Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 3741 del 19 giugno 2024 - Resoconto

OGGETTO N. 3741/XVI - Interpellanza: "Attuazione di un meccanismo di sostegno legale gratuito per le vittime che si rivolgono al Centro antiviolenza".

Bertin (Presidente) - Possiamo riprendere i lavori. Siamo al punto n. 48 dell'ordine del giorno. Per illustrare l'interpellanza, il consigliere Manfrin ne ha facoltà.

Manfrin (LEGA VDA) - Come l'Assessore saprà, questo è un tema che abbiamo portato più volte in quest'Aula; un tema che già aveva le sue basi all'interno di alcune segnalazioni che erano giunte, che poi abbiamo potuto precisare ulteriormente, aggiungere delle certezze alle sole segnalazioni... ma andrei con ordine.

Parliamo del Centro antiviolenza, che svolge sicuramente una funzione fondamentale per la nostra regione; funzione che noi abbiamo sempre condiviso, chiedendo però di estendere questa tutela non soltanto alle donne, ma a tutte le persone che sono vittime di violenza. E credo che questo sia esattamente nel solco di quello che lei, Assessore, ha un po' esposto in occasione della discussione della legge (quella sulle discriminazioni), ovvero non fare anche qui le categorie che possono essere difese o meno ma difendere tutte le persone che sono vittime di violenza. Così come giustamente lei ha esteso il concetto a tutte le persone che vengono discriminate.

Qual è la questione? La questione è proprio il Centro per le donne vittime di violenza, che, come abbiamo un po' riassunto, usufruisce da una parte di una gratuità dell'utilizzo dei locali che vengono concessi dalla Regione, dall'altra - con modalità su cui ci permettiamo di non concordare -, queste strutture vengono concesse gratuitamente, invece che a del personale regionale, come forse sarebbe auspicabile, quindi personale che accoglie le persone che si rivolgono al Centro per le vittime di violenza, orientano la persona, le illustrano quali sono le possibilità e i diritti, questo viene affidato ad un'associazione che, guarda caso, annovera tra i suoi soci anche un avvocato.

Proprio sulla questione delle spese legali abbiamo più volte sollecitato quest'Aula, peraltro, mi ricordo, anche ai tempi, ottenendo un assenso nella direzione di tutelare le vittime, anche fornendo un gratuito patrocinio - l'allora assessore Barmasse si prese l'impegno di portare avanti l'idea - e ricordo anche su un ordine del giorno che presentammo in occasione del bilancio: anche lei Assessore disse e indicò quella come una direzione ed un punto d'arrivo.

Oggi è quanto mai necessario accelerare su quel punto di arrivo perché - come ho già detto - c'è una struttura che viene concessa gratuitamente all'associazione, ci sono numerosi fondi che vengono destinati alle attività, alla formazione, alle spese, ai rimborsi, alle assicurazioni, alla gestione della struttura e spese accessorie, ovviamente sostenute, ma c'è un però.

Sulla pagina istituzionale del Centro donne antiviolenza leggiamo che le prestazioni sono rese a titolo gratuito e il Centro garantisce l'anonimato e la riservatezza e, sempre parimenti, nella delibera di Giunta che disciplina proprio la questione, la 1349/2022, -possiamo leggere che fra gli articoli della convenzione (all'articolo 4 al comma 3) viene evidenziato che il ricorso al Centro è coperto dall'anonimato e segretezza e le prestazioni sono rese a titolo gratuito.

Se ci fosse qualche dubbio rispetto all'assistenza legale, anche qui il dubbio è fugato, perché al comma 2, lettera d), dell'articolo 4 c'è scritto che, fra le opere fornite, ci sono l'assistenza legale, colloqui di informazione e orientamento, supporto di carattere legale sia in ambito civile che penale, informazione aiuto per l'accesso al gratuito patrocinio in tutte le fasi del processo penale e civile di cui all'articolo 2 comma 1 della legge n. 119/2013.

Tutto bellissimo, se non fosse che poi cosa troviamo? Troviamo che proprio un avvocato che fa parte dell'Associazione diventa l'avvocato delle parti, delle donne che si rivolgono al Centro antiviolenza e abbiamo anche le parcelle; quindi abbiamo un avvocato che non soltanto gestisce giustamente e meritoriamente con attività di volontariato il Centro (come giustamente dovrebbe essere), ma in questo meccanismo diventa anche un po' parte attiva percependo dei fondi che obiettivamente cozzano un po' con le finalità della delibera che abbiamo elencato, che prevede che il ricorso al Centro è coperto da anonimato e segretezza e le prestazioni sono rese a titolo gratuito.

La cosa interessante - Assessore, glielo dico per sua informazione - è che il solo deposito di quest'iniziativa ha stimolato numerose altre nuove segnalazioni, che peraltro parlano anche del servizio di psicologo: anche questo, che fa un paio di colloqui gratuiti e poi dice: "Però poi mi dovete pagare".

Ora capisce, Assessore, noi abbiamo fatto questa segnalazione e per fortuna abbiamo ricevuto anche delle carte che confermano quanto diciamo, così come il Centro si è sempre ammantato di segretezza, noi facciamo altrettanto; quello che però riteniamo importante è che, oltre alla segretezza, venga garantita anche la gratuità, perché la gratuità del servizio crediamo che sia una pietra angolare. Una donna (così come un uomo) che diventa vittima di violenza, è chiaro che non può poi vedersi chiedere la parcella a fronte di servizi nel Centro in cui si è rivolto, perché altrimenti va sul mercato, si rivolge all'avvocato e dice: "Caro avvocato, tutelami tu". Si rivolge ad uno psicologo che sceglie lei e dice: "Caro psicologo aiutami tu", oppure si rivolge alla USL che magari ha un servizio di questo tipo e chiede appunto un sostegno.

Alla luce quindi di quello che le abbiamo evidenziato, Assessore, le chiediamo se sia intenzione approfondire la legittimità delle parcelle richieste a fronte della gratuità dei servizi erogati dal Centro antiviolenza e se sia intenzione attivare un meccanismo di sostegno legale gratuito per le vittime con l'ausilio di professionisti individuati con procedure trasparenti e comunque non collegati alle realtà di volontariato.

Il problema della commistione fra volontariato - lei sa, Assessore, facciamo politica come a lei piace - e remunerazione è una vexata quaestio che noi discutiamo qui, ed è chiaro che se si dà volontariamente il proprio tempo e lo si mette a disposizione a favore degli altri, credo che ci si debba soltanto aprire le porte e stendere un tappeto rosso a chi dona il proprio tempo in favore degli altri.

Quando però questo tempo, a fronte di un velo di volontariato, diventa invece una scusa per procacciarsi dei clienti o per magari arrivare ad un guadagno in un'altra maniera, allora a questo punto qualche dubbio viene sollevato.

A maggior ragione, quindi, Assessore credo che l'interpellanza assuma questo tipo di valore.

Presidente - Risponde l'assessore Marzi.

Marzi (SA) - Di seguito riportiamo quanto riferito da parte del Centro donne contro la violenza.

Il Centro garantisce tra le figure professionali obbligatorie la presenza di due avvocati, una civilista e una penalista, in possesso dei requisiti di formazione ed esperienza professionale nella materia della violenza di genere, a patto che le stesse non assumano nell'attività libero professionale incarichi di difesa di uomini autori di violenza contro le donne.

Il Centro specifica che, riguardo alle modalità di accesso al servizio di orientamento legale, in applicazione della metodologia dei centri antiviolenza, fondata sulla relazione tra donne, la vittima viene prima di tutto accolta ed ascoltata dalle operatrici dell'accoglienza. Qualora emerga la volontà della stessa di ottenere informazioni e orientamento di carattere legale, viene fissato un nuovo incontro presso il Centro con l'esperta.

All'esito di tale incontro informativo, la donna, resa consapevole dei propri diritti e delle possibilità a cui può accedere, dispone degli elementi necessari per compiere la libera scelta nel rispetto dei propri tempi di conferire mandato ad un legale di sua fiducia per attività di consulenza e assistenza in giudizio. Di tale scelta la donna non è tenuta ad informare il Centro.

Anche per tale circostanza, il Centro conferma la gratuità del servizio di orientamento legale prestato tramite le proprie esperte, su cui non sono pervenute segnalazioni di donne che hanno lamentato di aver ricevuto richieste di pagamento da parte delle stesse esperte o di altre componenti del Centro, sia per tale servizio che per altro servizio di competenza del Centro.

Venendo alla domanda n. 2, con riferimento al secondo punto, si precisa che l'attività di orientamento e informazione iniziale di carattere legale dovrà continuare ad essere erogata gratuitamente anche nell'ambito del CAV (Centro antiviolenza), ciò in quanto la stessa rientra fra i servizi minimi che devono essere garantiti in maniera gratuita alle donne vittime di violenza, così come definito dall'intesa.

Presidente - Consigliere Manfrin, ha facoltà di replica.

Manfrin (LEGA VDA) - Vede, Assessore, io sono lieto che lei abbia letto la nota che le ha mandato il CAV, il Centro antiviolenza; il problema però che si pone è da una parte il fatto che si dica che dopo una serie di colloqui di orientamento la persona si può rivolgere ad un legale di fiducia, perché questo dice una cosa ben precisa, che ovviamente non c'è un supporto legale, c'è solo un supporto di orientamento, ma non c'è un supporto legale al servizio del CAV, ma soprattutto non c'è un qualcuno che segua la pratica.

Io le ho letto quelle che sono le previsioni della delibera di Giunta e se è vero che c'è l'informazione "aiuto per l'accesso al gratuito patrocinio", è altrettanto vero che se poi una persona deve rivolgersi ad un legale di fiducia, sostiene delle spese se non rientra nel gratuito patrocinio, e parliamo sempre di donne vittime di violenza, e immagino che non siano tutte milionarie

Essendo questa la situazione, io credo che questa sia una necessità, quindi andare a garantire una gratuità di questo supporto, credo che sia una priorità.

In secondo luogo, Assessore, e sono fortunatamente anche in grado di smentirglielo seduta stante, seduto o in piedi come preferisce, perché sono in possesso delle parcelle e non una ma numerose, sono tutte qui. C'è il nome dello studio che scoprirà essere un nome da lei conosciuto per le frequentazioni del Centro antiviolenza, non per amicizia, e incredibilmente ci sono pagamenti e vedrà, se potrà, che i soggetti sono persone che si sono rivolte al Centro antiviolenza.

Allora capisce che questa commistione è molto grave; io penso che lei se ne renda conto.

Io le farò vedere, se lei vorrà, ovviamente senza dargliele ma gliele farò vedere e le mostrerò le parcelle e io spero che un minuto dopo lei avvierà i dovuti approfondimenti, perché una cosa di questo tipo, oltre che deontologicamente direi molto grave, è obiettivamente anche imbarazzante per l'Amministrazione, perché se io mi metto a gestire un Centro e lo trasformo nel mio personale parco giochi e raccolta di clienti, non sto facendo attività di volontariato, sto facendo impresa che obiettivamente, sulle disgrazie, è una cosa disgustosa.

La ringrazio quindi per la risposta, spero che a questo seguano gli adeguati provvedimenti.