Oggetto del Consiglio n. 446 del 10 settembre 1982 - Resoconto
OGGETTO N. 446/VII - INIZIATIVE PER AFFRONTARE LA GRAVE CRISI DELLA CHATILLON S.p.A. - APPROVAZIONE DI ORDINE DEL GIORNO.
ORDINE DEL GIORNO CHATILLON S.p.A.
Il Consiglio regionale della Valle d'Aosta,
- fortemente preoccupato per gli effetti che la preannunciata chiusura della CHATILLON S.p.A. avrebbe sull'occupazione industriale della Valle d'Aosta, aggravando la già difficile situazione industriale della nostra Regione, che coinvolge oltre il 70% degli occupati nel settore;
- nel respingere il metodo messo in atto dall'Azienda volto a liquidare l'attività produttiva dello stabilimento, in presenza di difficoltà che essa stessa ha contribuito a creare, non effettuando gli opportuni investi menti;
- ritenendo necessario un impegno unitario di forze politiche, enti locali e forze sociali valdostane, in difesa di un patrimonio produttivo e di capacità professionali che rappresentano tanta parte dell'economia della media Valle;
- rilevando che la situazione della crisi della CHATILLON S.p.A. non può essere ricercata unicamente dall'Amministrazione regionale;
- sollecita un deciso intervento dei Ministeri competenti nei confronti della Società MONTEFIBRE (principale azionista della CHATILLON S.p.A.) che ha largamente fruito di finanziamenti pubblici per il mantenimento dell'attività produttiva dell'intero gruppo;
- richiede alla Società MONTEFIBRE il rispetto degli accordi aziendali sottoscritti a suo tempo;
IMPEGNA
il Presidente del Consiglio d'intesa con il Presidente della Giunta, a promuovere la costituzione di una Commissione speciale di lavoro e di coordinamento, composta da rappresentanti del Consiglio regionale, delle OO.SS., degli enti locali interessati, per la ricerca e la formulazione di proposte e di iniziative concrete tendenti al mantenimento dell'attività industriale a Châtillon.
PRESIDENTE: Vi ricordo, colleghi Consiglieri, che siete stati convocati telegraficamente, in seguito agli impegni assunti dai Capigruppo in due successive riunioni, la prima tenutasi a Châtillon, la seconda nel Palazzo regionale; in seguito, è stato richiesto al Presidente della Giunta di richiedere a sua volta, come prescrive il Regolamento in questi casi, che il Presidente del Consiglio provveda alla convocazione telegrafica. Siete dunque stati convocati oggi per discutere un unico ordine del giorno in questa adunanza che, lo ripeto, è straordinaria ed urgente. Come sapete, la riunione ordinaria è già stata convocata per il 16 e 17 di questo mese.
L'oggetto che il Consiglio deve oggi discutere concerne le iniziative per affrontare la grave crisi della CHATILLON S.p.A.; avrete trovato ai vostri posti una bozza di ordine del giorno che i firmatari - conoscete le firme apposte in calce al documento e che rappresenta no i vari Gruppi presenti in questo Consiglio - hanno ritenuto di dover redige re in modo che la discussione possa fare riferimento ad un documento. Questo costituirà la base della discussione e su di esso, salvo emendamenti, avverrà la votazione.
Ha chiesto di parlare l'Assessore al l'Industria, Commercio, Artigianato e Trasporti, Chabod. Ne ha facoltà.
CHABOD - (D.C.): Il 26 ottobre 1981 la MONTEFIBRE predisponeva un documento sul processo di risanamento dello stabilimento di Châtillon che, facendo il punto sulla situazione delle fibre cellulosiche, affermava che il piano di risanamento della MONTEFIBRE approvato dal CIPI, pur sottolineando che le fibre cellulosiche rappresentavano un'attività di modesto interesse strategico, prevedeva la continuità delle loro produzioni solamente nel quadro di un livello di redditività non negativo.
In quell'ottica la MONTEFIBRE, dopo essere uscita dal regime di "amministrazione controllata" stava realizzando un programma di prova sugli impianti di Châtillon e Vercelli per verificare la possibilità di ottenere un miglioramento dei processi produttivi, un migliora mento delle caratteristiche del prodotto e una sensibile riduzione dei costi. Dopo aver fatto un'analisi dello stabilimento di Châtillon ed aver evidenziato l'obsolescenza dei processi produttivi, delle tecnologie e degli impianti utilizzati per le lavorazioni nonché la perdita di competitività delle produzioni di Châtillon, il documento evidenziava che, in queste condizioni, lo stabilimento valdostano rappresentava un punto di crisi nel panorama degli stabilimenti MONTEFIBRE.
Per poter quindi restituire al filo viscosa e acetato una capacità concorrenziale era necessario procedere rapidamente ad un risanamento strutturale, e il documento prospettava quindi una serie di interventi sia per la conservazione degli impianti ed il miglioramento delle attrezzature, sia per la riduzione dei costi di produzione ed il miglioramento tecnologico e qualitativo del prodotto, oltre ad una nuova organizzazione del lavoro.
Affrontando con tale documento la problematica relativa allo stabilimento di Châtillon, la MONTEFIBRE richiedeva alle Organizzazioni Sindacali e alle maestranze un contributo fattivo alla realizzazione dei programmi. Le Organizzazioni Sindacali dichiaravano la loro disponibilità e aveva così inizio una serie di prove su una sezione dell'impianto viscosa ed una ricerca di nuovi sbocchi di mercato. Dal 10 gennaio 1982 la MONTEFIBRE S.p.A. si costituiva in "holding" e provvedeva a scorporare le proprie attività industriali per la produzione delle fibre acetato e viscosa conferendole alla CHATILLON S.p.A. con sede a Châtillon. Alla Presidenza della Società veniva posto il Dottor Giuseppe Tramontana, Amministratore e Direttore Generale della MONTEFIBRE e, quale Amministratore Delegato, veniva nominato il Dottor Gabriele Spazzadeschi.
Aderendo all'invito da me espresso in data 20 gennaio 1982 di un incontro con i massimi esponenti della CHATILLON S.p.A., il Dottor Tramontana, il Dottor Spazzadeschi e il Ragionier Pece, Direttore del Personale MONTEFIBRE, si presentavano nel mio ufficio nell'aprile di quest'anno per un colloquio sull'andamento dello stabilimento di Châtillon. Confermando quanto già contenuto nel documento di cui vi ho parlato, il Presidente della CHATILLON ribadiva la grave situazione di mercato dovuta alla crisi dei Paesi del COMECON, maggiori consumatori delle fibre artificiali. Il suo discorso non lasciava comunque presagire nulla di drammatico, in quanto continuava la ricerca di nuovi sbocchi di mercato e la serie di prove tecniche in stabilimento.
Alla fine del mese di luglio, contemporaneamente alla decisione comunicata dall'azienda alle Organizzazioni Sindacali di richiedere la Cassa Integrazione per 300 lavoratori a partire dal 23 agosto e per un periodo di 13 settimane, la Direzione della CHATILLON mi faceva pervenire una breve nota sullo stabilimento, nella quale comunicava che gli esiti delle ricerche di nuovi sbocchi di mercato e delle prove effettuate alla ricerca di quelle modifiche innovative e tecnologiche che avrebbero dovuto far sì che si garantisse l'ottenimento di un prodotto adatto alle nuove esigenze di mercato, nonché ad un recupero economico dell'attività attraverso una sensibile riduzione dei costi, avevano dato l'esito negativo e il processori risanamento che la Società intendeva perseguire per raggiungere il riequilibrio economico dello stabilimento non poteva essere attuato. Nella nota stessa, la Società lasciava trapelare l'intenzione di programmare la graduale chiusura.
Alla mia immediata richiesta di maggiori chiarimenti a conferma, l'unica il ragionier Pece, rispondeva che il 23 agosto la Direzione aziendale avrebbe comunicato la decisione definitiva.
Dopo aver cercato inutilmente di mettermi in contatto con il Dottor Tramontana ed il Dottor Spazzadeschi, irreperibili nel mese di agosto, - ma sappiamo tutti che agosto è il mese delle ferie - riuscivo a fissare un incontro per il giorno 24 agosto fra Spazzadeschi e Linzalone, dell'Ufficio Personale della MONTEFIBRE, e il Presidente della Giunta regionale, presenti anche il Direttore dell'Ufficio regionale del Lavoro ed il Sindaco di Châtillon. In quell'incontro l'Amministratore Delegato della CHATILLON S.p.A. dichiarava che, visto il fallimento delle prove effettuate, la Società aveva deciso irrevocabilmente di chiudere lo stabilimento di Châtillon. Tale decisione sarebbe stata comunicata il pomeriggio stesso alle Organizzazioni Sindacali. Alla richiesta di soluzioni alternative e di ricorso alla Cassa Integrazione Speciale in base alla legge 675, la Direzione ribadiva la propria irrevocabile decisione.
Dopo un incontro con le Organizzazioni Sindacali effettuato il 30 agosto u.s., veniva invitato per un confronto diretto il Presidente della Società, Dottor Tramontana, e gli si chiedeva di non assumere alcune decisioni relative alla procedura di licenziamento, prima della riunione indetta per il 6 settembre. Il Presidente della Società rispondeva il 31 agosto aderendo all'invito ma comunicando che la procedura di licenziamento era stata avviata e che comunque ciò non escludeva la possibilità di esaminare, nel corso della riunione, soluzioni che tenessero conto delle problematiche sociali conseguenti alla decisione di cessare l'attività
Quel giorno stesso, su mia richiesta, la Giunta regionale si riuniva in seduta straordinaria e predisponeva un documento nel quale ribadiva il rifiuto della Regione alla proposta di cessazione dell'attività, deplorando il comportamento dell'azienda e richiedendo un incontro con i Ministri del Bilancio, del Lavoro e dell'Industria.
Nell'incontro del 6 settembre u.s. con la Direzione aziendale, presenti i Parlamentari valdostani, il Direttore dell'Ufficio del Lavoro, le Organizzazioni Sindacali, il Consiglio di Fabbrica di Châtillon, i rappresentanti del Consiglio Comunale di Châtillon, il Presidente della Società esponeva dettagliatamente la situazione dell'Azienda che, seppure non formalmente, era in liquidazione avendo perso il capitale sociale e illustrava l'impossibilità di proporre al Consiglio di Amministrazione la ricapitalizzazione, in quanto ciò significava "bruciare" - parola usata dal Dottor Tramontana - mezzi che dovevano essere destinati a sviluppare aziende del gruppo in espansione, per cercare di salvare un'azienda senza prospettive.
Alla richiesta, ripetuta sia da parte della Regione sia da parte delle Organizzazioni Sindacali e motivata con un mancato rispetto del piano del 1981, di ritirare i licenziamenti e di riprendere le prove, il Presidente della CHATILLON S.p.A. ribatteva che con un quadro della situazione come l'attuale egli non poteva modificare la decisione presa e che comunque si impegnava, se fossero nel frattempo emersi elementi concreti capaci di modificare il quadro delle prospettive attuali, a ridiscutere tali decisioni.
Questa è la cronaca sommaria delle lunghe trattative intercorse tra la Giunta regionale, l'Azienda ed i Sindacati.
Occorre, e mi preme, sottolineare come i colloqui sollecitati a più riprese e nel più breve lasso di tempo possibile dalla Regione siano stati contraddistinti da una manovra di scantonamento da parte della Società di Châtillon. L'amministrazione dell'Azienda per quasi tutto il mese di agosto si è resa irreperibile e le sue risposte sono sempre state negative: una assoluta mancanza di elasticità e di proposte alternative. Dal canto nostro, abbiamo rincorso ogni possibilità e ancora oggi diciamo con chiarezza e convinzione che la battaglia non è perduta perché respingiamo con forza la decisione della Direzione aziendale che ha scosso il mondo del lavoro valdostano e sorpreso l'Amministrazione regionale. E' un comportamento inaccettabile sotto ogni pro filo quello della CHATILLON, che comunica da un giorno all'altro le difficoltà dello stabilimento e l'impossibilità di recuperare il mercato, prospettando come logica conseguenza la chiusura del l'azienda.
Ogni volta che i responsabili della Società hanno risposto alle nostre domande o hanno partecipato agli incontri era per dire: "Le cose stanno così, non c'è altro da aggiungere". E' un atteggiamento che abbiamo respinto e che continuiamo a ritenere assurdo. Ne è esempio l'ultimo colloquio con lo staff dirigenziale, che ha comunicato che l'Azienda ha perso il capitale sociale. "Ricapitalizzare una azienda che non ha prospettive è una soluzione" ha detto chiaramente Tramontana "che non mi sento di proporre al Consiglio di Amministrazione".
Che cosa fare dunque di fronte ad una situazione che pare irreversibile? Stiamo lavorando per incontrare i Ministri competenti a Roma, ma prima vorremmo avere un altro colloquio con i Dirigenti della MONTEFIBRE e della CHATILLON. L'Azienda di Châtillon ha detto di attendere da Regione e Sindacato pro poste che, se valide, sarebbe poi disposta a vagliare e mettere in pratica. Io sono sicuro che il lavoro della Regione e del Sindacato sarà proficuo e che riusciremo a proporre delle alternative, dei suggerimenti.
Ma sarà sufficiente? Non credo. Per questo chiederemo all'Azienda il massimo impegno e pretenderemo che ci proponga una alternativa, anche se non siamo molto convinti che sia un interesse del la Società mantenere in attività lo stabilimento di Châtillon. Se così fosse si sarebbe comportata diversamente. Noi dobbiamo però agire da pungolo, continuare a insistere cocciutamente. Questo è l'impegno che prendo e ritengo di poter portare a buon fine.
Critiche e amarezza di Sindacati, parti politiche e lavoratori sono da comprendere, ma voglio sgombrare il campo da ogni possibile dubbio circa l'obiettivo che la Regione si prefigge e cioè difendere il più possibile la CHATILLON anche perché la decisione aziendale pare affrettata e poco credibile.
E' difficile affrontare queste situazioni e mi rendo conto che proporre all'Azienda un'alternativa valida alla chiusura è compito difficilissimo. Dobbiamo lottare contro una legge di mercato inesorabile, ma dobbiamo ugualmente tentare.
Per questo oggi voglio sottolineare il mio impegno, quello della Giunta e della Regione in generale, di tutte le forze politiche e sociali a sostegno dell'occupazione e soprattutto dei lavoratori. Qui si tratta di lottare contro un'industria che ha già operato una decisione disastrosa dalla quale pare non voglia recedere. Occorre la forza di tutti.
PRESIDENTE: E' iscritto a parlare il Consigliere Mafrica. Ne ha facoltà.
MAFRICA - (P.C.I.): Il nostro Gruppo ha sollecitato, assieme ad altri ma in modo particolarmente forte, la convocazione straordinaria del Consiglio perché ci sembrava necessario sottolineare attraverso la riunione del massimo organo che rappresenta la popolazione valdostana, una situazione particolarmente difficile; abbiamo ritenuto adeguata ed opportuna una convocazione straordinaria perché ci sembrava che trattare il problema della MONTEFIBRE assieme ad altri 47 argomenti potesse togliere la necessaria attenzione alla gravità del problema stesso. Volevamo anche, e crediamo che questo sia il fine ultimo di questa riunione, dare alla delegazione che condurrà le trattative un mandato molto deciso, che sia rappresentativo della volontà di tutte le forze sociali, politiche e degli Enti locali della nostra Regione; un atteggiamento di questo tipo può essere sottolineato proprio con un ordine del giorno unitario, come mi auguro che sia, da parte del Consiglio regionale.
Ho detto che l'argomento è particolarmente importante e che la situazione è grave; infatti, credo di dover sottolineare innanzitutto come questo attacco all'occupazione alla CHATILLON venga in una Regione che si trova in una situazione di difficoltà senza precedenti per ciò che riguarda l'industria. Aveva mo lanciato, già nel mese di giugno, un allarme in questo senso e credo che le cifre, che allora sono forse passate inosservate perché cominciava il periodo estivo, meritino di essere ricordate.
In vent'anni, dal 1961 al 1981 - noi abbiamo compiuto una ricerca sui dati del censimento 1981 che saranno pubblicati dall'ISTAT soltanto tra un paio d'anni si è passati dal 68% al 40% di occupati nell'industria, lasciando da parte l'agricoltura e tenendo conto di tutte le altre attività; c'è stato quindi un calo gravissimo dell'occupazione industriale nella nostra Regione. Attualmente gli occupati nell'industria sono soltanto il 34%, in tutto 16.000 persone: oltre 4.000 lavorano nelle costruzioni, nell'edilizia, si tratta quindi di posti di lavoro precari; quel li che effettivamente lavorano in industrie che occupano più di 35 dipendenti erano, al 26 ottobre 1981, solo 7.500; di questi 7.500 che lavorano nell'industria vera e propria, perché il resto oltre che nelle costruzioni lavora in imprese--di tipo artigianale, ben 6.500 sono concentrati in 7 aziende in crisi: sono alla Cogne prima di tutto, e le notizie che ci sono in questi giorni sulla crisi dell'acciaio non ci lasciano ben sperare; sono all'ILSSA-VIOLA, sono alla S.I.V., alla IN.TE.VA., alla FORTUNA WEST, alla SADEA: 6.500 delle 7.500 persone che effettivamente lavorano nell'industria, si trovano in queste aziende in crisi. La situazione quindi è grave.
In questi ultimi anni, dal 1971 al 1981, è cambiata a struttura sociale della nostra Regione al punto che oggi l'industria vera e propria, con il 16,7% di addetti, è una fonte di occupazione minore del pubblico impiego per servizi non destinati alla vendita; cioè, ci sono in Valle d'Aosta più occupati nella scuola, nella Regione, nei Comuni, nelle Unità Sanitarie Locali e in servizi di questo tipo, che non nell'industria vera e propria. Questo processo di sradicamento dell'industria dalla realtà valdostana a noi non va bene e faremo di tutto per contrastarlo. Un discorso di questo genere ci porta anche a riflessioni, che oggi tralasciamo, sul futuro della nostra Regio ne, sulla struttura economica e sociale che si andrà a formare nei prossimi anni.
L'attacco della MONTEFIBRE quindi è particolarmente grave, perché si inserisce in una realtà industriale che è veramente sull'orlo del tracollo e che non potrà essere recuperata se non si prenderanno tutti i provvedimenti necessari. Questo attacco si inserisce, inoltre, in una situazione politico-economica difficile; ricordiamo che la Confindustria ed altre associazioni padronali hanno denunciato, a partire dal mese di giugno, l'accordo del 1977 per la scala mobile; c'è quindi un tentativo di recuperare una parte del costo del lavoro attingendo dalle tasche dei lavoratori. Non si sono ancora avviati i contratti: da mesi è in discussione la riapertura delle trattative ma queste non sono ancora iniziate; siamo in un momento, io credo di poterlo dire, in cui ci sono difficoltà nel movimento operaio, all'interno dei rapporti tra le confederazioni e le forze politiche più rappresentative del movimento operaio. L'attacco che viene portato alla CHATILLON tiene conto probabilmente anche di una situazione che per i dirigenti della Società è di debolezza e tale da non trovare adeguata risposta da par te dei lavoratori. Questo attacco è grave anche perché è giunto improvviso: questa è una tesi che credo in Valle possano sostenere tutti, tranne uno, che ha invece tenuto a ribadirla ancora oggi, l'Assessore Chabod. L'Assessore Chabod con una lettera del Direttore del Personale della MONTEFIBRE, e non della CHATILLON, era stato informato che "l'Azienda si vede costretta" - queste sono le parole di quella lettera - "a programmare nel breve termine la loro graduale e definitiva chiusura".
Ora, la parola "chiusura" ha un significato unico, che non è possibile interpretare in modi differenti; non voglio tacere questo fatto, ma non voglio neanche caricarlo troppo perché è interesse del nostro Gruppo che si arrivi ad un documento unitario; voglio dire però che il comportamento dell'Assessore è stato come quello di un medico che curando un paziente per la bronchite, ma avendo elementi per pensare che possa avere un tumore al polmone, continua a curarlo per la bronchite senza preoccuparsi di conseguenze più gravi. Su queste responsabilità, su questo fatto che per noi è sconcertante e preoccupante, credo che ritorneremo in seguito nell'adunanza del 16, per la quale è già stata presentata una nostra mozione. Oggi ci interessa dire anche altre cose che ci sembrano importanti e che riguardano il pericolo più immediato della chiusura della MONTEFIBRE; ma stia tranquillo, Assessore, che questo suo comportamento non sarà esente da valutazioni in seguito; noi, almeno alcuni di noi, non siamo abituati a perdonare errori di questo tipo!
Dicevo prima che la maggioranza della popolazione valdostana ha ricevuto, con totale sorpresa questo attacco della MONTEFIBRE, perché una serie di documenti lasciavano intendere che nelle difficoltà generali degli stabilimenti MONTEFIBRE quello di Châtillon fosse da considerare in non immediato pericolo; in uno studio fatto dalla Cassa di Risparmio nel settembre 1981 e relativo alle fibre, partendo da documenti aziendali, si legge che "al contrario, in Piemonte resta presente la produzione di filo acetato e di filo viscosa nello stabilimento di Châtillon, che costituisce una sopravvivenza della struttura centrata sulle fibre artificiali; per l'unità di Châtillon che con le sei mila tonnellate annue di capacità installate è il più piccolo impianto MONTEFIBRE, esclusa ogni possibilità di potenziamento, resta possibile il mantenimento della produzione per la permanenza di un segmento residuale di mercato in cui le fibre artificiali risultano scarsamente sostituibili".
Quindi questo studio del settembre dell'anno scorso aveva individuato una parte di mercato che dovrebbe essere coperta soltanto dalle fibre cellulosiche, non dalle fibre sintetiche vere e proprie.
Il documento dell'ottobre '81, presentato ai Sindacati dalla MONTEFIBRE, lascia intendere tendenze di questo tipo, quando dice: "Le prospettive di consumo del mercato europeo nei prossimi anni non prevedono sostanziali variazioni rispetto alla situazione attuale; si pensa che il processo di sostituzione dei fili artificiali con fili sintetici vada esaurendosi nei prossimi anni sia sul mercato europeo che su quello italiano; nel filo viscosa è prevista ancora qualche marginale riduzione, mentre per il filo acetato si prevede un livello di consumi costante nel tempo".
Sempre nel senso di mantenere la produzione a Châtillon andava ancora l'accordo del dicembre '81, sottoscritto fra la Direzione della MONTEFIBRE e le Organizzazioni Sindacali: veniva infatti in tale accordo detto che "pur avendo le fibre cellulosiche raggiunto un grado di maturità tale da non poter essere considerate fibre strategiche, l'Azienda è impegnata a ricercare tutte le soluzioni atte al recupero della competitività e quindi al mantenimento del le stesse sul mercato". Veniva dunque preso un impegno che noi dobbiamo ricordare alla MONTEFIBRE, che non può essere ignorato e calpestato; si diceva in questo documento, che reca le firme di Spazzadeschi, Pece ed altri dirigenti della MONTEFIBRE, che "per l'anno 1982 vengono confermate le capacità degli assetti produttivi che riguardano l'utilizzo di 8 macchine di acetato e 40 macchine di viscosa a Châtillon e 16 macchine di acetato a Vercelli". Si diceva ancora che "eventuali eccedenze che dovessero risultare da tali confronti verranno gestite con ricorso alla Cassa Integrazione Straordinaria, utilizzando gli strumenti previsti dalle leggi in vigore".
E' espressa chiaramente l'intenzione, almeno per tutto il 1982, di continuare questa ricerca; ma poi nel mese di luglio una prima volta, e in modo più chiaro comunicando la cosa anche alle Organizzazioni Sindacali nel mese di agosto, è venuta fuori questa volontà di chiusura che noi siamo qui oggi per cercare di respingere. E' chiaro che non ci possono dare delle risposte semplici a problemi di questa complessità: innanzitutto, c'è una situazione che gioca a nostro svantaggio ed è il fatto che, per decenni, o non si sono fatti investimenti o si sono fatti investimenti non significativi negli impianti di Châtillon. Una seconda difficoltà ci viene dal non poter contrapporre con facilità dei dati a quelli presentati dall'Azienda, che almeno in par te sicuramente sono strumentali. L'Assessore all'Industria manca di dati in questa direzione; neanche la costituzione della Finanziaria mi sembra che possa dare risposte alla necessità di disporre di dati sull'andamento dei mercati. Non è facile oggi, per una materia come le fibre, rintracciare dati significativi; noi stiamo cercando di farlo, ma non siamo ancora giunti a valutazioni che possiamo definire significative.
C'è un terzo aspetto che rende difficile la risposta, ed è la scelta, operata dalla MONTEFIBRE, di darsi una struttura aziendale per "holding", scorporando i diversi stabilimenti a seconda del tipo di fibre prodotto; ciò rende più difficile rintracciare le manovre di carattere finanziario che intercorrono tra le diverse aziende; a prima vista credo che si possa notare che il capitolo destinato alla CHATILLON S.p.A. era esiguo, e quindi oggi è comodo per l'Azienda dire che il capitale serve per coprire le perdite e che, quindi, non si possono fare investimenti; ovviamente tutto dipende dalla scelta fatta, dai meccanismi stabiliti quando si è scorporata la MONTEFIBRE in diverse Società di cui è più difficile controllare gli andamenti finanziari.
Noi pensiamo che questo discorso vada approfondito e dobbiamo dire che in questo senso la Regione non ha fatto tutto il possibile; a nostre interpellanze che ponevano questo problema già l'anno scorso, si è risposto in modo piuttosto generico.
Ma come si può rispondere a questo attacco ai lavoratori e all'occupazione in Valle? Io credo che, innanzitutto, la risposta deve essere larga, unitaria e diffusa, tale da coinvolgere non soltanto quelle persone che sono direttamente occupate nell'Azienda, ma l'intero tessuto sociale di Châtillon e addirittura tutta la popolazione della Valle, in considerazione dell'effetto che una chiusura della CHATILLON S.p.A. potrebbe avere. Occorre quindi - dirò cose scontate ma ci teniamo a sottolinear lo - una grande mobilitazione dei lavoratori, dei Sindacati, delle forze politiche, degli Enti locali. Una mobilitazione di questo tipo, ad esempio in realtà difficili come Pallanza, è riuscita per anni a contenere per lo meno i danni e a far ripiegare le volontà di chiusura che anche lì si erano manifestate da parte della MONTEFIBRE. Sicuramente non ha giocato a favore di questa mobilitazione il fatto che per un mese l'Assessore Chabod abbia tenuto nascoste le gravi parole contenute in quella lettera, perché la mobilitazione ovviamente è stata ritardata di un mese; si è data così l'impressione che alla Valle d'Aosta questa paventata chiusura non facesse poi tutta la paura che magari ha fatto e non destasse tutte le risposte che altrove sono state suscitate. Io credo che, invece, da questa riunione del Consiglio regionale come dalla manifestazione che c'è stata giovedì 2 settembre debba venire una risposta chiara alla MONTEFIBRE: non si può tentare di far pagare alla Valle d'Aosta e allo stabilimento di Châtillon il programma di risanamento dell'intera Società.
Ci sono contraddizioni che vanno denunciate e che vanno comunque tenute presenti. La pubblicità della MONTEFIBRE pubblicata nel giugno di quest'anno, quindi alcuni mesi fa, su "La Repubblica" dice: "MONTEFIBRE è uscita nel maggio 1981 dal regime di amministrazione controllata ed è stata ricapitalizzata da MONTEDISON, dalla Società Consortile Montefibre, da importanti nuovi azionisti; l'Azienda sta affrontando con decisione un piano triennale di risanamento gestionale e finanziario adottando nuove strategie, nuove strutture operative che porteranno alla Società risultati positivi nel triennio...".
E continua quasi come un inno: "L'espansione commerciale sui mercati internazionali ha permesso di portare lo sfruttamento medio degli impianti dell'Azienda a circa il 90% della capacità; gli interventi organizzativi hanno permesso una notevole riduzione del personale e il costo del lavoro è sceso globalmente dal 32% al 25% del fatturato". E ancora: "La strategia dell'esportazione sui mercati europei ed extraeuropei ha avuto successo, azioni commercia li da tempo programmate sono state puntualmente realizzate; MONTEFIBRE ha in tal modo realizzato il 43% in più rispetto al 1980 in Europa occidentale e l'86% in più sugli altri mercati. La Società sta realizzando margini operati vi industriali soddisfacenti; i ricavi hanno superato i 487 miliardi di lire, cioè il 41% in più di valore, e il 23% in più di volume. MONTEFIBRE vede la possibilità di uscire dal tunnel; si può già dire che il piano aziendale di risanamento gestionale e finanziario approvato nel 1980 si sta sviluppando con esiti lusinghieri; la Società è in linea con le previsioni fatte due anni fa. MONTEFIBRE è sulla strada del ritorno all'economicità di gestione". Il discorso continua - e oggi l'avranno visto anche altri colleghi - nel "Corriere della Sera", dove si leggono cose interessanti. Dice un azionista, VicePresidente della MONTEFIBRE: "Ora, finalmente, la MONTEFIBRE sta per uscire dal lungo tunnel della crisi; nei primi sei mesi di quest'anno abbiamo avuto un buon utile lordo industriale; anche il risultato finale di questo periodo è positivo, l'ultimo costo da calcolare è infatti quello degli oneri finanziari: è molto basso, dal momento che la MONTEFIBRE ormai non ha più debiti a breve con le banche, anzi non usa nemmeno i fidi. I suoi rapporti con gli istituti di credito si sono ridotti ai normali scambi di cambiali ed altri simili rapporti commerciali. Nel 1981 la gestione industriale, pur notevolmente migliorata, era invece ancora in perdita; il deficit era stato coperto utilizzando plusvalenze realizzate vendendo dei beni che non servivano all'attività aziendale; l'applicazione del principio dell'adeguamento degli impianti e degli organici alle possibilità del mercato, che già ha fatto dimezzare i 27.000 dipendenti di qualche anno fa, si abbatterà presto sullo stabilimento di Châtillon e sui suoi 460 lavoratori. La Romania e la Polonia, finora uniche acquirenti della sua produzione" - questo fatto credo che non corrisponda a verità - "hanno bloccato le commesse; gli impianti dovranno quindi essere chiusi". Qui ci sono ancora dei commenti positivi sulla MONTEFIBRE che è utile conoscere per contrastare le dichiarazioni di impossibilità di intervento da parte dell'Azienda: "Il taglio degli organici ha permesso alla MONTEFIBRE di migliorare sensibilmente la propria produttività; pur con 700 unità operative in meno" - spiega Bordogna, il Vice-Presidente - "abbiamo aumentato il fatturato delle otto Società controllate a 564 miliardi, cioè ad un livello superiore del 16% a quello dello stesso periodo del 1981; in particolare le aziende italiane SIPA, NYLON, FIBRE e MERAC, hanno avuto un incremento del 26%, mentre la crescita di quelle straniere MONTEFIBRE SPAGNA, FRANCE e U.K. hanno avuto un'espansione meno rapida...".
Ho voluto leggere tutte queste cose per dire che probabilmente è vero che la MONTEFIBRE sta risanando i suoi bilanci e addirittura non ha neanche più bisogno delle banche, ma vuol farlo a spese di qualcuno; quindi l'iniziativa di scorporare lo stabilimento di Châtillon assieme a quello di Vercelli ave va come finalità, probabilmente già da tempo, quella di poterlo chiudere più facilmente e magari anche di utilizzare i finanziamenti pubblici come una azienda in espansione che sa il fatto suo. A nostro giudizio, è evidente il disegno da parte della MONTEFIBRE di far pagare il proprio risanamento in modo particolare alla Valle d'Aosta e ai lavoratori della CHATILLON. Noi non possiamo accettare un piano di questo tipo, e tanto meno possiamo accettare il metodo che è stato utilizzato dalla MONTEFIBRE, un metodo liquidatorio, che ci riporta indietro nel tempo: oramai erano trascorsi decenni senza che un'azienda dall'oggi al domani dichiarasse la volontà di chiusura e facesse partire le lettere di licenziamento. In questi anni di battaglie sindacali si erano ottenute per i lavoratori garanzie ben più positive. Il metodo della MONTEFIBRE è spregiudicato, non tiene conto di quelle che sono state le responsabilità dell'Azienda che in tutti questi anni non ha fatto gli investimenti necessari, non tiene conto della realtà valdostana, non tiene conto dei problemi sociali di questa Regione e in particolare dei problemi che ci sono nella Media Valle e nel Comune di Châtillon; non tiene conto neanche di quel minimo senso di gratitudine che dovrebbe esser ci verso uno stabilimento che per quasi settant'anni ha lavorato ed ha prodotto: è un metodo veramente inaccettabile! Ma la cosa da sottolineare, credo, è che se passasse un tale sistema, sarebbe un precedente pericoloso per l'intera struttura produttiva valdostana, sarebbe come aprire una falla in una diga.
Occorre quindi non accettare i licenziamenti; occorre anzi respingerli con decisione e riprendere le trattative con la MONTEFIBRE avendo ben chiaro questo punto: si tratta, a condizione che i licenziamenti vengano revocati; se non si riesce a spuntarla con la MON TEFIBRE occorre andare al di là, occorre interessare direttamente i Ministri, interessare il Governo, far sentire la pressione unitaria dei lavoratori e del la popolazione valdostana perché questa trattativa si riapra dopo che i licenziamenti sono stati revocati. In questo senso, credo che si debba esigere che la MONTEFIBRE rispetti almeno gli accordi che aveva sottoscritto e che stabilivano che l'anno 1982 è un anno di prova. Si tratta di studiare, di documentarsi, di prepararsi in questo senso; la Commissione che dovrà coordinare le iniziative e le proposte dovrà lavorare, studiare tutte le possibilità che ci sono per mantenere a Châtillon la produzione di viscosa e la produzione di acetato.
In quella lettera del 26 luglio, in cui si parlava di chiudere lo stabilimento, c'erano anche delle sfumature che bisognerebbe approfondire, che pone vano differenze tra le difficoltà del settore acetato e le difficoltà del settore viscosa; da quello che si dice si ha l'impressione che per la viscosa ci siano difficoltà maggiori, mentre sembrano essere di tipo puramente gestionale quelle dell'acetato. Io non so se questa sfumatura indichi qualche volontà nascosta, credo che comunque oggi si debba approfondire la possibilità di mantenere tutte e due le produzioni e che si debba avere ben chiaro e far presente alla MONTEFIBRE che questi metodi non possono essere accettati dal la Regione Valle d'Aosta e che l'attività produttiva va mantenuta a Châtillon.
In questo senso, dopo aver contribuito alla stesura dell'ordine del giorno che è stato presentato in Consiglio, noi diamo l'assenso all'ordine del giorno stesso e ci impegniamo a mettere tutte le nostre energie in tutte le sedi perché venga respinta questa manovra, perché si riesca a difendere l'occupazione in Valle e in modo particolare a Châtillon. Oggi è il momento, credo, in cui la massima unità e il fronte più largo devono essere presentati nei confronti della MONTEFIBRE; l'ho già detto prima, ci sarà tempo poi per verificare all'interno delle forze politiche valdostane le responsabilità di ciascuno in queste vicende.
PRESIDENTE: E' iscritto a parlare il Consigliere Minuzzo. Ne ha facoltà.
MINUZZO - (P.S.D.I.): Dopo il lungo ed eloquente intervento del collega Mafrica, penso che resti ben poco da dire visto lo spirito col quale è stato concordato l'ordine del giorno da far approvare al Consiglio regionale; dovendo oggi discutere e trattare specificatamente il problema della CHATILLON e del la MONTEFIBRE avremo altre occasioni per affrontare un discorso di carattere politico generale sul problema dell'industria. Chiaramente la convocazione di questo Consiglio e l'ordine del giorno che è stato presentato da tutti i Capigruppo stanno a significare l'unitarietà di tutte le componenti sociali che operano nella nostra Regione nell'affrontare questo problema contingente. Sarebbe molto facile, soprattutto per l'opposizione, fare della demagogia e della polemica, che però oggi rimarrebbero sterili.
Sentite le dichiarazioni, ritengo che la polemica o i rilievi alle dichiarazioni fatte dall'Assessore sugli organi di informazione - stampa, radio, televisione - e alle dichiarazioni lette oggi in Consiglio regionale, che sono totalmente discordi tra loro, daranno modo di scendere ad un serrato confronto sui problemi occupazionali e sulla politica che in tal senso sta portando avanti la Giunta regionale.
Come dicevo prima, ritengo che oggi si debba essere tutti compatti e uniti, ma ciò non vuol dire unanimità di vedute con quello che è l'operato della Giunta regionale nel settore dell'industria; ritengo che si debba oggi fare un'opera di ricerca, di documentazione, come ha fatto il collega Mafrica, al fine di dimostrare alla MONTEFIBRE che il suo è stato un colpo di mano, una pugnalata alla schiena ai lavoratori che tanti anni della loro vita hanno sacrificato per quell'industria. Quindi, come Partito Socialdemocratico - d'altra parte abbiamo partecipato anche noi all'estensione dell'ordine del giorno nei limiti delle nostre possibilità e capacità - saremo al fianco dei lavoratori della MONTEFIBRE; tanto più che - è stato dimostrato - l'Aziende ha voluto cerare di rompere la compattezza tra i lavoratori, dando i cosiddetti premi di licenziamento, cercando di comperare le dimissioni dei propri dipendenti attraverso la corresponsione di premi di buona uscita. Questa penso sia un'offesa che le Organizzazioni Sindacali e noi stessi non possiamo tollerare; rivolgiamo quindi un caldo invito a tutti i lavoratori della MONTEFIBRE a non accettare queste contrattazioni di bassa lega messe in atto dalla MONTEFIBRE per cerare di rompere la compattezza dei lavoratori.
PRESIDENTE: E' iscritto a parlare il Consigliere Martin. Ne ha facoltà.
MARTIN - (U.V.P): In questi ultimi tempi ci siamo sovente occupati dell'industria valdostana, che sta attraversando un periodo di crisi senza precedenti. Solamente un anno fa, il 22 settembre del 1981, il Consiglio regionale era stato convocato in via d'urgenza per affrontare il problema della COGNE, in conseguenza della presentazione del pia no FINSIDER che prevedeva per la maggio re industria valdostana una riduzione di circa l.200 addetti, riduzione che un po' alla volta sta purtroppo per essere raggiunta. Poco prima era scoppiato il caso dell'ILSSA VIOLA di Pont-Saint-Martin, dove erano stati prospettati 280 licenziamenti, e quindi quello dell'IN.TE.VA. di Pollein, per parlare solamente di alcuni oasi anche se non possiamo dimenticarne tanti altri, come quelli della S.I.V. o della FORTUNA WEST, che ancora navigano in acque agitate, o ancora quelli di fabbriche che sono state interessate da periodi di cassa integrazione più o meno prolungati; è il caso della SADEA, della MAXEL e della MORGEX CARBO, la cui richiesta di cassa integrazione è recentissima.
Evidentemente, una simile situazione, pur se non si sono verificati al momento casi di chiusura totale di fabbriche, è alquanto preoccupante, perché si è comunque assistito ad una progressiva diminuzione dei posti di lavoro nelle industrie a causa del mancato mantenimento del turnover, in conseguenza di una politica di contenimento degli organici. Ciò che preoccupa in questo contesto, oltre alla continua riduzione di organico operata dalle maggiori industrie valdostane, è anche la mancanza di nuove possibilità di lavoro e le prospettive future non sono certamente migliori della situazione attuale, stando al grido di allarme lanciato solo ieri dai vertici FINSIDER in merito alla grave crisi dell'acciaio che investe la siderurgia italiana. E' una crisi che certamente coinvolgerà anche le nostre due aziende, vale a dire la COGNE e l'ILSSA VIOLA, prospettandoci un autunno molto duro, con i contratti dei lavoratori ancora da stipulare e con una riduzione progressiva della crescita dei salari reali.
In una situazione di questo genere è venuta a collocarsi quasi all'improvviso la decisione della CHATILLON di chiudere lo stabilimento con il conseguente licenziamento di circa 450 perso ne. Che il settore chimico non stesse attraversando un periodo particolarmente felice era cosa risaputa, che il gruppo MONTEFIBRE, inoltre, avesse dei problemi particolari legati alla sua attività produttiva, che l'avevano costretto a chiudere quasi del tutto lo stabilimento di Vercelli, era una cosa altrettanto nota, ma evidentemente questa scelta così drastica, se pur parzialmente motivata con un calo di vendite nei mercati dell'Est europeo e con la negativa risultanza delle prove condotte all'impianto di filo viscosa alla ricerca di quelle modifiche tecnologiche per l'ottenimento di un prodotto in grado di sostituire il filo viscosa, non ci convince.
Perciò chiediamo alla MONTEFIBRE di sospendere il provvedimento di chiusura dello stabilimento per consentire un attimo di riflessione e di approfondimento dei problemi e per poter eventualmente trovare delle soluzioni alternative. Non è possibile pensare di chiudere - tout court - uno stabilimento dell'importanza di quello di Châtillon, in una zona come la Media Valle dove questo stabilimento significa pressoché l'unica attività produttiva.
La manifestazione svoltasi a Châtillon il 2 settembre, oltre ad avere rappresentato un importante momento di incontro con la costituzione di un fronte unico ed unito tra le forze politiche, le forze sociali, gli Enti locali ed i lavoratori della fabbrica, aveva proposto questo tema, indicando quali interlocutori principali la MONTEFIBRE e lo stesso Governo. La Regione Valle d'Aosta ha il compito di formulare tutte le pressioni possibili verso questi due interlocutori, ha il dovere di ricercare tutte le soluzioni alternative a questa ed altre difficili situazioni ma non può sostituirsi completamente nell'impresa al suo maggiore azionista.
E' per queste ragioni che riteniamo importante questa seduta straordinaria del Consiglio regionale e l'approvazione unanime dell'ordine del giorno che abbiamo approntato insieme alle altre forze politiche, affinché l'Azienda e soprattutto il Governo conoscano le intenzioni espresse dalla Regione Valle d'Aosta, contrarie alla chiusura dello stabilimento, e sappiano che quel fronte unitario costituitosi nella manifestazione di Châtillon è pronto a battersi fino in fondo per evitare i licenzia menti.
PRESIDENTE: E' iscritto a parlare il Consigliere Lustrissy. Ne ha facoltà.
LUSTRISSY - (D.P.): Dopo quanto è stato detto dai colleghi che mi hanno preceduto e dopo quanto già abbiamo avuto occasione di dire nel corso delle manifestazioni pubbliche che ci sono state, credo che rimanga ben poco da aggiungere, se non sottolineare ancora una volta la situazione particolarmente grave verificatasi in quel di Châtillon, in connessione anche alla procedura inusitata seguita dall'Azienda per mascherare una situazione che fatalmente avrebbe portato allo stato di cose che oggi veniamo a conoscere. E l'Azienda ha saputo ben mascherare le proprie intenzioni, bluffando con l'Amministrazione regionale e con le Organizzazioni Sindacali, e nascondendosi dietro questa situazione di difficoltà di mercato, peraltro già nota, con quelle dichiarazioni pubbliche ricordate dal Consigliere Mafrica e con quella invenzione delle prove che preludevano alla situazione che ora stiamo esaminando. E poi ricordiamo anche la malizia dell'Azienda, se così si può chiamare per non usare altri termini, nel far scoppiare il bubbone proprio nel periodo in cui la gente è più distratta, cioè nel pieno mese di agosto, quando normalmente tutti riposano, giustamente, e le cose si posso no fare più alla chetichella senza muovere grosse reazioni; ma credo che qui abbiano sbagliato i conti.
La situazione era nota, non solo a livello regionale, sin dal mese di giugno di quest'anno - non sto a ripetere le cose ricordate cronologicamente dall'Assessore all'Industria, cioè il piano di ristrutturazione approvato con le Organizzazioni Sindacali - giacché il Presidente della Commissione Parlamentare Industria e Commercio era perfettamente a conoscenza delle difficoltà della Società MONTEFIBRE per quel che riguarda lo stabilimento di Châtillon, tanto che, dopo aver chiarito ai nostri parlamentari la situazione, essi stessi - l'On. Dujany e il Sen. Fosson - in data 4 agosto presentarono contemporaneamente un'interrogazione ai rispettivi rami del Parlamento, chiedendo chiarimenti sulla situazione che si stava verificando. Forse quei chiarimenti arriveranno, forse no, ma ormai la situazione è decotta al punto che non sappiamo quali saranno gli sviluppi della situazione.
Ma la cosa più strana - e qua il bluff appare più grosso e manifesto -è che nella relazione pervenuta al Presidente della Commissione Parlamentare Industria e Commercio, approvata dal Consiglio di Amministrazione della Società MONTEFIBRE e sottoscritta dal Dottor Spazzadeschi, si lasciava intravedere, pur nella gravità della situazione, la possibilità che gli impianti di produzione degli stabilimenti di Châtillon potessero in qualche modo essere riconvertiti. Dopo aver denunciato le difficoltà del mercato - e questo è un dato certo perché è stato ormai verificato non solo a livello nazionale ma anche a livello europeo - la Società lasciava chiaramente ad intendere che in definitiva la situazione che si stava verificando a Châtillon era dovuta soprattutto al rapido deperimento degli impianti, anche se negli ultimi anni erano stati posti in essere interventi di ristrutturazione. Perciò, a ben leggere tra le righe di questa relazione verrebbe da dire che qua ci si sta prendendo veramente in giro: perché da una parte si parla di una situazione difficile per un tipo di fibra, e dall'altra si dice a chiare lettere che lo stabilimento è vecchio e che bisognerebbe rinnovarlo.
Ora, malgrado questa situazione sia stata denunciata già nel mese di giugno, a luglio si parla di cassa integrazione e improvvisamente ad agosto si viene a sapere che invece della cassa integrazione ci saranno dei licenziamenti. Pertanto, diciamo chiaramente che di fronte a questa situazione che, un po' mascherata da tutti quanti, stava però esplodendo alla radice, ci sono delle responsabilità ben precise a carico dell'Azienda, che dopo aver tenuta nascosta la situazione - anche se non so cosa sia avvenuto a livello ministeriale - e dopo aver bluffato fino all'ultimo momento, approfittando del periodo di ferie estive, ha chiaramente dimostrato che l'intervento dello Stato nei confronti della MONTEFIBRE non ha cambiato per niente il comportamento di un certo mondo imprenditoriale. Questi sono dei delitti sul piano dell'economia cosiddetta sociale, sul piano dell'interventismo pubblico nel settore dell'economia privata; è un atto di criminalità - così si può chiamare - nei confronti di un intervento pubblico così massiccio. La Società continua a garantire determinate cose, ben sapendo che non potrà mantenerle, nascondendo a tutti la vera situazione.
Questo viene da dire leggendo i comunicati che sono stati citati prima dal Consigliere Mafrica e che non sto a rileggere, e leggendo le dichiarazioni rese in sede parlamentare e le lettere inviate all'Amministrazione regionale, alla quale, in ultimo, con lettera del 23 luglio, si lascia prevedere la mossa finale della chiusura dello stabilimento. Ebbene, di fronte a questa situazione, di fronte alla posizione di una Società che gode largamente di denaro pubblico del quale deve rendere conto e che è stato dato alla Società per assicurare un certo tipo di produzione sulla base di concordati piani di ristrutturazione del settore e con precise garanzie, noi dobbiamo mantenere l'unitarietà della presa di posizione politica alla quale oggi siamo arrivati e che è la sola che possa contribuire a sbloccare questa situazione; perché trattandosi di un'Azienda a partecipazione pubblica, l'unico versante ancora aperto per la trattativa, per recuperare sul piano produttivo l'attività dell'Azienda e per non lasciare la zona di Châtillon in quella situazione di mancanza di occupazione per la chiusura dello stabilimento, l'unica possibilità di intervento da parte di questo Consiglio è la presa d'atto unitaria della grave situazione politica e delle responsabilità dell'Azienda. E questo credo che sia il risultato positivo del la riunione odierna del Consiglio e la finalità dell'ordine del giorno concordato fra i Capigruppo.
Per quanto riguarda il testo dell'or dine del giorno, oltre alla richiesta del rispetto degli accordi aziendali e oltre alla denuncia di un mancato intervento della Società nel momento opportuno - cosa, questa, ammessa dalla Società stessa, che ha parato di "impianti obsoleti che sono stati oggetto di intervento, però non sufficiente" - si potrebbe esplicitamente aggiungere nell'ultimo capoverso prima della parte dispositiva le seguenti parole: "e la revoca dei provvedimenti di licenziamento". Credo che questo sia il primo atto che noi dobbiamo pretendere, che il Governo deve pretendere da parte di questa Società che si è comportata in tal modo; se la cosa si fosse svolta in modo diverso, se la progressione del la crisi fosse stata evidenziata in modo più corretto, la situazione avrebbe assunto un altro aspetto, gli interventi sarebbero stati forse più incisivi e tempestivi; ma ormai di fronte a questo stato di cose non rimane che chiedere a chiara voce la revoca dei provvedimenti di licenziamento; come ho detto, lo si può aggiungere a quel capoverso nel quale si richiede il rispetto degli accordi aziendali. E' necessaria, a questo scopo, la costituzione di una Commissione speciale, che sarà affiancata dall'opera dei parlamentari già intrapresa nelle sedi opportune, e che potrà consentire a noi e ai lavoratori di Châtillon di guardare un po' più serenamente al futuro prossimo.
PRESIDENTE: E' iscritto a parlare il Consigliere Fosson. Ne ha facoltà.
FOSSON - (D.C.): A me pare che negli interventi dei colleghi che mi hanno preceduto siano state fatte delle analisi estremamente logiche e precise, e - devo darne atto - anche prive di ogni venatura polemica e demagogica; questo dimostra come il Consiglio regionale sia consapevole della gravità della situazione della MONTEFIBRE e quindi eviti ogni polemica e miri effettivamente a prospettare una soluzione positiva per i lavoratori che dovrebbero subire i provvedimenti annunciati dalla Direzione aziendale.
Sarebbe facile rilevare anche un altro aspetto per me che vivo a Saint-Vincent e che quindi sono a contatto con i problemi dei lavoratori della MONTEFIBRE: a Châtillon, a Saint-Vincent e in tutti i Comuni della Comunità Montana del Marmore c'è un'antica tradizione di lavoro alla MONTEFIBRE, alla SOIE, alla fabbrica; intere famiglie hanno vissuto e hanno costruito la loro vita, il loro lavoro giorno dopo giorno lavorando alla SOIE di Châtillon. Chiudere uno stabilimento di questo genere vuole anche dire chiudere tutto un certo mondo, troncare tutta una capacità lavorativa. Non ci sono parole da aggiungere su questo, la situazione è sufficientemente chiara.
Molti hanno parlato di crisi generale dell'industria, il Consigliere Mafrica ha fornito con molta precisione dei dati su quella che è la riduzione degli occupati in questo settore della economia; ebbene questo, a nostro avviso, può anche non essere un male: in fondo tutto il mondo occidentale in generale va verso una terziarizzazione; in ogni caso, però, un conto è esaminare i problemi da un punto di vista generale, considerando come il mondo evolve in una certa situazione, e un conto è toccare i problemi concreti del momento. In questo momento, la riduzione degli occupati nell'industria vuol dire, qui e adesso, mettere sul lastrico 400/ 500 persone, 400/500 famiglie, con tutto quello che ne consegue. Basta quindi con le parole: ne sono state fatte abbastanza sia all'esterno che all'interno di questo Consiglio; occorre guardare avanti, occorre opporsi alla chiusura, ai licenziamenti; nello stesso tempo dobbiamo guardare a una prospettiva futura e concreta di ristrutturazione del la MONTEFIBRE, di alternative occupazionali, di alternative industriali. E' vero, molte volte abbiamo detto - e forse tutti lo condividiamo - che l'economicità è un elemento estremamente importante nelle aziende, che i bilanci in pareggio e soprattutto in attivo sono obiettivi fondamentali; però ci sono anche dei risvolti sociali, mi pare che lo abbia ricordato il Consigliere Lustrissy parlando di economia sociale: non possiamo perseguire soltanto l'obiettivo della ottimizzazione aziendale, dell'ottimizzazione economia, della remunerazione del capitale; dobbiamo guardare anche alla funzione sociale dell'azienda, del capitale, del lavoro soprattutto.
Detto questo, noi siamo senz'altro d'accordo sull'ordine del giorno che è stato presentato, siamo d'accordo sul la costituzione di una Commissione speciale, che vogliamo lavori seriamente e conduca con grande energia la trattativa con la Direzione della MONTEFIBRE. Ricordo, infine, che questo mio intervento è in linea con una presa di posizione della Segreteria della Democrazia Cristiana, che si impegna a farsi partecipe della situazione della MONTEFIBRE presso i suoi parlamentari, presso le Commissioni Industria e Lavoro della Camera e del Senato, e presso il Governo.
PRESIDENTE: E' iscritto a parlare il Consigliere Tamone. Ne ha facoltà.
TAMONE - (U.V.): L'Union Valdôtaine, come ogni forza sociale, si è resa subito conto, dopo le dichiarazioni del 24 agosto, che ci si trovava di fronte ad una situazione che indubbiamente si può definire drammatica: in un giorno di agosto, mese di ferie, l'Amministratore Delegato della CHATILLON S.p.A. dichiarava in un incontro con amministratori pubblici e forze sociali che la Società aveva deciso di chiudere lo stabilimento di Châtillon. Tale decisione, oltreché improvvisa, era anche imprevista, se si tiene conto che la Società aveva in altre sedi dichiarato che provvedimenti di tale gravità non sarebbero stati assunti a breve termine: basta esaminare i documenti della Cassa di Risparmio e ricordare le dichiarazioni rese alle Organizzazioni Sindacali e alla stessa Amministrazione regionale. L'atteggiamento della CHATILLON ci ha lasciati allibiti; abbiamo riunito le nostre sezioni della zona e abbiamo constatato che in effetti la MONTEFIBRE giocava come sua abitudine su vari tavoli, e mentre con noi e con le forze sociali faceva un discorso,
in Azienda si comportava in altro modo. Probabilmente, se fossimo stati tutti un po' più attenti, ci saremmo accorti prima che la MONTEFIBRE stava defilandosi da Châtillon, anche se diceva il contrario, anche se nei documenti ufficiali dichiarava il contrario.
A questo punto, a nostro avviso, non rimane molto da dire; sulla situazione tutti si sono già pronunciati; noi possiamo concordare, anzi concordiamo, con quasi tutto quello che è stato detto qui dentro e dobbiamo ammettere che polemiche non se ne sono fatte; d'altra parte, volere qui, oggi, attribuire a qualcuno la colpa di questa situazione, credo che non paghi; e ha fatto bene il Consigliere Mafrica a non insistere su certe questioni che potranno essere valutate in altra occasione, e a limitare il suo intervento nei termini che ha osservato.
Ricordando l'esempio della Società Nazionale COGNE che ci aveva fatto molte promesse e che poi si è defilata e non si è più vista, vorremmo che non accadesse altrettanto per la MONTEFIBRE, e per questo riteniamo utile che, tutti assieme, facciamo il possibile a tutti i livelli; io sono convinto che questa è una crisi che concerne la nostra Regione, però con la MONTEFIBRE bisogna insistere a tutti i livelli e fare un discorso chiaro; la Società è stata disonesta in molte situazioni, però certe cose le ha anche dette con chiarezza: che sarebbe passata dai suoi 27.000 dipendenti a meno di 10.000 lo ha detto, e di questo dobbiamo tener conto, purtroppo, che lo vogliamo o no. Quindi, nell'azione unitaria che dobbiamo condurre nei confronti della MONTE-FIBRE, dobbiamo tener conto anche di questi dati e toccare la MONTEFIBRE là dove va toccata, ai livelli superiori: interesseremo i nostri parlamentari, che già sono intervenuti, come è stato ricordato, ma è chiaro che l'intervento delle forze che possono incidere ad altri livelli potrebbe rivelarsi non solo utile ma indispensabile, per lo meno per obbligare la MONTEFIBRE a discutere con noi questo problema; perché noi abbiamo l'impressione che sarà difficile anche obbligarli a discutere e quindi sarà arduo risolvere il problema se la trattativa non sarà aperta in qualche modo.
Noi riteniamo indispensabile che si faccia uno sforzo per non strumentalizzare questo avvenimento, per mantenerlo su un piano di correttezza perché tutte le forze sociali, economiche e amministrative della Regione si aggreghino e lavorino assieme. Il primo passo dovrà essere fatto nei confronti della MONTEFIBRE, perché è da loro che dobbiamo avere una risposta precisa; ad esempio, per quanto riguarda la produzione di acetato, tutte le relazioni in materia indicano che ha certamente un futuro, ma la Società vuole chiuderla. Forse vogliono raddoppiare la produzione a Vercelli? Beh, non dobbiamo accettarlo se questo è il discorso della MONTEFIBRE! Dobbiamo farli parlare, dobbiamo tentare di farci dire per lo meno quali sono le loro intenzioni future; in seguito, vedremo insieme quel che si dovrà fare, ma per il momento dobbiamo pretendere che la MONTEFIBRE dichiari le sue intenzioni.
Noi riteniamo che esistano le forze e la volontà in Valle d'Aosta per mantenere questi 500 posti di lavoro, il che d'altra parte è secondo noi indispensabile perché - e questo è un punto fermo della visione della politica industriale dell'Union Valdôtaine - non si può abbassare ancora il livello di occupati nell'industria. Faremo magari in seguito un discorso più generale sul l'industria, ma già da ora su questo punto noi siamo fermi: i livelli occupazionali in quella zona vanno mantenuti, e crediamo che l'azione unitaria sia il primo passo per fare in modo che questo si realizzi concretamente.
PRESIDENTE: E' iscritto a parlare il Consigliere Nebbia. Ne ha facoltà.
NEBBIA - (P.S.I.): Dopo tutte le cose che sono state dette e che ci trovano per la maggior parte concordi, anche perché assieme agli altri Gruppi abbiamo contribuito a stilare l'ordine del giorno che è in discussione in Consiglio, quello che mi preme sottolineare è l'aspetto politico della situazione, nel senso che noi riteniamo che sia opportuno - e anche l'unico passo valido - raggiungere una coesione tra le diverse forze sociali, politiche e sindacali della Regione non per lanciare parole d'ordine, perché con le parole d'ordine non si mangia, ma per ritrovare coerenza e unità su iniziative concrete. Infatti, l'ordine del giorno propone la costituzione di una Commissione speciale di lavoro e di coordinamento di tutte le iniziative "per la ricerca e la formulazione di proposte e di iniziative concrete tendenti al mantenimento dell'attività industriale a Châtillon". Potrebbe essere questa l'occasione, oltrechè per raggiungere l'obiettivo principale per il quale tutti si sono dichiarati d'accordo, e cioè il mantenimento della forza lavoro a Châtillon e di un'attività industriale in Valle, per affrontare concretamente il problema dell'occupazione nell'industria, di fronte alla continua serie di pericoli che si stanno profilando; considerate le ultime notizie dei giornali, il problema della COGNE si riproporrà molto presto, se è vero che in Italia nel settore degli acciai in generale - ma non conosco i dati relativi agli acciai speciali - il mercato si è ridotto del 20% e se è vero che negli Stati Uniti la produzione si è ridotta del 50%.
Siamo di fronte ad una crisi che probabilmente coinvolgerà - e siamo adesso appena agli inizi - molte attività industriali, e purtroppo in Valle d'Aosta alcune delle attività industriali portanti saranno più colpite di altre. Quindi tutte le forze dovranno rendersi conto di questa situazione ed operare in tutti i campi e i settori a seconda delle proprie possibilità affinché si riesca a superare la crisi che si profila, e che ci auguriamo sia breve. In questo senso noi concordiamo completamente con l'ordine del giorno che verrà posto in votazione e speriamo che si riesca ad operare concretamente perché - lo ripeto - le parole d'ordine, gli slogan, le iniziative demagogiche, non servono; qui servono soluzioni concrete, e in questo senso noi ci impegniamo.
PRESIDENTE: Ha chiesto di parlare il Consigliere Péaquin. Ne ha facoltà.
PEAQUIN - (P.C.I.): Credo che la convocazione del Consiglio in seduta straordinaria sia stato un fatto doveroso per la gravità dell'azione portata avanti dalla MONTEFIBRE di Châtillon. E' stato ricordato dagli altri Consiglieri qual'è l'occupazione che è messa in discussione: circa 460 persone saranno costrette, se non verranno revocati i provvedimenti enunciati dalla MONTEFIBRE, a perdere il proprio lavoro e a cercare in qualche modo un'occupazione per far fronte a tutte le esigenze della vita di oggi.
La minacciata chiusura di questo stabilimento avviene in quella parte di Media e Bassa Valle, che è conosciuta geograficamente come V^ Comunità Montana. E io credo che non si possa non sottolineare come questa Comunità Montana viva di grosse contraddizioni; già negli anni '60 veniva chiusa a FERA, stabilimento che pure aveva creato in molti l'illusione di dare una buona occupazione in quanto vi erano delle ottime prospettive, ma sul quale ben presto tutti abbiamo dovuto ricrederci. Con la chiusura della MONTEFIBRE ci verremmo a trovare con una sola industria - passatemi il termine - rappresentata dalla Casa da Gioco; ed è proprio questa presenza che crea delle contraddizioni nella V^ Comunità Montana: stipendi di notevole entità che portano a disparità ed a tensioni sociali che fino ad oggi fortunatamente non si sono manifestate all'esterno ma che pure ci sono all'interno della popolazione che abita in quella zona. E' quella un'attività in continua espansione, ma crediamo che questo non ci possa consolare del fatto che non si tratta di una attività produttiva di beni; bensì di un'attività che si basa sul divertimento e sul gioco d'azzardo.
L'Assessore sapeva da tempo che le intenzioni della MONTEFIBRE erano quelle di andare verso una chiusura, ma non ne aveva informato le organizzazioni dei lavoratori, non ne aveva informato forse neanche la Giunta, anche se questo non lo sappiamo con certezza; riteniamo però - ricordando che anche altre fabbriche, come è stato detto poco fa, sono in crisi nella nostra Regione - che il motivo di questo silenzio di questa posizione di stallo sia la mancanza di linee precise, di indirizzi dell'Amministrazione regionale e delle forze politiche, sia la mancanza di un piano economico e di sviluppo industria le che pone anche i responsabili ai massimi livelli in condizione di dover aspettare, di dover vedere cosa succederà, con la speranza magari che le cose si aggiustino.
Da tutti i Partiti politici e movimenti è stata espressa oggi la volontà di operare in modo unitario per affrontare questa grave crisi; è stato detto prima dal nostro Capogruppo Mafrica che siamo senz'altro disponibili a questa azione unitaria, ma non vorrei che questo richiamo all'unità si limitasse a questo caso; non vorrei che questo appello non fosse sincero, che non ci fosse in fondo la volontà di operare in modo unitario ma soltanto la volontà di coinvolgere tutti per essere meno soli e per essere in più a dividere responsabilità di eventuali chiusure che potrebbero verificarsi. Se gli intendimenti sono quelli di lavorare in modo unitario per questo scopo, e sono sinceri, e si pongono anche nell'obiettivo di continuare questa unità, credo che il modo di fare politica dei Partiti e movimenti politici in Valle d'Aosta dovrebbe cambiare; non ci dovrebbero essere preclusioni ma momenti di incontro di fondamentale importanza nello studio di quella che è la reale situazione della Valle d'Aosta, nello studio di cosa si può fare per affrontare in modo più concreto questa situazione che si fa ogni giorno più difficile.
Io mi auguro che le forze politiche vadano avanti con questo intento. La situazione della MONTEFIBRE oggi è molto grave; le possibilità di occupazione nella zona della V^ Comunità Montana sono molto scarse; l'occupazione nel terziario, nel turismo, ha dei momenti positivi che si alternano con altri meno positivi; la possibilità di occupazione nell'agricoltura non dà per il momento dei grossi risultati; è evidente anche in questi settori la mancanza di programmazione e di linee di azione che dovrebbero essere poste dall'amministrazione pubblica.
Per quanto ci riguarda credo di poter ribadire che ci sarà piena disponibilità del nostro Gruppo a lavorare concretamente, in modo unitario, per respingere con decisione i licenziamenti proposti dalla MONTEFIBRE di Châtillon.
PRESIDENTE: Colleghi Consiglieri, possiamo considerare chiusa la discussione generale?
Ha chiesto di parlare il Presidente della Giunta. Ne ha facoltà.
ANDRIONE - (U.V.): Non intendo, contrariamente a quanto è stato fatto, anche se in maniera scarna, affrontare ancora una volta il dialogo dei massimi sistemi; vorrei però che fosse chiara una cosa: la Regione rifiuta responsabilità circa l'amministrazione di industrie di Stato come la COGNE, la MONTEFIBRE, anche se si tratta dello stabilimento di Châtillon, l'ANAS per le strade di interesse nazionale.
E' ora di finirla di venire a dire che la Giunta regionale è responsabile di quello che avviene alla COGNE o alla MONTEFIBRE! E' questione d'intendersi, noi abbiamo un largo spirito unitario, però non bisogna dire delle cose che non solo non hanno nessun fondamento nella realtà, ma addirittura sono contrarie a quello che ognuno vede sotto i propri occhi. E visto che noi nella MONTEFIBRE e nella COGNE non abbiamo mai avuto alcuna responsabilità, non riesco a capire come si possa parlare di linee industriali programmatiche del la Regione in relazione a queste cose; può darsi che magari spiegazioni future me lo chiariranno, per adesso questo tipo di discorso non è da farsi! Può essere chiesto, e direi che sotto certi profili sarebbe un dibattito ricco, di chiudere il Casinò di Saint-Vincent: ottima proposta, però bisogna dirlo, bisogna avere il coraggio di dire: si chiude! Noi siamo disposti a discutere, però... (Interruzione) Io non ti ho interrotto! Dico solo alcune cose!
Per quanto riguarda la MONTEFIBRE, che poi si chiama CHATILLON S.p.A. perché hanno avuto l'accortezza di dividere le cose, bisogna distinguere due questioni, così come avevamo detto al Dottor Tramontana nell'incontro in cui erano presenti le forze sociali, la Giunta regionale, l'Ufficio del Lavoro. Prima questione: non si deve procedere a licenziamenti arbitrari immediati. Seconda questione: bisogna che, insieme anche alla MONTEFIBRE, che non è una sconosciuta, proponiamo qualche cosa di alternativo; in questo qualche cosa, in questa possibilità di fare del nuovo, interviene la Regione, che però non si può certo caricare del pesante passato della MONTEFIBRE e delle sue responsabilità per ciò che non è stato fatto precedentemente, proprio perché la Regione non è stata mai coinvolta! E mai ne è stato chiesto l'aiuto! E quando nel '76 è venuta la prima crisi e sono state proposte, se ricordo bene, le 36 botteghe e poi sono spariti, avete dimenticato che ogni volta che venivano i signori della MONTEFIBRE, che allora si chiamava MONTEDISON, proponevano una soluzione differente? Quando, come e dove è stata mai convocata la Regione? Mai! Nessuno ha mai proposto un'azione concertata, un'azione che impegnasse anche la Regione! E adesso noi dovremmo trovare una soluzione, sic et simpliciter? No, signori! Era più facile per Giove far uscire Minerva armata dal proprio cranio! Siamo uomini anche noi!
Nell'ordine del giorno è scritto che la funzione della Commissione speciale è "la ricerca e la formulazione di proposte e di iniziative concrete tendenti al mantenimento dell'attività industria le a Châtillon"; su questo punto potete star sicuri che la Giunta regionale e, da quando è stato detto, l'intero Consiglio regionale daranno il massimo delle loro possibilità.
E' stato rilevato, ed è un punto importante, che in questa situazione vi è una specifica responsabilità di Ministeri competenti: l'Industria, il Lavoro e le Partecipazioni Statali; abbiamo chiesto, l'Assessore competente Chabod ed io, un incontro con i tre Ministri responsabili, incontro che speriamo sia fissato per la settimana prossima; il punto in discussione è questo: non è possibile che con la separazione delle varie società, certo opportuna sotto il profilo dell'azionariato e del codice civile, la CHATILLON S.p.A. diventi privata, quando il 51% del capitale di codesta Società proviene dalla MONTEDISON, il cui capitale al 51% è pubblico; senza grosso sforzo arriviamo anche noi a capire che il 51% rappresenta la maggioranza: la Sig.na Viglino me lo confermerà, tu no, Mafrica, perché sei all'opposizione! Ebbene, su questo punto dobbiamo batterci, nel presente, con questi specifici obiettivi che sono fondamentali ed importanti, però dobbiamo anche batterci nel futuro; e vorrei dire, a scanso di equivoci e per un dovere di onestà verso tutti, che la Regione non è disponibile a sostenere fabbri che assistite e produzioni in perdita; noi vorremmo trovare, vogliamo e siamo obbligati a trovare delle soluzioni che siano in grado di stare in piedi da sole e non abbiano bisogno di questa manna pubblica che in certi casi, proprio perché è manna pubblica, rovina le altre industrie dello stesso settore che lavorano con dei costi e quindi con dei prezzi di mercato, che non sono più competitivi.
Partendo da queste basi serie e da molte cose che sono state dette in questo Consiglio, io dichiaro che l'impegno è comune e faremo tutto il possibile per mantenere e per migliorare questi posti di lavoro; vorrei richiamare un solo intervento, quello del Consigliere Tamone, non perché sia del mio stesso Movimento, ma perché quanto egli ha detto è fondamentale: è necessario mantenere in Valle d'Aosta una forte presenza industriale; noi rifiutiamo ogni tipo di monocultura che sia turistica, che sia agricola o altro; le monoculture sono pericolose. Dobbiamo, per nostro convincimento e per una necessità economica, differenziare il tipo di economia che abbiamo e l'industria è uno dei punti qualificanti del piano di investimento che intendiamo fare. Ribadisco però che la Regione è decisa ad assumere tutte le proprie responsabilità e nessun'altra.
PRESIDENTE: Colleghi Consiglieri, credo che con l'intervento del Presidente del la Giunta possiamo considerare chiusa non solo la discussione generale ma anche l'intero dibattito sull'ordine del giorno concordato dai Capigruppo. Prima di passare alla votazione, vorrei ricordare i due emendamenti proposti: il primo, della Presidenza del Consiglio, propone di aggiungere dopo le parole "Il Consiglio regionale della Valle di Aosta" le parole "riunito in seduta straordinaria ed urgente il 10 settembre 1982" per specificare la data e la caratteristica di questa riunione del Consiglio regionale. L'altro emendamento è stato proposto nel corso del dibattito da parte del Consigliere Lustrissy; si tratta di aggiungere nell'ultimo comma delle premesse, dopo le parole "richiede alla Società MONTEFIBRE il rispetto degli accordi aziendali sottoscritti a suo tempo" le parole "e la revoca dei provvedimenti di licenzia mento". I sottoscrittori dell'ordine del giorno sono d'accordo con questi emendamenti? Non ci sono obiezioni?
Ha chiesto di parlare il Consigliere Mafrica, per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
MAFRICA - (P.C.I.): Siamo d'accordo sul la precisazione, perché è meglio esplicitare, anche se il concetto era già presente nel testo dell'ordine del giorno.
Approfitto di questo intervento per chiarire la nostra posizione rispetto ad alcune affermazioni del Presidente della Giunta. E' ovvio che l'Amministrazione regionale non ha mai gestito nè la COGNE nè la MONTEFIBRE nè la STIPEL nè l'ENEL nè altre Aziende pubbliche o a partecipazione statale di queste dimensioni; ma credo che si debba fare una differenza tra le responsabilità che ci possono essere nella gestione diretta di un'Azienda e quindi nelle scelte dell'Azienda stessa, e la responsabilità di conoscenza, di stimolo; di costruzione di un quadro generale che possa portare alla modifica delle situazioni negative. Noi abbiamo detto - e questo riteniamo che non sia nè polemica, nè demagogia, nè partito preso - che un mese di anticipo nella chiara conoscenza della volontà della MONTEFIBRE avrebbe reso più efficace l'organizzazione di uno schieramento unitario che si muovesse per respingere questa manovra. In questo senso si è parlato di possibili responsabilità da parte della Giunta regionale; questo era il senso! E' chiaro che noi sollecitiamo da parte dell'Amministrazione regionale la conoscenza della realtà e lo studio degli interventi, non diretti nell'Amministrazione ma operati nelle sedi opportune, per ciò che può contare la Valle d'Aosta, perché in quella realtà si riesca a dare gli indirizzi che vadano nel senso voluto.
Comunque, prendo atto della volontà di tutte le forze e della stessa Giunta di utilizzare nei confronti del Ministero tutto il peso della Regione Valle d'Aosta perché ci sia un intervento dei Ministri e del Governo nei confronti della MONTEFIBRE che, nonostante la manovra delle successive filiazioni, continua comunque ad avere la responsabilità della CHATILLON S.p.A.
Per questo scopo, il nostro Gruppo dà il suo appoggio ed esprime la volontà di riprendere il discorso sulla politica industriale regionale e sulla struttura dell'economia in Valle d'Aosta in occasioni future. Oggi, senza aver ecceduto in contrapposizioni di parte, abbiamo cercato di portare un contributo unitario perché fosse chiaro alla MONTEFIBRE che tutta la Valle d'Aosta si oppone a queste manovre e a queste decisioni e che insieme si vogliono trovare le soluzioni.
PRESIDENTE: Non vi sono altri interventi per dichiarazione di voto?
Do lettura dell'ordine del giorno nella formulazione comprensiva degli emendamenti che i sottoscrittori hanno approvato.
ORDINE DEL GIORNO CHATILLON S.p.A.
Il Consiglio regionale della Valle d'Aosta, riunito in seduta straordinaria ed urgente il 10 settembre 1982,
- fortemente preoccupato per gli effetti che la preannunciata chiusura della CHATILLON S.p.A. avrebbe sull'occupazione industriale della Valle di Aosta, aggravando la già difficile situazione industriale della nostra Regione, che coinvolge oltre il 70% degli occupati nel settore;
- nel respingere il metodo messo in atto dall'Azienda volto a liquidare la attività produttiva dello stabilimento, in presenza di difficoltà che essa stessa ha contribuito a creare, non effettuando gli opportuni investimenti;
- ritenendo necessario un impegno unita rio di forze politiche, Enti locali e forze sociali valdostane, in difesa di un patrimonio produttivo e di capacità professionali che rappresentano tanta parte dell'economia della Media Valle;
- rilevando che la soluzione della crisi della CHATILLON S.p.A. non può essere ricercata unicamente dall'Amministrazione regionale;
- sollecita un deciso intervento dei Ministeri competenti nei confronti della Società MONTEFIBRE (principale azionista della CHATILLON S.p.A.) che ha largamente fruito di finanziamenti pubblici per il mantenimento dell'attività produttiva dell'intero gruppo;
- richiede alla Società MONTEFIBRE il rispetto degli accordi aziendali sottoscritti a suo tempo, e la revoca dei provvedimenti di licenziamento;
IMPEGNA
il Presidente del Consiglio d'intesa con il Presidente della Giunta, a promuovere la costituzione di una Commissione Speciale di Lavoro e di Coordinamento, composta da rappresentanti del Consiglio regionale, delle OO.SS., degli Enti locali interessati, per la ricerca e la formulazione di proposte e di iniziative concrete tendenti al mantenimento dell'attività industriale a Châtillon.
PRESIDENTE: Metto in approvazione l'ordine del giorno testè letto:
ESITO DELLA VOTAZIONE
Presenti, votanti e favorevoli: 26
Il Consiglio approva all'unanimità.
PRESIDENTE: Colleghi Consiglieri, la seduta è tolta.
Il Consiglio è convocato per le ore 9,30 dei giorni 16 e 17 settembre.
L'adunanza termina alle ore 18,00.