini di confine con la grafia sopra.
Vorrei dire che non farò la cronistoria dell'atto, ma del risultato finale, visto che qualcuno l'ha già fatto e chiaramente non voglio ripetermi.
È un passaggio normativo importante per dare attuazione alle competenze legislative della Regione autonoma Valle d'Aosta, le stesse acque, a qualunque uso esse appartengano, o siano destinate - cita il testo e la relazione illustrativa -, sono subordinate a concessioni o sub concessioni.
Non è da molto che sono state acquisite dal demanio regionale come titolarità.
La Regione ne esercita l'uso e persegue il controllo delle centrali idroelettriche delle vallate laterali e di quella centrale, non direttamente, ma attraverso la sua partecipata.
Una gestione quindi del settore molto importante e con molti aspetti economici, ambientali, sociali, occupazionali e produttivi nel panorama delle rinnovabili.
Il punto centrale è la revisione del modello originario che negli anni ha subìto modificazioni strutturali nella gestione della materia, delle competenze e del quadro normativo, indi per cui diventa necessario procedere a un'evoluzione delle norme e nel rispetto dei principi eurounitari, con le novità della normativa statale che deve armonizzare la legislazione, sia rispetto alle Province autonome, che rispetto alle Regioni a Statuto speciale, come la Valle d'Aosta.
Proprio così, dunque, diventa necessario approvare lo schema di norma che prenda in carico anche un affidamento delle concessioni a società a totale controllo pubblico in house, relative agli interessi generali connessi alla produzione di energia nel territorio regionale.
Bene anche la possibilità della Regione di ritirare quote di energia a vantaggio di servizi pubblici o di particolari categorie di utenze, non da meno la possibilità di disciplinare con misure flessibili rispetto alle normative statali per i canoni di derivazione.
La norma prevede inoltre un sistema di consultazione preventiva con le varie autorità che gestiscono l'energia delle diverse fonti e il sistema idrico, e questo è un aspetto positivo.
Infine, il presente schema del decreto legislativo non comporta nuovi o maggiori oneri a carico del bilancio statale; non è così, purtroppo, per la Regione, che provvederà alla copertura della programmazione finanziaria nei prossimi bilanci regionali: infatti sono da espletare le procedure di riassegnazione delle concessioni in scadenza successiva all'approvazione della norma, e questo per noi, come è stato detto ed enunciato da chi mi ha preceduto, è un problema.
In chiusura di questa breve discussione, ritengo che il tema di portata generale abbia un peso notevole e trasversale, in cui la prima Commissione ha espresso parere favorevole all'unanimità, evidenziando un trasversale e un unico parere sulla necessità di correre in senso legislativo verso il rinnovo delle concessioni di derivazione dell'acqua per la Valle d'Aosta.
Le acque, lo sappiamo tutti, sono una ricchezza inestimabile per la nostra Regione, e creano un importante e positivo impatto sull'economia e sul posizionamento regionale rispetto alle altre Regioni, rispetto alle fonti energetiche rinnovabili nel panorama nazionale, per cui il nostro gruppo voterà sicuramente a favore di questa norma.
Presidente - Consigliere Marquis, ne ha facoltà.
Marquis (FI) - È sicuramente questo un tema di grande valenza per la Valle d'Aosta sotto tanti profili: sotto il profilo ideologico, ma anche sotto quello molto pragmatico di gestione delle nostre acque. Questo è un tema che è stato rivendicato da sempre dalla Valle d'Aosta, dalla notte dei tempi, e il riconoscimento sulla proprietà pubblica delle acque sull'autorizzazione all'utilizzo e alla loro valorizzazione parte già dai decreti luogotenenziali, quindi sono di natura pre-statutaria.
Poi ovviamente è una battaglia che è stata condotta puntualmente, nell'arco della storia, per poter cercare di migliorare sempre la situazione sotto questo profilo a difesa degli interessi della Regione.
Ci sono stati diversi passaggi che hanno portato ad allargare il demanio regionale, anche in tema di utilizzo idroelettrico delle acque, è rimasta esclusa a tutt'oggi solo la parte dell'alveo della Dora sotto questo profilo.
È del tutto evidente che questa norma di attuazione crea il presupposto per poter legiferare e rafforzare la competenza legislativa della Regione nell'ambito della valorizzazione dell'idroelettrico.
Essere autonomisti non significa fare quello che si vuole, significa comunque attenersi a dei principi che sono previsti dal vivere all'interno di uno Stato e vivere all'interno di una realtà sovraordinata allo Stato che è l'Unione europea.
Pertanto, questa norma non può che tenere conto dei principi che sono sovraordinati all'esercizio della nostra autonomia, la nostra capacità deve essere successivamente di legiferare in modo da rafforzare al massimo la nostra autonomia, valorizzando i principi che sono contenuti in questa norma di attuazione e le possibilità che vengono previste.
Nella norma ci sono quattro articoli ma di grande importanza e che toccano tutta una serie di aspetti che sono molto interessanti, a partire dalla questione - con tutto ciò che comporta - delle gare, dei quattro punti che sono evidenziati dall'articolo 3 comma 3, ma anche alla possibilità della Regione di intervenire, determinando quelle che sono le regole sostanzialmente nella valutazione degli impatti paesaggistici e di impatto ambientale, determinando le conseguenti misure di compensazione ambientale e territoriale anche a carattere finanziario.
Questo credo che sia un elemento molto importante nella gestione della legge, perché potrebbe dare dei grossi spazi, sia all'interno della difesa, sotto il profilo idrogeologico, del nostro territorio, ma anche per rafforzare le possibilità di richieste di opere compensative da parte di chi dovrà essere il concessionario affidatario delle concessioni che vanno in scadenza e saranno messe in gara.
Altro tema che riteniamo che sia importante, anche a seguito delle considerazioni che sono state fatte, e che condividiamo, dal collega Aggravi, che dice: "Bisogna avere anche dei ritorni sulla gente, sulla comunità e sui cittadini". Cedo che questo sia un tema quanto mai più importante perché noi viviamo in una realtà autonoma, la Regione autonoma Valle d'Aosta.
Voglio richiamare e soffermarmi un attimo sull'articolo 3, comma 5, che dice: "Nelle concessioni di grandi derivazioni d'acqua a uso idroelettrico, i concessionari hanno l'obbligo" sottolineo obbligo, "di fornire annualmente e gratuitamente alla Regione per i servizi pubblici e categorie di utenti determinati con legge regionale di cui al comma 1, 220 chilowatt/ora per ogni chilowatt di potenza nominale media di concessione, con le modalità stabilite dalla legge stessa".
Questo, secondo me, per la nostra comunità è un articolo che è importantissimo, perché questi 220 kilowatt/ora per ogni chilowatt di potenza installata, tenuto conto che stiamo parlando di 934 megawatt di potenza che ha a disposizione oggi il sistema idroelettrico gestito dalla CVA, significa che la Regione avrà a disposizione 220 milioni di kilowatt/ora annui.
A tariffe attuali - monetizziamo questa cosa - significa 20 milioni di euro, ma la vera novità è che la norma di attuazione obbliga la Regione autonoma a mettere a disposizione dei valdostani una scontistica sull'energia elettrica, mette a disposizione dell'energia elettrica, perché dice: "A favore dei servizi pubblici e di particolari tipi di utenti".
Noi speriamo che nella definizione poi della successiva legge gli utenti saranno le prime case anche, valdostani, perché, giusto per fare un ragionamento sempre numerico, 220 milioni di chilowatt/ora, per dare la dimensione della grandezza, significano 60 mila famiglie, se li rapportiamo ai consumi dei valdostani, e questa è l'operazione che ha fatto la Basilicata, incardinata in questo modo sul gas che le società di gestione del gas sulle concessioni hanno messo a disposizione della Regione le quantità di metri cubi di gas annui, che sono stati messi poi a disposizione per determinare gratuitamente la disponibilità alle utenze della Regione i quantitativi corrispondenti.
Su questo credo che ci sarà da lavorare e sarà un argomento che sarà da definire bene nella legge, perché metterà la Regione nella possibilità di andare incontro anche alle utenze valdostane, ma gli utenti sono anche le imprese, non sono solo i cittadini, ovviamente, anche le imprese che sono dei consumatori di energia.
La norma quindi è la migliore? Non c'è mai la norma migliore, si potrebbe sempre fare di più, se avessimo potuto scriverla noi, magari avremmo scritto, ciascuno di noi, qualcosa di diverso.
Noi riteniamo che questo sia il miglior compromesso rispetto alla situazione che c'è da affrontare, in riferimento a quelle che sono le normative sovraordinate. Ciascuno ha fatto la sua parte: ha fatto la sua parte la Regione, ha fatto la sua parte lo Stato che ci ha dato la possibilità di statuire dei principi chiari che possano poi essere recepiti all'interno di una legge regionale che va a disciplinare le procedure di gara.
Starà alla definizione di questa legge regionale cercare di mettere nelle migliori delle condizioni la Valle d'Aosta per tutelare e valorizzare questa ricchezza, una ricchezza che è estremamente importante sotto molteplici aspetti, non solo sotto quello finanziario, perché la gestione delle acque, con tutto quello che comporta, come dicevamo prima, anche a livello di interventi che sono resi possibili poi in questo ambito per difendere e valorizzare il nostro territorio, credo che darà dello spazio, se saremmo capaci, per trarne delle soddisfazioni.
Noi crediamo, come gruppo, che sia importante approvare questa norma e poi lavorare alacremente alla definizione di una legge regionale che possa contemplare tutti questi aspetti, che riteniamo che siano di fondamentale importanza, per mettere la Regione nella migliore condizione per valorizzare questo asset che è fondamentale per la difesa della nostra autonomia e per la difesa della valorizzazione finanziaria stessa della Regione.
Presidente - Registriamo la prenotazione del consigliere Jordan e sospendiamo brevemente per arieggiare i locali. I lavori del Consiglio sono sospesi.
La seduta è sospesa dalle ore 11:03 alle ore 11:24.
Presidente - Riprendiamo i lavori dopo la pausa. Si era prenotato il consigliere Jordan, a cui passo la parola.
Jordan (UV) - Siamo soddisfatti per essere riusciti a portare in Aula questo provvedimento, e per questo va dato atto all'attività della Commissione Paritetica che, nel corso di questi anni, ha lavorato su un tema che è di primaria rilevanza per la nostra Regione, e non solo.
Il tema delle concessioni dell'acqua è forse tra i più delicati e complicati che stiamo trattando e ha delle ricadute importantissime per il settore dell'energia, ma anche per gli aspetti socioeconomici che da questi derivano.
Abbiamo il dovere, come legislatori, di esplorare tutte le strade giuridico-amministrative che possano permettere di meglio governare il tema del rinnovo delle concessioni o delle loro proroghe. Lo dobbiamo fare non tralasciando alcuna possibilità.
Prima di parlare delle incongruenze e dell'incertezza normativa e regolatoria, vale la pena citare alcuni numeri della fonte idroelettrica, e nonostante ad oggi sia una tecnologia matura e quasi completamente installata in Italia, rischia di perdere - e cito elementi di stampa - circa 15 miliardi di euro di investimenti a causa dell'elevata incertezza sulle modalità di riassegnazione delle attuali concessioni.
Siamo il terzo paese dell'Unione europea per potenza idroelettrica installata, questa copre circa il 18% dei consumi nazionali elettrici.
L'idroelettrico resta la prima fonte di energia elettrica rinnovabile, oltre il 40% delle FER italiane.
Sempre a livello nazionale, oltre il 40% degli impianti ha più di 40 anni, solo il 15% è stato rinnovato negli ultimi 20 anni. E ancora, l'idroelettrico ha un ruolo di stabilizzazione della distribuzione elettrica, adeguandosi sia ai minimi sia ai picchi di domanda; rispetto alle altre fonti, non soffre di dipendenza dall'estero e anche per questo significa sicurezza di approvvigionamento, e sappiamo quanto questo, in termini geopolitici, sia importante.
È evidente pertanto come lo Stato abbia il dovere di tutelare asset strategici nazionali così importanti. Numeri e considerazioni così importanti che non possono essere ignorati, non possono essere trattati alla stregua di altre concessioni, vedasi il caso dei balneari, di cui ha già parlato il collega Aggravi.
La materia delle concessioni è normata a livello comunitario e sono noti a tutti noi i richiami e le procedure di infrazione che sono state contestate all'Italia.
Purtroppo, ogni Stato membro ha definito autonomamente il proprio regime relativamente alla durata delle concessioni, alle loro aggiudicazioni e alle loro proroghe. Un'armonizzazione delle regole che, di fatto, non esiste, non c'è alcuna omogeneità europea ed è evidente che quindi si creino situazioni di sperequazione e di disequilibrio.
Sembrerebbe che, tra i grandi Stati, sia solo l'Italia a dover bandire le gare per le concessioni, senza immaginare condizioni favorevoli per concessionari uscenti, soprattutto quando questi siano pubblici.
Perché la Francia ha potuto prolungare ai grandi concessionari la scadenza fino al 2041? Perché non riusciamo a prorogare le concessioni a fronte di garanzie di investimenti, a fronte di ritorni ai territori?
Lo si è provato in diverse occasioni, ma i vincoli inseriti come controparte per l'attuazione del PNRR stanno complicando non poco le cose, però si continui a lavorare per verificare se ci sono margini in tal senso.
In questo clima di incertezza è evidente che il blocco degli investimenti del settore idroelettrico da parte delle attuali concessionarie è nel momento storico meno adatto; blocco che mette così in esposizione il patrimonio idroelettrico alla concorrenza, anche da parte degli operatori esteri, che sono attualmente in reali condizioni di vantaggio competitivo.
Non solo, rischiamo anche di vedere una limitazione della naturale evoluzione tecnologica, in un settore in cui il mercato non consente a nessuno di perdere il passo, e il rischio più grande - e concludo l'intervento - è la possibilità di aggiudicazione delle concessioni da parte di operatori o fondi di investimento, che non siano in grado di garantire i necessari equilibri con il territorio e siano scarsamente sensibili alle nostre esigenze.
Presidente - Consigliere Perron, ne ha facoltà.
Perron (LEGA VDA) - Voteremo lo schema di decreto legislativo sulle concessioni di derivazione d'acqua ben consapevoli, a differenza di qualcun altro, che potrebbe non essere da qui che potrà arrivare la soluzione al problema.
Ricordiamo che, storicamente, la classe dirigente del dopoguerra ha utilizzato la leva della nostra forza idroelettrica, potenziata durante il regime fascista, per trattare con lo Stato italiano la maggiore autonomia possibile, sia a livello politico, che a livello amministrativo, quindi questo è per noi probabilmente il tema più importante in assoluto, anche perché siamo ben consapevoli, quantomeno da questa parte, che la potestà energetica è potestà politica, perché è un tema strategico, quindi una fonte così importante sul nostro territorio ci dà la possibilità di essere attore di primo piano anche a livello politico, se lo gestiamo nella maniera corretta, e la classe dirigente del dopoguerra chiaramente è riuscita a farlo, ed è anche per questo che oggi noi godiamo della nostra autonomia.
Facevamo gola alla Francia all'epoca, ovviamente, e fu Chabod a spingere su questa direzione, ben consapevole del ruolo della Valle d'Aosta inserita nel contesto nazionale italiano.
Si fece il tentativo con la Svizzera: sappiamo che nel dopoguerra ci furono molti movimenti, è chiaro che dopo le guerre si riassettano gli equilibri territoriali.
Non andò mai a buon fine sulla Svizzera e quindi il nostro potenziale strategico economico, per dare energia a tutta l'industrializzazione - ricordo tra l'altro che bisognava ricostruire il Paese -, chiaramente è stato uno dei motivi per cui oggi noi siamo qua con un Consiglio regionale che gode di un'autonomia speciale.
Non stiamo quindi parlando di un argomento sui generis, ma chiaramente di uno dei più importanti.
Sosteniamo quindi lo schema nella sua formulazione, non vediamo alcuna contraddizione da parte nostra nell'avere una partecipata regionale che sia, allo stesso tempo, un grande attore del settore a livello nazionale. Per noi, non solo non è un'incongruenza, questa, ma è motivo d'orgoglio nonché, ovviamente dal piano più materiale, un vantaggio economico e fiscale enorme.
Il tema oggi non è interamente in mano nostra, l'abbiamo già detto fin dall'inizio, ne siamo consapevoli da sempre, perché le normative europee - l'hanno detto anche i vari colleghi - ci limitano su questo; solo lo Stato centrale può trattare in maniera efficace su questo tema e purtroppo - dobbiamo essere onesti - al di là di ogni appartenenza, al di là di ogni dinamica, purtroppo non è stato sempre così, visto che per i fondi del PNRR, che spesso sono inutili da parte nostra, ideologici e spesso pure dannosi, nonché a debito, è stata messa sul piatto la gara delle concessioni per i fondi del PNRR.
Questo è successo, chiaramente, in un periodo storico diverso e noi non abbiamo nessun problema a criticare questo, ma bisogna ricordarselo, mentre in altri Stati hanno fatto legittimamente i propri interessi strategici.
Chiaramente noi siamo i sovranisti, che per noi non solo non è un'etichetta negativa, ma è un motivo di vanto: essere sovrani è un motivo di vanto, è un obiettivo, altro che un'etichetta negativa. Fieramente sovranisti, chiaramente in Europa la Lega nel gruppo patrioti, quindi siamo coerenti, riteniamo coerente per gli Stati muoversi sui propri asset (devo usare questo termine e mi dà fastidio), il proprio potenziale strategico, quindi anche l'Italia lo deve fare.
Ora noi però siamo coerenti, mentre invece farnetica chi vuole più Europa, poi si lamenta che le nazioni e i territori perdano delle competenze; semplicemente farnetica, non si può avere tutto. Per noi della Lega, tra l'altro, lo Stato deve essere federale, quindi interessi di territori e nazioni coincidono.
Dicevamo, farnetica chi vuole più Europa e poi piange per la perdita delle sovranità locali. A sinistra, questo avviene quotidianamente, e anche nel mondo autonomista, in quella parte che guarda a sinistra, non tutti, giustamente, come ad esempio il collega Aggravi ha ricordato prima.
Interessante, tra l'altro, la definizione di autonomismo debole e forte; lo trovo interessante dal punto di vista politologico.
Delira chi quando parla poi di gare, continua a sostenere il falso, cioè che la nostra partecipata sia soggetta a direzione di coordinamento da parte della Regione.
Delira e sono deliri pericolosi, potrebbero essere dolosi, potrebbero essere interessati con cui qualcuno anche flirta in maniera irresponsabile.
Voteremo quindi da parte nostra la norma, la Regione e la Nazione, perché chiaramente vanno di concerto, e quindi il ruolo delle nostre forze che hanno un riferimento nazionale, non nascondendo gli errori che sono stati fatti in passato. Ripeto, su questa questione del PNRR avere la gara delle concessioni legato a ciò è un danno, e noi lo stiamo vedendo, è un danno, e speriamo che non si ripetano più atteggiamenti di questo tipo, atteggiamenti così subalterni verso i livelli europei, perché portano anche a questo, quindi ad avere dei fondi condizionati, dei fondi a debito, dei fondi già decisi e dall'altra parte si perde sovranità strategica.
Veramente una follia politica.
Voteremo quindi la norma. La Regione in questo caso ha svolto il proprio ruolo dal punto di vista legislativo e amministrativo, consapevoli della delicatezza e dell'importanza del dossier e che non tutto è nelle nostre mani, ma chiaramente si deve fare tutto ciò che è possibile nella direzione auspicata.
Presidente - Ci sono altri interventi? Se non ci sono altri interventi... Il Presidente della Regione, ne ha facoltà.
Testolin (UV) - Due considerazioni in merito alla discussione che è avvenuta in Aula su questa proposta, questo schema di norma di attuazione, che è stato licenziato dalla Commissione competente all'unanimità.
È uno schema di norma di attuazione sul quale si sono sviluppate delle interessanti valutazioni, ma che, in definitiva, si riassume in tre aspetti fondamentali.
Il fatto che questo tipo di normativa debba attenersi fondamentalmente a delle regole che sfuggono alla volontà locale e anche nazionale: e questo è stato ribadito un po' trasversalmente e penso che sia un po' il cuore del discorso, penso sia stato evidenziato un po' da tutti e sia emerso dalle varie valutazioni come, oltre a un certo limite, anche la volontà del proponente (in questo caso il Consiglio regionale) non poteva ottenere risultati più importanti.
Quello che invece è il cuore del discorso e anche il pregio di questa norma di attuazione, penso sia quello di lanciare, da qua in avanti, l'apertura di questa nuova normativa regionale, che dovrà essere assolutamente attenzionata da parte della componente tecnica che dovrà redigerla, e che ha già iniziato a lavorare in questo senso, per creare i presupposti per metterci a disposizione un disegno di legge, una proposta di legge, sulla quale si possa lavorare e andare ad arricchire tutte quelle opportunità che, pur con questi paletti, che sono evidentemente fissati a monte della nostra volontà, possano permettere di beneficiare in qualche modo di un'autonomia normativa e soprattutto di un'autonomia gestionale delle acque regionali.
Infine, una breve valutazione sulle opportunità che questa norma ci apre rispetto ad altre realtà. É stato sottolineato in maniera qualche volta limitativa, o comunque non dirimente, e così è, ma comunque, rispetto alle altre norme di attuazione e alle altre opportunità che vengono rilasciate alle Regioni a Statuto ordinario o anche alle altre Regioni a Statuto speciale, questa norma mette nelle mani della Regione autonoma Valle d'Aosta anche quel famoso punto d) dell'articolo 3, che evidenzia la possibilità di una concessione diretta laddove ci sia la possibilità di dare l'affidamento ad una società in house.
Al momento, evidentemente, senza entrare in ragionamenti più complessi e anche sicuramente da approfondire, non è probabilmente un'opportunità che ci possa garantire una riassegnazione, stante la situazione attuale, ma è comunque un punto che ci differenzia dalle altre situazioni che sono state messe a disposizione delle altre Regioni.
Su questo vedo comunque un elemento interessante, sul quale poter lavorare e sul quale poter fare delle valutazioni anche in prospettiva futura.
Il lavoro, quando sarà approvato dal Governo regionale, da qua trova un suo inizio, non una sua conclusione, perché il vero sforzo dovrà essere fatto con la nostra norma regionale che dovrà cercare di approfondire, di creare quei presupposti per darci una legge delle concessioni che possa essere all'altezza delle aspettative dei valdostani.
Presidente - Consigliere Marguerettaz, ne ha facoltà.
Marguerettaz (UV) - Sostanzialmente è una dichiarazione di voto, ma credo che sia indispensabile fare qualche precisazione.
Tutta una serie di chiarimenti, di interpretazioni, sono stati fatti molto bene dal collega Aggravi, che ha esattamente perimetrato correttamente la portata di questa norma di attuazione.
A beneficio di coloro che hanno ancora voglia di seguirci, e a beneficio del verbale, le norme di attuazione vengono approvate se la componente regionale e la componente statale sono d'accordo, concordano, sul testo. Quindi tutta una serie di istanze, di richieste, che possono essere anche condivisibili, qualora vi sia il parere negativo degli uffici ministeriali, rimangono velleitarie. Quindi, l'idea che probabilmente qualche collega ha rispetto alla mancanza di una volontà autonomista, ci avrebbe portato direttamente a sbattere contro un muro, mettendoci nell'impossibilità di legiferare.
Questa è la verità, quindi, come qualcuno ha detto, una narrazione totalmente sbagliata, falsa e fuorviante.
Io ho avuto modo di dire a una mia collega, e le ho fatto i complimenti per l'attività politica che fa, ma ho fatto anche un passaggio in più: se è vero che faccio i complimenti per l'attività politica, non li faccio per i risultati che dà alla comunità, perché sono attività politicamente, per il proprio interesse, buone, ma assolutamente negative per la nostra comunità. Q quindi lo schema di attuazione, che si trascina giustamente da anni, è uno schema di attuazione dove quelle piccole modifiche hanno permesso di avere una norma che è approvata, perché senza quelle modifiche, il parere era negativo, quindi non si potevano approvare.
Sembrano dei dettagli, ma devo dire che ognuno ha messo del suo: come è stato detto, la quotazione in borsa poteva essere una strada, ma non necessariamente avrebbe risolto i problemi, ma il fatto che nell'accordo che ha fatto il Governo Monti - e lì qualcuno lo ha ricordato -, per ottenere i fondi del PNRR, il discorso delle grandi concessioni sia stato messo sul tavolo come una condizione, ha di fatto reso impossibile qualsiasi altra trattativa.
Ricorderò che nel Consiglio dei Ministri di qualche mese fa, probabilmente è già passato un anno, il ministro Pichetto Fratin aveva proposto un emendamento, col quale si introducevano le proroghe e il parere contrario dell'allora Ministro Fitto, ha fatto sì che quell'emendamento fosse stralciato.
Era per dire che non erano solo parole, c'era veramente un percorso che, in qualche modo, noi avevamo perorato, quindi l'attività politica non è che non sia stata fatta, è stata fatta eccome, ma poi bisogna prendere atto.
Allora io capisco che nella narrazione politica uno deve essere sempre più bravo, più intelligente, più autonomista, ma in realtà racconta delle cose che non corrispondono alla verità.
Dopodiché, continuo a dire: primo che i verbali della Commissione Paritetica sono redatti da funzionari dello Stato. Quindi è tutto ben definito. La norma di attuazione è stata approvata il 30 settembre; narrazioni in cui si dice: "Ma... chissà cosa è successo", sono narrazioni anche queste fantasiose.
Il Presidente della Commissione Paritetica, in Commissione, ha semplicemente detto che nella seduta successiva all'approvazione, oltre all'approvazione dei verbali, i funzionari hanno fatto delle considerazioni che non hanno modificato neanche una virgola dello schema di decreto.
Qualcuno quindi se ne faccia una ragione, non c'è nessuna situazione.
Dopodiché, anche lì, giustamente, i membri della Commissione Paritetica di parte regionale, a esclusione del sottoscritto, si sono anche stupìti di questa storia dei verbali e hanno detto: "Comunque, noi siamo a disposizione, se avete bisogno di chiarimenti, ci chiamate e vi diciamo esattamente quello che è l'iter amministrativo e di approfondimenti. Giustamente, è stato fatto presente che, a prescindere dalle riunioni, c'è un'interlocuzione continua con gli uffici ministeriali, per cercare di spiegare e di trovare delle definizioni.
Al di là di tutto quello che abbiamo sentito oggi, con soddisfazione direi di tutto il Consiglio e, come ha detto molto bene il presidente della Regione Testolin, questo non è un punto d'arrivo, ma è un punto di partenza, e credo che gli uffici regionali, diffusamente impegnati, stiano già lavorando su una legge regionale che prossimamente dovremo approvare per introdurre i criteri per il bando, che immaginiamo dovrà garantire una libera concorrenza e le condizioni migliori per la Regione Valle d'Aosta.
Presidente - Ci sono altri interventi? Se non vi sono altri interventi, mettiamo in votazione il parere... Consigliera Minelli, per dichiarazione di voto, ne ha facoltà.
Minelli (PCP) - Non avevo sentito che la discussione generale era stata chiusa, quindi aspettavo appunto che lo dicesse per esprimermi in dichiarazione di voto, che è ovviamente la conferma di quanto detto in precedenza, cioè che voteremo questo atto, e per fare alcune ultime considerazioni.
Io ho trovato piuttosto sconcertante che, iniziando la discussione di questo punto, o meglio, prima ancora di dare l'avvio alla discussione generale, non ci sia stato nessuno, da parte del Governo, che abbia in qualche modo fatto una relazione, che abbia illustrato questo atto, che è un atto di una grande, grandissima, importanza. Non è stata fatta se non per un brevissimo accenno alle questioni quasi procedurali, la data in cui è stato trasmesso lo schema dal Ministero e la data in cui è stato mandato a noi, fatta dal presidente Bertin; non c'è stata una presentazione di un atto così importante, quasi che non si volesse in qualche modo assumerne la paternità.
Dal punto di vista politico, credo che questa sia una cosa abbastanza inaccettabile per una Regione autonoma che utilizza lo strumento delle norme di attuazione.
Non è però qualche cosa di inaspettato, anzi, bisognava in qualche modo prevederlo, perché è la dimostrazione di quello che è stato l'atteggiamento, per tutto questo tempo, per tutti questi anni (e sono tanti, sono quasi sei); un atteggiamento che è stato in parte rinunciatario, in parte direi distratto, sempre però caratterizzato dalle risposte che venivano ogni qualvolta si cercava di sollecitare, e all'epoca l'ho fatto principalmente io, ma ricordo che lo ha fatto dai banchi dell'opposizione anche il consigliere Rollandin, più di una volta, chiedendo aggiornamenti, chiedendo di sapere delle cose, e la risposta era sempre: "Beh, ma lasciamo lavorare la Paritetica che deve farlo in tutta autonomia, non disturbiamo, non andiamo a mettere il naso in questioni, che (non è stato detto a chiare lettere) non ci riguardano". Alla faccia se non ci riguardano, ci riguardano eccome! Però questo è stato fatto.
Io credo invece che noi ci troviamo di fronte a un atto che ha un'importanza primaria dal punto di vista economico, dal punto di vista istituzionale, dalla chiara valenza autonomista; rilevo però che c'è stata, da parte dell'intervento del presidente Testolin, in chiusura, la sottolineatura dell'importanza di questa lettera d) dell'articolo 3 e anche che il Presidente ha espresso un impegno ad approfondire la questione.
Quello che in conclusione mi sento di ripetere è che, in tutta la vicenda di questa norma di attuazione, la voce "autonomista" si è sentita poco, per non dire quasi nulla, non c'è stata sicuramente l'ombra di quella fierté autonomiste che era stata annunciata.
Si dice poi che si fanno delle ricostruzioni fantasiose, che si cerca di innalzare delle cortine fumogene o qualcosa del genere. Non c'è nessuna ricostruzione fantasiosa, tant'è vero che è emerso chiaramente, nella Commissione della scorsa settimana, che quanto qui ci è stato detto e ripetuto, e cioè "le riunioni sono state due, i verbali non ci sono, queste sono le date, la Commissione si è riunita, ha approvato il 30 settembre e basta", non è esatto; e poi noi riceviamo lo schema con la data del 29 luglio, veniamo a sapere che è stata approvata in sostanza il 29 luglio, il 30 settembre piccoli aggiustamenti tecnici. Ma questo è un atto fondamentale, e su un atto fondamentale come questo, io credo che almeno la forma, oltre che la sostanza, che poi è quella che ci interessa, debba essere in qualche modo rispettata e salvaguardata.
Sulla questione del collega Marguerettaz, che dice che in pratica noi dobbiamo farci una ragione di quello che è stato... ma non è questione di farsi una ragione, è questione di avere delle cose che siano scritte correttamente!
Sul fatto poi che il collega Perron parli di deliri, di flirt che ci sarebbero e di interessi in qualche modo legati alla questione di CVA, credo che in questo sia qualche cosa di estremamente ridicolo!
Presidente - Consigliere Aggravi, ne ha facoltà.
Aggravi (RV) - Per confermare il voto favorevole da parte del gruppo di Rassemblement Valdôtain e anche per cercare, un'ultima volta, di fare una precisazione, perché, quando ho parlato di cortine fumogene, io non mi sono addentrato in protocolli, lettere o omissioni. Io mi sono addentrato negli elementi che sono stati utilizzati, dal punto di vista tecnico o parimenti tecnico, per giustificare un passaggio che è stato nuovamente attenzionato da chi mi ha preceduto e, in quota parte, anche dal Presidente.
Il Presidente però lo ha fatto per differenziare le tipologie previste nella norma di attuazione delle quattro categorie rispetto ad altre previsioni.
Chi invece cerca di rilanciare il tema in house, mi porta ovviamente a fare una precisazione, perché forse nella dichiarazione precedente non sono stato abbastanza preciso.
Visto che bisogna cercare di studiare, io faccio riferimento al famigerato decreto Madia, che ben definisce che cosa siano e cosa debbano fare le società in house.
Le società in house, quindi le società a totale controllo pubblico, ma che hanno la specificazione e le caratteristiche di una in house, possono fare soltanto determinate attività. In queste determinate attività ce ne sono due: una è la produzione di un servizio di interesse generale, ivi inclusa la realizzazione e la gestione di reti e impianti funzionali ai servizi medesimi, oppure l'autoproduzione di beni o servizi strumentali all'ente o agli enti pubblici partecipanti. La realizzazione di un ponte è un servizio di interesse generale. La produzione di energia, da vendere sul mercato, non è un servizio di interesse generale, perché io pago una bolletta, perché sono un utente e perché posso scegliere un gestore diverso da una società a totale controllo pubblico.
Purtroppo funziona così, che ci piaccia o no, non c'è un mercato di monopolio, non esiste più l'ENEL di una volta o una società di erogazione jugoslava dell'energia.
Non è un servizio di interesse generale.
In più, l'in house deve garantire il fatto che oltre l'80% del proprio fatturato sia effettuato nello svolgimento dei compiti a esse affidati dall'ente pubblico o dagli enti pubblici soci.
Se io ho delle azioni Unicredit e sono azionista di Unicredit, Unicredit mi fa pagare i servizi del conto corrente - a meno che io non sia Caltagirone o Black Rock, per carità di Dio, perché lì sto controllando, non sono azionista, sono azionista di controllo, che è ben diverso -, quindi se qualcuno cerca di vendere il fatto che tutti i valdostani siano azionisti, non è corretto, perché l'azionista è la Regione autonoma Valle d'Aosta.
Se dovesse avere una sua società in house, quell'energia prodotta deve essere utilizzata per gli stabili o le finalità regionali, non per venderla sul mercato. Il mondo è diverso, non raccontiamo fesserie, per favore, anche perché l'ha spiegato, e avevo cercato anche io di evidenziarlo, ma lo ha fatto anche il collega Marquis, all'interno della norma di attuazione c'è una previsione importante di possibilità di utilizzo dell'energia ad altri fini, ma bisognerà disciplinarla e soprattutto bisognerà considerarla per bando, non nel suo complesso, quindi è un po' più complicato, ma ci torneremo prossimamente e nel sicuro.
Chi pensa quindi e chi dice: "Se facciamo la società in house possiamo tenerci le concessioni, possiamo produrre energia e darla gratuitamente ai valdostani", sta prendendo in giro tutta la Valle d'Aosta e sta prendendo in giro tutti i gestori, il mercato e quant'altro.
Le società in house soddisfano i bisogni dei propri azionisti, dei soggetti di controllo, e soprattutto finiamola di raccontare delle fesserie, ma lo dico perché si danno delle false informazioni, perché altrimenti qui stiamo facendo davvero della facile propaganda politica.
Ci possono e ci devono essere i giusti mezzi per favorire determinate categorie, per venire incontro al "caro energia" che è sempre maggiore. Vengono citate anche le imprese, anche lì ringraziamo l'Europa, abbiamo dei limiti nel sostegno alle imprese, perché comunque c'è il tema degli aiuti di Stato e ci siamo di nuovo, quindi è un po' più complicato di come viene raccontata.
La società in house può gestire o può produrre energia, se è una società elettrica, a favore del proprio azionista e per un consumo fatto dal suo azionista, che non è neanche detto che sia al 100% delle necessità, perché comunque giustamente bisogna studiare e capire se questo si può fare.
Tanto dovevo e spero di essermi chiarito.
Presidente - Altri? Consigliere Cretier, ne ha facoltà.
Cretier (FP-PD) - Solo per confermare il voto a favore del gruppo, anche perché sono andato a vedermi il programma di Legislatura, questo punto è essenziale e quindi il primo passo è stato fatto, ma lo ritrovo anche su questo bel libretto che ogni tanto mi viene regalato: "La Commissione Paritetica dovrà essere attivata per la definizione di una norma di attuazione fondamentale per la nostra Regione".
Non c'è una data, quindi anche qui, come gruppo, in quanto firmatari di questo programma, lo abbiamo portato a casa.
Presidente - Consigliera Guichardaz, ne ha facoltà.
Guichardaz Erika (PCP) - Evidentemente il collega Cretier qualche pagina la legge di quel libretto, lo inviterei a leggere per intero quel libretto per capire invece tutte le cose che non sono state fatte, e soprattutto credo che, rispetto alla norma di attuazione, sia una cosa che tutto si può dire ma che non sia stata più volte sollecitata dal nostro gruppo.
Presidente - Possiamo mettere in votazione? Non vedo altre richieste, mettiamo in votazione lo schema di decreto legislativo, per il parere. La votazione è aperta. La votazione è chiusa.
Presenti: 35
Votanti: 35
Favorevoli: 35
Il Consiglio esprime parere positivo all'unanimità.