Oggetto del Consiglio n. 3790 del 11 luglio 2024 - Resoconto
OGGETTO N. 3790/XVI - Interrogazione a risposta immediata: "Valutazioni sulla deroga al decreto legislativo n. 44/2016, in materia di ordinamento scolastico valdostano, relativamente al progetto "Polo per l'infanzia Grand Combin"", Interrogazione: "Informazioni relative al progetto denominato "Polo per l'infanzia Grand-Combin"" e Interpellanze: "Mantenimento dei presupposti contenuti nella disciplina regionale in materia di ordinamento scolastico nel progetto denominato "Polo per l'infanzia Grand Combin"", "Intendimenti in merito al mancato coinvolgimento del personale docente nella sperimentazione del sistema integrato 0-6" e "Azioni previste per la sperimentazione del progetto 0-6 nell'anno scolastico 2024/2025".
Bertin (Presidente) - Passiamo al punto all'ordine del giorno n. 14. Sono collegati anche i punti n. 7.04, 36, 39 e 40, pertanto ci saranno le illustrazioni del question time e delle interpellanze, successivamente ci saranno la risposta da parte dell'Assessore per la quale si sommeranno i tempi delle diverse iniziative e la replica delle interpellanze, delle interrogazioni e del question time. Iniziamo con il punto 7.04. La parola al consigliere Baccega per due minuti.
Baccega (FI) - Era certamente nostra intenzione far parte di questo dibattito che vede praticamente tutte le forze di opposizione e di maggioranza occuparsi dei criteri per la programmazione regionale degli interventi per la promozione del sistema integrato, educazione e istruzione per i bambini di età compresa tra 0 e 6 anni per gli anni 2024 e 2025, facendo riferimento alla delibera 134 del 12 febbraio 2024. Un percorso che ha come obiettivo più significativo quello di mettere il bambino al centro dell'azione, con un'idea di formazione che deve avere continuità educativa e didattica, cioè l'integrazione del periodo dell'asilo nido e della scuola dell'infanzia. Un percorso già avviato con la firma del protocollo d'intesa tra il ministro dell'istruzione dell'Università Stefania Giannini e la Regione Autonoma Valle d'Aosta con l'allora assessore alla cultura Emily Rini, era il 25 luglio del 2015. Già all'epoca ci furono contestazioni, ora, a distanza di nove anni, riceviamo una memoria del 20 giugno 2024 dei docenti insegnanti della scuola dell'infanzia, che comunque merita un altro approfondimento perché la memoria ci dice: "I docenti non sono pregiudizialmente contrari all'applicazione del sistema integrato 0-6, ma esso deve essere adattato alla nostra realtà ben diversa da quella in cui ci si riferisce questa proposta".
In realtà proprio nel protocollo d'intesa richiamato nel decreto legislativo 3 marzo n. 44 si dice: "Richiamate le leggi regionali, intervenute in 60 anni di autonomia che hanno realizzato un peculiare ordinamento scolastico regionale bilingue, italiano-francese aperto al plurilinguismo, richiamati gli adattamenti dei programmi alle necessità locali, con i quali i programmi - oggi le indicazioni nazionali della scuola materna, elementare e media - sono stati adeguati alle esigenze socio-culturali e linguistiche della Regione".
Noi chiedevamo sulla base di quali valutazioni tecnico-giuridiche si intende eventualmente andare in deroga a quanto previsto dal decreto legislativo 3 marzo 2016 n. 44, ovvero le norme di attuazione dello Statuto speciale per la Regione Autonoma della Valle d'Aosta in materia di ordinamento scolastico.
Presidente - Segue l'illustrazione da parte del consigliere Restano delle iniziative iscritte ai punti n. 36 e n. 39 dell'ordine del giorno. Ha chiesto la parola il consigliere Restano, ne ha facoltà.
Restano (GM) - L'iniziativa n. 36 la ritiro e procedo con l'illustrazione dell'iniziativa n. 39.
Presidente - Pertanto ha 10 minuti.
Restano (GM) - Avec cette interpellation nous abordons le thème de l'école maternelle et du projet "Polo dell'infanzia 0-6", qui a été lancé dans différentes communes de notre région. Je tiens à souligner que nous n'avons pas l'intention de nous opposer, de contester ou de ralentir la mise en œuvre du projet et le travail de la coopérative désignée par l'Administration publique, qui a mis en place des opérateurs avec une formation et un professionnalisme très élevés.
Dans la Vallée d'Aoste la politique a toujours investi des nombreuses ressources dans les écoles, l'autonomie politique nous a permis de faire des choix courageux et de défendre les réalités locales, constituées de petites communes, en investissant dans le petites écoles de montagne, en essayant de créer un lien indissoluble entre l'école et le territoire et les gens qui y vivent ; en même temps l'école devait enseigner la valeur d'être Vallée d'Aoste, notre particularité, notre autonomie. L'école maternelle est donc considérée comme le pilier central d'un système scolaire, elle valorise le bilinguisme statutaire, non seulement du point de vue de l'identité historique, mais aussi en tant que caractère d'ouverture vers un espace européen multilingue.
Possiamo quindi affermare che vi sono almeno quattro elementi che caratterizzano la scuola dell'infanzia valdostana: uno, è praticamente tutta pubblica; due, è notoriamente plurilingue; è presente sul territorio e poi - lasciatemi aggiungere, colleghi - svolge un'attività di individuazione precoce dei casi sospetti di disturbo specifico dell'apprendimento in collaborazione con l'Azienda USL. Sono quattro elementi che evidenziano come le scelte politiche hanno indirizzato la crescita della scuola valdostana e dei servizi da essa offerti.
Lo Statuto speciale agli articoli 39, 40 e 40bis tutela il plurilinguismo e l'organizzazione della nostra scuola. La scuola ha contribuito alla nascita dell'autonomia e del particolarismo valdostano e l'ha accompagnato nel suo percorso di crescita e di mantenimento. Proprio per questi motivi nel tempo, quando ci si è trovati da applicare norme statali, ai sensi dello Statuto speciale, si è proceduto attraverso le cosiddette "adattazioni", che prevedono un percorso particolare, accedendo a una norma di attuazione.
Proprio in occasione della riforma della buona scuola si è proceduto come detto... anzi, la norma di attuazione e la conseguente legge regionale sono state precedute da un protocollo d'intesa che all'articolo 3 afferma: "La Regione mantiene e valorizza, nell'ambito del proprio sistema regionale d'istruzione, la specificità e l'unicità del modello pedagogico delle scuole dell'infanzia in quanto funzionale all'alfabetizzazione bi-plurilingue precoce dei bambini", articolo poi ripreso dal decreto legislativo 44 e dalla legge regionale 18/2016.
Vorrei significare a voi colleghi in aula che, in occasione della presentazione della legge 18, di cui lei, Assessore, ne è stato relatore, nel corso del suo intervento ha ripetuto e sottolineato quanto contenuto nel protocollo d'intesa rispetto alla scuola dell'infanzia. Evidenzio ancora come l'allora assessore Rini il 2 febbraio 2016, nel rispondere a un'interpellanza di un Consigliere, definì il protocollo d'intesa di cui abbiamo trattato come "Document que vous pourriez peut-être considérer un document politique et il a été repris par la disposition d'application".
In effetti, colleghi della Giunta, stiamo parlando di politica e non di amministrazione e, siccome la politica, riprendendo quanto sostiene sempre il Vicecapogruppo dell'Union Valdôtaine "In politica la forma è sostanza", forse in questo caso, ancorché si stia parlando di un progetto sperimentale, si doveva seguire un percorso diverso, si doveva dare la giusta evidenza politica e formalizzazione al percorso.
Colleghi, leggere una delibera di Giunta regionale, la 134/2024 e riscontrare che si tratta di un mero documento contabile e non contiene i riferimenti al nostro particolarismo che non è stato preceduto da atti politici fa male. La memoria firmata da 195 docenti della scuola dell'infanzia ha sollevato il problema non nel merito, quanto prima ancora nel metodo e nella forma politicamente corretta che si doveva assumere per adottare un atto di tale importanza e rilievo.
Oggi l'assessore Caveri ha dichiarato nel suo intervento: "La montagna è la chiave bigotta della nostra specialità", analogamente possiamo immaginare che anche la scuola è la chiave della nostra specialità e se paragoniamo il percorso scolastico a una scala a pioli, possiamo tranquillamente affermare che la scuola dell'infanzia costituisce i primi pioli di una scala senza i quali appare difficile procedere nel percorso di salita, quindi la crescita dei nostri giovani viene perlomeno sospesa, in parte interrotta.
Detto questo, interroghiamo il Governo regionale per riconoscere se ritiene sufficiente la delibera di Giunta regionale per modificare un accordo politico, una norma di attuazione e se ritiene siano stati rispettati tutti i punti della delibera regionale 134/2024 e se giustifica la suddetta supposta sperimentazione, attuata senza il pieno e convinto coinvolgimento e condivisione del personale docente, così abbiamo potuto leggere nella lettera e la ritiene giustificata dalla sola leva economica; poi chiediamo chi si farà carico del costo del servizio una volta terminata la sperimentazione.
Presidente - Vi è l'interpellanza n. 40. Per l'illustrazione, ha chiesto la parola la consigliera Minelli, ne ha facoltà.
Minelli (PCP) - Ci sono all'ordine del giorno di questo Consiglio ben cinque iniziative sulla questione del sistema integrato 0-6, un question time, un'interrogazione e tre interpellanze, quindi credo che questo sia un segno del fatto che è un tema di particolare importanza, che ci coinvolge un po' tutti, e penso anche che non potrebbe essere diversamente perché la scuola e i servizi all'infanzia rappresentano un tassello fondamentale nel sistema educativo e coinvolgono, oltre che naturalmente i bambini, anche le loro famiglie, il corpo docente e gli Enti locali.
Come è già stato detto, il sistema integrato di educazione e istruzione dalla nascita sino a 6 anni è stato istituito nel nostro Paese con legge 107/2015 e resa poi attuativa dal decreto legislativo 65/2017. Successivamente altri decreti hanno previsto nel 2021 l'adozione delle linee pedagogiche per questo sistema e nel 2022 l'adozione degli orientamenti nazionali per i servizi educativi per l'infanzia. Secondo quanto scrive il Ministero, questo sistema integrato si pone l'obiettivo di offrire pari opportunità di sviluppo delle potenzialità di tutti i bambini e le bambine, dalla nascita ai 6 anni, attraverso la promozione dello sviluppo integrale dell'autonomia e della creatività, delle relazioni con l'altro e degli apprendimenti, superando disuguaglianze e barriere. E fra le finalità chiave sono elencate la riduzione degli svantaggi sociali, culturali e relazionali, la promozione della continuità educativa, il supporto alle famiglie, il rafforzamento dei titoli di studio richiesti a educatori e insegnanti, la formazione in servizio e il coordinamento pedagogico. Si tratta di obiettivi e di finalità sicuramente importanti, che il legislatore ha declinato sulla base della situazione dei servizi per la fascia 0-3 e della scuola dell'infanzia, così come strutturata a livello nazionale.
Per quanto riguarda la Valle d'Aosta, la principale normativa di riferimento è rappresentata dalla legge 18/2016, come è già stato ricordato, che ha tenuto conto del modello pedagogico particolare per la nostra scuola dell'infanzia; in tempi più recenti poi c'è stato il protocollo del dicembre 2021 recante l'intesa per gli anticipi della scuola dell'infanzia. Sono temi su cui il nostro gruppo, con le iniziative che sono state illustrate principalmente dalla collega, è già intervenuto fin da subito, fin dal 2021, dopo il 2021, inizio 2022.
Sappiamo che sul tema dello 0-6 operano oggi in Valle alcuni gruppi di lavoro e con decreto della Sovrintendente agli studi a febbraio è stato istituito uno specifico tavolo/gruppo di lavoro i cui membri, leggo testualmente: "in rappresentanza delle diverse realtà professionali e sociali, possono promuovere un confronto attivo e collaborativo sulle tematiche legate al sistema di educazione e istruzione dell'infanzia e della prima infanzia". Esaminando la composizione di questo tavolo, abbiamo visto, tra l'altro, che ci sono soltanto due insegnanti della scuola dell'infanzia; la cosa ci ha un po' sorpreso considerato che questi insegnanti sono i soggetti maggiormente coinvolti nei cambiamenti che il progetto 0-6 comporta. Siamo a conoscenza del fatto che il tavolo si è riunito per un incontro finale il 20 giugno scorso ma non siamo a conoscenza degli esiti di quel tavolo, quello che sappiamo però - ed è già stato evidenziato - è che è in atto un'importante ampia discussione all'interno della scuola valdostana circa l'applicazione del sistema 0-6 e che esistono delle preoccupazioni, delle perplessità da parte di vari insegnanti, emerse riguardo alla sua declinazione nella nostra realtà, che è decisamente diversa e particolare rispetto a quelle diffuse sul territorio nazionale. Queste preoccupazioni sono state esplicitate anche attraverso la richiesta di audizione che abbiamo ricevuto, firmata da 195 docenti, richiesta che la V Commissione ha recepito e ci è stato comunicato che è calendarizzata per la prossima settimana. Ad onor del vero va comunque detto che già due anni e mezzo fa si erano poste le basi della discussione e, come purtroppo accade talvolta, queste discussioni entrano poi soltanto nel vivo quando le cose si concretizzano. Le insegnanti della scuola dell'infanzia regionale scrivono di essere preoccupate per il metodo e l'approccio con i quali l'Amministrazione intende applicare la riforma in Valle d'Aosta, fanno poi - e, secondo me, giustamente - riferimento a uno dei pilastri del sistema integrato 0-6, che è questo: "Ampliare e sostenere la rete dei servizi per i bambini nella fascia compresa tra 0 e i 6 anni, in particolare nei territori in cui sono carenti scuole dell'infanzia statali", quindi pubbliche, come previsto dall'articolo 12 del decreto legislativo n. 65 e poi dichiarano, con stupore: "Sembra che il Governo regionale non sia consapevole del lungo cammino che ha caratterizzato la scuola materna prima, dell'infanzia poi, pubblica e gratuita fino ad oggi" aggiungendo: "Non tener conto di ciò che rappresenta il sistema educativo regionale per l'infanzia nella nostra Regione è contraddittorio e irragionevole".
Sappiamo che c'è l'intenzione di avviare, a partire dal prossimo anno scolastico, un'altra sperimentazione in alcuni comuni valdostani nell'Unité Grand-Combin oltre a quelle che sono già in itinere. Secondo le insegnanti, le sperimentazioni che sono state prese a modello rappresentano - ed è anche questa una delle cose che scrivono - "delle vere e proprie eccezioni, dove spazi, risorse e personale utilizzati non hanno eguali. A titolo di esempio si consideri che la maggior parte delle nostre scuole dell'infanzia regionale non dispone di personale ausiliario, pensare di gestire un polo 0-6 senza questo personale non è fattibile". Poi pongono la questione della sicurezza relativa ai momenti di entrata e uscita, che prevedono orari e modalità molto diversi per la fascia da 0-3 e per quella da 3 a 6, pongono il problema della criticità delle aree gioco in comune, così come quella del momento dei pasti e poi c'è la riflessione sugli aspetti pedagogici. Sono tutti elementi che, a mio avviso, meritano un'analisi, un confronto e un approfondimento ampio e puntuale che coinvolga tutti i soggetti interessati e non soltanto un paio - intendo proprio due - insegnanti che partecipano al tavolo, e che non sembrerebbero fin qui esserci stati.
Chiediamo quindi al Governo di conoscere qual è lo stato dell'arte del progetto 0-6 attualmente nella regione, anche, e soprattutto direi, tenuto conto delle risultanze di quel tavolo riunitosi per l'ultima volta il 20 giugno; se ritiene che gli insegnanti della scuola valdostana siano stati adeguatamente coinvolti nell'organizzazione del progetto; se è al corrente delle loro provocazioni, questa è un po' una domanda retorica, chiaramente lo è, ma come si intende dar loro risposta; e poi se e quali azioni specifiche sono previste per la sperimentazione nell'anno scolastico 2024-2025 divise per poli di sperimentazione, perché immagino che andranno avanti quelle già in itinere e poi c'è questa, però vorremmo capire se c'è altro allo stato dell'arte, quindi che cosa si pensa di fare per l'anno scolastico 2024-2025.
Presidente - Le iniziative sono state illustrate, pertanto passiamo alla risposta da parte dell'Assessore che risponderà a tutte queste iniziative. Per la risposta, ha chiesto la parola l'assessore Jean-Pierre Guichardaz, ne ha facoltà.
Guichardaz J. (FP-PD) - Intanto grazie, riproponiamo un tema che, come è stato giustamente evocato dai colleghi, è sensibile e delicato, di cui abbiamo già diffusamente parlato prima il collega Caveri e successivamente anch'io con diverse iniziative, in cui abbiamo cercato di spiegare questo sistema più che questi progetti, perché vorrei ricordare che facciamo riferimento non tanto a una sperimentazione progettuale, ma a una norma: il decreto legislativo 65/2017, che fissa dei principi e parla di un sistema integrato di educazione e di istruzione.
In premessa, vorrei solo leggere, perché credo che sia abbastanza utile fare alcune puntualizzazioni relativamente al decreto 65, leggendo i principi e le finalità e poi, visto che ho un po' di tempo, faccio anche due considerazioni. Principi e finalità, articolo 1 del decreto 65: "alle bambine e ai bambini, dalla nascita fino a 6 anni, per sviluppare potenzialità di relazione, autonomia, creatività, apprendimento, in un adeguato contesto affettivo, ludico e cognitivo, sono garantite pari opportunità di educazione e istruzione, di cura, di relazione di gioco, superando disuguaglianze e barriere territoriali, economiche, etniche e culturali". Già solo questo punto 1 dell'articolo 1 credo sia un manifesto che dice degli intendimenti di questa norma, cioè di favorire al massimo l'inclusività dei bambini, perché parliamo di bambini, i protagonisti di questa norma per una volta sono i bambini, credo che questo vada fatto rilevare, non è tanto l'Ente locale, gli insegnanti, la politica in termini generali, ma è una norma che si rivolge direttamente ai protagonisti che sono i bambini e quindi che li considera come persone, li considera come soggetti che devono essere in qualche modo accolti dal sistema educativo attraverso tutte le componenti della comunità educante per essere in qualche modo accompagnati nel processo educativo.
Oggi qualcuno l'ha evocato, sappiamo che la scuola dell'infanzia decolla a 3 anni, da 0 a 3 anni, dal momento dell'accesso, non si parla di scuola dell'infanzia ma parliamo di servizi di prima infanzia che non casualmente, anche nella nostra organizzazione, non sono affidati all'Assessorato e ai sistemi educativi, ma sono affidati, per quanto riguarda la Regione, all'Assessorato delle politiche sociali e alla salute, quindi sono proprio due entità e due visioni politiche aborigene diverse e sostanzialmente separate.
Cosa dice la legge? La legge dice: "Questi due segmenti devono essere integrati ovviamente a beneficio del bambino e a beneficio anche di tutte quelle caratteristiche che il bambino, nel momento in cui entra nella società, dovrebbe poter sviluppare, di relazione, di gioco, di sensibilità personale, soprattutto in un'ottica anche di pari opportunità di accesso a questi servizi", perché oggi voglio ricordare l'accesso ai servizio della prima infanzia è un accesso che richiede comunque il pagamento, sulla base delle situazioni reddituali e delle situazioni personali, di una retta, mentre invece la scuola per l'infanzia, rientrando in pieno nel sistema educativo, è gratuita, è offerta ed è aperta al sistema. In Valle d'Aosta, peraltro, la scuola per l'infanzia è praticamente praticata quasi dal 100% dei bambini e questo dimostra anche la qualità dell'offerta formativa di questo segmento.
Dice il punto 2: "per le finalità di cui al comma 1 viene progressivamente istituito, in relazione all'effettiva disponibilità di risorse finanziarie, umane e strumentali - qualcuno diceva: "Ma cosa succederà poi dopo", la legge, che è una legge, a mio parere, estremamente equilibrata, parla di "effettiva disponibilità di risorse finanziarie, umane e strumentali" - il sistema integrato di educazione e di istruzione per le bambine e per i bambini in età compresa dalla nascita fino ai 6 anni. Le finalità sono perseguite secondo le modalità e i tempi del piano di azione nazionale pluriennale di cui all'articolo 8 e nei limiti della dotazione finanziaria del fondo di cui all'articolo 12".
Punto 3: "Il sistema integrato di educazione e di istruzione: a) promuove la continuità del percorso educativo e scolastico, con particolare riferimento al primo ciclo di istruzione, sostenendo lo sviluppo delle bambine e dei bambini in un processo unitario, in cui le diverse articolazioni del sistema integrato di educazione e di istruzione collaborano attraverso attività di progettazione, di coordinamento e di formazione comuni". Si mette il punto sulla collaborazione delle diverse entità, quindi non si rinnega modelli già esistenti presso le Regioni, le Province e i vari territori ma cosa dice? Che queste Istituzioni collaborano in attività di progettazione, di coordinamento e di formazione comuni. Il punto b) dice: "Concorre a ridurre gli svantaggi culturali, sociali e relazionali e favorisce l'inclusione di tutte le bambine e di tutti i bambini attraverso interventi personalizzati e un'adeguata organizzazione degli spazi e delle attività". Concorre quindi a ridurre gli svantaggi culturali, sociali e relazionali". Questa norma si pone come obiettivo quello di creare delle condizioni di parità di accesso per tutti, soprattutto ai servizi della prima infanzia, ma con un collegamento funzionale e con una sinergia con i servizi dell'infanzia, quindi con la scuola dell'infanzia; questo ovviamente nella prospettiva poi di portare i bambini nei successivi gradi di scuola. "Accoglie le bambine e i bambini con disabilità certificata ai sensi della legge 104, nel rispetto della vigente normativa in materia di inclusione scolastica". Si ripete per la seconda volta il termine "inclusione", quindi il messaggio io penso che sia abbastanza chiaro e il messaggio è da 0 a 3 anni, oggi probabilmente anche per come concettualmente nei decenni è stato concepito, l'accesso è un accesso alle volte limitato, è limitato dalla questione economica, è limitato dalle disponibilità dei servizi nei singoli territori, la nostra organizzazione territoriale è un'organizzazione molto buona, ma, come sapete, in alcuni Comuni vi sono i servizi nido, i cosiddetti "asili nido", in altri si sono strutturate delle forme anche diverse, di assistenza se vogliamo, in alcuni casi. "Rispetta e accoglie la diversità ai sensi dell'articolo 3 della Costituzione della Repubblica italiana; sostiene la primaria funzione educativa delle famiglie - il coinvolgimento delle famiglie, che viene spesso messo all'ordine del giorno del cosiddetto "sistema educativo", in questo caso viene formalizzato nell'articolo 1, non a caso noi abbiamo ridefinito il nostro Assessorato sistemi educativi proprio perché crediamo fortemente nel coinvolgimento di tutta la comunità educante in cui ci sono i bambini, gli insegnanti, le famiglie, gli Enti locali, le associazioni, cioè tutti i soggetti che, in qualche modo, concorrono all'educazione del bambino - anche attraverso organismi di rappresentanza - perché oggi tutto il segmento 0-3, come sapete, non ha degli organismi di rappresentanza codificati, diversamente da ciò che succede nel sistema di formazione, nel sistema scolastico - favorendo il coinvolgimento nell'ambito della comunità educativa e scolastica; favorisce la conciliazione tra i tempi e le tipologie di lavoro dei genitori e la cura delle bambine e dei bambini, con particolare attenzione alle famiglie monoparentali". Ripeto: io l'ho letto, l'ho riletto e ho avuto occasione anche di analizzarlo nell'evento di chiusura che è stato fatto con una novantina di insegnanti tra educatori e insegnanti dell'infanzia e devo dire che, a rileggere quest'articolo 1, è anche un'emozione perché, ripeto, non è solo una norma e un'enunciazione di principi giuridici, ma è veramente anche un manifesto, che, peraltro, è un manifesto che però non è fine a sé stesso, cioè non è ideologico perché poi, come vedremo negli articoli successivi, è una norma che stabilisce, ai fini poi dell'applicazione dei principi e delle finalità, anche una serie di azioni che sono state anche sfruttate in Valle d'Aosta. Punto g): "promuove la qualità dell'offerta educativa, avvalendosi di personale educativo e docente - qua parliamo di tutto il segmento 0-6 - con qualificazione universitaria e attraverso la formazione continua in servizio, la dimensione collegiale del lavoro e il coordinamento pedagogico territoriale"; il coordinamento ovviamente tra i due segmenti che nell'intendimento dovrebbero nel tempo non essere necessariamente fusi, perché poi voi avete citato i principi che sono enunciati molto bene nel sito del Ministero dell'istruzione e merito, lì dove si parla proprio del sistema 0-6, in quella videata vengono proprio ripresi alcuni concetti della legge e si dice sempre che i modelli regionali e i modelli territoriali sono salvaguardati, tant'è che la legge cosa fa? Non è una legge che impone un modello, ma che parla con gli Enti locali e dice: "Noi vi diamo anche i mezzi per poter cominciare a sperimentare gradualmente, nel rispetto dei vostri modelli precostituiti, ma soprattutto dell'autonomia scolastica, un tipo di modalità che ha questi obiettivi che io vi ho elencato. Finisce dicendo: "Il Ministero dell'istruzione Università e della ricerca - oggi istruzione e merito - nel rispetto delle funzioni dei compiti delle Regioni, delle Province autonome di Trento e di Bolzano e degli Enti locali, indirizza, coordina e promuove il sistema integrato di educazione e di istruzione su tutto il territorio nazionale".
In più che cosa fa? Dice: "Nella loro autonomia e specificità - questo deve essere proprio chiaro - i servizi educativi per l'infanzia e le scuole dell'infanzia costituiscono, ciascuno in base alle proprie caratteristiche funzionali, la sede primaria dei processi di cura, educazione e istruzione per la completa attuazione delle finalità previste nell'articolo 1. Il sistema integrato di educazione e di istruzione accoglie le bambine e i bambini in base all'età ed è costituito dai servizi educativi per l'infanzia e dalle scuole dell'infanzia statali e paritarie".
Dopodiché viene elencato tutto il sistema dei servizi educativi in cui si citano i nido e i micronidi, i servizi integrativi, gli spazi giochi, centri per bambini e le famiglie, i servizi educativi in contesto domiciliare. Sembra quasi un po' una lettura della situazione valdostana - io parlo anche per conto del collega Marzi - perché, come sapete, questa situazione tocca un segmento di età che interessa tanto l'Assessorato che rappresento io, tanto l'Assessorato che rappresenta il collega Marzi, ma è una legge che cita in maniera chiara cos'è l'esistente. Dopodiché cosa dice? Dice: "L'esistente è questo". Ci crediamo nell'integrazione, nella presa in carico e nell'inclusività dei bambini già a partire dai primi anni? Se crediamo nel fatto che i bambini da 3 mesi, 9 mesi, da quando vengono accolti nei servizi possano essere accompagnati in tutto il processo educativo, bene, vi diamo anche gli strumenti. Questo è un po' ciò che dice la legge. Peraltro questa legge, se voi la guardate bene e la leggete bene, è una norma che porta due conseguenze, a mio modesto parere, poi è un anno e mezzo che ho questa delega, per cui ho dovuto anche su questo cercare di costruire una mia sensibilità, dice due cose: nel momento in cui il sistema diventa integrato, pian piano e in maniera progressiva, rispettoso dei territori, dei modelli, eccetera, questo sistema diventa un sistema accessibile a tutti. Oggi gli asili nido, lo sappiamo, non sono accessibili a tutti, sono accessibili a chi può permettersi il pagamento della retta o chi decide, per ragioni varie, di potersi pagare o di dover pagare, per esempio, questa retta. L'intendimento è ovviamente quello di spostare verso le fasi iniziali della vita del bambino un processo educativo che diventi un processo pubblico, quindi l'intendimento, sotto traccia di questa legge, è proprio quello, cioè di dire: "ragazzi, noi oggi strutturiamo un sistema che sì, sarà oneroso, tutto quello che si vuole, ma che si pone come obiettivo di includere le persone con fragilità, includere i bambini in termini generali in un processo educativo che coinvolga la comunità educante, compresi gli Enti locali, e poi vi spiego perché la questione degli Enti locali.
Questa norma, a mio modesto parere, ha anche - continuo a dirlo - un secondo obiettivo, che non è direttamente svelato nella norma ma che è contenuto nel processo e l'obiettivo è quello di fronteggiare anche quel calo demografico di cui qui da quattro anni continuiamo a trattare e a parlare che inevitabilmente porterà a una riformulazione dei servizi, a una riformulazione degli organici, a una riformulazione delle esigenze ed è il timore che io credo abbiano anche gli insegnanti della scuola dell'infanzia ma anche gli educatori. Nel momento in cui questo segmento in qualche modo si fonda e comincia un processo virtuoso di lavoro insieme di collaborazione, è evidente che se da una parte abbiamo un segmento che si occupa dei bambini con un rapporto educatore-bambino di 1 a 8, che potrebbe essere di 1 a 7, noi siamo passati da un modello di un certo tipo e lo abbiamo riadattato a un altro modello che richiede dei numeri molto più alti per costituire le classi, è evidente che questa commistione alla fine tenderà a che cosa? A riparametrare complessivamente anche i numeri e i rapporti tra insegnanti e bambini. Questo non è contenuto direttamente nella legge, non è esplicitato, ma nel momento in cui questo processo dovesse andare avanti e dovesse diventare un processo condiviso da più territori, è evidente che il modello tenderà a restringere e a diminuire ovviamente il numero di bambini per insegnante, perché se diventa un'unica realtà, è chiaro che ...
Lo Stato che cosa ha stabilito? Ha stabilito poi delle risorse. Io non so se siamo tutti consapevoli del fatto che la Valle d'Aosta ha attinto in maniera importante a queste risorse attraverso il coinvolgimento ovviamente della Regione, perché la legge prevede che sia la Regione a fare da cassaforte in qualche maniera di queste risorse, ma sono gli Enti locali che ne beneficiano, tant'è che si è parlato del polo di Jovençan, per esempio, adesso si parla di questo nuovo polo del Grand-Combin; è evidente che questi Comuni e queste strutture hanno usufruito di risorse che provengono direttamente dallo Stato.
Parliamo, dal 2017 ad oggi, di quasi 6 milioni di euro, che sono andati tutti a beneficio degli Enti locali, con la prospettiva di adeguare, migliorare, creare cioè delle condizioni affinché i bambini, ovviamente nell'ambito di questa sperimentazione dei poli dell'infanzia, potessero entrare dentro delle strutture o potessero usufruire e godere di strutture, e non solo di strutture, perché si parla di strutture, si parla di ausili, di arredi, ma anche di una parte relativa alla formazione. Tra l'altro, la Regione è obbligata, ai sensi di legge, a una piccola compartecipazione rispetto a questi fondi, che, ripeto, sono 5 milioni già erogati ma arriviamo a 6 milioni sul totale complessivo, perché il 2024 deve essere ancora erogato e il 2025 prevede più di 1 milione di euro impegnati così, questi soldi e queste risorse sono destinate direttamente agli Enti locali che propongono i loro progetti. Sono soldi quindi che arrivano dallo Stato e che vengono destinati direttamente ai territori. Noi partecipiamo con una quota non inferiore al 5% e la Regione ha deciso, credo già dai tempi del collega Caveri e ancora prima, di partecipare alla formazione, quindi di essere lei che in qualche modo fa da collante e da coordinamento rispetto alle esigenze di formazione.
Spero di aver dato un quadro abbastanza diffuso della norma perché se non è chiaro l'intendimento di questa legge, poi dopo i primi a essere allarmati sono gli insegnanti, perché non capiscono la ragione per cui gli Enti locali, insieme alle Istituzioni, mettono in piedi dei progetti.
Una precisazione: non è la Regione che fa i progetti, i progetti sono costruiti e sono messi in campo, implementati e portati a termine dall'Ente locale, insieme all'istituzione scolastica, che, come sapete, gode di piena autonomia, tant'è che il progetto deve passare attraverso gli organismi di rappresentanza all'interno delle istituzioni scolastiche. Noi non possiamo imporre niente, possiamo eventualmente invitare, possiamo fare una formazione, cioè dare degli elementi formativi di tipo pedagogico, perché poi la Regione si è limitata abbastanza a intervenire con una serie di esperti, di persone accreditate e riconosciute come tali, io credo dalla comunità scolastica, si è limitata a definire il campo di azione.
Peraltro c'è stato un grosso dibattito anche all'interno di questo percorso formativo, poi vi do anche qualche numero, un dibattito che in alcuni casi ha visto non soddisfatte completamente le aspettative degli insegnanti, gli educatori devo dire che si sono un po' più sentiti coinvolti in questo processo, perché poi alla fine di ogni modulo formativo viene fatta una verifica rispetto all'efficacia della formazione erogata e tutte le formazioni sono state accolte con una positiva accoglienza.
Solo alcune annotazioni rispetto alla raccolta delle firme di cui avete fatto riferimento, la raccolta delle firme riguarda 191 insegnanti, non sono 195, quattro hanno firmato due volte, probabilmente sono stati mandati due volte gli stessi moduli, però la cosa interessante è che il 5% dei firmatari di quella nota ha seguito la formazione nel 2022-2023, sono dieci docenti e tra i 191 firmatari il 12% ha seguito la formazione nel 2023-2024 e un docente, non pago probabilmente della prima formazione, ha deciso di seguire anche la seconda formazione, quindi 39 docenti hanno seguito la formazione nel 2022-2023 e il 51% di questi si è anche iscritto l'anno successivo. Settanta docenti hanno seguito la formazione nel 2023-2024, di cui venti che hanno seguito anche nel 2022-2023. Questo per dire che, tra l'altro, dei venti docenti che hanno seguito i due anni di formazione tre sono firmatari di questa richiesta di chiarimenti o comunque una assolutamente legittima richiesta di progressività rispetto all'applicazione del modello.
Io spero oggi di aver fornito alcuni elementi che tranquillizzino anche gli insegnanti, dopodiché noi siamo assolutamente disponibili a incontrarli, tra l'altro, la Sovrintendente, con la dirigente Arfuso, che è quella che si occupa direttamente del segmento, ha fatto una visita ed è andata praticamente credo in undici istituzioni a parlare del modello, ma evidentemente, come dicevate voi e come credo venga richiesto dai docenti che hanno firmato, forse occorre un ulteriore approfondimento e un ulteriore momento di condivisione.
Siccome ne abbiamo diverse, solo relativamente all'iniziativa di cui al punto n. 7.04 dell'ordine del giorno del collega Baccega, lei chiedeva: "se sulla base delle valutazioni si intende andare in deroga a quanto previsto dal decreto legislativo 44", la risposta è no. Non vi è alcuna intenzione di andare in deroga a quanto previsto, quindi io spero che questo possa servire a tranquillizzare.
Per quanto riguarda le iniziative al punto n. 39 e n. 40 dell'ordine del giorno, i numeri tra parentesi... adesso poi vi dico... abbiamo dovuto fare poi un sunto perché abbiamo saputo all'ultimo momento di quest'accorpamento.
L'educazione bi-plurilingue, forse citata dal collega Baccega, promossa e valorizzata nella nostra scuola, a partire dalla scuola dell'infanzia continua a essere una forte caratteristica qualitativa del nostro sistema scolastico, tanto che ogni anno vengono ospitate delegazioni di professionisti dell'educazione dall'estero in visita nelle nostre scuole proprio in virtù di tale preziosa e sostanziare peculiarità, li ho incontrati anch'io, erano dodici o tredici ispettori francesi che sono venuti a vedere il nostro modello e devo dire che il ritorno è stato veramente interessante e direi anche entusiastico, tra l'altro, gli è piaciuta moltissimo la Valle d'Aosta, quindi abbiamo fatto anche un po' di turismo scolastico. Allo stesso modo continuano a essere proposte occasioni di crescita professionale e progettuale proprio in ambito bi-plurilingue, con percorsi formativi inseriti nel piano regionale dell'offerta formativa, con la promozione di concorsi, con l'organizzazione di mobilità europea del personale scolastico e con la partecipazione a progetti di ricerca "Erasmus KA2", tra l'altro, ne abbiamo appena deliberato uno questa settimana, quindi non vi è alcuna intenzione, come dicevo, di andare in deroga alla 44.
Si ritiene di aver coinvolto - questa è stata una richiesta delle interpellanze ai punti 39 e 40 - gli insegnanti della scuola dell'infanzia alla luce di undici incontri educativi, raggiungendo nel 2021-2022, come vi dicevo prima, i collegi docenti dell'infanzia di tredici istituzioni scolastiche, poi se ci fosse ancora bisogno, come vi ho detto, non è un problema... di due articolati percorsi formativi di cui vi ho letto i numeri, nel 2022-2023 e 2023-2024, dell'attivazione di una classroom dedicata nel corrente anno scolastico destinata ai referenti della scuola dell'infanzia di ogni istituzione scolastica. Questo per dire il livello di coinvolgimento.
Consapevoli della preoccupazione degli insegnanti, comunque si continuerà ad accompagnare il percorso con momenti di formazione puntuali e di qualità, auspicando che sempre più decenti sappiano coglierne le opportunità, certi che si possa favorire il coinvolgimento pieno e convinto dei docenti a fronte della piena consapevolezza del valore di una continuità educativa di qualità, rispettosa dei tempi di crescita di ogni bambino e fondata sull'importante contributo di ogni professionista specializzato nel proprio segmento. Questo per tranquillizzare, io spero e l'ho già ribadito due volte, assolutamente non c'è nessuna intenzione di spacchettare un sistema, che, come è stato ribadito, è un sistema che ha dimostrato un'efficacia nel tempo ma che, come ogni sistema, può trovare anche dei momenti di evoluzione e dei momenti di condivisione.
Le azioni specifiche che si intende porre in essere, con riferimento alle esperienze di sperimentazione che potranno attivarsi nell'anno scolastico 2024-2025, passano necessariamente attraverso il filtro della condivisione nell'apposito tavolo, in ciò ribadendo il carattere interistituzionale della governance.
Si specifica, come ho detto prima, che non è compito dell'Assessorato e della Sovrintendenza decidere e/o definire quali siano i poli di sperimentazione da attivare.
Si ricorda che il piano di azione nazionale pluriennale, che ha citato credo la collega Minelli, mette a disposizione ogni anno risorse finanziarie che la Regione, attraverso la loro programmazione, destina agli Enti locali, quindi, come vi dicevo, a partire dal 2018 abbiamo ricevuto circa 6 milioni di euro per diversi progetti, soprattutto per la parte dei progetti di continuità nido infanzia, progetti educativi, interventi edilizi di riqualificazione. Diventa difficile prevedere quali saranno i fondi a disposizione nel prossimo futuro, qualcuno forse accennava - non so se il collega Restano -: ma quando finiranno i fondi?
Io credo che in Valle d'Aosta si può rimproverare tutto alla politica nei decenni, ma non di non aver avuto sempre un occhio di riguardo nei confronti del sistema educativo e del sistema scolastico. Man mano che passano gli anni, io vedo sempre e solo aumentare le risorse per il sistema scolastico, per l'inclusione, per le strutture scolastiche, quindi nel momento in cui si fosse definito ovviamente un modello, a quel punto il modello deve diventare e diventerà sostenibile e la Regione, come sempre, a prescindere da noi, credo che continuerà sia ad applicare il suo modello di plurilingue, il suo modello specifico anche dei moduli, eccetera, ma continuerà a sostenere, se il modello sarà quello positivo, condiviso, sperimentato, eccetera, del segmento 0-6, laddove verrà applicato, anche questo tipo di modello. Occorre infine ricordare che applicare il sistema 0-6 significa farlo, qua me lo scrivono ma lo ripeto, rispettando la realtà nella quale si colloca, partendo proprio dai bisogni e dalle necessità del territorio, con l'obiettivo di rafforzare e promuovere le potenzialità stesse del territorio. Questo richiama anche l'articolo 6 della 65 dove si dice: "Per l'attuazione del presente decreto, le Regioni programmano e sviluppano il sistema integrato di educazione e istruzione secondo le specifiche esigenze di carattere territoriale" ed è ribadito anche dalle linee pedagogiche.
Concludendo, visto che rimane un minuto, poi, se volete, vi do i numeri... qualcuno mi ha chiesto quanti sono i bambini che hanno aderito al progetto presso le due sedi di Doues e di Roisan suddivisi per fasce di età, la sede di Doues prima scelta 4, seconda scelta 3, terza scelta 12, la sede di Roisan prima scelta 10, seconda scelta 11 e terza scelta 4, quindi i bambini residenti nell'Unité Grand-Combin, appartenenti alla fascia 0-3 alla data del 3 aprile, sono 120, questo per dirvi i dati di cui avevate chiesto la necessità.
Poi non ho tempo per darvi un resoconto della dirigente Bobbio ma in sintesi la dirigente ci tiene a precisare che lei non ha intenzione di imporre nessun modello per il semplice fatto che non può farlo, nel senso che il modello viene ovviamente strutturato all'interno di un gruppo di lavoro, che è il collegio docenti, viene eventualmente votato nel collegio docenti e negli organismi d'istituto, quindi qualunque tipo di operazione - e qui concludo - è un'operazione che presupporrà credo un processo di condivisione e di concertazione con tutti i soggetti implicati.
Presidente - Ha chiesto la parola il consigliere Baccega per la replica.
Baccega (FI) - Grazie Assessore. Noi ci riteniamo sicuramente soddisfatti della risposta, di questo no a dover invertire la rotta di un percorso già avviato prima nel 2015 e ribadito nel 2017 e oggetto di confronto adesso. L'obiettivo "Nidi gratis e sufficienti per tutti" è un obiettivo importante, sul quale metteremo a disposizione tutte le nostre competenze. Ovviamente c'è questa lettera di questi insegnanti, credo che, come ha detto, vadano ascoltati, un confronto debba essere fatto, sappiamo che la prossima settimana li vediamo in Commissione e approfondiremo ulteriormente un percorso che noi abbiamo condiviso fin da sempre. Ci sono in Valle d'Aosta già esperienze estremamente positive, cito Jovençan, cito la Mont-Cervin, cito tutta una serie di percorsi che stanno funzionando e in qualche modo vanno in quella direzione. È sicuramente un bene soprattutto perché sono le bambine e i bambini che sono al centro della nostra azione.
Presidente - La parola al consigliere Restano che replica sia all'interpellanza che all'interrogazione, pertanto si sommano i tempi.
Restano (GM) - A differenza del collega Baccega, non sono molto soddisfatto, perché probabilmente, per mancanza di tempo, non mi ha risposto alle domande, non mi ha risposto se riteneva che il progetto rispondesse agli obiettivi della DGR 134, ma, al di là di tutto, io le avevo lanciato una suggestione che era tutta politica e non ha avuto il tempo di rispondermi alla suggestione politica. Questo era il mio intento ed è per questo che ho ritirato l'altra interpellanza.
La Valle d'Aosta ha costruito sulla scuola materna la sua autonomia e la sua specificità e anche sugli altri gradi di scuola. Lei ci ha fatto l'esegesi del 65 del 2017, ha difeso una norma dello Stato della quale non ha sentito dare l'interpretazione autentica valdostana, cioè non l'ha portata alle adaptations, quindi per lei quella è Vangelo. Probabilmente, per nostra mancanza, perché non l'abbiamo studiata, non possiamo testimoniare la verità di quanto lei ha affermato, però tradizione vuole e la storia ci insegna che i Valdostani su questo tema ci mettono sempre lo zampino. Chi sta seduto a fianco a lei ce l'ha sempre messo, l'Union Valdôtaine ce l'ha sempre messo, adesso un pochino tra il serio e lo scherzoso, Assessore, le faccio vedere questa spugna rossonera, questa spugna è una spugna Spontex che si scusa per cancellare tutto. Io gliela regalerò al termine di quest'intervento ma non vorrei che lei la utilizzasse sulla scuola, perché questa spugnetta oggi rappresenta la réunion, ma rappresenta tutti i giovani valdostani, che parlano di qualità della scuola e il rischio è questo. Il rischio è che con una riforma che non ha l'interpretazione autentica dei Valdostani, non fa quel processo politico che è sempre stato fatto all'interno di quest'aula quando lo Stato ci sottopone una norma sulla scuola che noi abbiamo significato con una norma di attuazione che vogliamo mantenere tale, rischiamo di permettere che con un colpo di spugna rossonera lei cancelli anni di storia. È questa la nostra preoccupazione e il fatto che 195, 191 insegnanti, dopo tutti quei percorsi informativi e formativi, di cui forse, se ho preso nota bene, 39 hanno frequentato più volte, si sentono nelle condizioni di firmare una nota che è un grido d'allarme e chiedono: "Ascoltateci, perché noi non siamo contro la riforma, vogliamo adattarla alla nostra realtà" la dice lunga, probabilmente qualcosa non è andato come previsto, io non ci metto di sicuro la cattiva volontà, però nel metodo forse qualcosa non ha funzionato.
Se ci fosse stata l'autonomia scolastica che noi rispettiamo e che nella risoluzione - anticipo - che abbiamo scritto insieme ai colleghi e anche a lei, abbiamo richiamato... se ci fosse stata quell'autonomia anni addietro, la scuola sarebbe ferma al Medioevo e allora avremmo dovuto aspettare le riforme dello Stato. Non dico che dobbiamo entrare a gamba tesa, ma le adaptations servono, a mio modo di vedere - che non sono esperto del mondo della scuola, faccio anch'io un'interpretazione -, per dare i giusti indirizzi, per permettere alla politica di dare quegli indirizzi, perché qualche dubbio sorge.
Lei molto correttamente e molto onestamente ha detto le cose come stavano, però se noi spostiamo dei bambini da Bionaz a Variney, a tendere rimaniamo poi senza bambini nella scuola di Bionaz, quindi dovrà essere chiusa. Il problema, come dice il Capogruppo dell'Union, sta nel calo demografico, non sta nelle scuole, però tutti quegli investimenti che abbiamo fatto sul territorio, per far conoscere il territorio ai nostri ragazzi, per farli parlare il francese e chi oggi l'ha detto addirittura il francoprovenzale nelle nostre scuole... a tendere corriamo il rischio di fare perdere...
Ha ragione, Assessore, quando ci siamo confrontati in precedenza, dobbiamo valorizzare le nostre professionalità, dobbiamo valorizzare gli educatori, dobbiamo valorizzare le insegnanti, dobbiamo farle lavorare insieme, condivido, che bisogna prendere tutti questi soldi ma noi non possiamo giustificare un progetto, perché lei ha posto l'accento su questo aspetto e le assicuro che mi ha fatto male, perché noi non possiamo giustificare un progetto di tale portata e quello della scuola della Valle d'Aosta con i 6 milioni che riceviamo in alcuni anni.
Mi permetta la battuta e riprendo di nuovo la mia spugnetta. Il Presidente dell'Union Valdôtaine, non l'attuale ma quello che l'ha preceduto, un giorno - penso scherzando - ebbe a dire, in occasione della visita del presidente Meloni: "Svendiamo l'autonomia per un selfie". Lei scherzava, adesso qualcuno dirà: "Svendiamo l'autonomia per 6 milioni", quando abbiamo 300 milioni di avanzo, non lo trovo giustificabile. Io ritengo che ci debba essere un passaggio consiliare che valorizzi il progetto e gli dia la giusta dignità e, se è necessario, attraverso una norma di attuazione, ne dia l'impronta valdostana e dia i giusti indirizzi. Questa è la richiesta politica.
Per quanto riguarda invece la nota che c'è pervenuta dalle insegnanti, spero, se c'è stata qualche mancanza probabilmente nella comunicazione e nella condivisione, che quanto è indicato nella risoluzione, vale a dire creare un gruppo di lavoro che coinvolga direttamente gli insegnanti dell'Istituzione Grand-Combin in questo caso e preveda la condivisione di quanto da loro fatto con le altre Istituzioni, possa permettere di adattare il progetto alla realtà valdostana, quindi di andare oltre il limite attuale. Fa pensare che sia un progetto un po' personalizzato, non so su quale figura, ma sicuramente non è un progetto né condiviso, né che ha avuto la dovuta compartecipazione. Le consegno il regalo.
Presidente - La parola alla consigliera Minelli.
Minelli (PCP) - Ho ascoltato con attenzione l'intervento dell'assessore Guichardaz, che ha posto l'accento sugli aspetti salienti del sistema integrato 0-6, alcuni di questi aspetti li avevo anche evidenziati nella mia illustrazione, credo sia importante anche fare il punto della situazione.
Quello che ci tengo a dire è che, secondo me, i docenti - come anche hanno scritto nella nota che ci hanno inviato - non sono pregiudizialmente contrari al sistema integrato 0-6, ma in sostanza credono che debba essere adattato alla nostra realtà, che è sicuramente diversa rispetto a quella a cui si riferisce la legge nazionale e su cui è stata costruita la proposta del sistema integrato 0-6. Ora, l'Assessore ha più volte sottolineato l'aspetto dell'inclusività e ha anche riportato - e c'è scritto effettivamente sul sito del Ministero - le frasi secondo le quali si manterranno i modelli legati alle varie realtà regionali, comunali, eccetera, eccetera.
Da parte nostra non si mette sicuramente in dubbio quel principio di inclusività che è stato ricordato, però io credo che le preoccupazioni che sono state espresse dalle insegnanti siano comprensibili, perché c'è effettivamente il rischio, soprattutto in situazioni come quelle che conosciamo, cioè di realtà molto piccole - perché poi quello con cui noi dobbiamo confrontarci è il nostro territorio -, che questo sistema 0-6 si trasformi in un servizio di mero accudimento. Io credo che questa sia una cosa assolutamente da evitare ma capisco la preoccupazione.
Lei, Assessore, ci ha dato i numeri legati al coinvolgimento delle scuole, gli incontri che sono stati fatti, le visite di chi è preposto a quest'argomento nell'Assessorato ai vari collegi docenti e poi ha anche detto che praticamente il 12% degli insegnanti che hanno firmato quella lettera ha seguito la formazione e qualcuno ha fatto anche una doppia formazione, se ho capito bene. Io penso che questo, in un certo senso, sia anche un po' più preoccupante, perché potrebbe voler dire che, pur avendo fatto un percorso formativo, qualcosa non ha quadrato perché, se continua a esserci una preoccupazione, se si sottoscrive una lettera come quella in cui si esprime lo stupore perché la Valle d'Aosta sembra non conoscere il sistema scolastico della scuola dell'infanzia, mi viene il dubbio che in quella formazione qualcosa non abbia funzionato.
Il fatto che dicevo prima dell'accudimento - secondo me, loro sono soprattutto preoccupati di quello - non funziona, anche perché la scuola dell'infanzia è riconosciuta come segmento che è funzionale alla preparazione alla scuola primaria, sono stati fatti dei passi importanti nella nostra Regione, il modello che ne è scaturito è sicuramente un modello di qualità ed è una qualità che va tutelata e valorizzata nel momento in cui si pensa al sistema 0-6.
In buona sostanza quindi noi crediamo che le insegnanti vadano maggiormente ascoltate e coinvolte e che un'attenzione particolare debba essere riservata a tutti quegli aspetti pratici che sono forse più di competenza degli Enti locali, ma che sono collegati al compito che la scuola è chiamata a svolgere. Il fatto che sia stata sottolineata l'assenza di figure, di personale ausiliario in tante realtà può sembrare una piccola cosa ma non lo è, perché poi i problemi reali si pongono nel momento in cui non ci sono queste figure e noi sappiamo che già adesso con gli anticipatari, con chi arriva a scuola, gli stranieri, eccetera, eccetera, le maestre sono chiamate a fare continuamente anche accoglienza.
Quello quindi che noi crediamo è che si debba ascoltare le insegnanti, quest'audizione sarà un utile momento di confronto con noi Consiglieri, ma speriamo che ci siano anche delle interlocuzioni con il Governo e con le strutture di riferimento, perché il tema è delicato e non si può decidere di far partire una sperimentazione senza coinvolgere in modo massiccio chi poi deve attuarla.