Oggetto del Consiglio n. 3768 del 20 giugno 2024 - Resoconto
OGGETTO N. 3768/XVI - Interpellanza: "Richiesta di informazioni sulla retribuzione media nel settore alberghiero e sulla mancanza di personale".
Bertin (Presidente) - Con 35 Consiglieri presenti possiamo iniziare con l'ordine del giorno. Punto n. 52. Ha chiesto la parola il consigliere Lavy, ne ha facoltà.
Lavy (LEGA VDA) - Risalgono ormai a qualche settimana fa le parole del presidente dell'ADAVA Fosson durante l'Assemblea annuale degli albergatori in merito alla mancanza di manodopera nel settore turistico o in generale nel settore alberghiero: "Abbiamo bisogno di portare i giovani non con un gommone, ma con un biglietto aereo che abbiamo loro pagato noi, offrendo loro condizioni di vita e lavoro dignitoso. Non si trova forza lavoro, da lavapiatti a camerieri ai piani fino ai cuochi. Non abbiamo soltanto bisogno di manodopera ma pure di ripopolare le valli. Non ci importa proprio nulla di religione, origine e colore".
Sappiamo tutti la gravità della mancanza di lavoratori nel settore turistico, abbiamo visto anche questa settimana la notizia di una chiusura di un albergo ristorante a Etroubles proprio per una carenza di personale. Oggi nel settore turistico viviamo un po' un paradosso, perché comunque il settore è in forma, traina l'economia della Valle d'Aosta, almeno per quanto riguarda i comprensori maggiori. Poi sui comprensori minori bisognerebbe magari aprire una parentesi, però abbiamo dei numeri che purtroppo da un lato sono molto sconfortanti proprio perché, evidenziati anche, per esempio, dal rapporto annuale della Banca d'Italia del 2023, il numero di occupati è aumentato del 3%, le ore lavorate sono aumentate del 3,9%, il saldo tra contratti attivi e quelli cessati è stato positivo per 1.315 unità, il tasso di disoccupazione è del 4%. Dati che appunto sono positivi, però dimostrano anche quello che sarà il problema del futuro, da qui ai prossimi decenni, cioè appunto il fatto che non ci sarà più magari troppa forza lavoro reperibile sul mercato. Questo riguarda ovviamente il settore alberghiero, il settore turistico ma anche tutti gli altri settori, ma di questo poi parlerò dopo.
Qualche settimana fa è stato firmato il rinnovo del contratto collettivo nazionale per il turismo, che regola appunto le condizioni lavorative di chi opera nei bar, ristoranti, strutture alberghiere e le altre attività di accoglienza, si parla del livello italiano di 300 mila imprese e questo contratto si applica a più di un milione di lavoratori. I dipendenti del settore sono organizzati in dieci livelli lavorativi, ognuno dei quali corrisponde a delle specifiche responsabilità, mansioni e anche a specifiche retribuzioni, e qua comunque, dal punto di vista delle retribuzioni, qualcosa si può capire già.
Il rinnovo del contratto dà qualche risposta a questo settore, un aumento in busta paga di 200 euro a regime, il rafforzamento dell'assistenza sanitaria integrativa, ma questo ovviamente vale su tutto il territorio italiano e non solo per la Valle d'Aosta, che non ha delle misure specifiche per quanto riguarda un'attrattività maggiore.
È di qualche giorno fa anche la pubblicazione dell'indagine sull'attrattività del mercato del lavoro valdostano nel settore turistico ricettivo, un'indagine che è molto interessante, che forse doveva già essere fatta un bel po' di tempo fa, indagine che sicuramente deve essere implementata perché su circa 3 mila lavoratori ci sono state solamente 436 risposte, quindi la percentuale è un pochino bassa, però queste risposte danno delle indicazioni assolutamente interessanti. Il 98% dei rispondenti alle indagini sono Italiani e di questi la maggior parte ha già lavorato in Valle d'Aosta, quindi comunque c'è un discorso legato all'affezione e chi lavora nelle nostre strutture poi torna. Il 56% dei rispondenti proviene da altre regioni di Italia, gli altri sono Valdostani e solo l'1% dalla Francia, che è un dato - insieme ovviamente agli altri Paesi stranieri, che non sono conteggiati - che fa riflettere, perché si pensa che magari o non è stato loro somministrato il questionario, o gli è stato somministrato e non hanno risposto, o effettivamente... in realtà, dei lavoratori francesi, per esempio, non è che ce ne siano tanti in Valle d'Aosta, e qua c'è da porsi qualche domanda anche per quanto riguarda l'aspetto linguistico, per cui magari c'è un mercato - secondo me, anche in Francia hanno questa carenza di personale - che però potrebbe essere in qualche maniera intercettato e forse ad oggi non è stato fatto. Questo per capire un pochino le esigenze delle persone straniere sarebbe stato interessante, perché sicuramente le esigenze di chi magari viene d'oltralpe non sono le stesse di chi viene dal Piemonte, dalla Lombardia o da altri tipi di regioni, quindi anche qua sarebbe interessante avere una campagna mirata su chi c'è già e che poi possa costruire in futuro una campagna comunicativa molto specializzata per attrarre altre persone magari in Francia.
Da quest'indagine si conoscono gli aspetti positivi del lavorare in Valle d'Aosta: la natura, la tranquillità, lo stile di vita, l'attività outdoor, il clima. Ci sono anche gli aspetti negativi: il costo della vita, l'opportunità d'intrattenimento, le difficoltà a trovare alloggio e l'isolamento. A proposito del tema degli alloggi, magari lei adesso ci potrebbe anche aggiornare sul disegno di legge per il reperimento degli alloggi che aveva annunciato qualche tempo fa, però da questa indagine emerge proprio come sia veramente un problema centrale, non è assolutamente una novità, nelle località soprattutto quelle più turistiche è un gravissimo tipo di problema, per cui ad oggi il 55% ovviamente degli intervistati nelle stagioni invernali usufruisce degli alloggi messi a disposizione dal datore di lavoro, una quota del 26% usa delle case in affitto, il 19% alloggia presso degli alloggi di proprietà, quindi l'80% del personale bene o male è coinvolto dal tema degli alloggi.
C'è poi la questione della retribuzione economica, per cui il 38% la ritiene in linea rispetto ad altre località turistiche, il 20% inferiore e il 20% superiore. Il dato interessante è che questa percezione cambia da zona a zona, per cui nel comprensorio del Gran Paradiso e Aosta le retribuzioni vengono considerate più competitive, mentre, per quanto riguarda il comprensorio del Monte Rosa, un terzo dei dipendenti ritiene che la retribuzione sia inferiore rispetto ad altre realtà.
Il costo della vita è poi ovviamente considerato per il 60% più alto rispetto ad altre località turistiche non valdostane e altro aspetto interessante è comunque la richiesta che c'è da parte di questi dipendenti, quindi un'implementazione della formazione e anche dei corsi di lingua e, per essere in Valle d'Aosta, c'è da stupirsi un pochino di quest'aspetto, per cui la questione linguistica non viene sfruttata. Credo che personalmente la sfida si chiami destagionalizzazione e lo si evince anche da quest'indagine, sappiamo benissimo che gli stagionali vengono qua magari durante la stagione invernale, poi durante la stagione estiva vanno a lavorare al mare, anche perché lì la stagione inizia da maggio e finisce a ottobre. È ovvio che se noi riuscissimo in qualche maniera ad allargare, ad allungare la stagione, probabilmente una buona parte di quelli che poi decidono di andare al mare d'estate potrebbe decidere invece di rimanere anche qua in Valle d'Aosta.
Con quest'interpellanza dunque si vogliono un pochino capire i numeri alla base di questo fenomeno, capire quante figure mancano e capire se in qualche maniera il Governo condivida le parole del presidente Fosson, che personalmente ritengo forse da un lato un pochino strampalate, però adesso ci spiegherà la visione del Governo l'assessore Grosjacques.
Presidente - Per la risposta, la parola all'assessore Grosjacques.
Grosjacques (UV) - In premessa devo dire che questa è un'interpellanza che si trascina dal Consiglio precedente e il collega Lavy ha speso sette minuti per illustrarci con dovizia di particolari lo studio e l'analisi di quest'indagine, che, peraltro, era su base volontaria e che ovviamente non fa parte dell'interpellanza, per cui io risponderò, spero puntualmente, sui quesiti che lei ha posto. In ogni caso quello è un parametro del quale dovremo sicuramente tenere conto perché la soddisfazione di quelli che vengono a lavorare in Valle d'Aosta in questo settore, perché di questo parlava l'indagine, è tra le cose alle quali dobbiamo prestare la maggiore attenzione.
Per quel che riguarda il primo quesito: "quale sia in termini di numeri la mancanza di personale suddivisa per figure professionali negli alberghi valdostani", come è facile da intuire, la mancanza di personale è un fenomeno dinamico, i cui numeri cambiano quasi giornalmente sia per il carattere stagionale dell'attività alberghiera, sia perché ci sono di continuo entrate e uscite di lavoratori del settore. Per questo motivo, sebbene la difficoltà a reperire personale ci venga frequentemente segnalata dalle associazioni degli albergatori, non ci sono numeri ufficiali che quantificano né in tempo reale, né a scadenze prefissate l'entità del problema. Può tuttavia essere interessante ragionare su alcuni dati di occupazione relativi al settore che ci vengono forniti da Federalberghi: in un'analisi, in un rapporto del 2023, con riferimento ai dati relativi alla nostra Regione del 2022, risultava che il settore aveva in media 3.343 lavoratori dipendenti, con valori massimi di 4.727 a luglio e minimi di 1.707 a ottobre e con un numero di giornate retribuite al netto di quadri e dirigenti che varia dalle 214 degli impiegati alle 184 degli apprendisti, alle 170 degli operai. Negli alberghi valdostani il 57% dei dipendenti ha meno di 40 anni e il 37,1% ha meno di 30 anni. I lavoratori si dividono equamente tra donne e uomini e il 26% è straniero. Rispetto alle qualifiche, l'81% dei dipendenti di aziende del settore alberghiero ha la qualifica di operaio, il 10,7% quella di impiegato e il 7,4% quella di apprendista. I quadri e i dirigenti rappresentano circa l'1% del totale. I contratti a tempo determinato, stipulati per ragioni di stagionalità, rappresentano il 71,6%, quindi la maggioranza dei casi. Se si prendono in considerazione le elaborazioni di Unioncamere, il settore servizi di alloggio e ristorazione servizi turistici è quello con maggior richiesta di nuovi lavoratori per i quali nell'insieme si prevedevano 9.860 assunzioni nel 2023. Faccio notare che, rispetto ai dati che ho fornito in precedenza, qui il settore è più ampio. Gli stessi settori sono caratterizzati secondo il 44% delle imprese da difficoltà di reperimento del personale. Se consideriamo poi i dati raccolti ed esaminati a livello statistico dalla Regione a cura dell'Osservatorio economico e sociale della Regione Valle d'Aosta, si può rilevare che, rispetto ai livelli pre-crisi pandemica, i settori ricettivo e della ristorazione hanno registrato nel 2022 una rilevante crescita, pari a un + 15,5% del livello delle assunzioni e nei primi sette mesi del 2023 una crescita più moderata, con + più 2,8%, e che in generale c'è un trend di crescita della domanda di lavoro non soddisfatta con personale residente in Valle d'Aosta, che è poi il problema che lei ha posto. Gli stessi settori hanno ormai da anni un'incidenza elevata di lavoratori stagionali e un tasso rilevante di lavoratori non residenti. Questi aspetti sono evidentemente in correlazione ed in qualche modo confermano le dichiarazioni del Presidente di ADAVA sulla necessità di ricercare giovani lavoratori anche fuori dal territorio nazionale, concetto che peraltro è stato ribadito dal Governatore della Banca d'Italia nelle sue considerazioni finali del 31 di maggio. Nell'insieme è evidente che i numeri in gioco e le caratteristiche del settore alberghiero in termini di orari, stagionalità, figure e requisiti richiesti comportano l'esigenza di assumere stagionalmente un numero di lavoratori molto più grande rispetto al bacino della Regione e che specialmente rispetto alla stagione estiva la domanda di lavoro nel settore ha una forte crescita a livello nazionale che mette in concorrenza le aziende e i territori.
Con riferimento alla seconda domanda, per quel che riguarda la retribuzione media nel settore alberghiero, sulla base dei dati raccolti da Federalberghi per il 2022 - ovviamente facciamo riferimento al vecchio contratto, perché questi sono dati di cui disponiamo oggi -, la retribuzione media annua standardizzata registrata dall'INPS è di 20.835 euro per gli apprendisti, 26.339 euro per gli operai, 29.459 euro per gli impiegati e 68.350 euro per i quadri. Va precisato che si tratta di dati inerenti le retribuzioni minimali previste dal contratto, che non tengono conto, tra l'altro, delle tredicesime e quattordicesime mensilità, né di altri istituti quali il super minimo, assegni ad personam o premi di produttività che spesso sono pattuiti tramite accordo individuale con i lavoratori. Va anche evidenziato che soprattutto per i lavoratori stagionali il compenso viene definito prima di firmare il contratto e, secondo quanto emerge dalle interlocuzioni con ADAVA, è spesso superiore agli importi contrattualmente previsti.
Sulla domanda 3 rispetto alle parole del Presidente di ADAVA, come Assessore al turismo e come Governo regionale, condividiamo la necessità di portare i giovani, di ripopolare le Valli e di creare sviluppo per il nostro territorio. Condividiamo anche la necessità di avere un territorio che sappia accogliere e integrare chi viene in Valle d'Aosta per lavorare nel rispetto delle regole, senza distinzione di religione, origine e colore, in linea con i principi e i valori contenuti nella Costituzione italiana. Rispetto al Presidente di ADAVA, forse siamo meno pessimisti sul presente e sul futuro, perché gli indicatori macroeconomici della nostra Regione, ma anche dell'Italia, non ci sembrano negativi e, con particolare riferimento al settore turistico, la nostra Regione ha dei dati in forte crescita che ho avuto il piacere di illustrare proprio in occasione dell'ultima assemblea degli albergatori.
Rispetto alle intenzioni del Governo regionale, è opportuno chiarire, anche in relazione al punto 2 dell'interpellanza, che non possiamo e nemmeno vogliamo intervenire sulle retribuzioni, che sono regolate dai contratti nazionali e dalle singole trattative tra datori di lavoro e dipendenti, come è giusto che sia. Ciò che intendiamo fare è aiutare a creare le condizioni affinché i datori di lavoro possano fornire migliori opportunità in termini di benessere lavorativo a coloro che assumono, così da rendere più appetibile, a parità di livello retributivo, lavorare e vivere in Valle d'Aosta, e questo può valere sia per i Valdostani che intendono lavorare nel settore alberghiero, sia per coloro che vengono da altri territori.
Rispetto a questo, c'è tutta una serie di attività che sono state messe in campo dall'Amministrazione regionale e che hanno consentito di aumentare la qualità degli alberghi attraverso gli aiuti e i mutui delle leggi di riferimento e, per quel che riguarda la formazione, la Fondazione per la formazione professionale turistica promuove la preparazione dei futuri operatori e fornisce in primis ai giovani valdostani l'opportunità di entrare nel settore alberghiero con ruoli e prospettive di carriera importanti.
Per concludere, per quel che riguarda il disegno di legge, abbiamo avuto degli incontri con il CPEL e con l'ADAVA, stiamo in qualche modo mettendo insieme i suggerimenti, alcuni dei quali potrebbero far parte di questo disegno di legge e lo scaricheremo nelle prossime settimane.
Presidente - Per la replica, la parola al consigliere Lavy.
Lavy (LEGA VDA) - Grazie Assessore per la risposta completa, ricca di numeri, giustamente, me l'aspettavo, proprio perché comunque il settore è un settore molto complesso da cui è assolutamente però necessario capire quali siano i filoni che possano in qualche maniera modificare l'attrattività di questo settore.
Ho citato quest'indagine, che è stata presentata dopo la presentazione dell'interpellanza e che era già prevista per l'altro Consiglio, ma proprio perché un po' capitava a fagiolo, un po' perché era comunque molto interessante nei suoi vari aspetti. È ovvio che non avere i numeri è giusto da un lato proprio perché c'è una grandissima flessibilità in base anche alla stagionalità, però avere magari un minimo di cognizione, anche in base alle aree, perché alla fine di alberghi in Valle d'Aosta ce ne sono però alla fine ci si conosce tutti e c'è appunto l'ADAVA che in qualche maniera può interfacciarsi per capire ragionevolmente quale sarebbe il fabbisogno in questi alberghi valdostani di persone, perché è ovvio che se non si sa a monte qual è il numero minimo che sarebbe necessario, è anche difficile poi costruire delle politiche dopo di attrattività, quindi credo che magari uno sforzo, almeno avere un minimo di numeri, che poi fluttuerebbero sicuramente, però capire se mancano tot centinaia di lavoratori in quel settore lì con quella figura lì, anche perché poi se si vogliono costruire delle campagne comunicative, giustamente in base alle mansioni bisogna avere cognizione di esse.
Il 71% dei contratti è a tempo determinato, quindi il discorso della fidelizzazione potrebbe essere qualcosa di interessante, qui si lega al discorso della destagionalizzazione e del fatto che, in base all'indagine, chi viene a lavorare in Valle d'Aosta poi tendenzialmente ci ritorna a lavorare, quindi si trova bene. Allora il discorso di riuscire a trasformare ovviamente, con tutti i punti che ha detto lei, per quanto riguarda il benessere lavorativo e anche gli altri svaghi da tempo determinato in tempo indeterminato, sarebbe un obiettivo da portare avanti.
L'ultima domanda: se c'era da parte del Governo condivisione o meno delle parole del presidente Fosson, è più che altro perché è sorto un dubbio, perché tutti sappiamo che manca manodopera e che deve venire per forza da fuori Valle, però il fatto di dire che bisogna andare in Africa a prenderli... il dubbio che veniva è: non è che si vuole fare un pochino di dumping salariale in qualche maniera? Certamente non è nostra competenza, però si sa benissimo che, al di là dei contratti, poi ci sono altri tipi di strumenti che magari potrebbero essere utilizzati per queste persone che potrebbero a livello salariale, da un lato, accontentarsi di meno, senza contare il discorso straordinari, orari di lavoro e quant'altro, però il dubbio è questo qua, cioè non diamo l'immagine che puntiamo sulla quantità e non sulla qualità e ciò che manca, come ho detto prima in precedenza, è un pochino la questione dell'aspetto linguistico. Sarebbe interessante bene o male avere una cognizione di quanti lavoratori, per esempio, dalla Francia vengono qua, perché qua sfruttare l'aspetto linguistico, far sapere a chi è di là oltralpe che magari lavora in città... e comunque qua ci sono tutti questi aspetti positivi per quanto riguarda il benessere lavorativo, la natura e quant'altro... sarebbe forse un elemento attrattivo che, credo, ad oggi non sia ancora stato sfruttato. Al di là di andare in Africa a prendere con gli aerei delle persone, il discorso è generale, è complessivo e credo che, da un lato, possa essere anche in qualche maniera giusto provare a bussare la porta al di là delle Alpi per vedere se effettivamente ci si può aprire una porta di là in Francia o anche in altri Stati europei, dove almeno il livello qualitativo dei lavoratori può essere un pochino migliore.