Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 3606 del 8 maggio 2024 - Resoconto

OGGETTO N. 3606/XVI - Interpellanza: "Azioni per trovare una soluzione che possa permettere a una persona con grave disabilità di vivere dignitosamente".

Marguerettaz (Presidente) - Punto n. 36 all'ordine del giorno. Come concordato nella Capigruppo, verrà letta la risposta predisposta dall'assessore Marzi, il componente della Giunta che legge la risposta si prenoti e poi ci sarà una replica da parte dei proponenti. Ha chiesto la parola l'assessore Sapinet, ne ha facoltà.

Sapinet (UV) - "Quali siano le azioni che il Governo regionale intende mettere in campo per addivenire a una soluzione che possa permettere, a una persona con grave disabilità, con totale inabilità lavorativa e con necessità di assistenza continua non essendo più in grado di compiere gli atti quotidiani della vita, di poter vivere dignitosamente".

Do lettura della risposta. In primo luogo informiamo che il componente del nucleo, avendo compiuto più di 65 anni, è in carico ai servizi sociali del Comune di Aosta che lo sta seguendo nel suo percorso, come da protocollo d'intesa tra Regione Autonoma Valle d'Aosta e Comune di Aosta del 1996, ciò che si prevede per le persone dai 65 anni in avanti che risiedono nel comune. Siamo a nostra volta a conoscenza delle condizioni di fragilità nel quale il nucleo in questione versa e conseguentemente consapevoli rispetto alla sua situazione di difficoltà.

Come abbiamo già avuto modo di rappresentare, i bisogni delle persone in situazioni di fragilità socio-economica potranno trovare strumenti e risposte specifiche all'interno di percorsi più ampi, attualmente in fase di studio e valutazione nell'ambito della revisione della legge regionale n. 3/2013. Al fine di rendere rispondenti le misure attuative della legge rispetto ai fabbisogni territoriali, nello scorso mese di dicembre è stata sottoscritta la convenzione con l'Università della Valle d'Aosta per la realizzazione di un progetto di ricerca sul tema del disagio abitativo in Valle d'Aosta. In tale ambito, oltre all'inquadramento di contesto e alla ricerca di esperienze consolidate in altre Regioni d'Italia, si stanno raccogliendo anche le diverse casistiche alle quali dare risposta, nella direzione di affrontare il fenomeno del disagio abitativo da un punto di vista economico, sociale e anche giuridico. Come già anticipato al Consiglio, tale lavoro non si connota come mera revisione di legge, ma individua un impegnativo nuovo e attuale approccio globale al disagio sociale nella sua interezza, di cui il tema abitativo è di fatto un'importante componente ma parte di un quadro molto più ampio, complesso e in continua evoluzione. Naturalmente questo percorso vede coinvolti in tutte le sue fasi gli Enti locali che continueranno ad avere in carico i propri cittadini.

Presidente - Grazie per la lettura. La parola al collega Manfrin per il commento come replica.

Manfrin (LEGA VDA) - Grazie Assessore, grazie ovviamente anche a quest'Aula per aver accordato la possibilità di avere una replica, che sarà puntuale e anche a favore del verbale perché è importante ribadire un concetto. Io ringrazio per la risposta che è arrivata ma con questo caso, che non è un caso a sé stante, ma è uno dei tanti segnali che abbiamo sollevato all'interno di quest'aula, si evidenzia un problema: il problema di chi procede a disporre degli sfratti di persone che hanno delle fragilità, dopodiché le persone che risultano così sfrattate devono essere prese in carico dai servizi sociali ed evidentemente non si fa altro che spostare un problema. Si prende una persona che ha un alloggio di ERP, che ha un problema a pagare o, fatto il caso specifico della persona in questione che è arrivata a pagare un affitto di quasi mille euro al mese ed evidentemente mille euro al mese non sono delle cifre che sono compatibili con un reddito che anche in questo caso è veramente un reddito minimo, quindi si prende una persona che è evidentemente un caso sociale, ma questo ha monito per tutti gli altri casi e si dice: "Non hai pagato un affitto - che obiettivamente è un affitto che non si può pagare - adesso noi ti buttiamo fuori di casa e poi ti prendiamo in carico, forse, come servizi sociali", ben sapendo peraltro che oggi, con la crisi del mercato immobiliare, sarà difficile, se non impossibile, trovare una soluzione abitativa nell'immediato dopo lo sfratto della persona.

Il problema quindi è un cane che si morde la coda e che si potrebbe risolvere in maniera molto semplice, concordando un canone che sia commisurato alla natura del reddito del nucleo, cosa a cui non si è ancora arrivati e cosa ancora più grave, cosa che purtroppo non viene evocata quando c'è l'elaborazione del canone d'affitto che si fa con il nucleo, perché non vengono coinvolte le politiche sociali nell'elaborazione del progetto che sta a tutela del nucleo. Come in questo caso, come in tanti altri casi, ci sono stati e ci sono purtroppo degli affitti che vengono fatti pagare così, senza tener conto del reddito del nucleo e, se non si paga in maniera draconiana, dopo quattro mensilità sapete che c'è? Sbattiamo fuori di casa persone con gravissime disabilità o con gravissime limitazioni alla possibilità di poter spendere e di poter avere delle cifre a disposizione. Questo è un problema che c'è e che rimane. Mi spiace e poi sarà mia cura trasmettere anche queste considerazioni all'Assessore, la persona è un ultra sessantacinquenne e non è in carico ai servizi sociali, così come non lo sono le tante altre che abbiamo portato all'interno di quest'aula. Si pensa quindi forse che queste siano in carico ma non sono in carico a nessuno e la cosa più grave sapete qual è? Che, quando si sviluppano questi casi, in molti casi si fanno firmare, per esempio, dei piani di rientro, ovviamente presentandoli di fronte a persone che in parte non conoscono che cosa stanno firmando, semplicemente si dice loro: "Firma qui così rientri pian piano del debito e così puoi rimanere nel tuo alloggio", però gli si fa firmare una clausola - l'abbiamo trattato la volta scorsa sempre nel Consiglio - dove si dice che si dà la disponibilità a cambiare l'alloggio e non glielo si dice, o glielo si dice tra le righe, oppure gli si dice: "C'è questa clausola che è vessatoria, che è sbagliata, ma o firmi così oppure vieni buttato fuori" e la persona, di fronte a quest'eventualità, evidentemente firma. Che cosa accade? Che la persona viene presa, viene spostata d'imperio e si deve pagare un trasloco, persone che non hanno disponibilità economiche devono pagarsi un trasloco e magari devono anche comprarsi dei mobili che si adattino al nuovo alloggio. È evidentemente un cane che si morde la coda, è un grosso problema che continuiamo ad avere e che viene affrontato in maniera draconiana e poi magari ci sono persone che subaffittano l'alloggio, che sono residenti all'estero, in Francia e in Svizzera e invece queste non vengono mai toccate.

È chiaro che c'è un problema, è chiaro che un caso di cronaca, come i mille che abbiamo portato, solleva un problema molto grave ed è altrettanto chiaro che non c'è ad oggi un modo di affrontare la questione. È urgente, è necessario affrontarla ed è necessario per garantire alle persone con fragilità una vita che altrimenti senza un alloggio non potrebbero avere.