Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 4204 del 18 dicembre 2024 - Resoconto

OGGETTO N. 4204/XVI - Razionalizzazione periodica alla data del 31 dicembre 2023 delle partecipazioni pubbliche ex articolo 20 del d.lgs. 175/2016. Individuazione delle partecipazioni da mantenere e da razionalizzare e fissazione degli obiettivi specifici sul complesso delle spese di funzionamento delle società controllate, ex articolo 19 del medesimo decreto.

Bertin (Presidente) - Punto n. 3.01.

Il Presidente della Regione, ne ha facoltà.

Testolin (UV) - La deliberazione che andiamo ad analizzare ha il compito di fotografare il complesso delle società partecipate all'interno del panorama della Regione autonoma Valle d'Aosta, e partendo dall'analisi dell'assetto complessivo delle società a partecipazione pubblica, diretta e indiretta della Regione, ai fini dell'adozione dell'eventuale piano di riassetto per la loro razionalizzazione, fusione o soppressione, anche mediante la messa in liquidazione o cessione, ai sensi dell'articolo 20 del decreto legislativo 175/2016.

All'interno di questa analisi è stata data specifica attenzione alla valutazione della Regione di non imporre azioni di razionalizzazione nei confronti del gruppo CVA, in quanto società quotata ai sensi del TUSP, alle ragioni sul mantenimento della partecipazione di ISECO e alla scelta di non operare una fusione tra Struttura VDA e Autoporto Spa, infine, alla situazione degli impianti a fune per cui si dà atto del nuovo studio richiesto da Finaosta in continuità rispetto alla precedente per migliorarne la definizione alla questione.

Nello specifico e nel dettaglio, sono state poste una serie di attenzioni e di sviluppi su quelle che sono state le valutazioni principalmente rivolte a ISECO, a CVA e a Struttura VDA, all'interno delle quali sono state evidenziate una serie di questioni che, sostanzialmente, riportano all'Amministrazione regionale la decisione di non avere necessità di una razionalizzazione per un'analisi complessiva che determina la possibilità di ribadire il percorso già iniziato nel novembre del 2023 con delle valutazioni di carattere generale che permettono il mantenimento delle stesse società, così come delle altre analizzate nel documento che andiamo a presentare, all'interno del perimetro delle società partecipate.

La finalità più in generale di questo atto è quella di approvare la ricognizione di tutte le partecipazioni possedute dalla Regione al 31 dicembre del 2023 e di individuare, inoltre, per l'anno 2025 e per il successivo triennio 2025-2027, gli obiettivi specifici annuali e pluriennali sul complesso delle spese di funzionamento, ivi comprese quelle del personale delle società a controllo pubblico regionale, salvo che per CVA Spa e le sue controllate, in quanto l'articolo 19 del TUSP non trova, nei confronti di queste, una sua applicazione.

Infine, di stabilire che le società evidenzino nella relazione di gestione le azioni e i risultati ottenuti in merito agli obiettivi individuati.

Questo, a grandi linee, è il contenuto e le finalità di questo documento che è stato analizzato all'interno della Commissione competente e che va a sostanziare l'analisi che le strutture hanno fatto in merito alle società partecipate.

Presidente - Apriamo la discussione generale sul punto: chi vuole intervenire è pregato di prenotarsi. Consigliere Aggravi, ne ha facoltà.

Aggravi (RV) - Per fare alcune considerazioni su un provvedimento che ormai ogni fine anno ci impegna, sia di solito nell'ultimo Consiglio, sia anche nelle ultime riunioni di seconda Commissione.

È un documento che fa parte di un periodo ormai possiamo dire sicuramente prossimo ma storico, che riguardava già nel termine il tema della razionalizzazione di partecipazioni complesse dal punto di vista delle realtà pubbliche, non solo riguardanti il tema regionale, perché sappiamo che il TUSP è nato anche da quella che era la galassia delle municipalizzate e via discorrendo.

È un tema che però, anche se da un anno all'altro - perché oggi noi dovremmo ragionare al 31/12/2023 per assurdo -, permette, al di là dei singoli interventi o delle singole scelte, di non intervenire in termini di razionalizzazione, di fare un quadro complessivo su quella che è la galassia partecipativa della nostra Regione.

Io cercherò di concentrarmi, in realtà, su due temi, su due punti del deliberato, in particolare il punto 8, cioè quello che, in sintesi, ha già rappresentato il proponente, ovvero il fatto di non disporre alcuna azione di razionalizzazione nei confronti del gruppo CVA e delle società da essa controllate, invitando però la capogruppo a favorire processi di razionalizzazione delle proprie partecipazioni, ove consentito e possibile.

Sappiamo che la complessità dello schema partecipativo del gruppo CVA ha raggiunto livelli interessanti: nel piano di razionalizzazioni si dice, per l'appunto, che al 31/12 siamo a 154 società; in realtà in itinere abbiamo avuto modo di approfondire nelle audizioni in Commissione, e come abbiamo potuto capire anche in particolare nell'audizione di seconda Commissione dei referenti del gruppo, è in continua evoluzione, in particolare per processi di razionalizzazione, diciamo, interna, che si evolveranno anche in base all'andamento dei progetti che oggi sono in pancia nei vari veicoli partecipativi, le SPV, che sostanzialmente compongono il grappolo partecipativo del gruppo CVA, e che in prospettiva questa razionalizzazione si concentrerà nell'integrazione all'interno di CVA EOS, che sta rappresentando sempre di più una costola molto importante del gruppo.

Mi si consenta un'osservazione che ho fatto anche in seconda Commissione e che può sembrare magari più di forma che di sostanza, ma in realtà, a mio modesto parere, non lo è. Non ho ben capito perché nell'ambito dell'allegato A, in particolare della sezione I del documento, che riporta per l'appunto le attività compiute in attuazione dei vari piani di razionalizzazione o scelte di non applicarli nell'ambito delle varie realtà partecipate, l'insieme delle società non sia rappresentato per controllante, bensì genericamente come elenco delle varie realtà partecipate.

Mi spiego: di fatto, in questa parte più di dettaglio rispetto al deliberato complessivo, l'insieme, o, meglio, la struttura di partecipazione del gruppo CVA per livelli non viene rappresentato appunto per livelli ma viene messo tutto insieme.

Può sembrare questa una questione di forma, ma rilancio quello che ho appena detto: occorre considerare l'importanza che, in prospettiva, rivestirà proprio CVA EOS rispetto ad altre operazioni di integrazione dei vari veicoli una volta raggiunti appunto gli obiettivi di realizzazione industriale di questi impianti, e siamo al terzo livello partecipativo.

Ripeto, i livelli partecipativi non sono da sottovalutare nell'ambito delle analisi delle partecipazioni, perché i livelli partecipativi definiscono i livelli di comando, definiscono i livelli anche di responsabilità, perché a ogni livello ogni partecipata ha comunque dei suoi amministratori.

Allo stesso modo, anche il quarto livello partecipativo - cito questo esempio perché nel piano ha particolare rilevanza e ne ha avuta anche nel corso dell'audizione - ad esempio, la cosiddetta piattaforma SR, e - ripeto - così rappresentato, non dà una comprensione complessiva di quella che è la geografia oggi del gruppo.

Vero è che nel suo dettaglio i livelli di partecipazione sono rappresentati in maniera dettagliata e compiuta nella proposta di deliberazione, quindi nel documento principale oggi oggetto di nostra attenzione, però, per comprendere le cose, bisogna leggere i due documenti insieme e forse, nella parte di dettaglio, meritava un'attenzione maggiore.

C'è poi un altro tema su cui vorrei sottolineare... Scusate colleghi, abbiate pazienza, lo so che è un tema anche non entusiasmante, però di particolare importanza, e vi ascolterò con estremo interesse.

Il tema dei flussi informativi... abbiamo già toccato in realtà questo punto più volte, e non ultimo anche in sede di bilancio, dove il gruppo di Rassemblement Valdôtain, al di là dei flussi informativi, ha provato a fare una proposta, o comunque allacciare un tema, su quella che può essere l'adozione di istituti di maggior trasparenza e controllo e anche di informative verso terzi di quella che è la gestione complessiva del gruppo.

Dico questo, tra l'altro, anche visti più o meno i diretti commenti o avvisaglie che ho ricevuto nei giorni a seguire per le vie più o meno brevi, quindi devo dire che il tema deve essere affrontato, quindi ben venga la proposta fatta dal Presidente di creare un gruppo di lavoro per affrontarla, nel senso che magari anche se queste avvisaglie non sono state poi così entusiaste, forse abbiamo toccato un punto di interesse.

Da questo punto di vista, abbiamo appreso, nell'ambito appunto delle audizioni, sia quella di presentazione del Presidente, sia poi quella successiva ... del Presidente della Regione (non mischiamo i vari livelli, perché sennò magari qualcuno pensa che abbiamo audito il Presidente del gruppo) e poi i referenti di CVA, siamo stati informati del fatto che sono in corso di definizione delle modalità di interscambio di flussi informativi in un formato più standardizzato che possa mettere a disposizione dell'azionista, che fino a prova contraria ha sede in Piazza Deffeyes, nonché del controllante più o meno indiretto, che è Finaosta, le giuste informazioni per comprendere l'andamento aziendale e direi, visto il quadro partecipativo, anche l'andamento del gruppo.

Questa è una buona cosa perché spesso qualcuno potrebbe pensare che tutto si possa risolvere con dei rapporti informali, non documentati, per fugare l'eventuale presenza di rischio o dubbi su forme di indirizzamento, finanche anche di controllo, ma l'esperienza e la pratica ci insegnano che nulla è più sicuro, corretto e conforme alle buone pratiche, di procedure o flussi informativi regolamentati e standardizzati, ai sensi di norma di legge e, appunto, anche di istituti volontari di comportamento.

Sul gruppo, ovviamente questo è un passaggio a cui tenevo focalizzare questi tre elementi.

L'altro punto su cui vorrei soffermare il mio intervento riguarda il punto 9, quello successivo del deliberato, che interessa un'altra realtà partecipata importante, che è Aosta Factor.

Al punto 9 si ha la conclusione, o meglio, la risposta finale anche a iniziative che il mio gruppo e anche altri gruppi hanno presentato, per comprendere il futuro di questa partecipata.

Si stabilisce al punto 9 che Finaosta, in ragione dell'esito infruttuoso della procedura di cessione parziale della partecipazione azionaria in Aosta Factor, prosegua l'attività di direzione e coordinamento nei confronti della controllata, anche attraverso il mantenimento dell'operatività delle strutture di gruppo all'uopo costituite, quali strumenti volti a garantire dette logiche, verifiche, l'adeguatezza del sistema di governo e di controllo e, se del caso, implementi le azioni di consolidamento del gruppo finanziario Finaosta mediante il rafforzamento dei poteri di direzione e coordinamento e dei corretti presidi di controllo nei confronti della controllata.

Alcune considerazioni che derivano anche dalla possibilità, appunto, di audire i vertici sia di Finaosta, sia di Aosta Factor.

L'articolo 5 della legge regionale 16/2021 autorizza la cessione, anche parziale, da parte di Finaosta della partecipazione azionaria in Aosta Factor detenuta in gestione ordinaria.

In sede di audizione, una domanda fatta in maniera specifica al Presidente in cui si diceva: ma questa previsione normativa intendete modificarla? Presidente della Regione in questo caso, e poi l'ho fatta anche al Presidente di Finaosta, ma ovviamente, dal punto di vista delle leggi, è il Presidente della Regione che ha un'importanza maggiore. Fatta domanda specifica, la risposta è stata quella che non vi è l'intenzione di modificare la previsione normativa, perché questa andrebbe intesa come un'opportunità reiterabile da poter esercitare da parte di Finaosta.

Sostanzialmente o cambiamo la possibilità di esercizio, la teniamo lì, e ci può anche stare da un certo punto di vista, però era giusto chiederlo, perché, quando fu proposta questa previsione normativa, sembrava imminente, sostanzialmente, la realizzazione di una cessione ancorché parziale.

Nel settembre scorso, quindi, dando atto a quello che è il deliberato, si è appreso che il CdA di Finaosta, anche in considerazione delle osservazioni del proprio Collegio sindacale, ha deliberato di non accettare l'offerta pervenuta dal primario istituto bancario, in quanto inferiore al valore patrimoniale della partecipazione.

Non si vuole entrare nel dettaglio di un tema estremamente complicato, che rimane anche, tra l'altro, nell'alveo delle responsabilità degli organi di governo delle partecipate, perché comunque è una gestione di un processo che, a fronte di una previsione normativa, è stato gestito dalla in house principale, quindi da Finaosta, ma ci sono alcune considerazioni su cui vorrei focalizzare l'attenzione.

La prima è l'annoso tema della differenza tra il valore di libro, come si dice in gergo, e il valore di mercato, che non è di poco conto, e che può avere tutta una serie anche di incombenze e ricadute, però è anche vero che, oggi come oggi, pensare - ma non soltanto in questo caso, ma anche in altri casi, ma anche nell'ambito di aziende di natura privata o di partecipazione privata -, è estremamente complesso pensare di realizzare il valore di libro delle partecipazioni.

Restano poi invece alcune incertezze che hanno, in realtà, determinato a suo tempo l'opportunità di inserire in legge la possibilità di cedere, anche parzialmente, la quota o una parte della quota detenuta in Aosta Factor che, ricordo, ha anche delle partecipazioni di minoranza di primari gruppi bancari anche à la une ultimamente per quello che riguarda le operazioni del risiko bancario si direbbe, dal punto di vista giornalista.

Intanto, una forte differenza tra l'attività che fa la nostra finanziaria regionale (una banca pubblica di medio credito) e Aosta Factor che opera, sostanzialmente, per la maggior parte, in un mercato che non è quello valdostano; una volta si diceva che si inizia a fare marginalità sul factor quando si superano i tagli dei 50 mila euro. Oggi addirittura è qualcosa di più relativamente ai guadagni, e sappiamo benissimo - e c'è stato confermato in audizione - che più del 90% del portafoglio è di derivazione extra valdostana.

In questo caso, anche con una gestione dei rischi ben diversa tra quelli che ne deve fare una banca pubblica rispetto a un gestore privato o privatistico di factoring, da questo punto di vista il dubbio che nasce è se effettivamente le azioni di consolidamento del gruppo finanziario e i poteri di direzione e coordinamento daranno la possibilità alla partecipata (quindi Aosta Factor) di poter comunque continuare nella sua attività e sostanzialmente di non mutare la natura anche della gestione di un business, ripeto, tipicamente di natura privata e privatistica, perché altrimenti rischieremmo di avere un problema.

Non ci sono presidi di controllo tali o di coordinamento tali che, se rafforzati dal punto di vista dei controlli, possano permettere una maggiore efficienza in termini di business tipicamente di natura privata. Ovviamente non vuol dire lasciare totalmente senza controllo da parte della controllante la società, vuol dire lasciare anche la società avere le giuste possibilità per definire una strategia che possa essere appunto in linea con il mercato, quindi garantire una resa come negli ultimi anni sta garantendo.

L'altro dubbio è più di natura commerciale, ma non sta a noi, questo sta ovviamente al management della società Aosta Factor e anche della Capogruppo, pensare di crescere, a livello non dico locale, almeno nazionale, senza tutta una serie di atout che hanno altri gruppi; banalmente, una rete commerciale diffusa sul territorio, perché, è vero, siamo nell'era del digitale, ma sappiamo che il fatturato si fa ancora con i metodi vecchi, spesso e volentieri. Vediamo altre realtà prossime a noi che aprono anche sedi al di fuori dei confini nazionali: è ovvio che è un mercato estremamente complesso e complicato e che sappiamo benissimo ha dei poli di interesse che non sono così distanti da Aosta ma che devono essere presidiati, quindi questo è un altro dubbio che ci poniamo.

Mi si consenta una battuta, una considerazione finale che ho già fatto: sul tema della cessione di Aosta Factor sembra il ripetersi di una situazione vecchia, con altra pelle e con altra natura, che è quella che fu della vicenda della scelta di quotare il gruppo CVA, di cui ho appena parlato. Operazioni straordinarie di questo tipo, o si fanno "in fretta", seppur fatte bene, oppure, se si trascinano, sappiamo come vanno a finire, anche perché è inutile dirlo, soprattutto nel mondo del factor, sappiamo che tutto quello che si può considerare risiko bancario, come dicevo prima, con tutta una serie di operazioni di acquisti, fusioni e scissioni, è avvenuto ormai vari anni fa, quindi in questo momento, ovviamente, ci sarebbe una difficoltà maggiore e anche, forse, per questo c'è stata una difficoltà maggiore nella gestione della procedura.

Questi erano i due temi su cui intendevo focalizzare di più l'attenzione e che su questo piano di razionalizzazione delle partecipazioni, a nostro modo di vedere erano quelli su cui andare a fare approfondimenti, ed effettivamente nelle audizioni in seconda Commissione sono i due temi che hanno avuto un maggior grado di approfondimento e possibilità di approfondire con i referenti.

Detto questo, noi abbiamo già espresso la nostra posizione in Commissione che non cambierà.

Presidente - Consigliere Marguerettaz, ne ha facoltà.

Marguerettaz (UV) - Noi oggi stiamo analizzando un oggetto che riguarda la razionalizzazione delle società partecipate. Ora, devo confessarvi che sto vivendo con un po' di imbarazzo questa situazione.

Io non ho capito bene l'intervento del collega Aggravi, poi se ce lo spiega meglio, ma ho sentito parlare di avvisaglie dopo che nel precedente Consiglio regionale abbiamo affrontato un suo emendamento dove sostanzialmente proponeva un sistema di monitoraggio nei confronti della CVA.

"Avvisaglie", normalmente, non ha un'accezione positiva: non ha usato minacce ma avvisaglie, ed è una cosa che mi preoccupa; però il collega Perron l'altro giorno ci ha detto che bisogna unire i puntini, e partiamo dalla sua conferenza stampa dove ha, in qualche modo, evidenziato una situazione particolare, dice: "Dobbiamo aprire questo vaso di Pandora" e ha riportato delle situazioni a suo dire, o a dire di qualcun altro, particolari, dove ci sono state delle gravi pressioni improprie.

Gravi pressioni improprie, avvisaglie, poi mi dicono: "Ma qua non ho nessun tipo di prova, ma lo chiederò". C'è stata una convention di CVA qualche giorno fa dove il Presidente Cantamessa pare abbia detto: "La CVA è sotto attacco, perché è iniziata la campagna elettorale e qualcuno vuole fare campagna elettorale attaccando la CVA".

Approfitto di questa situazione per dire che CVA non è assolutamente sotto attacco,

CVA è un gioiello di famiglia che va preservato a tutti i costi.

CVA per noi vale quasi il bilancio regionale, quindi CVA non è sotto attacco da nessuno; dopodiché ogni Consigliere, che in teoria rappresenta l'azionista, credo possa chiedere, possa fare delle domande.

Il presidente Bertin ha dovuto addirittura rispondere in modo abbastanza netto dicendo: "Guardate che ai 116 CVA non ci si può sottrarre".

Tornando al ragionamento della razionalizzazione, abbiamo avuto modo di sentire i vertici di CVA e ovviamente è emerso quello che mi pare sia chiaro a tutti: il piano industriale è un piano industriale di CVA che porta a sviluppare 1.000 megawatt, 1 gigawatt, e questo è il piano industriale globale.

Quando abbiamo chiesto all'ingegner De Girolamo: "Ma questo piano industriale e queste attività sono state in qualche modo concordate?", da parole testuali ha detto: "Noi le abbiamo raccontate ai nostri riferimenti politici", e ha fatto i nomi: prima all'assessore Caveri e adesso al presidente Testolin.

Alla domanda ha detto: "Ma cosa vuol dire raccontate? Avete dato della documentazione? Avete trasmesso delle comunicazioni?", dice: "No, abbiamo avuto degli incontri e abbiamo rappresentato delle slide".

Questo per dire comunque che questo piano industriale non è stato sottoposto formalmente all'approvazione dell'azionista, è un piano industriale al di là dell'autorizzazione che abbiamo fatto all'emissione di un prestito obbligazionario che, però, fino ad allora aveva nella documentazione un piano industriale inferiore.

Quello quindi che diceva il collega Aggravi, sperando che non vi siano avvisaglie, è un piano industriale che viene sviluppato con delle partecipate di primo livello, secondo livello, insomma nella razionalizzazione ci sono 150 società e ci è stato spiegato che pian piano saranno incorporate.

Ci sarà però un aspetto che io metto in evidenza: queste partecipate avranno ovviamente delle durate diverse, dei Consigli di amministrazione diversi rispetto alla Capogruppo, quindi da un certo punto di vista ci saranno scadenze diverse, compensi diversi, premi diversi, ci sarà una situazione che è molto variegata.

Perché ho parlato dei compensi? Perché nell'allegato B che noi andiamo ad approvare si parla di compensi e si dice che i compensi delle partecipate di secondo o terzo livello, qualora vengano ricoperte da dipendenti della CVA piuttosto che da amministratori, hanno un trattamento diverso. Se ci sono dei dipendenti della CVA, è la CVA che fattura, quindi il dirigente non ha un beneficio diretto, ma questa è la prassi che veniva utilizzata anche da Finaosta quando aveva dei dirigenti che facevano gli amministratori.

Qualora invece nelle partecipate, nel Consiglio di amministrazione, vi sia un amministratore, il compenso se lo tiene l'amministratore. Questo semplicemente perché c'è scritto, abbiamo avuto modo di chiedere e questa è la situazione.

Richiamando la discussione che abbiamo fatto in occasione del bilancio, pur sapendo che oggi, quando parliamo di razionalizzazione, non essendo la CVA sottoposta alle regole della Madia, e quindi è un'informativa, sia quanto mai opportuna una riflessione così in tempi brevi su come immaginare, senza ricadere nella fattispecie della direzione e del coordinamento, che abbiamo escluso dal punto di vista normativo, avere un flusso di informazioni perché, vedete, noi rischiamo di fare un provvedimento che è previsto dalla Madia, di razionalizzazione delle partecipate, ma sostanzialmente del tema più importante che abbiamo, cioè quello della CVA, non abbiamo nessun tipo di riferimento.

Presidente - Consigliera Minelli, ne ha facoltà.

Minelli (PCP) - Non sapevo di questa battuta fatta dal presidente Cantamessa durante un evento di CVA, immagino che, quando ha parlato di CVA sotto attacco e l'ha associata all'inizio di una campagna elettorale, non si riferisse alla nostra azione, perché, come ben sapete, sono oltre due anni che affrontiamo questi temi, sono più di due anni...!

Vengo alla questione che stiamo discutendo: l'atto su cui ci dobbiamo esprimere, come è già stato detto dal Presidente e poi dai colleghi, riguarda la periodica annuale ricognizione delle società partecipate della Regione, ai fini anche dell'eventuale razionalizzazione del loro numero, che poi era l'intento che aveva mosso il legislatore nel 2016, quando si voleva intervenire su una proliferazione di partecipate a livello molto ampio (sono state ricordate anche le partecipate comunali) e l'atto che stiamo esaminando, come è già stato detto, riguarda la situazione alla fine del 2023.

Nel 2023 - lo abbiamo visto dai dati - c'è stata una sorta di esplosione nella situazione delle società partecipate della Regione. Cito alcuni dati: l'atto amministrativo che abbiamo approvato l'anno scorso, e relativo alla situazione del 2022, si componeva di 17 pagine e l'allegato A, che analizza ogni società partecipata, si componeva di 169 pagine. Sono andata a confrontarli con quello attuale: l'atto che esaminiamo oggi, relativo alla situazione di fine 2023, si compone di 20 pagine, ma l'allegato A è ora di 813 pagine. Quindi, nel giro di un anno siamo passati da 169 a 813 pagine.

Le società a partecipazione diretta sono rimaste sostanzialmente le stesse, ma le cose sono cambiate nel campo delle società a partecipazione indiretta, dove si è passati da 27 società a 171, cioè sono aumentate +144: è come dire che le partecipazioni si sono moltiplicate per sei e anche qualche cosina in più. Non è mai successa una cosa del genere da quando viene fatta l'annuale ricognizione.

Questo è un atto che dovrebbe parlare di razionalizzazione, quindi anche di riduzione, invece ci troviamo di fronte a un documento che fa una constatazione e non un percorso di razionalizzazione, prende atto di una moltiplicazione delle società; credo che sia un po' il contrario di quello che dovrebbe avvenire secondo l'impostazione di questo tipo di provvedimento.

Come mai succede questo? Quest'esplosione, quest'onda anomala, l'abbiamo detto e l'abbiamo verificato un po' tutti, è stata provocata nel corso di un anno, nel 2023, dall'operato della CVA che, con le sue attività di acquisizione, partecipa oggi a ben 154 società.

Come è precisato a pagina 2 dell'atto che andremo appunto a mettere in votazione, il TUSP prevede una precisa casistica per procedere agli interventi di razionalizzazione. Si devono fare, in particolare, se sussistono i presupposti di cui al punto B, società che risultino prive di dipendenti o abbiano un numero di amministratori superiore a quello dei dipendenti; punto C, partecipazioni in società che svolgono attività analoghe o similari a quelle svolte da altre società partecipate o da altri enti pubblici strumentali; punto D, partecipazioni in società che nel triennio precedente abbiano conseguito un fatturato medio non superiore a un milione di euro.

Se leggiamo a pagina 34 dell'allegato A, di queste 154 società di CVA, ben 137 hanno più amministratori che dipendenti, 133 svolgono una funzione analoga o similare ad altre società di CVA, 133 hanno un basso fatturato tale da essere oggetto di razionalizzazione, ma è vero che non è compiuto per tante di esse il triennio.

Questa situazione, che è abnorme, viene riconosciuta ed evidenziata nell'atto amministrativo, è stata citata anche dal Presidente nella sua audizione in seconda Commissione, ma la constatazione di questa situazione così particolare poi non porta, lo vediamo, a delle decisioni conseguenti e l'atto che viene proposto non prevede misure di razionalizzazione per questa miriade di società di CVA.

La strada scelta, ci è stato detto e poi è stato rappresentato anche oggi, è quella di non disporre azioni di razionalizzazione sul gruppo, ma contestualmente di invitare CVA a favorire processi di razionalizzazione delle proprie partecipazioni.

Questo è stato detto in audizione e poi il dispositivo deliberativo del documento che è messo in votazione afferma appunto: "Il Consiglio delibera di approvare, per le motivazioni esposte in premessa e per quanto contenuto nell'allegato A alla presente deliberazione, che ne costituisce parte integrante e sostanziale, la ricognizione e l'analisi dell'assetto complessivo di tutte le partecipazioni dirette o indirette possedute dalla Regione alla data del 31 dicembre 2023, ai sensi dell'articolo 20 TUSP, accertandole così come di seguito e disponendo il loro mantenimento senza interventi di razionalizzazione".

Noi, dal nostro punto di vista, non condividiamo questa scelta, che vediamo anche un po' come l'ennesima conferma di quello che abbiamo detto più volte, e cioè della rinuncia della Regione a svolgere quel ruolo di direzione e coordinamento che, a nostro avviso, e lo abbiamo supportato con un parere, le spetta nei confronti di una società che è interamente di proprietà della Regione, è strumento operativo della Regione stessa per attuare la sua politica energetica ed è un gioiello di famiglia.

Non condividiamo questa scelta, ma lo abbiamo detto più volte, come non condividiamo tutta la narrazione secondo cui CVA sarebbe come sostanzialmente una società privata che opera sul mercato e non invece come una società pubblica regionale con una precisa mission.

È ovviamente un discorso non nuovo e che riprenderemo, credo, anche prossimamente, quando si dovrà parlare dello schema di norma di attuazione e della legge sulle concessioni che hanno delle ricadute ovviamente su CVA; in questo senso, ci dovrà essere un'ulteriore riflessione.

Ho poi appreso che probabilmente si costituirà anche un gruppo di lavoro legato alla questione che era stata sollevata già in discussione di bilancio, cioè sulla questione della trasparenza; una cosa che non sapevamo.

Intanto, su questo provvedimento, noi esprimiamo un voto contrario, proprio perché l'atto non opera delle razionalizzazioni, si limita a una ricognizione e non costituisce, a nostro avviso, un esempio di azione di governo.

Presidente - Consigliere Marquis, a lei la parola.

Marquis (FI) - Anche noi come gruppo esprimiamo alcune considerazioni in merito a questo documento che è stato portato all'attenzione del Consiglio regionale.

È una ricognizione che viene fatta puntualmente ciascun anno per adempiere a quelle che sono le previsioni di legge; condividiamo le preoccupazioni che sono state pronunciate da alcuni colleghi rispetto a questo documento, in quanto c'è stato un grande proliferare di nuove società di partecipazione indiretta nell'ultimo anno, di cui si conosce relativamente poco all'interno di quest'Aula.

Tutte queste società sostanzialmente appartengono alla sfera di CVA.

Da parte nostra - abbiamo già avuto modo di ribadirlo e dirlo in altre occasioni -, riteniamo che la strada maestra sia quella che la società possa operare nel mercato per continuare un processo di valorizzazione e di crescita, ma nel contempo riteniamo che, siccome la società è al 100% di partecipazione e controllo pubblico, debba sicuramente mettere in atto un sistema di informative che sia molto diverso rispetto a quello che viene messo a disposizione oggi.

Non è possibile che la controllante, in definitiva, risalendo, che è il Consiglio regionale che rappresenta la comunità valdostana, non abbia alcun elemento per fare delle valutazioni, al di là di quelli che sono quattro dati di sintesi che vengono prodotti nel bilancio generale. Di tutte queste società credo che sarebbe opportuno conoscere qual è il numero degli amministratori, qual è il numero dei dipendenti, cosa fanno, qual è il fatturato annuo di ciascuna, dove operano. Cioè, non è possibile che la pubblica Amministrazione non sappia assolutamente nulla di tutto questo. Non è possibile accontentarsi di un dato di sintesi, di bilancio che non si sa neanche da cosa deriva, sostanzialmente, l'utile. Io sfido chiunque, qui dentro quest'Aula, a sapere raccontare, a saper narrare da cosa è determinato l'utile della società.

Quello che mi chiedo, e questo lo dico e lo diciamo a futura memoria, che rimanga a verbale: ma com'è possibile che il Governo regionale non si ponga questo problema, che l'Aula, il Consiglio, la Giunta debba essere informata di queste situazioni gestionali? Lo troviamo aberrante a livello politico. Poi, sarà tutto ben fatto, su questo non abbiamo dei dubbi, ma quello che noi solleviamo è che si deve essere informati. Non è possibile che la proprietà rinunci a ottenere delle informazioni che sono dovute.

Non ci sono la direzione e il coordinamento, e su questo noi siamo d'accordissimo, però è altrettanto evidente che la società deve essere sottoposta alle azioni di controllo che vengono sottoposte alle società quotate perché, diversamente, manca un anello. Chi fa controllo? Nessuno, non c'è un controllo politico; politico significa della politica aziendale, non politico inteso come fare dei ragionamenti di natura politica in senso stretto, parliamo di politica aziendale. Non c'è nessuno che la determina a livello di azionariato, è una scelta che viene fatta praticamente dal Consiglio di amministrazione.

Pertanto, riteniamo che questa sia l'occasione per sensibilizzare su quest'argomento e ci fa piacere che, anche all'interno della maggioranza regionale, inizino a sollevarsi delle preoccupazioni riguardo a questi comportamenti e che quindi ci sia un'attenzione verso un argomento che è estremamente importante per la Valle d'Aosta, tenuto conto dei bilanci. Stiamo parlando di bilanci di livello quale quello del bilancio regionale, non stiamo parlando di frattaglie, stiamo parlando di un bilancio che noi non conosciamo, bilancio di pari intensità di quello che è il bilancio regionale. Ci sembra alquanto strano.

Cogliamo anche quest'occasione per sensibilizzare il Governo regionale a fare una riflessione, così come è stato detto nella discussione di bilancio, bisogna in qualche modo approfondire il tema, non so se nelle Commissioni, in quale contesto, per individuare una strategia che metta nelle condizioni il Consiglio regionale quantomeno di essere informato di quello che sta avvenendo e di quali sono le finalità della politica, della società, le azioni che vengono messe in campo, come si valutano le singole iniziative messe in campo. Ogni società dovrà essere valutata, non è che valutiamo solo la capogruppo. Ogni acquisto che è stato fatto sarà un acquisto che è stato efficiente, super efficiente, non efficiente? Non lo sappiamo, quindi in definitiva non sappiamo come sono stati spesi i soldi di natura pubblica, anche se la società opera nel mercato privato. Questi sono soldi che risalgono alla nostra comunità, pertanto chiediamo che il Governo regionale metta in atto qualche iniziativa, qualche proposta, qualche soluzione a questo tema per permettere al Consiglio regionale di avere tutte le informazioni necessarie.

Presidente - Consigliere Perron, ne ha facoltà.

Perron (LEGA VDA) - Ringrazio anche i colleghi che mi permettono di fare alcune puntualizzazioni su questo tema delicato, che per primi noi abbiamo portato all'attenzione del grande pubblico, e ci fa piacere vedere che a ciò sono seguite azioni e interventi come quelli che stiamo vedendo oggi. Questo è a riprova del fatto di quanto noi abbiamo in qualche modo portato, ripeto, fuori aveva e ha un suo fondamento, ci sono alcune visioni politiche riguardo alla gestione della società che emergono, emergeranno, verranno esplicitate meglio. Ripeto, questioni che noi teniamo espressamente sul piano politico in questo momento, ed è lì che noi ci fermiamo.

Riguardo a quella che è stata la nostra conferenza stampa e riguardo a ciò che abbiamo detto, cioè la questione delle adombrate pressioni, siamo stati molto attenti a rispettare la segretezza della Commissione. Certi puntini noi non li abbiamo assolutamente uniti, è stato poi, ad esempio, il collega Marguerettaz a esplicitare meglio queste questioni direttamente in Aula; noi non l'abbiamo fatto, siamo rimasti, e ripeto, siamo stati molto attenti a muoverci nel solco di ciò che era legittimo fare.

Ripeto, noi evidenziamo un tema politico, direzione e coordinamento: questo è un tema fondamentale, un punto cardine per capire qualcosa di questa vicenda che è complicata ma risale anche a parecchi anni fa, non è un qualcosa che nasce ora, ha origini chiaramente più vecchie.

Direzione e coordinamento che è espressamente prevista non esserci, ma che ad esempio una parte politica, sappiamo che le colleghe continuano a sostenere che ci dovrebbe essere o che ci sia, con tanto di pareri legali, questo è tutto sul tavolo.

Ora, quello che noi ci siamo chiesti è: ma qualcuno, qualcun altro, all'interno della maggioranza in questo caso, vorrebbe questa direzione e controllo? É un "vorrei ma non posso"? Sono i puntini che noi abbiamo unito, ripeto, politici.

C'è qualcuno che vorrebbe maggior controllo della società da parte della politica? Questa è la domanda che ci siamo posti.

Qualcuno pensa, ad esempio, perché c'è il tema della società in forma in house, ad esempio, che è legato all'altro tema molto complesso che è quello delle concessioni, allora qualcuno vedrebbe la società CVA diventare una in house in futuro. Mi pare che qualcuno l'abbia esplicitato, altri magari ce l'hanno come potenziale idea, ma non lo esplicitano: lo facciano.

Questi sono i nostri punti. Noi, come Lega, rivendichiamo, e lo diciamo molto chiaramente, una gestione della società, di società che hanno questa rilevanza assolutamente imprenditoriale e che produca utili per la Valle, i quali poi rientrano sottoforma di gettito fiscale, come ricchezza dei valdostani.

Questa è la nostra posizione politica. Noi riteniamo che la parte della politica vera e propria debba essere ridotta al minimo, proprio per non ritornare a delle storture tipiche, che abbiamo già visto in passato.

Questa è la nostra posizione, molto netta e molto chiara.

Chiaramente, con questo tipo di visione, poi ognuno deve fare il suo mestiere e chi fa il suo mestiere deve rispondere al 100% del suo operato, ma ci mancherebbe, ma le due cose per noi sono disgiunte e, ripeto, per noi la società deve essere gestita ai massimi livelli per fare utili. Questa è la nostra visione.

Qualcuno la pensa diametralmente in maniera opposta, noi abbiamo definito "vorrebbe la società magari una carretta sovietica", ci si perdoni un po' la metafora o la battuta un po' spinta, qualcuno la vorrebbe così, qualcun altro magari ha altre idee.

Bene, che vengano fuori. Questo è, che vengano fuori.

La questione direzione e controllo, tra parentesi, l'abbiamo risentita nelle seconde audizioni, perché era già stata in qualche modo adombrata qualche anno fa riguardo la CVA. Quando ci furono delle modifiche sulla legge di cui parliamo, che esplicitamente dicono no, direzione e controllo per Aosta Factor e CVA, anche lì ci sono stati dei meccanismi, ci sono state delle bozze, ci sono stati degli interventi. Qual è stato il rapporto della politica qualche anno fa su questo tema? Si voleva riportare sotto quell'ombrello, oppure no?

Questi sono degli approfondimenti che noi facciamo e delle domande, ma che rimangono nel tema politico.

Noi quindi abbiamo unito molti puntini, certamente sì, qualcuno dice che siamo complottisti: possibile. Noi riteniamo di averli uniti con il tratto molto più fine rispetto a quello che qualcuno può pensare, molto più fine, però il tempo è galantuomo e lo dimostrerà, oppure no.

Per intanto, ciò che noi facciamo, come forza politica, ora, in questo momento del dibattito, è guardare con estrema attenzione i vari posizionamenti, le varie questioni. Per quel che attiene parti più tecniche, ovviamente prenderemo i nostri approfondimenti e ci faremo le nostre idee, per ora stiamo alla finestra e siamo ben contenti che questo dibattito veda la luce, perché dimostra che quanto noi avevamo in qualche modo approcciato e portato all'esterno aveva una sua realtà.

Qual è questa realtà? Lo vedremo, però intanto noi ci asteniamo e stiamo a guardare ciò che succede.

Presidente - Consigliere Aggravi per secondo intervento.

Aggravi (RV) - Visto che si è parlato di attacchi o di presunti tali o di dichiarazioni, effettivamente il termine avvisaglie potrebbe essere interpretato in maniera diversa.

Sappiamo che in certi ambienti l'avvisaglia è una scaramuccia, un breve scontro armato, in altri, e così lo voglio pensare. Quando passavo appunto l'estate con i nonni in Val Ferret, se volevo capire o se volevamo capire se sarebbe arrivato un temporale, se si sarebbe girato il tempo in pioggia, si guardava verso la Val Veny e là dove c'erano le Pyramides Calcaires si vedevano delle avvisaglie.

Diciamo quindi che il termine più propriamente rappresentato da delle avvisaglie di un temporale, che poi si possono manifestare in messaggini, in telefonate, in incontri e quant'altro, e tengo a specificarlo, non di primari esponenti, non di primari soggetti interessati, non di primari stakeholders, così li metto tutti insieme e mi ricollego.

Tendo a fare un'altra precisazione, e ringrazio sia il collega Marguerettaz che il collega Marquis.

Il collega Marguerettaz, in sintesi, ha definito la nostra proposta come un sistema di monitoraggio. Il collega Marquis, in un passaggio (non mi dia del professore, davvero, questa volta voglio essere gentile), sul tema del controllo e ci tornerò.

Quello che noi abbiamo proposto, non è tanto un sistema di monitoraggio o di feticistica curiosità dei dati. Quello che noi abbiamo proposto è una considerazione che deriva da quelle che sono le normative di riferimento delle società quotate, e l'ho già detto. In Italia abbiamo delle realtà ibride, come ha giustamente definito il Presidente la volta scorsa, quindi non abbiamo un mondo diviso in due, queste realtà ibride, se devono assomigliare, se devono essere parificate alle società quotate, è giusto che in autodisciplina possano far leva, appoggiarsi su degli istituti previsti dai regolamenti, e in particolare il regolamento emittenti.

Faccio due esempi: nell'ambito dei dieci articoli del codice di autodisciplina delle società quotate promosso da Borsa italiana, ci sono due ambiti che sono la nomina degli amministratori e la remunerazione degli amministratori.

Se è vero che al di sotto del livello partecipativo (quindi dovrebbe essere il secondo, se non erro) di CVA, il resto viene gestito in capo alla società che, come ha detto il collega Perron, o meglio, la capogruppo, su cui non c'è direzione e coordinamento e non ci deve essere direzione e coordinamento, perché una società parificata, una quotata o similare alla quotata, non si dota di strumenti di autodisciplina che hanno tutte le società quotate o similari?

Ma lo dico nell'interesse primario di quella società, sennò nascono delle situazioni di incomprensioni, che possono anche simpaticamente essere chiamate complottismo, accuse o quant'altro, dei comitati. Poi è vero che c'è il tema dell'amministratore indipendente, nulla vieta che si definisca un modo particolare per indicare in capogruppo un amministratore indipendente, questa è un'idea che si può sviluppare, però perché non ci si dota di questi istituti che creano un maggior grado di trasparenza e soprattutto fugano eventuali incomprensioni, eventuali mancanze di informazioni e di dettaglio. E vado sul tema del controllo.

Il tema del controllo, e soprattutto il termine "controllo", è molto particolare nel mondo aziendale, in particolare delle società quotate.

Il controllo, se usato o se definito così, rischia di generare delle incomprensioni.

Noi potremmo dire che su queste società c'è un controllo di fatto, ovvero Finaosta controlla il gruppo, Finaosta è controllata dalla Regione, quello è un controllo partecipativo che non può essere messo in discussione, perché sono quote, è una questione di proprietà delle quote, ma c'è un controllo in atto che è un'altra cosa, l'interna all'audit fa controllo interno, la società di revisione fa controllo contabile, cioè ci sono degli organi che devono fare i controlli, il risk management fa dei controlli di rischio nella società.

Il controllo politico non mi piace: come termine ho capito cosa intende il collega Marquis, ma non mi piace, perché rischia di essere portatore appunto di incomprensioni, chiamiamole così, o magari anche di avvisaglie, così allunghiamo un po' il brodo.

Quello che manca è il fatto di avere dei flussi informativi di comprensione di quella che è la gestione aziendale, e magari anche nell'ambito di quelle che possono essere, appunto, delle asimmetrie informative che si generano e che l'azionista per primo non deve avere, perché deve essere tranquillo che la sua società faccia quello che deve fare, cioè produrre utili, produrre, nel nostro caso, anche quello che poi è il riparto fiscale, come fanno tutte le società, non soltanto le società partecipate, questo è bene ricordarlo, ed è proprio per questo che noi abbiamo proposto un istituto, o comunque una forma di istituto. Poi quell'emendamento era volutamente scritto un po' forte e sono contento che abbia aiutato la comprensione da un certo punto di vista.

Questo soprattutto per rispettare il giusto posizionamento dell'azionista di riferimento. L'azionista deve fare l'azionista, ma la società controllata deve permettere all'azionista di stare tranquillo, di conoscere tutta una serie di situazioni che, laddove appunto non sono conosciute, possono generare dubbi, incomprensioni e quindi tradursi in pessime conseguenze.

Per noi questa è la parte più importante. Poi io capisco chi voglia dire "Siamo stati i primi": in realtà va detto che il grande tema è partito dalle colleghe - e di questo bisogna darne atto - di PCP e da altri. Ripeto, ci sono anche vari modi di affrontare le questioni, c'è chi lo fa in certi modi più evidenti, c'è chi lo fa, come abbiamo fatto noi, nel silenzio, nell'analisi e nella comprensione per produrre delle soluzioni, c'è chi lancia il dubbio. Ognuno usa il metodo che intende utilizzare, ma sicuramente, se questo problema si crea, poi io sono il primo che ho una visione totalmente diversa dalla collega Minelli, e lei lo sa, nel senso che il fatto che CVA contribuisca alla decarbonizzazione (lo semplifico così, abbia pazienza), non vuol dire che lo deve fare solo lei, sennò è inutile che ci diamo dei piani come il PEAR e come il PNIEC e quant'altro, nel mondo occidentale facciamo dei piani dove sostanzialmente non obblighiamo gli operatori a fare determinate cose con la forza coercitiva, come si fa in Cina o in altri posti. Li invitiamo a fare determinate cose, gli proponiamo degli incentivi per permettergli di operare, quindi bisogna stare attenti a confondere quello che l'azionista RAVA fa e dice nei confronti della sua partecipata, come qualsiasi fondo che controlla un grande operatore elettrico dice allo stesso di fare. Quindi il tema è un po' più complesso, come diceva un famoso politico della prima Repubblica.

Quello che a noi preme è che ci sia un giusto grado di trasparenza, di informazione e soprattutto che questo sia in una forma standardizzata, perché quello che ho cercato di sottolineare, e che è stato, mi sembra, recepito dai colleghi, è questo: un conto è il detto, un conto è ci siamo incontrati, un conto è definire un flusso standardizzato che abbia un set informativo giusto, come previsto dalla normativa, senza entrare nel perimetro della direzione e coordinamento, per carità di Dio, però sicuramente è un meccanismo funzionale di trasparenza a una duplice direzione, dalla società verso l'azionista e dall'azionista verso la società. Tutti e due ci devono essere, perché altrimenti abbiamo un grosso problema e il dubbio è la peggiore arma nelle mani non sappiamo di chi, ma è la peggior arma che può essere utilizzata.

Da parte nostra, prima non l'ho detto, ci sarà un voto di astensione, ma queste considerazioni che abbiamo fatto riteniamo che possano essere state utili e ci auguriamo che quest'argomento nei prossimi mesi possa avere un passo in più.

Invito anche, in senso lato, la stessa società di cui stiamo parlando a farsi promotrice della definizione di codici di autodisciplina o di comportamento, proprio perché nel mondo delle società quotate o simili così si fa.

Presidente - Ci sono altri interventi? Chiudo la discussione generale se non ci sono altri interventi. Non vedo richieste, chiudo la discussione generale. Il Presidente della Regione interviene in fase di replica.

Testolin (UV) - Intanto ringrazio gli intervenuti per il dibattito che è stato sicuramente interessante e mi dà modo di fare due considerazioni finali che cercheranno di riassumere gli interventi che sono stati fatti dai colleghi, alcuni dei quali trovano l'assoluta convergenza nella visione del Governo, altri evidentemente hanno delle angolazioni un po' diverse sulle quali porre le basi.

Tre, direi, le considerazioni che escono da questo dibattito: una è che all'interno di CVA ci sono dei percorsi evolutivi che sono dettati dal piano strategico e che inevitabilmente comportano un lievitare delle società partecipate che fanno parte di quest'articolato documento di inquadramento e che sono un momento di evoluzione di questo percorso di crescita, di valorizzazione dei percorsi stabiliti e che inevitabilmente si ripercuotono da un punto di vista numerico.

È chiaro che, così come presentato, sembra che ci sia un'esplosione incontrollata su tutto il panorama delle partecipate: invece è circoscritto, evidentemente, all'aspetto societario di CVA, che è stato ben analizzato e che fornisce una serie di schede all'interno delle quali si trovano una serie di dati, se si leggono; se non si leggono, invece, poi si dice che non si ha una visione complessiva. Non mi rivolgo alla collega Minelli, ma al collega Marquis, al quale poi farò una considerazione finale rispetto al suo intervento.

Da questo discende una considerazione che è quella che abbiamo già sposato in sede di approvazione del bilancio, in funzione dello stimolo da cui è scaturito l'emendamento presentato dal gruppo di Rassemblement, e che - è stato sottolineato anche dai colleghi di maggioranza - porta alla valutazione che abbiamo raccolto e sulla quale stiamo lavorando, assieme agli uffici preposti, anche con la società, per creare quei presupposti dove, a fronte di quest'evoluzione dettata dal piano strategico e dal piano di investimenti, è opportuno che ci sia un flusso informativo trasparente e principalmente, io direi - e sposo questa visione - di autodisciplina, così come un po' era stato inteso anche nel confronto appunto in sede di bilancio, che possa portare a un flusso comunicativo principalmente con il socio di riferimento che rimane Finaosta, che è anche un socio tecnico, che ha le capacità di poter valutare una disamina puntuale dello stato di avanzamento e delle scelte apportate. Penso che in questa direzione si possa lavorare proprio per fugare quei dubbi che sono quelli che magari qualche volta impediscono di percepire tutto il beneficio e il lavoro che sta alla base di un percorso di crescita aziendale che deve portare la società nel suo complesso a essere performante, definiamo con quest'aggettivo.

Queste due situazioni sono l'una una conseguenza dell'altra, evidentemente in una situazione di profonda trasformazione e di profonda crescita, è indispensabile tracciare anche questi percorsi che diano tranquillità all'azionista.

Cosa diversa invece è perorare la causa dell'invasione della politica nella gestione delle società: la politica aziendale è una politica che, a nostro avviso, compete a chi si assume la carica, l'onere e l'onore di guidare una società, compete al CdA; cosa diversa è un'informativa, un flusso informativo, che permette invece di dare contezza di quelli che sono i piani strategici che vengono approvati.

C'è sempre questa confusione che, molte volte, si associa anche a un'approssimazione molto elevata dei concetti e dei percorsi anche di responsabilità che ognuno, nella sua funzione, deve avere.

Una cosa sono le giuste attenzioni da porre ai flussi informativi, alla trasparenza, a un aggiornamento periodico di quello che è già stabilito e di quello che è nelle conoscenze di tutti; altra cosa è invece pensare che la politica aziendale la debba fare la politica.

Questi sono concetti che sinceramente io non sposo.

Presidente - Consigliere Marquis, per dichiarazione di voto.

Marquis (FI) - Due parole per dichiarazione di voto e giusto a chiarimento, anche a seguito dell'intervento del Presidente.

Credevo di essere stato chiaro nell'esposizione, per cui dove si parla di controllo si intende politico, si intende di monitoraggio di quelli che sono i risultati rispetto a quelle che sono le previsioni che sono espresse nei piani industriali.

Questa è la nostra finalità, non è di indirizzo sull'attuazione del piano industriale nei punti specifici. Questo giusto per chiarire qual era il senso dell'intervento che era stato fatto poc'anzi.

Non avevamo dichiarato il voto, quindi in quest'occasione dichiariamo l'astensione sul provvedimento.

Presidente - Consigliera Minelli, per dichiarazione di voto, a lei la parola.

Minelli (PCP) - Per confermare quanto detto in precedenza, avevo già annunciato il nostro voto contrario, volevo soltanto fare una piccola precisazione. Ovviamente il presidente Testolin mette in luce una volta di più che le posizioni sono diverse, lo sappiamo, sono molto distanti, rassicuro però il Presidente sul fatto che gli atti li leggiamo nella loro interezza e quindi anche quanto è affermato nell'allegato A, laddove è specificato da parte di CVA, perché poi c'è proprio scritto quello che CVA dice riguardo alla proliferazione di queste società, al fatto anche legato alla SPV, alla questione delle società che sono state costituite dopo il primo gennaio 2022 e quindi non hanno compiuto il triennio; sono tutte spiegazioni che abbiamo letto, quello che resta di fondo - e che non è una cosa che diciamo da oggi - è questo: noi riteniamo che ci sia da parte della società un modo di comportarsi che è quello di una società che opera sul mercato, ma il problema non è tanto quello, il problema è la parte che, a nostro avviso, deve e dovrebbe svolgere la Regione, e su questo confermo che le posizioni rimangono assolutamente distanti.

Rilevo però che c'è stato un po' un cambio direi di approccio in questi ultimi mesi, forse. E quello che da tempo noi abbiamo chiesto, cioè quest'interlocuzione continua, perché abbiamo parlato tante volte anche solo di interlocuzione e sembrava una parola tabù, adesso invece sento che forse con espressioni diverse, ma che la sostanza poi mi dice essere più o meno la stessa cosa, si parla di flussi informativi, si parla di rapporti, quindi credo che, in qualche maniera, forse una riflessione, che credo dovesse arrivare già molto tempo fa, è avviata. Certo, non è uguale a quella che facciamo noi, me ne rendo conto, ma è opportuna, anche in questi termini.

Presidente - Possiamo mettere in votazione l'atto? Non vedo altre richieste.

Mettiamo in votazione l'atto con tutti gli allegati. La votazione è aperta. La votazione è chiusa.

Presenti: 35

Votanti: 33

Favorevoli: 19

Contrari: 2

Astenuti: 14 (Aggravi, Baccega, Brunod, Distort, Foudraz, Ganis, Lavy, Lucianaz, Manfrin, Marquis, Perron, Planaz, Restano, Sammaritani).

L'atto è approvato.